MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA
Buon Natale e Felice Anno Nuovo,
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi dal 2010-02-10 al 2010-02-28inchiesta sulla Protezione civile / gli Interrogatori Ecco i nuovi verbali "Tangenti? Non servono, sono un uomo ricco" Balducci: guadagno 2,5 mln l'anno. Della Giovampaola e la serata con una prostituta a Venezia: mai consumata Allarme Corte dei Conti: le denunce per corruzione sono salite del 229% Il presidente Lazzaro: mancano anticorpi nella Pa contro condotte illecite che offuscano l'immagine dello Stato Relazione Corte dei Conti Relazione Procuratore Generalela toscana in testa alla classifica delle regioni Relazione Procuratore GeneraleIl testo dell'ordinanza che ha portato agli arresti e nella quale Bertolaso è indagato I magistrati parlano di "corruzione gelatinosa". I rapporti con l'imprenditore Anemone Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso Il capo della Protezione civile non disdegna i favori sessuali di una certa Francesca "Oggi pomeriggio sono libero... Verrei volentieri per una ripassata"di CARLO BONINI Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso ROMA - Una "cricca dei banditi". Il gip di Firenze racconta la corruzione che ha governato gli appalti della Maddalena e la ricostruzione a L'Aquila. Le escort di Bertolaso e gli imprenditori che la notte del 6 aprile ridono pensando agli appalti. Il sistema, scrive il gip Rosario Lupo, funzionava così: "Angelo Balducci e Fabio De Santis, pubblici ufficiali presso il Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri, incaricati della gestione dei "grandi eventi" (Mondiali di nuoto di Roma 2009, G8 della Maddalena, 150° anniversario dell'Unità d'Italia) insieme a Mauro Della Giovanpaola, pubblico ufficiale della struttura di missione per il G8 della Maddalena hanno asservito la loro funzione pubblica (alquanto delicata, attesi gli enormi poteri a loro concessi e i rilevantissimi importi di denaro e risorse a carico della collettività) in modo totale e incondizionato agli interessi dell'imprenditore Diego Anemone (e non solo). ROMA - L'imprenditore romano Diego Anemone, finito in manette per essere ritenuto il presunto corruttore del sottosegretario Guido Bertolaso e altri pubblici ufficiali per favoritismi negli appalti di alcune grandi opere, tra cui il G8 alla Maddalena, si era dato da fare per "organizzare una 'cosa megagalattica a base di sesso' in favore del Bertolaso". Lo scrive il gip di Firenze nella sua ordinanza, sulla base dei testi di alcune intercettazioni. Emergono così nuovi particolari sull'inchiesta che ha travolto i vertici della Protezione civile e le persone coinvolte negli appalti della Maddalena. Una "storia di ordinaria corruzione", come l'ha ribattezzata il gip Rosario Lupo, "gravissima per la sistematicità delle condotte e dei rapporti illeciti". Per l'avvocato Filippo Dinacci, difensore appena nominato da Guido Bertolaso, "siamo in presenza di un grande equivoco che sarà quanto prima chiarito". |
ST
DG Studio TecnicoDalessandro Giacomo 41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Il Mio Pensiero (Vedi il
"Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):4° Pensiero
A me cittadino,
che deve vivere con 784,00 Euro al mese essendo in mobilità, pur avendo 41 anni di professionalità, non potendo andare in pensione pur avendo il fatidico coefficiente 95 (63 anni di età, 32 anni di contributi previdenziali da dipendente ed 11 da Libero Professionista),
non essendo libero di fare alcun lavoro integrativo (che senz'altro potrei essere capace di trovare), per raggiungere il livello di stipendio netto di 1900,00 al mese che prendevo prima della mobilità, perché altrimenti perdo il sussidio della mobilità
(se mi fosse consentito io pagherei i relativi contributi e tasse per la parte integrativa. MA non mi è consentito. Altri al mio posto lavorerebbero in nero. Io invece non lo voglio fare)
dicevo che a me non interessa alcunchè se Bertolaso sia o meno innocente, perché sarà la magistratura a decidere, ma deve andar via perché è stato tanto incompetente da non vedere le enormi disparità fra gli importi progettuali iniziali e quelli consuntivi fasulli, superiori al massimo di variante del 10 % consentito se approvato da organi competenti, ed inoltre è stato tanto incopetente da non rigettare tali varianti di lavori assolutamente ingiusti.
Deve inoltre andar via perché in 10 anni non ha dato alla Protezione Civile l'organizzazione tecnica di prevenzione, non ha impostato alcun lavoro e studio di messa in sicurezza del territorio italiano.
Inoltre durante il pre-terremoto non ha organizzato alcun sistema di allerta vigilante coordinata con il monitoraggio attivo esistente delle zone interessate, come dimostrano i tabulati esistenti in rete, pur essendo in presenza di una attività sismologica in crescendo notevolissimo nell'ultimo periodo precedente la scossa fatale devastante, dopo il martellamento di diverse decine di scosse premonitrici dell'ultima settimana del terremoto dell'Aquila.
Naturalmente queste osservazioni non deleggittimano affatto tutto l'encomiabile struttura della Protezione Civile che si adopra sempre durante gli eventi catastrofici, ma Bertolaso deve dare le dimissioni, e non si faccia vittima, visto che comuinque è stato ricompensato molto lautamente per i servizi resi al Paese (reddito imponibile nel 2007 di 1.154.962 euro), ben diversamente degli stipendi delle umili ed operose braccia della Potezione Civile (uno stipendio medio di un Vigile del Fuoco circa 20.000 Euro), il lavoro di Bertolaso vale quanto quello delle braccia, mente ed anima di 50 Vigili del Fuoco, di 6 deputati, 29 tecnici par mio quando lavoravo, 104 tecnici par mio in mobilità !
A proposito con i 104 tecnici tipo me in mobilità, con provata esperienza professionale, più una integrazione di circa 3Mln di Euro da defalcare a livello Regionale dai corsi di formazione, si potrebbe integrare il percorso formativo di tutti gli studenti degli Istituti Tecnici Industriali e Geometra della Puglia, Basilicata, per consentire il tempo pieno negli ITIS e fare vera Formazione Tecnica in simbiosi con il mondo del lavoro capace di trasferire Know-how ai Giovani, risparmiando anche oltre 15Mln di EURO in una Formazione fasulla post diploma, che non serve a nulla :
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
ta, con un. A seguirlo il sottosegretario all’emergenza rifiuti Guido Bertolaso, che dichiara 1.013.822 euro.
3° Pensiero
Dopo aver sentito le dichiarazioni del Balducci, come si fa a non inorridire sul valore del super stipendio che gli viene riconosciuto di 2,5 Mln di Euro, per un lavoro che migliaia di tecnici super esperti sarebbero disposti a fare per meno di 50000,00 Euro con molta più professionalità, esperienza, correttezza:
-Solamente a livello reale di controllo si potrebbero pagare 50 ultra ispettori che darebbero una forza lavoro e capacità 50 volte maggiore di quella di questo funzionario (oltre 100.000 ore reali e non fittizie delle 2000 ore di questo funzionario), con un reale beneficio per lo Stato ed i cittadini, nei risultati tecnici ed economici degli Appalti, che da soli renderebbero un servizio di risparmio di oltre 1Mld. di Euro
Ma cosa ha fatto costui per guadagnare 13 volte di più di un deputato, 100 volte più di migliaia di Assistenti di Direzione Lavori, di Progettisti di VII Livello di impianti Industriali.
Ed io, misero Progettista, Collaudatore, al top dopo 40 anni di esperienza nell'Ingegneria di impianti industriali, sono costretto ad un contributo di disoccupazione di 750, Euro netti al mese in attesa della Mobilità.
Vergogna al sistema che consente queste cose, ed ai ns. deputati che non vogliono cambiare questo sistema corrotto!
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
2° Pensiero
Come si fa a non essere completamente d’accordo con i rilievi fatti dalla Corte dei Conti, e diseguito riportati, sulle motivazioni che consentono gli intrallazzi, gli abusi, la corruzione negli appalti:
cause del sorgere, in corso d'opera, di una serie di difficoltà di esecuzione del rapporto contrattuale e del conseguente fallimento dell'opera o del
servizio appaltati, rendendosi così vano il dispendio di risorse finanziarie nel frattempo utilizzate.
Allora per prevenire tutto ciò è indispensabile punire con sanzioni economiche (fino al 100% dei relativi costi tramite fidejussioni) e condanne penali, se ci sono i risvolti, coloro che sbagliano:
Per ottenere dei risultati bisogna rendere visibili on line, passo dopo passo, tutto il percorso delle Analisi di Mercato/Esigenze/Bisogni, Studi di Fattibilità, Progetti, Elenco completo degli Appaltatori (compreso elenco di tutti i soci delle società partecipanti fino all'ultimo socio di minoranza delle società costituenti il capitale dei partecipanti alle gare ) Appalti, Raggiungimento Obbiettivi, Costi di Gestione.
Deve inoltre essere resa giustizia alla aziende, imprese cittadini, con una giustizia realmente veloce, che garantisca gli interventi di controllo dei progetti, la risoluzione immediata dei contenziosi tecnici ed economici, il controllo degli avvenutti pagamenti in tempi certi dalle emissione delle fatture a partire dall'Ente Appaltante all'ultimo lavoratore, con la liberatoria dei sub-appaltatori, dipendenti, enti assicurativi, fisco, per poter accedere agli avanzamento lavori e relativi pagamenti.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
1° Pensiero
Sono quaranta anni che lavoro nell'Ingegneria e conosco il mondo degli appalti, avendo lavorato con il Top dell'Ingegneria Italiana, fiore all'occhiello al top a Livello Internazionale.
Per questo ritengo:
1 - Negli Appalti non è indispensabile accondiscendere alle Aziende per ottenere i risultati nei tempi certi e corretti, a costo giusto, basta:
2 - Per quanto riguarda la correttezza degli appalti si deve:
Detto questo non è assolutamente vero che per far eseguire velocemente i lavori nel dopo terremoto o in eventi eccezzionali sia necessario affidarsi ad una cerchia ristretta di imprese ed a quello che suggeriscono.
Una organizzazione come la Protezione Civile ha al suo interno tanta e tale professionalità da non essere seconda a nessuno, e capacità di gestire in prima persona tutti gli eventi senza avere alcuno scopo di lucro ma la missione di Servizio Sociale alla Collettività !
Alla luce della quarantennale esperienza nelle catastrofi sia naturali che provocate dll'Uomo, ormai una struttura come la Protezione Civile dovrebbe avere l'organizzazione e la struttura rodata ed attrezzata per saper come muoversi, cosa fare, predisporre, portare.
Altrettanto bene dovrebbe essere aggiornata la Vendor List degli Appaltatori Affdabili.
Dovrebbe esserci un Albo dei Fornitori Online, con verifiche incrociate sui soci diretti e delle società controllanti e controllate, fino all'ultima scatola cinese. Inoltre dovrebbe essere già previsto annualmente un prezziario degli interventi, compreso i costi di manodopera, fornitura di materiali ed attrezzature. Inoltre in magazzini logisticamente idonei dovrebbero essere stoccati materiali, attrezzature e mezzi.
Se questo non esiste si è lavorato male ed in malafede nel controllo delle Imprese e dei Costi.
Tutto deve esseere trasparente online, ed allo stesso modo va fatto per tutti gli Enti ed Appalti, nei progetti, realizzazioni, avanzamento lavori, collaudi, verifica dei risultati di raggiungimento obbiettivi di progetto, e nella gestione.
Per questo chi Ha gestito fino ad oggi non in questo modo deve andare a casa.
Tutt'altra storia è verso chi, Servitore dello Stato, ha sempre portato soccorso ( VVF, Personale della Protezione Civile, Forze dell'Ordine, Croce Rossa, Caritas, perché si sono sempre dimostrati infaticabili e generosi, e nulla intacca il loro operato.
Il raggiungimento di obbiettivi come quelli sora evidenziati è la ragione per cui non è assolutamente giusto affidare la Gestione ad una Società Privata, ma esclusivamente Pubblica, perché il privato persegue sempre obbiettivi economici, il Pubblico obbiettivi sociali.
Per quanto riguarda Bertolaso, indipendentemente dal suo operato e dalla buona fede, non è pensabile che resti, vista l'incapacità a controllare i costi delle spese, che un qualsiasi tecnico è capace di fare essendoci notevoli prezziari ai quali riferirsi per effettuare verifiche incrociate.
A questo punto è indispensabile che si conoscano tutte le spese e le opere realizzate, manodoperea, materiali, ore lavoro, ecc., opera per opera, infrastruttura per infrastruttura, dettaglio per dettaglio.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
Dal Sito Internet de il SOLE 24 ORE
per l'articolo completo vai al sito Internet
http://www.ilsole24ore.com2010-02-11
SONDAGGIO Bianco o nero
Bertolaso indagato, secondo voi può rimanere a capo della Protezione Civile?
Per il gip di Firenze Rosario Lupo, si tratta di una "storia di ordinaria corruzione". Il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso è tra gli indagati in un'inchiesta sugli appalti per la realizzazione di grandi opere, tra cui quelle per il G8 alla Maddalena. Alla notifica dell'avviso di garanzia, Bertolaso ha presentato al Governo le dimissioni, poi respinte, da tutti gli incarichi che ricopre. Dalle intercettazioni risulterebbe che avrebbe usufruito dell'offerta di prestazioni sessuali in cambio di favori sugli appalti. Alla luce di queste notizie,
secondo voi Bertolaso può restare a capo di una struttura come la Protezione Civile?
Ecco i risultati aggiornati alle ore 18,15 del 2010-02-11:
SI : 31%
NO : 69%
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it2010-03-05 5 Marzo 2010 FIRENZE Inchiesta appalti: arrestati anche Piscicelli e Cerruti Nuove misure cautelari della procura di Firenze sono state eseguite ieri sera contro l'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli (in carcere) e l'avvocato romano Guido Cerruti (agli arresti domiciliari) nell'ambito dell'inchiesta sui grandi eventi. Piscicelli è l'imprenditore che raccontò al telefono di aver riso durante il terremoto dell'Aquila. I due arrestati sono accusati di aver aiutato l'imprenditore Riccardo Fusi a riottenere l'appalto per la scuola marescialli di Firenze. Al momento dell'emissione del provvedimento l'imprenditore si trovava all'estero ed è rientrato appositamente a Roma per costituirsi. In questo momento è in corso la notifica dell'ordinanza di custodia cautelare da parte dei carabinieri del Ros. È il "travagliato appalto" per la costruzione a Firenze della scuola marescialli dei carabinieri ad aver portato alle nuove misure cautelari per l'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli (in carcere) e l'avvocato romano Guido Cerruti (agli arresti domiciliari) nell'ambito dell'inchiesta sui grandi eventi.
Sulla vicenda della scuola la procura fiorentina aveva presentato una richiesta di custodia cautelare parallelamente a quella che lo scorso 10 febbraio ha portato in carcere Fabio Balducci, Fabio De Santis, Mauro Della Giovampaola e Diego Anemone, ma poi "rimasta indietro" causa l'accelerata subita dalle indagini sugli appalti per il G8 e i Mondiali di Nuoto.
Tante le pagine delle intercettazioni depositate relative alla scuola marescialli. Già nelle settimane scorse era emerso che l'inchiesta scuola coinvolge Riccardo Fusi - presidente poi dimessosi della Btp, che nel 2001 vinse l'appalto, perdendolo poi nel 2006 in seguito a un contenzioso sull'indice di sismicità -, Piscicelli, Balducci e De Santis. Indagato per corruzione anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini, amico di vecchia data di Fusi, per il ruolo che avrebbe avuto nella nomina di De Santis a provveditore per le opere pubbliche della Toscana, incarico che per l'accusa sarebbe stato funzionale per aiutare la Btp a ritornare a lavorare nel cantiere della scuola. Per l'accusa è grazie a Piscicelli, che in cambio avrebbe chiesto soldi e la partecipazione con Btp in Ati per appalti, che Fusi (siamo a cavallo del 2007-2008) entra in contatto con Balducci e De Santis. Obiettivo, per l'accusa, favorire la Btp negli appalti, e, questa la "pressante" richiesta di Fusi, tornare in possesso del cantiere-scuola.
I contatti andranno avanti nei mesi successivi e ad entrare in gioco è anche l'avvocato Guido Cerruti, vicino a De Santis, che diventa poi a primavera scorsa il legale di Fusi per la partita della scuola. Il nome di Cerruti compare anche in intercettazioni relative ai lavori per i Nuovi Uffizi. Proprio ieri Cerruti era stato interrogato in procura a Firenze insieme alla suo collaboratrice di studio Raffaella Di Tarsia Belmonte. Anche Piscicelli nei giorni scorsi si era presentato in procura per essere sentito dai magistrati titolari dell'inchiesta. "Non posso aggiungere dettagli - ha detto - ancora non ho letto l'ordinanza", questo il commento del legale di Carducci, avvocato Vincenzo Dresda. Il legale di Piscicelli Marcello Melandri si è limitato a dire di essere stato contattato dal proprio assistito per accompagnarlo nella caserma a Roma dei carabinieri per una notifica.
2010-02-25 25 Febbraio 2010 LA BUFERA SULLA PROTEZIONE CIVILE Inchiesta sugli appalti: Balducci si dimette L'ingegnere Angelo Balducci ha inviato un telegramma al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, con cui rassegna le dimissioni dall'amministrazione delle Infrastrutture e dall'incarico di presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Il ministro, si legge in una nota, ha "apprezzato il gesto ed augura all'ingegner Balducci che possa chiarire al più presto la sua posizione in merito alle contestazioni della magistratura". Balducci è uno dei quattro arrestati nell’ambito dell’inchiesta, iniziata dalla procura di Firenze e ora trasmessa a quella di Perugia, sugli appalti per le grandi opere tra cui il G8 della Maddalena e la ricostruzione in Abruzzo.
2010-02-23 23 Febbraio 2010 APPALTI E INCHIESTE Corruzione gelatinosa: intreccio di indizi e qualche deduzione Tre potenti funzionari pubblici in carcere insieme a un imprenditore iperattivo, l’uomo simbolo dell’"Italia del fare" indagato per corruzione, uno dei coordinatori del partito di maggioranza relativa inquisito con un’altra ventina di persone. L’inchiesta principale sugli appalti dei grandi eventi è raccontata in circa 20mila pagine di atti giudiziari dai quali sono emersi, fin qui, numerosi pesanti indizi, ma anche deduzioni tutte da provare. Ore e ore di intercettazioni telefoniche vengono pubblicate "a puntate" dai principali quotidiani: alcune sembrano interessanti sotto il profilo penale, altre sono evidentemente semplici (e gravi) violazioni della riservatezza altrui. In ogni caso, si tratta di carte che dovrebbero essere utilizzate solo nell’ambito del dibattimento giudiziario e non per istruire processi mediatici. Le inchieste, in tutto, sono quattro: nascono separate, s’incrociano, talvolta si scontrano, si sovrappongono sul filo del principio della competenza territoriale. Protagonisti i magistrati di Firenze, di Roma, di Perugia, dell’Aquila. Come inquirenti e, nel caso dell’ormai ex-procuratore aggiunto della Capitale Achille Toro, in veste di indagato. FIRENZE. Dal capoluogo toscano sgorga il fiume d’intercettazioni che è sfociato negli arresti di Angelo Balducci (funzionario delegato alla gestione "Grandi eventi" e poi presidente del Consiglio dei Lavori pubblici), dei funzionari Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola, dell’imprenditore Diego Anemone. Sul registro degli indagati sono finiti tra gli altri il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, il deputato Denis Verdini (uno dei tre coordinatori nazionali del Pdl), il presidente della sezione di controllo della Corte dei conti della Campania Mario Sancetta, il funzionario del ministero delle Infrastrutture Antonio Di Nardo, gli imprenditori Riccardo Fusi e Francesco De Vito Piscicelli. In una telefonata tra quest’ultimo e il cognato Pierfrancesco Gagliardi, intercettata poche ore dopo il sisma che ha distrutto L’Aquila, si ride al pensiero di fare soldi con la ricostruzione. L’impianto accusatorio si fonda su un asserito sistema di "corruzione gelatinosa": in sostanza, gli uomini dello Stato avrebbero pilotato gli appalti in favore degli imprenditori in cambio di "favori e altre utilità", per esempio automobili, cellulari, mobili di pregio, ristrutturazioni di abitazioni private, incontri sessuali con prostitute di lusso. Nel mirino le opere realizzate in vista del vertice G8 a La Maddalena, in Sardegna (ma poi spostato a L’Aquila), per i Mondiali di nuoto tenuti a Roma la scorsa estate, e quelle da realizzare per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia in programma l’anno prossimo. La procura fiorentina, guidata da Giuseppe Quattrocchi, si è imbattuta in questo filone nel corso delle indagini sulla trasformazione urbanistica dei terreni di Castello, che hanno portato al coinvolgimento dei due ex-assessori comunali Graziano Cioni e Gianni Biagi e del costruttore Salvatore Ligresti. ROMA. I sostituti procuratori capitolini Assunta Cocomello e Sergio Colaiocco già indagavano sugli appalti relativi a G8, Mondiali di nuoto e 150° dell’Unità. E tra i 17 indagati del fascicolo romano figuravano Balducci, Della Giovampaola, Anemone, più Claudio Rinaldi, commissario delegato dalla Protezione civile per i campionati di nuoto. Le ipotesi di reato andavano dall’associazione per delinquere alla corruzione, dall’abuso d’ufficio alla turbata libertà degli incanti, alla ricettazione. Poi, con l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Firenze Rosario Lupo ed eseguita il 10 febbraio, la procura di Roma è venuta a sapere (almeno ufficialmente, perché i giornali lo avevano già scritto) che le indagini dei colleghi toscani andavano avanti da quasi due anni. Una circostanza, questa, che non è stata presa bene a Piazzale Clodio, anche se ieri il procuratore Giovanni Ferrara ha voluto ridimensionare la polemica con Quattrocchi. A Roma, soprattutto, non è piaciuto scoprire solo alla vigilia degli arresti che tra gli indagati di Firenze figurava il procuratore aggiunto Achille Toro (con suo figlio Camillo), per rivelazione di atti d’ufficio in favore di alcuni inquisiti. Proprio per il coinvolgimento di Toro, tutti gli atti che sarebbero dovuti passare per competenza territoriale da Firenze alla Capitale, sono finiti invece alla procura di Perugia, titolare per legge di ogni procedimento che veda coinvolti magistrati romani. Nel frattempo Toro ha detto addio alla toga per "essere libero di difendere l’onorabilità" sua e di suo figlio. A Roma resterà solo il fascicolo sulle presunte violazioni urbanistiche relative alle strutture realizzate per i Mondiali di nuoto. PERUGIA. La città umbra, quindi, è adesso il centro di tutte le indagini fin qui svolte. Il primo atto dei pm Sergio Sottani e Alessia Tavernesi è stato quello di aggiungere ai reati ipotizzati per Toro anche quelli di corruzione e di favoreggiamento. E di chiedere al gip di rinnovare l’ordinanza di custodia cautelare emessa a Firenze nei confronti di Balducci, Anemone, De Santis e Della Giovampaola. Gli inquirenti umbri, che hanno sentito nei giorni scorsi il procuratore di Roma Ferrara, sospettano che la contropartita della presunta corruzione di Toro possa essere stato un posto di lavoro per il figlio, che attualmente dipendente di Acea Spa, azienda romana fornitrice di acqua ed energia. L’AQUILA.Una parte degli atti, infine, è stata richiesta a Firenze dal procuratore aquilano Alfredo Rossini. L’interesse dell’ufficio giudiziario abruzzese è puntata, in particolare, sugli appalti ottenuti per i lavori del dopo-terremoto dal Consorzio "Federico II", costituito dalle imprese Ettore Barattelli e Marinelli-Equinozi, entrambe dell’Aquila, e dalla toscana Bpt Spa del presidente dimissionario (proprio perché indagato) Riccardo Fusi. Danilo Paolini
2010-02-19 19 Febbraio 2010 CONSIGLIO DEI MINISTRI Stretta anti-corruzione Dal governo solo una "bozza" Il Consiglio dei ministri ha dato via libera "salvo intese" al disegno di legge che inasprisce le pene per i reati contro la pubblica amministrazione, tra cui la corruzione. Lo riferiscono fonti governative, spiegando che il testo è "ancora una bozza modificabile". Il disegno di legge contro la corruzione era stato annunciato giovedì dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il Consiglio dei ministri - secondo quanto si è appreso da fonti governative - ha infatti deciso di suddividere in tre capitoli le misure presentate: quelle relative all'inasprimento delle pene sui reati contro la Pubblica amministrazione resteranno di competenza del ministero della Giustizia; sulle misure di intervento sul testo unico degli enti locali (ineleggibilità e incompatibilità dei condannati) sarà il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli a mettere a punto norme "ad hoc"; il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta dovrà infine studiare misure di efficienza che facciano da filtro al diffondersi della corruzione nella Pubblica Amministrazione.
Ma il governo va sotto tre volte Interni * * stampa quest'articolo segnala ad un amico feed 19 Febbraio 2010 IL VOTO Protezione civile, il decreto passa alla Camera Ma il governo va sotto tre volte La Camera ha approvato con 282 voti a favore, 246 contrari e un astenuto il decreto Emergenza, che contiene norme anche sulla nuova Protezione civile, ma prima del voto finale il governo è stato battuto tre volte in rapida sequenza nelle votazioni degli ordini del giorno. Per l'approvazione finale, ora la legge deve ottenere il sì anche del Senato. Durante la discussione, la maggioranza è andata sotto tre volte. Con il parere contrario del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso, la Camera ha prima approvato due ordini del giorno del Pd. Il primo prevede che nell'ambito del piano carceri si dia "priorità, garantendo il necessario finanziamento, alla ristrutturazione e alla messa a norma delle numerose case circondariali attualmente esistenti". Via libera anche al secondo, che impegna il governo a "stilare e a utilizzare la cosiddetta "black list", ovvero un insieme di elenchi di fornitori e prestatori di servizi, considerati soggetti a rischio di inquinamento mafioso, con i quali non possono essere stipulati i contratti pubblici e i successivi subappalti e subcontratti aventi oggetto lavori, servizi e forniture riguardanti le opere pubbliche". La terza battuta d'arresto è arrivata su un ordine del giorno dell'Udc. Il testo, modificato a Montecitorio con la cancellazione della Protezione civile spa, dello scudo giudiziario per i commissari straordinari in Campania, ora dovrà tornare al Senato entro il 28 febbraio, pena la scadenza. Il governo ha evitato giovedì il ricorso al voto di fiducia grazie a un accordo con l’opposizione. Napolitano soddisfatto. "Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime vivo compiacimento per il positivo confronto tra maggioranza e opposizione conclusosi alla Camera dei Deputati con la votazione finale sulla conversione in legge, con modifiche, del decreto sulla Protezione Civile": lo si legge in una nota diffusa dal Quirinale che sottolinea come così si sia giunti a "libere votazioni" in assemblea che hanno evitato la fiducia.
18 Febbraio 2010 ROMA Berlusconi: "Chi commette reati fuori dai partiti" Palazzo Grazioli, martedì sera. Sono venti minuti che Silvio Berlusconi ha gli occhi fermi sulle trascrizioni delle intercettazioni. I passaggi che interessano il premier sono quelli che riguardano Denis Verdini, uno dei tre coordinatori del Pdl. Berlusconi legge. Accanto a lui c’è Niccolò Ghedini. "Non vedo reati, vedo però toni che non mi piacciono", sussurra il Cavaliere. Poi, abbassando ancora di più la voce, ripete parole che uno solo ascolta: "Mi sento tradito da questa gente". Non vuole dire di più il premier. Non vuole spiegare chi l’ha deluso. Vuole però sottolineare un problema. "La corruzione sta diventando un’emergenza. E noi dobbiamo dare un segnale forte al Paese. Muoviamoci subito. Inaspriamo le pene. Altrimenti rischiamo di dover fare i conti con una nuova ondata di antipolitica". Non sono indicazioni; sono ordini. Ghedini si muove subito, vede Giulia Bongiorno la presidente della commissione Giustizia della Camera. Insieme lavorano a un testo che ha un solo obiettivo: dichiarare guerra alla corruzione. Nel pomeriggio l’avvocato del premier attraversa un corridoio di Montecitorio e annuncia: "Il testo è pronto". Si vuole capire e la domanda è una sola: verrà presentato oggi in Consiglio dei ministri? Ghedini annuisce: "Penso di sì". Si lavora senza sosta e a tarda sera arriva a Palazzo Grazioli anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Berlusconi va dritto e ripete la linea: "Voglio norme dure. Dobbiamo far capire alla gente che esiste una politica giusta, pulita, bella". Un passo indietro di qualche ora. Siamo all’hotel De Roussie, un lussuoso albergo nel pieno centro di Roma. Berlusconi e Fini sono seduti uno di fronte all’altro. C’è anche Gianni Letta. E c’è lo stato maggiore del Pdl. Il pranzo voluto per discutere dell’attualità politica inizia male. Fini ha letto le intercettazioni pubblicate da il Giornale sul fratello Massimo e grida il suo sdegno. "Silvio questa è la goccia che fa traboccare il vaso... Che c’entra la famiglia? Che cosa c’entrano gli affetti con la politica? Lo capisci che solo il tuo giornale ha pubblicato queste porcherie...". Berlusconi ascolta silenzioso, ma qualche ora più tardi, in uno dei saloni ovattati dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede dove si celebra l’anniversario della stipula del Concordato, guardo fisso negli occhi il presidente della Camera e si spiega: "Io Feltri non lo capisco davvero più... Giuro, dirò a mio fratello di vendere il giornale...". Lo scontro sull’ennesima intercettazione è solo una parentesi. Oggi la strategia di Berlusconi è anche la strategia di Fini. E si muove lungo tre direttrici: norme più dure contro la corruzione; giro di vite sulle intercettazioni; massima attenzione alle candidature perché chi ha commesso reati non può restare in un movimento politico. La strategia è definita. Le risposte decise e preparate in tempo record. Ma questo – spiega il premier – non significa che siamo davanti a una nuova Tangentopoli. "Perchè i partiti, tutti i partiti, hanno il finanziamento pubblico che non c’era nel ’92-’93...". Berlusconi davanti ai taccuini dei cronisti prova a minimizzare. Prova a parlare di episodi isolati. E per confermare quell’analisi si affida alle statistiche. "Su cento persone, si sa che non ci sono cento santi perché si sa che ci sono uno, due, tre, quattro o cinque persone che possono essere dei birbantelli o dei birbanti che approfittano delle loro posizioni per interesse personale. Un discorso che vale per i partiti, per le imprese private, e io lo so bene perché li ho avuti nelle mie, ma vale anche per i sindacati, per la magistratura e persino per i carabinieri... Un’arma straordinaria la cui solidità morale è riconosciuta da tutti, ma che, anche lei, ha vissuto casi di singoli che non si sono comportati come si dovevano comportare...". Si vuole capire. Si vuole andare oltre. E Berlusconi non delude. "Chi sbaglia e commette dei reati non può pretendere di restare in nessun movimento politico", avverte. Ma per deciderlo si deve attendere che le sentenze passino in giudicato o si deve agire subito? "Dipende da caso a caso: noi abbiamo deciso che le persone che sono sottoposte a indagini o processi in via di principio non debbano essere candidati". C’è voglia di intervenire con mano ferma. Berlusconi avverte: "I coordinatori regionali vaglieranno ogni candidatura. Non voglio nessuno in lista che sia compromesso... Non è possibile che per colpa di pochi dobbiamo perdere voti". E il premier disse: vogliono farmi fuori. Se Bertolaso non si tocca, figuriamoci il fido Gianni! Il presidente del Consiglio si è infuriato quando ha visto il nome del suo braccio destro Letta comparire nei verbali delle intercettazioni sui lavori del G8 alla Maddalena. E non ha nascosto di temere un complotto contro di lui: "Visto che non riescono con me", si è sfogato con i senatori del suo partito, "cercano di incastrare i miei più stretti collaboratori". Sotto accusa c’è, come sempre, il clima creato da avversari politici e da certa magistratura: "Mi dicono che non devo andare in giro, che non devo fare campagna elettorale, che c’è ancora chi mi aspetta all’angolo per farmi fuori." E ha aggiunto: "Già nel 1994 hanno cercato di farmi fuori con le indagini giudiziarie, con gli avvisi di garanzia. Poi hanno cercato di rovinare le aziende della mia famiglia, ma anche in questo non ci sono riusciti. Ed allora cercano di farmi fuori fisicamente". Quanto a Bertolaso e a Letta "la vera vergogna è aver pubblicato quelle intercettazioni" irrilevanti, secondo il premier, da un punto di vista penale, ma che "gettano solo fango e rovinano la vita delle persone". Non è possibile, ha incalzato, che certe parole al telefono si trasformino sui giornali "con trascrizioni maliziose". Un andazzo che, secondo il presidente del Consiglio, deve finire e al più presto. Così ha dato disposizione ai gruppi parlamentari di rimettere il prima possibile in pista il ddl sulle intercettazioni, rimasto fermo in Senato, da approvare possibilmente senza modifiche, per "fare finire questa barbarie" il prima possibile. Anche se, ha spiegato, lui ne avrebbe preferito uno ancora più severo. Berlusconi ha invece escluso tassativamente la possibilità che il governo possa varare un decreto sulla spinosa materia. La notizia di un accelerazione del ddl sulle intercettazioni viene confermata dal vicepresidente della Camera Italo Bocchino: "Non si può andare avanti così. Prima è, meglio è". Le opposizioni tornano sul piede di guerra. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani spiega: "Si può e si deve intervenire, ma con misure che non pregiudichino le indagini giudiziarie. Quindi non è il caso di avere fretta. Limitare le intercettazioni potrebbe essere una pietra tombale sulle inchieste di mafia, che spesso partono seguendo altri tipi di reato". L’Idv incalza: "Senza intercettazioni – afferma il capogruppo al Senato Felice Belisario – non sarebbero emersi la corruzione e il vergognoso malaffare che c’è stato sugli appalti per il G8, sulla ricostruzione in Abruzzo, sui Mondiali di nuoto. Berlusconi parla di indecenza ma la vera indecenza è la legge con cui il governo vuole impedire ai magistrati di condurre la lotta alla criminalità". E anche l’Udc è critica. Il presidente dei senatori Gianpiero D’Alia sottolinea che è meglio che il ddl "rimanga a dormire". Arturo Celletti E Giovanni Grasso
2010-02-18 18 Febbraio 2010 L'ncontro con il clero di Roma Richiamo del Papa: "Rubare e mentire non è umano" Rubare o mentire non può essere giustificato come una debolezza umana: è quanto ha detto papa Benedetto XVI, parlando oggi a braccio davanti al clero di Roma. "Non si dica più - ha affermato il Papa, che ha parlato a braccio - ha mentito, è umano; ha rubato, è umano". "Questo - ha aggiunto - non è il vero essere umani. Essere umani vuol dire esseri generosi, volere la giustizia, la prudenza, la saggezza essere a immagine di Dio", perchè "il peccato non è mai solidarietà è sempre assenza di solidarietà". Il sacerdote, ha spiegato ancora papa Ratzinger, "deve essere uomo, vivere la vera umanità, il vero umanesimo, avere formazione delle virtù umane, sviluppare la sue intelligenza, i suoi affetti. Sappiamo che l'essere umano è ferito dal peccato, ma con l'aiuto di Cristo esce da questo oscuramento della propria natura". Proseguendo ha parlato dell'obbedienza "è una parola che non piace nel nostro tempo", perchè al giorno d'oggi la si assimila ad "alienazione", "atteggiamento servile", sottomissione alla "volontà di un altro", mentre "l'autodeterminazione sarebbe la vera esistenza umana". Tuttavia, ha aggiunto, la "libertà" e la "obbedienza" sono "due cose che vanno insieme", perchè "l'obbedienza a Dio, cioè la conformità alla verità del nostro essere, è la vera libertà, è la divinizzazione". Il pontefice ha tenuto questa mattina una Lectio divina al clero di Roma su ad alcuni passi della Lettera agli Ebrei.
18 Febbraio 2010 ROMA Berlusconi : "Chi commette reati fuori dai partiti" "Non c'è nessun ritorno diTangentopoli" anche perchè "tutti i partiti hanno il finanziamento pubblico" e dunque si tratta di "fatti personali che rientrano nelle statistiche" che dimostrano come su 100 persone possono esserci 1, 2, 3, 4 o 5 individui che possonoessere dei birbantelli o dei birbanti che approfittano dellaloro posizione per interesse personale". Lo ha detto ilpresidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Berlusconi ha infine sottolineato che ciò "vale perle imprese, per i sindacati, per la magistratura e per imovimenti politici". Chi commette reati fuori dal partito. "Non credo ci siano dubbi sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati non possa pretendere di restare in nessun movimento politico", continua Berlusconi. Ma le sentenze debbono essere passate in giudicato? "Dipende da caso a caso: noi abbiamo deciso che le persone che sono sottoposte a indagini o processi in via di principio non debbano venire ricomprese nelle liste elettorali, ma anche che se ci sono dei dubbi sulla loro colpevolezza sarà l'Ufficio di presidenza a decidere caso per caso". Fogliono farmi fuori. Il Cavaliere ha poi spiegato che nel corso della prossima campagna elettorale "sarà difficile andare in piazza perché la polizia mi dice che è sempre più pericoloso". "Già nel '94 - ha argomentato - hanno cercato di farmi fuori con le indagini giudizarie, con gli avvisi di garanzia. Poi hanno cercato di rovinare le aziende della mia famiglia, ma anche in questo non ci sono riusciti. Ed allora cercano di farmi fuori fisicamente... Non è cambiato nulla". Legge sulle intercettazioni. Altro capitolo le intercettazioni riportate in questi giorni dai giornali. Berlusconi, viene ancora riferito, se ne sarebbe lamentato con i senatori. "È una indecenza", ha detto il premier, spiegando che certe frasi, estrapolate dal contesto e scritte senza che si capisca il tono con cui sono state pronunciate "danno un'idea completamente diversa" dall'intenzione originale. Per questo il presidente del Consiglio avrebbe ribadito la sua intenzione di dare un'accelerata al ddl sulle intercettazioni che si era arenato al Senato, pur senza fissare una tempistica. Letta Presidente della repubblica. Ieri il leader del Pdl è tornato a parlare anche della possibile candidatura di Gianni Letta per il Quirinale, una volta che sarà terminato il settennato di Giorgio Napolitano. "La presidenza della Repubblica è un posto per chi ha dato tanto, è un posto per Letta". Una "candidatura" non nuova, ma che assume una valore diverso anche alla luce del ruolo della esposizione che il sottosegretario sta avendo nella vicenda delle inchieste sul G8 e nella difesa pubblica di Guido Bertolaso. Il Cavaliere avrebbe poi scherzato anche sul suo futuro. "Sono stato così bene con voi - ha detto congedando gli ospiti - che quando sarò anziano mi farò fare senatore a vita".
18 Febbraio 2010 Fatti e allarmi di corruzione politica Male da curare alla radice Duecentoventinove per cento. Un numero che preoccupa (la parte sana del Paese), che stupisce (i soliti "distratti"), ma che soprattutto deve scandalizzare. Tutti. Duecentoventinove per cento. Un numero da non prendere sottogamba. Fotografa l’aumento dei reati di corruzione tra il 2008 e il 2009, così come denunciato ieri dai vertici della Corte dei Conti in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario della magistratura contabile. Proprio nel giorno del diciottesimo anniversario dell’arresto di Mario Chiesa, il "mariuolo" per eccellenza, ad appena quattro giorni dai casi Pennisi e Masoero e nel pieno della tempesta per gli appalti legati alla Protezione civile, si torna a parlare di Tangentopoli con dati che parlano da soli. Una vera "patologia", la descrive il presidente della Corte, Tullio Lazzaro. Altro che "casi singoli"! Altro che "isolate mele marce"! "Non è come Tangentopoli, solo corruzione personale", avevano commentato alcuni politici alla notizia delle manette scattate ai polsi di Pennisi. E lo stesso presidente della Camera Gianfranco Fini era sembrato sdrammatizzare: "Oggi chi ruba non lo fa per il partito, ma perché è ladro". Già. Peccato che questo ladro, preso magari con la mazzetta in mano, sia in politica sotto i colori di un partito, che sia stato scelto e quindi votato su indicazione di quello stesso partito (anzi dei suoi vertici), perché così è nell’Italia, dove, come noto, nei Palazzi si entra quasi solo per cooptazione. La preferenza, unica arma dei cittadini-elettori, è stata di fatto abrogata (a livello nazionale) con la scusa di fare pulizia, per evitare il voto clientelare, il voto di scambio. Ma corrotti e corruttori continuano a essere eletti, col "via libera" dei partiti. E i mariuoli sono una vera massa, almeno a leggere i dati forniti dalla Corte dei Conti: lo scorso anno le Forze dell’ordine hanno denunciato 221 casi di corruzione e 219 di concussione. Più di uno al giorno. Rubano solo per sé? Fosse anche vero (toccherà alla magistratura scoprirlo), non ci sembra un’attenuante. Anzi... Torna in ballo la questione della selezione della classe dirigente, da quella politica a quella della Pubblica amministrazione. E così si corre ai ripari, come confermerebbero il codice etico per le candidature del Pdl – analogo a quello del Pd approvato nel 2008 –, e il sostegno trasversale alla proposta di legge anti-infiltrazioni della criminalità organizzata nelle campagne elettorali. Eppure, come sottolinea Lazzaro, mancano "anticorpi" contro le condotte illecite. Non è la prima volta che la Corte lancia questo allarme. Andando a rileggere le cronache dell’apertura dell’anno giudiziario degli ultimi anni troviamo che già nel 2003 i magistrati contabili avvertirono sul ritorno della corruzione, ripetendo l’avviso nel 2006. Inascoltati, evidentemente. Visti gli attuali esiti, poco è stato fatto per evitare un ritorno della mazzetta. Oggi, anniversario della scoperta del "mariuolo", ricordiamo qualche tentativo naufragato nel passato. Nel 1996 vennero nominati due comitati di "saggi", il primo dall’allora presidente della Camera, Luciano Violante, il secondo dal premier Romano Prodi, col compito di indagare il fenomeno e fare proposte. Ne nacque, l’anno dopo, la Commissione parlamentare anti-corruzione che, dopo un lungo lavoro, presentò una decina di proposte di legge proprio per garantire pulizia e trasparenza nella politica e nella Pubblica amministrazione. Esito? Praticamente nullo. L’unica realtà nata da quel lavoro fu l’Alto commissario anticorruzione (analogo ad altri Paesi europei): iniziò la sua attività nel 2004, con pochi mezzi e poteri, e venne abrogato nel 2008, trasformato nel Servizio Anticorruzione e Trasparenza presso il ministero per la Pubblica amministrazione. Ora la Corte dei Conti invita nuovamente a prendere provvedimenti contro questa "sorta di "ombra" o di "nebbia" che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale e operoso del Paese". Appello da recepire al più presto. Con convinzione e profondità. Come il bisturi che per salvare una vita umana affonda senza tentennamenti nel tessuto canceroso. Perché davvero la corruzione è un cancro, che si insinua e distrugge la parte sana del Paese. E come tale va affrontato ed eliminato alla radice. Antonio Maria Mira
2010-02-17 17 Febbraio 2010 La bufera sulla Protezione civile Bertolaso: "Sono su un patibolo che non ho meritato" "Ho provato, in questi giorni, l'angoscia, il senso di ingiustizia, di devastazione, di perdita totale e senza eccezione delle tante persone che abbiamo soccorso dopo che le loro case erano state invase da fiumi di fango", prosegue il capo del dipartimento della Protezione civile. "Ti guardi intorno e vedi che ogni cosa della tua vita è sommersa, ricoperta da una patina untuosa e maleodorante". "Come un alluvionato - si legge ancora - mi trovo a patire sofferenza, rimpianti, strazianti ricordi e a misurare con la mente l'abisso che un semplice fatto ha scavato tra la mia vita normale e questi giorni di pubblico ludibrio, di autorizzazione data a chiunque di sentenziare su di me e sul mio operato. In più, il fango nel ventilatore e coloro che a secchi alimentano questa operazione, colpiscono senza alcuno scrupolo non solo la vittima designata, ma anche tutte le persone che costituiscono la rete dei rapporti di vita di ciascuno, la moglie, i figli, i parenti, gli amici. Nel mio caso, anche le migliaia di persone che lavorano nella Protezione civile, specie coloro che vi si impegnano da volontari, che inevitabilmente si accorgono che qualche schizzo di questa tempesta puzzolente arriva anche sulle loro uniformi". "Sento la responsabilità - ammette Bertolaso - di avervi trascinato in una vicenda di incredibile squallore e tristezza. Questa la situazione. Come andare avanti? Con un ritorno alla normalità, per me e tutti noi, che sia migliore di quella di prima". "Mi batterò per la verità, anche se non interessa a nessuno, tranne che a me, alla mia famiglia e a molti di voi. Errori, mancanze di controlli, gente che ha lavorato con noi in modo disonesto: mi considero parte lesa, non coimputato o colpevole, come mi considero fin d'ora responsabile di qualche possibile errore ed omissione. Errori ed omissioni che, se ci sono stati, rappresentano errori e omissioni di uno che non è mai stato e non ha mai voluto essere Superman". "Resto al mio posto - ribadisce il sottosegretario - , con la speranza di avere presto, prestissimo, ieri, la possibilità di ricominciare dalle priorità vere del mio e vostro lavoro". E "se, nel tornare alla normalità, mi verrà consentito di fare passi indietro e dar corso, finalmente, al mio progetto di fine anno di lasciare in altre mani il timone della Protezione Civile per andare in pensione, lo farò volentieri. Ma a condizione che vi siano tempi di pace e non una emergenza, anche solo mediatica, che coinvolge il buon nome dell'intera Protezione civile. Ho la pretesa di lasciare stringendo la mano a ciascuno, guardandolo negli occhi. Nessuno mi chieda di fuggire, non lo faro". Bertolaso nel primo pomeriggio aveva lasciato la seduta dell'aula alla Camera che esaminava il dl emergenze per recarsi in Calabria e Sicilia, per sopralluoghi nelle zone delle frane di Maierato e San Fratello. La seduta era stata sospesa perchè mancando Bertolaso non c'era più il rappresentante governativo. ha scritto Bertolaso in una lettera agli uomini e donne della Protezione civile.
18 Febbraio 2010 L'ABRUZZO FERITO L’Aquila senza lavoro È il secondo terremoto "Vedi il locale al piano terra nel palazzo che fa angolo? Lì c’era la mia libreria artistica". Giuliano infila il braccio nella grata che delimita la zona rossa del centro storico per indicare il suo caratteristico negozio di libri e dischi. Qui, fino al 6 aprile, era possibile passare un pomeriggio in compagnia di un buon libro sorseggiando pregiati the. Cinque anni di lavoro per avviare un’attività e un mutuo per acquistare le due piccole stanze nello stabile settecentesco, ora andati completamente in fumo. Per Giuliano Cervelli, proprietario del Caffè Polar a due passi dalla centralissima piazza Duomo dell’Aquila, da dieci mesi la vera zona off limit è quella del mondo del lavoro, così come per altri 16mila terremotati rimasti senza occupazione dopo il sisma. "Vado avanti grazie alla pensione di mia madre ma – continua il giovane titolare – così non c’è futuro. È come vivere in una città senza cuore". Dopo le nuove case antisismiche, che entro qualche settimana riporteranno tutti in città, il secondo terremoto in Abruzzo è la disoccupazione. Si rischia adesso, in sostanza, di avere un tetto sulla testa ma niente da mettere sotto i denti. Chi può si arrangia a vivere con qualche risparmio da parte, tentando a volte di riavviare l’attività nelle costosissime strutture in legno fuori città, ma molti sfollati e piccoli artigiani sono tornati ad attingere alla pensione di mamma e papà. Sono, infatti, oltre 8mila i cassaintegrati della provincia abruzzese, un numero quadruplicato da aprile e cresciuto del 439% in un anno; a loro si aggiungono altri 8mila autonomi che senza un aiuto immediato non riusciranno a ripartire, 1.500 nel solo centro storico del capoluogo. Tante le promesse per la ricostruzione del tessuto economico e produttivo abruzzese che si sono susseguite nei mesi, ma per ora nemmeno un euro è finito nelle tasche dei piccoli imprenditori. "Ancora non arrivano i soldi dal governo – precisano dagli uffici del Comune –. Il sindaco Massimo Cialente ha fatto richiesta di 70 milioni di euro che servono a coprire gli indennizzi per le 4mila domande finora arrivate dai lavoratori autonomi. Ma oltre all’iniziale contributo di 800 euro per tre mesi, previsto per tamponare i danni all’attività dovuti al terremoto, i privati non hanno ancora ricevuto nulla". Eppure un’ordinanza di fine gennaio del presidente del Consiglio dei ministri (la n.3843) permette al Commissario delegato, il governatore Gianni Chiodi, di anticipare fino a 80 milioni di euro per aiutare gli imprenditori che hanno avuto danni dal sisma. Un’assenza che rischia di compromettere la rinascita dell’Aquila. Piccole imprese artigiane, commerciali e dei servizi ferme al palo, migliaia i cassaintegrati e silenzio tombale sulla zona franca. "Ci sono le case ma se chi ci abita non lavora non serve a niente". Il direttore di Confindustria dell’Aquila Antonio Cappelli va dritto al cuore del problema. "Corriamo il rischio, dopo aver avuto le case promesse, di avere il deserto, senza nessuno che ci abita perché qui non si lavora. Si parla di tutto meno che di attività produttive". La Regione ha previsto un bando per aiutare le piccole imprese, il 60% dell’economia aquilana, con fondi fino a 35 milioni di euro, ma continua Cappelli "non basta, è meno di un quinto di quanto servirebbe per far ripartire il tessuto economico di questa terra. Una soluzione è la zona franca e gli incentivi fiscali per aiutare le società che c’erano prima del terremoto a sopravvivere e spingere le aziende a venire anche da altre parti d’Italia". La paura più forte, inoltre, è che a fine aprile quando terminerà anche la cassa integrazione in deroga prevista nel cratere del sisma, migliaia di abruzzesi abbiano come unica soluzione quella di andare lontano. Anche tutto il sindacato aquilano alza la voce come può. Non basta aver prorogato fino a giugno il pagamento delle tasse ai privati, ribadisce da tempo il segretario provinciale della Cisl, Gianfranco Giorgi, "sarà solo un palliativo per l’economia se non si investe con interventi seri in occupazione, in nuovi posti di lavoro, incentivando l’approdo all’Aquila di altre realtà imprenditoriali con sostegni alle aziende. Serve anche però controllare per evitare che qualche imprenditore furbo approfitti del terremoto a discapito dei lavoratori". A fargli eco tutto il mondo confederale aquilano, convinto che la vera emergenza in Abruzzo inizi adesso. Alessia Guerrieri
17 Febbraio 2010 L'ALLARME Corte dei Conti: denunce per corruzione salite del 229% La corruzione in Italia resta un fenomeno "grave": le denunce nel 2009 sono aumentate considerevolmente rispetto all'anno precedente. Lo ha detto oggi il Procuratore Generale della Corte dei Conti Mario Ristuccia intervenendo alla Cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario della magistratura contabile. "Il fenomeno, per quanto riguarda i reati di corruzione, concussione e abuso d'ufficio continua a presentare carattere di gravità dal momento che deve comunque ritenersi che il numero delle denunce per fatti di corruzione e concussione accertati nel 2009 è fortemente aumentato rispetto al 2008", ha detto Ristuccia. Il procuratore generale ha citato le 93 citazioni emesse dalle Procure regionali in materia soffermandosi anche sulle frodi comunitarie per le quali si è registrato un sensibile aumento delle sentenze arrivate a toccare il numero di 60 per un importo di condanne pari a 24 milioni 651.891 euro, mentre le citazioni sono state 145 per una cifra pari a 136 milioni 260.993 (nel 2008, ci sono state, rispettivamente, 57 sentenze per 15,5 milioni di euro e 92 citazioni per 67 milioni di euro). Le operi incompiute. La Corte dei Conti punta il dito anche contro le opere pubbliche incompiute e mal progettate. "Anche nel corso del 2009 molte fattispecie di illecito hanno riguardato il fenomeno delle opere incompiute - dice Ristuccia - quelle opere cioè progettate e non appaltate ovvero non completate o inutilizzabili per scorretta esecuzione. Ancora una volta la Corte rileva come le cause di questo fenomeno, che determina un ingente spreco di risorse pubbliche, siano molteplici e da annoverare nella carenza di programmazione, eccessiva frammentazione dei centri decisionali, complessità delle procedure di progettazione, dilatazione dei tempi di esecuzione imputabili alle imprese committenti ed alle amministrazioni aggiudicatrici, carenti per inadeguatezze nei controlli tecnici e amministrativi". Il pg della Corte dei Conti, poi sottolinea che "le patologie maggiormente ricorrenti negli appalti pubblici di opere, beni e servizi sono rappresentate da quelle iniziative volte alla realizzazione di un'opera pubblica senza una previa accurata verifica della sua concreta esiguibilità economica, tecnica, logistica - continua Ristuccia - l'assenza o comunque la grave superficialità in tali casi di una analisi di fattibilità sono spesso le cause del sorgere in corso d'opera di una serie di difficoltà di esecuzione dell'instaurato rapporto contrattuale e del conseguente fallimento dell'opera o del servizio appaltati, rendendosi così vano il dispendio di risorse finanziarie nel frattempo utilizzate. La sanità. Citata anche la mala sanità, che include spese inutili, test antitumorali inutili e interventi chirurgici non necessari. Tante le "fattispecie di danno per l'Erario comuni ad enti ed amministrazioni, quali spese inutili, irregolari acquisti di beni e servizi, illegittimi inquadramenti di personale e conferimenti di incarichi e consulenze, si segnalano fenomeni particolari di malagestione quali inefficienti ma costosi programmi di screening antitumorale, di assistenza odontoiatrica rivelatasi inesistente, è il caso delle cosiddette "dentiere gratuite", di eccessive prescrizioni di farmaci ovvero di falsità delle stesse o di loro sostanziale inutilità di sconcertanti interventi chirurgici non necessari", dice Ristuccia. La riforma. La Corte dei conti ha bisogno di "un disegno normativo organico e coerente e non affidato a interventi occasionali, determinati da particolari contingenze". Dichiara Ristuccia , in linea con quanto già sollecitato in tema di giustizia dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Le norme occasionali, invece, "pur mirando a un'azione amministrativa tempestiva" - osserva Ristuccia - non danno il "giusto rilievo ai profili essenziali della correttezza dell'uso delle risorse pubbliche, in tal modo creando il rischio oggettivo di non trascurabili zone d'ombra nel sistema stesso di garanzia della finanza pubblica che fa capo" alla Corte dei Conti.
Il pg, dunque, auspica "un disegno riformatore di largo respiro che ridefinisca, nell'ottica della funzione di garanzia del denaro pubblico, i poteri e le modalità operative" di pm e di giudici contabili, e che riveda "i rapporti tra esercizio della funzione giurisdizionale e esercizio della funzione di controllo" della Corte.
17 Febbraio 2010 Dichiarazione dei redditi Il 27% degli italiani ha l’Irpef pari a zero Un italiano su quattro non paga l’Irpef. Spesso perché, tra deduzioni e detrazioni, l’imposta sul reddito delle persone fisiche si azzera. Altre volte semplicemente perché il reddito è così basso che il contribuente finisce automaticamente nella "no tax area": nel 2007, secondo i dati delle dichiarazioni dei redditi 2008 diffusi ieri dal dipartimento delle Finanze, è successo agli 11,2 milioni di contribuenti (sono il 27% del totale) che avevano un reddito complessivo annuo inferiore ai 7.500 euro. È un’Italia dove si guadagna poco, quella descritta dalle statistiche dell’erario. In media lo stipendio ammonta a 18.661 euro lordi all’anno (+1,9% rispetto al 2006), mentre l’aliquota Irpef media è del 18,4%. Su 41,6 milioni di contribuenti Irpef, il 50,8% nel 2007 aveva un reddito inferiore ai 15mila euro all’anno, cioè 1.250 euro al mese, un altro 44,8% (18,7 milioni di persone) non superava i 50mila euro, mentre solo lo 0,9% (384mila contribuenti) guadagna più di 100mila euro in un anno. Cifre che non sorprendono, se non altro perché, qualche settimana fa, dall’Agenzia delle Entrate avevano anticipato a un quotidiano le stime sulle dichiarazioni 2009, dove il reddito medio sarebbe salito a 19.110 euro lordi, generando, un po’ a sorpresa data la recessione, una crescita dell’incasso dell’Irpef del 3%. Tornando alle dichiarazioni 2007, il dipartimento delle Finanze rivela che più della metà dell’Irpef (il 52%) viene pagata dal 12% dei contribuenti che hanno redditi sopra i 35mila euro. Nel 78% dei casi il reddito deriva da lavoro dipendente o da pensione, nel 5,5% da redditi di partecipazione, per il 5% da redditi d’impresa e nel 4,2% dei casi dal lavoro autonomo. Gli autonomi guadagnano mediamente più degli altri (37.120 euro nel 2007), i pensionati di meno (13.436 euro). E restano ampie le differenze a livello territoriale. Novemila euro separano il reddito medio del contribuente lombardo (22.126 euro) da quello calabrese (13.082). La Sardegna è la regione meridionale dove si dichiarano redditi complessivi più alti (15.770 euro), mentre, oltre alla Calabria, anche Molise, Puglia, Basilicata e Sicilia non arrivano a un reddito medio di 15mila euro. Se i lavoratori dipendenti non guadagnano molto, nemmeno le imprese sembrano essere andate così bene nel 2007. Quasi una su due (474mila su un milione) di quelle che hanno fatto la dichiarazione Ires (quella sui redditi d’impresa) ha chiuso l’anno con una perdita. Mentre il popolo delle partite Iva si ridimensiona: -1%, a 5,7 milioni, per effetto del nuovo regime di franchigia e dell’esonero per gli agricoltori. Anche in questo caso i grandi gruppi pagano gran parte del gettito (il 18% dei contribuenti Iva sono società di capitali e generano il 74% dell’imposta), mentre i piccoli sono in maggioranza (l’81% ha un volume d’affari sotto i 186mila euro) ma "pesano" meno (il 9% del gettito). "Questi dati confermano le ragioni della nostra protesta – attacca il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani – questo è un Paese in cui una parte dei lavoratori paga anche per l’altra". Per questo il sindacato continua a chiedere un intervento che alleggerisca il carico fiscale sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Una proposta non condivisa dalla Cisl. Raffaele Bonanni vuole infatti una "grande riforma organica" del fisco che "sposti il carico sui consumi" perché la Cisl è "stufa di piccole restituzioni, con i lavoratori che sono diventati il bancomat di Stato e Regioni". Il governo ci sta lavorando. "Sulla riforma fiscale – promette il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi – apriremo il cantiere subito dopo le elezioni regionali". L’obiettivo sarà "una fiscalità più moderna e più premiale nei confronti del lavoro". Pietro Saccò
2010-02-16 16 Febbraio 2010 LA BUFERA SULLA PROTEZIONE CIVILE Bertolaso alla Camera: "Resto al mio posto, come richiesto" "Guido Bertolaso per il momento è dimissionario, ma gli hanno chiesto di restare e quindi continuerà a fare il suo dovere. Poi, domani, vedremo". Lo ha detto il sottosegretario Guido Bertolaso, lasciando la commissione Ambiente di Montecitorio. Il Capo della Protezione civile è apparso sereno davanti alla folla di cronisti in attesa fin dalle 10.30 davanti alla commissione chiamata ad esaminare gli emendamenti al decreto sulla Protezione civile. Bertolaso era arrivato in leggero ritardo per via di una riunione a palazzo Chigi, in giacca e cravatta, impone la sede, e non con il classico maglione blu con cui gli italiani sono abituati a vederlo. Bertolaso, nel primo appuntamento istituzionale dal momento in cui è esplosa la bufera legata all'inchiesta sul G8, ha seguito i lavori dall'inizio alla conclusione, è intervenuto più volte, difendendo il provvedimento, e alla fine, dopo l'approvazione degli emendamenti del relatore e del governo, ha affrontato senza particolare tensioni i giornalisti, con un approccio di ordinaria amministrazione. E stasera, a quanto risulta, potrebbe partecipare a Ballarò, per spiegare le sue ragioni anche davanti alle telecamere in diretta.
16 Febbraio 2010 Appalti e inchieste Protezione civile, indagato Verdini Denis Verdini, coordinatore del Pdl, è indagato per corruzione nell’inchiesta condotta dalla Procura di Firenze in merito agli appalti sulle opere emergenziali affidate alla gestione della Protezione civile. Lo ha reso noto lui stesso, ieri sera, dopo essere stato ascoltato nel pomeriggio dai pm titolari dell’inchiesta, aggiungendo di avere "dimostrato la più totale estraneità all’accusa". Intanto il gip di Firenze Rosario Lupo non ha ancora deciso sulla richiesta di scarcerazione presentata dai quattro arrestati: "Ho tempo fino a mercoledì". Nel provvedimento di mercoledì scorso, il gip accennava anche al "coinvolgimento, a vario titolo e in gran parte ancora da definire nei suoi contorni, di personaggi di grossa levatura istituzionale". Nomi che erano venuti alla luce ieri, anche se il procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi non aveva voluto confermare: "Non intendo fare i nomi delle persone iscritte nel registro degli indagati". Nelle intercettazioni contenute in un’informativa del Ros del 15 ottobre scorso si fa riferimento ai parlamentari del Pdl Denis Verdini, Altero Matteoli, Mario Pepe e Guido Viceconte. Ascoltati mentre s’intrattengono al telefono con alcuni dei principali inquisiti dell’inchiesta. E ieri Verdini si è recato in Procura con il suo avvocato, "dopo avere saputo dai giornali che il mio telefono era stato intercettato indirettamente, per una serie di colloqui con gli indagati, uno dei quali, Riccardo Fusi (presidente del Cda dell’impresa di costruzioni "Baldassini Tognozzi Pontello" in contatto con Balducci e De Santis per l’assegnazione di lavori sul 150° dell’Unità d’Italia, <+corsivo>ndr<+tondo>), è un mio carissimo amico da molti anni". Appreso di essere iscritto nel registro degli indagati per il reato di corruzione, Verdini si è quindi rivolto al procuratore per essere ascoltato: "La vicenda che mi veniva contestata riguardava solo ed esclusivamente la segnalazione per la nomina di Fabio De Santis a Provveditore delle opere pubbliche per Toscana, Umbria e Marche". Ai pm Giuseppina Mione e Giulio Monferini, titolari dell’inchiesta, "ho fornito serenamente e con la massima trasparenza le informazioni richieste, illustrando le motivazioni del mio intervento come unicamente riconducibili al tentativo di risolvere il problema del danno erariale conseguente all’appalto per la realizzazione della scuola Marescialli e carabinieri a Firenze. Ho quindi dimostrato la mia più totale estraneità all’accusa". Tra gli altri nomi citati nelle intercettazioni, Matteoli, ministro delle infrastrutture, spunta quando Fusi chiede un incontro con lui per discutere sulla Scuola dei marescialli a Firenze. Si tratta di un’"annosa vicenda risalente al 1997, che non ha attinenza con l’inchiesta sulla Protezione civile", risponde il ministro che smentisce "un mio eventuale coinvolgimento in rapporti poco trasparenti tesi a favorire questa o quella impresa". Di Pepe e Viceconte i carabinieri scrivono che "sono interessati nel far aggiudicare lavori pubblici all’imprenditore Guido Ballari". Per ora restano in carcere Angelo Balducci, direttore del Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del consiglio, i suoi due collaboratori Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola e l’imprenditore romano Diego Anemone. Sono accusati di corruzione. Stesso reato per il quale è indagato il sottosegretario alla Protezione civile, Guido Bertolaso. Intanto è in programma oggi a Perugia un vertice tra i magistrati, investiti dell’inchiesta dopo il coinvolgimento del magistrato Achille Toro indagato per rivelazione del segreto d’ufficio, e quelli romani per una verifica delle connessioni tra i fatti presi in esame nella capitale e quelli toscani. Sul tavolo del pm umbro Sergio Sottani sono già arrivati i fascicoli sul G8 della Maddalena, sugli appalti per i Mondiali di nuoto 2009 e sulle opere per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Giacomo Gambassi
16 Febbraio 2010 Protezione civile spa Stralciata la norma, non ci sarà la privatizzazione "Maggioranza e governo si preparano a stralciare l’articolo contestato... L’articolo 16...". Gianfranco Fini prende fiato e prima di lasciare la Luiss (l’università di Confindustria dove ha appena tenuto una lezione su Futuro e giovani) completa quel messaggio: "Così il decreto viene completamente depotenziato". Chi conosce la vicenda capisce subito: la Protezione civile non sarà trasformata in Spa. Le opposizioni esultano, ma non si accontentano. "Continueremo a vigilare perché il governo ha dimostrato di avere interessi enormi in questo affare e non possiamo permetterci di abbassare la guardia", ripete Massimo Donadi, capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera. "Nel decreto ci sono altre cose che vanno modificate", va oltre il presidente dei deputati Pd Dario Franceschini che ipotizza una soluzione su cui ora sono in molti a scommettere: il provvedimento sarà modificato attraverso un maxi-emendamento, sul quale sarà posta la fiducia. Una scelta dettata anche dai tempi stretti: il decreto legge, infatti, scade a fine febbraio e, una volta modificato, deve tornare al Senato prima del via libera definitivo. È una corsa a ostacoli. Questa mattina scade il tempo per la presentazione degli emendamenti. Poi si va avanti e i lavori si spostano in commissione Ambiente dove potrebbe essere modificato il testo del decreto. Qui, a rappresentare il governo e a difendere le misure che tra l’altro si occupano dell’emergenza rifiuti in Campania e del post terremoto in Abruzzo, ci sarà il sottosegretario Guido Bertolaso. Domani, infine, la parola passerà all’Aula. Tutti aspettano di capire. Bertolaso (ieri ha sentito telefonicamente il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Gianni Letta) non si sbilancia sul decreto. Parla invece Agostino Ghiglia, il relatore del provvedimento. "Nessun problema" per lo stralcio alla Camera dell’articolo 16 che "ha una sua identità specifica e quindi non deve necessariamente marciare insieme al resto del decreto. Il governo può decidere di modificare il provvedimento in una delle sue parti". Berlusconi tace. Anche se nelle telefonate più private continua a difendere Bertolaso (per molti sempre più tentato dall’ipotesi dimissioni) con parole inequivocabili: "Su di lui solo spazzatura". L’impressione però è che il capo della Protezione civile ogni giorno che passa sia meno forte. E che la resa sul decreto sia un ulteriore colpo alla sua voglia di tenere duro. Resa? Fabrizio Cicchitto prova a giocare d’anticipo e a chiarire che il "governo ha deciso autonomamente, al di là di eventuali <+corsivo>diktat<+tondo> formulati dall’opposizione". E spiega: "Già domenica Gianni Letta aveva manifestato la convinzione che il nocciolo del provvedimento consisteva nella conferma del ruolo della Protezione civile e, poi, nel via libera a tutte le questioni riguardanti la situazione del termovalorizzatore di Acerra e dei rifiuti a Napoli, ragion per cui sull’articolo 16 era possibile sviluppare una riflessione ulteriore". E allora? Cicchitto è netto: "Il punto essenziale – chiosa il presidente dei deputati Pdl – è quello di far sì che la Protezione civile, che ha dimostrato grande efficienza, non venga ostacolata da nessun burocratismo o demonizzazioni giudiziarie". Insomma la marcia indietro era nell’aria e le parole di Bossi in mattinata avevano già fatto capire che l’epilogo fosse scontato. "Penso che la Protezione civile non debba diventare una Spa e non debba sparire. Bisogna stare molto attenti a fare certe scelte. Tremonti lo aveva detto da tempo e aveva ragione... Quando non ci sono i controlli nascono i pasticci. Nessuno in politica può evitare di avere i controlli". Arturo Celletti
2010-02-15 15 Febbraio 2010 L'inchiesta Protezione civile, Letta: stop a spa e Bertolaso resti capo Gianni Letta stoppa "Protezione civile Spa". Dopo le polemiche scatenate dalle inchieste, il braccio destro del presidente del Consiglio conferma il sostegno al capo della Protezione civile che, sottolinea, in ogni caso continuerà a guidare la struttura "con gli strumenti abituali e con lo stesso spirito e con lo stesso impegno". Bertolaso, che continua a professare la propria innocenza, è però pronto a lasciare: le dimissioni, spiega al Sole 24ore, sono "sul tavolo del presidente Berlusconi. Gli ho detto, presidente quando vuole, lei mi chiama e faccio le valigie in un minuto". La novità è l'abbandono della Spa che Letta lascia chiaramente intendere: con la norma inserita in Senato nel dl emergenze, spiega, "si era solo pensato di dotare la protezione civile di uno strumento ulteriore, aggiuntivo, che le consentisse di operare, in determinate circostanze, con maggiore flessibilità ed efficacia". Letta ribadisce che "la protezione civile è e rimane un Dipartimento della Presidenza del Consiglio con le sue strutture, le sue funzioni e le sue regole che restano pubbliche", si dice "personalmente convinto che come in tutti questi anni nelle emergenze drammatiche e nei grandi eventi ha operato con successo senza questo ulteriore strumento, la Protezione civile di Bertolaso potrà tranquillamente continuare a farlo con gli strumenti abituali e con lo stesso spirito e lo stesso impegno". I livelli parlamentari non sono però ancora investiti della eventuale modificato al dl emergenze. Il decreto, approvato con la fiducia in Senato, inizierà martedì in commissione il proprio iter a Montecitorio. "Ad oggi non ho ricevuto nessun segnale. Per quanto mi riguarda il testo è quello approvato dal Senato", dice il relatore Angelo Alessandri (Lega). E ancora ignaro sul da farsi si dichiara il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito: "Non ne so nulla", risponde. Se venisse modificato, il decreto dovrà però tornare in Senato per il via libera definitivo; ed a disposizione non ci sono tempi lunghissimi, visto che il provvedimento scade ai primi di marzo. Non si può quindi escludere una doppia fiducia, prima a Montecitorio e poi di nuovo a Palazzo Madama. L'opposizione, prima di sbilanciarsi sull'abbandono della 'Spà, aspetta che dalle parole si passi ai fatti. "Io non ci credo finchè non vedrò concretamente il risultato. Lo vedremo mercoledì quando il decreto arriverà in Aula alla Camera", afferma Antonio Di Pietro. Il leader dell'Idv, anzi, non smette le sue bordate: il dl, dice, è "l'ennesima legge "ad personam" che serve per sistemare certi amici". Sul tappeto resta il problema Bertolaso. Il capo della Protezione civile è da giorni sotto assedio e non si sa per quanto tempo potrà ancora reggere. Quasi l'eco delle parole di Pierluigi Bersani: una "persona seria" come Bertolaso, dice oggi il segretario del Pd, in questa situazione dovrebbe "fare un passo indietro".
La maggioranza, comunque, continua a far quadrato attorno a Bertolaso: "Occorre fare chiarezza immediata - dice Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati Pdl - per sottrarre il miglior capo della protezione civile del mondo da quella che appare una vera e proprio aggressione giudiziaria".
2010-02-13 13 Febbraio 2010 PROTEZIONE CIVILE NELLA BUFERA Bertolaso, Pd chiede dimissioni Il centrodestra fa quadrato Dopo qualche giorno di cautela, oggi anche il Partito democratico si schiera per le dimissioni di Guido Bertolaso. A dettare la linea il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: "Spero che lo capisca da solo, sennò bisognerà chiederle. Credo -dice Bersani- che si è creata una situazione che non consente un buon governo del sistema della Protezione civile in condizioni di serenità e di tranquillità". La posizione del Pd, che si allinea con quella di Antonio Di Pietro primo firmatario di una mozione per le dimissioni del capo della Protezione civile, fa scattare il centrodestra che fa quadrato attorno a Bertolaso. Si spendono, tra gli altri, i ministri Altero Matteoli, Roberto Calderoli, Maria Stella Gelmini e Sandro Bondi, il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, secondo cui "contro Bertolaso è in atto un tentativo di linciaggio assolutamente indecente ed incivile da parte di tutta la sinistra, Bersani compreso". Il centrodestra accusa Bersani e il Pd di inseguire le posizioni giustizialiste dell'Idv. Dice Calderoli: "La smettano di inseguire Di Pietro, perchè tra l'originale e la copia la gente sceglierà sempre l'originale, come già sta accadendo. La richiesta di dimissioni di Bertolaso da parte del segretario Bersani e del Partito Democratico purtroppo sono la dimostrazione che non sono un partito nè di opposizione nè di governo, ma soltanto un partito 'gelatinosò, che rischia di implodere dopo le elezioni Regionali". Il Pd, da parte sua, porta avanti parallelamente la battaglia per fermare il decreto che trasforma la Protezione civile in Spa e dalla sua ha anche l'Udc. I centristi mantengono una lina più morbida su Bertolaso, ma Pier Ferdinando Casiniè netto nel bocciare il provvedimento: "Così non va". Di fronte alla presa di posizone del Pd su Bertolaso, il centrodestra si schiera a difesa del capo della Protezione civile che, secondo il ministro Matteoli, ad esempio, "Bertolaso deve restare perchè ha dimostrato di essere professionalmente capace ed efficiente". Per Maria Stella Gelmini "Bertolaso non si tocca. Dunque, no alla richiesta di dimissioni avanzata da Bersani. Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di diffamare uno dei simboli del buon governo di questa maggioranza, di screditare un esponente di un esecutivo che presenta fatti e non parole, che risolve le emergenze e che è vicino alla gente". Il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, osserva che con un Pd così è impossibile pensare di dialogare sulle riforme: "Ormai i fatti ci dicono che è impossibile coltivare la speranza di un cambiamento della sinistra italiana. Ci dobbiamo convincere che è tempo perso attendere da parte del Pd un segnale di resipiscenza". Per il vicecapogruppo alla Camera del Pdl, Italo Bocchino, "l'opposizione non deve fare sciacallaggio. Bertolaso ha dimostrato di essere uno straordinario capo della Protezione civile. Lasciamo lavorare la magistratura e, fin quando non ci saranno condanne, nessuno speculi su questa vicenda". Arturo Parisi, intanto, lancia un proposta: quella di istituire una commissione parlamentare d'inchiesta sulla bufera giudiziaria che sta travolgendo la Protezione civile. "Mentre attendiamo con rispetto per i magistrati e per gli indagati le conclusioni della azione giudiziaria, è urgente che il Parlamento faccia sentire la sua voce. Considerata la complessità e il rilievo dei problemi sollevati non riesco a pensare ad uno strumento più adeguato della istituzione di una Commissione parlamentare di indagine". L'Udc dunque si distingue sulla richiesta di dimissioni di Bertolaso. Dice Casini: "Oggi i garantisti e le persone serie non possono mettere la ghigliottina decapitando un servitore dello Stato prima di provare". Ma il leader dell'Udc avverte che "c'è una grande questione morale, dal Nord al Sud" e invita a non mettere "la testa sotto la sabbia". Maggiore sintonia con il Pd c'è invece sull'opposizione dal provvedimento che trasforma la Protezione civile in Spa. E propone alla maggioranza di trovare un soluzione condivisa: "Certamente questo ddl sulla Protezione civile spa così com'è, non va. Noi vogliamo cambiarlo, non vogliamo che questa diventi l'ennesima guerra di religione. Propongo allora a maggioranza e opposizione: approfondiamolo insieme, magari rinviandolo in Commissione e troviamo una soluzione condivisa". La maggioranza per ora non sembra arretrare sebbene non manchino le 'colombè pronte a rivedere il provvedimento. Tuttavia, per ora, non ci sono segnali di arretramento ed anzi, di fronte a un'eventuale fiducia del governo, c'è chi parla di 'voto compattò del centrodestra come Mario Landolfi: "Ci sono questioni che meriterebbero un approfondimento, perchè dobbiamo riuscire a coniugare rapidità, efficienza e trasparenza. Deciderà il governo quale prassi seguire, visto che si tratta di un decreto. Se ci sarà la fiducia, compatti voteremo la fiducia".
LA PROTEZIONE CIVILE NELLA BUFERA Letta difende Bertolaso: "Orrore per chi ha riso dell'Aquila" Gianni Letta parla ancora di Guido Bertolaso: "È una persona straordinaria e non credo abbia tradito la nostra fiducia. A lui mi piace mandare un pensiero di solidarietà e di affetto". Poi il sottosegretario della Presidenza del Consiglio è tornato sulla vicenda degli imprenditori Angelo Balducci e Diego Anemone, intercettati subito dopo il terremoto in Abruzzo mentre si rallegravano a vicenda all'idea dei nuovi possibili affari. "Tutti abbiamo sentito un brivido di orrore - ha detto Letta - rispetto a quelle brutte persone che stavano a lucrare qualcosa sulla disgrazia dell'Aquila. Nessuna di quelle persone, nessuna di quelle imprese, ha messo mai piede a l'Aquila né ha avuto un euro di lavori nella prima fase e né l' avrà nella seconda". La risposta del giudice a Berlusconi. "Non rispondo a nessuno. Io faccio il mio lavoro". Taglia corto Giuseppe Quattrocchi, numero uno della procura che coordina l'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi e che ha tra gli indagati Guido Bertolaso. A Quattrocchi i giornalisti chiedevano conto delle dichiarazioni di Silvio Berlusconi, che giovedì ha attaccato duramente i pm che indagano sul caso Bertolaso. "Si vergognino" aveva detto il presidente del Consiglio. Parole alle quali il procuratore capo di Firenze non ha voluto replicare. "Non rispondo a nessuno. Io faccio il mio lavoro" ha detto Quattrocchi. "Berlusconi dica le sue cose", ha aggiunto.
2010-02-11
11 Febbraio 2010 LA CONVERSAZIONE AGGHIACCIANTE Quando gli imprenditori risero del terremoto Il terremoto del 6 aprile 2009 in Abruzzo "ha suscitato gli appetiti di personaggi privi di scrupoli". È quanto si legge nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere dell'inchiesta sui lavori del G8 alla Maddalena. L'11 aprile - scrive il Gip - Angelo Balducci chiama l'imprenditore Diego Anemone e parla con lui del futuro del figlio Filippo, 30enne ("questo non c'ha manco un posto da usciere, tanto per essere chiari"), chiedendogli aiuto in cambio dell'interessamento affinchè le imprese di Anemone vengano inserite nei lavori post terremoto. Una telefonata "importante perchè fa intendere il cinismo dei due che a pochissimi giorni dal tragico sisma dell'Abruzzo non esitano a programmare speculazioni in sede di ricostruzione". Cinismo che "si ricava anche da altre conversazioni che, pur non riguardando direttamente gli odierni indagati, danno tuttavia un quadro veramente inquietante circa la realtà degli appalti pubblici in Italia". Sono le 15,34 dello stesso 6 aprile quando l'imprenditore Pierfrancesco Gagliardi chiama il cognato Francesco De Vito Piscicelli. Nella trascrizione integrale della conversazione quest'ultimo, riferendosi al fatto "che non c'è un terremoto al giorno" e che "bisognava partire in quarta subito", rispondeva a Gagliardi di aver riso alle 3 e mezzo, dentro al suo letto. E l'altro aggiungeva: "Io pure". La reazione di Bertolaso. Bertolaso si è subito smarcato anche da queste agghiaccianti conversazioni. "Non è un mio amico, è una persona che non conosco. Ho letto queste affermazioni e trovo che di questa vicenda così tragica questa sia la cosa più orribile. Se mai incontrerò questa persona gli dirò in faccia quello che penso di lui". Così il sottosegretario ha commentato la telefonata intercettata tra l'imprenditore Francesco De Vito Piscicelli (coinvolto nell'inchiesta per esser stato il tramite tra una ditta fiorentina e Balducci e De Santis) e suo cognato Gagliardi, in cui emerge quello che il gip nell'ordinanza definisce "cinismo" di personaggi che a pochi giorni dal terremoto dell'Aquila pensano solo a come speculare sugli appalti.
10 Febbraio 2010 IL CASO Appalti G8, Bertolaso indagato Bufera sulle intercettazioni "Storia di ordinaria corruzione": così il Gip di Firenze Rosario Lupo ribattezza l'inchiesta che ruota attorno al sottosegretario Guido Bertolaso e che fino a oggi ha portato agli arresti di Angelo Balducci, Diego Anemone, Fabio De Santis, e Mauro Della Giovampaola. Per spiegarlo il magistrato ricostruisce le tangenti pagate con denaro, ville, auto di lusso ed escort in cambio di appalti milionari per il lavori del G8 alla Maddalena e per la realizzazione o la ristrutturazione di imponenti impianti sportivi in occasione dei mondiali di nuoto del 2009 a Roma. L'iter giudiziario della vicenda esplosa fragorosamente ieri mattina prevede per domani gli interrogatori di garanzia dei quattro arrestati, ma il caso si sta colorando di risvolti che vanno oltre le normali vicende legate ad appalti e procedure. Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, si è ritrovato in queste ultime ore nel mirino di polemiche e di accuse che non riguardano soltanto le opere approntate per il G8 che doveva tenersi in Sardegna - spostato poi nel luglio scorso a L'Aquila - ma anche festini piccanti e un certo cinismo nella gestione delle emergenze. I rilievi che vanno via via emergendo dalle carte dell'accusa e dalle intercettazioni telefoniche hanno rinfocolato le polemiche di parte politica. Così, gli esponenti dell'opposizione chiedono che Bertolaso confermi le propriedimissioni e che il governo metta in quarantena il progetto di Protezione civile spa. I partiti della maggioranza, come già avvenuto ieri, fanno quadrato intorno a Bertolaso, difendendo il suo operato e l'efficienza del dipartimento in questi ultimi anni, le prove offerte dalla Protezione civile in particolare dopo il sisma in Abruzzo. "Io sono tranquillo. Sono sereno", ha detto Bertolaso. "Ho sempre impostato - ha aggiunto - il mio lavoro di servitore dello Stato cercando di garantire la massima trasparenza e di mettere davanti a tutto la sicurezza dei cittadini. È un'accusa forte per chi come me s'è sempre impegnato per gli altri". Bertolaso ha poi aggiunto "lasciamo Berlusconi fuori da questa storia". E infine: "Non dobbiamo assolutamente allentare la guardia. Le mie vicende personali non devono riguardare le emergenze". Ma il gip Rosario Lupo scrive nell'ordinanza che "dai colloqui intercettati, dagli incontri avvenuti tra il sottosegretario Guido Bertolaso e l'imprenditore Diego Anemone, è emerso che lo stesso Bertolaso intrattiene rapporti diretti con l'imprenditore con il quale spesso si incontra di persona; in previsione di taluni di questi incontri Anemone si è attivato alla ricerca di denaro contante, tanto che gli investigatori ritengono che abbia una certa fondatezza ritenere che detti incontri siano stati finalizzati alla consegna di somme di denaro al Bertolaso".
11 Febbraio 2010 La logica dell’emergenza Ottima macchina ma non "bacchetta magica" L’ultima a rivolgersi a lui per un aiuto, due giorni fa, è stata la presidente del XVII municipio di Roma, quartiere Prati. Per chiedergli che la Protezione civile realizzi un asilo nido provvisorio in legno. Quasi uno "stato d’emergenza prima infanzia". Sarebbe l’ennesimo per Guido "Pensaci tu" Bertolaso. L’uomo delle emergenze per eccellenza, quelle drammatiche, molto reali, dal terremoto del Molise a quello dell’Aquila, dalle alluvioni alle frane, dagli incendi estivi alle autostrade bloccate dalla neve. Chiamato anche a risolvere quelle croniche come il quindicennale scandalo rifiuti in Campania o quelle nuove come gli sbarchi di immigrati sulle coste di Lampedusa. O anche quelle, un po’ meno reali, delle epidemie di Sars, aviaria e influenza suina. E poi ancora crolli, slavine, inquinamenti e quant’altro la natura o l’uomo possono scatenare. Con l’identica filosofia. Una scelta di vita. "Mi sono sempre definito un servitore dello Stato e, come sempre, rimango a disposizione del mio Paese", ha commentato ieri l’arrivo dell’avviso di garanzia dalla procura di Firenze per un’inchiesta che riguarderebbe gli appalti per il G8, i mondiali di nuoto e le manifestazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia. Ma la definizione è riduttiva. Bertolaso per tanti in Italia ha la bacchetta magica, "è" la bacchetta magica. Per risolvere un mucchio di problemi. Quelli grandi, per i quali nacque tanti anni fa la Protezione civile, battezzata da Giuseppe Zamberletti. Ma poi, via via, anche quelli più piccoli, quasi ordinari. "Guido pensaci tu". Quante volte se lo è sentito ripetere. Da sindaci, governatori e ministri di tutti i colori. Lo abbiamo così visto piangere sulle bare dei piccoli di San Giuliano o subire quasi un linciaggio nella piazza di Ariano Irpino sul fronte della "monnezza" campana. E doversi occupare dell’autodromo di Imola o dei mondiali di ciclismo di Varese. A molti ha fatto veramente comodo, lo stato d’emergenza invece dell’ordinaria amministrazione. Lui, per la verità, non era troppo convinto. Ben cosciente che quella "bacchetta magica" cominciava a essere richiesta un po’ fuori luogo. "Ma se mi chiedono di intervenire come faccio a non farlo?", continua a ripetere. E così la "bacchetta magica" – in realtà solo un’ottima macchina – ha cominciato a essere strausata, sfruttata, anche a sproposito. Bertolaso è sempre stato orgoglioso, e non si è mai stancato di ripeterlo, del suo esercito multicolore, quello delle mille divise dei Vigili del Fuoco, delle Misericordie, della Croce Rossa, dei tanti gruppi di volontariato che rendono bella questa Italia. Quelli che si sporcano le mani tra fango e macerie. Aiuti rapidi ed efficienti ma anche prevenzione (come dimenticare il piano per mettere in sicurezza la scuole...). Una macchina apparentemente perfetta, fatta di cuore e organizzazione, invidiata all’estero, capace anche di dare il meglio di sé sul fronte dello tsunami d’Asia o per i bambini di Beslan. Ma tutto questo cosa c’entra con gli appalti, con gli alberghi di lusso della Maddalena, con le piscine di Roma? E, probabilmente, cosa c’entra con la Spa in discussione, forse troppo in fretta, in questi giorni in Parlamento? Perché caricare di tutto ciò la Protezione civile e il suo capo? Lo chiedevano ieri due persone che lo conoscono bene, per averci collaborato a lungo, come Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore e Ermete Realacci, leader storico di Legambiente. Appalti e grandi eventi, rinfreschi e vip internazionali, sono inoltre una forte tentazione per chi "servitore dello Stato" non ci si sente e, magari, pensa ai propri affari. Più volte, come Bertolaso stesso ha denunciato, a tipi così la Protezione civile ha dovuto far argine. Forse stavolta non abbastanza. Vedremo. Noi ovviamente speriamo che sia presto chiarito che la presunta "bacchetta magica" è pulita. Che la "macchina perfetta" non ha inglobato pezzi storti e cattivi (e che questi non ne hanno guastati di buoni). Noi al fango degli affaristi continuiamo a preferire quello combattuto e vinto dagli stivaloni dei volontari. Antonio Maria Mira
10 Febbraio 2010 IL CASO Appalti G8, Bertolaso indagato Bufera sulle intercettazioni "Storia di ordinaria corruzione": così il Gip di Firenze Rosario Lupo ribattezza l'inchiesta che ruota attorno al sottosegretario Guido Bertolaso e che fino a oggi ha portato agli arresti di Angelo Balducci, Diego Anemone, Fabio De Santis, e Mauro Della Giovampaola. Per spiegarlo il magistrato ricostruisce le tangenti pagate con denaro, ville, auto di lusso ed escort in cambio di appalti milionari per il lavori del G8 alla Maddalena e per la realizzazione o la ristrutturazione di imponenti impianti sportivi in occasione dei mondiali di nuoto del 2009 a Roma. L'iter giudiziario della vicenda esplosa fragorosamente ieri mattina prevede per domani gli interrogatori di garanzia dei quattro arrestati, ma il caso si sta colorando di risvolti che vanno oltre le normali vicende legate ad appalti e procedure. Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, si è ritrovato in queste ultime ore nel mirino di polemiche e di accuse che non riguardano soltanto le opere approntate per il G8 che doveva tenersi in Sardegna - spostato poi nel luglio scorso a L'Aquila - ma anche festini piccanti e un certo cinismo nella gestione delle emergenze. I rilievi che vanno via via emergendo dalle carte dell'accusa e dalle intercettazioni telefoniche hanno rinfocolato le polemiche di parte politica. Così, gli esponenti dell'opposizione chiedono che Bertolaso confermi le propriedimissioni e che il governo metta in quarantena il progetto di Protezione civile spa. I partiti della maggioranza, come già avvenuto ieri, fanno quadrato intorno a Bertolaso, difendendo il suo operato e l'efficienza del dipartimento in questi ultimi anni, le prove offerte dalla Protezione civile in particolare dopo il sisma in Abruzzo. Bertolaso: "Accusa infamante". Guido Bertolaso intanto parla di accusa "infamante" nei suoi confronti, e afferma: "Io non c'entro con questa vicenda", si tratta di un "grosso equivoco. Non ho mai tradito gli italiani e sono disposto a dare la viota per dimostrarlo". Il Capo della Protezione civile e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio affronta così, in un'intervista al Tg2, la vicenda che lo vede indagato dalla Procura di Firenze. E nega che siano avvenuti incontri sessuali, ma solo sedute di fisioterapia: "Il Salaria sport village (dove si sarebbero svolti gli incontri secondo le intercettazioni, ndr) - ha spiegato Bertolaso - è uno dei centri sportivi più grossi di Roma, al cui interno c'è anche una struttura per fisioterapia e Francesca (la donna di cui si parla nell'intercettazione, ndr) è una persona perbene, molto brava, cui ricorrevo per lo stress che, per il lavoro che faccio, ogni tanto mi colpisce". "Ho sempre impostato - ha aggiunto - il mio lavoro di servitore dello Stato cercando di garantire la massima trasparenza e di mettere davanti a tutto la sicurezza dei cittadini. È un'accusa forte per chi come me s'è sempre impegnato per gli altri". Bertolaso ha poi aggiunto "lasciamo Berlusconi fuori da questa storia". E infine: "Non dobbiamo assolutamente allentare la guardia. Le mie vicende personali non devono riguardare le emergenze". Ma il gip Rosario Lupo scrive nell'ordinanza che "dai colloqui intercettati, dagli incontri avvenuti tra il sottosegretario Guido Bertolaso e l'imprenditore Diego Anemone, è emerso che lo stesso Bertolaso intrattiene rapporti diretti con l'imprenditore con il quale spesso si incontra di persona; in previsione di taluni di questi incontri Anemone si è attivato alla ricerca di denaro contante, tanto che gli investigatori ritengono che abbia una certa fondatezza ritenere che detti incontri siano stati finalizzati alla consegna di somme di denaro al Bertolaso". Berlusconi: "I pm si vergognino". "Le persone di buon senso la pensano come me e di questa cosa ne sono convinto". Silvio Berlusconi si schiera a fianco di Guido Bertolaso e attacca duramente i pm. "Si vergognino, si vergognino", ripete il presidente del Consiglio. "Una persona come Bertolaso che ha fatto così bene per l'Italia e per gli italiani - prosegue - non può essere accusata in questo modo". "È assurdo andare a sollevare un problema di questo genere", sostiene il premier, per una persona che, sottolinea più volte, "ha fatto così bene per l'Italia". A questo proposito, Berlusconi ha citato, tra l'altro, l'operato di Bertolaso soprattutto in Abruzzo e nella soluzione dell'emergenza rifiuti a Napoli.
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2010-03-05 Appalti, svolta nell'inchiesta Piscicelli e Cerruti in arresto Due nuove ordinanze di custodia cautelare per la scuola dei Marescialli: arresti anche per l'imprenditore Piscicelli e l'avvocato Cerruti, quest'ultimo ai domiciliari NOTIZIE CORRELATE Scuola Marescialli, l'inizio della storia FIRENZE - L'inchiesta sugli appalti e le grandi opere, almeno a Firenze dove sono rimasti il filone che riguarda la questione della scuola Marescialli di Castello, la costruzione dei Grandi Uffizi e dell’auditorium del Maggio, arriva ad una prima svolta per quanto riguarda la scuola Marescialli. Due le nuove ordinanze di custodia cautelare spiccate dalla procura di Firenze: in manette sono finiti Francesco De Vito Piscicelli, l'imprenditore che secondo gli atti dell'inchiesta, sarebbe l'anello di collegamento tra la Ferratella e la Btp (e quello che rideva insieme al cognato del terremoto all'Aquila) e l’avvocato romano Guido Cerruti, dello studio legale che curava gli affari della scuola dei Marescialli e dei Nuovi Uffizi grazie ai suoi rapporti con il Ministero. L’avvocato romano Guido Cerruti si trova agli arresti domiciliari. L’arresto di Cerruti sarebbe legato alla vicenda dell’appalto per la scuola marescialli dei carabinieri, a Firenze. Nell’ordinanza, l’ipotesi di reato contestata sarebbe corruzione. La notizia dell’arresto è stata confermata dal legale di Cerruti, l’avvocato Vincenzo Dresda: "Non posso aggiungere dettagli - ha detto - ancora non ho letto l’ordinanza". Nell’ambito dell’inchiesta Cerruti compare in più intercettazioni telefoniche con vari indagati. Per quanto riguarda Firenze il suo ruolo emerge, oltre che nell’appalto per la nuova Scuola marescialli dei carabinieri, anche per un interessamento per i lavori per l’ampliamento della Galleria degli Uffizi. Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dalla magistratura di Firenze anche nei confronti dell’imprenditore Francesco Piscicelli, già indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per i cosiddetti "Grandi eventi". Al momento dell’emissione del provvedimento l’imprenditore si trovava all’estero ed è rientrato appositamente a Roma per costituirsi. L’imprenditore sarà condotto al carcere romano di Regina Coeli. NEGLI ATTI - Sulla scuola marescialli di Castello le trattative per fare rientrare la Baldassini e Tognozzi nel cantiere andavano avanti da mesi. Alla fine del 2008 la situazione sembrava arrivata a una fase di stallo. Era arrivata la sospensiva del lodo che dava ragione alla Baldassini-Tognozzi-Pontello (Btp). Si ferma tutto di nuovo e Riccardo Fusi, patron del colosso delle costruzioni Btp, si lamenta con Francesco Giuffrida, consigliere delegato Btp: "Noi siamo arrivati al precetto, loro hanno fatto ricorso chiedendo la sospensiva. Primo caso nella vita che è stata accettata e l’hanno rimandata al 2012. L’hanno pilotata, il giudice ha dato la sospensiva". Ma poi qualcosa inizia a muoversi. A gennaio di quest’anno cambia tutto: arriva l’atto di precetto per l’esecuzione del lodo favorevole alla Btp. E Fabio De Santis, provveditore alle opere pubbliche della Toscana, si agita, vuole accelerare le pratiche per concludere tutto in fretta. L’avvocato Guido Cerruti, che sta seguendo la pratica della scuola grazie ai suoi rapporti con il ministero, teme che con il riconoscimento di un danno economico sia all’Astaldi che alla Grandi Lavori Fincosit, si arrivi a un "bagno di sangue" per le casse dello Stato: "Se non ci si mette d’accordo qui si rischia veramente, che lo Stato, l’Erario piglia un bagno di sangue che non finisce più". Il 21 dicembre De Santis chiede di proporre al vice capo di gabinetto del Ministero di nominare una terza commissione "per rilasciare in breve tempo un autorevole ed insindacabile parere per sbloccare la questione nell’ottica di arrecare meno danno possibile a tutte le parti in causa". "ENTRO MARZO RIAVRO' IL CANTIERE" - Il 27 gennaio Fusi esulta all’uscita di una riunione al Provveditorato, dove gli hanno chiesto di rinunciare al lodo arbitrale. Al telefono dice a Giuffrida che gli hanno assicurato che entro marzo riavrà il cantiere della scuola marescialli di Castello: "Insomma son contento perché si sta facendo un lavoro nell’interesse dello Stato ma che potrebbe riportare il cantiere a Firenze e quindi fare una cosa fatta bene per tutti perché qui si parlerebbe di riprendere il cantiere, loro parlano dei primi di marzo". Fusi spiega gli è stato proposto il riaffidamento del cantiere con gli stessi termini contrattuali originari del 2001 a cui vanno aggiunti "una serie di adeguamenti" su cui bisogna fare particolare leva: "Noi si sta parlando di riprendere il contratto del 2001. Se ci si mette ora a fare il computo perché poi non si finisce più perché tra l’altro ci hanno già detto che noi si ritorna in origine del contratto originario poi ci sono tutta una serie di adeguamenti e lavoreremo lì". Qualche giorno prima De Santis e Maria Pia Pallavicini (dirigente del ministero delle Infrastrutture) stanno già parlando della posizione di 7 liberi professionisti destinatari di incarichi per la scuola marescialli. Pallavicini: "Allora io ho l’elenco dei 7 liberi professionisti per Firenze, tu li hai verificati tutti? Albanesi, Carpenzano, Ciminna, Schena, Frasca, Albanesi e Zaninelli?". De Santis conferma che sì, "c’è tutta la relazione di Fittipaldi sulla congruità, sul taglio rispetto alle parcelle, sulla convenienza". 04 marzo 2010(ultima modifica: 05 marzo 2010)
Il personaggio / Francesco De Vito Piscicelli Quando dissero: "Partiamo, non c'è un sisma al giorno" "Questa notte ridevo nel letto", pronunciato con la tv accesa che trasmetteva le immagini dell’Aquila devastata * NOTIZIE CORRELATE * Appalti, svolta nell'inchiesta. Piscicelli e Cerruti in arresto (4 marzo 2010) Il personaggio / Francesco De Vito Piscicelli Quando dissero: "Partiamo, non c'è un sisma al giorno" "Questa notte ridevo nel letto", pronunciato con la tv accesa che trasmetteva le immagini dell’Aquila devastata FIRENZE - La frase, quella frase, l’ha sempre smentita. Francesco De Vito Piscicelli ha fama di essere "un tipo sveglio", così lo definisce Angelo Balducci in una delle tante intercettazioni. E il 10 febbraio, quando cominciarono a girare i contenuti dell’ordinanza d’arresto che riguardava la "cricca", e che lo vedeva indagato per corruzione, capì subito che gli sarebbe rimasto addosso un marchio d’infamia. "Questa notte ridevo nel letto", il tutto pronunciato con la televisione accesa che trasmetteva le immagini dell’Aquila devastata dal terremoto. Anche adesso, che tocca a lui, un rientro precipitoso dall’Argentario per consegnarsi ai carabinieri di Roma, il suo avvocato Vincenzo Dresda si preoccupa di precisare ancora: "Guardi che non ha mai detto quelle cose". Ci sarebbe altro a cui pensare, con il legale che passeggia davanti alla sede dell’Arma, aspettando un cliente destinato al carcere. Ma certe cose sono persino più pesanti dell’accusa di essere corrotto e di aver corrotto. Rimangono per sempre, non solo agli atti ma nella memoria. "Non ho avuto la prontezza di chiudere il telefono. E ora mi pesa sulla coscienza". Scrisse una lettera aperta a L’Aquila per scusarsi di quelle risate sulle tragedie altrui. Quando a poche ore dalla scossa lui, direttore tecnico dell’impresa Opere Pubbliche e Ambiente spa, parlava con il cognato Pierfrancesco Gagliardi. Quest’ultimo lo invitava a occuparsi "di 'sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito... non è che c’è un terremoto al giorno". E gli investigatori annotavano "io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro al letto". Disse che era un errore nelle intercettazioni, era il cognato a parlare, un tipaccio dal quale si dissociava. "A causa sua non vedo più mia sorella e mio nipote. Ma, per onestà, devo dire che quello è il suo solito linguaggio cinico da torinese dissacrante che usa anche con suo figlio". Servì a poco. Smentita tardiva. Pochi giorni dopo, si seppe che altre frasi infelici erano state registrate, sempre con il cognato, del quale non sapeva precisare che mestiere facesse. L’oggetto dell’ilarità andava retrodatato al dicembre 2008, al suicidio dell’assessore napoletano Giorgio Nugnes, coinvolto nello scandalo di Global service. "Va buo’ ... non lo processano più" disse Gagliardi. E Piscicelli fece una risata "lunga e sonora", annotarono i carabinieri in ascolto. Romano, impresario edile strettamente collegato a Diego Anemone, è un grande frequentatore del sottobosco della Capitale. Uno che "butta sangue ", parole sue, per accreditarsi presso politici e notabili. Pare funzioni. La sua ditta, nonostante sia di media grandezza, non certo un colosso, è riuscita nel corso degli anni ad aggiudicarsi appalti piuttosto importanti. L’Aquila, La Maddalena, e in passato una caserma della Guardia di Finanza in Sardegna, un’ala della scuola di Polizia a Nettuno, e soprattutto la piscina dei mondiali di nuoto del 2009, finita anch’essa nell’inchiesta sulle Grandi Opere. Un’ascesa continua. Fino a quelle risate, e a questa notte. Marco Imarisio 05 marzo 2010
inchiesta sulla protezione civile / Parla il nigeriano cacciato dal Vaticano L'ex corista: "Così conobbi Balducci" "Me lo presentò un escort". Colino, Maestro emerito della Basilica di S. Pietro: un angelo, non credo a ciò che leggo * NOTIZIE CORRELATE * Balducci, festini e prostituzione maschile. Il Vaticano caccia il corista nigeriano (3 marzo 2010) inchiesta sulla protezione civile / Parla il nigeriano cacciato dal Vaticano L'ex corista: "Così conobbi Balducci" "Me lo presentò un escort". Colino, Maestro emerito della Basilica di S. Pietro: un angelo, non credo a ciò che leggo ROMA - "Lui è un grande tenore, lui canta come un angelo, anzi Thomas è un angelo. Sa che cosa mi diceva sempre? Il mio posto è in Paradiso, alla mia morte voglio andare lassù... Insomma, io lo conosco, è un uomo retto. Perciò non posso credere ai giornali...". Pablo Colino, Maestro di Cappella emerito della Basilica di San Pietro, ha diretto a lungo il coro della Cappella Giulia, dove Thomas E. cantava fino a tre giorni fa, prima cioè di essere cacciato dal Vaticano per il deflagrare dello scandalo. Il quarantenne corista nigeriano, però, l’altro giorno ha deciso di raccontare tutto a Panorama, oggi in edicola. Il settimanale lo chiama Mike, perché così lui figura nelle intercettazioni dei Ros. Ecco la sua versione sui rapporti a luci rosse con l’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Angelo Balducci, in carcere con l’accusa di corruzione: "Balducci? Me lo presentò un amico italiano che faceva l’escort, più di 10 anni fa. Mi propose di andare con lui, ma io inizialmente non accettai, a me piacciono le donne". Thomas all’epoca faceva il cameriere a Trastevere, aveva perso i genitori e doveva aiutare due sorelle e quattro fratelli. Continua: "Balducci conosceva i miei problemi, io non sapevo che lavoro facesse, ma mi diceva che mi poteva aiutare". Così - scrive Panorama - il ragazzo alla fine cedette e accettò 100 mila lire per un incontro intimo. Il tenore, adesso, è disperato: "Che c’entro io con la corruzione? Ma se mi hanno ascoltato per tutti questi mesi, perché non ci sono le chiamate dove dico a Balducci che non volevo più procurargli uomini per i suoi incontri?". Solo adulti consenzienti, però, chiarisce a Panorama: "Per Balducci un ragazzo di 26, 27 anni era già troppo giovane. Preferiva incontrare persone mature, dai 40 in su". Proprio questo sarebbe stato il compito dell’insospettabile corista: "Mi chiese se potevo aiutarlo a procurargli altri uomini. Mi disse che era sposato e che doveva farlo in gran segreto". E ancora: "Lui domandava e io eseguivo. In cambio ogni tanto mi sganciava 50 o 100 euro, mai più di 1.000, 1.500 all’anno... a volte chiedeva anche due incontri al giorno". L’accordo va avanti per quasi un lustro e gli incontri si sarebbero consumati nella casa dell’ex tenore, due stanze in affitto (650 euro al mese) vicino alla Nomentana. I condòmini del palazzo, però, interpellati dal Corriere, giurano di non aver mai visto Balducci in giro. E difendono Thomas a spada tratta: "È un ragazzo d’oro, sempre elegante, discreto, vive qui da 10 anni, due anni fa ha avuto un tremendo incidente col motorino, da allora soffre di cuore, ma per fortuna ha continuato a cantare. Ha cantato anche a Natale davanti al Papa, era felicissimo per questo...". A gennaio scorso, l’ex corista e Balducci si sarebbero visti per l’ultima volta: "Gli procurai un escort ungherese, un quarantenne moro. Vennero come sempre a casa mia". Cinque giorni prima dell’arresto, infine, Balducci ritelefona: "Voleva passare a bere un caffè con un suo amico, ho rifiutato, non mi andava di vederlo". Fabrizio Caccia 05 marzo 2010
INTERVENTO alla presentazione della relazione annuale della Corte dei Conti europea Schifani: rafforzare lotta alla corruzione "Scossa la fiducia nelle istituzioni pubbliche, il ruolo dei meccanismi di controllo appare più che mai cruciale" INTERVENTO alla presentazione della relazione annuale della Corte dei Conti europea Schifani: rafforzare lotta alla corruzione "Scossa la fiducia nelle istituzioni pubbliche, il ruolo dei meccanismi di controllo appare più che mai cruciale" Schifani (Milestone) Schifani (Milestone) ROMA - La fiducia nelle istituzioni è scossa, va rafforzata la lotta alla corruzione. Il monito arriva dal presidente del Senato Renato Schifani, che ha parlato alla presentazione della relazione della Corte dei Conti europea sul bilancio 2008. MECCANISMI DI CONTROLLO - "In un momento come l'attuale ove così scossa è la fiducia nelle istituzioni pubbliche, il ruolo dei meccanismi di controllo, delle istituzioni di garanzia, appare più che mai cruciale per rafforzare le fondamenta stesse delle istituzioni democratiche" ha detto Schifani a Palazzo Giustiniani, sottolineando che "più incisiva ed efficace deve divenire la lotta contro ogni fenomeno di corruzione e di uso distorto delle risorse pubbliche". MEZZOGIORNO - Il presidente del Senato ha dedicato una parte del suo intervento al sud Italia: "Le risorse che provengono dal bilancio comunitario rappresentano, specie per quanto riguarda le regioni del Mezzogiorno, uno strumento indispensabile di rilancio e di sviluppo. La sfida della coesione nazionale e del rilancio complessivo della nostra economia passa per lo sviluppo del Mezzogiorno". Quindi cita le frasi di Napolitano che a Bruxelles ha chiesto di non ridurre gli aiuti: "Come ha ricordato il presidente un semplice taglio dei fondi destinati alle regioni del sud sarebbe un grave errore, poiché è nel comune interesse europeo promuovere le risorse materiali e umane del sud Italia". CALIPARI - Nell'occasione del quinto anniversario della morte di Nicola Calipari, Schifani ha inviato al capo della polizia Antonio Manganelli: "Desidero esprimere il mio plauso che rende omaggio a Calipari, al suo grande coraggio e al suo profondo spirito di servizio. Il mio auspicio è che questo riconoscimento verso un alto funzionario dello Stato, caduto per difendere con generosità ed eroismo il rispetto dei valori fondamentali in cui crediamo, rappresenti un richiamo per tutti a una rinnovata e ferma condanna di ogni forma di violenza e alla diffusione di una cultura della pace, della solidarietà e del rispetto". A Roma, alla Scuola superiore di polizia, sarà inaugurata un'aula didattica intitolata al dirigente del Sismi ucciso in Iraq nel 2005. Redazione online 04 marzo 2010
2010-02-28 perugia - IL gip: la competenza è nostra G8, "escort e favori per spartire la torta" perugia - IL gip: la competenza è nostra G8, "escort e favori per spartire la torta" PERUGIA — "Lo spostamento di competenza è dunque doveroso". Il giudice Paolo Micheli usa poche parole per ufficializzare, nell'ordinanza di custodia cautelare, che toccherà alla procura di Perugia occuparsi del "sistema gelatinoso" degli appalti dei grandi eventi gestito dalle quattro persone arrestate il 10 febbraio. Nelle 178 pagine del documento, il gip perugino punta sull’"associazione per delinquere" tra Diego Anemone, Angelo Balducci e Fabio De Santis. Secondo lui, in questo sodalizio "rientrava necessariamente ogni iniziativa che mirasse a garantire l'impunità dalle corruzioni, comprese quelle di attingere a notizie riservate, sì da vanificare eventuali indagini in corso". E così la figura dell'ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro — accusato di concorso in corruzione assieme al figlio Camillo e ai due "procacciatori di notizie, l'imprenditore Manuel Messina e l'avvocato Edgardo Azzopardi" — si legherebbe a quella dei personaggi arrestati in precedenza: particolare decisivo per tutte le inchieste, dal G8 della Maddalena all'aeroporto di Perugia ai Mondiali di nuoto di Roma. Dunque, lo spostamento di competenza diventa "doveroso" e Perugia titolare di quasi tutti i faldoni. Il quarto arrestato, Mauro Della Giovampaola, è accusato con gli altri di concorso in corruzione: reato che "deve perciò ritenersi connesso a quello ascritto ad Achille Toro". Lo scenario che descrive è fatto di "remunerazione con sesso", di corruzione, di prostitute russe e di altre "da tangenziale". Non solo "il pubblico ufficiale è a libro paga del privato ma anche il privato dà la sua costante disponibilità al potente interlocutore". Insomma, "un quadro emblematico della gestione della cosa pubblica" quando si tratta di "spartirsi la torta". Nell'ordinanza con la quale conferma in carcere (per 3 mesi) l'imprenditore romano Diego Anemone, l'ex presidente del consiglio dei Lavori pubblici Angelo Balducci e gli altri funzionari Fabio De Santis eMauro Della Giovampaola, Micheli più volte ripete che "non spetta al gip" stabilire la veridicità omeno di alcune accuse, come quelle rivolte a Toro. Ma è inflessibile quando sulle dichiarazioni rese ai magistrati da Balducci e Della Giovampaola. E se Balducci aveva sostenuto come i benefit fossero previsti dai capitolati d'appalto, il gip osserva che "non si vede perché i pubblici ufficiali avrebbero dovuto continuare a beneficiarne in eterno". Di Balducci e "della struttura a lui facente capo", sostiene il gip, "Anemone ha la possibilità di disporne pressoché a piacimento". Della Giovampaola aveva "escluso di essere mai stato con una donna a pagamento": invece, è scritto nell'ordinanza, è "assolutamente consolidato" il "metodo di remunerazione" con sesso da parte di Anemone. "Le conversazioni acquisite dimostrano che Anemone ha procurato prostitute a Della Giovampaola". Della serata a Venezia del 17 ottobre 2008, ci sono indicazioni a una escort su albergo per una serata da organizzare "per Fabio e pure per quell'altro". E in un'altra telefonata ecco la descrizione di una escort fatta da tale Luigi Marro a Rossetti: "Una è russa, occhi azzurri, capelli biondi, non è la Schiffer però è una che sta bene…". La mattina del 19 ottobre, lo stesso Della Giovampaola si lamenta con Daniele Anemone: "Una robetta da tangenziale…". Insomma, "Della Giovampaola ha palesemente mentito negando l'evidenza". E "il delitto di corruzione è connotato da gravi indizi di colpevolezza a carico di tutti gli indagati", adesso attesi da nuovi interrogatori di garanzia. Alessandro Capponi 28 febbraio 2010
2010-02-24 Blitz per i lavori ai Nuovi Uffizi Perquisito l’ufficio di De Santis Ispezione della Banca d’Italia all’istituto di credito guidato da Verdini Protezione civile - L’inchiesta Blitz per i lavori ai Nuovi Uffizi Perquisito l’ufficio di De Santis Ispezione della Banca d’Italia all’istituto di credito guidato da Verdini Angelo Balducci e l'ingegnere Fabio De Santis (Ansa) Angelo Balducci e l'ingegnere Fabio De Santis (Ansa) FIRENZE—Ieri mattina i carabinieri del Ros si sono presentati un’altra volta al numero 15 di via de’ Servi, vicino al Duomo. Dagli uffici del Provveditorato alle opere pubbliche della Toscana e dell’Umbria, i militari hanno portato via nuovi documenti che si aggiungono ai già numerosi atti dell’inchiesta sugli appalti. L’ufficio è quello guidato da Fabio De Santis, una delle quattro persone arrestate il 10 febbraio scorso. Le carte portate via dai carabinieri riguardano i lavori per i Nuovi Uffizi, il raddoppio del museo per il quale era stato nominato "soggetto attuatore" (cioè responsabile) Mauro Della Giovampaola, un altro degli arrestati. Ed il cantiere per la scuola marescialli di Firenze, un appalto prima affidato alla Btp dell’indagato Riccardo Fusi e poi finito al centro di una serie di ricorsi che di fatto ha bloccato l’opera. Inoltre, secondo quanto si apprende, la Banca d’Italia ha predisposto un accertamento ispettivo presso il Credito cooperativo fiorentino e sta collaborando con i magistrati. Si tratta dell’istituto guidato da Denis Verdini, coordinatore del Pdl, anche lui finito nel registro degli indagati. Sono proprio questi i filoni che rimarranno di competenza della procura fiorentina. Il resto dell’inchiesta è stato trasferito a Perugia, visto il coinvolgimento dell’ormai ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro. Proprio ieri i magistrati di Firenze che coordinano l’inchiesta si sono incontrati con i loro colleghi umbri per perfezionare il trasferimento dei fascicoli. Prima, però, il pool fiorentino che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione ha fatto il punto sulla parte di propria competenza. Il procuratore capo Giuseppe Quattrocchi dribbla le domande sulle altre ordinanze pendenti da giorni: "Stiamo lavorando su altre cose, da tempo. Vedremo quali sbocchi avranno i novi esiti investigativi". E preferisce smussare gli spigoli con la procura di Roma, dopo lo scontro dei giorni scorsi, sostenendo che "si è recuperato il clima di rispetto, stima e collaborazione reciproca che c’è sempre stato". Sempre ieri a Firenze è andata praticamente deserta l’udienza al tribunale del riesame. L’unico ad aver presentato ricorso e a non fare poi marcia indietro è stato proprio il provveditore alle opere pubbliche De Santis. Ma dalle carte depositate emerge qualche altro dettaglio sugli interrogatori di garanzia del 12 febbraio scorso. Angelo Balducci e Diego Anemone sostengono che i viaggi a Berlino e Madrid non erano una fuga all’estero ma una vacanza programmata da tempo. Mentre Della Giovampaola chiama di nuovo in causa Guido Bertolaso facendo mettere a verbale che "tutte le imprese al G8 hanno avuto rapporti " con il capo della Protezione civile. Dovrebbe arrivare entro venerdì la decisione del gip umbro sulla richiesta di rinnovo della custodia cautelare per i quattro arrestati. A loro i pm perugini contestano solo il reato di concorso in corruzione, mentre per l’ex procuratore Toro l’accusa è di corruzione, favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio. Nei giorni scorsi anche la procura dell’Aquila aveva chiesto a Firenze gli atti dell’inchiesta. In Abruzzo i fascicoli non sono ancora arrivati. "Ma siamo sicuri—dice il procuratore Alfredo Rossini—che manterranno la parola data". Lorenzo Salvia 24 febbraio 2010
2010-02-23 Brunetta: "Già fatta la riforma della pubblica amministrazione, non ne se è accorto" Montezemolo: c'è corruzione perché la politica non ha fatto riforme adeguate Il presidente della Fiat: "La lotta alla corruzione è impresa titanica". Marcegaglia: "Riforme dopo il voto" Brunetta: "Già fatta la riforma della pubblica amministrazione, non ne se è accorto" Montezemolo: c'è corruzione perché la politica non ha fatto riforme adeguate Il presidente della Fiat: "La lotta alla corruzione è impresa titanica". Marcegaglia: "Riforme dopo il voto" Luca Montezemolo (Newpress) Luca Montezemolo (Newpress) ROMA - La politica non ha fatto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello Stato. È l'analisi di Luca Montezemolo riguardo quella che da molti viene considerata la Tangentopoli 2. "La lotta alla corruzione è un'impresa titanica", ha detto il presidente della Fiat e dalla Luiss inaugurando a Roma la nuova School of Government della Libera università internazionale degli studi sociali, "ma il Paese deve reagire evitando di autoflagellarsi. La politica ha la precisa responsabilità di non avere introdotto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello Stato". NAPOLITANO - All'inaugurazione era presente anche il presidente della Repubblica. Ai giornalisti che gli chiedevano di commentare gli sviluppi delle inchieste sugli appalti alla Maddalena, Giorgio Napolitano ha risposto: "Chiedete ad altri". IMPRESA TITANICA - Secondo Montezemolo, "è nella riforma dello Stato e delle istituzioni che possiamo vedere una soluzione strutturale al gigantesco problema della corruzione. Fin tanto che l'azione dello Stato non sarà resa più efficiente e trasparente, fin tanto che gli spazi di intermediazione fra la società civile e la cosa pubblica saranno molteplici e confusi, fin tanto che il cittadino non avrà la possibilità di poter contare su una pubblica amministrazione pienamente funzionale e responsabile, le occasioni per il malaffare si sprecheranno". "SOCIETÀ FAI DA TE" - "Dove lo Stato non funziona", ha aggiunto il presidente della Fiat, "si afferma inevitabilmente quella "società fai da te" dove ognuno si sente autorizzato ad arrangiarsi come meglio può e dunque anche attraverso il ricorso alla corruttela". Ma, ha detto Montezemolo, "bisogna evitare di pensare che le colpe della corruzione siano tutte nella politica, perché anche in altri settori esistono fenomeni di malaffare che affliggono la nostra vita pubblica. Il compito di una politica alta e responsabile non può che tornare a essere quello delle riforme". MARCEGAGLIA - All'inaugurazione alla Luiss era presente anche Emma Marcegaglia. "Dopo le regionali", ha dichiarato la presidente della Confindustria, "le forze politiche si mettano insieme per fare le grandi riforme, a partire da quella della pubblica amministrazione. Non si può più aspettare. Non ci possiamo rassegnare al declino e stare fermi in una sorta di immobilismo". BRUNETTA - A Montezemolo e Marcegaglia ha subito replicato Renato Brunetta. "La riforma della pubblica amministrazione è già stata fatta", ha detto il ministro. "Forse Montezemolo, che è impegnato a lavorare nelle sue aziende, non è stato informato. Gli manderò la mia riforma e i piani di implementazione". Redazione online 23 febbraio 2010
INTERVENTO A PIETRASANTA Fini: dopo il voto, le riforme "Non c'è Tangentopoli bis" Appello del presidente della Camera ai Poli: "Dopo marzo un disegno di riforma della Costituzione" INTERVENTO A PIETRASANTA Fini: dopo il voto, le riforme "Non c'è Tangentopoli bis" Appello del presidente della Camera ai Poli: "Dopo marzo un disegno di riforma della Costituzione" Il presidente della Camera Fini (Ap) Il presidente della Camera Fini (Ap) MILANO - Dopo le Regionali, riforme condivise. È l'appello-auspicio che il presidente della Camera Fini rivolge ai Poli. "Spero che, finita la consultazione elettorale di marzo, si parta finalmente con un disegno di riforma della Costituzione partendo da ciò che si può fare con una larga condivisione" dice il numero uno di Montecitorio durante un incontro al Teatro Comunale di Pietrasanta. Fini torna anche sulle indagini che riguardano grandi eventi e appalti, sostenendo di non ritenere che si tratti di una "nuova tangentopoli" ma di un "fenomeno di malcostume diffuso". "Non è sufficienti essere arrestati - è l'opinione di Fini - per essere automaticamente dei delinquenti". I magistrati che indagano sulle inchieste sul G8 e sull’Aquila si devono vergognare, come ha detto il premier Silvio Berlusconi?, chiedono al presidente della Camera. "No", risponde Fini. "È notorio che il capo del governo usa espressioni molto dirette, perché ritiene di essere al centro di un particolare accanimento da parte di alcune procure: ma al netto di questa espressione, che lascia il tempo che trova, il compito della politica è quello di riformare la cosa pubblica e quindi sì garantire che ci sia una giustizia in tempi brevi e certi, ma anche che ci sia una giustizia autenticamente giusta, basata su quell’equilibrio necessario che oggi molte volte non c’è". LISTE PULITE - Il numero uno di Montecitorio lancia anche la sua personale proposta sulle "liste pulite" andando oltre il piano di Berlusconi di escludere dalle elezioni i candidati corrotti. "Se domani - è il pensiero del co-fondatore del Pdl - il Parlamento approvasse col voto di tutti una leggina per cui chi è condannato con sentenza definitiva per reati contro la Pubblica Amministrazione per 5 anni non si può candidare, la pubblica opinione direbbe "meno male", reagirebbe positivamente, e le istituzioni politiche acquisterebbero un tassello di fiducia in più rispetto a oggi". "PIANO ANTICRISI? PRONTO A LAVORARE" All'appello di Fini sulle riforme condivise risponde in breve tempo il leader del Pd Pier Luigi Bersani: "Le elezioni sono importanti ma c'è un Paese - spiega il segretario dei democratici -. Le riforme se condivise possono essere fatte prima, dopo e durante ma la questione è: di cosa stiamo parlando. Quando si parla di riforme arrivano cose strane in Parlamento". "Io farei da subito - aggiunge Bersani - qualche buona operazione sull'economia con delle riforme. Ed invece da due mesi in Parlamento arrivano cose stravaganti". Alle riforme, sostiene il leader Pd, bisogna "dare un nome e un cognome: parliamo di un piano nazionale anticrisi? Sono d'accordo e pronto a lavorare da subito". Laconico il commento del leader dell’Idv, Antonio di Pietro: le riforme da fare sono molte, secondo l'ex pm, che però sottolinea: "Di questo governo non mi fido". "L'invito ad aprire un confronto - afferma di Pietro replicando agli auspici del presidente della Camera Gianfranco Fini - sui temi istituzionali è destinato a cadere nel vuoto perché la reale volontà del governo, fino ad oggi, è stata quella di calpestare i principi della Costituzione adattandola agli interessi dei soliti furbetti del quartierino e di utilizzare il Parlamento a proprio uso e consumo. Si continua a parlare di riforme ma - conclude l’ex pm - le uniche proposte che abbiamo visto sono le stesse contenute nel progetto della P2: pieno controllo e abolizione della libertà di stampa, subordinare il potere giudiziario a quello legislativo e indebolire il sindacato". Redazione online 22 febbraio 2010(ultima modifica: 23 febbraio 2010)
Ma per il premier c'è prima la giustizia Nuovo fronte con il cofondatore Il presidente della Camera irrita Berlusconi, la strategia resta opposta. Bondi: rimuovere macigno della giustizia * NOTIZIE CORRELATE * Fini: dopo il voto, riforme condivise (22 febbraio 2010) Il retroscena Ma per il premier c'è prima la giustizia Nuovo fronte con il cofondatore Il presidente della Camera irrita Berlusconi, la strategia resta opposta. Bondi: rimuovere macigno della giustizia Berlusconi (Ansa) Berlusconi (Ansa) ROMA - Non devono essersi capiti. E l’ennesima incomprensione rischia di aprire una nuova e pericolosa conflittualità tra Berlusconi e Fini. Perché l’ultima volta che si sono trovati a discuterne, i cofondatori del Pdl hanno convenuto sulla necessità di aprire una "fase costituente" dopo le Regionali, così come ha detto ieri il presidente della Camera e come a più riprese ha annunciato il presidente del Consiglio. Peccato che i due siano divisi sulla strategia da adottare. E il loro ultimo colloquio ha misurato la distanza che li separa. In quell’occasione il presidente della Camera aveva invitato il premier a iniziare la stagione delle riforme dai temi sui quali sarebbe più facile trovare l’intesa con le forze di opposizione: da un clima di confronto - a suo dire - non solo ne trarrebbe beneficio il governo, che avrebbe garantita una navigazione meno perigliosa in Parlamento, ma si aprirebbe anche la strada a un’intesa bipartisan sul nodo più spinoso, la giustizia. Il Cavaliere aveva rigettato la tesi, convinto invece che sulle riforme si debba partire proprio dalla giustizia, e non solo per ristabilire subito i confini costituzionali tra il potere politico e la magistratura, ma anche perché - memore di quanto accaduto in Bicamerale - non si fida delle promesse della sinistra. Insomma, non devono essersi capiti. O forse ieri Fini ha voluto far capire per tempo a Berlusconi che su questo punto è intenzionato a far valere le proprie ragioni, quando verrà il momento. Ed è vero che da trent’anni la retorica delle riforme riempie i volumi degli atti parlamentari, che ogni legislatura è segnata dai buoni propositi di maggioranza e opposizione, ma - così come in passato - la sola evocazione del tema rischia di compromettere gli equilibri politici. Così è bastato che ieri la terza carica dello Stato auspicasse "subito dopo le Regionali " l’avvio di un confronto sui temi che registrano "larga condivisione", per provocare l’aumento del moto ondoso nel Pdl. Fini ha ripetuto in pubblico quanto aveva detto al premier in privato: "Cominciamo dalla riforma delle Camere, che comporta anche la riduzione del numero dei parlamentari ", per passare poi alla revisione dei poteri del presidente del Consiglio. La giustizia in coda. Ecco, proprio l’esatto contrario di quello che vuole fare il Cavaliere. Lo dice senza mezzi termini Bondi, che certo spera dopo le elezioni in un "confronto positivo con il Pd, così come ha sempre desiderato Berlusconi. Ma", appunto, "ma è indispensabile sciogliere subito il nodo della giustizia ". Il fedelissimo del Cavaliere ne fa una questione pregiudiziale, "è fondamentale " avvisa, siccome "il sistema è inchiodato da quasi venti anni su questo problema, a causa di quella parte politicizzata della magistratura che condiziona la politica, provocando uno scontro permanente". Bondi è il pennino del sismografo berlusconiano, ed è evidente che le parole di Fini abbiano fatto registrare una scossa a palazzo Chigi. È all’inquilino di Montecitorio che il ministro dei Beni culturali infatti si rivolge, quando sottolinea che "se non si togliesse il macigno della giustizia dal sentiero, il rischio sarebbe quello di affidare al vento tutti i buoni propositi, e al contempo di infastidire i cittadini, stanchi di sentir parlare a vuoto di riforme". Bondi espone la linea del premier, irritato per la sortita del presidente della Camera, ma intenzionato a non aprire questo fronte alla vigilia delle urne. Sarà il risultato delle Regionali a dettare di fatto l’agenda di governo e delle riforme, e da unmese i sondaggi segnalano un trend negativo per il Pdl, che nei report riservati di Ipsos è sceso dal 37,8% al 36,4%, a fronte di un’avanzata della Lega ben oltre il 10%, e con il Pd che viene valutato al 29,8%. Perciò Berlusconi preferisce glissare, affidando ad altri il proprio verbo. Non è un caso se dieci giorni fa il Guardasigilli ha annunciato la presentazione della riforma costituzionale della giustizia "al primo Consiglio dei ministri dopo le elezioni". Se il titolare della Farnesina, Frattini, ha rilanciato a ruota il tema del "presidenzialismo " che sembrava accantonato, se ieri un altro "azzurro", Valducci, ne ha fatto cenno replicando a Fini: "Ben vengano le riforme condivise, ma non saremo ostaggio dei veti". I "cofondatori" del Pdl non devono essersi capiti, o forse ieri il presidente della Camera ha fatto capire quel che il ministro Rotondi rivela candidamente, e cioè che "le agende di Fini e Berlusconi sulle riforme sono inconciliabili. Basti pensare che il primo sulla legge elettorale vorrebbe tornare ai collegi uninominali, mentre il secondo vorrebbe blindare e santificare il modello attuale. La verità è che ognuno canta il proprio spartito, e se si mettessero a farlo in pubblico si rischierebbe di sentire un coro stonato". Non è dato sapere se riusciranno ad accordarsi, è certo che nel Pdl non è il momento di verificarlo, almeno così la pensa La Russa, che si traveste da capo della protezione civile di partito e si adopera per puntellare l’edificio: "Fini è presidente della Camera - minimizza il coordinatore in quota An - e nel suo ruolo istituzionale non poteva che appellarsi alle riforme condivise per far partire il dialogo. Va bene così?". Se va bene a Berlusconi... Francesco Verderami 23 febbraio 2010
"La corruzione è dilagante L'Italia può restare schiacciata" L'allarme dell'ex ministro dell'Interno Pisanu: subito le norme anticorrotti del premier e antimafia. Ma basterà? Il colloquio "La corruzione è dilagante L'Italia può restare schiacciata" L'allarme dell'ex ministro dell'Interno Pisanu: subito le norme anticorrotti del premier e antimafia. Ma basterà? Giuseppe Pisanu (Emblema) Giuseppe Pisanu (Emblema) Una nuova Tangentopoli? L’Italia del 2010 come quella del 1992? "No. Per certi versi, siamo oltre. Allora crollò il sistema del finanziamento dei partiti. Oggi è la coesione sociale, è la stessa unità nazionale a essere in discussione, al punto da venire apertamente negata, anche da forze di governo. Si chiude l’orizzonte dell’interesse generale e si aprono le cateratte dell’interesse privato, dell’arricchimento personale, della corruzione dilagante". "Sono giorni che vado maturando queste parole - dice Giuseppe Pisanu, capo della segreteria politica di Moro, ministro dell’Interno, oggi presidente dell’Antimafia -. Esitavo a dirle, perché mi parevano eccessive. Apocalittiche. Poi mi sono ricordato che in Giovanni il linguaggio apocalittico è l’altra forma del linguaggio profetico. Quindi non credo di esagerare se dico che è il Paese a essere corrotto. C’è la corruzione endemica, denunciata dalla Corte dei Conti; e c’è quella più strutturata e sfuggente delle grandi organizzazioni criminali, tra le più potenti al mondo. In ordine d’importanza: ’ndrangheta, Cosa Nostra, camorra". La ’ndrangheta calabrese più importante della mafia siciliana? "Sì. A Milano controlla il 90% delle cosche. Ogni anno le mafie riversano su tutta l’Italia fiumi di danaro sporco, che vengono immessi nell’economia legale con l’attiva collaborazione di pezzi importanti della società civile: liberi professionisti, imprenditori, banchieri, funzionari pubblici e uomini politici a ogni livello. Tiri le somme, e capirà perché l’Italia è così in basso nelle graduatorie mondiali sulla corruzione e le libertà economiche". Ma dell’inchiesta sulla Protezione Civile che idea si è fatto? "Non parlerei di nuova Tangentopoli. Il contesto è diverso anche se il fango è lo stesso. Speriamo che si arrivi presto alla verità e senza vittime innocenti. Diciotto anni fa furono troppe, e la giustizia pagò i suoi errori perdendo dignità e consenso. Bertolaso è un efficiente manager dello Stato, che ha lavorato bene; mi chiedo però se, fermi restando i suoi grandi meriti, non sia rimasto anche lui vittima della logica dell’emergenza. Lasciamo ai magistrati e agli avvocati la vicenda giudiziaria. Interroghiamoci piuttosto sul dilagare della corruzione pubblica e privata e sui rimedi necessari, prima che disgreghi le basi della convivenza civile e delle istituzioni democratiche". Dice Pisanu che "il Paese rischia di piegarsi sotto il peso dell’illegalità. Non sarei così preoccupato se fossi sicuro della tenuta della società civile e dello stesso patto costituzionale". Non le dice nulla la coltre d’indifferenza calata sulle celebrazioni dei 150 anni dell’unità nazionale? "Nel 1961 celebrammo il centenario all’insegna del miracolo economico e della continuità ideale tra Risorgimento, Resistenza ed europeismo. Oggi l’idea dell’unità nazionale è ridotta a mera oleo g r a f i a , quando non è apertamente negata. Basta guardarsi intorno: crisi generale e immigrazione maldigerita; riletture faziose della storia risorgimentale e serpeggianti minacce di secessione; crescente divario economico e sociale tra il Nord e il Sud del Paese. È un’Italia divisa e smarrita. Non a caso, le indagini sociologiche ci rivelano un 25-30% di italiani reciprocamente risentiti e sempre più distanti gli uni dagli altri. Il peggio è che il risentimento è entrato anche in taluni gruppi politici e, tramite loro, influenza comportamenti istituzionali e prassi di governo ". Pensa alla Lega? "Certo, ma non solo. Anche ai vari movimenti sudisti, da Lombardo alla Poli Bortone a Bassolino: le leghe prossime venture. In generale, è chiaro che, quando si riduce la nozione stessa di bene comune, decade lo spirito pubblico, si allentano i vincoli della legge e si spiana la strada alla corruzione". Quali allora i rimedi? "Si ponga mano subito alle proposte anticorruzione di Berlusconi. Al riordino della pubblica amministrazione. Al taglio dei rapporti incestuosi tra economia e politica. Al regolamento antimafia per la formazione delle liste". Sulla legge anticorruzione molti ministri sono perplessi. "Penso e spero che le perplessità siano state di carattere formale, che non riguardino l’obiettivo della lotta alla corruzione. Ma, posto che queste cose si facciano, non basteranno. Secondo me, si dovrà agire più in profondità: nelle viscere della "nazione difficile", dove il patto unitario e il contratto sociale debbono essere rinnovati ogni giorno come il famoso plebiscito di Renan. Il problema è innanzitutto politico, e non possiamo certo risolverlo con il bipolarismo selvaggio, con lo scontro sistematico tra maggioranza e opposizione che ha trasformato questo primo scorcio di legislatura in una snervante campagna elettorale. Serve invece il confronto delle idee, serve la competizione democratica, in cui vince chi indica le soluzioni migliori ai problemi che abbiamo davanti". Sostiene Pisanu che "è necessario un profondo rinnovamento del ceto politico. A condizione che lo si realizzi con strumenti neutrali: non sia la magistratura ma la politica a guidare il processo, o meglio siano gli elettori, grazie a una nuova legge elettorale che consenta ampia libertà di scelta. Il ricambio ci potrà salvare se servirà davvero a migliorare la qualità della classe politica. Come diceva Fanfani, "si può essere bischeri anche a diciott’anni". La Commissione antimafia da me presieduta darà il suo contributo facendo, dopo le Regionali, una verifica accurata sugli eletti. Abbiamo il potere di avvalerci delle strutture dello Stato, delle forze dell’ordine, della stessa magistratura, e lo useremo. Siamo in grado di fare gli accertamenti più scrupolosi e approfonditi, e li faremo". "La questione morale non solo esiste; è antica come le Sacre Scritture e moderna come la nostra Costituzione - dice Pisanu -. Ne parla il nuovo libro di Giovanni Galloni, che riferisce l’ultimo colloquio con Dossetti prima della sua morte, in cui il vicesegretario della Dc degasperiana ammonisce che, finita l’epoca dei partiti ideologici, si deve tornare alla cultura politica della Carta costituzionale. Certamente vengono da lì i valori e le regole di cui abbiamo bisogno per vincere non soltanto la corruzione ma anche la più estesa malattia politica che sta mettendo a dura prova l’Italia. Il pericolo che corriamo mi ricorda la frase che feci riprodurre suimanifesti della Dc in morte di Aldo Moro. Un pensiero che lo assillava negli ultimi tempi della sua vita: "Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se non nascerà in noi un nuovo senso del dovere"". Aldo Cazzullo 23 febbraio 2010
Procure e veleni, la risposta di Firenze "Adesso cercano di delegittimarci" Solidarietà al procuratore Quattrocchi: respinte le accuse del capo dei pm della capitale per l'inchiesta su Toro * NOTIZIE CORRELATE * Una telefonata da Roma e il "sistema" va in allarme (21 febbraio 2010) Il caso Procure e veleni, la risposta di Firenze "Adesso cercano di delegittimarci" Solidarietà al procuratore Quattrocchi: respinte le accuse del capo dei pm della capitale per l'inchiesta su Toro Dal nostro inviato Marco Imarisio Giuseppe Quattrocchi (Emblema) Giuseppe Quattrocchi (Emblema) FIRENZE - Anna la segretaria scuote la testa. Non è giornata, decisamente. Il corridoio che porta all’ufficio di Giuseppe Quattrocchi è molto affollato, e non solo di giornalisti in attesa. C’è un gran traffico oggi, un vai e vieni di magistrati e giudici fiorentini che vogliono dare la loro solidarietà al capo della Procura. Anche loro vengono bloccati dalla marcatura stretta di Anna, ma la scena è eloquente, non c’è bisogno di parole che peraltro non verranno. Non è giornata, e infatti Quattrocchi non indugia nella solita scena che ripete ogni mattina ai cronisti locali. Esce dall’ufficio con il cappotto indosso, ma non chiede "che ci fate qui?", non sorride, non ci prova neppure. "Sia chiaro" dice "non è che non voglio rispondere. Solo, non credo sia opportuno farlo. Lui ha detto le sue cose. Ognuno agisce come ritiene giusto. Davvero, non credo sia opportuno rispondere". Amareggiato, e non fa neppure grandi sforzi per nasconderlo. Le frasi del suo omologo di Roma, Giovanni Ferrara, compagno di corrente in Unicost, lo hanno ferito. E poco cambia se dall’Aquila il procuratore Alfredo Rossini dice che "ha fatto bene a stare zitto ". La bufera, comunque era nell’aria. I rapporti con la procura capitolina vengono definiti "tesi" fin dal momento degli arresti. Risale infatti a quel giorno la circolare di servizio interna emanata dal procuratore generale di Firenze, Beniamino Deidda. Sostanzialmente, impone il silenzio su ogni argomento, ma viene specificato che l’ordine di tacere riguarda soprattutto eventuali problemi di collegamento "tra uffici diversi". La consegna viene rispettata alla regola, ma le voci nel corridoio si sentono, eccome, ed esprimono quello che sembra essere il pensiero dei magistrati fiorentini. In ordine sparso: "Ci vogliono delegittimare", "È cominciata l’opera di denigrazione di questo ufficio", "Un colpo che non ci aspettavamo", "di tutto avevamo bisogno fuorché di questo". I magistrati più vicini a Quattrocchi, quelli che hanno condiviso questi giorni di lavoro e tensione, sono fuori dalla grazia di Dio, gentile eufemismo. "Roma guardi piuttosto chi si teneva in casa", dice uno di loro, prima di essere trascinato via da una collega. Altrove si fa notare come l’operato dell’Ufficio sia lineare, trasparente, questa è la definizione ricorrente. I pubblici ministeri titolari dell’indagine - è la tesi -à sono stati talmente corretti che già nella richiesta di arresto inoltrata al giudice per le indagini preliminari in data 21 dicembre era scritto a chiare lettere che la competenza era radicata a Roma. Solo gli eventi intercorsi tra il 28 dicembre e il 2 febbraio, ovvero la fuga di notizie avvenuta tramite il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro e il figlio Camillo, hanno costretto il Gip a procedere d’urgenza - firmando gli ordini di custodia cautelare il 5 febbraio e inoltrandoli tre giorni dopo - e mandare i fascicoli a Perugia, titolare di eventuali indagini sul conto di magistrati romani. Non era giornata, per Francesco Quattrocchi. Del resto, non lo è quasi mai. Pochi e sporadici, i contatti con i media, quasi sempre per replicare ad attacchi giunti al suo Ufficio. Il procuratore di Firenze ha fama di uomo riservato e al tempo stesso gentile. Non la smentisce neppure nel pomeriggio, quando si limita a dire che "per un magistrato tacere è nell’ordine delle cose, e a me viene facile". Settantuno anni, siciliano di nascita ma residente a Firenze da oltre quarant’anni, è entrato in magistratura nel 1964. E’ stato sostituto procuratore a Chiavari, Crema, Cremona, pretore in Calabria, giudice istruttore, per 15 anni capo della Procura di Lucca. Fu lui a chiedere il processo per Donatella Dini, moglie dell’allora ministro Lamberto, poi assolta. Quando è arrivato a Firenze, si è trovato a gestire storie complicate, in una Procura che negli ultimi anni non era abituata a subire scossoni come quelli che sta vivendo in questi giorni. Quattrocchi è inseguito dalla nomea di gran pignolo. Legge tutto, controlla tutto, coordina. Poi torna a casa, ad ascoltare musica classica. Legge molto, autori preferiti Georges Simenon e Robert Musil. Nel suo curriculum, l’unico libro "sospetto" è I ragazzi della via Pal, che lui confessa di aver letto per almeno sette volte. Per qualche critico, il capolavoro di Molnar aveva in sé i germi del socialismo reale, ma il procuratore fiorentino è tutto fuorché un "rosso", come viene insinuato in questi giorni. Tra le sue poche esternazioni si ricorda quella del 29 settembre 2008, giorno dell’insediamento. "Spero - disse - di non dover mai iscrivere procedimenti per errati contro al Pubblica Amministrazione, perché questo significherebbe che la cosa pubblica è gestita in modo corretto". Gli è andata male, pare. 23 febbraio 2010
appalti e g8 Il procuratore: "Stiamo lavorando su altre cose, poi vedremo gli esiti" Giuseppe Quattrocchi: "Un versante di questa vicenda è e resta fiorentino, ma è coperto dal massimo riserbo. Qua il filone della scuola Marescialli, il resto è segreto" FIRENZE - Il tam tam di nuovi arresti che va avanti da giorni, una città, Firenze, che rischia di rimanere bloccata nelle sue opere più importanti, un'azienda, la Baldassini-Tognozzi-Pontello, dalla quale si sono dimessi i vertici. Sono le conseguenze dell'inchiesta che sta sconquassando l'Italia e Firenze. La magistratura fiorentina continua il suo lavoro, in silenzio. Acquisisce atti e studia carte, non si lascia andare a commenti ma stavolta qualcosa, il procuratore capo Giuseppe Quattrocchi la dice: "Stiamo lavorando su altre cose, da tempo. Vedremo quali sbocchi avranno i nuovi esiti investigativi". Risponde così ai giornalisti che gli chiedono se ci sono pendenti altre richieste di misure cautelari. LA PROCURA LAVORA IN SILENZIO - Poi, riferendosi anche ad articoli su come sono uscite le notizie sull’inchiesta, Quattrocchi ha aggiunto che "di pendente vedo solo l’ostinazione di qualche vostro collega, che non ha ancora capito che la procura mantiene il massimo riserbo". Riguardo le competenze, il procuratore ha ripetuto che "un versante di questa vicenda è e resta fiorentino, ma è coperto dal massimo riserbo. Si può dire che resterà qua il filone della scuola marescialli, ma il resto è coperto da segreto". Infine, il procuratore ha spiegato che "gli indagati che hanno chiesto di essere ascoltati dai pm lo saranno". Sulla presunta "guerra" tra procure, Quattrocchi dice: "Si è recuperato quello che c’è sempre stato, un clima di rispetto, stima e collaborazione reciproca. È così con Roma, come con le altre procure". Riferendosi alle frasi attribuite ai pm, anche fiorentini, "Non so - ha detto Quattrocchi - se alcuni magistrati si sono lasciati andare ad esternazioni che mi sono estranee. Non so se qualcuno lo ha fatto, ma non ci appartengono. Probabilmente non si trattava di un magistrato di Firenze". E il comunicato stampa diffuso ieri dalla procura di Roma "dimostra - ha aggiunto Quattrocchi - che non c’è stato niente. Sappiamo che c’è un rapporto di considerazione, stima, rispetto reciproco, così come di collaborazione, presente e passata" Fabio De Santis Fabio De Santis LE UDIENZE AL RIESAME - Alle udienze al tribunale del riesame di Firenze hanno ricorso soltanto i legali di Fabio De Santis, provveditore delle opere pubbliche per la Toscana ed ex funzionario della Ferratella. Gli arrestati sono quattro: l’imprenditore Diego Anemone e i funzionari della Ferratella Mauro Della Giovampaola, Angelo Balducci e Fabio De Santis. Nei giorni scorsi i primi tre avevano fatto sapere di rinunciare al riesame. Solo i legali di De Santis, Remo Pannain e Alfredo Gaito, non hanno rinunciato all’udienza: i giudici si sono riservati per la decisione. Gli altri indagati che avevano fatto richiesta di riesame, ma che hanno rinunciato sono: il capo della protezione civile Guido Bertolaso e gli imprenditori Francesco Maria De Vito Piscicelli, Gaetano Ciotola e Riccardo Fusi. "C’è un’anomalia tecnica nei 21 faldoni messi a disposizione della difesa: mancano i brogliacci, vale a dire le trascrizioni complete delle conversazioni telefoniche". Lo ha detto l’avvocato Alfredo Gaito, difensore di Fabio De Santis, parlando con i giornalisti al termine dell’udienza del riesame di Firenze. "Abbiamo chiesto i supporti audio delle telefonate di De Santis - ha aggiunto l’avvocato - perchè nell’ordinanza ci sono 11 telefonate in più che non figurano nel cd che abbiamo già a disposizione". L’avvocato ha poi spiegato che il Tribunale del riesame di Firenze "non era la sede per affrontare questioni sul merito, visto il trasferimento degli atti a Perugia". L’avvocato Matteo Calosi, uno dei difensori del funzionario della Ferratella, Mauro Della Giovampaola, ha spiegato che per il proprio assistito, riguardo l’arresto, è stato presentato ricorso in Cassazione. "Abbiamo proposto ricorso in Cassazione - ha spiegato il legale - ritenendo perciò inammissibile il riesame". LE DIMISSIONI DI DI NARDO - Per tutto il giorno ieri gli uffici della procura sono stati off-limits. Chiusi dentro un ufficio, fino a tarda sera, con tanto di cartello "non disturbare", i due sostituti Luca Turco e Giuseppina Mione. Un vertice per decidere le prossime mosse, per fare un primo esame della situazione che nei prossimi giorni potrebbe avere nuovi sviluppi. Gli investigatori del Ros stanno adesso vagliando il materiale sequestrato nel corso delle perquisizioni e stanno separando il materiale da inviare a Perugia da quello che invece dovrà restare a Firenze, tutto quello che riguarda la scuola marescialli e brigadieri di Castello, il cuore dell’inchiesta fiorentina e che vede coinvolti l’imprenditore Riccardo Fusi, il provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis e il presidente del Consiglio superiore delle opere pubbliche Angelo Balducci. Ieri intanto, dopo le dimissioni di Riccardo Fusi, dalla Btp si è dimesso anche il consigliere delegato Vincenzo Di Nardo che ha lasciato anche la vicepresidenza dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), la presidenza di Firenze Mobilità e l’incarico di amministratore delegato di Manifattura Tabacchi. L'UOMO CHE HA DATO IL VIA ALL'INCHIESTA - La prima volta che compare il nome di Di Nardo nelle inchieste è in un rapporto redatto dalla Guardia di Finanza e inviato alla Corte dei Conti: nel 2006 viene ritenuto responsabile di un danno erariale di oltre 5 milioni di euro assieme ai componenti della seconda giunta Domenici per i maggiori costi nella costruzione del sottopasso di viale Strozzi e del parcheggio Caduti dei Lager. Due opere costruite con lo strumento del project financing. Lo stesso strumento che finirà sotto l’attenzione dei pm Monferini e Tei che lo accusano — il processo è in corso — di truffa aggravata ai danni dello Stato. Ora le intercettazioni dell’ultima inchiesta. È lui l’uomo che parlando di appalti al telefono, ha dato il via — involontariamente — all’inchiesta della procura.
23 febbraio 2010
"Mister X sono io, medico non boss" Renato Lauro, rettore dell’università romana di Tor Vergata: "Sì, ho visto Angelo Balducci il 31 gennaio" * NOTIZIE CORRELATE * Palazzo Chigi: a gennaio Balducci non è mai venuto e lo "zio" non si trova qui (22 febbraio 2010) * Inchiesta G8: Balducci a Roma sente l’arresto vicino e incontra "lo zio" (22 febbraio 2010) Il personaggio "Mister X sono io, medico non boss" Renato Lauro, rettore dell’università romana di Tor Vergata: "Sì, ho visto Angelo Balducci il 31 gennaio" Renato Lauro (Imagoeconomica) Renato Lauro (Imagoeconomica) ROMA - "Un attimo solo che guardo la mia agenda...". Il professor Renato Lauro, rettore dell’università romana di Tor Vergata, si mostra solerte al telefono, sfoglia le pagine e dopo qualche secondo trova l’appunto che gl’interessa: "Ma sì, ce l’ho proprio segnato, ecco qua: "Lo devo vedere domani"... Sì, ho visto Angelo Balducci domenica 31 gennaio, la circostanza è vera. E allora? Sì, sì, sono io "lo zio" di cui lui parla nelle intercettazioni. Doveva vedere "lo zio" e infatti mi ha visto. Ma io sono un medico, non sono mica Provenzano...". Scherza, il professore. I giornalisti continuano a chiamarlo e lui risponde a tutti, con cortesia: "Volete sapere una cosa? - prosegue -. Se la memoria non m’inganna ho sentito Balducci pure la sera prima del suo arresto. Dunque, il 9. Ed era preoccupato per la sua salute, non per altro. Dal tono, insomma, non mi sembrava spaventato, non parlava come uno che s’aspettasse da un momento all’altro di finire a Regina Coeli: Ti chiamo domani, ne parliamo domani... Non mi ha più chiamato. Però, secondo me, adesso dovrebbe essere trasferito in infermeria, lui non può restare in cella, io sono il suo medico, l’ho in cura da due-tre anni e la sua situazione di paziente è impegnativa, complessa, mi aveva chiesto dei giorni di malattia per approfondire delle analisi, lui deve sottoporsi a un intervento chirurgico, non posso dire di più per motivi professionali, ma comunque ho già trasmesso la cartella alla direzione del carcere che me l’ha richiesta". Ma perché, professore, Balducci la chiamava "zio"? "Guardi, proprio nessun mistero. Lui nell’intercettazione è al telefono con l’avvocato Sergio Lupinacci, Sergio è un ragazzo che io ho visto crescere, compagno di giochi dei miei figli, è lui che di solito mi chiama "zio Renato"...". E perché Balducci le chiese quell’incontro, domenica 31 gennaio? "Anche su questo, quanti voli pindarici... Lui il giorno dopo, lunedì primo febbraio, doveva venire a fare degli esami al Policlinico di Tor Vergata, io sono il rettore di Tor Vergata, ma il lunedì non mi avrebbe trovato in ospedale perché avevo degli impegni fuori e così la domenica gli serviva la prescrizione per fare quelle analisi. Tutto qui, davvero...". Il professore, siciliano di Palermo, amante dei lunghi viaggi, è sposato, ha due figli, tre nipotini e ha compiuto 70 anni il 9 gennaio scorso ("Ho festeggiato con 4 amici a cena - dice - ma non c’erano né Balducci né Bertolaso, vi assicuro "). Di questa storia - giura - non sa niente ("Il mio rapporto con Balducci era esclusivamente professionale, mai andato ospite nella sua villa a Montepulciano..."). Anche l’avvocato Sergio Lupinacci, calabrese, 44 anni, vuole precisare: "Mai visti Letta, Bertolaso, mai avuto rapporti con Palazzo Chigi. Da Balducci, è vero, il 5 gennaio scorso sono stato nominato esperto del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Però attenzione: incarico gratuito, anche se prestigioso e al servizio di una grande istituzione dello Stato. Ma lui lo conosco da appena due-tre mesi, lo stimo, c’è una buona confidenza tra noi, che c’è di male? So che ha un problema a un braccio molto serio, tutto qui. Io, però, non sono mai stato raccomandato da nessuno, non ho padrini, sono solo un avvocato che, modestia a parte, in tanti anni ha acquisito grande esperienza in tema di opere pubbliche e gestione trasparente degli appalti. Del G8 alla Maddalena non ho mai saputo nulla: zero, zero, zero. Un collega del mio studio, l’avvocato Albano, assiste Mauro Della Giovampaola, un altro degli arrestati. Ma che c’entra questo? Un’ultima cosa: chiamo "zio Renato" il professor Lauro, è vero. Perché gli voglio bene, lui mi ha adottato dall’età di 18 anni. E non capisco perché sulle pagine dei giornali debbano finire gli affetti privati delle persone". Fabrizio Caccia 23 febbraio 2010
inchiesta sulla Protezione civile / gli Interrogatori Ecco i nuovi verbali "Tangenti? Non servono, sono un uomo ricco" Balducci: guadagno 2,5 mln l'anno. Della Giovampaola e la serata con una prostituta a Venezia: mai consumata * NOTIZIE CORRELATE * Gli affari d’oro e le telefonate con l’ufficio del "grande capo" (16 febbraio 2010) inchiesta sulla Protezione civile / gli Interrogatori Ecco i nuovi verbali "Tangenti? Non servono, sono un uomo ricco" Balducci: guadagno 2,5 mln l'anno. Della Giovampaola e la serata con una prostituta a Venezia: mai consumata Dal nostro inviato Marco Imarisio Angelo Balducci (Imagoeconomica) Angelo Balducci (Imagoeconomica) FIRENZE - Tutti assenti, tranne uno. Quello che non parla. Il primo sviluppo dibattimentale dell’inchiesta sulla presunta "combriccola" andrà deserto. Oggi, al tribunale del Riesame di Firenze, si doveva tenere l’udienza per convalidare gli arresti di Angelo Balducci, Diego Anemone, Mauro Della Giovampaola e Fabio De Santis. Ci saranno soltanto i legali di quest’ultimo, che all’interrogatorio di garanzia avvenuto per rogatoria davanti al Gip di Milano aveva preferito non rispondere alle domande degli inquirenti. Tutti i legali, e anche i magistrati fiorentini, sono in attesa della nuova ordinanza di arresto che dovrà essere emessa dal Gip di Perugia, divenuto competente a giudicare sulla vicenda. Inutile, è il ragionamento delle difese, concentrarsi quindi su un passaggio considerato ininfluente. L’unica conseguenza della giornata di oggi sarà la discussione dei verbali di interrogatorio di Balducci e Della Giovampaola, gli unici due indagati che hanno accettato di parlare, interrogati il giorno dopo l’arresto nel carcere romano di Regina Coeli. Da loro, è arrivata una difesa convinta, nessuna novità sconvolgente. L’interrogatorio più lungo è stato quello del principale protagonista. Che ha negato di avere mai ricevuto soldi e di essere corrotto. "Io guadagno circa 2,5 milioni di euro all’anno" ha fatto mettere a verbale Balducci. "Sono a conoscenza del fatto che sono state scelte dieci ditte " dice riferendosi agli appalti per il G8 della Maddalena, "ma resto convinto che tutto si sia svolto secondo le regole delle gare". Solo successivamente, dice Balducci, ha appreso della sostituzione di Fabio de Santis come soggetto attuatore del G8 alla Maddalena, decisione presa da Guido Bertolaso: "Ma non so perché sia stato cambiato ". Quella decisione segna anche la fine del suo coinvolgimento nei lavori sull’isola. "Alla Maddalena fino a quando me ne sono occupato io, tutto si è svolto secondo le regole, successivamente non so". Balducci afferma di non aver mai saputo di avere i telefoni sotto controllo. Sapeva invece dell’esistenza di un’inchiesta, "ma a Roma". Quando gli vengono contestati i benefit che venivano garantiti ai personaggi coinvolti nell’inchiesta, risponde così. "Nei capitolati vi è una parte che riguarda la messa a disposizione di alcune cose all’Amministrazione, come telefonini, auto, e personale. Questi mezzi di supporto sono sempre stati previsti prima nei capitolati ". Le domande sui rapporti con gli altri indagati vertono soprattutto su Diego Anemone. "Con la sua famiglia", dice Balducci, "ci conosciamo da 35 anni. Il mio commercialista è lo stesso, è lui che gestisce tutto". Fa una precisazione, alla domanda sui rapporti "particolari " con alcuni imprenditori. "Nego. Nella mia vita ho sempre cercato di tenere separati i rapporti privati da quelli professionali", e cita l’amicizia con Anemone, al quale garantisce di non avere mai assicurato corsie preferenziali. L’interrogatorio di Della Giovampaola è decisamente più breve. L’imprenditore deve anche difendersi anche dall’accusa di "aver usufruito a Venezia delle prestazioni sessuali a pagamento di una ragazza procurata da Rossetti (...), in data 18 ottobre 2008", così si legge nell’ordinanza. L’imprenditore nega con decisione. "La serata a Venezia" afferma "non si è mai consumata". Sugli altri incontri, in special modo quello del 13 novembre 2008, quando "l’incontro mercenario a sfondo sessuale " sarebbe stato procurato su sua specifica richiesta, la smentita è ancora più netta. Mai avuto necessità di una donna a pagamento, mi considero un uomo felicemente sposato". Sul versante, diciamo così, professionale, Della Giovampaola finisce per parlare anche di Bertolaso: "Tutte le imprese del G8 hanno avuto rapporti con lui". Ma non è una dichiarazione d’accusa contro il capo della Protezione civile, tutt’altro. Il riferimento è alle "continue riunioni" che si facevano con i vertici delle Protezione civile per decidere "la messa in atto" delle opere principali. In sostanza, due autodifese piuttosto convinte. Il resto, si vedrà oggi, per quel poco che conta. 23 febbraio 2010
Parentele pericolose Auto di lusso, vacanze, regali E nell'inchiesta irrompono i figli Nelle intercettazioni gli eredi di Verdini, Balducci e del pm Toro. Lo sfogo: "Mio figlio non è neppure usciere" * NOTIZIE CORRELATE * Bolle per una casa a Parigi finisce intercettato con la "cricca" (22 febbraio 2010) Parentele pericolose Auto di lusso, vacanze, regali E nell'inchiesta irrompono i figli Nelle intercettazioni gli eredi di Verdini, Balducci e del pm Toro. Lo sfogo: "Mio figlio non è neppure usciere" Dal nostro inviato Lorenzo Salvia Lorenzo Balducci (Ansa) Lorenzo Balducci (Ansa) FIRENZE - Avere un figlio è un Grande evento. Forse per questo nell’inchieste sul G8, sui Mondiali di nuoto e sulle celebrazioni dell’Unità d’Italia ci sono anche loro, i figli. I Grandi eventi più grandi di tutti. Piezz ’e core, come dicono a Napoli. E piezz’ importante nella "cricca" accusata di manovrare gli appalti. Il primo della lista è Camillo Toro, l’unico indagato nella speciale categoria che ormai insidia quella dei cognati. Insieme al padre Achille, adesso ex procuratore aggiunto a Roma, Camillo è accusato di aver rivelato alla "cricca" di imprenditori e funzionari che la procura di Firenze stava indagando sui loro affari. È l’avvocato Edgardo Azzopardi a chiedere più volte a Camillo di "assumere informazioni ". Per questo al telefono se lo coccola. Lo chiama "pupo", lo chiama "bello", e poi "gioia", "tesoro mio", addirittura "amore mio". Ma non si limita alle parole, l’avvocato. Secondo l’accusa si interessa per fargli avere un contratto con il ministero delle Infrastrutture e, allo stesso tempo, conservare il suo vecchio posto all’Acea, l’azienda romana dove lavora. Il mitico distacco. All’inizio il ragazzo sembra non capire: "Ma ti devo pagare... ti devo una parte diciamo?", gli chiede beccandosi un rimbrotto affettuoso: "Sicuramente mi devi pagare i medici e le medicine". Poi esagera. La cricca, secondo i magistrati proprio grazie al suo "monitoraggio", ha capito che stanno per arrivare arresti e perquisizioni. La situazione si fa seria e tesa, preoccupante. Ma lui continua a chiamare Azzopardi come se nulla fosse. Vuole avere chiarimenti sul contratto, sapere se davvero partirà dal primo febbraio perché "a me interessano le cose reali concrete che si mangiano". Solo il 26 gennaio, un mese fa, gli telefona sette volte di fila. Alla fine Azzopardi non ce la fa più. Non lo chiama più "bello " o "tesoro mio", ma risponde freddo, "sì, chi è?". E si sfoga così, per rimanere alle parole pubblicabili, con il dirigente dell’Acea Biagio Eramo: "Gli ho detto che non c’è più da rompere le scatole oggi... non c’hai più da rompere le scatole!". In confronto quelli di Tommaso Verdini sono peccati veniali. Lui è il figlio del coordinatore del Pdl, Denis. E si limita ad usare l’imprenditore amico di papà, Riccardo Fusi, come un’agenzia di viaggio last minute. Non è il solo ma ci dà giù parecchio. Tommaso deve fare il test d’ingresso alla Bocconi? Chiama Fusi e lui prenota subito all’Hotel Cusani di Milano: "Una doppia, vai a posto". Invece di una stanza, al ragazzo ne danno due: "Volevo sapere se anche quella è sul tuo conto". Nessun problema: "Mettile sul mio conto". E via così. A Forte dei Marmi ("Tutto quello che fanno è a carico nostro, va bene?"), dopo l’esame di maturità sempre in Versilia ("siamo in otto"), a Milano prima di partire per Ibiza ("sì anche il garage è gratis")... Ci pensa sempre Fusi, di persona e a costo zero. Una volta è la mamma a chiamarlo il Fusi: "Quell’ebete di mio figlio arriva alla Malpensa alle undici e mezzo... ecco volevo mandarlo in albergo a Milano". Lui provvede subito, premuroso più del solito. E non è un caso. Perché in questa storia i figli sono sì piezz e’ core.Ma soprattutto pensieri e preoccupazioni per mamma e papà. È così anche nella famiglia di Angelo Balducci. Il cruccio del presidente del Consiglio dei lavori pubblici non è tanto l’attore Lorenzo. Lui sta facendo una buona carriera, anche se un rapporto dei carabinieri dice che sarebbe stato segnalato per una fiction da un dirigente della Rai. No, i pensieri di papà Angelo sono tutti per il primogenito, Filippo. L’ingegnere è preoccupato per il suo futuro e di questo parla al telefono con Diego Anemone, il costruttore amico che avrebbe favorito per diversi appalti: "Dico che quello oggi ha fatto trent’anni. Io per carità non voglio nemmeno confrontarmi con voi. Ma io dico che tu, a trent’anni, eri già capo di un piccolo impero. Questo non c’ha manco un posto da usciere tanto per essere chiari. Permetterai che uno è un po’ incazzato". La scenata funziona. Secondo l’accusa, lo stesso Anemone paga a Filippo la ristrutturazione di una casa a Roma, tende e mobili compresi. Gli regala una Bmw da 71 mila euro e (anche se l’avvocato ha smentito) trova un lavoro a lui e alla fidanzata. Tutto grazie a Diego. Anche Anemone, del resto, è un figlio che al papà ha dato qualche grattacapo. Ma di tutt’altra natura. Il 14 dicembre 2008 l’imprenditore organizza nel suo Salaria sport village un incontro riservato per Guido Bertolaso. Dà istruzioni a Simone Rossetti che gestisce il centro. E Rossetti, diligentemente, ripete tutto a Regina Profeta, l’ex soubrette brasiliana che al Salaria coordina "gli eventi danzanti": "Allora... io calcola che a lei gli ho messo un asciugamano qui appena entra, un asciugamano pulito. Dino non sa niente, mi raccomando ". Dino è il papà di Diego Anemone. Di quell’incontro a porte chiuse non deve sapere niente. Quando i figli superano i padri. 23 febbraio 2010
2010-02-22 "Neanche le insinuazioni di qualche giornale possono modificare quella che è la verità" Palazzo Chigi: a gennaio Balducci non è mai venuto e lo "zio" non si trova qui La presidenza del Consiglio smentisce gli articoli sulle intercettazioni riportate da Corriere e Repubblica "Neanche le insinuazioni di qualche giornale possono modificare quella che è la verità" Palazzo Chigi: a gennaio Balducci non è mai venuto e lo "zio" non si trova qui La presidenza del Consiglio smentisce gli articoli sulle intercettazioni riportate da Corriere e Repubblica Angelo Balducci (Ansa) Angelo Balducci (Ansa) MILANO - "L'ingegnere Balducci non è venuto a Palazzo Chigi nè il 28, nè il 29, nè il 30 gennaio e neppure nei giorni successivi. E non è certo a Palazzo Chigi quello "zio" che qualcuno cerca il 30 gennaio e neppure quel fantomatico "altro" con il quale qualcuno vorrebbe "fare il punto" il 29". È quanto si legge in una nota diffusa da palazzo Chigi, nella quale si puntualizza: "Neanche le ripetute insinuazioni di qualche giornale possono modificare quella che è la verità". INTERCETTAZIONI - La smentita della Presidenza del Consiglio si riferisce a intercettazioni pubblicate da "Corriere della Sera" e "La Repubblica", secondo cui Angelo Balducci, presidente del Consiglio nazionale per i Lavori pubblici, avrebbe incontrato a Palazzo Chigi esponenti politici. Parlando con un noto avvocato romano, Balducci dice, poi, di dover "vedere lo "zio" un attimo" Redazione online 22 febbraio 2010
"Non avrei mai pensato di dover fare un processo sui giornali" "Firenze non ha rispettato le regole" Ferrara, procuratore capo di Roma: indagavano dal 2008, solo l’8 febbraio ho saputo di Toro coinvolto "Non avrei mai pensato di dover fare un processo sui giornali" "Firenze non ha rispettato le regole" Ferrara, procuratore capo di Roma: indagavano dal 2008, solo l’8 febbraio ho saputo di Toro coinvolto Giovanni Ferrara (Ansa) Giovanni Ferrara (Ansa) ROMA - "Non avrei mai pensato di dover fare un processo sui giornali...". Taciturno, schivo, per niente attratto dalle prime pagine. Pacato. Il procuratore di Roma Giovanni Ferrara non ama i riflettori, non alza mai la voce. Ma adesso si lascia andare a un lungo, amaro sfogo: ha appena finito di leggere sui quotidiani l’ultimo rapporto dei carabinieri del Ros nell’inchiesta sugli appalti per il G8 alla Maddalena in cui si raccontano le sue telefonate al procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi, pochi giorni prima degli arresti della "combriccola". La prima impressione che si ricava dagli articoli è che Ferrara possa essersi prestato a chiedere informazioni da "girare" poi ad Achille Toro, il suo ex procuratore aggiunto che si è dimesso nei giorni scorsi dalla magistratura dopo essere stato indagato per corruzione, favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio per aver fornito notizie riservate al figlio Camillo. "Le notizie apparse sui giornali sono del tutto parziali e possono essere fuorvianti: sono amareggiato per questa vicenda, soprattutto per i riflessi che ha sull’onorabilità dell’ufficio che dirigo". Originario di Saviano, in provincia di Napoli, 72 anni, sposato e felicemente nonno, Ferrara è entrato in magistratura nel ’64. Esponente di Unità per la Costituzione, la corrente di centro delle toghe, è stato anche capo dell’ispettorato del ministero della Giustizia dal 1997 al 2000, prima con Giovanni Maria Flick e poi con Oliviero Diliberto. La sua carriera ai massimi livelli della magistratura si è sempre svolta dietro le quinte. Davanti a una tazzina di caffè decide però di lasciare da parte il riserbo: "Perché ho deciso di chiarire come sono andate le cose? Per ripristinare la verità e troncare ogni ulteriore, eventuale strumentalizzazione, le cui finalità mi sono ignote", incalza. L’abituale espressione cordiale cede il passo al risentimento, alla determinazione di chi non vuole sentire fango su di sè e sul suo Ufficio. Ed ecco spuntare i fax tra lui e Quattrocchi, non solo le telefonate. "Ho chiamato il Procuratore di Firenze il 28 gennaio per sapere se era vero quello che c’era scritto sulla Repubblica. Me lo ha confermato. Ma non mi ha detto altro. Il 29 gli ho inviato un fax". Il testo con la firma di Ferrara è inequivocabile: "Facendo seguito ai colloqui in data 28 gennaio per le notizie apparse su Repubblica circa l’esistenza di procedimenti, connessi a quello su indicato e pendenti davanti a questo Ufficio, al fine di favorire la speditezza, l’economia e l’efficacia delle indagini e, soprattutto, per eventualmente coordinare con la S.V. atti di disvelamento delle indagini in corso che sono imminenti da parte di questo ufficio, pregasi voler fornire con la massima urgenza ogni utile notizia al fine di avviare un opportuno scambio di informazioni e atti". Quattrocchi risponde a Ferrara il 1° febbraio. Comunica che la Procura di Firenze "procede in ordine a reati contro l’economia e la pubblica amministrazione attinenti condotte poste in essere da imprenditori locali. Nel corso di tali indagini — aggiunge Quattrocchi — sono stati accertati fatti penalmente rilevanti afferenti talune opere pubbliche per il G8 alla Maddalena, rispetto ai quali si intravede l’opportunità di un coordinamento. Pendono presso il gip del Tribunale di Firenze richieste— specifica ancora Quattrocchi —, talune ex articolo 27 Cpp". In altre parole— recita il Codice— "misure cautelari disposte dal giudice incompetente": Ferrara capisce da Quattrocchi che sono in arrivo arresti su fatti e personaggi romani. "Quel giorno arriva a Roma il sostituto Luca Turco, che conduce l’indagine di Firenze", ricorda Ferrara. "Incontra i miei sostituti Sergio Colaiocco e Assunta Cocomello e, siccome apprende che stavamo per fare alcune perquisizioni, ci chiede di soprassedere per evitare intralci e disvelamenti che avrebbero pregiudicato le loro indagini. Noi aderiamo e aspettiamo ulteriori contatti per coordinarci", dice Ferrara. "Nessuno si fa più sentire — incalza— e venerdì 5 la mia segretaria chiama la Procura di Firenze ma la segretaria di Quattrocchi le risponde che non è in ufficio. Ricevo invece io una telefonata da lui il lunedì 8 in cui mi comunica che sono in corso perquisizioni ed eseguite misure cautelari. Mi dice anche che avevano iscritto Achille Toro sul registro degli indagati e inviato gli atti a Perugia per competenza". Poi altri fax tra Roma e Firenze, meno significativi. L’ultimo del 17 febbraio. E Ferrara spiega, risentito: "Mentre la Procura di Roma non conosceva l’indagine di Firenze, le notizie sulla nostra inchiesta, almeno per quanto riguarda gli abusi edilizi nei circoli con il coinvolgimento di Balducci e Anemone, era nota a tutti per i sequestri eseguiti e per il fatto che di essi si era occupato il Riesame". E ancora: "Noi non abbiamo mai saputo nulla di ufficiale di reati commessi a Roma e appresi durante le intercettazioni di Firenze che, da quanto si legge sui giornali, sono iniziate ad aprile 2008 e proseguite per tutto il 2009. Il nostro procedimento è stato iscritto come noto nel marzo 2009", aggiunge Ferrara. "Le regole della competenza vanno rispettate", ripete una, due volte. Evita di dirlo apertamente, ma si intuisce: i magistrati di Firenze avrebbero dovuto inviare subito gli atti a Roma e si sarebbero evitati problemi ed equivoci. E Toro? "Come coordinatore del gruppo, veniva informato del lavoro dai sostituti. Non è che un capo dell’ufficio può tenere per sè le informazioni. È ovvio che tutti gli elementi investigativi vanno riferiti e condivisi sia con il responsabile del pool (cioè Toro) sia con i pm che indagano", taglia corto Ferrara. Che si sofferma sulle date: "Fino a lunedì 8 febbraio nessuno sapeva che Toro fosse già indagato...". Flavio Haver 22 febbraio 2010
l'avvocato Azzopardi e le "dritte" sulle indagini di Firenze Inchiesta G8: Balducci a Roma sente l’arresto vicino e incontra "lo zio" Giallo sull’identità della persona con il soprannome l'avvocato Azzopardi e le "dritte" sulle indagini di Firenze Inchiesta G8: Balducci a Roma sente l’arresto vicino e incontra "lo zio" Giallo sull’identità della persona con il soprannome FIRENZE - Non ci sono solo padri, figli e tanti cognati. Dalla nuova informativa che i carabinieri di Firenze hanno consegnato alla procura di Perugia, ormai titolare di gran parte dei fascicoli sugli appalti delle Grandi Opere, spunta anche la figura misteriosa di uno "zio". È la persona con la quale si incontra Angelo Balducci, domenica 31 gennaio, il giorno dopo aver scoperto di essere ormai prossimo ad essere arrestato. Oltre a un magistrato usato come fonte di notizie e gli incontri a Palazzo Chigi, dalle nuove carte dell’inchiesta, dove si definisce "gravissima" l’attività di inquinamento probatorio, emergono profili di indagine ancora aperti. L’avvocato romano Edgardo Azzopardi, "con forti entrature nella famiglia Toro, sia padre che figlio", è la figura principale, in questo sottobosco di procacciatori di notizie. Si prende cura di Camillo, figlio del magistrato Achille Toro, gli trova lavoro al ministero delle Infrastrutture grazie all’interessamento del dirigente Massimo Sessa, cerca di procurargli un incarico anche all’Acea. Riferisce a Balducci, anche se è in contatto con almeno altri due imprenditori arrestati. Diego Anemone invece ha il suo uomo, Emanuel Giuseppe Messina, 39 anni, romano, piccolo imprenditore con interessi in provincia di Salerno. Da un colloquio tra i due gli investigatori sembrano ipotizzare anche l’esistenza di una pista fiorentina per le fughe di notizie. È la mattina del 26 settembre. Messina è preoccupato. Ha appena visto un servizio televisivo nel quale si parla degli appalti per il G8 alla Maddalena. Chiama Anemone, gli chiede se ci sono novità, per regolarsi. L’imprenditore lo tranquillizza "rappresentando in maniera allusiva" che vi sia qualcuno che sta "operando molto bene" anche fuori Roma. "Niente, tutto tace... quel ragazzo... sta andando molto bene... nel senso che lo hanno chiamato anche da fuori Roma". Gli investigatori identificano nell’avvocato Azzopardi "il soggetto che sarebbe in grado di acquisire, da Firenze, informazioni di natura riservata su Anemone e Balducci". La sera seguente, Messina dice di aver fissato un appuntamento con Azzopardi. L’imprenditore Anemone— scrivono i carabinieri — ritiene di conoscere il motivo per cui l’avvocato ha chiesto l'incontro: "... Ma l’hanno chiamato pure da Firenze... a lui... capito?". La grande paura dopo "cerca un avvocato" via sms, così scrivono gli investigatori. Messaggio a Roberto Borgogno: "Lunedì avrei necessità di vederla magari con il Professore. È importante. La ringrazio". La sera del 31 gennaio Azzopardi fa sapere a un suo conoscente che Balducci, il giorno prima, gli ha detto che lascerà l’incarico di presidente delle Grandi Opere. Dice: "Vabbé... lui... domani si dimette... diciamo che va in malattia...". L’autista, Armando Coppi, parlando con un’altra persona, dice che Balducci "... a fine della prossima settimana, l’11, parte...". L’interlocutore chiede: "... È una cosa seria?". Coppi: "... Serissima... e dopo ne parliamo a voce e non ci siamo sentiti però, mi raccomando...". Anche Diego Anemone, chiamato con Skype (telefonate via Internet) da Messina, dice di essere in partenza: "... l’11 me ne vado fuori Roma... a Madrid...". Messina che sostiene di trovarsi ad Acapulco, replica: "... se venite qua sarebbe meglio ancora... è un paradiso". "Lo zio" Delle tante telefonate allegate all’informativa del 4 febbraio, i carabinieri ne trascrivono una per intero. La considerano interessante, ma non sono riusciti a venirne a capo. Alle 12.12 del 30 gennaio, quando da poco è terminato l’incontro "rivelatore" con Azzopardi, il presidente delle Grandi Opere riceve una telefonata da Sergio Lupinacci, noto avvocato romano. Si è conclusa da pochi minuti l’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto di Roma, alla quale, come di consueto, partecipano magistrati e personaggi politici. Lupinacci: "... allora... senti ho appena terminato... anno giudiziario... quindi ti porto i saluti di persone istituzionalmente a te molto care". Balducci: "Grazie". Lupinacci: "Naturalmente hai un invito". Balducci: "... senti... scusa... io purtroppo... sia ieri... ieri sono stato fuori che avevo un impegno a Pesaro... e adesso sto muovendomi da Roma". Lupinacci: "Con calma" (...). Balducci: "Scusa Sergio ti volevo chiedere questo... domani mattina tu sei a Roma o fuori?". Lupinacci: "Angelo, a Roma... tu sei a Roma io sono a Roma... io sono a Roma punto". Balducci: "... perché... io domani mattina presto devo vedere lo "zio" un attimo... dopo, verso le 9 e mezzo così... se ti potevo offrire un caffè anche in piazza...". L’identità dello "zio" rimane ignota. Siamo al 30 gennaio, fine mattinata. Balducci e Sessa hanno appena appreso, da Azzopardi via Camillo Toro, di essere oggetto di un’indagine che ha già generato alcune richieste di custodia cautelare. L’attività telefonica diventa frenetica. Balducci chiama Renato Lauro, professore ordinario di Medicina interna e gli chiede un incontro per il giorno seguente, domenica. "... Al limite un minuto, domani mattina prendiamo un caffè... sai per me dalle 8 in poi... quando è comodo anche per te". Poi chiede al suo segretario di mettersi in contatto "urgente" con Mauro Della Giovampaola, un altro degli imprenditori che saranno poi arrestati con lui. I due "procacciatori" di notizie, intanto, sono preoccupati. Azzopardi: "... speriamo che non ti piova dentro casa, perché piove tanto, eh". Messina: "Com’è infatti che non mi risponde nessuno?". Azzopardi: "... Beh, lo credo bene. Intanto Balducci chiama Anemone: "Senti, compatibilmente con gli impegni, prendiamo un caffè domani?". Subito. Marco Imarisio 22 febbraio 2010
l'inchiesta g8 Bolle per una casa a Parigi finisce intercettato con la "cricca" L’étoile della Scala compra un appartamento dal figlio di Balducci. E Anemone cita il ballerino con tono sprezzante l'inchiesta g8 Bolle per una casa a Parigi finisce intercettato con la "cricca" L’étoile della Scala compra un appartamento dal figlio di Balducci. E Anemone cita il ballerino con tono sprezzante FIRENZE — L’étoile e la cricca. Abituato a parlare con musicisti raffinati e scenografi ancora più raffinati, nella sua vita Roberto Bolle si è imbattuto pure nella "cricca" accusata di grandi manovre sugli appalti. Un anno fa la stella della Scala e della danza internazionale ha trattato l’acquisto di una casa a Parigi. L’appartamento era intestato alla famiglia di Angelo Balducci, il presidente del Consiglio dei lavori pubblici arrestato per l’inchiesta sui grandi eventi. Bolle sembra conoscere bene sia Angelo sia il figlio Lorenzo. E nella trattativa entra un altro arrestato, quel costruttore Diego Anemone che di appalti ne ha presi tantissimi, dal G8 in giù. Proprio Anemone, con poco rispetto per l’étoile, in una telefonata sbotta così: "Ma quel Bolle là (...) e richiamalo un po’... mi hanno rotto il c...". Bolle non è indagato, ma i carabinieri del Ros seguono con attenzione la vicenda della casa e dei suoi possibili intrecci. La sera del 16 marzo 2009 arriva un sms sul cellulare di Angelo Balducci: "Angelo, quando pensi che possano iniziare i lavori nella casa di Parigi... ??... L’avvocato dice che non ha ancora ricevuto vostra procura. L’avete spedita...? Un abbraccio e fammi sapere. Roberto". I carabinieri annotano che il messaggio arriva dal cellulare "intestato ed in uso a Bolle Roberto nato a Casale Monferrato (Al) il 26.03.1975". Probabilmente Bolle manda un sms anche al figlio di Angelo Balducci, Lorenzo, di professione attore. Due giorni dopo, infatti, Lorenzo chiama il padre Angelo: Lorenzo: "Senti una cosa veloce... perché devo girare... mi ha mandato ieri un messaggio Roberto Bolle... in cui dice se ho fatto la procura per l’appartamento di Parigi per il preliminare". Angelo: "Sì". Lorenzo: "Per me è arabo Angelo: "Ci penso io con coso... con Stefano". Lorenzo: "Io gli devo rispondere Angelo: "Allora tu rispondigli dopo... digli... oggi ti chiama papà". Lorenzo: "Va bene". La pratica, annotano i carabinieri, viene seguita da Stefano Gazzani, commercialista della famiglia Balducci, e Roberto Molinelli, dipendente del gruppo Anemone. La firma del contratto viene rinviata più volte. Il 22 aprile Anemone ne parla con il commercialista: Anemone: "Una cosa... ma quel Bolle là...". Gazzani: "Eh!... Bolle io sto a aspettare che mi chiamino da là... è tutto pronto..." Anemone: "E richiamalo un po’... mi hanno rotto il c...". Gazzani: "Eh Dieghi’ sì". Anemone: "Vabbè, poi vedremo". Il via libera arriva il 4 maggio. Due giorni dopo, Gazzani chiama a Parigi una persona che nel rapporto viene indicato semplicemente come Eric. Con lui, annotano i carabinieri, parla della stipula del contratto di compravendita. Ma anche di un provvedimento, curato dallo stesso Eric, che forse non ha capito perché in francese. Arriva dalla direzione delle finanze pubbliche di Parigi e riguarda i fratelli Filippo e Lorenzo Balducci. Gazzani: "Ti leggo quello che hanno scritto?". Eric: "Ah, ti hanno risposto? G: "Sì, hanno risposto... allora ha scritto apres un exam, scusami il francese". E: "No no vai". G: "Je vous inform que la rectification que vous proposé, sont abandonné avant totalié...". E: "Eh... super". G: "Super! Abbiamo vinto!? Ha detto che va bene?". E: "Sì e quand’è che ti hanno scritto". G: "27 aprile". E: "Eh guarda complimenti, sono contento". G: "Sono contento pure io perché... ammazza quanto sono svelti!". E "E hanno annullato tutto, sono contento". Lorenzo Salvia 22 febbraio 2010
Bertolaso: "Mai assegnato appalti" Su Balducci: "Non è stato il mio vice". E i massaggi: "Devo farli, nessun festino. Mia moglie sta soffrendo" NOTIZIE CORRELATE Bertolaso a San Fratello: fango su di me. Vogliono distruggere la mia credibilità (21 febbraio 2010) Le accuse e la difesa: i primi dieci giorni dello scandalo appalti (20 febbraio 2010) La presunta escort dal Brasile: "Ho solo sostituito un'altra estetista" (17 febbraio 2010) MONACO (PD): "SOVRAESPOSIZIONE MEDIATICA, SINDROME DA SIMBIOSI CON BERLUSCONI" Bertolaso: "Mai assegnato appalti" Su Balducci: "Non è stato il mio vice". E i massaggi: "Devo farli, nessun festino. Mia moglie sta soffrendo" MILANO - Gli appalti e l'accusa di corruzione, i presunti favori sessuali, l'affetto della gente. Guido Bertolaso è un fiume in piena e non perde occasione per ribadire che la tempesta giudiziaria che lo ha travolto è solo fango, il tentativo di distruggerlo. Lo ha fatto anche lunedì intervenendo alla trasmissione Mattino Cinque. "Non ho mai assegnato alcun appalto - dice il capo della Protezione civile -. Ogni volta che abbiamo fatto dei lavori abbiamo affidato alle istituzioni pubbliche e competenti questo genere di incombenza". BALDUCCI E ANEMONE - E su Angelo Balducci, principale indagato dell'inchiesta sui presunti episodi di corruzione: "Non è stato il mio vice, ma è stato molto più importante, è il presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, il massimo organo del ministero delle Infrastrutture, che fa grandi opere, appalti e realizza le opere principali. Anemone ha vinto una gara che è stata organizzata dall'ingegner Balducci; io ho avuto rapporti con Anemone come ne ho con tanti altri imprenditori e quando li incontro li incentivo a fare meglio, presto e bene". "Quando incontravo Anemone - prosegue Bertolaso - gli dicevo le stesse cose: lui è stato coinvolto in una delle sfide più importanti e cioè realizzare alla Maddalena un centro congressi, alberghi, un polo nautico e velico tra i più importanti del Mediterraneo". "SOLO MASSAGGI" - L'altro aspetto dell'inchiesta è quello dei presunti favori sessuali "mascherati" da massaggi: "Le due persone con le quali io mi sarei intrattenuto per favori sessuali erano fisioterapiste che mi dispiace siano state coinvolte in questa drammatica vicenda - dice il sottosegretario -. Pensare che io mi possa vendere per 10mila euro fa sorridere qualsiasi italiano. Quello che voglio è continuare lavorare con i miei ragazzi". E per quanto riguarda il Salaria Sport Center: "Ha circa 6mila soci che provengono da tutte le parti della borghesia medio-alta di Roma. Lo frequentavo perché lì mi trovavo più a mio agio perché frequentato da persone normalissime. Spesso ho mal di schiena e soffro di cervicale e devo ricorrere o agli anti infiammatori oppure, qualche volta, a qualche intervento che possa mettermi in condizione di poter riprendere il mio lavoro". FRANCESCA E MONICA - Bertolaso parla della fisioterapista Francesca: "È una bravissima signora - continua - e uno dei dolori più grandi che ho è di averla coinvolta in questa vicenda perché non se lo meritava affatto. Non sono mai stato a nessuna festa di quelle menzionate da Anemone: è ovvio che io sia una preda appetitosa per molti, ma mi dispiace per tutti quelli che mi vogliono fare del male, ma io non ho mai partecipato a nessun tipo di festino". E su Monica, la presunta escort brasiliana il cui nome compare nelle intercettazioni: "È una fisioterapista che mi sono ritrovato una sera al centro benessere: ero veramente stanco, stavo passando un momento difficile di tante decisioni e tante responsabilità; si evince dalle intercettazioni che avevo chiesto di potermi avvalere di Francesca, ma quel giorno lei non c’era e mi hanno fatto trovare questa Monica, una bella ragazza che mi ha fatto un massaggio identico a quello che di solito mi faceva Francesca. Dalle intercettazioni viene fuori in modo chiaro che io con questa Monica non ho fatto nulla di illecito o scorretto". "MIA MOGLIE SOFFRE" - Poi la famiglia e la paura di perdere la vicinanza della moglie: "Alle mie figlie ho detto che avevo la grande ambizione di essere l'orgoglio dell'Italia: per questo la mia famiglia ha subito le maggiori privazioni e i maggiori abbandoni e credo che non meritasse di subire anche questa vergogna. Mia moglie mi sta molto vicino ed è quella della famiglia che in questo momento sta soffrendo di più perché le stanno cadendo addosso tutta una serie di vicende che mi coinvolgono e che rischiano di demolire la fiducia che lei ha nei miei confronti. Comprensibile: come ogni femmina innamorata del proprio marito che può temere e può avere il tarlo del dubbio". "DEVO ANDARE AVANTI" - Infine Bertolaso ringrazia la gente che gli sta tributando affetto e stima (come domenica a San Fratello, nel Messinese): "Sento moltissimo affetto e tantissima solidarietà che mi spingono a tener duro e andare avanti, ma questo indipendentemente dalle decisioni che vorrà prendere il governo. Quando è avvenuta questa vicenda così drammatica per me e la mia famiglia, ma anche per tutta la Protezione civile, ho immediatamente messo il mio mandato nelle mani del presidente del Consiglio: sono un funzionario dello Stato, contrariamente a quello che dice qualcuno. Non me ne posso andare perché se lascio qualcuno deve sostituirmi per gestire queste situazioni di emergenza". PD: SIMBIOSI CON IL PREMIER - Franco Monaco del Pd critica l'esposizione mediatica del sottosegretario: "Siamo all'overdose tv. Da giorni e a ogni ora Bertolaso dilaga da tutte le tv rassicurando sé e noi con espressioni del tipo "gli italiani sono con me", "sono l'orgoglio del Paese". Un ego ipertrofico, un delirio di onnipotenza che danno la misura di un'identificazione antropologica, assai più che politica e di concezione del governo, con Berlusconi. Una sindrome che rende ancor più insostenibile il suo slalom tra asserito ruolo tecnico e profilo politico simbiotico con il premier". Redazione online 22 febbraio 2010
2010-02-21 replica della manifestazione della scorsa settimana. contestato il sindaco L'Aquila: la protesta delle chiavi dei cittadini nel centro storico A una troupe del Tg1 "Scodinzolini! Scodinzolini!". La Busi prende le distanze: "Qui la situazione è grave" replica della manifestazione della scorsa settimana. contestato il sindaco L'Aquila: la protesta delle chiavi dei cittadini nel centro storico A una troupe del Tg1 "Scodinzolini! Scodinzolini!". La Busi prende le distanze: "Qui la situazione è grave" L'AQUILA - Replica della manifestazione della scorsa settimana all'Aquila. Un migliaio di cittadini hanno forzato la zona rossa del centro storico - chiusa dall'epoca del terremoto - e hanno appendeso le chiavi dei propri appartamenti che devono ancora essere ristrutturati. Una protesta simbolica per la ricostruzione del centro storico del capoluogo abruzzese, fortemente danneggiato dal sisma del 6 aprile dello scorso anno. Stavolta però i manifestanti non si sono accontentati di varcare le transenne per raggiungere piazza Palazzo, ma hanno proseguito raggiungendo via Sallustio, una delle arterie principali e poi tutti i vicoli interdetti ai cittadini da dieci mesi. L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città SINDACO CONTESTATO - Insieme ai manifestanti questa volta c'era anche il sindaco Massimo Cialente e la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane. Cialente, vice commissario della ricostruzione, è stato contestato da alcuni partecipanti per i ritardi negli interventi nel centro storico e nella rimozione delle macerie. Il centro era presidiato dalle forze dell'ordine, che però non sono intervenute visto il carattere pacifico della manifestazione. CIALENTE - "Con l'atmosfera che si sta creando a livello nazionale per le inchieste sugli appalti, sta partendo un meccanismo negativo e problematico per la ricostruzione", ha detto il sindaco. "Bisogna mettersi nei panni dei dirigenti del Comune dell'Aquila, che sono intimoriti di fronte a un sistema che interviene al primo sbaglio o, addirittura, interviene senza sapere chi ha sbagliato o meno". Ma secondo il sindaco, i cittadini hanno ragione a protestare: "Gli aquilani esprimono la loro rabbia e hanno ragione: c'è una preoccupazione crescente per i ritardi e nulla è stato fatto per affrontare il problema del lavoro". Il primo cittadino aquilano riconosce che la rimozione delle macerie è oggi il problema principale: "Da soli non ce la possiamo fare, non è possibile smaltire 4 milioni di tonnellate di macerie come se fossero sacchetti di immondizie. Neanche la Protezione civile è stata in grado di risolvere il problema, ma se non si rimuovono le macerie non è possibile la ricostruzione". CONTESTATA TROUPE DEL TG1 - Decine di persone hanno contestato anche una troupe del Tg1 guidata da Maria Luisa Busi per un servizio per il settimanale di approfondimento Tv7. I manifestanti, parafrasando il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, hanno gridato "Scodinzolini! Scodinzolini!" accusando l'emittente di avere diffuso un'immagine falsata della situazione in Abruzzo. Maria Luisa Busi, che ha ammesso una contestazione "molto forte nei confronti del Tg1", ha preso le distanze: "Capisco la situazione e capisco gli aquilani. Posso dire che io sono qui per fare il mio lavoro onestamente e non posso rispondere dell'informazione a livello generale che il Tg1 ha fatto dopo il terremoto. Posso solo dire che quello che ho visto all'Aquila in questi giorni con i miei occhi, è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato: migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita". Il segretario aquilano del Pd, Michele Fina, ha espresso in una nota "solidarietà" "alla giornalista Maria Luisa Busi" e a chi lavorava con lei "per essersi trovati nel bel mezzo di una contestazione durante lo svolgimento del proprio lavoro" ma sottolinea che "ovviamente le critiche non erano rivolte a chi oggi si è recato a L’Aquila per raccontare l’ennesima manifestazione pacifica organizzata dai cittadini aquilani, ma al direttore del Tg1 Minzolini che negli ultimi mesi ha letteralmente scherzato con la nostra tragedia". Redazione online 21 febbraio 2010
privatizzazioni senza mercato La selva oscura delle procedure privatizzazioni senza mercato La selva oscura delle procedure Le vicende giudiziarie della Protezione civile dovrebbero far riflettere classe politica e media sullo stato di salute della nostra Pubblica amministrazione. Ma nessuno ne parla. Non ne ha interesse la classe politica perché — quale che sia il colore — ne trae beneficio. Le "privatizzazioni" degli Enti pubblici locali produttori di servizi e beni collettivi le hanno consentito di trasferire alle proprie clientele periferiche la collusione fra politica ed economia dalla quale ricavare consenso e finanziamenti. Non ne sono interessati i media perché poco propensi a occuparsi dei rapporti tra Pubblica amministrazione e cittadino. A parlarne, inascoltato, è quasi solo Dino Cofrancesco, docente di Diritto amministrativo e urbanistico all’Università di Genova. Uno dei pochi liberali in circolazione. Secondo Cofrancesco, con le modifiche strutturali e di funzionamento dell’Amministrazione, sono aumentate la discrezionalità amministrativa a scapito della legalità e la gestione concordata o contrattata tra enti diversi a scapito della ripartizione di competenze definite da rapporti gerarchici e di controllo. Le riforme, invece di produrre chiarezza e semplificazione, hanno prodotto complessità e confusione, conflitti di competenza, ritardi nell’esecuzione dei provvedimenti. È parte del problema richiamato in un recente saggio ( È possibile realizzare le infrastrutture in Italia?, Il Mulino) anche da Alfredo Macchiati, un dirigente delle Ferrovie dello Stato, e da un giurista di rango come Giulio Napolitano. Macchiati e Napolitano ricordano "il progressivo aumento del decentramento istituzionale, non accompagnato da una chiara definizione delle responsabilità". A complicare tutto, scrivono, si aggiunge un "contenimento dei finanziamenti pubblici non sostituito da un quadro di regole capace di attrarre investimenti privati". È su questo sfondo che Cofrancesco nota un ulteriore corto circuito: le privatizzazioni senza mercato hanno trasformato in monopoli privati i monopoli pubblici che, se non altro, dovevano sottostare ai controlli pubblicistici di legge. Con le società a controllo pubblico, scrive il docente, "è venuto anche meno il "fastidio" dei pubblici concorsi o delle procedure per verificarli". E conclude dicendo che le riforme hanno ulteriormente penalizzato il cittadino ponendolo di fronte alla scelta "prendere o lasciare", ovvero di ricorrere alla via giudiziaria. Ma, a limitare anche questa opportunità, provvede una legge che, cancellando il principio di legittimità legislativa, assegna alla Pubblica amministrazione poteri dispotici. Il cittadino non ha, infatti, alcuna possibilità di ricorrere contro atti affetti da "vizio di legge" se — indipendentemente dal fatto che le procedure siano state o no rispettate — il contenuto del provvedimento sarebbe stato lo stesso (!). Ciò in base all’art. 21 della legge 241 del 1990 inserito dalla legge n. 15 del 2005. Nessuno ha qualcosa da dire, oltre al convenzionale e sterile scandalismo del momento? Eppure, l’occasione sarebbe propizia… Piero Ostellino 22 febbraio 2010
il paese del messinese colpito dalle frane Bertolaso a San Fratello: fango su di me Vogliono distruggere la mia credibilità Sopralluogo con il presidente Lombardo: "Sulla costa si è costruito in modo folle". Gli abitanti: Berlusconi ci aiuti * NOTIZIE CORRELATE * AUDIO - Applausi e bagno di folla per Bertolaso (di A. Sciacca) * Messina, si allarga il fronte delle frane (15 febbraio 2010) il paese del messinese colpito dalle frane Bertolaso a San Fratello: fango su di me Vogliono distruggere la mia credibilità Sopralluogo con il presidente Lombardo: "Sulla costa si è costruito in modo folle". Gli abitanti: Berlusconi ci aiuti Bertolaso a San Fratello (Ansa) Bertolaso a San Fratello (Ansa) MESSINA - Guido Bertolaso è a San Fratello, il paese del Messinese colpito da una devastante frana una settimana fa. Insieme al presidente siciliano Raffaele Lombardo, ha fatto un sopralluogo aereo in tutta la zona colpita e poi un giro a piedi nel paese con il sindaco Salvatore Fidoti Pinto. PREVENZIONE - "Lo Stato c'è, è arrivato immediatamente e non se ne andrà fino a quando non avrà dato tutte le risposte che vogliono gli abitanti di San Fratello - ha detto il sottosegretario -. È da otto anni e mezzo che parlo di prevenzione, che dico che l'Italia è una e che bisogna investire per prevenire e gestire le emergenze. Non sono i Nebrodi che stanno franando: sta franando la provincia, parte della Calabria. C'è una situazione molto più ampia e critica rispetto a un caso isolato". Il presidente Lombardo ha aggiunto che sul lungomare tirrenico di Messina "si è costruito in maniera folle. Ci sono case a meno di 30 metri dalla riva, e sono bagnate dal mare". Parlando di San Fratello, il governatore ha detto di avere visto dall'elicottero "le grandi fratture aperte dalla frana e che la situazione progredisce lentamente". "VOGLIONO DISTRUGGERMI" - Bertolaso e Lombardo hanno poi partecipato a una seduta straordinaria del Consiglio comunale. E in quella occasione il capo della Protezione civile ha parlato dell'inchiesta su episodi di corruzione che lo vede indagato. "Stanno cercando di distruggere la mia credibilità, è sotto gli occhi di tutti. Anche qualche titolo di oggi continua a insinuare una serie di comportamenti che non mi appartengono e che non ho mai avuto. Quindi di cosa si tratta se non di cercare di minare la credibilità di un rappresentante dello Stato? - ha detto Bertolaso tra gli applausi dei presenti -. Quando parlo con gli abitanti di San Fratello e di qualsiasi altra parte d'Italia prendo degli impegni e gli italiani mi credono e mi rispettano perché sanno che io poi quegli impegni li mantengo. Nel momento in cui si cerca di gettare fango su una persona, un sistema e un'organizzazione il rischio è che si perda la fiducia. Bisogna essere seri, severi nei giudizi ma imparziali e obiettivi". CASE DA ABBATTERE - Parlando di San Fratello, Bertolaso ha sottolineato che "la situazione è molto critica, ma ci vorrà almeno un mese per fare una diagnosi definitiva". "È una delle più grandi frane mai registrate in Sicilia - spiega -: cinquanta milioni di metri cubi di terra si stanno spostando, anche se il movimento rallenta. Fino a quando la frana non si sarà fermata non si può intervenire per la messa in sicurezza e la stabilizzazione della zona". Un'operazione, ha aggiunto, che richiederà molti fondi. A San Fratello sono un centinaio le case danneggiate che rischiano di essere abbattute ma Bartolaso ha garantito che nessuno dovrà lasciare il paese: "Non posso garantire che tornerete alle vostre case ma certamente resterete a San Fratello - ha detto agli abitanti che lo hanno applaudito calorosamente -. Quando la frana si fermerà una buona parte di voi potrà tornare a casa, ma non in tutte. Non parlo di anni ma di mesi". Gli sfollati sono 1.500, ma tanta gente ha deciso di non lasciare il paese dei Nebrodi. "Le istituzioni si devono muovere in fretta per mettere la zona in sicurezza e fare in modo che si possa restare, tutti - spiega una residente -. Questo Bertolaso e gli altri lo devono sapere: noi da qui non ce ne andiamo e non permetteremo che il paese muoia". APPELLO A BERLUSCONI - Un'altra donna ha lanciato un appello al premier Berlusconi: "Parli della Sicilia, venga qui e ci aiuti, perché non ci sono italiani di serie A e italiani di serie B: anche noi siamo italiani". "Non ci abbandonate..." dice sommessamente un'altra signora a Bertolaso e Lombardo davanti alla scuola elementare di San Fratello, che sarà abbattuta. Un'amica le dà manforte: "Dottor Bertolaso, iniziate i lavori e poi noi sanfratellani li completeremo perché siamo gente abituata a lavorare". Un giovane parla del ponte sullo Stretto: "È sicuramente un'opera strategica per la Sicilia ma non potrà unire un'isola che scompare. Occorrono subito interventi per fare fronte ai danni e soprattutto all'emergenza. Qui manca la cultura della prevenzione". "Con me su questo tema lei sfonda una porta aperta - ha replicato il capo della Protezione civile -. Sono più di otto anni che parlo di questo ed è la mia lotta che continuerò". Redazione online 21 febbraio 2010(ultima modifica: 22 febbraio 2010)
intervenuto telefonicamente a un convegno di rete italia Berlusconi: nelle liste delle Regionali nessun personaggio compromesso Su Napoli: sommersa da rifiuti per malgoverno di Prodi. La portavoce: lui è il premier delle promesse disattese intervenuto telefonicamente a un convegno di rete italia Berlusconi: nelle liste delle Regionali nessun personaggio compromesso Su Napoli: sommersa da rifiuti per malgoverno di Prodi. La portavoce: lui è il premier delle promesse disattese Silvio Berlusconi Silvio Berlusconi MILANO - "Sono disperati per il calo di consensi, si aggrappano a tutto, anche all'attacco di servitori dello Stato". Silvio Berlusconi, intervenuto telefonicamente a un convegno della Rete Italia di Formigoni a Riccione, si scaglia contro l'opposizione e promette che nelle liste delle Regionali non ci saranno i nomi di persone coinvolte in episodi di corruzione: "Non ci sarà nessun personaggio che sarà compromesso in maniera certa. Non c’è alle porte una nuova Tangentopoli - dice a Formigoni -: sono casi isolati, che vanno perseguiti. Noi siamo garantisti, ma attenti su questo argomento: non accettiamo lezioni di moralità da questa opposizione". Sabato era stato il leader della Lega Umberto Bossi a chiedere al premier certezze sull'onestà dei candidati. "MONUMENTO A BERTOLASO" - Il premier ha poi difeso ancora una volta Guido Bertolaso: "Ci ricordiamo quello che è avvenuto a Napoli: a seguito del malgoverno di Prodi era letteralmente sommersa dai rifiuti, facendo andare in tutto il mondo immagini devastanti. E i responsabili sono gli stessi che accusano Bertolaso a cui si dovrebbe fare invece un monumento". Per l'Abruzzo Berlusconi parla di "un risultato miracoloso per il quale siamo apprezzati in tutto il mondo. Siamo orgogliosi di aver messo a disposizione case sicure e eleganti". E conclude: "C'è una furia autodistruttrice che annulla i risultati, che travolge tutti gli sforzi che si fanno per migliorare il nostro Paese. Si cerca di far apparire una delle pagine più nobili della nostra storia recente come una storia di affari sporchi e di corruzione". "PD ESTREMISTA" - Quindi l'attacco al Pd: "È sempre più estremista e laicista, al traino politico di un movimento eversivo come l'Idv e culturale dei radicali. La politica è scontro aspro, ma anche lo scontro deve avere delle regole che si basino sul rispetto tra le persone e il riconoscimento che c'è un interesse superiore a cui tutti devono guardare. Se vengono meno queste regole lo scontro diventa distruttivo. Noi abbiamo sempre concesso fiducia ai leader della sinistra, abbiamo sperato in Veltroni, in Bersani, ma alla prova dei fatti ci hanno tradito: le nostre aspettative erano anche aspettative dei cattolici che militano in quel partito e che ora hanno dovuto prenderne atto, che è un partito sempre più estremista e laicista". Il riferimento è alla recente fuoriuscita di Paola Binetti dal Partito Democratico. "MALGOVERNO DEL PREMIER" - Al premier replica Sandra Zampa, portavoce di Romano Prodi e deputata del Pd: "Di malgoverno gli italiani ne hanno conosciuto uno solo: quello di Berlusconi, il premier delle promesse disattese, impegnato a difendere con le unghie e con i denti le proprie aziende prima e se stesso dopo. Contro la giustizia e senza rispetto dei valori di cui si riempie la bocca. Gli italiani sapranno giudicare da sé: la storia e il tempo fanno giustizia delle urla, degli strepiti, del potere mediatico. E sarà così anche in questa occasione". Quanto all'emergenza rifiuti di Napoli, spiega Zampa, "è bene ricordare come lo stesso sottosegretario Bertolaso abbia più volte dichiarato di aver seguito, nella soluzione del problema, il piano già predisposto con il presidente Prodi, che è risultato dunque molto efficace". IDV: CRESCENDO ROSSINIANO - Critico anche il portavoce dell'Italia dei Valori Leoluca Orlando: "Dopo l'attacco nervoso dell'onorevole Cicchitto ("Anche a questo dovevamo assistere: che una personalità fra le più garantiste come Emma Bonino trovi l'appoggio del partito più forcaiolo, cioè l'Idv", ndr) arriva, in un crescendo rossiniano, quello del premier. Ciò dimostra il suo enorme nervosismo per la perdita di consensi e la dilagante corruzione nel suo partito. Vogliamo ricordare al signor Berlusconi - prosegue - che eversivo è colui che sfugge dai processi, facendosi confezionare delle leggi ad hoc, censurate dell'Unione europea e annullate dalla Corte costituzionale". Redazione online 21 febbraio 2010
Coordinatori divisi, trame dei ministri Ma l'affondo del premier è per Fini Pdl sull'orlo di una crisi di nervi: il partito resta diviso in due. Bondi sempre più distante dai colleghi retroscena Coordinatori divisi, trame dei ministri Ma l'affondo del premier è per Fini Pdl sull'orlo di una crisi di nervi: il partito resta diviso in due. Bondi sempre più distante dai colleghi ROMA - Tre coordinatori molto discussi. Un presidente, ovvero il Cavaliere, furibondo, che dice di non riconoscersi più nel suo partito. Un partito, il Pdl, ancorché fortissimo, in preda a una crisi di nervi. O meglio, come ammesso dallo stesso presidente del Consiglio, in balia di "giochi di potere" che nulla hanno a che fare con il bene della maggioranza. La cronaca di ieri, con qualche indiscrezione, è eloquente. Sui giornali viene pubblicato lo sfogo del Cavaliere sullo stato del Pdl, la sua tentazione di azzerare tutto, dopo il voto delle Regionali. C’è anche traccia di un attacco a Denis Verdini, che del Pdl è uno dei coordinatori, indagato dai magistrati di Firenze, poco amato (per usare un eufemismo) nel partito che dirige. Verdini è tentato dalle dimissioni, Berlusconi smentisce e lo difende pubblicamente, ma è la prima volta che lo fa dal giorno della notizia delle indagini che lo riguardano. Nel frattempo Ignazio La Russa, altro coordinatore, anche se in modo ironico, si dice disposto a fare un passo indietro. Tace il terzo coordinatore, Sandro Bondi, ma a Palazzo Grazioli lo danno sempre più distante dai suoi due colleghi, tanto che avrebbe fatto sapere al premier che si sente escluso e che non ha più molta voglia di sedersi al tavolo di lavoro con gli altri. Sulle decisioni che contano, complici forse anche gli impegni ministeriali, il politico che ama la poesia di solito resta escluso. Tutto, ovviamente, è molto ovattato. Non si lavano i panni in pubblico. L’uscita del capo del governo punta a rimettere in riga alcune teste calde. Nel partito molte cariche devono essere rinnovate, le parole del Cavaliere servono a congelare tutto. C’è anche il sospetto che alcune frasi contro Verdini, riportate dai quotidiani come se Berlusconi le avesse pronunciate in Consiglio dei ministri, siano state fatte circolare ad arte da alcuni esponenti del governo. Il premier per una volta ce l’ha più con chi imbecca la stampa che con la stampa. Italo Bocchino, vicecapogruppo dei deputati del Pdl, è in cima alla lista degli indiziati, fra i presunti autori dei giochi di potere. A lui viene attribuita una frase che ha fatto letteralmente infuriare il capo del governo: "Verdini e La Russa sono due morti che camminano". Lui, non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo, smentisce: "È impensabile, La Russa è il meglio che esiste, i problemi li hanno " loro", non "noi", è una guerra intestina a "loro", basta chiedere cosa pensano di Verdini, off the records ovviamente Nell’uso dei pronomi c’è il problema dei problemi. I partiti sono rimasti due. "Loro" sono quelli di Forza Italia. "Noi" sono gli ex di An. Paolo Bonaiuti ad Arezzo aveva visto più lungo di altri: basta con il metodo del 70 e 30 per ogni cosa, le cariche, le liste, il partito è di tutti, il futuro è la collegialità. Non è stato ascoltato, almeno non da tutti. Bocchino è in cima ad un’altra lista, quella della fiducia personale del presidente della Camera, Gianfranco Fini. I "giochi di potere" citati ieri da Berlusconi sono un messaggio anche al co-fondatore. Evidentemente i pranzi all’hotel de Russie non bastano ad appianare tutte le divergenze. Ricostruzioni dello staff del Cavaliere: Bocchino ha condotto una guerra politica contro Cosentino, sottosegretario all’Economia e coordinatore del Pdl in Campania; Bocchino è grande amico della Carfagna, la Carfagna designa Fini come successore di Berlusconi; il Cavaliere si infuria con la sua ministra, difende Cosentino a spada tratta, per non darla vinta ai "giochi di poteri" che "loro", in questo caso gli ex di An, conducono in Campania. C’è da aggiungere che un gruppo molto ampio di parlamentari, quasi tutti azzurri della prima ora, si definiscono ora "pretoriani" di Berlusconi, si stanno strutturando per ritrovare dentro il Pdl lo spirito originario di Forza Italia. Pretoriani che difendono il loro capo dai giochi di potere: non è un film o un videogame, è l’atmosfera che si respira nel Popolo della Libertà, il primo partito italiano. Marco Galluzzo 21 febbraio 2010
Italiani e corruzione Per l’80% pesa sul voto Italiani e corruzione Per l’80% pesa sul voto Come molti osservatori avevano previsto, il trend della fiducia nel governo Berlusconi è tornato a scendere, con una ulteriore diminuzione in questi ultimi giorni. La popolarità dell’esecutivo aveva già subito un calo piuttosto consistente nell’autunno dello scorso anno. A dicembre, anche grazie all’"effetto statuetta", il consenso era notevolmente risalito, ma poi ha intrapreso nuovamente una china discendente. I giudizi positivi sul governo hanno visto un’erosione più diffusa in svariati segmenti: tra i giovani fino a 35 anni e, al tempo stesso, tra i più anziani oltre i 65 anni, tra coloro che posseggono titoli di studio più bassi, tra i residenti nel sud e nelle isole, tra gli imprenditori e i liberi professionisti. I motivi di questo andamento sono molteplici. Da un verso, si rileva una sorta di delusione crescente, anche all’interno dell’elettorato di centrodestra: l’esecutivo viene accusato —a torto o a ragione—di concentrarsi eccessivamente sulle questioni giudiziarie e di trascurare altre tematiche di rilievo, specialmente, le riforme di cui il Paese ha bisogno. Dall’altro, l’opinione espressa dagli elettori sul governo risente molto, com’è ovvio, dell’andamento dell’immagine del premier, della crescita o del calo della popolarità di quest’ultimo e dei suoi più stretti collaboratori. È ragionevole pensare, dunque, che il decremento di fiducia nel governo riscontrato in questi giorni sia dipendente anche dal "caso Bertolaso " e, in generale, dall’impressione che ci si trovi di fronte ad una sorta di "nuova tangentopoli" o, comunque, ad un allargarsi preoccupante dei casi di malversazione—se non, talvolta, di corruzione—nel settore pubblico. L’episodio milanese, che ha visto il presidente della commissione Urbanistica colto in flagrante mentre riceveva una mazzetta e altri simili accadimenti occorsi, sempre negli ultimi giorni, in altre città, hanno rinforzato l’immagine di un decadimento crescente. Diversi commentatori hanno sottolineato come questi avvenimenti non costituiscano solo l’indizio del degrado di moralità rilevabile nelle istituzioni dello Stato, ma siano l’espressione della cultura generale del nostro Paese, spesso incline alla furbizia, all’"arrangiarsi", sino alla trasgressione delle regole in nome dell’interesse personale o familiare. Molti comportamenti illegali, perpetrati anche da privati cittadini, vengono giustificati col fatto che "lo fanno tutti" o, più spesso, che "il mio è un caso particolare e dunque deve essere accettato". Interrogata sulla possibile ipotesi di "comprensione" dei casi di corruzione da parte degli esponenti pubblici, la maggior parte dei cittadini esprime un giudizio severo, senza possibilità di appello. Ma una quota piuttosto numerosa — corrispondente a più di un italiano su cinque—afferma che "i politici corrotti fanno male", ma che "in fondo fanno come tutti". È la parte, minoritaria ma al tempo stesso assai consistente, del Paese che, in qualche modo, tende a giustificare buona parte dei comportamenti scorretti (in primo luogo i propri). Questo atteggiamento è più diffuso tra le persone con titolo di studio medio e, in misura ancora maggiore, tra le casalinghe. Ancora, appare "comprendere" lievemente di più i casi di corruzione politica chi dichiara di votare per il centrodestra. Beninteso, anche in questo segmento di elettorato si tratta di una minoranza, sempre piuttosto ampia, di poco superiore al 30%. Tuttavia questo "familismo amorale" (secondo la definizione che, già negli anni ’50, il sociologo americano Banfield diede della cultura del nostro Paese), pur essendo assai diffuso, non porta a scagionare i comportamenti dei politici. La maggioranza assoluta degli elettori, l’80% circa, attribuisce agli esponenti politici (in quanto detentori di risorse pubbliche) responsabilità maggiori dei singoli cittadini e, di conseguenza, è portata a giudicarli — e condannarli — più severamente. Con inevitabili implicazioni sul livello di popolarità dei governanti. Renato Mannheimer 21 febbraio 2010
il dibattito sulle radici della corruzione L'Italia ipocrita e quelle domande alle quali non si vuole rispondere il dibattito sulle radici della corruzione L'Italia ipocrita e quelle domande alle quali non si vuole rispondere Di chi può mai essere la colpa della corruzione italiana se non della politica? Di chi se non dei politici - beninteso di quelli per cui votano gli "altri"? Si mettano dunque l’una e gli altri sul banco degli accusati per la meritata, inevitabile condanna. Così la pensano oggi moltissimi italiani i quali non vogliono sentirsi dire che la corruzione di questo Paese - anche quella pubblica - è invece qualcosa che viene dal profondo, che rimanda alla storia vischiosa, oltre che del nostro Stato, della nostra società; ai suoi meccanismi e vizi inveterati. No, guai a dirlo: si è subito sospettati di voler cancellare le responsabilità individuali, di voler "salvare i ladri". Che c’entriamo noi con la corruzione? La colpa è solo della politica. In questo modo sta per ricominciare oggi il circolo perverso avviatosi nel ’92-’93. Infatti, se si mettono così le cose è fatale che agli occhi dell’opinione pubblica l’immagine di tutta la politica e di tutti i politici ne esca complessivamente a pezzi. Con l’ovvia conseguenza, che più ciò accadrà e più solo i mediocri o gli spregiudicati accetteranno di entrare nell’arena pubblica, e che quindi, alla fine, la politica risulterà ancora di più inetta e/o corrotta, accrescendo ulteriormente la sfiducia e la disistima generali. Sta per ricominciare alla grande, insomma, il meccanismo implacabile dell’antipolitica. Il meccanismo che si mise in moto all’epoca di "Mani pulite" e i cui risultati nonostante l’avvicendarsi di governi di destra e di sinistra, sono sotto gli occhi di tutti: allora svergognata e vilipesa la politica non si è rinnovata per nulla, la qualità dei suoi protagonisti è anzi in media peggiorata, ed essa non è stata capace né allora né poi di correggere un bel nulla del sistema che aveva portato a Tangentopoli. Non è questione di pensare che la corruzione sia "connaturata" alla società italiana. Bensì di convincersi che essa è innanzi tutto della società italiana. Di convincersi cioè che, in Italia, in tanto la politica può ospitare un così alto numero di traffichini e di lestofanti, in tanto può rappresentare un ambito d’elezione per un così gran numero di scambi e guadagni più o meno loschi, in quanto, e solo in quanto, ha come sponda, come interlocutrice permanente, una società moralmente opaca come la nostra. Perché alla fine delle due l’una, insomma: o si nega che quella italiana sia una società di tal fatta (e mi sembra davvero difficile), o si deve sostenere che tra lo standard morale della politica e lo standard morale della società non c’è alcun rapporto necessario (e si dice una palese assurdità). Naturalmente c’è sempre una terza possibilità (che sospetto sia proprio quella fatta ipocritamente propria da molti abitanti della penisola): e cioè credere, o fingere di credere, che in una società di diavoli i politici, non si sa per quale miracolo, possano - anzi debbano – essere degli angeli; e la politica, di conseguenza, una specie di anticamera del paradiso terrestre. Tutti coloro che, come Marco Vitale, rimproverano alla politica in genere, e dunque anche alla sinistra, di non aver preso le misure necessarie per una vasta e radicale opera di moralizzazione pubblica, dovrebbero innanzi tutto chiedersi: ma siamo sicuri che quel partito o quello schieramento che lo avesse fatto avrebbe avuto il consenso degli elettori italiani? O non sarà forse che un’opera del genere - per come è l’Italia, il suo mercato del lavoro, i suoi rapporti patrimoniali, per come sono abituati i suoi pubblici dipendenti, per come sono le sua abitudini diciamo così fiscali - non sarà forse che un’opera del genere avrebbe suscitato molte più opposizioni che consenso? E perché altrimenti nessun partito, nessuno schieramento, ha mai preso questa strada? Di fronte agli scandali in cui è coinvolta la politica (anche o soprattutto la politica) molti uomini e donne impegnati nelle attività private, nel mondo del fare come oggi si dice, amano invocare rispetto delle regole, meritocrazia, presenza di poteri contrapposti, trasparenza, orgoglio di ruolo. Lo ha fatto l’altro giorno anche Franco Bernabè su queste colonne. Confesso di non aver ben capito a chi fosse rivolto di preciso una tale astratta invocazione - che anche in questo caso come in altri casi, di altri autori, evita di fare nomi e cognomi - ma spero che comunque il presidente della Telecom mi perdonerà se gli rivolgo una domanda impertinente: in che misura a suo giudizio il sistema delle imprese italiane e quello bancario - e la stessa Telecom, aggiungo, toccando davvero il colmo dell’impertinenza - si attengono alle prescrizioni da lui messe nero su bianco? Personalmente penso che lo facciano parecchio meno di quanto dovrebbero e di quanto accada di solito in altri Paesi, a cominciare per esempio dagli Stati Uniti. Basta vedere l’accanimento tenace con il quale tutto quel mondo si è opposto ad un’efficace legislazione sulla "class action"; e se non sbaglio senza che nessun suo esponente alzasse la minima voce contraria. Non è solo la politica, insomma, a non avere le carte in regola. Se non cominceremo una buona volta con il dirci tutto questo, con il dircelo ad alta voce e dircelo di continuo, potremo pure mandare periodicamente all’ergastolo tutti i "marioli" e i "birbantelli" del caso, potremo pure in un raptus suicida nominare Marco Travaglio ministro della giustizia, ma rimarremo sempre quello che siamo: una società malandrina, spietata e al tempo stesso accomodante, un Paese sostanzialmente senza legge e senza verità. Ernesto Galli della Loggia 20 febbraio 2010(ultima modifica: 21 febbraio 2010)
il paese del messinese colpito dalle frane Bertolaso a San Fratello: fango su di me Vogliono distruggere la mia credibilità Sopralluogo con il presidente Lombardo: "Sulla costa si è costruito in modo folle". Gli abitanti: Berlusconi ci aiuti * NOTIZIE CORRELATE * AUDIO - Applausi e bagno di folla per Bertolaso (di A. Sciacca) * Messina, si allarga il fronte delle frane (15 febbraio 2010) il paese del messinese colpito dalle frane Bertolaso a San Fratello: fango su di me Vogliono distruggere la mia credibilità Sopralluogo con il presidente Lombardo: "Sulla costa si è costruito in modo folle". Gli abitanti: Berlusconi ci aiuti Bertolaso a San Fratello (Ansa) Bertolaso a San Fratello (Ansa) MESSINA - Guido Bertolaso è a San Fratello, il paese del Messinese colpito da una devastante frana una settimana fa. Insieme al presidente siciliano Raffaele Lombardo, ha fatto un sopralluogo aereo in tutta la zona colpita e poi un giro a piedi nel paese con il sindaco Salvatore Fidoti Pinto. PREVENZIONE - "Lo Stato c'è, è arrivato immediatamente e non se ne andrà fino a quando non avrà dato tutte le risposte che vogliono gli abitanti di San Fratello - ha detto il sottosegretario -. È da otto anni e mezzo che parlo di prevenzione, che dico che l'Italia è una e che bisogna investire per prevenire e gestire le emergenze. Non sono i Nebrodi che stanno franando: sta franando la provincia, parte della Calabria. C'è una situazione molto più ampia e critica rispetto a un caso isolato". Il presidente Lombardo ha aggiunto che sul lungomare tirrenico di Messina "si è costruito in maniera folle. Ci sono case a meno di 30 metri dalla riva, e sono bagnate dal mare". Parlando di San Fratello, il governatore ha detto di avere visto dall'elicottero "le grandi fratture aperte dalla frana e che la situazione progredisce lentamente". "VOGLIONO DISTRUGGERMI" - Bertolaso e Lombardo hanno poi partecipato a una seduta straordinaria del Consiglio comunale. E in quella occasione il capo della Protezione civile ha parlato dell'inchiesta su episodi di corruzione che lo vede indagato. "Stanno cercando di distruggere la mia credibilità, è sotto gli occhi di tutti. Anche qualche titolo di oggi continua a insinuare una serie di comportamenti che non mi appartengono e che non ho mai avuto. Quindi di cosa si tratta se non di cercare di minare la credibilità di un rappresentante dello Stato? - ha detto Bertolaso tra gli applausi dei presenti -. Quando parlo con gli abitanti di San Fratello e di qualsiasi altra parte d'Italia prendo degli impegni e gli italiani mi credono e mi rispettano perché sanno che io poi quegli impegni li mantengo. Nel momento in cui si cerca di gettare fango su una persona, un sistema e un'organizzazione il rischio è che si perda la fiducia. Bisogna essere seri, severi nei giudizi ma imparziali e obiettivi". CASE DA ABBATTERE - Parlando di San Fratello, Bertolaso ha sottolineato che "la situazione è molto critica, ma ci vorrà almeno un mese per fare una diagnosi definitiva". "È una delle più grandi frane mai registrate in Sicilia - spiega -: cinquanta milioni di metri cubi di terra si stanno spostando, anche se il movimento rallenta. Fino a quando la frana non si sarà fermata non si può intervenire per la messa in sicurezza e la stabilizzazione della zona". Un'operazione, ha aggiunto, che richiederà molti fondi. A San Fratello sono un centinaio le case danneggiate che rischiano di essere abbattute ma Bartolaso ha garantito che nessuno dovrà lasciare il paese: "Non posso garantire che tornerete alle vostre case ma certamente resterete a San Fratello - ha detto agli abitanti che lo hanno applaudito calorosamente -. Quando la frana si fermerà una buona parte di voi potrà tornare a casa, ma non in tutte. Non parlo di anni ma di mesi". Gli sfollati sono 1.500, ma tanta gente ha deciso di non lasciare il paese dei Nebrodi. "Le istituzioni si devono muovere in fretta per mettere la zona in sicurezza e fare in modo che si possa restare, tutti - spiega una residente -. Questo Bertolaso e gli altri lo devono sapere: noi da qui non ce ne andiamo e non permetteremo che il paese muoia". APPELLO A BERLUSCONI - Un'altra donna ha lanciato un appello al premier Berlusconi: "Parli della Sicilia, venga qui e ci aiuti, perché non ci sono italiani di serie A e italiani di serie B: anche noi siamo italiani". "Non ci abbandonate..." dice sommessamente un'altra signora a Bertolaso e Lombardo davanti alla scuola elementare di San Fratello, che sarà abbattuta. Un'amica le dà manforte: "Dottor Bertolaso, iniziate i lavori e poi noi sanfratellani li completeremo perché siamo gente abituata a lavorare". Un giovane parla del ponte sullo Stretto: "È sicuramente un'opera strategica per la Sicilia ma non potrà unire un'isola che scompare. Occorrono subito interventi per fare fronte ai danni e soprattutto all'emergenza. Qui manca la cultura della prevenzione". "Con me su questo tema lei sfonda una porta aperta - ha replicato il capo della Protezione civile -. Sono più di otto anni che parlo di questo ed è la mia lotta che continuerò". Redazione online 21 febbraio 2010
protezione civile / l'inchiesta Una telefonata da Roma e il "sistema" va in allarme Il procuratore di Firenze chiamato dal collega Ferrara. Bertolaso "futuro ministro". Balducci: ti voglio bene * NOTIZIE CORRELATE * Le accuse e la difesa: i primi dieci giorni dello scandalo appalti (20 febbraio 2010) * La corsa agli appalti per il sisma. "Verdini è stato determinante" (17 febbraio 2010) * I favori e gli appalti. La rete degli amici dall'Enac alla Rai (16 febbraio 2010) protezione civile / l'inchiesta Una telefonata da Roma e il "sistema" va in allarme Il procuratore di Firenze chiamato dal collega Ferrara. Bertolaso "futuro ministro". Balducci: ti voglio bene Dal nostro inviato Marco Imarisio FIRENZE - "Pare necessario incrociare i dati delle telefonate e degli incontri avvenuti tra il 28 e il 30 gennaio con i contatti istituzionali e le informazioni trasmesse da questo Ufficio alla Procura di Roma". Il primo atto dei magistrati di Perugia, eredi dell’inchiesta sulla presunta "combriccola" a causa del coinvolgimento dell’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, accusato di aver rivelato notizie coperte da segreto istruttorio, è stato l’audizione di Giovanni Ferrara, capo dei pubblici ministeri della Capitale. Una scelta che può essere spiegata con questa necessità, suggerita dai loro colleghi fiorentini, in una integrazione alle indagini datata 4 febbraio e inoltrata in questi giorni ai pm umbri. Dopo alcune notizie apparse sui quotidiani quello stesso giorno, il 28 gennaio Ferrara chiedeva infatti "un primo contatto informativo per via telefonica" a Giuseppe Quattrocchi, procuratore capo di Firenze, il quale gli confermava l’esistenza di un procedimento sulle vicende degli appalti del G8 alla Maddalena. "La propalazione di questa prima notizia riservata trovava eco" nelle telefonate del medesimo giorno tra Camillo Toro, figlio di Achille, e l’avvocato Edgardo Azzopardi, amico di famiglia in contatto con Angelo Balducci e altri imprenditori coinvolti nell’inchiesta. "E si concretizzava nella richiesta di Camillo Toro di incontrare subito Azzopardi, di lì a pochi minuti, nonostante si fossero sentiti poco prima e si fossero dati appuntamento per l’indomani". All’epoca dei fatti, Toro padre guidava la sezione che si occupa di reati contro la Pubblica amministrazione, quindi era il terminale delle informazioni apprese dal suo capo. Nella mattinata del 29 gennaio "avveniva un secondo contatto telefonico tra i vertici degli uffici delle due Procure", durante il quale Quattrocchi rivela al collega Ferrara "la pendenza di una richiesta di misura cautelare e l’esistenza di indagini per reati contro la P.A. e reati economici". Quel giorno, Roberto Di Mario, segretario di Angelo Balducci, riferisce "di una importante comunicazione appena ricevuta di presenza dell'"avvocato"", facendo riferimento ad Azzopardi, il quale chiede un incontro d’urgenza. Balducci - annotano gli investigatori - risponde che è fuori Roma, lasciando intendere che ha capito per quale ragione gli vuole parlare Azzopardi, ma che comunque l’appuntamento richiesto va spostato. "Guarda... però ecco digli che comunque... (...) che sono fuori... che però stamattina... (inc.) Palazzo Chigi... abbiamo fatto il punto... presumo sulla stessa cosa e quindi... capito?...". Quel pomeriggio Azzopardi parla con l’ingegner Massimo Sessa, dirigente del ministero delle Infrastrutture, datore di lavoro di Camillo Toro. Insieme commentano quella che sembra essere la notizia del giorno. Azzopardi: "Due cose... la prima: Berlusconi ha annunciato in questo attimo che Bertolaso viene nominato Ministro... sarà ministro della Protezione Civile". Sessa: "E poi?" Azzopardi: "Dopodiché... "il piccolino" ( il riferimento è a Camillo Toro, ndr)... mi ha richiamato adesso... e quindi domani mattina io... prima passerò un attimo da lui". Toro ha infatti sollecitato un nuovo incontro urgente "anche se domani è sabato, pure di sabato dobbiamo...", poiché ci sono ancora novità. I due si risentono pochi minuti dopo, ore 18.21. Sessa: "Senti fai una dichiarazione contro gli americani, Edi... può essere che hai un futuro". (ride) Azzopardi: (ride) "Tu sei un ragazzo perspicace ed intelligente invece... credo che tu abbia fatto le mie stesse riflessioni". (...) Sessa: "Eh!... bo’... mi sembra... solo lui o ha fatto anche sottosegretari?" Azzopardi: "No... non è che li ha fatti... adesso stava a Coppito e ha detto in diretta... "ringraziamo paraparàparà -... io lo faccio Ministro"... lui si è coperto il viso, Bertolaso, come se si mettesse a piangere... si commuovesse". Sessa: "A piangere perché si è commosso?". Azzopardi: "Si è commosso... però non si... se rideva o se piangeva. Hai capito?... io che però... come diceva il gobbo... "a pensare male non si fa peccato..." allora ho fatto un retropensiero...". Alle 20.36, sempre di quel 29 gennaio, Balducci chiama il fido segretario Di Mario. Balducci: "... Hai visto Bertolaso al telegiornale? Ma poi dove va, Beni Culturali?". Di Mario: "No, no non l’hanno detto... e quindi... ah!... va ai Beni Culturali?". Balducci: "Così ho sentito... un’ipotesi era... potrebbe". Di Mario: "... io pensavo che si facesse creare un ministero... alla Protezione Civile". Balducci: "Può darsi che poi gli accorpano un po’ di cose... così almeno... ti saluto". (ride) Di Mario: "... Era tutto contento ovviamente... dopo ’st’uscita che aveva fatto sugli Stati Uniti pensavo che qualcosa si fosse... insomma... invece... no". Balducci: "Senti... infatti ... ti devo dire una cosa... siccome mi ha chiamato... domani lo dovrei vedere un attimo... allora... tu non è che... potresti chiamare quel signore... (Azzopardi, ndr)... Siccome io poi c’ho ’sta cosa a palazzo Chigi... con lui e quell'altro... se poteva anticiparmi un po’ l’appuntamento... un’oretta prima sarebbe l’ideale". Di Mario: "Diciamo intorno alle 10 e mezza". Balducci: "Se è possibile... devo dare poi una risposta nell’altra direzione". Di Mario: "Perfetto ed io lo chiamo subito e ti faccio sapere... ciao". Subito dopo, ore 20.39, Di Mario chiama l’avvocato Azzopardi a nome di Balducci: "Buonasera... mi scusi... mi ha chiamato Angelo... chiedeva se era possibile anticipare l’appuntamento... perché dice poi dovrebbe vedere Bertolaso a palazzo Chigi". Azzopardi fa presente che prima, alle 10.30, deve vedere "quell’altro" facendo riferimento a Camillo Toro: "Io devo vedere prima quell’altro... proprio alle 10 e mezzo... e quindi volevo essere fresco... ha capito?". Di Mario: "Come no?! ... va bene... Alle 11 sempre lì... dove c’eravamo detti". Alle 20.43, intanto, Balducci manda un sms a Guido Bertolaso. "Sono commosso ed emozionato come un fratello vero può essere. Ti voglio bene davvero. pensa a Papà cosa direbbe. Tuo angelo". Il 30 gennaio, Azzopardi sale a casa di Camillo Toro, ore 9.25. L’incontro dura 40 minuti. Alle 10.31, poco prima dell’appuntamento fissato con Balducci e Sessa, l’avvocato spegne il cellulare. Effettivamente - annotano gli investigatori - fino alle 12.53 non verrà più registrata alcuna comunicazione. Anche Balducci si isola, lasciando il telefono nelle mani dell’autista. Arriva a casa di Azzopardi alle 10.58, a bordo di una Bmw 5. Ne esce alle 11.56. La prima telefonata che riceve è della moglie Rosanna, che mentre lo informa di cosa sta cucinando, percepisce che qualcosa non va: "Ti sento morto... tante volte quando sei al telefono esulti... ma bo!... non ti sento niente... come pensavo di parlare a nessuno...".
21 febbraio 2010
replica della manifestazione della scorsa settimana. contestato il sindaco L'Aquila: la protesta delle chiavi dei cittadini nel centro storico A una troupe del Tg1 "Scodinzolini! Scodinzolini!". La Busi prende le distanze: "Qui la situazione è grave" replica della manifestazione della scorsa settimana. contestato il sindaco L'Aquila: la protesta delle chiavi dei cittadini nel centro storico A una troupe del Tg1 "Scodinzolini! Scodinzolini!". La Busi prende le distanze: "Qui la situazione è grave" L'AQUILA - Replica della manifestazione della scorsa settimana all'Aquila. Un migliaio di cittadini hanno forzato la zona rossa del centro storico - chiusa dall'epoca del terremoto - e hanno appendeso le chiavi dei propri appartamenti che devono ancora essere ristrutturati. Una protesta simbolica per la ricostruzione del centro storico del capoluogo abruzzese, fortemente danneggiato dal sisma del 6 aprile dello scorso anno. Stavolta però i manifestanti non si sono accontentati di varcare le transenne per raggiungere piazza Palazzo, ma hanno proseguito raggiungendo via Sallustio, una delle arterie principali e poi tutti i vicoli interdetti ai cittadini da dieci mesi. L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città L'Aquila, le chiavi sulla città SINDACO CONTESTATO - Insieme ai manifestanti questa volta c'era anche il sindaco Massimo Cialente e la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane. Cialente, vice commissario della ricostruzione, è stato contestato da alcuni partecipanti per i ritardi negli interventi nel centro storico e nella rimozione delle macerie. Il centro era presidiato dalle forze dell'ordine, che però non sono intervenute visto il carattere pacifico della manifestazione. CIALENTE - "Con l'atmosfera che si sta creando a livello nazionale per le inchieste sugli appalti, sta partendo un meccanismo negativo e problematico per la ricostruzione", ha detto il sindaco. "Bisogna mettersi nei panni dei dirigenti del Comune dell'Aquila, che sono intimoriti di fronte a un sistema che interviene al primo sbaglio o, addirittura, interviene senza sapere chi ha sbagliato o meno". Ma secondo il sindaco, i cittadini hanno ragione a protestare: "Gli aquilani esprimono la loro rabbia e hanno ragione: c'è una preoccupazione crescente per i ritardi e nulla è stato fatto per affrontare il problema del lavoro". Il primo cittadino aquilano riconosce che la rimozione delle macerie è oggi il problema principale: "Da soli non ce la possiamo fare, non è possibile smaltire 4 milioni di tonnellate di macerie come se fossero sacchetti di immondizie. Neanche la Protezione civile è stata in grado di risolvere il problema, ma se non si rimuovono le macerie non è possibile la ricostruzione". CONTESTATA TROUPE DEL TG1 - Decine di persone hanno contestato anche una troupe del Tg1 guidata da Maria Luisa Busi per un servizio per il settimanale di approfondimento Tv7. I manifestanti, parafrasando il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, hanno gridato "Scodinzolini! Scodinzolini!" accusando l'emittente di avere diffuso un'immagine falsata della situazione in Abruzzo. Maria Luisa Busi, che ha ammesso una contestazione "molto forte nei confronti del Tg1", ha preso le distanze: "Capisco la situazione e capisco gli aquilani. Posso dire che io sono qui per fare il mio lavoro onestamente e non posso rispondere dell'informazione a livello generale che il Tg1 ha fatto dopo il terremoto. Posso solo dire che quello che ho visto all'Aquila in questi giorni con i miei occhi, è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato: migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita". Il segretario aquilano del Pd, Michele Fina, ha espresso in una nota "solidarietà" "alla giornalista Maria Luisa Busi" e a chi lavorava con lei "per essersi trovati nel bel mezzo di una contestazione durante lo svolgimento del proprio lavoro" ma sottolinea che "ovviamente le critiche non erano rivolte a chi oggi si è recato a L’Aquila per raccontare l’ennesima manifestazione pacifica organizzata dai cittadini aquilani, ma al direttore del Tg1 Minzolini che negli ultimi mesi ha letteralmente scherzato con la nostra tragedia". Redazione online 21 febbraio 2010
"Nessun cambiamento nel Pdl". La Russa: "IO TROPPO BRAVO?" Berlusconi difende Verdini: "Attacchi esterni e, magari, anche interni" Il premier: "Il ddl anticorruzione io l'ho voluto, io l'ho proposto e io ho ritenuto che possa essere migliorato" "Nessun cambiamento nel Pdl". La Russa: "IO TROPPO BRAVO?" Berlusconi difende Verdini: "Attacchi esterni e, magari, anche interni" Il premier: "Il ddl anticorruzione io l'ho voluto, io l'ho proposto e io ho ritenuto che possa essere migliorato" Silvio Berlusconi (Eidon) Silvio Berlusconi (Eidon) ROMA - Una nota scritta di suo pugno, per evitare fraintendimenti. Berlusconi difende Verdini e attacca chi usa la stampa per giochi di potere personali. Nelle parole del premier c'è anche un allarme: così si rischia di incidere negativamente sul risultato elettorale. "Pur avendo in passato criticato il malvezzo dei giornali di attribuirmi virgolettati e pensieri mai espressi credo che la responsabilità non sia più solo della stampa ma di chi la usa per giochi di potere personali, per cercare di indebolire chi, proprio come l'on. Verdini, si è speso e si spende giorno per giorno per costruire la struttura del Popolo della Libertà, lavoro storico e difficile, difendendolo con determinazione dagli attacchi esterni e, magari, interni". "Per cercare di colpire un galantuomo come l'on. Verdini - aggiunge la nota- si rischia di incidere negativamente su un risultato elettorale che si annuncia in ogni caso come ampiamente positivo. Confermo quindi a Denis Verdini la mia amicizia e la mia piena fiducia". NON SONO PREOCCUPATO PER LE INCHIESTE - "Non solo assolutamente preoccupato per le inchieste" su appalti e Protezione civile. "Sono casi singoli" aveva assicurato in precedenza Silvio Berlusconi uscendo dalla sua residenza romana a Palazzo Grazioli. "Non ho alcuna preoccupazione", ha affermato Berlusconi. "Ci sono casi singoli come ci sono nelle aziende, nei carabinieri, ovunque. Come ho detto l'altro giorno e ci sono state anche ironie a riguardo, è statisticamente provato che su cento persone, qualcuno fa il proprio interesse in maniera non legittima. Càpita sempre una cosa del genere". DDL CORRUZIONE: "IO A PROPORLO" - "Tutto il governo è stato concorde per rendere più articolato il disegno di legge contro la corruzione: la prossima settimana penso che sarà pronto. Sono stato io a volerlo", ha reso noto il premier, "io a proporlo e io poi, a seguito della discussione approfondita che si è svolta in Consiglio dei ministri, a ritenere che poteva essere migliorato". Sul disegno di legge sulle intercettazioni, il presidente del Consiglio ha detto che proseguirà con l'esame al Senato e poi "abbiamo la riforma della giustizia che è fondamentale". PDL: NESSUN CAMBIAMENTO - Berlusconi a Palazzo Grazioli in mattinata aveva incontrato il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Altero Matteoli, e il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, toccati dalle inchieste. "Non ci saranno cambiamenti ai vertici del partito, le notizie su cambi sono prive di fondamento. Non so da dove arrivino, ma è una disinformazione che i giornali fanno". Alla domanda se ci sia qualcosa nel partito che non lo soddisfi, Berlusconi ha risposto: "Non trovo assolutamente cose di cui preoccuparmi e che vanno cambiate. Si cerca sempre di migliorare, ma non c'è nulla che possa far pensare a qualcosa di traumatico perché non esiste nessuna necessità di farlo". LA RUSSA: "IO TROPPO BRAVO?" - A Berlusconi sul Pdl ha indirettamente risposto Ignazio La Russa, in occasione dell’inaugurazione del museo del Risorgimento a Milano. "A volte sui giornali mi trovo una specie di alone di imperfezione: mi contestano di essere troppo bravo e che devo fare un passo indietro", ha detto il ministro della Difesa, che è anche co-coordinatore del Pdl. "È un partito nato sei mesi fa con un gran successo. C’è sempre qualcosa da fare e da migliorare. Se c'è da fare un passo indietro, sono pronto a farlo". ROTONDI: "SE PERDIAMO VOTI, PROGETTO IN CRISI" - Il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, esclude che Verdini "abbia i giorni contati" e pensa che non sia Verdini che "si giochi tutto alle elezioni regionali, ma il Pdl. Se perdiamo voti sulle liste, il progetto va in crisi". Redazione online 20 febbraio 2010(ultima modifica: 21 febbraio 2010)
"ogni tanto c'è una mela marcia che crea confusione" Bossi a Berlusconi: "Non candidare chi viene trovato con le mani nel sacco" Il leader della Lega: "È un suggerimento di Calderoli al Pdl: noi abbiamo fatto così, fate così anche voi" * NOTIZIE CORRELATE * Berlusconi difende Verdini: "Attacchi esterni e, magari, anche interni" (20 febbraio 2010) * Stretta anti-corruzione, intesa a metà (19 febbraio 2010) * Berlusconi: " Chi commette reati non può restare in alcun movimento politico" (18 febbraio 2010) "ogni tanto c'è una mela marcia che crea confusione" Bossi a Berlusconi: "Non candidare chi viene trovato con le mani nel sacco" Il leader della Lega: "È un suggerimento di Calderoli al Pdl: noi abbiamo fatto così, fate così anche voi" MILANO - Non candidare "chi è stato trovato con le mani nel sacco". Il consiglio arriva al premier Berlusconi dal leader della Lega Nord Umberto Bossi. "In consiglio federale ho sempre detto di non mettere più in lista chi si fa prendere con le mani nel sacco spiega -. Calderoli ha detto a Berlusconi: "noi abbiamo fatto così, fate così anche voi, ci date una mano"". MELA MARCIA - Bossi ha ammesso che le vicende giudiziarie possono in qualche modo condizionare le elezioni: "Tutto può influire ma sono convinto che la gente abbia l'intelligenza di saper scegliere. Certo la gente è stufa della politica, ogni tanto c'è una mela marcia che crea confusione. Ma spero che la gente sia tanto matura da non farsi confondere". "NUN SACCIO" - Infine, per evitare di rispondere a una domanda sui candidati alle regionali in Lombardia che potrebbero essere coinvolti in vicende giudiziarie, Bossi usa il dialetto: "Nun saccio. In calabrese: nun saccio". Redazione online 20 febbraio 2010
Dietro le quinte - Il premier sente la mancanza del "filtro" dei tre coordinatorI "Basta, dopo le Regionali cambio tutto" Lo sconforto di Berlusconi con i suoi: se potessi chiudere il partito lo farei Dietro le quinte - Il premier sente la mancanza del "filtro" dei tre coordinatorI "Basta, dopo le Regionali cambio tutto" Lo sconforto di Berlusconi con i suoi: se potessi chiudere il partito lo farei Il premier Berlusconi (Ap) Il premier Berlusconi (Ap) ROMA - Che Berlusconi non sia soddisfatto dell’organizzazione che nel tempo si è dato il suo partito, il Pdl, è cosa nota. Che si annoi alle riunioni, e ancora di più a quei pranzi che anche per ragioni di etichetta istituzionale si tengono ormai periodicamente all’hotel de Russie, insieme ai coordinatori e al co-fondatore Gianfranco Fini, è anche questa materia scandagliata dalla pubblicistica. Che però il suo sconforto sia arrivato ad immaginare, anche solo per iperbole e modo di sfogo, addirittura la liquidazione della struttura è una novità. "Se potessi questo partito lo chiuderei!". In questa settimana, di fronte ai tanti grattacapi che gli sono stati sottoposti, il presidente del Consiglio ha fatto questa riflessione almeno una volta. A voce alta. Per le orecchie dell’interlocutore non è stata una sorpresa, e ovviamente la frase non è stata presa alla lettera. Eppure tanto distacco dalla creatura lanciata dal predellino della sua automobile, più di due anni fa, in piazza San Babila, non era mai stato registrato prima. La "guerra mondiale" sulle liste del centrodestra, come la definisce uno dei maggiorenti del Pdl, ha acuito ovviamente lo sconforto del Capo. Ha dato deleghe, lasciato fare, ma i problemi invece di essere risolti tornano immancabilmente indietro. Non solo irrisolti, ma ingigantiti. Due culture, An e Forza Italia, non si sono fuse. Confliggono, forse più di prima. E ai casi della Puglia, della Calabria, altre decine di piccole storie assillano la scrivania, l’agenda, il telefono di un presidente del Consiglio che sempre più spesso si scopre senza filtri. Lo sarebbero i tre coordinatori, Bondi, Verdini e La Russa, ma di fatto non è così. In alcuni casi dovrebbero essere la soluzione e invece, al cospetto del Capo, vengono restituiti come "problemi". "Il partito è più fonte di problemi che altro". La constatazione del Cavaliere è stata forse ingigantita dalle vicende recenti, anche giudiziarie, con il coinvolgimento di Denis Verdini nell’inchiesta fiorentina, con gli scontri quotidiani che oppongono una fetta del partito ad un’altra fetta, con Cicchitto e Bocchino che in alcuni casi, numeri uno e due alla Camera, sostengono addirittura cose diverse nello stesso momento. Magari non in Aula, ma poco distante. È successo due giorni fa per il decreto sulla Protezione civile: uno era per l’iter ordinario e l’altro per la fiducia. Naturale lo sconforto di alcuni parlamentari, figuriamoci quello del premier. Lo stesso premier che ieri mattina, alla Camera, dopo il voto sul decreto, è stato letteralmente trattenuto per oltre due ore nella sala del governo dalle mille esigenze dei singoli parlamentari. Hanno bisogno di parlare con lui e solo con lui. Per mille motivi: per fare una battuta e per stringere una mano, per perorare una causa o per accusare qualcuno, per chiedere un suo intervento diretto o per rimarcare che il partito è diventato un insieme di potentati e che non esiste più lo spirito di Forza Italia. Nelle aziende è un processo che si chiamerebbe escalation: si aggira il superiore gerarchico per arrivare al livello più alto. Nel Pdl è diventata una delle regole. Dinamiche e considerazioni alle quali per ora il premier non sa dare risposte, se non estemporanee e a futura memoria. Rassicurando come sa fare, promettendo un’inversione di rotta, facendo balenare una rivoluzione quando i tempi saranno maturi, ovviamente dopo il voto per le Regionali. Ieri l’agenzia Dire ha raccolto alcune di queste promesse, che in fondo sono il prolungamento di quello sfogo privato che abbiamo descritto all’inizio. Ai campani, ai milanesi, ai siciliani, a tutti il capo del governo ha avuto modo di concedere qualcosa. Una rassicurazione sulle altre: "Dopo le Regionali si cambia tutto, altrimenti questo partito apparirà già vecchio". E addirittura l’interpretazione prevalente è che il Cavaliere accarezzi un azzeramento dei vertici, un coordinatore unico di cui sentirebbe il bisogno insieme alla necessità di trovare un volto nuovo, meno conosciuto degli attuali. Al termine dell’incontro Berlusconi sembra sia rimasto spiazzato dal numero delle lamentele sulla gestione del partito. "Si cambia, si cambia ", ha ripetuto a più interlocutori. Per alcuni non erano parole nuove. Dopo il voto si vedrà. Un dettaglio non è di poco conto: anche per Fini è arrivato il momento di cambiare. Marco Galluzzo 20 febbraio 2010
SE C’E’ EMERGENZA, AGIRE SUBITO Il segnale necessario SE C’E’ EMERGENZA, AGIRE SUBITO Il segnale necessario Non conosciamo ancora il testo del disegno di legge contro la corruzione di cui il governo ha approvato ieri una bozza. Peccato. Il governo avrebbe dovuto agire con la rapidità di cui sa dare prova in altre circostanze che riguardano i processi. Ma il fatto che tre ministri — Alfano, Calderoli e Brunetta — abbiano l’incarico di lavorare insieme per mettere a punto uno strumento più efficace di quelli che già esistono nei nostri codici è pur sempre un buon segnale. Dimostra che il governo è finalmente uscito dallo stato di benevola indifferenza con cui commentava questi episodi e soprattutto, speriamo, che potrebbe smettere di vedere in ogni azione giudiziaria un segno della ostilità dei magistrati nei suoi confronti. La parola "pirla" con cui Umberto Bossi ha bollato un consigliere municipale milanese ricorda la parola "mariuolo " con cui Bettino Craxi, 18 anni fa, definì il presidente del Pio Albergo Trivulzio e lascia intravedere una sorta di benevola noncuranza. Il governo farebbe bene a ricordare che Mani pulite fu anche dovuto al consenso suscitato dalle iniziative della Procura di Milano e alla collaborazione degli indiziati. Gli industriali parlarono, anche a costo di incriminare se stessi, perché il peso delle tangenti era diventato insopportabile. Oggi il clima, per certi aspetti, è simile a quello di allora. I reati di corruzione sono sempre gravi e deprecabili. Ma diventano particolarmente intollerabili quando la crisi colpisce le industrie, crea disoccupazione, obbliga tutti a ridurre i consumi e a privarsi di una parte del benessere conquistato con fatica. Se il governo lo ha capito, meglio tardi che mai. E se lo ha capito grazie all’approssimarsi di elezioni che si annunciano più difficili di quanto il presidente del Consiglio avesse previsto, questo dimostra che la democrazia italiana, nonostante il pessimismo di molti, è ancora in buona salute. Penso che il governo dovrebbe spingersi più in là e rendersi conto che non esiste soltanto il denaro rubato, ma anche quello mal guadagnato. La rabbia degli italiani non concerne soltanto le mazzette e le tangenti. Investe nella stessa misura quella parte del ceto politico che nel corso di questi anni si è comportata non diversamente dai dirigenti delle grandi istituzioni finanziarie che sono responsabili della crisi. Mentre banchieri e gestori di fondi si attribuivano gratifiche che non tenevano alcun conto degli effetti delle loro acrobatiche speculazioni, la classe politica si è regalata salari superiori a quelli dei loro colleghi europei, doppi incarichi, seggi in consigli di amministrazione e una pioggia di "competenze accessorie ". Questo arrembaggio allo Stato e alle sue risorse è oggi, dopo i molti libri apparsi sull’argomento (fra cui quelli di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella), uno dei fenomeni meglio documentati della vita italiana. Ma la classe politica, così loquace e polemica in altre circostanze, ha reagito al modo in cui Agostino Depretis, presidente del Consiglio nei primi decenni del Regno, reagiva alle crisi internazionali: apriva l’ombrello e aspettava che la bufera passasse. Ebbene, l’ombrello è rotto. Il governo, come l’opposizione, farebbe bene a rendersi conto che gli italiani non fanno troppe distinzioni fra il denaro rubato e quello mal guadagnato: l’uno e l’altro vengono dalle loro tasche. Sergio Romano 20 febbraio 2010
Protezione civile - I protagonisti Le accuse e la difesa: i primi dieci giorni dello scandalo appalti Nomi, legami, telefonate: radiografia dell’inchiesta. Oltre 20 mila pagine di atti giudiziari Protezione civile - I protagonisti Le accuse e la difesa: i primi dieci giorni dello scandalo appalti Nomi, legami, telefonate: radiografia dell’inchiesta. Oltre 20 mila pagine di atti giudiziari Angelo Balducci (Ansa) Angelo Balducci (Ansa) Tre alti funzionari e un imprenditore in carcere per corruzione, ventisette persone indagate per lo stesso reato, una schiera di alti funzionari, politici intercettati indirettamente, dipendenti pubblici che al telefono mostrano dimestichezza con questo scambio tra appalti e favori che ha travolto la Protezione Civile. C’è tutto questo nelle oltre 20 mila pagine di atti giudiziari - dove le presunte violazioni penali si intrecciano con episodi di malcostume - che la procura di Perugia (che ha ereditato per competenza gli atti) sta adesso esaminando in attesa di decidere le prossime mosse. Un’attività parallela a quella dei magistrati fiorentini che attendono la decisione del giudice sulla richiesta di altre ordinanze presentata già da qualche settimana. A dieci giorni dagli arresti, si delineano le posizioni di accusa e difesa, e ci si prepara all’evoluzione di un’indagine che potrebbe avere a breve nuovi sviluppi. GLI ARRESTATI Angelo Balducci Funzionario delegato alla gestione Grandi Eventi e poi presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici è accusato di aver concesso appalti a imprenditori amici - con un’attenzione particolare per il gruppo che fa capo a Diego Anemone - in cambio di numerosi benefit. In particolare: telefoni cellulari, viaggi in idrovolante e aerei privati, automobili, lavori di manutenzione delle sue case, arredi, assunzione del figlio e della nuora, pagamento dello stipendio ai domestici. I magistrati gli contestano anche di essere in società con Anemone visto che le mogli di entrambi detengono il 75 per cento della società Erretifilm che si occupa di produzioni cinematografiche. Al giudice ha detto che si è equivocato sulle parole pronunciate al telefono anche perché si trattava di conversazioni tra amici. Poi ha consegnato i contratti con le aziende che prevedono la concessione ai "controllori " di auto e cellulari. Fabio De Santis (Epa) Fabio De Santis (Epa) Fabio De Santis Funzionario delegato alla gestione Grandi Eventi e poi provveditore ai lavori Pubblici in Toscana avrebbe anche lui aiutato alcuni imprenditori - in particolare il gruppo Anemone - a ottenere gli appalti del G8 a La Maddalena, quelli per i Mondiali di nuoto a Roma e alcuni per le celebrazioni del 150˚ anniversario dell’Unità d’Italia. In cambio: cellulari, autovetture, arredi e alcune prestazioni sessuali in alberghi di Roma e Venezia messi a disposizione da Diego Anemone. Non ha risposto alle domande del giudice. Il suo avvocato Remo Pannain ha dichiarato che "potrà chiarire tutto perché i benefit erano previsti dal contratto e il resto riguarda soltanto la sfera privata". Mauro Della Giovampaola Funzionario delegato al controllo del G8 a La Maddalena avrebbe favorito l’imprenditore Anemone ricevendo in cambio l’uso di un immobile, arredi e prestazioni sessuali. Davanti al giudice si è avvalso della facoltà di non rispondere. Guido Bertolaso (Eidon) Guido Bertolaso (Eidon) Diego Anemone A 39 anni è riuscito a far aggiudicare al suo gruppo una serie di appalti da milioni di euro: lo stadio del tennis e il nuovo museo di Tor Vergata, l’aeroporto di Perugia, tre lotti a La Maddalena. E gli contestano di averli ottenuti dopo aver elargito "favori e altre utilità" ai funzionari pubblici, compreso il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Anche lui non ha deciso finora di non rispondere al giudice. GLI INDAGATI Guido Bertolaso Il capo della Protezione Civile è accusato di corruzione: avrebbe accettato da Anemone "soldi contanti e prestazioni sessuali". Bertolaso ha negato in maniera categorica qualsiasi illecito, ma non è stato ancora interrogato. Nell’ordinanza del giudice sono riportate intercettazioni telefoniche dell’imprenditore arrestato che - in vista di un appuntamento con Bertolaso - chiede a un amico se può procurargli denaro contante. "Gli investigatori ritengono che abbia una certa fondatezza ritenere che detti incontri siano stati finalizzati alla consegna delle somme", scrive il giudice che evidentemente non vuole assumersi la paternità di questo sospetto. E in effetti al momento negli atti non si rintraccia riscontro alla dazione. Lo stesso magistrato ritiene invece "comprovata" la prestazione sessuale di una brasiliana di nome Monica all’interno del centro benessere del Salaria Sport Village (circolo sportivo di Anemone inserito nel circuito dei mondiali di nuoto) avvenuta il 14 dicembre e la ritiene una "contropartita". Denis Verdini (Lapresse) Denis Verdini (Lapresse) Denis Verdini Il coordinatore del Pdl è sospettato di aver favorito illecitamente la nomina di De Santis a provveditore della Toscana. Agli atti sono allegate numerose sue conversazioni, in particolare con Riccardo Fusi, patron dell’azienda toscana Btp, che gli chiede aiuto per ottenere gli appalti. Verdini dice più volte di essere a disposizione e utilizza per alcuni suoi spostamenti anche un elicottero messo a disposizione dall’imprenditore. Dopo aver appreso del suo coinvolgimento nell’inchiesta il parlamentare si è presentato ai pubblici ministeri. E ha dichiarato: "Fusi è un mio amico e gli ho presentato il mondo, ma certamente non per soldi. C’è un sistema, però non è illegale". Riccardo Fusi Sono decine le telefonate intercettate nelle quali l’imprenditore - con l’amministratore delegato Vincenzo Di Nardo - si attiva per ottenere i lavori. E riesce a essere inserito nel sistema. La ditta riesce ad aggiudicarsi la ricostruzione di una scuola a L’Aquila dopo il terremoto. Antonio Di Nardo Dipendente del ministero delle Infrastrutture, è uno degli uomini che mostra di poter gestire gli affari anche grazie ad alcune società nelle quali, secondo l’accusa, risulta essere gestore occulto. Ha rapporti diretti con i funzionari responsabili dei Grandi Eventi e segnala le ditte per gli appalti. I magistrati stanno anche valutando "i suoi rapporti con la criminalità organizzata campana e in particolare con soggetti vicini al clan camorristico dei Casalesi". Negli allegati ci sono sue conversazioni con Denis Verdini e con l’attuale presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro. Francesco De Vito È l’imprenditore che la notte del terremoto "ridevo nel letto". Lui ha negato di aver mai pronunciato quella frase, attribuendola al cognato. Mostra grande attivismo per procurarsi appalti e riesce a ottenere alcuni lavori per i mondiali di nuoto. I magistrati stanno verificando se abbia ottenuto altre commesse, lui ha negato di aver mai goduto di favoritismi. Mario Sancetta Presidente della Sezione di controllo della Corte dei Conti della Campania è in continuo contatto con imprenditori e funzionari del ministero delle Infrastrutture e dopo il terremoto de L’Aquila sollecita i suoi amici imprenditori ad attivarsi insieme a lui per farsi aggiudicare gli appalti. Dalle telefonate si capisce che a settembre 2008 ha chiesto l’intervento di Di Nardo, attraverso il coordinatore del Pdl Denis Verdini, per farsi nominare capo di gabinetto dal presidente del Senato Renato Schifani. Altero Matteoli (Lapresse) Altero Matteoli (Lapresse) I POLITICI Altero Matteoli Denis Verdini assicura a Riccardo Fusi di averlo contattato per risolvere una questione legata all’appalto della Scuola dei marescialli ed è stata intercettata anche una telefonata diretta tra il ministro delle Infrastrutture e lo stesso imprenditore che gli chiede aiuto, ma Matteoli lo informa che sta andando in ferie. Pubblicamente il ministro ha dichiarato "con serenità, e con una punta d’orgoglio, che i miei comportamenti e la mia azione alla guida del Dicastero sono stati e saranno sempre e solo improntati al rispetto delle leggi, delle regole e della massima trasparenza". Guido Viceconte e Mario Pepe Entrambi "sono interessati nel far aggiudicare lavori pubblici all’imprenditore Guido Ballari", ma nell’ordinanza viene anche sottolineato come "fino al dicembre 2003 Ballari e Pepe comparivano (il primo amministratore unico e il secondo socio) nella Eurogruppo servizi". In una telefonata Pepe parla pure di "far scorrere una graduatoria" con riferimento alla nomina di De Santis. Viceconte dice di aver fatto "solo un favore a un amico, basta questo per finire alla gogna?". Pepe afferma invece di aver soltanto comunicato al funzionario dei Grandi Eventi "che era stato fottuto. E per il resto posso dire che Ballari è mio amico dai tempi dell’università". I COMPRIMARI Giuseppe Tesauro Il giudice della Corte Costituzionale viene intercettato più volte mentre parla con Antonio Di Nardo e lo aiuta a risolvere un contenzioso con il ministero delle Infrastrutture legato alla sua doppia veste di dipendente pubblico e imprenditore. I due si vedono più volte. Tesauro è socio, insieme a Di Nardo e al giudice della Consulta Sancetta, di una società chiamata "Il Paese del Sole Immobiliare, srl". Ma si difende: "È stato mio cliente quarant’anni fa e si è rifatto vivo da poco. La società? Era un piccolo investimento in Sardegna, l’avevo dimenticato". Giancarlo Leone Dirigente della Rai, nelle telefonate intercettate mostra di essere buon amico di Angelo Balducci e di Diego Anemone. Con quest’ultimo parla spesso anche della ristrutturazione del suo appartamento del quale l’imprenditore si sta occupando. E si interessa di far inserire in una fiction della televisione di Stato il figlio attore di Balducci. Lui stesso assicura di aver provveduto anche a risolvere un problema che rischiava di farlo estromettere dalla produzione. Gaetano Blandini Direttore cinema del ministero dei Bene Culturali ha rapporti con Balducci e Anemone. L’indagine mira a verificare se li abbia agevolati la società delle loro mogli nell’erogazione dei fondi per le produzioni di film. Sarebbe riuscito a far assumere una persona di sua fiducia al dipartimento Grandi Eventi. Gli architetti e la sinistra Nelle conversazioni intercettate alcuni professionisti si lamentano perché "il sistema Veltroni" ha condizionato il sindaco di Firenze Domenici nella gestione degli appalti. Altri sostengono che "Balducci è uomo di Rutelli". Entrambi gli uomini politici del centrosinistra hanno smentito di essersi mai occupati di questo tipo di lavori. Fiorenza Sarzanini 20 febbraio 2010
Bersani: "Io spalai, Bertolaso voli basso" Replica al sottosegretario: "Con me capita male: io ero angelo del fango a Firenze, non so lui cosa facesse" BOTTA E RISPOSTA Bersani: "Io spalai, Bertolaso voli basso" Replica al sottosegretario: "Con me capita male: io ero angelo del fango a Firenze, non so lui cosa facesse" Gli angeli del fango in azione a Firenze Gli angeli del fango in azione a Firenze MILANO - Non solo il G8 a La Maddalena e gli appalti a L'Aquila. Argomento di polemica tra il numero uno della Protezione Civile e l'opposizione diventa anche l'alluvione che sconvolse Firenze nel 1966. È Pier Luigi Bersani ad evocare il disastro di 44 anni fa. E lo fa per invitare all'umiltà il sottosegretario Guido Bertolaso che, in un'intervista a Panorama, aveva polemizzato con il segretario democratico ("se arriva un terremoto chi spala? Bersani?"). POLEMICA - "A Bertolaso consiglierei un po' più di umiltà - replica il leader del Pd al termine dei lavori d'aula alla Camera - meno arroganza e di volare un po' più basso, perché con me capita male: io a quindici anni spalavo a Firenze, non so lui cosa facesse". E per dar forza al concetto Bersani posta su Flickr le foto della sua trasferta toscana quando giovanissimo e con tutti i capelli in testa venne immortalato in maglione scuro e carriola per portare via le macerie. Come uno dei tanti giovani volontari, poi ribattezzati "angeli del fango", che giunsero a Firenze per mettere in salvo opere d'arte e libri. Bersani volontario a Firenze nel '66 Bersani volontario a Firenze nel '66 Le foto del segretario del Pd dopo l'alluvione Redazione online 19 febbraio 2010
"i processi sommari si facevano durante il fascismo" "La Protezione civile non è una cupola" Intervista di Bertolaso a La7: non ho preso soldi e non ho usufruito di prestazioni sessuali, la mia famiglia lo sa * NOTIZIE CORRELATE * Caso Bertolaso, le figlie scrivono una lettera su Panorama: "Basta calunnie" (19 febbraio 2010) * Bertolaso: "Non merito il patibolo". Bossi: obiettivo è colpire Berlusconi? (17 febbraio 2010) * Bertolaso: "Voglio ristabilire la verità". Berlusconi: "Vai avanti tranquillo" (16 febbraio 2010) "i processi sommari si facevano durante il fascismo" "La Protezione civile non è una cupola" Intervista di Bertolaso a La7: non ho preso soldi e non ho usufruito di prestazioni sessuali, la mia famiglia lo sa Guido Bertolaso (Ansa) Guido Bertolaso (Ansa) ROMA - La Protezione civile "non è una cupola che distribuisce appalti o favori". Parole di Guido Bertolaso intervistato nel programma Reality di La7, in onda domenica alle 23.40. Sottolinea che bisognerà vedere come si concluderà l'inchiesta della procura di Firenze, perché "i processi sommari si facevano durante il fascismo". E ribadisce di non aver preso soldi né dagli imprenditori né dai funzionari pubblici coinvolti nell'inchiesta e poi arrestati, e di non aver mai usufruito di prestazioni sessuali da parte di escort messe a disposizione dall'imprenditore Diego Anemone. "SOLO CALUNNIE" - "Alla mia famiglia ho detto "voi mi conoscete e sapete che possibili passaggi di soldi non ce ne sono stati" - spiega -. E per quanto riguarda le prestazioni sessuali, mi sembra che le dichiarazioni rese dall'interessata confermino che si è trattato solo di massaggi". Sui presunti appalti e favori distribuiti dalla Protezione civile, Bertolaso li ha definiti "calunnie contro chi da otto anni lavora per il bene del paese. La verità è che abbiamo dato fastidio a qualcuno. All'opposizione, alla stampa e a diverse caste". Quanto ai lavori all'Aquila, il sottosegretario ha ripetuto che "in molti mi hanno chiesto appalti, ma ogni appalto è passato per gare ufficiali e la commissione è stata presieduta dal prefetto Gabrielli, che è uomo al di sopra di ogni sospetto". Redazione online 20 febbraio 2010
2010-02-19 Alla camera, Passano due ordini del giorno del Pd e uno dell'Udc sulle nuove carceri Protezione civile, sì al decreto ma il governo va sotto tre volte Non è stata posta la fiducia. Ora la legge passa al Senato. Napolitano: "Oggi confronto positivo" NOTIZIE CORRELATE Protezione civile, niente fiducia. Intesa nel Pdl dopo la rabbia di Fini (18 febbraio 2010) acamera, Passano due ordini del giorno del Pd e uno dell'Udc sulle nuove carceri Protezione civile, sì al decreto ma il governo va sotto tre volte Non è stata posta la fiducia. Ora la legge passa al Senato. Napolitano: "Oggi confronto positivo" II Sottosegretario per la protezione civile Guido Bertolaso (LaPresse) II Sottosegretario per la protezione civile Guido Bertolaso (LaPresse) MILANO - La Camera ha approvato con 282 voti a favore, 246 contrari e un astenuto il decreto Emergenza, che contiene norme anche sulla nuova Protezione civile, ma prima del voto finale il governo è stato battuto tre volte in rapida sequenza nelle votazioni degli ordini del giorno. Per l'approvazione finale, ora la legge deve ottenere il sì anche del Senato. NAPOLITANO: CONFRONTO POSITIVO - "Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime vivo compiacimento per il positivo confronto tra maggioranza e opposizione conclusosi alla Camera dei Deputati con la votazione finale sulla conversione in legge, con modifiche, del decreto sulla Protezione Civile": lo si legge in una nota diffusa dal Quirinale che sottolinea come così si sia giunti a "libere votazioni" in assemblea che hanno evitato la fiducia. SOTTO TRE VOLTE - Durante la discussione, la maggioranza è andata sotto tre volte. Con il parere contrario del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso, la Camera ha prima approvato due ordini del giorno del Pd. Il primo prevede che nell'ambito del piano carceri si dia "priorità, garantendo il necessario finanziamento, alla ristrutturazione e alla messa a norma delle numerose case circondariali attualmente esistenti". Via libera anche al secondo, che impegna il governo a "stilare e a utilizzare la cosiddetta "black list", ovvero un insieme di elenchi di fornitori e prestatori di servizi, considerati soggetti a rischio di inquinamento mafioso, con i quali non possono essere stipulati i contratti pubblici e i successivi subappalti e subcontratti aventi oggetto lavori, servizi e forniture riguardanti le opere pubbliche". La terza battuta d'arresto è arrivata su un ordine del giorno dell'Udc. L'ITER - Il testo, modificato a Montecitorio con la cancellazione della Protezione civile spa, dello scudo giudiziario per i commissari straordinari in Campania, ora dovrà tornare al Senato entro il 28 febbraio, pena la scadenza. Il governo ha evitato giovedì il ricorso al voto di fiducia grazie a un accordo con l’opposizione. LE REAZIONI - Per il capogruppo Pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto il decreto legge è la misura sul campo della filosofia del governo che è quella 'del fare, di un governo che non fa propaganda ma fatti che sono davanti a tutti". Cicchitto difende più volte l'azione positiva della Protezione civile e del'Esecutivo, grazie al quale "abbiamo registrato una svolta" nella gestione di molte questioni tra cui anche quella dell'emergenza rifiuti in Campania e del terremoto in Abruzzo. Di segno opposto la reazione dell'Idv: "Noi dell'Italia dei Valori - dice Di Pietro - ringraziamo la magistratura per aver scoperto, per tempo, che attraverso l'istituto della Protezione Civile si realizzava e prosperava un comitato d'affari che bypassava le regole sui contratti pubblici e quelle sulla trasparenza. Noi vogliamo che la Protezione Civile non si occupi più di grandi eventi e di mazzette". Anche Bertolaso ha commento il via libera della Camera: "Questo decreto è stato un passaggio importante che dimostra come, al di là delle vicende personali, ci sia stima nella Protezione civile e non mi pare che fosse a questo livello nel 2001 quando l’ho presa io". Redazione online 19 febbraio 2010
Bersani: "Io spalai, Bertolaso voli basso" Replica al sottosegretario: "Con me capita male: io ero angelo del fango a Firenze, non so lui cosa facesse" BOTTA E RISPOSTA Bersani: "Io spalai, Bertolaso voli basso" Replica al sottosegretario: "Con me capita male: io ero angelo del fango a Firenze, non so lui cosa facesse" Gli angeli del fango in azione a Firenze Gli angeli del fango in azione a Firenze MILANO - Non solo il G8 a La Maddalena e gli appalti a L'Aquila. Argomento di polemica tra il numero uno della Protezione Civile e l'opposizione diventa anche l'alluvione che sconvolse Firenze nel 1966. È Pier Luigi Bersani ad evocare il disastro di 44 anni fa. E lo fa per invitare all'umiltà il sottosegretario Guido Bertolaso che, in un'intervista a Panorama, aveva polemizzato con il segretario democratico ("se arriva un terremoto chi spala? Bersani?"). POLEMICA - "A Bertolaso consiglierei un po' più di umiltà - replica il leader del Pd al termine dei lavori d'aula alla Camera - meno arroganza e di volare un po' più basso, perché con me capita male: io a quindici anni spalavo a Firenze, non so lui cosa facesse". E per dar forza al concetto Bersani posta su Flickr le foto della sua trasferta toscana quando giovanissimo e con tutti i capelli in testa venne immortalato in maglione scuro e carriola per portare via le macerie. Come uno dei tanti giovani volontari, poi ribattezzati "angeli del fango", che giunsero a Firenze per mettere in salvo opere d'arte e libri. Bersani volontario a Firenze nel '66 Bersani volontario a Firenze nel '66 Le foto del segretario del Pd dopo l'alluvione Redazione online 19 febbraio 2010
e sul terremoto: "Certo che la magistratura farà piena luce" Appalti, il richiamo di Fini: le procedure non sono orpelli Il presidente della Camera all'Aquila: "Assicurare imparzialità nelle gare e il pieno rispetto delle leggi" e sul terremoto: "Certo che la magistratura farà piena luce" Appalti, il richiamo di Fini: le procedure non sono orpelli Il presidente della Camera all'Aquila: "Assicurare imparzialità nelle gare e il pieno rispetto delle leggi" Gianfranco Fini (LaPresse) Gianfranco Fini (LaPresse) MILANO - "In uno Stato di diritto le procedure non possono essere considerate come degli inutili orpelli da derogare fin troppo facilmente in qualsiasi momento e chi gestisce risorse pubbliche deve sempre ricordarsi che agisce in nome e per conto della comunità". Inaugurando l'anno accademico dell'università dell'Aquila, il presidente della Camera Gianfranco Fini è tornato così sull'inchiesta sui grandi eventi che ha travolto la Protezione civile. La magistratura, ha assicurato il leader di Montecitorio, saprà fare piena luce sulle vicende di corruzione sulle quali sta indagando in questi giorni. Ma non va dimenticato, ha sottolineato il presidente della Camera facendo un riferimento indiretto all'inchiesta sul mancato G8 della Maddalena, "il grande lavoro fatto all'Aquila". "È moralmente doveroso - ha detto il leader di Montecitorio -, ricordare, specie in queste giornate caratterizzate da gravi ipotesi di corruzione e di illegalità su cui siamo certi saprà fare piena luce la magistratura, l'impegno e l'abnegazione con cui le autorità provinciali e comunali, unitamente ai vertici e ai volontari della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco delle Forze dell'Ordine e della Croce Rossa, hanno affrontato con grande prontezza e straordinaria efficacia, la gravissima emergenza, e hanno posto le basi per una pronta ricostruzione". "TRASPARENZA" - Più in generale, secondo Fini, "la capacità di un Paese di dimostrarsi realmente avanzato ed efficiente - è il punto di vista del presidente della Camera - si misura anche con la capacità di realizzare le opere in tempi rapidi e sempre nel supremo rispetto della legge. Per questo "nell'assegnazione degli appalti deve essere assicurata l'imparzialità delle procedure e la celerità delle stesse". "È e sarà compito degli uffici centrali del Governo, dell’Autorità regionale e provinciale, dei Comuni interessati dalla ricostruzione e dagli organi tecnici competenti - ha detto Fini all'Aquila- vigilare affinchè questo sforzo di rinascita si svolga nel pieno rispetto delle leggi e delle norme poste a tutela della correttezza e della trasparenza degli operatori pubblici e privati". "Nell’assegnazione degli appalti - ha aggiunto Fini - deve essere infatti assicurata l’imparzialità delle procedure e la celerità delle stesse. La capacità di un Paese di dimostrarsi realmente avanzato si misura anche con la capacità di realizzare le opere in tempi rapidi, nel supremo rispetto della legge". Insomma, per il presidente della Camera Redazione online 19 febbraio 2010
Bertolaso: "Le dimissioni sono sempre sul tavolo di Berlusconi" Inchiesta G8, i magistrati di Perugia ora sentono il procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara per 2 ore dai pm titolari del fascicolo sui grandi eventi. Riserbo sul contenuto della deposi Bertolaso: "Le dimissioni sono sempre sul tavolo di Berlusconi" Inchiesta G8, i magistrati di Perugia ora sentono il procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara per 2 ore dai pm titolari del fascicolo sui grandi eventi. Riserbo sul contenuto della deposi MILANO - Il procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara è stato sentito dai pm di Perugia titolari dell'inchiesta sui grandi eventi. La deposizione è durata circa due ore e sul suo contenuto viene mantenuto il massimo riserbo. Ferrara è stato sentito come persona informata dei fatti dai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, titolari del fascicolo insieme al procuratore aggiunto Federico Centrone. In ambienti giudiziari, viene confermata la competenza delle Procura di Perugia per quanto riguarda le indagini sugli appalti per i grandi eventi condotte finora dai pm di Roma e Firenze. Il fascicolo è giunto alla Procura perugina in seguito al coinvolgimento dell'ex procuratore di Roma Achille Toro, indagato per corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento. BERTOLASO - Intanto il capo della Protezione civile Guido Bertolaso spiega di non aver ritirato le dimissioni presentate al premier Silvio Berlusconi alla luce del coinvolgimento nell'inchiesta. "Le dimissioni sono sempre sul suo tavolo. Io continuo a fare il mio lavoro fino a quando me lo chiedono". "Non lego le mie vicende personali - ha aggiunto Bertolaso - al mio ruolo di funzionario dello Stato". Redazione online 19 febbraio 2010
"Questi sono bulldozer" L’inchiesta a una svolta Nuove richieste dei pm sulla banda degli appalti Protezione civile - Le carte "Questi sono bulldozer" L’inchiesta a una svolta Nuove richieste dei pm sulla banda degli appalti ROMA—È negli atti giudiziari già noti che si rintraccia la svolta imminente dell’inchiesta sui lavori pubblici affidati dai funzionari delegati alla gestione dei Grandi Eventi nel dipartimento di via della Ferratella. I pubblici ministeri fiorentini che hanno già ottenuto i quattro arresti eseguiti la scorsa settimana, evidenziano "il coacervo di vicende" che li ha portati a presentare "un’altra richiesta di misura cautelare per corruzione nell’ambito degli accertamenti sull’appalto per la realizzazione della scuola marescialli dei carabinieri di Firenze". E fanno intravedere l’ampiezza dell’"apparato composto da uomini delle istituzioni e non, posto a servizio del gruppo imprenditoriale che fa capo a Diego Anemone, nonché la rete di connivenze intessute nel corso degli anni dai pubblici ufficiali Angelo Balducci, Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola ", cioè le persone tuttora in cella. È una "rete" che le intercettazioni telefoniche e i riscontri effettuati dai carabinieri del Ros hanno già delineato, anche se nuovi personaggi potrebbero emergere nei prossimi giorni dalle verifiche in corso sui tre filoni aperti, che vedono tra gli indagati per corruzione pure il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Oltre a quella toscana, si muove la procura di Perugia competente a indagare sugli appalti del G8 a La Maddalena, su quelli per i Mondiali di Nuoto organizzati a Roma e per le celebrazioni del 150˚ anniversario dell’Unità d’Italia per via del coinvolgimento collaterale del magistrato romano Achille Toro. E lavora in parallelo quella de L’Aquila per accertare come sia avvenuta la spartizione dei lavori per la ricostruzione del dopo- terremoto con un’attenzione particolare a quei consorzi creati dagli imprenditori per aggiudicarsi almeno una fetta della torta. "Sono dei bulldozer" Il 28 dicembre 2008 Vincenzo Di Nardo, amministratore delegato della ditta toscana Btp, parla con l’architetto Marco Casamonti e afferma: "Sono banditi... è gente... prima o poi si leggerà sui giornali che li hanno cuccati con qualche tangente in mano ...dai! Questi poi sono violenti e... io ho visto la squadra in azione... non la conoscevo questa del Balducci, eccetera, eccetera... è una task force proprio insieme unita e compatta... e sono dei bulldozer e il Carducci è uno di quelli blindati dentro questa logica qui del Balducci che è il vero regista". Il riferimento è a Valerio Carducci, patron della Giafi Costruzioni che dopo aver perso un appalto a Firenze verrà ricompensato con i lavori a La Maddalena. Scrivono i pubblici ministeri: "Il gruppo BTP (in persona dell’amministratore Di Nardo, del presidente Riccardo Fusi e del vicepresidente Roberto Bartolomei) ben consapevole del grande potere gestito dai funzionari facenti parte della struttura ministeriale di via della Ferratella, ed in particolare da Balducci, piuttosto che denunciare detto malaffare, si attiva al fine di accreditarsi presso detta struttura ed inserirsi nel sistema di corruttela ivi instaurato". Intermediario, dice l’accusa, è Francesco De Vito Piscicelli, ormai noto per essere uno degli imprenditori che rideva la notte del terremoto del 6 aprile scorso. Il colpo della Btp La sua attività si rivela efficace. I magistrati sottolineano come "attraverso le attività di intercettazione, emergeva che, per tramite Piscicelli Di Nardo e Fusi avevano la preventiva assicurazione, da Balducci e De Santis che alcuni appalti per le celebrazioni dell’Unità d’Italia sarebbero stati aggiudicati alla Btp, la quale avrebbe partecipato alle relative gare in associazione con il citato Consorzio Stabile Novus, riferibile allo stesso Piscicelli. E a seguito dello slittamento dei tempi l’interesse si spostava sulle opere appaltate in vista del vertice G8 a La Maddalena ". Non solo: "La Btp aveva avanzato a Balducci e De Santis una preminente e pressante richiesta: che le venisse restituito il possesso del cantiere per la realizzazione della Scuola Marescialli dei Carabinieri di Firenze, allo stato affidato all’impresa Astaldi ed al centro di un complesso contenzioso amministrativo". È il nodo della nuova indagine sul quale si stanno svolgendo ulteriori verifiche, ma non l’unico. Perché l’interesse degli investigatori si concentra anche sull’assegnazione dell’appalto da 7,3 milioni di euro per la ricostruzione di una scuola a L’Aquila ottenuto dalla Btp in un mese e mezzo. In quei giorni i contatti tra Fusi e il coordinatore del Pdl Denis Verdini, pure lui indagato a Firenze per corruzione, sono continui. E dopo aver avviato la pratica ed essere riuscito a farsi ricevere da Letta a palazzo Chigi, "Fusi lascia intendere che l’intervento di Verdini è stato determinante". Sms con Bertolaso Il giorno dopo il sisma in Abruzzo gli imprenditori appaiono già scatenati nella ricerca di contatti e sponsor. Anemone attiva i suoi referenti. Il 26 aprile Balducci gli assicura che "riproporrà a Bertolaso la richiesta di un incontro già avanzata con un sms dallo stesso Anemone". Ma la sera è lo stesso capo della Protezione Civile ad informarlo con un messaggio: "Sono all’Aquila sicuro fino a martedì sera" e lui risponde pronto: "Se vuoi ti raggiungo altrimenti ci vediamo appena puoi grazie". Lo ripete con un sms anche la mattina successiva: "Per favore possiamo vederci grazie". E poi "si informa con Della Giovampaola sull’iter del decreto che regola tra l’altro lo spostamento del vertice G8 in Abruzzo". Poco dopo Bertolaso risponde con un nuovo sms: "Io son qua... quindi se hai bisogno vieni su... parliamo qua perché non penso che sicuramente fino all’uno, al due non riesco a muovermi... capito?". Anemone è pronto: "Magari do un colpo di telefono prima quando vengo su... non so quando è più comodo... così se c’ha un attimo di tranquillità". La risposta è positiva: "In teoria... dovrei... nel pomeriggio verso le quattro... cinque potrei essere libero... fammi un colpo domani e vediamo... d’accordo?". Il giorno dopo l’imprenditore viene allertato da un collaboratore sull’approvazione del decreto: "Me lo sono stampato e vabbè bisogna muoversi ". Annotano gli investigatori: "Anemone fa capire che per tale ragione ha fissato un appuntamento per l’indomani pomeriggio con Bertolaso "dove sta il terremoto"". Poco dopo parla con l’ingegner Silvio Albanesi "e gli manifesta le preoccupazioni per gli effetti economici negativi che potrebbe avere l’applicazione del provvedimento governativo appena pubblicato riferito allo spostamento del vertice G8 dalla Maddalena a L’Aquila: "Io sono veramente disperato, proprio mi viene da piangere". Il professionista lo esorta ad avere fiducia, facendogli capire che si stanno aprendo altre possibilità di lavoro, con probabile riferimento ai lavori post-terremoto in Abruzzo: "No... no ... invece non bisogna essere disperati... parlo del futuro... non parlo del passato. Ci sono tante cose che si possono... hai capito?". In quei giorni la corsa delle imprese ora finite nell’indagine era già in fase avanzata.
19 febbraio 2010
e intercettazioni - Colosimo, della Corte dei conti, e Piscicelli Il giudice, il denaro e il costruttore: "Non posso scappottare" Le intercettazioni - Colosimo, della Corte dei conti, e Piscicelli Il giudice, il denaro e il costruttore: "Non posso scappottare" ROMA — Quando nell’ottobre del 2008 Angelo Balducci — ora in carcere con l’accusa di corruzione legata agli appalti dei Grandi Eventi gestiti dalla Protezione civile — fu nominato presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, qualcuno sembrò rammaricato. Per esempio il giudice della Corte dei conti Mario Colosimo, fino al 2008 vice alto commissario per la lotta alla contraffazione, il quale paventava che passando al nuovo incarico il potente appaltatore perdesse gran parte della sua influenza. Lo spiegò all’imprenditore Francesco De Vito Piscicelli, quello sorpreso a confessare che la notte del terremoto in Abruzzo rideva pensando ai guadagni procurati dalla ricostruzione. I due, coinvolti entrambi nell’indagine fiorentina sui presunti imbrogli nell’attribuzione dei lavori, sono cari amici. Un intero rapporto dei carabinieri del Ros è riempito dalle conversazioni in cui Piscicelli chiede aiuto a Colosimo per ottenere crediti dalle banche (che però non sembrano arrivare); in alcune però, è il giudice a raccomandarsi per una scadenza che, secondo gli investigatori, si riferisce alla restituzione di 200.000 euro: "Sono in una situazione in cui non posso scappottare...". Il pomeriggio del 10 ottobre 2008 Colosimo dà a Piscicelli la notizia del nuovo incarico conferito a Balducci, e l’imprenditore si mostra contento: "Finalmente, sia fatta la volontà della Madonna! Così sta contento... che sta depresso come un morto". I carabinieri intercettano e annotano che il magistrato "non sembra così entusiasta di questa nomina che di fatto pone Balducci fuori dalla gestione degli appalti". In effetti Colosimo dice che ora l’ingegnere "è fuori da tutto... lascia tutte le strutture di missione, ovviamente...". Piscicelli non condivide la preoccupazione del giudice, perché quella era la carica che il comune amico appaltatore inseguiva da tanto tempo: "Lui ci teneva da morire per questa cosa, dalla quale quel chiavico di Di Pietro (quand’era ministro dei Lavori pubblici, ndr) lo aveva cacciato". Colosimo cerca di fargli comprendere una diversa realtà: "Ma che sai, Francé... questa è una cosa per... Vabbè, conclude la sua carriera lì dove voleva e basta. Lascia tutto". E per essere un po’ più chiaro: "Una cosa era quando lui lì aveva centralizzato tutto, una cosa è ora che invece rimane in una struttura di consulenza, prestigiosa ma di consulenza, punto... Lui perde l’operatività, quello che è stato il suo... la sua forza per tanti anni". Ora Piscicelli mostra di aver capito: "Ma tu sei convinto di questo? Vabbè, allora non è una buona notizia ". Tre giorni dopo Colosimo, dal telefono dell’ufficio di Piscicelli, chiama proprio Balducci: "Intanto auguri... Avrei bisogno di parlarti, Angelo. Quando ti posso vedere? Domani mattina ci sei?". Balducci è impegnato: "Guarda, dipende da come si mette qui... Quando si prende una decisione ti faccio sapere... ". Passano altri dieci giorni e stavolta è Piscicelli a chiamare Colosimo, mentre si trova in compagnia dell’imprenditore fiorentino Riccardo Fusi (l’amico del coordinatore del Pdl Denis Verdini, indagato anche lui per concorso in corruzione): "Senti, ti volevo dire questa cosa abbastanza... Tu il presidente dell’Istat, per caso lo conosci? Fra le tue tante... è toscano". Il giudice risponde di sì: "Lo conosco bene, perché?". Nel rapporto ai magistrati il seguito della telefonata non è trascritto, ma i carabinieri ne riassumono e interpretano il contenuto: "Si comprende chiaramente che Piscicelli e Fusi stanno parlando della gara di appalto, già indetta, per la realizzazione della nuova sede dell’Istat, nell’ambito delle celebrazioni del 150˚ anniversario dell’unità d’Italia". Nelle annotazioni successive si riporta un altro tentativo di Colosimo di rintracciare Balducci. Il 7 novembre 2008 Piscicelli chiede all’amico giudice se è riuscito a parlarci, e quello dice di sì: "Dalla risposta fornita si comprende che il tema dell’incontro è la gara per i lavori della sede Istat; infatti Colosimo riporta che occorre attendere la scadenza dei termini di presentazione dei progetti/offerta, aggiungendo che con questa gara ha a che fare una persona che lui, Colosimo, nel passato ha aiutato, e ciò dovrebbe ulteriormente agevolarli". Però c’è un problema, segnalato dal magistrato: "Ci sono grossi colossi che stanno...". Piscicelli ribatte sicuro: "Ma anche noi siamo un colosso! Siamo la settima impresa d’Italia!". Giovanni Bianconi 19 febbraio 2010
la misura era stata annunciata giovedì da berlusconi Stretta anti-corruzione, intesa a metà Fonti governative spiegano che il testo è "ancora una bozza modificabile" la misura era stata annunciata giovedì da berlusconi Stretta anti-corruzione, intesa a metà Fonti governative spiegano che il testo è "ancora una bozza modificabile" Il ministro della Giustizia Angelino Alfano (LaPresse) Il ministro della Giustizia Angelino Alfano (LaPresse) MILANO - Il Consiglio dei ministri ha dato via libera "salvo intese" al disegno di legge che inasprisce le pene per i reati contro la pubblica amministrazione, tra cui la corruzione. Lo riferiscono fonti governative, spiegando che il testo è "ancora una bozza modificabile". Il disegno di legge contro la corruzione era stato annunciato giovedì dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. SUDDIVISIONE IN TRE PARTI - Il consiglio dei ministri - secondo quanto si è appreso da fonti governative - ha infatti deciso di suddividere in tre capitoli le misure presentate: quelle relative all'inasprimento delle pene sui reati contro la Pubblica amministrazione resteranno di competenza del ministero della Giustizia; sulle misure di intervento sul testo unico degli enti locali (ineleggibilità e incompatibilità dei condannati) sarà il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli a mettere a punto norme "ad hoc"; il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta dovrà infine studiare misure di efficienza che facciano da filtro al diffondersi della corruzione nella Pubblica Amministrazione. Redazione online 19 febbraio 2010
Bersani: "Dal premier ancora arroganza e vittimismo" Berlusconi: " Chi commette reati non può restare in alcun movimento politico" Il premier: "Vogliono farmi fuori. Niente tangentopoli, solo birbantelli. Inasprire norme su corruzione" * NOTIZIE CORRELATE * Berlusconi indignato: intercettazioni, ora basta "varare subito la legge" (18 febbraio 2010) Bersani: "Dal premier ancora arroganza e vittimismo" Berlusconi: " Chi commette reati non può restare in alcun movimento politico" Il premier: "Vogliono farmi fuori. Niente tangentopoli, solo birbantelli. Inasprire norme su corruzione" Il leader del Pdl, Silvio Berlusconi (Lapresse) Il leader del Pdl, Silvio Berlusconi (Lapresse) ROMA - "Non credo ci siano dubbi sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati non possa pretendere di restare in nessun movimento politico". Silvio Berlusconi in un'intervista concessa a Palazzo Grazioli a due agenzie di stampa è molto netto nel dire come il Pdl (e a suo avviso anche gli altri partiti) debba comportarsi di fronte a chi commette reati. Ma le sentenze debbono essere passate in giudicato? "Dipende da caso a caso: noi abbiamo deciso che le persone che sono sottoposte a indagini o processi in via di principio non debbano venire ricomprese nelle liste elettorali, ma anche che se ci sono dei dubbi sulla loro colpevolezza sarà l'Ufficio di presidenza a decidere caso per caso". UNA NORMA PER LE "LISTE PULITE" - Successivamente il premier è andato a pranzo con il presidente della Camera Gianfranco Fini. All'incontro ha preso parte anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Durante il pranzo si sarebbe parlato di una nuova norma per rendere più rigide le norme sulla corruzione. I due leader sarebbero poi tornati sul tema affrontando la questione delle Regionali e delle liste nelle quali, hanno concordato, bisogna evitare nel modo più assoluto che possano entrare "persone discusse". TANGENTOPOLI - L'Italia non è di fronte ad una nuova Tangentopoli e il fatto che ci siano stati molti arresti di personaggi coinvolti in fatti di tangenti e che diverse inchieste, da Milano a Roma a Firenze, riguardino atti di corruzione e concussione è semplicemente dovuto a comportamenti "birbantelli" da parte dei singoli aveva detto in precedenza il premier. In ogni caso, aveva aggiunto il capo del governo, saranno presto inasprite le norme contro la corruzione. Il provvedimento sulla corruzione, annunciato dal presidente del Consiglio, sarà un disegno di legge e sarà presentato venerdì in Consiglio dei ministri ha confermato poi ai giornalisti a Montecitorio Niccolò Ghedini. "BIRBANTI OVUNQUE" - "Non c'è nessun ritorno di Tangentopoli" ha poi puntualizzato Berlusconi anche perchè "tutti i partiti hanno il finanziamento pubblico" e dunque si tratta di "fatti personali che rientrano nelle statistiche" che dimostrano come su 100 persone possono esserci "1, 2, 3, 4 o 5 individui che possono essere dei birbantelli o dei birbanti che approfittano della loro posizione per interesse personale". Berlusconi ha infine sottolineato che ciò "vale per le imprese, per i sindacati, per la magistratura e per i movimenti politici". "PIU' NONNO CHE PAPI" - Mercoledì sera Berlusconi ha cenato con un gruppo di senatori a Palazzo Grazioli e in quella occasione si è presentato in versione canterina. Il premier, come sua abitudine e come riferito dalle agenzie di stampa, ha intrattenuto i suoi ospiti accompagnato da Mariano Apicella. Per il suo "pubblico" il Cavaliere ha intonato due canzoni in francese, ma anche una in inglese tratta dalla colonna sonora di Un americano a Parigi. In particolare il premier si sarebbe divertito a cantare il verso che dice "come to papà", scherzando su quel "papi" che lo accompagna dopo la vicenda del "Casoria-gate". "Mi hanno fatto lo sconto - avrebbe ironizzato - perché ormai io sono più nonno che papi". Berlusconi è tornato anche a ribadire il suo nuovo status di "single". "Ora - ha scherzato - sono un buon partito e sono molto corteggiato. Ma ho poco tempo per le donne, cerco di dedicarmi ai miei figli e ai miei nipoti". "VOGLIONO FARMI FUORI" - Il Cavaliere ha poi spiegato che nel corso della prossima campagna elettorale "sarà difficile andare in piazza perché la polizia mi dice che è sempre più pericoloso". "Già nel '94 - ha argomentato - hanno cercato di farmi fuori con le indagini giudizarie, con gli avvisi di garanzia. Poi hanno cercato di rovinare le aziende della mia famiglia, ma anche in questo non ci sono riusciti. Ed allora cercano di farmi fuori fisicamente... Non è cambiato nulla". LE INTERCETTAZIONI- Altro capitolo le intercettazioni riportate in questi giorni dai giornali. Berlusconi, viene ancora riferito, se ne sarebbe lamentato con i senatori. "È una indecenza", ha detto il premier, spiegando che certe frasi, estrapolate dal contesto e scritte senza che si capisca il tono con cui sono state pronunciate "danno un'idea completamente diversa" dall'intenzione originale. Per questo il presidente del Consiglio avrebbe ribadito la sua intenzione di dare un'accelerata al ddl sulle intercettazioni che si era arenato al Senato, pur senza fissare una tempistica. Qanto al testo in discussione a palazzo Madama, ha commentato, "non mi convince del tutto perchè lo vorrei ancora più severo, però l'attuale testo è meglio della situazione attuale che è di barbarie pura". LETTA AL QUIRINALE - Nel corso della serata il leader del Pdl è tornato a parlare anche della possibile candidatura di Gianni Letta per il Quirinale, una volta che sarà terminato il settennato di Giorgio Napolitano. "La presidenza della Repubblica è un posto per chi ha dato tanto, è un posto per Letta". Una "candidatura" non nuova, ma che assume una valore diverso anche alla luce del ruolo della esposizione che il sottosegretario sta avendo nella vicenda delle inchieste sul G8 e nella difesa pubblica di Guido Bertolaso. Il Cavaliere avrebbe poi scherzato anche sul suo futuro. "Sono stato così bene con voi - ha detto congedando gli ospiti - che quando sarò anziano mi farò fare senatore a vita". LE ELEZIONI REGIONALI - Il capo del centrodestra ha poi parlato delle candidature per le prossime elezioni regionali e amministrative e ha ribadito la necessità di continuare a essere "garantisti" ma stando attenti a candidare persone che "non offrano ai nostri avversari motivi per attaccarci". Secondo quanto viene riferito da alcuni partecipanti, il premier avrebbe ribadito di essere "fiducioso" sull’esito delle regionali, ma allo stesso tempo si sarebbe detto dispiaciuto di non poter fare campagna elettorale "in mezzo alla gente", appunto perché dopo l'episodio di Piazza Duomo c'è un problema legato alla sua sicurezza personale. Berlusconi sarebbe poi tornato a lamentarsi della politica dei due forni dell’Udc. "Fosse stato per me - avrebbe dichiarato - ne avremmo fatto a meno dappertutto, ma abbiamo lasciato che le scelte venissero fatte a livello locale". BERLUSCONI: "SEMPRE VITTIMA" - "Berlusconi con arroganza e vittimismo trova sempre il modo per chiamare al giudizio di Dio, raffigurando sempre un nemico e falsificando le posizioni altrui - ha invece commentato il leader del Pd, riallacciandosi ad altre dichiarazioni del premier che hanno inteso presentare il voto regionale come una sorta di referendum sull'operato del governo -. Se il premier vuole una sfida nazionale, ci trovera". "Noi diremo agli italiani - ha aggiunto Bersani - che di Berlusconi siamo interessati fino ad un certo punto e che il problema e la soluzione non può essere sempre lui. Noi abbiamo altri problemi e soluzioni, in primis le questioni sociali e di questo chiederemo conto a Berlusconi, che ha governato 7 anni su 9, e al governo che ha disarmato la capacità di reagire minimizzando". Redazione online 18 febbraio 2010(ultima modifica: 19 febbraio 2010)
È un vortice che trascina tutto e tutti nella distruzione Caso Bertolaso, le figlie scrivono una lettera su Panorama:"Basta calunnie" La missiva letta anche al Tg1. Le due ragazze attaccano stampa e magistrati È un vortice che trascina tutto e tutti nella distruzione Caso Bertolaso, le figlie scrivono una lettera su Panorama:"Basta calunnie" La missiva letta anche al Tg1. Le due ragazze attaccano stampa e magistrati MILANO - "Non intendo tacere oltre lo scempio che si è compiuto su un uomo che ha trascorso gli ultimi nove anni della sua vita a soccorrere i suoi concittadini meno fortunati". È un passaggio della lettera che Chiara Bertolaso, anche a nome della sorella Olivia - le figlie del capo della Protezione Civile indagato nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti del G8 - ha scritto per denunciare come la "vita e le opere" del padre si sono piegate "sotto la forza dirompente della calunnia e della menzogna". La lettera pubblicata in esclusiva da "Panorama" è stata letta al Tg1. "Sono una giovane studentessa che ama il suo paese e crede nelle istituzioni - scrive Chiara - In questi ultimi giorni ho visto la sua famiglia, la sua vita e le sue opere piegarsi sotto la forza dirompente della calunnia e della menzogna. Ho sentito parlare di Guido Bertolaso, mio padre, come di un avido ed un corrotto". La ragazza sottolinea anche la gravità delle accuse sessuali. "Ipotesi infamanti - dice - mosse sulla base di parole estrapolate da intercettazioni che dovevano rimanere segrete fino al processo". "Ma in questo caso - aggiunge - si è già sentenziato sulla colpevolezza di Bertolaso prima ancora che si decida se rinviarlo a giudizio o meno. Alcuni giornalisti senza scrupoli hanno deciso di ergersi al di sopra della giustizia per condannare e distruggere in pochi minuti la reputazione e il duro lavoro di un uomo". Le sorelle Bertolaso proseguono sostenendo che "è stato divulgato ciò che faceva più comodo e che avrebbe fatto vendere di più. È un vortice che trascina tutto e tutti nella distruzione". Chiara sostiene inoltre di "non voler negare" la fondamentale libertà di stampa, ma "piuttosto vorrei denunciare la libertà di menzogna di divulgare notizie approssimative, un reato per il quale non è prevista una pena commisurata al delitto". "Caro papà - concludono le ragazze - di certo non saranno le parole al vento di qualche giornalista improvvisato a toccarci. Ma anzi serviranno a motivarci sempre di più nella volontà di cambiare questo paese". (Fonte Ansa) 19 febbraio 2010
Toro indagato per corruzione E Fusi lascia la Btp Gli accusati Toro indagato per corruzione E Fusi lascia la Btp Achille Toro Achille Toro ROMA— Non solo rivelazione di segreto d’ufficio. Adesso l’ex procuratore aggiunto Achille Toro (nella foto sotto), che l’altro ieri si è dimesso dalla magistratura, è indagato anche per corruzione e favoreggiamento. È la Procura di Perugia ad aggravare la sua posizione, anche se a carico dell’ex collega non sono emersi, finora, indizi diversi da quelli raccolti nell’inchiesta di Firenze. L’accusa sembra ruotare attorno alle telefonate intercettate sulle utenze dell’avvocato Edgardo Azzopardi e di Camillo Toro, figlio dell’ex magistrato, anch’egli accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento. Nella conversazione del 17 gennaio scorso, alle 22.09, la consorte del legale, Manuela Privitera, "facendo con tutta probabilità riferimento ad Anna Toro (moglie di Achille e madre di Camillo)", si stupisce che l’amica abbia voluto offrirle sia il cinema, sia il ristorante. "E ti credo— replica il marito —con quello che sto facendo per il figlio!". Nella ricostruzione della procura Azzopardi avrebbe fatto ottenere a Camillo un distacco dall’Acea al ministero delle Infrastrutture. E in cambio Toro senior avrebbe rivelato all’avvocato alcune "mosse" dei sostituti Sergio Colaiocco e Assunta Cocomello, che erano i titolari dell’inchiesta romana sui "Grandi eventi". Ma per conto di chi Azzopardi avrebbe insistito con l’ex magistrato per ottenere informazioni riservate? È un aspetto non ancora chiaro: nelle intercettazioni l’avvocato riferisce i passi compiuti da Manuel Messina, uno dei fedelissimi di Diego Anemone. Novità, intanto, anche in Toscana, dove ieri si è dimesso un altro indagato dell’inchiesta: l’imprenditore Riccardo Fusi, 51 anni, originario di Prato, accusato di corruzione e associazione per delinquere di stampo mafioso. Fusi, che era presidente dell’impresa di costruzioni Btp, tra le dieci più grandi d’Italia, è indagato per l’appalto della Scuola Marescialli insieme a Denis Verdini, uno dei tre coordinatori del Pdl, al presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, arrestato, e a Francesco De Vito Piscicelli, l’imprenditore che rideva mentre L’Aquila crollava. E a Firenze ci sono altri cantieri finiti nel mirino della procura: dai Nuovi Uffizi agli Archivi storici dell’Unione europea (Villa Salviati), dalla stazione di Santa Maria Novella alla Manifattura tabacchi fino al Panificio militare. L’attenzione è soprattutto sui Nuovi Uffizi: un appalto in cui, come "soggetto attuatore", era stato nominato Mauro Della Giovampaola. Finché il 10 febbraio non è finito in carcere insieme a Balducci. Lavinia Di Gianvito 19 febbraio 2010
Le inchieste sul g8 Il sottobosco Le inchieste sul g8 Il sottobosco Probabilmente ha ragione Silvio Berlusconi quando nega una seconda Tangentopoli. Diciotto anni sono pochi storicamente ma molti, troppi dal punto di vista politico. Eppure qualcosa di grave è successo, in questi ultimi giorni. Possono essere i dati allarmanti contenuti nella relazione della Corte dei conti sulla corruzione in Italia; oppure il trasversalismo di un malaffare "romano" che rischia di sfigurare la Protezione civile; o il consigliere del Pdl colto in flagranza di mazzetta a Milano; o gli scandali in altre regioni guidate dall’opposizione. O forse tutte queste cose insieme. L’impressione è che comunque il capo del governo avverta uno scontento crescente nell’opinione pubblica. Il suo braccio destro Gianni Letta che si dice "turbato e preoccupato" fotografa un umore contagioso per la maggioranza: sebbene il presidente del Consiglio stia facendo uno sforzo vistoso per circoscrivere l’allarme. Alludere ai corrotti come "birbantelli" significa riconoscerne l’esistenza senza generalizzarla; e minimizzare un problema ormai ineludibile. L’invito di Berlusconi a vigilare sulle candidature del Pdl alle regionali del 28 e 29 marzo e la decisione di presentare norme anticorruzione non dipendono solo dal timore della magistratura o da calcoli elettorali. C’è qualcosa di più. Il Cavaliere sembra rendersi conto che una politica e un’economia percepite come complici di un affarismo illegale e abituale può terremotare il sistema: il "suo" sistema, nonostante più di un indizio allunghi ombre corpose anche su pezzi dell’opposizione. Su questo sfondo, le dimissioni del sottosegretario campano Nicola Cosentino, date proprio ieri dopo essere state respinte dal Parlamento insieme a una richiesta d’arresto l’11 dicembre scorso, potevano apparire un gesto simbolico. Ma il premier l’ha rifiutate, trasformandole piuttosto nello specchio delle proprie contraddizioni, accentuate dal braccio di ferro locale fra Pdl e Udc in Campania. È come se la volontà di voltare pagina fosse frustrata dalla tentazione di liquidare come complotti indagini che ipotizzano fenomeni radicati e finora impuniti. Magari sono realtà esagerate dall’uso politico delle inchieste e dai contraccolpi, inevitabili e a volte perversi, delle intercettazioni. Eppure quel sottobosco paraistituzionale esiste. E non valutarne contorni e ramificazioni finisce per regalare il monopolio della tanto abusata "questione morale" non solo all’opposizione, ma anche ai propri alleati. Berlusconi si ritroverebbe schiacciato sulla caricatura della lotta tra "guardie e ladri" cara ai suoi avversari più tetragoni. Ecco perché tenta una virata obbligata ma limitata al minimo indispensabile, ammettendo che qualcosa non va senza rinunciare alle proprie incrollabili convinzioni. È il prezzo che sembra disposto a pagare per non dovere inseguire affannosamente un elettorato in bilico: non ancora indignato, ma certo disilluso. Rimane da capire se basterà a restituire al Paese la fiducia in una Seconda Repubblica minacciata, più che da nemici esterni, dalla difficoltà di riformare se stessa. Massimo Franco 19 febbraio 2010
2010-02-18 "ma non verranno meno in futuro il rigore sin qui seguito" Gianni Letta scrive alla Pezzopane: inchiesta G8, "Turbato e preoccupato" Il sottosegretario: "Tante cose sentite e viste in questi giorni hanno turbato anche me" "ma non verranno meno in futuro il rigore sin qui seguito" Gianni Letta scrive alla Pezzopane: inchiesta G8, "Turbato e preoccupato" Il sottosegretario: "Tante cose sentite e viste in questi giorni hanno turbato anche me" Gianni Letta (Eidon) Gianni Letta (Eidon) MILANO - "Con la certezza che non verranno meno in futuro il rigore sin qui seguito, il metodo della totale trasparenza dell'azione pubblica, la determinazione rigorosa nell'uso di procedure perfettamente legali, la facilitazione dei controlli e della collaborazione tra diversi organi pubblici, utilizzati in questa prima fase di interventi, Le confermo l'impegno del governo e mio personale di andare avanti sulla via della totale e limpida rinascita dell'Aquila e della sua economia". Lo scrive il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta in una lettera inviata a Stefania Pezzopane, presidente della provincia dell'Aquila. LA LETTERA - Letta scrive ancora: "Tante cose sentite e viste in questi giorni hanno turbato anche me, come tutti quelli che nei giorni del terremoto hanno sentito lacerarsi qualcosa dentro e hanno perso per un bel pezzo la capacità di sorridere e, ancor più, di ridere. Nel contempo - ha proseguito il sottosegretario alal presidenza del Consiglio che rispondeva a una missiva della Pezzopane - non le nascondo la preoccupazione che questa vicenda sia deflagrata proprio nel corso di un periodo particolare, che certamente rischia di appannare la serenità del dibattito che pure è giusto intorno a vicende così drammatiche". "Penso anch'io con orrore, - aggiunge Letta - come Lei disse qualche giorno fa a L'Aquila, a chi crede che le calamità possano essere un pretesto per fare buoni affari. Il terremoto, le vittime, la desolazione che ne consegue meritano ben altri sentimenti e ben altra pietà. Altro che affari! Ma, se qualcuno ha pensato il contrario, tutti faremo in modo che si ricreda!". Redazione online 18 febbraio 2010
Bersani: "Dal premier ancora arroganza e vittimismo" Berlusconi: " Chi commette reati non può restare in alcun movimento politico" Il premier: "Vogliono farmi fuori. Niente tangentopoli, solo birbantelli. Inasprire norme su corruzione" * NOTIZIE CORRELATE * Berlusconi indignato: intercettazioni, ora basta "varare subito la legge" (18 febbraio 2010) Bersani: "Dal premier ancora arroganza e vittimismo" Berlusconi: " Chi commette reati non può restare in alcun movimento politico" Il premier: "Vogliono farmi fuori. Niente tangentopoli, solo birbantelli. Inasprire norme su corruzione" Il leader del Pdl, Silvio Berlusconi (Lapresse) Il leader del Pdl, Silvio Berlusconi (Lapresse) ROMA - "Non credo ci siano dubbi sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati non possa pretendere di restare in nessun movimento politico". Silvio Berlusconi in un'intervista concessa a Palazzo Grazioli a due agenzie di stampa è molto netto nel dire come il Pdl (e a suo avviso anche gli altri partiti) debba comportarsi di fronte a chi commette reati. Ma le sentenze debbono essere passate in giudicato? "Dipende da caso a caso: noi abbiamo deciso che le persone che sono sottoposte a indagini o processi in via di principio non debbano venire ricomprese nelle liste elettorali, ma anche che se ci sono dei dubbi sulla loro colpevolezza sarà l'Ufficio di presidenza a decidere caso per caso". UNA NORMA PER LE "LISTE PULITE" - Successivamente il premier è andato a pranzo con il presidente della Camera Gianfranco Fini. All'incontro ha preso parte anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Durante il pranzo si sarebbe parlato di una nuova norma per rendere più rigide le norme sulla corruzione. I due leader sarebbero poi tornati sul tema affrontando la questione delle Regionali e delle liste nelle quali, hanno concordato, bisogna evitare nel modo più assoluto che possano entrare "persone discusse". TANGENTOPOLI - L'Italia non è di fronte ad una nuova Tangentopoli e il fatto che ci siano stati molti arresti di personaggi coinvolti in fatti di tangenti e che diverse inchieste, da Milano a Roma a Firenze, riguardino atti di corruzione e concussione è semplicemente dovuto a comportamenti "birbantelli" da parte dei singoli aveva detto in precedenza il premier. In ogni caso, aveva aggiunto il capo del governo, saranno presto inasprite le norme contro la corruzione. Il provvedimento sulla corruzione, annunciato dal presidente del Consiglio, sarà un disegno di legge e sarà presentato venerdì in Consiglio dei ministri ha confermato poi ai giornalisti a Montecitorio Niccolò Ghedini. "BIRBANTI OVUNQUE" - "Non c'è nessun ritorno di Tangentopoli" ha poi puntualizzato Berlusconi anche perchè "tutti i partiti hanno il finanziamento pubblico" e dunque si tratta di "fatti personali che rientrano nelle statistiche" che dimostrano come su 100 persone possono esserci "1, 2, 3, 4 o 5 individui che possono essere dei birbantelli o dei birbanti che approfittano della loro posizione per interesse personale". Berlusconi ha infine sottolineato che ciò "vale per le imprese, per i sindacati, per la magistratura e per i movimenti politici". "PIU' NONNO CHE PAPI" - Mercoledì sera Berlusconi ha cenato con un gruppo di senatori a Palazzo Grazioli e in quella occasione si è presentato in versione canterina. Il premier, come sua abitudine e come riferito dalle agenzie di stampa, ha intrattenuto i suoi ospiti accompagnato da Mariano Apicella. Per il suo "pubblico" il Cavaliere ha intonato due canzoni in francese, ma anche una in inglese tratta dalla colonna sonora di Un americano a Parigi. In particolare il premier si sarebbe divertito a cantare il verso che dice "come to papà", scherzando su quel "papi" che lo accompagna dopo la vicenda del "Casoria-gate". "Mi hanno fatto lo sconto - avrebbe ironizzato - perché ormai io sono più nonno che papi". Berlusconi è tornato anche a ribadire il suo nuovo status di "single". "Ora - ha scherzato - sono un buon partito e sono molto corteggiato. Ma ho poco tempo per le donne, cerco di dedicarmi ai miei figli e ai miei nipoti". "VOGLIONO FARMI FUORI" - Il Cavaliere ha poi spiegato che nel corso della prossima campagna elettorale "sarà difficile andare in piazza perché la polizia mi dice che è sempre più pericoloso". "Già nel '94 - ha argomentato - hanno cercato di farmi fuori con le indagini giudizarie, con gli avvisi di garanzia. Poi hanno cercato di rovinare le aziende della mia famiglia, ma anche in questo non ci sono riusciti. Ed allora cercano di farmi fuori fisicamente... Non è cambiato nulla". LE INTERCETTAZIONI- Altro capitolo le intercettazioni riportate in questi giorni dai giornali. Berlusconi, viene ancora riferito, se ne sarebbe lamentato con i senatori. "È una indecenza", ha detto il premier, spiegando che certe frasi, estrapolate dal contesto e scritte senza che si capisca il tono con cui sono state pronunciate "danno un'idea completamente diversa" dall'intenzione originale. Per questo il presidente del Consiglio avrebbe ribadito la sua intenzione di dare un'accelerata al ddl sulle intercettazioni che si era arenato al Senato, pur senza fissare una tempistica. Qanto al testo in discussione a palazzo Madama, ha commentato, "non mi convince del tutto perchè lo vorrei ancora più severo, però l'attuale testo è meglio della situazione attuale che è di barbarie pura". LETTA AL QUIRINALE - Nel corso della serata il leader del Pdl è tornato a parlare anche della possibile candidatura di Gianni Letta per il Quirinale, una volta che sarà terminato il settennato di Giorgio Napolitano. "La presidenza della Repubblica è un posto per chi ha dato tanto, è un posto per Letta". Una "candidatura" non nuova, ma che assume una valore diverso anche alla luce del ruolo della esposizione che il sottosegretario sta avendo nella vicenda delle inchieste sul G8 e nella difesa pubblica di Guido Bertolaso. Il Cavaliere avrebbe poi scherzato anche sul suo futuro. "Sono stato così bene con voi - ha detto congedando gli ospiti - che quando sarò anziano mi farò fare senatore a vita". LE ELEZIONI REGIONALI - Il capo del centrodestra ha poi parlato delle candidature per le prossime elezioni regionali e amministrative e ha ribadito la necessità di continuare a essere "garantisti" ma stando attenti a candidare persone che "non offrano ai nostri avversari motivi per attaccarci". Secondo quanto viene riferito da alcuni partecipanti, il premier avrebbe ribadito di essere "fiducioso" sull’esito delle regionali, ma allo stesso tempo si sarebbe detto dispiaciuto di non poter fare campagna elettorale "in mezzo alla gente", appunto perché dopo l'episodio di Piazza Duomo c'è un problema legato alla sua sicurezza personale. Berlusconi sarebbe poi tornato a lamentarsi della politica dei due forni dell’Udc. "Fosse stato per me - avrebbe dichiarato - ne avremmo fatto a meno dappertutto, ma abbiamo lasciato che le scelte venissero fatte a livello locale". BERLUSCONI: "SEMPRE VITTIMA" - "Berlusconi con arroganza e vittimismo trova sempre il modo per chiamare al giudizio di Dio, raffigurando sempre un nemico e falsificando le posizioni altrui - ha invece commentato il leader del Pd, riallacciandosi ad altre dichiarazioni del premier che hanno inteso presentare il voto regionale come una sorta di referendum sull'operato del governo -. Se il premier vuole una sfida nazionale, ci trovera". "Noi diremo agli italiani - ha aggiunto Bersani - che di Berlusconi siamo interessati fino ad un certo punto e che il problema e la soluzione non può essere sempre lui. Noi abbiamo altri problemi e soluzioni, in primis le questioni sociali e di questo chiederemo conto a Berlusconi, che ha governato 7 anni su 9, e al governo che ha disarmato la capacità di reagire minimizzando". Redazione online 18 febbraio 2010
BINDI: "MEGAFONO DI PALAZZO CHIGI". vita: "dov'È la par condicio?" Editoriale di Minzolini al Tg1 delle 20 "Le intercettazioni non sono prove" Il direttore: condanna mediatica, vittime pagano la loro pena davanti alla società prima del verdetto dei giudici * NOTIZIE CORRELATE * Minzolini attacca i magistrati di Mani Pulite e riabilita Craxi: "Uno statista" (13 gennaio 2010) BINDI: "MEGAFONO DI PALAZZO CHIGI". vita: "dov'È la par condicio?" Editoriale di Minzolini al Tg1 delle 20 "Le intercettazioni non sono prove" Il direttore: condanna mediatica, vittime pagano la loro pena davanti alla società prima del verdetto dei giudici Augusto Minzolini (Ansa) Augusto Minzolini (Ansa) MILANO - Le intercettazioni non sono prove, eppure sono alla base di una condanna mediatica le cui vittime pagano già la loro pena davanti alla società prima del verdetto dei giudici: questa cosa può accadere anche a Bertolaso. Così si è espresso Augusto Minzolini, direttore del Tg1, in un editoriale dedicato all'inchiesta sul G8 che ha coinvolto anche il capo della Protezione civile durante l'edizione delle 20. "Le intercettazioni sono strumenti di indagine, non sono prove, e lo sanno bene anche i magistrati - sottolinea il direttore -. Al telefono si usa un linguaggio diverso rispetto a quello che si userebbe davanti a un pubblico ufficiale, ma non si può condannare una persona per un aggettivo se non c'è una prova". CAMPAGNA ELETTORALE - E prosegue: il condannato mediatico, se pure dimostra la sua innocenza davanti a un tribunale, la sua pena la sconta già davanti alla società. Questo accade, spiega, perché "puntualmente le inchieste giudiziarie sostituiscono la campagna elettorale: è successo l'anno scorso con la vicenda delle escort, mentre quest'anno il primo giorno della par condicio siamo stati sommersi dalla pubblicazione di un mare di intercettazioni. Tutto finirà il giorno dopo il voto, ma intanto l'intero Paese subirà un altro colpo". "MEGAFONO DI PALAZZO CHIGI" - Durissime le reazioni dell'opposizione. Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e presidente dell'assemblea nazionale del Pd: "Puntuale come un orologio svizzero, l'editoriale del direttore del Tg1 entra nella campagna elettorale per fare il megafono di Palazzo Chigi che vorrebbe limitare le indagini della magistratura e le intercettazioni". Vincenzo Vita, componente della Vigilanza Rai e senatore del Pd: "È l'esempio di un uso personale e privato dell'informazione pubblica, siamo davanti alle prove di come si fa un tg nell'età in cui la par condicio e il pluralismo non ci sono più". Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd: "Ha dell'incredibile l'uso che Minzolini continua a fare del suo ruolo di direttore della maggiore testata del servizio pubblico. Lo stile dei suoi editoriali è da giornale di partito". Giorgio Merlo e Vinicio Peluffo (Pd), vicepresidente e componente della Vigilanza Rai: "La tv pubblica rischia di essere piegata a interessi di parte". PARDI: TG DA REGIME - Pancho Pardi, capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione di Vigilanza Rai, parla di "un Tg1 da regime" e annuncia che intende portare la questione in Parlamento. Molto critico anche il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti, secondo cui "è assolutamente legittimo che un direttore di un tg faccia un editoriale di tanto in tanto. Quello che è singolare è che ogni editoriale sia fatto a sostegno delle tesi del presidente del Consiglio. La rete ammiraglia è diventata uno dei tanti fogli di partito del premier". Carlo Verna, segretario nazionale Usigrai, parla di "una brutta pagina di propaganda di governo". GASPARRI: PATETICI - "Politici e sindacalisti che attaccano Minzolini sono patetici - replica Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori del Pdl -. Il direttore del Tg1 parla con chiarezza il linguaggio della verità. Dovrebbe imbavagliarsi? Alla sinistra vanno bene solo le foche ammaestrate e i loro cori che recitano spartiti a memoria inneggianti i capi dell'Usigrai e i partiti della sinistra? Si vorrebbe la censura, mentre invece va tutelata la libertà di stampa". Redazione online 18 febbraio 2010
Bersani: "Dal premier ancora arroganza e vittimismo" Berlusconi: " Chi commette reati non può restare in alcun movimento politico" Il premier: "Vogliono farmi fuori. Niente tangentopoli, solo birbantelli. Inasprire norme su corruzione" * NOTIZIE CORRELATE * Berlusconi indignato: intercettazioni, ora basta "varare subito la legge" (18 febbraio 2010) Bersani: "Dal premier ancora arroganza e vittimismo" Berlusconi: " Chi commette reati non può restare in alcun movimento politico" Il premier: "Vogliono farmi fuori. Niente tangentopoli, solo birbantelli. Inasprire norme su corruzione" Il leader del Pdl, Silvio Berlusconi (Lapresse) Il leader del Pdl, Silvio Berlusconi (Lapresse) ROMA - "Non credo ci siano dubbi sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati non possa pretendere di restare in nessun movimento politico". Silvio Berlusconi in un'intervista concessa a Palazzo Grazioli a due agenzie di stampa è molto netto nel dire come il Pdl (e a suo avviso anche gli altri partiti) debba comportarsi di fronte a chi commette reati. Ma le sentenze debbono essere passate in giudicato? "Dipende da caso a caso: noi abbiamo deciso che le persone che sono sottoposte a indagini o processi in via di principio non debbano venire ricomprese nelle liste elettorali, ma anche che se ci sono dei dubbi sulla loro colpevolezza sarà l'Ufficio di presidenza a decidere caso per caso". UNA NORMA PER LE "LISTE PULITE" - Successivamente il premier è andato a pranzo con il presidente della Camera Gianfranco Fini. All'incontro ha preso parte anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Durante il pranzo si sarebbe parlato di una nuova norma per rendere più rigide le norme sulla corruzione. I due leader sarebbero poi tornati sul tema affrontando la questione delle Regionali e delle liste nelle quali, hanno concordato, bisogna evitare nel modo più assoluto che possano entrare "persone discusse". TANGENTOPOLI - L'Italia non è di fronte ad una nuova Tangentopoli e il fatto che ci siano stati molti arresti di personaggi coinvolti in fatti di tangenti e che diverse inchieste, da Milano a Roma a Firenze, riguardino atti di corruzione e concussione è semplicemente dovuto a comportamenti "birbantelli" da parte dei singoli aveva detto in precedenza il premier. In ogni caso, aveva aggiunto il capo del governo, saranno presto inasprite le norme contro la corruzione. Il provvedimento sulla corruzione, annunciato dal presidente del Consiglio, sarà un disegno di legge e sarà presentato venerdì in Consiglio dei ministri ha confermato poi ai giornalisti a Montecitorio Niccolò Ghedini. "BIRBANTI OVUNQUE" - "Non c'è nessun ritorno di Tangentopoli" ha poi puntualizzato Berlusconi anche perchè "tutti i partiti hanno il finanziamento pubblico" e dunque si tratta di "fatti personali che rientrano nelle statistiche" che dimostrano come su 100 persone possono esserci "1, 2, 3, 4 o 5 individui che possono essere dei birbantelli o dei birbanti che approfittano della loro posizione per interesse personale". Berlusconi ha infine sottolineato che ciò "vale per le imprese, per i sindacati, per la magistratura e per i movimenti politici". "PIU' NONNO CHE PAPI" - Mercoledì sera Berlusconi ha cenato con un gruppo di senatori a Palazzo Grazioli e in quella occasione si è presentato in versione canterina. Il premier, come sua abitudine e come riferito dalle agenzie di stampa, ha intrattenuto i suoi ospiti accompagnato da Mariano Apicella. Per il suo "pubblico" il Cavaliere ha intonato due canzoni in francese, ma anche una in inglese tratta dalla colonna sonora di Un americano a Parigi. In particolare il premier si sarebbe divertito a cantare il verso che dice "come to papà", scherzando su quel "papi" che lo accompagna dopo la vicenda del "Casoria-gate". "Mi hanno fatto lo sconto - avrebbe ironizzato - perché ormai io sono più nonno che papi". Berlusconi è tornato anche a ribadire il suo nuovo status di "single". "Ora - ha scherzato - sono un buon partito e sono molto corteggiato. Ma ho poco tempo per le donne, cerco di dedicarmi ai miei figli e ai miei nipoti". "VOGLIONO FARMI FUORI" - Il Cavaliere ha poi spiegato che nel corso della prossima campagna elettorale "sarà difficile andare in piazza perché la polizia mi dice che è sempre più pericoloso". "Già nel '94 - ha argomentato - hanno cercato di farmi fuori con le indagini giudizarie, con gli avvisi di garanzia. Poi hanno cercato di rovinare le aziende della mia famiglia, ma anche in questo non ci sono riusciti. Ed allora cercano di farmi fuori fisicamente... Non è cambiato nulla". LE INTERCETTAZIONI- Altro capitolo le intercettazioni riportate in questi giorni dai giornali. Berlusconi, viene ancora riferito, se ne sarebbe lamentato con i senatori. "È una indecenza", ha detto il premier, spiegando che certe frasi, estrapolate dal contesto e scritte senza che si capisca il tono con cui sono state pronunciate "danno un'idea completamente diversa" dall'intenzione originale. Per questo il presidente del Consiglio avrebbe ribadito la sua intenzione di dare un'accelerata al ddl sulle intercettazioni che si era arenato al Senato, pur senza fissare una tempistica. Qanto al testo in discussione a palazzo Madama, ha commentato, "non mi convince del tutto perchè lo vorrei ancora più severo, però l'attuale testo è meglio della situazione attuale che è di barbarie pura". LETTA AL QUIRINALE - Nel corso della serata il leader del Pdl è tornato a parlare anche della possibile candidatura di Gianni Letta per il Quirinale, una volta che sarà terminato il settennato di Giorgio Napolitano. "La presidenza della Repubblica è un posto per chi ha dato tanto, è un posto per Letta". Una "candidatura" non nuova, ma che assume una valore diverso anche alla luce del ruolo della esposizione che il sottosegretario sta avendo nella vicenda delle inchieste sul G8 e nella difesa pubblica di Guido Bertolaso. Il Cavaliere avrebbe poi scherzato anche sul suo futuro. "Sono stato così bene con voi - ha detto congedando gli ospiti - che quando sarò anziano mi farò fare senatore a vita". LE ELEZIONI REGIONALI - Il capo del centrodestra ha poi parlato delle candidature per le prossime elezioni regionali e amministrative e ha ribadito la necessità di continuare a essere "garantisti" ma stando attenti a candidare persone che "non offrano ai nostri avversari motivi per attaccarci". Secondo quanto viene riferito da alcuni partecipanti, il premier avrebbe ribadito di essere "fiducioso" sull’esito delle regionali, ma allo stesso tempo si sarebbe detto dispiaciuto di non poter fare campagna elettorale "in mezzo alla gente", appunto perché dopo l'episodio di Piazza Duomo c'è un problema legato alla sua sicurezza personale. Berlusconi sarebbe poi tornato a lamentarsi della politica dei due forni dell’Udc. "Fosse stato per me - avrebbe dichiarato - ne avremmo fatto a meno dappertutto, ma abbiamo lasciato che le scelte venissero fatte a livello locale". BERLUSCONI: "SEMPRE VITTIMA" - "Berlusconi con arroganza e vittimismo trova sempre il modo per chiamare al giudizio di Dio, raffigurando sempre un nemico e falsificando le posizioni altrui - ha invece commentato il leader del Pd, riallacciandosi ad altre dichiarazioni del premier che hanno inteso presentare il voto regionale come una sorta di referendum sull'operato del governo -. Se il premier vuole una sfida nazionale, ci trovera". "Noi diremo agli italiani - ha aggiunto Bersani - che di Berlusconi siamo interessati fino ad un certo punto e che il problema e la soluzione non può essere sempre lui. Noi abbiamo altri problemi e soluzioni, in primis le questioni sociali e di questo chiederemo conto a Berlusconi, che ha governato 7 anni su 9, e al governo che ha disarmato la capacità di reagire minimizzando". Redazione online 18 febbraio 2010
DDL INTERCETTAZIONI, LA FINOCCHIARO: "Non vogliamo accelerazioni sul testo" Bersani: "Berlusconi arrogante" L'opposizione attacca le norme contro la corruzione annunciate dal premier. Di Pietro: è come Ugolino DDL INTERCETTAZIONI, LA FINOCCHIARO: "Non vogliamo accelerazioni sul testo" Bersani: "Berlusconi arrogante" L'opposizione attacca le norme contro la corruzione annunciate dal premier. Di Pietro: è come Ugolino ROMA - Le norme contro la corruzione annunciate da Berlusconi si scontrano con l'opposizione di Pd e Idv. Per Di Pietro il premier "si comporta come il conte Ugolino dell'Inferno dantesco: prima divora i principi democratici della nostra Costituzione, svilendola e piegandola ai propri interessi, e poi piange sui danni procurati dalle sue stesse azioni". Il leader dell'Italia dei Valori in una nota sceglie toni durissimi: "Il suo è un finto pianto, uno spot propagandistico volto solo ad ottenere consensi a fini elettorali. Gli italiani ormai conoscono bene il suo gioco". E il portavoce Idv Leoluca Orlando: "Berlusconi ha annunciato che coloro che commetteranno reati dovranno essere espulsi dal suo partito: ha forse deciso di dimettersi?". LEGGI AD PERSONAM - Di Pietro cita in concreto quanto fatto dall'esecutivo: "Se Berlusconi volesse realmente contrastare la corruzione dovrebbe soltanto ritirare tutti i provvedimenti e le leggi ad personam proposti da questo governo. Dal giusto processo al legittimo impedimento fino al disegno di legge volto a limitare l'uso delle intercettazioni, la lista è lunghissima ed è nota a tutti: norme che consentono alla corruzione di alimentarsi e radicarsi". Davanti a Montecitorio Di Pietro ha incontrato il popolo viola che manifestava contro il governo e ha commentato la proposta del premier di candidare Gianni Letta al Quirinale: "Fossi in lui mi preoccuperei del ruolo che ha avuto nella gestione Bertolaso prima di proporlo come presidente della Repubblica". Bersani ha commentato l'ipotesi di Letta al Colle con una frase lapidaria: "Ne abbiamo uno splendido, ci va bene quello che c'è". DDL INTERCETTAZIONI - Il leader del Pd è tornato a parlare di elezioni regionali, tacciando Berlusconi di "arroganza e vittimismo": "Trova sempre il modo per chiamare al giudizio di Dio, raffigurando sempre un nemico e falsificando le posizioni altrui. Se il premier vuole una sfida nazionale, ci troverà". Altro tema affrontato dal premier durante una cena con i senatori del Pdl: le intercettazioni pubblicate in questi giorni sui quotidiani in merito all'inchiesta sulla Protezione civile. Berlusconi ha ribadito la volontà di accelerare l'iter del ddl arenato in Senato. E anche su questo trova il Pd in assetto da guerra. "Abbiamo una posizione molto chiara affinata anche nel dialogo con i magistrati che sono in trincea in indagini di mafia e camorra: si può e si deve intervenire con misure che non pregiudichino le indagini giudiziarie. E quindi non è il caso di avere fretta" dice Bersani ai giornalisti in Transatlantico. E la presidente dei senatori Anna Finocchiaro: "Non vogliamo alcuna accelerazione sul testo del ddl uscito dalla Camera: non ci soddisfa e limita fortemente la possibilità di indagine. Penalizza anche la libertà di informazione e francamente io credo che non sia quello di cui questo Paese ha bisogno". Redazione online 18 febbraio 2010
Venerdì il voto finale SUL "DECRETO EMERGENZE". Esulta il Pd Protezione civile, niente fiducia Intesa nel Pdl dopo la rabbia di Fini La maggioranza rinuncia alla blindatura del testo dopo gli "appunti" del presidente della Camera. Venerdì il voto finale SUL "DECRETO EMERGENZE". Esulta il Pd Protezione civile, niente fiducia Intesa nel Pdl dopo la rabbia di Fini La maggioranza rinuncia alla blindatura del testo dopo gli "appunti" del presidente della Camera. II Presidente della Camera Gianfranco Fini (LaPresse) II Presidente della Camera Gianfranco Fini (LaPresse) ROMA - Alla fine la fiducia alla Camera sul decreto legge Emergenze, che contiene anche norme sulla nuova Protezione civile, non ci sarà. Ma ci sono volute un paio di conferenze dei capigruppo e l'"irritazione" del presidente di Montecitorio, Gianfranco Fini, per convincere il governo a non porre la questione di fiducia al dl. "Niente fiducia, oggi gli emendamenti e venerdì alle 13 il voto finale", ha confermato il vice capogruppo del Pdl, Italo Bocchino. LA VICENDA - In mattinata pareva raggiunto un accordo bipartisan sul fatto che la maggioranza avrebbe tolto la norma della non giudicabilità dei commissari sui rifiuti in Campania e in cambio l'opposizione avrebbe ritirato molti emendamenti, riducendoli a 40. Ma il governo, rappresentato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Guido Bertolaso e dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, non aveva confermato l’intenzione di evitare la questione di fiducia. A questo punto le opposizioni hanno mantenuto gli emendamenti. "Ognuno si assuma le sue responsabilità", aveva commentato irritato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che aveva spiegato al governo che allora avrebbe interpretato alla lettera il regolamento, garantendo tutti i tempi previsti per le opposizioni, e applicato il Lodo Iotti che prevede, in caso di fiducia, che si possano comunque illustrare tutti gli emendamenti. OPPOSIZIONI - "Ci avevano garantito in sede informale la decisione di non porre la questione di fiducia", aveva spiegato il vice capogruppo Udc, Michele Vietti, prima dell'annuncio di Bocchino. "Evidentemente non sono in grado di gestire i problemi della maggioranza". "Hanno paura che su qualche emendamento la maggioranza si divida", ha detto Antonio Borghesi (Idv). "A questo punto le opposizioni non ritirano gli emendamenti. Si devono discutere tutti". Secondo il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, "stiamo rimettendo sul binario giusto questo provvedimento sulla Protezione civile che presentava aspetti abnormi. Ci aspettiamo che dall'esame degli emendamenti si possano correggere altri aspetti negativi di questa legge che ancora permangono". FINI IRRITATO - Se c'era un accordo parlamentare, si spiegava alla presidenza della Camera, non si capisce perché si fosse proseguito con l'ipotesi della fiducia. Il rispetto letterale al regolamento, paventato da Fini, avrebbe avuto effetti immediati sui tempi dell'iter del decreto, che avrebbe portato a chiudere il provvedimento non prima di giovedì, con uno slittamento alla prossima settimana dell'esame del decreto legge Milleproroghe che scade a fine mese. Ma infine il governo ha deciso di non porre la fiducia. Per Dario Franceschini, capogruppo Pd, "la cancellazione della Protezione civile spa è comunque una nostra vittoria". BERSANI - Esulta il segretario del Pd Pier Luigi Bersani: "Se non mettono la fiducia e se tolgono la spa e lo "scudo" è chiaramente una vittoria dell'opposizione. Sulle questioni ancora aperte, e ce ne sono, noi in Aula cercheremo di dare ancora battaglia per fare correzioni ma i due punti raggiunti da noi sono cruciali. A mia memoria è la prima volta e questo significa che a poco a poco le cose possono cambiare". Redazione online 18 febbraio 2010
Dietro le quinte - La giornata con ministri e senatori Berlusconi indignato: intercettazioni, ora basta, " varare subito la legge" Critiche a Verdini: troppa disinvoltura per il suo ruolo Dietro le quinte - La giornata con ministri e senatori Berlusconi indignato: intercettazioni, ora basta, " varare subito la legge" Critiche a Verdini: troppa disinvoltura per il suo ruolo Berlusconi (Lapresse) Berlusconi (Lapresse) ROMA — Come la pensa l'ha detto e lo ripete Silvio Berlusconi: "Una nuova Tangentopoli non esiste. Esistono singoli casi di singoli mascalzoni che mirano all'arricchimento personale, ma che non hanno niente a che fare con un sistema organizzato di finanziamento ai partiti". E pretende, il premier, che questa sia la linea adottata in pubblico da tutti i suoi uomini. Perché è davvero convinto che su Bertolaso, allo stato, non ci siano fatti "penalmente rilevanti", così come crede che anche su Verdini si sia esagerato, anche se quando parla di lui alterna — dice chi gli ha parlato — "comprensione a grande arrabbiatura, perché dice che chi ha un certo ruolo nel partito non può comportarsi con tanta disinvoltura". E però, tra uno sfogo contro gli apparati di sicurezza che "non hanno saputo intercettare in anticipo quello che stava accadendo in certe realtà come Milano" e uno contro ministri a lui pure carissimi come Mara Carfagna, che si è permessa di elogiare in maniera sperticata Fini indicandolo come il miglior successore possibile del premier, Berlusconi pensa anche a come limitare i danni di quella che sarà pure "una campagna mediatica per attaccarmi", ma è comunque qualcosa che un segno indelebile rischia di lasciarlo. Anche perché, è il timore nel Pdl, non è detto che quello che finora non è uscito non venga fuori in un secondo momento: nelle carte ci sono parecchi "omissis", e sembra che gli arrestati di Milano e di Firenze "stiano parlando". Per questo il Cavaliere ieri ha convocato a palazzo Grazioli prima il ministro Alfano e Ghedini, poi i ministri economici (Tremonti, Scajola, Matteoli, Fitto), infine a sera un gruppo di senatori guidati dai capigruppo e vice Gasparri e Quagliariello, con l'obiettivo di fare il punto sulla situazione, rilanciare l'azione del governo e agire per fermare "questo indecoroso spettacolo delle intercettazioni". Peccato però che gli scogli da superare siano grossi. Per cominciare, la legge sulle intercettazioni — che il premier vorrebbe veder varata "nel più breve tempo possibile", meglio se prima delle Regionali, anche con la fiducia — ha di fronte a sé una strada tortuosa: al Senato il 3 marzo inizierà il suo iter, ma al premier è stato ricordato che "i tempi sono strettissimi" per portarla avanti (in Aula a marzo c'è da votare anche il legittimo impedimento), e soprattutto — per fare in fretta — bisognerebbe approvarla nello stesso testo della Camera che aveva spinto il Quirinale a chiedere un serio ripensamento di un testo con troppi punti discutibili. È vero che Berlusconi vorrebbe bruciare le tappe (tanto che si era perfino diffusa una voce, smentita, che potesse essere varata per decreto), anche sfidando l'impopolarità che i suoi temono, ma è altrettanto vero che al momento sembra un'impresa ardua. E difficile sembra pure riempire di contenuti concreti — ovvero finanziamenti —, il piano di rilancio economico. Nel pranzo con i ministri — per discutere di piano per il Sud, fondi Fas, misure anticrisi (si parla di alcune centinaia di milioni di euro per incentivi alle aziende in difficoltà) — alle richieste di Scajola, Matteoli e Fitto, Tremonti ha però opposto molti "non si può". E il rischio è che il Cavaliere si presenti con troppe poche armi alla battaglia che lui stesso ha definito campale: "Le Regionali saranno una scelta di campo". Paola Di Caro 18 febbraio 2010
Per difendere la sua onorabilità e quella del figlio Camillo, indagato per favoreggiamento Inchiesta G8, il procuratore Toro si è dimesso dalla magistratura È indagato per il reato di rivelazione di segreto d'ufficio, ha deciso di dimettersi "in maniera definitiva" * NOTIZIE CORRELATE * Bertolaso indagato per corruzione. Berlusconi: "Respingo le dimissioni" (10 * Inchiesta appalti, oggi gli interrogatori (12 febbraio 2010) Per difendere la sua onorabilità e quella del figlio Camillo, indagato per favoreggiamento Inchiesta G8, il procuratore Toro si è dimesso dalla magistratura È indagato per il reato di rivelazione di segreto d'ufficio, ha deciso di dimettersi "in maniera definitiva" Il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro in una immagine d'archivio del 13 gennaio 2006 al suo arrivo presso gli uffici giudiziari di Perugia (Ansa) Il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro in una immagine d'archivio del 13 gennaio 2006 al suo arrivo presso gli uffici giudiziari di Perugia (Ansa) MILANO - Il procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, si è dimesso dalla magistratura. Toro è indagato per rivelazione del segreto d'ufficio in concorso con il figlio Camillo (indagato anche per favoreggiamento) nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Firenze sui presunti illeciti legati ai cosiddetti "Grandi eventi" (mondiali di nuoto 2009, G8 alla Maddalena, celebrazioni per i 150 dell'Unità d'Italia), che vede coinvolto anche il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. L'ACCUSA - La ragione dell'iscrizione di Toro nel registro degli indagati sarebbe una informazione passata a uno degli imprenditori sotto indagine dal figlio del magistrato. In una lettera inviata al Csm e, per conoscenza, al ministro della Giustizia e al Procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara, Toro scrive che "volendo essere libero di difendere l'onorabilità mia e di mio figlio in ogni sede, e nel contempo decidendo di eliminare ogni ragione di imbarazzo dall'ambiente di lavoro, con grande rammarico ma con animo sereno dichiaro di volermi dimettere con effetto immediato dall'ordine giudiziario". Giovedì la Procura informerà della decisione il ministro della Giustizia. Con le dimissioni dall'ordine giudiziario decade il procedimento disciplinare nei suoi confronti istruito dalla procura generale della corte di Cassazione. Le dimissioni di Toro sono definitive ed irrevocabili in quanto, avendo il magistrato oltre 40 anni di servizio, non hanno bisogno di accettazioni da parte del Csm. FERRARA, SONO RAMMARICATO - A commentare la decisione dell'aggiunto Achille Toro di dimettersi dalla magistratura il procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara: "Sono rammaricato e dispiaciuto anche perché è un collega che conosco da 40 anni. Auguro a lui - ha aggiunto - una vita serena anche fuori dall'ordine giudiziario. La sua è una decisione da rispettare". L'INCHIESTA - Intanto la procura di Perugia ha chiesto al gip del capoluogo umbro di rinnovare la custodia cautelare in carcere per l'imprenditore e i tre funzionari pubblici già arrestati nell'ambito dell'inchiesta dei pm di Firenze per gli appalti legati al G8 della Maddalena. L'istanza - secondo quanto si è appreso - ricalca sostanzialmente la misura già chiesta e ottenuta dai pubblici ministeri di Firenze. La richiesta riguarda Angelo Balducci, Diego Anemone, Mauro Della Giovampaola e Fabio De Santis. Nei loro confronti i pm perugini Federico Centrone, Sergio Sottani e Alessia Tavernesi hanno ipotizzato sostanzialmente le stesse accuse già contestate dai magistrati fiorentini. La possibilità di richiedere di rinnovare la misura cautelare è prevista dal codice entro 20 giorni dalla trasmissione del fascicolo. Su di essa nei prossimi giorni dovrà pronunciarsi il gip di Perugia. Martedì il giudice per le indagini preliminari di Firenze aveva respinto le richieste di revoca avanzate dai difensori di Balducci, Anemone e Della Giovampaola, mentre i legali di De Santis non avevano avanzato alcuna istanza. Al momento nell'inchiesta condotta dai pm di Perugia non figurerebbero altri indagati oltre quelli già indicati dai pm di Firenze. Redazione online 17 febbraio 2010(ultima modifica: 18 febbraio 2010)
Chiesti ai magistrati fiorentini copia degli atti relativi all'inchiesta sui grandi eventi Terremoto, anche la Procura dell'Aquila indaga su G8 e appalti Il procuratore Rossini: "Abbiamo un fascicolo abbastanza consistente, aperto dal mese di agosto" Chiesti ai magistrati fiorentini copia degli atti relativi all'inchiesta sui grandi eventi Terremoto, anche la Procura dell'Aquila indaga su G8 e appalti Il procuratore Rossini: "Abbiamo un fascicolo abbastanza consistente, aperto dal mese di agosto" Il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini (Ansa) Il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini (Ansa) L'AQUILA - La Procura dell'Aquila indaga da tempo su possibili infiltrazioni dei cosiddetti comitati di affari negli appalti sia del terremoto sia del G8 svoltosi nel capoluogo abruzzese. La notizia, trapelata mercoledì, è stata confermata all'Ansa dallo stesso procuratore, Alfredo Rossini, che nei giorni scorsi aveva chiesto ufficialmente ai magistrati fiorentini copia degli atti relativi all'inchiesta sui grandi eventi, tra cui il G8 alla Maddalena. "Ci sono tante persone che sono venute e si sono organizzate per fare delle speculazioni truffaldine in questo settore - ha spiegato Rossini - e pure su questo aspetto ci siamo interessati fin dall'inizio. Abbiamo tra l'altro un fascicolo abbastanza consistente, aperto dal mese di agosto". LA RICHIESTA A FIRENZE - L'istanza alla Procura di Firenze viene ritenuta importante perché i magistrati aquilani ritengono che ci possano essere collegamenti utili alla loro indagine. Rossini ha spiegato di avere chiesto ai colleghi di Firenze "se, per caso, nell'ambito della loro indagine, come io ritengo, si trovino cose interessanti, riferimenti su cose che noi stiamo già facendo. Se ce le mandano, possiamo lavorare così da guadagnare anche tempo. La mia idea su questo caso è che dovremo lavorare tanto". Il magistrato non ha però commentato le intercettazioni telefoniche dell'inchiesta fiorentina nelle quali si cita il "Consorzio Federico II" che all'Aquila avrebbe preso appalti e del quale fanno parte tre imprese aquilane e la toscana "Btp Spa", coinvolta nell'inchiesta che ha portato all'arresto di quattro persone e all'iscrizione nel registro degli indagati del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, per corruzione. PEZZOPANE, FUORI NOMI IMPRESE - Intanto la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, in una lettera in cui chiede di nuovo di sapere quali imprenditori stiano operando sui cantieri per la ricostruzione attacca: "Le rassicurazioni dell'onorevole Gianni Letta circa la sua assoluta sicurezza che nessun appalto del post sisma fosse andato a quei famigerati imprenditori sono state già smentite da una semplice indagine giornalistica. Deve essere di nuovo sfuggito qualcosa. L'Aquila era già stata vittima di superficiali rassicurazioni durante lo sciame sismico. Due delusioni di questa portata sono troppe". La lettera è indirizzata al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Letta, al ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli, al Capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, al provveditore alle Opere Pubbliche, Giovanni Guglielmi, al Commissario per la ricostruzione, Gianni Chiodi, e al suo vice, Massimo Cialente. "Chiedo trasparenza e controlli severi e approfonditi sulle liste degli imprenditori - scrive Pezzopane - e che vengano rese pubbliche fino al dettaglio, per evitare che le forze sane dell'imprenditoria locale restino vittime di scaltri e spregiudicati affaristi e, soprattutto, che il futuro della provincia dell'Aquila sia soffocato dalla criminalità organizzata, come successo in altri sfortunati territori". Redazione online 17 febbraio 2010
Dietro le quinte La giornata con ministri e senatori Berlusconi indignato: intercettazioni, ora basta Varare subito la legge Critiche a Verdini: troppa disinvoltura per il suo ruolo Dietro le quinte La giornata con ministri e senatori Berlusconi indignato: intercettazioni, ora basta Varare subito la legge Critiche a Verdini: troppa disinvoltura per il suo ruolo Berlusconi (Lapresse) Berlusconi (Lapresse) ROMA — Come la pensa l'ha detto e lo ripete Silvio Berlusconi: "Una nuova Tangentopoli non esiste. Esistono singoli casi di singoli mascalzoni che mirano all'arricchimento personale, ma che non hanno niente a che fare con un sistema organizzato di finanziamento ai partiti". E pretende, il premier, che questa sia la linea adottata in pubblico da tutti i suoi uomini. Perché è davvero convinto che su Bertolaso, allo stato, non ci siano fatti "penalmente rilevanti", così come crede che anche su Verdini si sia esagerato, anche se quando parla di lui alterna — dice chi gli ha parlato — "comprensione a grande arrabbiatura, perché dice che chi ha un certo ruolo nel partito non può comportarsi con tanta disinvoltura". E però, tra uno sfogo contro gli apparati di sicurezza che "non hanno saputo intercettare in anticipo quello che stava accadendo in certe realtà come Milano" e uno contro ministri a lui pure carissimi come Mara Carfagna, che si è permessa di elogiare in maniera sperticata Fini indicandolo come il miglior successore possibile del premier, Berlusconi pensa anche a come limitare i danni di quella che sarà pure "una campagna mediatica per attaccarmi", ma è comunque qualcosa che un segno indelebile rischia di lasciarlo. Anche perché, è il timore nel Pdl, non è detto che quello che finora non è uscito non venga fuori in un secondo momento: nelle carte ci sono parecchi "omissis", e sembra che gli arrestati di Milano e di Firenze "stiano parlando". Per questo il Cavaliere ieri ha convocato a palazzo Grazioli prima il ministro Alfano e Ghedini, poi i ministri economici (Tremonti, Scajola, Matteoli, Fitto), infine a sera un gruppo di senatori guidati dai capigruppo e vice Gasparri e Quagliariello, con l'obiettivo di fare il punto sulla situazione, rilanciare l'azione del governo e agire per fermare "questo indecoroso spettacolo delle intercettazioni". Peccato però che gli scogli da superare siano grossi. Per cominciare, la legge sulle intercettazioni — che il premier vorrebbe veder varata "nel più breve tempo possibile", meglio se prima delle Regionali, anche con la fiducia — ha di fronte a sé una strada tortuosa: al Senato il 3 marzo inizierà il suo iter, ma al premier è stato ricordato che "i tempi sono strettissimi" per portarla avanti (in Aula a marzo c'è da votare anche il legittimo impedimento), e soprattutto — per fare in fretta — bisognerebbe approvarla nello stesso testo della Camera che aveva spinto il Quirinale a chiedere un serio ripensamento di un testo con troppi punti discutibili. È vero che Berlusconi vorrebbe bruciare le tappe (tanto che si era perfino diffusa una voce, smentita, che potesse essere varata per decreto), anche sfidando l'impopolarità che i suoi temono, ma è altrettanto vero che al momento sembra un'impresa ardua. E difficile sembra pure riempire di contenuti concreti — ovvero finanziamenti —, il piano di rilancio economico. Nel pranzo con i ministri — per discutere di piano per il Sud, fondi Fas, misure anticrisi (si parla di alcune centinaia di milioni di euro per incentivi alle aziende in difficoltà) — alle richieste di Scajola, Matteoli e Fitto, Tremonti ha però opposto molti "non si può". E il rischio è che il Cavaliere si presenti con troppe poche armi alla battaglia che lui stesso ha definito campale: "Le Regionali saranno una scelta di campo". Paola Di Caro 18 febbraio 2010
Nelle carte il manager del cinema I legami tra Balducci, Anemone e il funzionario per i film La telefonata: "Abbiamo parlato con il governatore" L’inchiesta Nelle carte il manager del cinema I legami tra Balducci, Anemone e il funzionario per i film La telefonata: "Abbiamo parlato con il governatore" ROMA — L’obiettivo principale erano gli appalti pubblici, ma i componenti della "combriccola " avevano buone entrature anche in altri enti. E una corsia preferenziale Angelo Balducci e Diego Anemone —il funzionario delegato alla gestione Grandi Eventi e l’imprenditore romano finiti in carcere per corruzione — erano riusciti a imboccarla nel settore cinema del ministero dei Beni culturali. Referente era Gaetano Blandini con il quale entrambi mostrano di avere un rapporto stretto. Un legame che, nell’informativa consegnata ai magistrati di Firenze, i carabinieri mettono in relazione alla "società Erretifilm della quale Rosanna Thau e Vanessa Pascucci detengono insieme il 75 per cento". Nuovi personaggi emergono dalle carte depositate dai giudici. Anche l’ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo che—assicura un imprenditore—"c’abbiamo parlato e, di concerto con il Comune, sta facendo arrivare la concessione". Il suo interlocutore è Riccardo Fusi, il patron dell’azienda toscana Btp. Il coacervo di favori Il nome di Blandini viene fuori la prima volta nel settembre 2008. I carabinieri intercettano una conversazione tra Francesco Pintus, funzionario ai Grandi Eventi, e Angelo Balducci. Pintus: "Direttore, chiedo scusa, quel ragazzo che ha risposto prima è quello nuovo che ci dà una mano ... dicevo ...". Balducci: "Chi è?". Pintus: "È quello amico di Bland, quello che ci ha mandato Blandini, quello che gli stiamo sistemando adesso". Gli investigatori annotano: "Parrebbe che in questo coacervo di scambio di favori, questo Andrea sia stato assunto presso il Dipartimento di via della Ferratella, su indicazione di Gaetano Blandini, direttore "Cinema" del ministero dei Beni culturali. E dispongono nuove verifiche. In realtà già nei mesi precedenti erano stati annotati contatti tra Blandini e Balducci quando il settimanale l’Espresso aveva pubblicato un articolo per denunciare come il ministero avesse finanziato un film dove lavorava il figlio dello stesso Balducci. Ma è con il trascorrere dei mesi che il legame viene focalizzato. E a fine settembre, ascoltando le conversazioni di Anemone, i carabinieri verificano che anche lui è in rapporti stretti con il funzionario. È un suo collaboratore, Roberto Molinelli, ad informare l’imprenditore di aver preso accordi al telefono con l’imprenditore. Anemone si agita: "Eh, ma come l’hai sentito? che c’hai parlato per telefono? hai fatto male perché non si parla per telefono!". In realtà al centro dei colloqui c’è la cessione di una macchina. La pratica chiusa Blandini appare disponibile a soddisfare le richieste di Anemone. Il 7 luglio del 2009 l’imprenditore viene sollecitato dal suo amico Patrizio La Bella "per avere notizie in merito ad un promesso impiego". Quella stessa sera "Blandini chiede ad Anemone quando è disponibile per un incontro. E il giorno dopo rassicura La Bella: "Senti ho visto quel signore che mi conferma metà settembre... domani mattina lo rivedo alle 8... quindi ti chiamo a seguire che mi dà tutti i dettagli... diciamo così, poi ti chiamo ". La promessa viene effettivamente mantenuta il primo ottobre. Blandini: "Senti oggi abbiamo approvato il subentro di quelli lì quindi digli però adesso... sono stati bravi... si sono spicciati perché io... ieri hanno sistemato tutto... digli che adesso …siccome hanno poco tempo... devono essere altrettanto bravi a spicciarsi con la banca". Anemone: "Lo chiamo subito, grazie... a prestissimo... grazie". Subito dopo avverte La Bella: "Lì tutto a posto oggi! Sì, sì al 100 per cento. Ho ricevuto adesso una telefonata, adesso vi dovete sbrigare Patrì. Pure la banca, non so, sbrigatevi... poi ’sti giorni ci vediamo". L’amico recepisce: "Okay, sì sì dobbiamo preparare tutti i documenti per novembre". "Abbiamo parlato con Marrazzo" La girandola di rapporti per avere i lavori spazia in tutta Italia. Il 18 giugno 2008 "l’imprenditore Alessandro Biaggetti aggiorna Riccardo Fusi, patron di Btp, sulla progressione dei comuni affari in cui è interessato anche il professor Di Miceli (in passato coinvolto in inchieste di mafia ndr), facendo riferimento a un’operazione immobiliare asseritamente in avanzata fase di sviluppo". Biagetti: "Allora... ieri sono stato con il professore... abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti perché si comincia a definire la data della posa della prima pietra... lui ha dato come indicazioni ottobre, novembre... stanno definendo finalmente... perché questa è la parte più rompiscatole di tutte... lo stile... cioè ... antico... moderno... contemporaneo ... con i vetri... senza i vetri ... c... e mazzi... che non è chiaramente il progetto esecutivo... ma è il discorso dello stile... ed in più... la cosa ancora più importante è che abbiamo parlato direttamente con Marrazzo... con il Presidente della Regione... e di concerto con il Comune... sta facendo finalmente arrivare una c... di...concessione. Arrivata la concessione... tu vieni a Roma... si fa la suddivisione dei lotti... e finisce la partita... Fusi: "Ma lui come mai non ci da ... se ci danno la concessione vuol dire che ci sono dei progetti... ". Biagetti: "No... tu chiamala come ti pare... comunque la parte finale... io ti ripeto non me ne intendo... perché ti basti soltanto che per parlare di posa della prima pietra solo in Vaticano devi passare per sei uffici quindi ovviamente è tutto estremamente a rilento". L’appuntamento Fusi cerca spesso contatti per la sua azienda e attraverso Denis Verdini riesce a parlare con il banchiere Fabrizio Palenzona. La telefonata tra i due avviene il 19 giugno 2008 per fissare un appuntamento. Il 2 luglio Verdini racconta a Fusi di averlo visto "e mi ha detto che per le due cose ha già provveduto, per gli alberghi e revisione, insomma. Ti volevo dare questo riscontro... io devo fare delle cose, ma insomma ci siamo". Fiorenza Sarzanini 18 febbraio 2010
È diretto in calabria, nelle zone colpite dalle frane Bertolaso: "Non merito il patibolo" Bossi: obiettivo è colpire Berlusconi? Il leader della Lega: "La Protezione civile alle Regioni". Lettera del sottosegretario: "Mi sento un alluvionato" È diretto in calabria, nelle zone colpite dalle frane Bertolaso: "Non merito il patibolo" Bossi: obiettivo è colpire Berlusconi? Il leader della Lega: "La Protezione civile alle Regioni". Lettera del sottosegretario: "Mi sento un alluvionato" Guido Bertolaso con Rosy Bindi alla Camera Guido Bertolaso con Rosy Bindi alla Camera MILANO - Umberto Bossi spera che non si voglia usare la vicenda Bertolaso per colpire Berlusconi. "Se no diventa un Paese davvero troppo brutto - ha spiegato ai giornalisti alla Camera -. Sta per arrivare la primavera e spero che arrivi il sole". EPISODI ISOLATI - Bossi ha spiegato che i casi di corruzione che hanno coinvolto alcuni amministratori locali sono a suo avviso solo episodi isolati. "La mia impressione è che qualcuno ha sbandato, ma non c'è nessun progetto generale", ha assicurato il leader della Lega ai giornalisti a Montecitorio. Dunque non c'è una nuova tangentopoli? "No", ha risposto. PROTEZIONE CIVILE - "È Berlusconi che gli dice di andare avanti", ha spiegato il leader della Lega parlando di Bertolaso, e il sottosegretario "è bravo nel suo mestiere". Semmai, il ministro per le Riforme ha qualche riserva sull'assetto della Protezione civile. Dopo il no alla trasformazione in Spa - "non sono d'accordo" ha ribadito anche oggi - Bossi ha insistito che "la Protezione civile dovrebbe andare alle Regioni. Sono loro che la allevano e ci spendono i soldi". LETTERA DI BERTOLASO - Bertolaso ha lasciato l’Aula della Camera dove si è svolta la discussione sul decreto emergenze per andare in Calabria. Lì a un giornalista che gli chiedeva se si ritenga ancora credibile il capo della Protezione Civile ha risposto: "Chiedetelo ai sindaci, non a me". Il sottosegretario era già tornato a commentare la propria situazione giudiziaria, questa volta con una lettera aperta indirizzata "alle donne e agli uomini della Protezione civile" (il testo completo in pdf): "Faccio mia la sofferenza di tutti coloro che si sentono colpiti ingiustamente per questo attacco forsennato e squallido che mi riguarda - scrive - e, da questo patibolo che non ho scelto né meritato, vi saluto con tutto il mio affetto e la mia fedeltà al patto di rispetto e di onore che ci ha permesso di realizzare qualcosa di buono, molto buono, troppo buono per non suscitare tempeste di fango". COLPITE MIGLIAIA DI PERSONE - Bertolaso parla di un'operazione contro di lui che colpisce anche "le migliaia di persone che lavorano nella Protezione civile". Si definisce "parte lesa, non coimputato o colpevole", si sente come un "alluvionato" anche se si dice "fin d'ora responsabile di qualche possibile errore e omissione". C'è chi getta "fango nel ventilatore - aggiunge - e coloro che a secchi alimentano questa operazione, colpiscono senza alcuno scrupolo non solo la vittima designata, ma anche tutte le persone che costituiscono la rete dei rapporti di vita di ciascuno, la moglie, i figli, i parenti, gli amici". Esprimendo "rabbia, dolore e sofferenza", Bertolaso sottolinea che in questo modo si "travolge tutto in nome di un preteso diritto a veder chiaro, a scovare i colpevoli, linciarli, sputtanandoli per toglierli di mezzo". "DA GIORNALI SOLO FANGO" - "Nulla da eccepire a che la magistratura indaghi su tutti e chiunque, me compreso - prosegue Bertolaso nella lettera -, ma c'è una seconda iniziativa giudiziaria di cui sono oggetto che è solo fango, una tempesta provocata ad arte. Da giorni i giornali titolano non sospetti su di me, ma certezze; pubblicano intercettazioni usandole non come elementi indiziari ma come prove di colpe commesse, di fatto dando una immagine complessiva della rete dei corrotti e corruttori, di cui sarei parte, magari non proprio protagonista, ma sicuramente parte. Questo secondo procedimento giudiziario si chiama giustizia sommaria, si chiama fango gettato nelle pale del ventilatore, si chiama diffondere illazioni, interpretazioni, accuse, pseudocertezze, precondanne e stigmate di malavitoso addosso a chi non ha altro strumento per difendersi che la propria storia, la propria pretesa innocenza, l'inservibile appello alla verità". Bertolaso punta il dito contro i processi mediatici, dove "la verità è l'ultima cosa che interessa, si cercano emozioni, pruderie, notizie sfiziose sui difetti, le debolezze, le leggerezze, ma soprattutto si cerca e si riesce, gettando fango, di sfigurare il profilo di ogni persona investita da questa tempesta". Redazione online 17 febbraio 2010(ultima modifica: 18 febbraio 2010)
Monica ha parlato con l'ex fidanzato per telefono La presunta escort dal Brasile: "Ho solo sostituito un'altra estetista" "Non sapevo di dover massaggiare una persona importante" * NOTIZIE CORRELATE * Bertolaso ora contrattacca: "Giustizia sommaria, mi sento un alluvionato" (17 febbraio 2010) Monica ha parlato con l'ex fidanzato per telefono La presunta escort dal Brasile: "Ho solo sostituito un'altra estetista" "Non sapevo di dover massaggiare una persona importante" (Ansa) (Ansa) ROMA - Monica, la donna brasiliana il cui nome compare nelle intercettazioni come presunta escort nell'inchiesta sulle grandi opere, si chiama fuori dalla vicenda. Lo ha fatto parlando con il suo ex-fidanzato, Davide Carta, lo stesso che assunse la ragazza come colf permettendole di avere il permesso di soggiorno in Italia. L'EX FIDANZATO: "NON E' UNA ESCORT" - "L'ho sentita martedì per informarla di quello che sta succedendo e non ne sapeva nulla di questa storia - ha detto da Tenerife, dove lavora, l'ex-fidanzato di Monica - lei a Roma faceva l'estetista e la massaggiatrice e adesso continua a farlo nel suo Paese, dove sta con la sua famiglia, forse deciderà di tornare in Italia tra cinque o sei mesi. Monica è una persona per bene e non una escort, ci siamo lasciati nel maggio scorso per incompatibilità caratteriale". "Monica aveva saputo da alcune amiche del Centro estetico romano che c'era la possibilità di sostituire una massaggiatrice al Village e, qualche giorno prima del massaggio, ha incontrato per la prima e ultima volta Regina Profeta, consegnandole il suo curriculum. Monica ha lavorato al Village solo quel giorno di dicembre". "Non ho indossato alcun bikini - ha riferito Monica al suo ex-fidanzato - ero in camice e pantalone bianco". Riguardo all'espressione riferita a Bertolaso e contenuta nelle intercettazioni, 'ha visto le stelle", Monica ha spiegato: "si trattava di un modo per dire che avevo fatto un ottimo massaggio". MONICA: "NON SO NULLA" - "Non so nulla, cado dalle nuvole. Non sapevo di dover massaggiare una persona importante. Sono estranea a questa vicenda, so solo che per un giorno, al Centro Beauty del Salaria Sport Village di Roma ho sostituito una persona, un'altra estetista. Ma si è trattato solo di un massaggio". È quanto ha riferito, da Rio De Janeiro al suo ex-fidanzato, Monica, la donna brasiliana il cui nome compare nelle intercettazioni ed era stata identificata come presunta escort nell'inchiesta sulle grandi opere. Redazione online 17 febbraio 2010
2010-02-17 la toscana in testa alla classifica delle regioni Allarme Corte dei Conti: le denunce per corruzione sono salite del 229% Il presidente Lazzaro: mancano anticorpi nella Pa contro condotte illecite che offuscano l'immagine dello Stato la toscana in testa alla classifica delle regioni Allarme Corte dei Conti: le denunce per corruzione sono salite del 229% Il presidente Lazzaro: mancano anticorpi nella Pa contro condotte illecite che offuscano l'immagine dello Stato Napolitano e Fini all'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei Conti (Scudieri) Napolitano e Fini all'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei Conti (Scudieri) MILANO - La corruzione è una "patologia che resta tuttora grave" e che, anzi, nel 2009 ha fatto registrare un aumento di denunce alla Guardia di finanza del 229% rispetto all'anno precedente, cui si aggiunge un incremento del 153% per fatti di concussione. Rispetto a queste condotte illecite individuali, le pubbliche amministrazioni troppo spesso non attivano i necessari "anticorpi interni". È la denuncia del procuratore generale e del presidente della Corte dei Conti, Mario Ristuccia e Tullio Lazzaro, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno giudiziario alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano, dei presidenti di Camera e Senato Fini e Schifani, dei ministri Alfano e Matteoli e del sottosegretario Gianni Letta. Tra le autorità presenti il giudice costituzionale Paolo Maddalena, i presidenti dell'Agcom Corrado Calabrò e dell'Antitrust Antonio Catricalà, oltre al presidente della Cassazione Vincenzo Carbone e al responsabile della direzione nazionale antimafia Piero Grasso. MANCANO ANTICORPI - Il procuratore generale Ristuccia osserva nella sua relazione (testo in pdf) che la corruzione dilaga nella pubblica amministrazione: il ministero dell'Interno, i comandi dei carabinieri e della Gdf, nel periodo gennaio-novembre 2009, hanno denunciato 221 reati di corruzione, 219 di concussione e 1.714 reati di abuso di ufficio, con un vertiginoso incremento rispetto all'anno precedente. È poi assai grave - aggiunge il presidente Lazzaro (leggi l'intervento) - la mancanza di "anticorpi" nella Pa contro le condotte illecite individuali che causano "offuscamento dell'immagine dello Stato e flessione della fiducia che la collettività ripone nelle amministrazioni e nelle stesse istituzioni del Paese". Un capitolo è dedicato alle consulenze conferite all'esterno della pubblica amministrazione o che vengono affidate agli stessi dipendenti in cambio di maggiorazioni salariali: una questione, spiega Lazzaro, che riguarda "non tanto episodici accadimenti di mala gestione quanto piuttosto fenomeni vasti che non possono non allarmare per l'impatto negativo che producono sugli squilibri di bilancio". PROTEZIONE CIVILE - È stata affrontata anche la questione della Protezione civile. "Ci dovrebbe essere un controllo reale, che servirebbe a far funzionare meglio la stessa Protezione civile. Se non c'è controllo si può dire qualsiasi cosa. Invece più si allarga l'area del controllo più si restringe il campo del giudizio penale" ha detto il presidente Lazzaro, precisando in particolare che sui lavori del G8 alla Maddalena "era stato richiesto il controllo della Corte dei Conti su due soli contratti iniziali". I magistrati contabili hanno ribadito che "ora il controllo è possibile a cose fatte, invece ci dovrebbe essere un controllo reale sia nell'interesse del cittadino che del potere politico". TOSCANA IN TESTA - Dalla relazione del procuratore generale emerge che è la Toscana - dove in sede penale la procura di Firenze sta indagando sugli appalti del G8 - in testa alla classifica delle regioni in cui la Corte dei Conti ha emesso il maggior numero di citazioni in giudizio per danno erariale: sono 21 (su un totale nazionale di 92), a seguire ci sono Lombardia (18), Puglia (11), Sicilia (10), Umbria (7), Piemonte (7), Trento (5), Calabria (4), Lazio (3), Abruzzo (2), Emilia Romagna (2), Friuli Venezia Giulia (1), Liguria (1). E seppure i dati sul dilagare della corruzione siano disomogenei perché provenienti da fonti diverse e dunque difficilmente confrontabili, non c'è dubbio - fa notare il pg - che un incremento ci sia stato. I territori più a rischio, spiega Ristuccia, sono quelli in cui "maggiori sono le opportunità criminali in considerazione del Pil pubblico più elevato, delle transazioni a rischio quantitativamente più numerose e del maggior numero di dipendenti pubblici", come Lombardia, Sicilia, Lazio e Puglia. OPERE INCOMPIUTE - Una delle voci che maggiormente pesa nell'attività della Corte dei Conti è quella delle opere incompiute, vale a dire "progettate e non appaltate ovvero non completate o inutilizzabili per scorretta esecuzione". Ristuccia ha sottolineato che questo fenomeno "determina un ingente spreco di risorse pubbliche". Le cause vengono individuate nella "carenza di programmazione, eccessiva frammentazione dei centri decisionali, complessità delle procedure di progettazione, dilatazione dei tempi di esecuzioni, imputabili alle imprese committenti e alle amministrazioni aggiudicatrici, carenze e inadeguatezza dei controlli tecnici e amministrativi". La lista delle opere incompiute è molto lunga e va dalle 14 istruttorie della procura regionale del Lazio, due delle quali relative alla chiusura del reparto di radioterapia dell'ospedale di Sora a pochi giorni dalla sua apertura, alla mancata esecuzione di urgenti lavori di restauro del complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia. Resta poi forte l'attenzione sul fronte dei disastri ambientali: nel 2009 sono state molte le iniziative delle procure regionali in merito a "inquinamento di siti e di fiumi, disastri provocati da abusi edilizi, presenza di amianto ed eternit vicino a luoghi abitati o edifici pubblici, discariche abusive di rifiuti speciali, scarichi fognari abusivi, irregolarità nello smaltimento dei rifiuti". MALA SANITÀ - L'allarme spese inutili riguarda anche il settore della sanità, dove la Corte dei Conti individua fenomeni di mala gestione, inefficienze e spese inutili. Vengono citati "irregolari acquisti di beni e servizi, illegittimi inquadramenti di personale e conferimenti di incarichi e consulenze, fenomeni particolari di mala gestione quali inefficienti ma costosi programmi di screening anti-tumorale, di assistenza odontoiatrica rivelatasi inesistente (caso delle dentiere gratuite) di eccessive prescrizioni di farmaci ovvero di falsità delle stesse o di loro sostanziale inutilità, di sconcertanti interventi chirurgici non necessari". PROCESSO BREVE - Durante la cerimonia sono stati affrontati anche altri temi, come quello del processo breve. Ristuccia ha condannato come "illogica" la norma del ddl che fa valere retroattivamente la prescrizione processuale se i tempi del giudizio sono troppo lunghi. In questo modo - sostiene il pg - si "porrebbe irragionevolmente nel nulla proprio quei giudizi non definiti in tempi stabiliti a causa della complessità delle questioni affrontate o della connessa necessità di particolari accertamenti istruttori". Redazione online 17 febbraio 2010
È diretto in calabria, nelle zone colpite dalle frane Bertolaso: "Non merito il patibolo" Bossi: obiettivo è colpire Berlusconi? Il leader della Lega: "La Protezione civile alle Regioni". Lettera del sottosegretario: "Dai giornali solo fango" È diretto in calabria, nelle zone colpite dalle frane Bertolaso: "Non merito il patibolo" Bossi: obiettivo è colpire Berlusconi? Il leader della Lega: "La Protezione civile alle Regioni". Lettera del sottosegretario: "Dai giornali solo fango" Guido Bertolaso con Rosy Bindi alla Camera Guido Bertolaso con Rosy Bindi alla Camera MILANO - Umberto Bossi spera che non si voglia usare la vicenda Bertolaso per colpire Berlusconi. "Se no diventa un Paese davvero troppo brutto - ha spiegato ai giornalisti alla Camera -. Sta per arrivare la primavera e spero che arrivi il sole". EPISODI ISOLATI - Bossi ha spiegato che i casi di corruzione che hanno coinvolto alcuni amministratori locali sono a suo avviso solo episodi isolati. "La mia impressione è che qualcuno ha sbandato, ma non c'è nessun progetto generale", ha assicurato il leader della Lega ai giornalisti a Montecitorio. Dunque non c'è una nuova tangentopoli? "No", ha risposto. PROTEZIONE CIVILE - "È Berlusconi che gli dice di andare avanti", ha spiegato il leader della Lega parlando di Bertolaso, e il sottosegretario "è bravo nel suo mestiere". Semmai, il ministro per le Riforme ha qualche riserva sull'assetto della Protezione civile. Dopo il no alla trasformazione in Spa - "non sono d'accordo" ha ribadito anche oggi - Bossi ha insistito che "la Protezione civile dovrebbe andare alle Regioni. Sono loro che la allevano e ci spendono i soldi". LETTERA DI BERTOLASO - Bertolaso ha lasciato l’Aula della Camera dove si sta svolgendo la discussione sul decreto emergenze per andare in Calabria nelle zone danneggiate dal maltempo. Giovedì riferirà sull'esito del sopralluogo. Il sottosegretario è tornato a commentare la propria situazione giudiziaria, questa volta con una lettera aperta indirizzata "alle donne e agli uomini della Protezione civile": "Faccio mia la sofferenza di tutti coloro che si sentono colpiti ingiustamente per questo attacco forsennato e squallido che mi riguarda - scrive - e, da questo patibolo che non ho scelto né meritato, vi saluto con tutto il mio affetto e la mia fedeltà al patto di rispetto e di onore che ci ha permesso di realizzare qualcosa di buono, molto buono, troppo buono per non suscitare tempeste di fango". "DA GIORNALI SOLO FANGO" - "Nulla da eccepire a che la magistratura indaghi su tutti e chiunque, me compreso - prosegue Bertolaso nella lettera -, ma c'è una seconda iniziativa giudiziaria di cui sono oggetto che è solo fango, una tempesta provocata ad arte. Da giorni i giornali titolano non sospetti su di me, ma certezze; pubblicano intercettazioni usandole non come elementi indiziari ma come prove di colpe commesse, di fatto dando una immagine complessiva della rete dei corrotti e corruttori, di cui sarei parte, magari non proprio protagonista, ma sicuramente parte. Questo secondo procedimento giudiziario si chiama giustizia sommaria, si chiama fango gettato nelle pale del ventilatore, si chiama diffondere illazioni, interpretazioni, accuse, pseudocertezze, precondanne e stigmate di malavitoso addosso a chi non ha altro strumento per difendersi che la propria storia, la propria pretesa innocenza, l'inservibile appello alla verità". Bertolaso punta il dito contro i processi mediatici, dove "la verità è l'ultima cosa che interessa, si cercano emozioni, pruderie, notizie sfiziose sui difetti, le debolezze, le leggerezze, ma soprattutto si cerca e si riesce, gettando fango, di sfigurare il profilo di ogni persona investita da questa tempesta". Redazione online 17 febbraio 2010
Protezione civile / Le carte L'uomo del ministero e l'aiuto del giudice Le telefonate e gli incontri tra Antonio Di Nardo e Tesauro per il contenzioso sulla licenza a un’azienda Protezione civile / Le carte L'uomo del ministero e l'aiuto del giudice Le telefonate e gli incontri tra Antonio Di Nardo e Tesauro per il contenzioso sulla licenza a un’azienda ROMA - Nella richiesta d’arresto dei funzionari della Protezione civile e dell’imprenditore accusati di corruzione, il suo nome è citato quasi di sfuggita, indicato come uno che ha contribuito a far avere un prestito di 100.000 euro (destinati amazzette, secondo l’accusa) a tassi usurari. E poi come "gestore occulto" del Consorzio Stabile Novus, un gruppo che secondo i carabinieri del Ros raccoglie anche imprese a cui sono interessati personaggi "contigui a strutture criminali di stampo mafioso finalizzate al controllo degli appalti pubblici"; il Consorzio Novus ha ottenuto un appalto da 12 milioni di euro per la realizzazione di un impianto per il nuoto, nella gestione "emergenziale" dei mondiali 2009. Lui si chiama Antonio Di Nardo, nato a Giugliano, in provincia di Napoli, 63 anni fa, dipendente del ministero delle Infrastrutture. Secondo l’indagine condotta finora dai magistrati di Firenze è in rapporti stretti con Francesco De Vito Piscicelli, quello che al telefono confessava di aver riso la notte del terremoto in Abruzzo, immaginando gli affari che ne potevano venir fuori. Anche Di Nardo, dal fiume di intercettazioni accumulate dagli investigatori, sembra un tipo molto interessato agli affari. E a parte le telefonate, i carabinieri hanno portato ai magistrati "ulteriori elementi di valutazione in ordine ai rapporti di Di Nardo con la criminalità organizzata campana e in particolare con soggetti vicini al clan camorristico dei Casalesi". Si tratta di rapporti antimafia di qualche anno fa, dove si indicano le relazioni pericolose di alcuni personaggi collegate a Di Nardo. Le telefonate importanti Nelle sue telefonate il poliedrico personaggio parla con uomini politici, costruttori, funzionari dello Stato, magistrati. Nomi importanti accostati ad altri semi-sconosciuti (ma noti alle cronache giudiziarie) che nelle relazioni dei carabinieri si susseguono uno dopo l’altro. In mezzo a due conversazioni del novembre 2008 con altrettanti imprenditori definiti "indiziati di mafia ", ecco spuntare un colloquio con Giuseppe Tesauro, giudice della corte costituzionale. È la mattina del 28 novembre 2008, Di Nardo è in allarme per un contenzioso sulla licenza a una società a lui "occultamente riconducibile": la "Soa nazionale costruttori - organismo di attestazione "; Tesauro chiede "come sono andate le cose", e lui risponde: "Poi ti spiego, più o meno sullo stesso principio dell’altra volta... Ti volevo far vedere delle cose un attimino...". Due ore dopo richiama: "Peppe scusami, domattina stai a casa? A che ora vuoi che mi vengo a prendere un caffè". Si accordano per le nove. Socio e sentenza Il problema della Soa nasceva da una presunta incompatibilità tra il ruolo di Di Nardo come socio e come dipendente del ministero, ma anche da una sentenza del Tar che ricordava alcuni sospetti sui suoi rapporti imprenditoriali. Poi il consiglio di Stato aveva rovesciato quel verdetto, ma evidentemente all’Autorità di vigilanza dei Lavori pubblici c’erano altre resistenze. In una telefonata del 7 ottobre 2008 il giudice Tesauro dice a Di Nardo: "Poi ho visto quella lettera che ti hanno fatto... va benissimo, no?... La lettera che ti hanno fatto sulla compatibilità... va molto bene, no?". Il 24 febbraio 2009 Tesauro conferma un appuntamento per la cena, e Di Nardo avvisa il genero di portare la sentenza del consiglio di Stato. Due giorni dopo il giudice costituzionale chiama Di Nardo: "Ho ricevuto una telefonata con la quale mi si dice che tutto si è chiuso bene ". Il 6 marzo è ancora Tesauro a chiamare: "Ci possiamo vedere 5 minuti?". Si accordano per la domenica successiva, alle 9 del mattino, e il giudice chiede: "Poi è andato tutto bene, sì?", e Di Nardo: "Bene, bene, per ora sembra dì sì". Da altri amici il dipendente ministeriale-imprenditore aveva saputo che l’Autorità di Vigilanza aveva concesso l’autorizzazione alla "Soa", nonostante la contrarietà del presidente. Di Nardo e Tesauro sono entrambi soci di una società chiamata "Il Paese del Sole Immobiliare, srl", in cui compaiono anche un direttore generale del ministero delle Infrastrutture e il giudice della Corte dei conti Mario Sancetta, attualmente presidente della Sezione regionale di controllo della Campania. I carabinieri hanno registrato molte telefonate fra Di Nardo e Sancetta, il quale mostra di muoversi bene nel mondo dell’imprenditoria e degli appalti. La mattina del 7 aprile 2009, a poche ore dal terremoto dell’Aquila, parla con Rocco Lamino (amico e socio di Di Nardo) e i carabinieri riassumono: "È pronto ad attivare i suoi contatti per far ottenere delle commesse in Abruzzo alle imprese riferibili a Di Nardo e Lamino", e Lamino assicura: "Presidè, noi siamo pronti a partire anche domani mattina". Subito dopo il giudice Sancetta parla con Di Nardo. Sancetta: "Ma lì a L’Aquila chi è il provveditore?". Di Nardo: "È questo di Roma... Lui c’ha competenza con l’Abruzzo". Sancetta: "Aah, buono allora... non, non per altro... per vedere se si può attivare qualcosa, no?". Di Nardo: "...Le disgrazie... certo che è così". Sancetta: "No, dico, lì bisogna muoversi". Nel pomeriggio Sancetta richiama e, parlando ancora dei lavori post-terremoto dice: "Per quelle opere lì... se dobbiamo attivarci è bene che si faccia subito...". Dalle telefonate si capisce che a settembre 2008 Sancetta ha chiesto l’intervento di Di Nardo, attraverso il coordinatore del Pdl Denis Verdini, per farsi nominare capo di gabinetto dal presidente del Senato Renato Schifani. Tra Di Nardo e Verdini s’intuisce una certa familiarità. Il 3 settembre 2008 l’imprenditore va a trovare il parlamentare. Dopo l’incontro Di Nardo parla con Luigi Cesaro, allora deputato del Pdl e oggi presidente della Provincia di Napoli; subito dopo chiama Francesco De Vito Piscicelli (sempre quello che rideva del terremoto) e, secondo la sintesi degli investigatori, "lo informa circa l’esito dell’incontro avuto con l’on. Verdini; il linguaggio è naturalmente allusivo, infatti Di Nardo evita di indicare in maniera diretta persone e cose, ma è chiaro che nel suo discorso fa riferimento all’on. Verdini, all’ingegner Balducci (il responsabile della stazione appaltante per i Grandi Eventi, arrestato una settimana fa) e ad appalti; Di Nardo racconta che l’on. Verdini gli ha fatto vedere i documenti che gli ha fatto pervenire l’ing. Balducci riferiti ai progetti degli appalti di loro interesse". L’incarico che voleva al Senato il giudice Sancetta non l’ha avuto, e forse anche per questo, il 3 luglio 2009, si lamenta con Rocco Lamino "colpevole di non mantenere gli impegni e di non essere riconoscente", annotano i carabinieri. E a proposito della controversia sulla "Soa" dice: "È venuto a casa mia e m’ha portato la questione della Soa... io ho chiamato il relatore in sua presenza, gli ho detto quello che doveva fare... quello ha fatto due pagine di ordinanza... è andata al Consiglio di Stato... ho parlato con questo... col relatore e gliel’hanno risolto... Dopodiché si è messo a fare storie, a chiacchierare, a raccontare frottole... ma i fatti io non li vedo...". Solo promesse, accusa Sancetta: "Sa che mi ha detto? "Ah, adesso a settembre scadono dei componenti dell’Autorità... lei può andare lì... ho parlato col professor Tesauro", come per farmi vedere che lui si interessa... Ma in questo modo mi prendi in giro?". Giovanni Bianconi 17 febbraio 2010
I fatti e la polvere I fatti e la polvere Sono ventimila pagine di intercettazioni quelle che il giudice di Firenze Rosario Lupo ha allegato all’ordinanza emessa mercoledì 10 febbraio. "Una storia di ordinaria corruzione", l’ha definita il magistrato. Ma in questa inchiesta di ordinario non sembra esserci proprio nulla. Arrestati tre responsabili di pubblici lavori e un imprenditore. Mazzette, appalti pilotati, donnine e feste in cambio di favori. Indagate decine di persone, tra le quali il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. E poi politici, come il coordinatore del Popolo della Libertà Denis Verdini, funzionari, progettisti, costruttori. Spezzoni di conversazioni, un fiume di parole che come una calamità naturale sembra sommergere tutti. Tutti, i colpevoli e gli innocenti che alla Protezione civile hanno lavorato con serietà e dedizione. La verità è che non è ancora chiaro il quadro delle accuse rivolte allo stesso Bertolaso, non è chiara la natura dei massaggi che avrebbe ricevuto in un circolo sportivo, non è chiaro se in cambio di queste presunte prestazioni di favore abbia derogato dai suoi doveri istituzionali. Sono punti su cui la necessità di fare luce è urgente. Da giovedì 11 febbraio il Corriere della Sera sta pubblicando queste intercettazioni, che una volta messe agli atti sono da considerarsi di pubblico dominio. E un giornale ha il dovere di render noto quello che gli investigatori hanno raccolto e che il giudice con i suoi atti ha avvalorato. Dalle intercettazioni vengono fuori personaggi da brivido, come quell’imprenditore che la notte del terremoto rideva pensando a come avrebbe lucrato sulla ricostruzione, ma anche personaggi di contorno ai quali non sembra essere imputato alcunché. E in un’indagine di questo tipo c’è il rischio che finiscano coinvolte persone la cui unica colpa è aver parlato al telefono con chi aveva il cellulare sotto controllo. Chiacchiere e fatti. Saranno le sentenze dei giudici, speriamo il più presto possibile, a stabilire quali chiacchiere nascondono fatti e quali fatti sono reati. Anche le chiacchiere, in ogni caso, servono per farsi l’idea di un pezzetto d’Italia che si vorrebbe migliore.
17 febbraio 2010
La corruzione e le sue radici La corruzione e le sue radici Si accontenti chi vuole di credere che "il problema è politico" e riguardi quindi la destra e la sinistra. Sì, questa volta a essere presi con le mani nel sacco sono stati esponenti del Pdl, ma in passato la stessa cosa è accaduta con esponenti del Pd: ma anche dando per scontato che le imputazioni a loro carico siano domani convalidate da una sentenza, davvero la corruzione italiana si riduce a quella dei politici? Davvero in questo Paese la sfera della politica è malata e il resto della società è sano? Non è così, con ogni evidenza. Ognuno di noi sa bene che non è così, e non bisogna smettere di dirlo, anche se i soliti moralisti di professione grideranno scandalizzati che in questo modo si finirebbe per occultare "le precise responsabilità politiche". Ma figuriamoci: cosa volete mai che si occulti, con tutta la stampa ormai scatenata dietro Monica e Francesca, dietro Bertolaso, Balducci, e compagnia bella? Proprio perché non ha alcuna natura propriamente politica ma affonda radici profondissime nel corpo sociale - cosicché nella politica essa si riversa soltanto, essendo uno degli ambiti dove più facile è la sua opera - la corruzione italiana sfugge a ogni facile terapia. Come si è visto quando, convinti per l’appunto del suo carattere politico, abbiamo creduto che almeno per ridurne la portata bastasse mutare il sistema elettorale, o fare le privatizzazioni, o cambiare la legge sugli appalti, o finanziare i partiti in altro modo dal finanziamento diretto; o che l’esempio di "Mani pulite", di cui proprio oggi è paradossalmente il 18mo anniversario, potesse segnare una svolta. Invece è stato tutto inutile. La corruzione italiana appare invincibile. Rinasce di continuo perché in realtà non muore mai, dal momento che a mantenerla viva ci pensa l’enorme serbatoio del Paese. La verità, infatti, è che è l’Italia la causa della corruzione italiana: lo si può dire senza rischiare l’accusa di lesa maestà? Chi si ostina a credere che "il problema è politico", che tutto si riduca a destra e sinistra, lo sa che le tangenti continuano a girare vorticosamente anche nel privato: che dappertutto qui da noi, quando ci sono soldi in ballo, non si dà e non si fa niente per niente? Lo sa che i concorsi più vari (non solo le gare d’appalto!) sono sempre, in misura maggiore o minore, manipolati? Riservati agli amici e ai protetti quando non direttamente truccati in un modo o nell’altro dai concorrenti con la complicità delle commissioni, e il tutto naturalmente in barba a ogni credo politico? E che colore politico pensa che abbia l’evasione fiscale dilagante? O i tentativi a cui si dedicano incessantemente milioni di italiani di violare i regolamenti urbanistici ed edilizi in tutti i modi possibili e immaginabili (spessissimo riuscendoci grazie all’esborso di mazzette)? E a quale schieramento politico addebitare, mi chiedo, il sistematico taglieggio che da noi viene praticato da quasi tutti coloro che offrono una merce o un servizio al pubblico, come le società autostradali, quelle di assicurazione, le compagnie telefoniche, le compagnie petrolifere, quelle aeree, le banche, le quali tutte possono a loro piacere fissare tariffe esagerate, imporre contratti truffaldini, balzelli supplementari, clausole capestro, sicure dell’impunità? Sì lo so, tecnicamente forse non è corruzione. Ma so pure che in molti altri Paesi comportamenti del genere sono severamente sanzionati anche sul piano penale. Da noi no, sono considerati normali. Perché? La risposta è nella nostra storia profonda, nei suoi tratti negativi che i grandi ingegni italiani hanno sempre denunciato: poca legalità, assenza di Stato, molto individualismo anarchico, troppa famiglia, e via enumerando. Perciò l'Italia è apparsa tante volte un Paese bellissimo ma a suo modo terribile. E lo appare ancor di più oggi, dopo aver perso anche gli ultimi pezzi delle sue fedi e dei suoi usi antichi. Più terribile e incarognito che mai. Più corrotto. Spesso queste cose le capisce per prima l'arte, e in particolare il cinema, il nostro cinema, a cui tanto deve la conoscenza di ciò che è stata ed è l'Italia vera. Quell'Italia vera che riempie, ad esempio, le immagini dell'ultimo film di Pupi Avati, Il fratello più piccolo, in arrivo proprio in questi giorni nelle sale cinematografiche. Un ritratto spietato di che cosa è diventato questo Paese: una società dove gli unici "buoni" sembra non possano che essere dei disadattati senz’arte né parte; dove, nell'ultima scena, dal volto pur devastato e ormai annichilito di un grandissimo De Sica, ladro e canaglia ridotto all'ozio forzato su un terrazzino di periferia, non cessa tuttavia di balenare il guizzo di un’inestinguibile mascalzonaggine. È di una lucida resa dei conti del genere che abbiamo bisogno; di guardare a fondo dentro di noi e dentro la nostra storia. Non di credere, o di fingere di credere, che cambiare governo serva a cambiare tutto e a diventare onesti. Ernesto Galli della Loggia 17 febbraio 2010
2010-02-16 l'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi G8, restano in carcere gli arrestati Lo ha deciso il gip di Firenze Rosario Lupo che ha respinto le richieste di revoca delle misure cautelari l'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi G8, restano in carcere gli arrestati Lo ha deciso il gip di Firenze Rosario Lupo che ha respinto le richieste di revoca delle misure cautelari Roberto Borgogno, il legale di Angelo Balducci (Ansa) Roberto Borgogno, il legale di Angelo Balducci (Ansa) FIRENZE - Restano in carcere gli arrestati per l'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi. Lo ha deciso il gip di Firenze Rosario Lupo, respingendo le richieste di revoca delle misure cautelari in carcere. La richiesta di revoca era stata presentata dalle difese di Angelo Balducci, Diego Anemone e Mauro Della Giovampaola (il quarto arrestato è Fabio De Santis). Intrattenendosi brevemente con i giornalisti il gip Lupo ha spiegato che "permangono tutte le esigenze di custodia cautelare. Resta valida l'ordinanza". In base a quanto si apprende nell'ordinanza che respinge le scarcerazioni il gip spiegherebbe che anche all'esito degli interrogatori non sarebbero stati apportati nuovi elementi tali da contrastare con quanto contenuto nella misura cautelare. Rimarrebbero inoltre, sempre secondo quanto emerso, le esigenze cautelari che avevano portato agli arresti, ovvero, a vario titolo, il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. BONAIUTI: "TROPPA POLVERE" - Sull'inchiesta di Firenze il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, intervenendo a "Uno Mattina" ha detto che "c'è molta polvere nell'aria, un polverone che nasconde tutto. Ogni giorno esce un nome. Ho visto troppe volte intercettazioni da una parte e dall'altra distese sui giornali che squadernavano nomi. Poi, alla sentenza, si è visto come tutte queste accuse si siano dissolte nell'aria". In merito alla protezione civile Spa, "Mi sembra - ha detto - che come al solito la sinistra voglia prendersi un merito che non le appartiene. Siamo stati noi per primi a ripensare l'articolo 16 del provvedimento già da domenica scorsa e tutto è stato rimesso nelle mani del Parlamento che deciderà il da farsi". BERSANI: "DISTINGUERE LE COSE RILEVANTI" - Un altro commento sugli sviluppi dell'inchiesta è arrivato da Pier Luigi Bersani: "Cerchiamo di distinguere le cose rilevanti da quelle meno rilevanti e da quelle sulle quali la magistratura farà il proprio ruolo. Non deve diventare un pasticcio, in cui a un certo punto non si capisce più il filo logico". 16 febbraio 2010
pd: restano in vigore due commi, vogliamo vedere le carte Bertolaso: stop a Protezione civile spa Audizione alla commissione Ambiente della Camera: "Espunto l'articolo 16". Franceschini: stralcio non basta * NOTIZIE CORRELATE * Fini: niente Protezione civile Spa. Il governo stralcia l'articolo contestato (15 febbraio 2010) * Gianni Letta stoppa il decreto: "La Protezione civile mai società privata" (14 febbraio 2010) pd: restano in vigore due commi, vogliamo vedere le carte Bertolaso: stop a Protezione civile spa Audizione alla commissione Ambiente della Camera: "Espunto l'articolo 16". Franceschini: stralcio non basta L'audizione di Bertolaso in commissione Ambiente alla Camera (Ansa) L'audizione di Bertolaso in commissione Ambiente alla Camera (Ansa) ROMA - L'articolo 16 del decreto legge che prevede la trasformazione in spa della Protezione Civile verrà "espunto". Lo conferma il capo della Protezione civile Guido Bertolaso durante la sua audizione alla commissione Ambiente della Camera. LAVORI SOSPESI - L'opposizione però non è soddisfatta e chiede di sospendere i lavori, in attesa di vedere l'emendamento con le modifiche sull'articolo 16. "Bertolaso ha detto che la norma Protezione civile sarà tolta ma che rimangono due commi, ad esempio quello collegato all'utilizzo della flotta aerea - spiegano Ermete Realacci e Roberto Zaccaria -. Inoltre non è chiaro se ci sarà un emendamento del relatore o del governo. Quindi abbiamo chiesto di sospendere la seduta perché vogliamo vedere le carte". PD: "CONFRONTO IN AULA" - Per Dario Franceschini, presidente dei deputati Pd, "lo stralcio della spa è una vittoria dell'opposizione, ma non è sufficiente. Nel decreto permangono problemi di costituzionalità e di merito. Ho sentito gli altri gruppi dell'opposizione e siamo pronti a ridurre drasticamente il numero degli emendamenti, purché vengano portati al confronto e al voto in aula. Di fronte a questa proposta il maxiemendamento e la fiducia sarebbero semplicemente uno strumento per tenere insieme una maggioranza a pezzi". Il segretario Pier Luigi Bersani plaude invece alla decisione del governo: "Non possiamo allestire per la Protezione civile una soluzione di una società che è un colpo allo Stato e un colpo al mercato, insomma un pasticcio. Se il governo ritira quella norma fa solo il suo dovere e per noi questo è molto importante". Redazione online 16 febbraio 2010
l'inchiesta sul g8 e protezione civile Appalti, Denis Verdini indagato E' accusato di concorso in corruzione Dalle intercettazioni nel rapporto dei Ros emergono i nomi dei parlamentari del Pdl Denis Verdini e Altero Matteoli. Il coordinatore azzurro: "Sono totalmente estraneo ai fatti" Denis Verdini Denis Verdini FIRENZE - Denis Verdini, coordinatore del Pdl, è indagato dalla procura di Firenze per il reato di concorso in corruzione nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti, imprenditori e Protezione Civile. Lo ha reso noto lo stesso Verdini, aggiungendo di aver dimostrato la sua "più totale estraneità all’accusa" durante l’interrogatorio in procura. In serata infatti, Verdini era stato sentito dai magistrati per un'ora e mezzo. Era andato accompagnato dal suo avvocato Marco Rocchi. Le telefonate dell’imprenditore toscano Riccardo Fusi della Baldassini-Tognozzi-Pontello, (indagato per corruzione e anche per associazione per delinquere aggravata dalla finalità mafiosa) con l’onorevole Denis Verdini, oltre a una chiamata al ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli vengono riportate in un’informativa dei carabinieri del Ros di Firenze, che consta di oltre ventimila pagine, in parte pubblicate dal Corriere della Sera. L'inchiesta sugli appalti, imprenditori e Protezione Civile coinvolge così anche i politici. Il nome di Verdini compare in molte intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per i grandi eventi. UN'ORA E MEZZO IN PROCURA - L'onorevole del Pdl è stato in procura un'ora e mezza, poi è andato via in auto; la vettura è uscita dal passo carraio della procura, davanti alla quale erano in attesa i giornalisti. Il parlamentare era arrivato negli uffici di viale Lavagnini poco dopo le 18.30, uscendone alle 20.10. Verdini era uscito poi senza fermarsi con i giornalisti su una Toyota Yaris partita a velocità piuttosto spedita. IL COMUNICATO DI VERDINI - In tarda serata Denis Verdini ha poi scritto un comunicato dicendo di essere indagato: "Dopo aver letto che il mio nome compariva per fatti marginali nell’inchiesta condotta dalla procura di Firenze in merito agli appalti per le opere emergenziali affidate alla gestione della Protezione civile - scrive l'onorevole Pdl - e dopo aver saputo dai giornali che il mio telefono era stato intercettato indirettamente, per una serie di colloqui con gli indagati, uno dei quali, Riccardo Fusi, è un mio carissimo amico da molti anni, ho chiesto al mio avvocato di verificare i fatti presso la magistratura. In questo modo ho appreso di essere stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di corruzione". "SONO TOTALMENTE ESTRANEO ALLE ACCUSE" - "La vicenda che mi veniva contestata - ha aggiunto il coordinatore del Pdl - riguardava solo ed esclusivamente la segnalazione per la nomina di Fabio De Santis a Provveditore delle opere pubbliche per Toscana, Umbria e Marche. Ho quindi chiesto e ottenuto la disponibilità del procuratore della Repubblica di Firenze ad essere ascoltato quanto prima, cosa che è avvenuta nel pomeriggio di fronte ai pubblici ministeri Giuseppina Mione e Giulio Monferini, titolari dell’inchiesta, ai quali ho fornito serenamente e con la massima trasparenza le informazioni richieste, illustrando le motivazioni del mio intervento come unicamente riconducibili al tentativo di risolvere il problema del danno erariale conseguente all’appalto per la realizzazione della scuola Marescialli e carabinieri a Firenze. Ho quindi dimostrato - ha concluso Verdini - la mia più totale estraneità all’accusa". L’appalto venne vinto nel 2001 dalla Btp alla quale fu però poi tolto e dato, nel 2005, all’Astaldi, dopo che la Baldassini Tognozzi e Pontello aveva rilevato un indice di sismica nei progetti troppo basso. Nel maggio scorso Btp ha vinto il lodo arbitrale promosso e lo Stato ora le deve 34 milioni di euro. I lavori della scuola si sono bloccati e poi recentemente c’è stata l’interruzione del contratto con l’Astaldi. IL PROCURATORE - Nelle stanze dei magistrati si era tenuto il più stretto riserbo per tutta la giornata. "Non intendo fare i nomi delle persone indagate, di nessuno". Così il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi aveva risposto ai giornalisti che gli chiedevano se ci fossero politici indagati per l’inchiesta sugli appalti per le grandi opere. Quattrocchi aveva poi precisato che "da questo ufficio non esce una virgole, un foglio di carta. Tutto quello che esce non esce da questa procura, ma dai destinatari degli atti che ne fanno un uso di cui io non discuto". Riccardo Fusi Riccardo Fusi I LEGAMI CON FUSI - Secondo la procura, Riccardo Fusi cercava l'aiuto dell’onorevole Denis Verdini, già esponente di spicco di Forza Italia e ora coordinatore del Popolo della libertà. Le telefonate tra lui e Fusi sono decine. In un’occasione — riferiscono gli investigatori — il deputato si vanta con l’imprenditore fiorentino di aver contribuito a far nominare Provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis, uno dei quattro finiti in carcere nei giorni scorsi. Il 3 marzo 2008, Fusi e Verdini parlano del "coinvolgimento in una comune operazione dell’imprenditore parmense Pizzarotti". Il 28 marzo discutono invece di un’operazione bancaria condotta sul Credito cooperativo fiorentino, di cui Verdini è presidente. Anche il direttore generale della banca, Italo Biagini, è indagato nell’inchiesta. La procura lo accusa di aver concesso finanziamenti alla Btp sulla base di documenti falsi. Riguardo al presidente della Btp, Riccardo Fusi, dalle carte dell’ordinanza emerge anche l’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli che gli chiede "un riconoscimento economico" di 1,5 mln di euro per averlo accreditato nei confronti di Angelo Balducci e Fabio De Santis, affinchè la sua società venisse favorita negli appalti per le opere previste in vista del 150/o anniversario dell’Unità d’Italia. Il 24 aprile del 2008, parlando della composizione del nuovo governo Berlusconi, a Fusi che chiedeva se poteva stare tranquillo Verdini risponde di sì. Ancora, nell’estate 2008 Fusi sollecita a Verdini un incontro con Matteoli per discutere della scuola Marescialli di Firenze. Il 5 agosto Fusi parla direttamente con Matteoli: gli chiede se "ci si può vedere un minuto". La risposta di Matteoli è negativa perchè il ministro sta per andare in vacanza: "No, io me ne vado stanotte e torno il 27 a Roma" Alessandra Bravi 15 febbraio 2010
DIETRO LE QUINTE La furia del premier: "Nuova Tangentopoli? Spiegate che non è così" Tante telefonate nella giornata amara ad Arcore Berlusconi ai suoi: solo piccole volpi nel pollaio DIETRO LE QUINTE La furia del premier: "Nuova Tangentopoli? Spiegate che non è così" Tante telefonate nella giornata amara ad Arcore Berlusconi ai suoi: solo piccole volpi nel pollaio Il premier Berlusconi Il premier Berlusconi ROMA - Il quadro della situazione, brutalmente, lo descrive un passaggio del "Mattinale" di ieri, il bollettino riservato di commento alla rassegna stampa preparato per il premier a palazzo Chigi: è in atto un’offensiva di "magistratura e centrosinistra", soprattutto sul caso Lombardia e gli arresti eccellenti degli ultimi mesi, per "dare l’impressione che c’è un sistema che funziona solo a suon di bustarelle". E le conseguenze di quello che sta succedendo, dallo scandalo Bertolaso al caso Verdini, dalle tangenti di Pennisi agli appalti sospetti, sono gravi: "Si rischia — segnalano i collaboratori del premier — che la situazione degeneri pesantemente, al punto da condizionare la campagna elettorale e il risultato del Pdl". È dunque questa la vera emergenza che Silvio Berlusconi si trova ad affrontare: il rischio che sia alle porte una "nuova Tangentopoli", o che comunque si faccia strada ormai questa convinzione tra gli italiani. Il rischio che il malumore per una classe politica che, come dimostrano i sondaggi, viene percepita sempre più lontana, privilegiata, smodata negli atteggiamenti pubblici e privati, finisca per penalizzare governo e maggioranza. Il rischio infine che, si è sfogato il premier in una delle sue tante telefonate di ieri, "casi di corruzione spicciola, di piccole volpi colte a rubare nel pollaio" facciano perdere consensi anche "a me che non ho mai rubato una lira". Furioso, preoccupato, amareggiato, è di questa nuova "questione morale" che il premier da Arcore ha parlato ieri a lungo e a fondo con i suoi più fedeli collaboratori. Perché, ameno di un mese e mezzo dalle Regionali, il terremoto provocato dalle inchieste incrociate o distinte che toccano i massimi gangli del potere del partito e del governo — dalla giunta milanese al vertice della Protezione civile, al coordinamento del partito nella persona di Denis Verdini— non può non preoccupare seriamente il premier. Che pure continua a pensare ad un attacco preordinato, ad una "giustizia ad orologeria", che difende ancora Bertolaso sul quale non gli sembra siano usciti fatti penalmente rilevanti, ma che sa benissimo come l’aria sia sempre più pesante, e sa altrettanto bene come tanti nel Pdl ormai si chiedano "fino a quando Bertolaso potrà resistere senza dimettersi". Come reagire? "Bisogna far capire che si tratta di singoli casi di corruzione, di singole persone che sbagliano, non di un sistema generalizzato come quello di Tangentopoli", è stato il refrain del Cavaliere, peraltro su questo punto in linea con Gianfranco Fini. Una linea che verrà adottata da tutti e da lui stesso, che ieri ha voluto partecipare a una cena per la raccolta di fondi per il partito lombardo a villa Gernetto (e qui secondo alcuni partecipanti avrebbe difeso Guido Bertolaso: "È un galantuomo"), e che oggi presenterà le candidate presidenti delle Regioni. Ma nessuno sa se basterà a fermare la marea montante che — temono nel Pdl— potrebbe "non fermarsi qui". Si sussurra infatti di un allargamento dell’inchiesta di Firenze a vette inimmaginabili, si teme un coinvolgimento di altri personaggi di spicco nell’inchiesta milanese, il che potrebbe addirittura mettere in dubbio — dicono gli amici più stretti del Cavaliere— la vittoria nella blindatissima Lombardia. Per questo tutti chiedono a Berlusconi di prendere in mano la situazione: mettendo in riga i vertici del partito milanese, non limitandosi ad attaccare la magistratura che perseguita il centrodestra perché stavolta ci sono le intercettazioni che parlano da sole, ci sono le foto che provano. E soprattutto, bisogna subito dare corpo all’operazione "liste pulite", come ha promesso la Moratti e come è ormai necessario fare in tutte le Regioni. Perché il problema non sono più le veline che sbucano in questa o quella lista, ma gli eventuali scheletri nell’armadio di chi magari, anche inquisito, vorrebbe ricandidarsi o che è a rischio di coinvolgimento in attuali o nuove inchieste. Insomma, vietato far finta di niente: e non a caso è da Bondi e La Russa, gli altri due coordinatori del Pdl, che ieri sono arrivate parole inequivocabili sulla necessità di avere una classe politica "competente e onesta". Paola Di Caro 16 febbraio 2010
Gli affari d’oro e le telefonate con l’ufficio del "grande capo" "Balducci gestiva il potere, ripartendo l’interesse tra più imprenditori" l'INCHIESTA Gli affari d’oro e le telefonate con l’ufficio del "grande capo" "Balducci gestiva il potere, ripartendo l’interesse tra più imprenditori" ROMA — A volte, nelle telefonate, lo chiamavano "il grande capo". È Angelo Balducci, già direttore del Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del Turismo, poi provveditore ai Lavori pubblici e soprattutto — per quel che riguarda l’inchiesta che l’ha portato in carcere — responsabile della stazione appaltante per l’attribuzione dei lavori per i Grandi Eventi, nell’ambito della Protezione civile diretta da Guido Bertolaso. Secondo i magistrati di Firenze è uno dei vertici del triangolo intorno al quale s’è costruita la corruzione per la distribuzione di quel denaro. Molto denaro. 330 milioni, a dicembre 2007, per 11 opere destinate alle celebrazioni dei centocinquant’anni dall’unità d’Italia; altri 465, due mesi dopo, per 17 lavori relativi allo stesso progetto. In un passaggio della richiesta d’arresto nei suoi confronti, i pubblici ministeri Turco, Monferini e Mione dipingono in un inciso "la capacità di Balducci di gestire il proprio potere, ripartendo le proprie attenzioni tra più imprenditori di suo interesse e componendo eventuali situazioni di contrasto derivanti dal mancato soddisfacimento di aspettative concernenti l’aggiudicazione degli appalti, così evitando possibili denunzie da parte di imprenditori scontenti". Come accadde nel 2008, quando uno dei nomi che ricorrono spesso nell’indagine svolta dai carabinieri del Ros — Valerio Carducci, responsabile della Giafi Costruzioni — rimase fuori dalla realizzazione del nuovo Teatro della musica a Firenze. Un affare da 80 milioni sfumato per presunte "illecite pressioni politiche" in favore del suo rivale. L’imprenditore deluso preparò un ricorso al Tar, ma Balducci lo convinse a "non coltivarlo in modo efficace". In cambio di altri lavori per il G8 alla Maddalena. L’8 luglio 2008 i due parlano al telefono e si danno appuntamento per l’indomani. Tre giorni più tardi i giochi sembrano ormai fatti e i carabinieri riferiscono che l’ingegner Fabio De Santis (numero due della struttura di Balducci, arrestato anche lui) fa capire a Carducci "che tutto procede come stabilito". Due ore dopo, un’altra telefonata. Carducci: "Ingegnere buonasera". De Santis: "Ah! Rallegramenti!". Carducci: "Grazie ingegnere... quando posso passare dal suo ufficio?". De Santis: "Io sto tornando... anche fra mezz’ora ". Il giorno successivo ancora una conversazione. Alla Giafi costruzioni di Carducci era stata assegnata la riconversione dell’ospedale militare in albergo, appalto da 73 milioni. Carducci: "Siamo già operativi noi", (i due ridono). De Santis: "Non ci posso credere.... sei sempre il primo...". Carducci: "Eh ... (ride)... diglielo... glielo hai detto al capo, e ringrazialo, io non voglio chiamare ". L’altro imprenditore coinvolto in questa vicenda e finito in cella, Diego Anemone, nello stessa tornata aveva ottenuto la costruzione del palazzo della conferenza, per 58 milioni. Ma i guadagni del giovane costruttore che s’incontrava spesso con Bertolaso e si preoccupava della tranquillità dei suoi massaggi al Salaria Sport Village, non dovevano limitarsi a quell’opera. A lui erano stati assicurati anche gli arredi del lussuoso hotel assegnato a Carducci, come gli ricorda Balducci in una telefonata del 27 agosto 2008. Balducci: "Era stata data l’indicazione di prendere contatti con voi per quanto riguarda la parte arredo per l’albergo...". Anemone: "Non m’ha detto niente... ma è una cosa che debbo fare o no?... eventualmente...". Balducci: "Come no! Eccome!". Tre giorni dopo è lo stesso Carducci che chiede all’architetto Marco Casamonti, progettista dalla Giafi, di fissare un appuntamento con i fratelli Anemone: "Perché poi il grande capo mi ha detto di collaborare con loro", spiega. Sempre Casamonti, un paio di settimane più tardi, parla con i rappresentanti della catena spagnola NH hotel. Bisogna indire una gara per la gestione dell’albergo, e Casamonti spiega al primo interlocutore: "Oggi mi sono incontrato con Angelo Balducci... L’idea sarebbe d’impostare questa gara... però la gara la vorremmo impostare con voi. (...) Non dico avere qualche bando tipo... ma avere un’idea di strategia su come impostare la gara". L’indomani, con un altro rappresentante della NH, aggiunge: "Se lei potesse aiutare la dottoressa Forleo (responsabile dei procedimenti di gare, ndr)... anche a dare tutte le indicazioni qualitative necessarie per costruire i documenti di gara... alla quale poi voi dovreste partecipare... quindi, insomma... una buona opportunità... ". Anche Diego Anemone, secondo il rapporto dei carabinieri, si muoveva con una certa disinvoltura negli uffici del Dipartimento guidato da Balducci e De Santis. Nell’agosto 2008, scrivono gli investigatori, chiama un funzionario "e gli chiede di "rallentare un pochino" l’iter di approvazione del mandato di pagamento a un’impresa impegnata nei lavori di ristrutturazione dell’ospedale alla Maddalena per agevolare il pagamento di un mandato per un’altra impresa non meglio specificata". A proposito di Anemone, tra i motivi per i quali ne hanno chiesto e ottenuto l’arresto i pubblici ministeri citano una telefonata tra lui e il padre "il cui tenore rende evidente che i due intendono proseguire impunemente i lavori edilizi nel cantiere del Salaria Sport Village, nonostante il sequestro dello stesso disposto dall’autorità giudiziaria ". E proprio su quel sequestro, in una telefonata col commercialista Stefano Gazzani, Anemone si lascia andare a un commento che, chiosano gli inquirenti, "risulta paradossale rispetto alla gravità dei fatti accertati a carico degli indagati ". Gazzani: "Come stai?" Anemone: "Di merda, Stè... (...) il diritto in Italia non esiste". Giovanni Bianconi 16 febbraio 2010
I favori e gli appalti La rete degli amici dall’Enac alla Rai Al figlio di Balducci una fiction in tv con la Falchi Intercettata una telefonata con Paolo Berlusconi i documenti I favori e gli appalti La rete degli amici dall’Enac alla Rai Al figlio di Balducci una fiction in tv con la Falchi Intercettata una telefonata con Paolo Berlusconi Anna Falchi (LaPresse) Anna Falchi (LaPresse) ROMA — Aveva tentacoli ovunque la "combriccola ". Dalla Rai all’autorità di vigilanza sugli appalti, passando per i ministeri, funzionari e imprenditori potevano contare su una rete di persone alle quali chiedere favori e appoggi. Molto attivo nel sostenere le aziende napoletane che vogliono prendere i lavori si rivela l’onorevole Luigi Cesaro, attuale presidente della Provincia di Napoli. Ma per far valere le proprie ragioni costruttori e professionisti non esitano a rivolgersi a Paolo Berlusconi, il fratello del presidente del Consiglio. "Lavorano per il Vaticano" Quando si tratta di difendere i propri interessi, i funzionari non mostrano remore. Il 30 luglio 2008 Fabio De Santis, delegato alla gestione Grandi Eventi, "sollecita il collega Raniero Fabrizi di attivarsi per bloccare una norma, in fase di approvazione, che restringe la possibilità per i pubblici dipendenti di avere emolumenti per collaudi e arbitrati su opere pubbliche. Gli spiega di aver già interessato l’architetto Giovanni Facchini affinché riporti le loro lagnanze a Paolo Berlusconi e aggiunge che ha intenzione di attivare anche due parlamentari con cui è in rapporti, il senatore Guido Viceconte e l’onorevole Mario Pepe". Facchini è uno dei professionisti che lavorano a La Maddalena in vista del G8. Il primo agosto "l’architetto Marco Casamonti riporta al collega Stefano Boeri i contenuti di un colloquio con il funzionario Mauro Della Giovampaola. E riferisce: "Mi ha detto guarda Marco tu sei venuto qui portato dall’impresa... noi abbiamo questo albergo fatto da questi Facchini che sono dei cani... però non li possiamo mandare via perché son quelli di Berlusconi. Uno lavora per Berlusconi, uno per il Vaticano. L’unico problema è che se noi diamo retta a questi noi qui non finiamo e siccome poi il culo ce lo rimette Bertolaso e Balducci abbiamo chiesto a Giafi di intervenire... quindi voi fate i progetti ma state sotto tono". Il 3 settembre è Paolo Berlusconi a contattare Angelo Balducci. Paolo Berlusconi: "Paolo Berlusconi, ciao...". Balducci: "Ehi! ciao Paolo, come stai?". Paolo Berlusconi: "Ti sento occupato, vuoi che ti richiamo più tardi?". Balducci: "No, ma che scherzi? ci mancherebbe... ". Paolo Berlusconi: "Senti, io sono a Roma... domani riusciamo a vederci cinque minuti?". Balducci: "Guarda... io domani mattina vado a Napoli e c’è il presidente... però torno nel pomeriggio... anzi, tra l’altro torno insieme a lui... tu ti fermi anche domani, oppure...". Paolo Berlusconi: "Io parto la sera ho l’aereo alle otto...". Balducci: "Ah, guarda Paolo, facciamo così... io, se non ti dispiace, domani quando so esattamente l'ora del rientro, quindi... io lo saprò intorno a mezzogiorno... ti chiamo... e poi ti raggiungo da qualche parte...". Paolo Berlusconi: "Ok? grazie!". Gli appalti dell’Enac La lettura delle intercettazioni conferma l’aiuto di Denis Verdini al suo amico Riccardo Fusi. Il 16 settembre 2009 lo chiama "e gli passa al telefono Vito Riggio, l’attuale presidente dell’Enac". Riggio: "Vediamoci... io dunque... se per caso siete a tiro magari nel pomeriggio che la mattina c’ho un po’ di casino". Fusi: "Va bene, a che ora?". Riggio: "Diciamo dopo le 5... ci possiamo vedere anche in centro, 5 e mezza al Caffè Farnese". Fusi: "D’accordo". Annotano gli investigatori: "Dopo circa 20 minuti l’onorevole Verdini richiama Fusi per dirgli che con Riggio ha parlato molto chiaro, facendo riferimento alle sue sollecitazioni per far ottenere al Fusi qualche appalto". Fusi: "C’è possibilità?". Verdini: "Non di quelle lì perché... insomma... quelle due cose sono state fatte... però c’è tante altre... non quelle cose...". Fusi: "Va bene...". Verdini: "Però mi ha detto che si mette a disposizione... ti spiega... per grandi progetti per il futuro... per cui...". Fusi: "Domani alle 17.30...". Verdini: "Perfetto, ciao". Nell’anticamera di Palazzo Chigi Il 12 maggio 2009 lo stesso Fusi è a Roma. Parla al telefono con diversi interlocutori e si capisce che si sta occupando della costituzione di un consorzio di imprese a L’Aquila. Annotano gli investigatori: "Alle 17.17 chiama una sua amica, Eva Viti e, attivando una cella di via del Corso, le riferisce di essere a Palazzo Chigi in attesa di essere ricevuto dal sottosegretario Gianni Letta: "Ora sono a Roma... perché sono qui a Palazzo Chigi... sono da Letta qui... capito?... e quindi... sono in sala d’attesa... e niente... non so che ora farò qui quando esco". Alle 18.49 lo chiama il geometra Liborio Fracassi "per riportargli la viva soddisfazione degli amici aquilani facendo evidentemente riferimento all’esito dell’incontro a Palazzo Chigi che si è appena concluso: "Ho sentito gli altri amici, sono tutti contenti, soddisfatti". L'attore Lorenzo Balducci (LaPresse) L'attore Lorenzo Balducci (LaPresse) La fiction con la Falchi A metà settembre 2008 l’imprenditore Diego Anemone contatta Giancarlo Leone, alto funzionario della Rai, il quale "è in amicizia anche con Angelo Balducci". I tre devono vedersi a una cena e "l’argomento che Balducci intende affrontare con Leone riguarda l’inserimento del figlio Lorenzo nel cast della produzione Rai di cui ha già parlato Anemone. Infatti quest’ultimo lascia intendere che è al corrente che il regista ha effettuato dei provini sta per effettuare le sue scelte". Ci sono diversi incontri, anche perché Anemone si sta occupando della ristrutturazione della casa di Leone. E a novembre si ha la conferma che il giovane è stato preso, ma Anemone chiama Leone "e gli rappresenta il pericolo che Lorenzo Balducci, per il fatto che si è tagliato troppo i capelli, venga escluso dal cast della produzione della fiction Rai ove peraltro è stato inserito a seguito dell’appoggio fornito dallo stesso Leone". Anemone: "Quel ragazzo lì no... c’ha avuto un problemino che c’ha una situazione in corso e s’è rasato... e domani c’è un ulteriore ... diciamo incontro ". Leone: "... no, no ma la decisione è presa". Anemone: "Eh ... non c’ha più capelli e non fa niente più... lui era disperato s’è messo a piangere ". Dopo pochi minuti Giancarlo Leone riferisce a Anemone che "seppur con qualche difficoltà, è riuscito a far rientrare il problema... allora effettivamente la situazione è pesante... per fortuna ho un rapporto personale di grande stima reciproca Pare che sia successo questo .. che lui ha raccontato ... due filmetti per la Falchi... per la produzione della Falchi... cose che loro erano al corrente ... e gli hanno detto... mi raccomando non alterare la tua condizione perché noi cominciamo a metà novembre ... dice che si è presentato con capelli corti a taglio militare". Fiorenza Sarzanini 16 febbraio 2010
finito nell'inchiesta di Firenze sugli appalti alla Maddalena, sarebbe in rapporti coi boss Inchiesta G8, i Ros su un funzionario del ministero: "Rapporti con i Casalesi" Informativa dei carabinieri su Antonio Di Nardo, funzionario del ministero delle Infrastrutture finito nell'inchiesta di Firenze sugli appalti alla Maddalena, sarebbe in rapporti coi boss Inchiesta G8, i Ros su un funzionario del ministero: "Rapporti con i Casalesi" Informativa dei carabinieri su Antonio Di Nardo, funzionario del ministero delle Infrastrutture MILANO - Antonio Di Nardo, il funzionario del ministero delle Infrastrutture finito nell'inchiesta della procura di Firenze sugli appalti del G8, sarebbe in rapporti con il clan dei Casalesi. Lo sostengono i carabinieri del Ros in un intero capitolo dell'informativa inviata alla procura dal titolo "Di Nardo Antonio - clan Casalesi". Il documento si basa su due note della direzione investigativa Antimafia di Napoli, una del 14 marzo 2003 e una dell'8 luglio 2003. Nella prima si sostiene che la società "Soa nazionale costruttori organismo di attestazione spa" con sede a Sondrio è "di fatto occultamente riconducibile a Di Nardo Antonio". Tra i soci della società figurano tra gli altri, il parlamentare del Pdl Paolo Russo e Giuseppe Mastrominico. Quest'ultimo, scrivono i carabinieri, è cugino di Pasquale Mastrominico che, a sua volta, è cognato di Rachele Iovine, sorella del boss dei casalesi Antonio Iovine detto "o Ninno". Con la seconda nota, invece, la Direzione investigativa antimafia di Napoli documenta rapporti che sarebbero intercorsi tra Antonio Di Nardo e Carmine Diana, titolare della 'Impregica Costruzioni srl'. "Diana - è scritto nell'informativa - è ritenuto legato al noto Francesco Bidognetti, esponente di vertice del clan dei casalesi. In particolare è emerso che Diana era stato un acquirente fittizio di alcuni ettari di terreno che, in realtà, erano nella disponibilità di Bidognetti". Di Nardo è l'imprenditore che - scrive il gip di Firenze nell'ordinanza di arresto nei confronti di Angelo Balducci, Fabio De Santis, Diego Anemone e Mauro della Giovampaola - "gestisce occultamente" il 'Consorzio Stabile Novus', che ha sede a Napoli e che è associato alla "Opere Pubbliche e Ambiente Spa" di Francesco Maria De Vito Piscicelli (l'imprenditore che rideva nel letto la notte del terremoto). Le due imprese si associano, è la tesi della procura di Firenze, per "partecipare alle gare d'appalto gestite dai funzionari di via della Ferratella" (dove operavano Balducci e gli altri, ndr). Ma Di Nardo, sempre secondo i magistrati fiorentini, è anche l'uomo che fa da intermediario proprio tra De Vito Piscicelli e un certo Rocco Lamino, per la restituzione di un prestito da usura di 100mila euro. Di Nardo, e Lamino, sono definiti in un'intercettazione dello stesso De Vito Piscicelli, "soggetti pericolosi". "Son quella gente che è meglio che ci stai lontano - diceva al telefono - ...se si sgarra è la fine...quello vanno trovando...". (Fonte Ansa) 15 febbraio 2010
Anche un fondo cassa per le escort E la delusione per la "robetta da tangenziale" Inchiesta g8 Anche un fondo cassa per le escort E la delusione per la "robetta da tangenziale" MILANO - Un "fondo cassa" riconducibile all'imprenditore Diego Anemone dal quale prelevare fino a 4mila euro per escort "in grado di saper fare conversazione...", anche se poi è capitato che i clienti - Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola, dirigenti del Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo - non rimanessero soddisfatti perchè finiti "co 'na robetta da tangenziale". È quanto si legge in una delle informative del Ros allegate all'ordinanza sull'inchiesta per gli appalti. Secondo gli inquirenti, il 28 agosto 2008 De Santis durante la sua permanenza a Venezia per partecipare alla posa della prima pietra del Nuovo Palazzo del Cinema, avrebbe usufruito per tutta la notte di una squillo messagli a disposizione da Anemone, tramite il suo collaboratore Simone Rossetti. Alle ore 21.50, De Santis chiama Rossetti che lo rassicura: "allora guarda io sto mangiando... dopo di che io ... lei te la faccio venire direttamente lì all'Excelsior. Tanto è una ragazza proprio tranquilla tranquilla..". De Santis chiede se la situazione è sistemata pure sul piano economico e Rossetti assicura che è "tutto a posto e che la ragazza sa già che deve restare con lui tutta la notte". Alle ore 22.16 Della Giovampaola invia a De Santis un goliardico sms "VOGLIO UN VOTO". La mattina successiva alle ore 09.32, De Santis lo informa: "...dal punto di vista generale ottimo ...". In un'altra occasione Daniele Anemone, fratello di Diego, gli dice che Simone (Rossetti) ha bisogno di non meno di 4 mila euro per occuparsi della "confortevole permanenza" a Venezia di De Santis e Della Giovampaola. "Senti tu forse mi devi passare da Simone... gli servono un pò di soldi... gli servono 2 o 3 mila euro anche 4". Rossetti si mette al lavoro e invia un sms a un amico: "due zoccole per Venezia si rimediano". Daniele Anemone si raccomanda però che le ragazze non siano vestite in maniera appariscente ... "non è che devono andar vestite da sciattone ... eh! vestite normali". Dopo una serie di contatti telefonici la sera Rossetti chiama l'amico: "... chi è questa ...una zoccola ? ma zoccola o si sa presentare?". Ancora Rossetti: "okay calcola che a me me ne servono due ... io le faccio dormire al Gran Palace di Venezia costa 1.500 euro al giorno solo la stanza e poi in più si beccano 1.500 cadauno". Rossetti si rivolge anche alla ragazza che la sera del 28 agosto avrebbe passato la serata con De Santis: "mi servono due ragazze domani per il Gritti a Venezia gliela facciamo a rimediare due a questo giro?". Il costo, "tutto compreso, non meno di 5000 euro ...fra tutto". Il giorno successivo Rossetti riceve la telefonata del suo amico che avrebbe trovato due ragazze straniere, al prezzo di 4.000 euro: "... però io ho preso tempo... Una è una topa da paura... C'avrà 22-23 anni.. è una russa... occhi azzurri, capelli biondi. Una non è la Schiffer però è una che col cavolo... cioè hai capito ... poi parlano poco perchè comunque son russe non sono ... non sono tipe che sbroccano e fanno casino". (Fonte Ansa) 15 febbraio 2010
Da Castello fino alla Maddalena Firenze indaga sugli appalti del G8 L'inchiesta della procura fiorentina scuote la Protezione Civile. Perquisizioni a Firenze: in manette De Santis, provveditore alle opere pubbliche in Toscana. Indagato Fusi della Btp. Auditorium e scuola Marescialli nel mirino FIRENZE - Un terremoto che parte da Firenze, passa per Roma e approda in Sardegna, sull'isola della Maddalena, quella che doveva essere la sede del G8 dell'anno scorso, poi spostato a L'Aquila. Là, in mezzo all'isola, una serie di opere rimaste incompiute sulle quali la magistratura fiorentina ha cominciato a indagare. L'inchiesta, partita dall'indagine su Castello e da un'intercettazione di Marco Casamonti, l'architetto già indagato nella vicenda fiorentina, deflagra in mattinata con quattro arresti eseguiti dal Ros del capoluogo toscano e voluti dalla procura di Firenze (nel pool di magistrati che indaga, coordinati dal procuratore capo Giuseppe Quattrocchi ci sono il pm Luca Turco, Giuseppina Mione e Giulio Monferini). L'inchiesta scuote la Protezione Civile ma anche la Toscana, il mondo dell'imprenditoria e delle grandi opere a Firenze e dintorni. Le accuse vanno dalla truffa alla corruzione. ARRESTI E PERQUISIZIONI - La giornata comincia con le perquisizioni alla sede del Dipartimento della Protezione civile a Roma. Viene arrestato Angelo Balducci, "soggetto attuatore" delle opere per il G8 alla Maddalena. Balducci è stato nominato soggetto attuatore delle opere per il G8 alla Maddalena con ordinanza della Protezione civile del 2008; successivamente è stato sostituito nell’incarico. Gli altri tre arrestati sono Fabio De Santis, successore di Balducci come "soggetto attuatore" e ora provveditore alle opere pubbliche della Toscana, Mauro Della Giovampaola che ha occupato incarichi di rilievo nella protezione civile; attualmente è braccio destro dell’architetta Elisabetta Fabbri, commissario straordinario per i Nuovi Uffizi e fa parte della struttura incaricata di portare a compimento le opere per i 150 anni dell’Unità d’Italia, fra cui l’auditorium della musica di Firenze e Diego Anemone, imprenditore romano, coinvolto nella realizzazione delle opere per il G8 e per i Mondiali di Nuoto a Roma dell'anno scorso. Sono una sessantina le perquisizioni svolte fra Firenze e Roma, una quarantina gli indagati. L’ipotesi del reato di corruzione contestata agli arrestati riguarderebbe dazioni o scambi di utilità in cambio di incarichi relativi ad opere per appalti di grandi eventi, fra cui il G8 alla Maddalena. Tra gli indagati anche il capo del Dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso che ha rimesso l'incarico dopo aver appreso di essere sotto inchiesta, ma il premier ha rifiutato le dimissioni. La Maddalena La Maddalena OPERE NAZIONALI SOTTO INCHIESTA... - Le ipotesi di reato si riferiscono al periodo febbraio 2008-fine 2009. Sotto accusa gli interventi per il G8 alla Maddalena, la ristrutturazione degli impianti del Foro Italico per i mondiali di nuoto e il completamento dell’aeroporto internazionale dell’Umbria S. Egidio di Perugia in vista delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Per la procura di Firenze l’inchiesta avrebbe rivelato una serie di corruzioni negli appalti, che sarebbero stati assegnati nel quadro di uno scambio di favori tra dirigenti dello Stato e imprenditori. Per dare la dimensione del livello di corruzione, gli investigatori si limitano a dire che è pari al livello degli indagati, anche se, da quanto emergerebbe dall’ordinanza del gip, il prezzo sarebbero mobili, cellulari, soggiorni in hotel, ristrutturazioni di immobili privati ed altri benefit. ... E QUELLE FIORENTINE - Nella città toscana, le opere nel mirino degli investigatori sarebbero l’auditorium per la musica e la scuola marescialli dei carabinieri. Parte del resto dell’inchiesta sarà poi trasmesso alla procura di Roma. Ma la scelta delle tempistica degli arresti, spiega la procura di Firenze, è stata dettata da "esigenze cautelari indifferibili". Una parte dei reati di corruzione ipotizzati dai pm fiorentini sarebbe stata compiuta fuori dal territorio di competenza della procura toscana che dovrebbe trasmettere gli atti a quella romana. INDAGATO ANCHE FUSI DELLA BALDASSINI-TOGNOZZI-PONTELLO - Gli investigatori hanno visitato anche gli uffici dell’impresa di costruzioni Baldassini Tognozzi Pontello: un avviso di garanzia è stato notificato al presidente Riccardo Fusi, come ha detto lo stesso Fusi che afferma: "Non capiamo di cosa si stia parlando. Non abbiamo partecipato alle opere per il G8 alla Maddalena. Negli atti notificatimi si fa riferimento anche alla scuola marescialli dei carabinieri a Firenze, ma è noto a tutti che quell’appalto, che era nostro, ci venne tolto". Le perquisizioni hanno riguardato anche le sedi, a Prato e Roma, della ditta di costruzioni Giafi dell’imprenditore Valerio Carducci, che ha partecipato ai lavori alla Maddalena, per la ristrutturazione dell’ex ospedale militare da destinare ad albergo. Il progetto esecutivo era stato firmato dall’architetto Casamonti. Casamonti con la Giafi ha firmato anche il progetto architettonico per l’Auditorium della musica a Firenze - opera che rientra tra i progetti per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d'Italia - gara poi non vinta. La Maddalena La Maddalena DA CASTELLO ALLA MADDALENA - Tutto parte dall'indagine su Castello, relativa alla trasformazione urbanistica dell'area di Castello a Firenze, che ha coinvolto tra gli altri Salvatore Ligresti e due ex assessori della vecchia giunta comunale. In quell'inchiesta il costruttore di origine siciliana, presidente onorario di Fondiaria Sai, è indagato insieme con il suo braccio destro Fausto Rapisarda, con gli ex assessori comunali Graziano Cioni (sicurezza sociale) e Gianni Biagi (urbanistica), con due architetti progettisti. Per tutti l'ipotesi di reato formulata è concorso in corruzione. Ed è proprio uno dei due architetti indagati per la vicenda di Castello, il fiorentino Marco Casamonti, l'anello di congiunzione con Angelo Balducci, ex vice del capo della Protezione civile e attuale presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici. Casamonti, titolare dello studio Archea, uno dei progettisti dell'hotel a cinque stelle che alla Maddalena avrebbe dovuto ospitare i capi di stato e di governo. È intercettando lui che spunta il nome di Balducci che viene così intercettato a sua volta. Casamonti questa mattina è stato perquisito: per lui l'accusa è di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. La notizia era stata anticipata dall'Espresso qualche mese fa: si spiegava che l’indagine è condotta dai Ros dei carabinieri e che parte dal ruolo di Casamonti, chiamato all’ultimo momento per completare la progettazione dell’ex ospedale militare. L'INTERCETTAZIONE - L’inchiesta sul G8, coordinata dalla procura di Firenze, ha preso avvio proprio da una telefonata di Marco Casamonti fatta ad agosto del 2008. L’architetto, fondatore dello studio Archea, era controllato dai Ros che stavano indagando sull’affare Ligresti. L'intercettazione, riportata a maggio dell'anno scorso dall'Espresso era questa. Parlava Casamonti: "Ci hanno chiamato per dare una mano per i progetti del G8 alla Maddalena - dice l'architetto nella telefonata registrata ad agosto del 2008 - Perché stanno facendo i lavori e sono nella cacca più nera. Perché hanno dato incarico agli architetti di Berlusconi che non sono in grado...". Casamonti poi andrà alla Maddalena all’improvviso, subito dopo la consegna dei lavori. E infatti il suo studio, Archea, ha firmato il progetto dell’ex ospedale trasformato in albergo. Così i Ros hanno cominciato a indagare da quella frase che li ha insospettiti. Alessandra Bravi 10 febbraio 2010(ultima modifica: 11 febbraio 2010)
2010-02-15 fonti del quirinale: "atti di emergenza non competono al capo dello Stato" Bertolaso si difende: "Basta fango" Atti di emergenza, precisazione del Colle "Io un servitore. Mai dal Quirinale obiezioni a leggi che consentono l'adozione di ordinanze sui Grandi eventi" fonti del quirinale: "atti di emergenza non competono al capo dello Stato" Bertolaso si difende: "Basta fango" Atti di emergenza, precisazione del Colle "Io un servitore. Mai dal Quirinale obiezioni a leggi che consentono l'adozione di ordinanze sui Grandi eventi" Guido Bertolaso (Ansa) Guido Bertolaso (Ansa) MILANO - Il capo della Protezione civile Guido Bertolaso si difende dalle accuse che scaturiscono dall'inchiesta di Firenze, in cui è indagato per corruzione, e risponde alle dieci domande postegli da Eugenio Scalfari in un editoriale su Repubblica. Una lunga lettera quella del direttore della Protezione Civile: Bertolaso torna a definirsi "servitore dello Stato" e conclude la missiva con un invito alla libera stampa a non "spandere fango" e ad aspettare le risultanze delle inchieste. LE PRECISAZIONI DEL QUIRINALE - Nella lettera a Repubblica, Bertolaso spiega tra le altre cose che "il Quirinale non ha mai opposto il rifiuto o obiezioni alle leggi che consentono le adozioni delle ordinanze relative ai Grandi eventi". Parole alle quali replicano in serata fonti stesse del Quirinale facendo osservare che non rientra in alcun modo tra le competenze del Presidente della Repubblica esprimersi su atti relativi a dichiarazioni di stato di emergenza o di attribuzione della qualifica di grande evento. Tali atti, relativi a dichiarazioni di stato di emergenza o di attribuzione della qualifica di grande evento, fanno osservare fonti del Quirinale, vengono, infatti, adottati con decreto del presidente del Consiglio, previa delibera del Consiglio dei Ministri, e non sono pertanto sottoposti al preventivo esame del Capo dello Stato. Così come rientra nella esclusiva competenza del Presidente del Consiglio dei ministri l'adozione delle ordinanze di protezione civile. Le fonti del Quirinale, ricordano altresì che il presidente della Repubblica, in occasione del discorso alle Alte Magistrature dello scorso 21 dicembre, affrontando la questione del modo di legiferare ha avuto modo di rilevare il rischio del prodursi di effetti negativi sul livello qualitativo dell'attività legislativa e sull'equilibrio del sistema delle fonti che derivano, oltre che dal frequente e ampio ricorso alla decretazione d'urgenza nonchè dalla notevole estensione in sede di conversione del contenuto di tali provvedimenti, anche dal crescente uso e dalla dilatazione delle ordinanze d'urgenza. LA DIFESA - Bertolaso, al centro delle polemiche perché indagato per l’inchiesta fiorentina sulla corruzione per le grandi opere che ha portato a 4 arresti, scrive: "Rispetto l’opinione pubblica, al punto di essermi fatto un punto d’onore nel meritare la fiducia dei cittadini, ma non credo le si renda servizio spargendo illazioni, informazioni non verificate, sospetti, teoremi di colpevolezza data per certa quando nessun giudice si è pronunciato. Questo sì, in violazione dei principi costituzionali. La libera stampa, se sviscera gli elementi di prova addotti dai giudici per una loro decisione, può rendere un servizio ai cittadini e al Paese. Quando spande fango, meno". Bertolaso risponde anche alle numerose domande del fondatore di Repubblica sulla trasformazione della Protezione Civile in SpA (legge attualmente in discussione ma sostanzialmente bloccata dalle polemiche seguite all’inchiesta). Per il direttore della Protezione Civile il senso della legge non è affatto questo. "Il decreto legge non prevede affatto la trasformazione della Protezione Civile in società per azioni, la quale viceversa, con personale capace e preparato, continuerà nella sua missione. La Spa è uno strumento tecnico in più, che, con l’esperienza acquisita nelle emergenze, non ultima quella aquilana, rimette nella mani del "pubblico" competenze da "general contractor" che la pubblica amministrazione ha perso negli ultimi decenni, rendendola nuovamente in grado di seguire giorno per giorno i lavori di cui lo Stato è committente e sottraendosi al ricatto del mercato". SERVITORE DELLO STATO - Se il suo operato ha aumentato il consenso del governo Berlusconi, dice in sostanza Bertolaso, non è colpa sua: avrebbe fatto altrettanto con il governo Prodi. E non è colpa sua se Berlusconi è "l’unico collante" del centrosinistra. "Ripeto di essere un servitore dello Stato" scrive il capo della Protezione civile. "Il che non vuol dire che non sia al servizio del Governo.... Se la Sua vera domanda è: "si è reso conto che il suo operare ha creato situazioni che possono aver contribuito al consenso nel Paese dell’attuale Presidente del Consiglio?" rispondo di essermene accorto". Ma, aggiunge Bertolaso "ho già detto che alcuni degli interventi che ho realizzato... sarei stato lieto di concluderli con il Presidente Prodi cosa che fu impedita dalle risse del governo di centrosinistra. Spiacente, ma non è un mio problema considerare che per "Stato" si deve intendere l’Italia senza Berlusconi" afferma ancora Bertolaso, per il quale "è un problema del centro sinistra italiano, non dello Stato, non riuscire a fare a meno di questo Presidente", perché "unico collante buono a tenere insieme forze politiche che, quando non trovano accordo su questo comune bersaglio, danno regolarmente vita alla fiera del fuoco amico". Quanto all’incompatibilità "assoluta" di cui scriveva Scalfari fra la carica di sottosegretario di Stato e quella di direttore del Dipartimento della Protezione civile, Bertolaso replica "Mi sono battuto sempre perché la competenza della Protezione Civile fosse propria del Presidente del Consiglio" per evitare che nei momenti di crisi un ministro si trovasse a coordinare altri ministri. SCAJOLA - Intanto il governo e i ministri continuano a difendere Bertolaso. Il capo della Protezione civile "merita la riconoscenza di tutto il Paese per l'abnegazione con cui ha affrontato importanti emergenze, dai rifiuti di Napoli al terremoto d'Abruzzo. Mi auguro che resti al suo posto" spiega il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola in un'intervista a il Secolo XIX. Quanto ai rumors su possibili sue dimissioni dall'incarico dopo le regionali Scajola risponde: "non seguo i rumor e non frequento i corridoi. Sono certo che Bertolaso potrà dimostrare la correttezza del suo operato e continuare a lavorare per l'Italia". Redazione online 15 febbraio 2010
martedì bertolaso sarà alla camera per illustrare il provvedimento Fini: niente Protezione civile Spa Il governo stralcia l'articolo contestato Anche Bossi in linea con le dichiarazioni di Gianni Letta: "Serve cautela, in politica i controlli ci devono essere" martedì bertolaso sarà alla camera per illustrare il provvedimento Fini: niente Protezione civile Spa Il governo stralcia l'articolo contestato Anche Bossi in linea con le dichiarazioni di Gianni Letta: "Serve cautela, in politica i controlli ci devono essere" MILANO - La maggioranza e il governo si preparano a stralciare "l'articolo contestato, cioè l'art. 16, quindi il decreto viene completamente depotenziato". Così Gianfranco Fini si esprime sul contestato dl sulla Protezione civile Spa, parlando a un convegno alla Luiss di Roma. BERTOLASO - Martedì sarà lo stesso Guido Bertolaso a illustrare in commissione Ambiente alla Camera il provvedimento che comincia il suo iter a Montecitorio. Il capo della Protezione civile ha avuto un colloquio telefonico con il sottosegretario Gianni Letta, che avrebbe confermato lo stralcio dell'articolo 16, il maxiemendamento e la fiducia in aula. La commissione Ambiente della Camera si riunirà alle 10.30 per la discussione generale e alle 12 scadrà il termine per gli emendamenti che saranno votati in giornata. Umberto Bossi (Eidon) Umberto Bossi (Eidon) LEGA - Anche la Lega appoggia il nuovo corso del governo che ha fatto capire per bocca di Letta, che il decreto sulla Protezione civile sarà modificato e che quest'ultima non diventerà una Spa. "Abbiamo una bella Protezione civile con migliaia di persone. Non deve diventare una Spa, non deve sparire" ha detto il ministro delle Riforme e leader della Lega Umberto Bossi a margine dell'inaugurazione di un centro di ricerca al San Matteo di Pavia. Sulla scelta di trasformare la Protezione civile in Spa, Bossi ha ribadito: "Ci andrei molto cauto a fare certe scelte. Tremonti già tempo fa aveva avvisato di non andare in quella direzione e aveva ragione perché in quel modo non hai nessun controllo e poi nascono i pasticci. In politica i controlli ci devono essere". FRANCESCHINI - Il Pd rivendica lo stralcio della norma sulla Protezione civile Spa dal decreto emergenze. "È un passo indietro del governo e una vittoria dell'opposizione" afferma Dario Franceschini. Ora il Pd attende di vedere il testo del maxiemendamento, ma prosegue nelle sua critiche a tre punti del provvedimento: "Ci sono altre cose che vanno modificate - spiega Franceschini -: l'idea di omologare terremoti e alluvioni ai grandi eventi, la competenza della Protezione civile sull'emergenza nelle carceri, la norma sulla impossibilità di avviare un procedimento giudiziario verso la struttura commissariale". Quanto all'ipotesi che il governo ponga la fiducia, Franceschini non anticipa i tempi: "Aspettiamo le dichiarazioni ufficiali". BONELLI - Per Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, "lo stralcio della Protezione civile Spa è una bella notizia per il Paese e la democrazia. C'è da constatare però che se non vi fosse stata l'inchiesta dell'autorità giudiziaria non si sarebbe giunti a questo esito. Ora è giunto il momento di avviare una commissione d'inchiesta parlamentare per verificare se il sistema di collusioni che sta emergendo sia riconducibile anche ad altri eventi del passato". Redazione online 15 febbraio 2010
Inchiesta G8, indagato Benvenuti Contatti politica-imprese. Il suo ruolo emerge dagli atti dell'inchiesta dove viene definito collaboratore di Verdini le indagini Inchiesta G8, indagato Benvenuti Contatti politica-imprese. Il suo ruolo emerge dagli atti dell'inchiesta dove viene definito collaboratore di Verdini Tra gli indagati dell'inchiesta fiorentina sugli appalti per i grandi eventi figura anche Leonardo Benvenuti. È quanto si apprende dagli atti allegati all'ordinanza di custodia cautelare, dove lo stesso viene definito un "collaboratore" del coordinatore del Pdl Denis Verdini anche se Benvenuti, in un telefonata, intercettata il 9 marzo 2009, spiega al suo interlocutore: "...come tu sai sono molto legato a Rocco Girlanda...che è un amico fraterno, che è deputato di Fi dell'Umbria...". Parlando del suo lavoro con un altro amico, sempre al telefono Benvenuti riferisce di lavorare per un cementificio, che gli investigatori identificano nella Barbetti spa (e in una delle società della Barbetti, Girlanda è stato componente del cda riportano gli investigatori), di aver ottenuto un incarico presso il ministero delle Infrastrutture e di essere anche impegnato in politica. Agli inquirenti interessa approfondire gli accertamenti su Benvenuti perché risulta in contatto con gli imprenditori indagati Riccardo Fusi e Diego Anemone nonchè con Angelo Balducci e Fabio De Santis. Gli investigatori rilevano ad esempio che Benvenuti, insieme a Fusi e a Verdini, si sta "occupando di far promuovere l'ingegner De Santis come provveditore alle opere pubbliche della Toscana; è da ritenere che questa nomina costituisce la contropartita per l'apporto che De Santis deve fornire quale componente della commissione appena costituita per la trattazione della vicenda del cantiere della scuola marescialli" di Firenze, appalto che interessa a Fusi. Da altre intercettazioni gli investigatori ricavano invece che Benvenuti, così come Anemone, "si è fatto mettere in contatto da De Santis con l'imprenditore Lungarini, al fine di fare pressioni su questi per effettuare la fornitura di calcestruzzo presso la Barbetti spa". La Lungarini, è annotato negli atti, fa parte della consortile Sant'Egidio (nella quale sono presenti anche Igit e Redim, di cui è amministratore unico Vanessa Pascucci, moglie di Anemone), il cui oggetto sociale è la progettazione e l'esecuzione del completamento dell'aeroporto di Perugia. Dagli atti, emerge anche direttamente il nome di Girlanda: viene ad esempio intercettato perché parla con Fusi, tema della conversazione la fornitura di calcestruzzo per i lavori che lo stesso Fusi sta per assumere nella Marche per conto del Quadrilatero. (Fonte Ansa)
15 febbraio 2010
Nelle intercettazioni anche Altero Matteoli, Mario Pepe, Guido Viceconte L'inchiesta di Firenze: gli appalti, gli imprenditori e i contatti con i politici Le telefonate di Verdini (Pdl) e Fusi della Bpt Nelle intercettazioni anche Altero Matteoli, Mario Pepe, Guido Viceconte L'inchiesta di Firenze: gli appalti, gli imprenditori e i contatti con i politici Le telefonate di Verdini (Pdl) e Fusi della Bpt ROMA — "Nel corso dell’attività d’indagine sono stati raccolti numerosi elementi riferiti all’operatività di una struttura facente capo a due alti funzionari del ministro delle Infrastrutture, Angelo Balducci e Fabio De Santis, finalizzata all’illecita ripartizione dei lavori appaltati nell’ambito dei Grandi eventi". Comincia così l’informativa del Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, sezione Anticrimine di Firenze, che il 15 ottobre scorso riferiva ai magistrati il presunto intreccio di corruzione e altri legami tra gli uomini che circolavano intorno alla Protezione civile e un gruppo di imprenditori. I quali, a loro volta erano in collegamento con uomini politici utilizzati per facilitare affari, incontri e contatti. Dalle intercettazioni racchiuse nel rapporto emergono i nomi dei parlamentari del Pdl Denis Verdini, Altero Matteoli, Mario Pepe e Guido Viceconte. Ascoltati mentre s’intrattengono al telefono con alcuni dei principali inquisiti dell’inchiesta, che a loro volta hanno rapporti privilegiati con chi gestisce gli appalti fuori controllo per la realizzazione dei Grandi eventi, a partire da Balducci e De Santis. "È stata documentata la corresponsione ai predetti funzionari di utilità di varia natura da parte di un cartello di imprenditori in cui sono inseriti, tra gli altri, Francesco De Vito Piscicelli e Diego Anemone", scrivono i carabinieri. Piscicelli è l’uomo sorpreso a dire che la notte del terremoto in Abruzzo rideva pensando a quanto ci si poteva guadagnare (anche se lui ha negato, chiedendo scusa); Anemone è l’imprenditore (ora in carcere) ascoltato e pedinato mentre parlava e s’incontrava con Guido Bertolaso. "È stato documentato — si legge ancora nel rapporto del Ros—che prima Vincenzo De Nardo e successivamente Riccardo Fusi, rispettivamente amministratore delegato e presidente del Consiglio di amministrazione della Baldassini Tognozzi Pontello (Bpt) spa, tramite l’imprenditore De Vito Piscicelli, hanno allacciato rapporti con Balducci, De Santis e un’altra funzionaria ministeriale, entrando gradualmente a far parte di questo ristretto gruppo di imprenditori favorito nelle aggiudicazioni dall’ing. Balducci e dai suoi collaboratori"; quelli che, solo per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia avevano assegnato, già nel dicembre 2007, "undici opere da realizzarsi in varie città del territorio nazionale, per un importo complessivo di circa 339 milioni di euro". Il trio De Vito Piscicelli-Di Nardo-Fusi, secondo il rapporto dei carabinieri, "ha avuto la preventiva assicurazione che alcuni lavori (del 150˚ anniversario e del G8 alla Maddalena, ndr) sarebbero stati aggiudicati in favore delle loro imprese unite in associazione temporanea". Ma non solo: "De Vito Piscicelli, avvalendosi dei suoi consolidati ottimi rapporti con Balducci e De Santis, ha richiesto a questi di intervenire presso il ministero delle Infrastrutture al fine di far assegnare alla Bpt spa di Riccardo Fusi il cantiere per la realizzazione della Scuola marescialli dei carabinieri di Firenze". Per questa "mediazione" De Vito Piscicelli ha chiesto a Fusi un compenso di un milione e mezzo di euro giustificato con la sua antica e consolidata rete di conoscenze, riassunta così in una telefonata del febbraio 2008: "Io ti ho messo a disposizione, a te e ai tuoi uomini, il mio background di dieci anni di buttamento di sangue... Perché sono convinto che insieme possiamo fare delle cose... Io ne avrò benefici e tu altrettanto... Io mi sono giocato dieci anni di rotture di c... di investimenti di tutti i tipi, capisci?". Fusi in quella conversazione diceva di capire, ma nel frattempo si rivolgeva anche ad altri amici. Uno sembra essere l’onorevole Denis Verdini, già esponente di spicco di Forza Italia e ora coordinatore del Popolo della libertà. Le telefonate tra lui e Fusi sono decine. In un’occasione — riferiscono gli investigatori — il deputato si vanta con l’imprenditore fiorentino di aver contribuito a far nominare Provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis, uno dei quattro finiti in carcere nei giorni scorsi. "Ti volevo dire—racconta a Fusi il 21 gennaio 2009 — quella cosa lì romana è andata a buon fine, ma è stata dura eh... diglielo ai nostri... Poi lui... devo dire... è stato molto corretto con me... il piacere me l’ha fatto... tra l’altro ho parlato con il suo capo il quale ha detto "Va bè, se è per Denis... allora si fa". È stata una cosa dura... comunque... una cosa tosta... falla pesà, insomma". Dieci mesi prima, il 3 marzo 2008, Fusi e Verdini parlavano del "coinvolgimento in una comune operazione dell’imprenditore parmense Pizzarotti". Verdini: "Senti me... ma te con Pizzarotti come stai?". Fusi: "Io lo conosco, ho un buon rapporto... però c’è stata quella storia degli ospedali della Toscana... Lui si sta facendo l’interporto di Santa Croce.... le ferrovie a Bologna... roba grossa insomma, capito (...). Io non so perché serve, ma insomma...". Verdini: "Serve per quello che tu sai... perché sembrerebbe che lì ci fossero delle possibilità... ma da andare a stuzzicare... bisogna sapere che rapporto c’hai, insomma...". Il 28 marzo 2008, invece, discutevano di un’operazione bancaria condotta sul Credito cooperativo fiorentino. Fusi: "Ti volevo dire, ho parlato ora con Biagini, volevo...". Verdini: "Sì, si è fatto tutto... un po’ di fatica... ma insomma si è fatto tutto". Un mese più tardi, il 24 aprile del 2008, parlando della composizione del nuovo governo Berlusconi, a Fusi che chiedeva se poteva stare tranquillo Verdini rispondeva: "Tu devi stare tranquillo, perché io ho preso una decisione... A me mi era toccato l’Ambiente (cioè il ministero, ndr)... Però esco fuori, perché se accetto mi tocca rinunciare a tutto, lasciare la banca, capito? Quindi non posso... (...) diventerò capo del partito, prenderò il posto di Bondi (ex coordinatore di Forza Italia, ndr), anche di quello nuovo... ". Fusi: "Te l’hai capito? Che c’è tutto il mondo... ". Verdini: "Non ti preoccupare, siamo messi bene...". Nell’estate di quell’anno Fusi sollecita a Verdini (che in un’occasione chiede all’imprenditore l’elicottero: "Mi sa che mi serve", e quello risponde pronto: "È a tua disposizione, quando dove e perché") un incontro con Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture, per discutere la vicenda della Scuola dei marescialli. Il 5 agosto l’imprenditore parla direttamente col ministro. Fusi: "Come funzioni, sei già in vacanza? Ci si può vedere un minuto?". Matteoli: "No, io me ne vado stanotte e torno il 27 a Roma". Fusi: "Ah, il 27, ho capito, niente allora... So che ci dovrebbe essere stato un po’ di sviluppi per quanto riguarda la Scuola di Firenze... Dovrebbe arrivare al ministero una situazione abbastanza importante perché... l’Autorità di vigilanza ha riscontrato varie irregolarità...". Matteoli: "Però io... fino al 27 non torno a Roma ". Fusi: "Ho capito, va bene". Matteoli: "Ok, buone vacanze". L’8 ottobre Fusi e Verdini parlano ancora della stessa cosa. Fusi: "Poi ti volevo dire... con il ministro Matteoli... per quella storia della Scuola dei marescialli, che è nell’interesse dello Stato questa cosa, se si potesse anticipare... Se ci fosse verso che ci mettesse le mani lui...". Verdini: "Con lui ho fissato che ci si sente a fine settimana... ora fammi fare... faccio lui e poi faccio quest’altro...". Un capitolo dell’informativa dei carabinieri è intitolato "I rapporti dell’ing. Fabio De Santis e dell’ing. Angelo Balducci con l’imprenditore Guido Ballari, a sua volta in rapporti con il senatore Guido Viceconte e con l’onorevole Mario Pepe", nel quale si spiega: "Lo sviluppo investigativo consentirà di rilevare che l’on. Mario Pepe, a cui si aggiungerà anche il senatore Guido Viceconte, sono interessati nel far aggiudicare lavori pubblici all’imprenditore Guido Ballari". Gli investigatori riferiscono che fino al dicembre 2003 Ballari e Pepe comparivano (il primo amministratore unico e il secondo socio) nella Eurogruppo servizi. In un’occasione, il 26 marzo 2008, i carabinieri ascoltano l’onorevole Pepe che parla con Fabio De Santis di un concorso interno al ministero a cui l’ingegnere ha partecipato. E gli dà brutte notizie: "Ho parlato con Costanza... lei era molto... turbata... perché dice che sei stato vittima di una faida interna al ministero... Ti hanno teso una trappola, però lei si batterà perché tu possa occupare la parte alta della classifica... (...) Noi, quello che dovremmo fare... è cercare di fare scorrere quella graduatoria... Vabbè, ma quello ce lo vediamo noi, non ti preoccupare... ". L’intreccio di relazioni e telefonate porta i carabinieri a sostenere, in base a una conversazione del 9 giugno 2008, che "vi è qualche problema nei rapporti fra alcuni imprenditori e l’ing. Balducci; infatti Ballari riferisce a De Santis, alludendo a Balducci, che questi è stato brutalmente rimproverato da un soggetto di nome Guido, e probabilmente il riferimento è al parlamentare sen. Guido Viceconte". Diceva l’imprenditore Ballari a De Santis: "È storto perché l’ha cazziato brutalmente... (...) Bisogna trovare un sistema pe’ coprì tutto senza avere guai...". L’indomani De Santis chiamava l’onorevole Pepe e spiegava: "Allora io dovevo dire a Guido Ballari di dire a Guido Viceconte che l’appuntamento è momentaneamente sospeso perché il capo (Balducci, secondo gli investigatori, ndr) vuole fare il punto della situazione in ufficio". Giovanni Bianconi 15 febbraio 2010
Le telefonate, Anemone: con Bertolaso guadagnati cinquecento punti La sera con Monica al centro benessere: "Poi l’accompagno io" Le intercettazioni sul caso della brasiliana ingaggiata per l’incontro con il capo della Protezione civile Le telefonate, Anemone: con Bertolaso guadagnati cinquecento punti La sera con Monica al centro benessere: "Poi l’accompagno io" Le intercettazioni sul caso della brasiliana ingaggiata per l’incontro con il capo della Protezione civile ROMA — Una serata speciale organizzata al centro benessere del Salaria Sport Village per Guido Bertolaso. E ad attenderlo c’è Monica, ragazza brasiliana ingaggiata per l’occasione. L’incontro finora negato dal capo della Protezione civile è ricostruito attraverso le intercettazioni telefoniche del 14 dicembre 2008. Le nuove carte dell’inchiesta fiorentina documentano l’intrattenimento che l’imprenditore Guido Anemone, 39 anni — beneficiato con svariati appalti inseriti nei Grandi eventi, tra i quali alcuni lotti del G8 a La Maddalena —, aveva organizzato grazie all’aiuto di Simone Rossetti che del centro relax è il gestore. È la "prestazione sessuale" che il giudice fiorentino contesta a Bertolaso, indagato per corruzione assieme alle quattro persone arrestate: lo stesso Anemone e i funzionari Angelo Balducci, Fabio De Santis, Mauro Della Giovanpaola. Nei giorni successivi Anemone contatta più volte il capo della Protezione civile. Parla anche con Balducci e al centro dei loro colloqui ci sono per la maggior parte i rapporti di affari. Regina porta "la bionda" Il pomeriggio del 14 dicembre Guido Bertolaso chiama il gestore del centro benessere Simone Rossetti e gli chiede un appuntamento per la serata. Rossetti avverte l’imprenditore Diego Anemone. Poi, alle 18.22, "una donna di nome Regina dal forte accento brasiliano, successivamente identificata in Regina Profeta, chiede a Rossetti di avvicinarsi al Centro benessere perché gli deve far conoscere una ragazza bionda". Dalle successive conversazioni intercettate si avrà modo di rilevare che questa ragazza bionda, brasiliana e di nome Monica, è stata prescelta per intrattenere, di lì a poco, il dottor Bertolaso. Al circolo fervono i preparativi. Alle 19.09 Rossetti chiama Stefano, il factotum: "Senti hanno lasciato acceso il benessere... c’hai fatto caso ? Perfetto, verifica che sono andati via tutti quelli del centro estetico. Senti mi verifichi un attimo se c’abbiamo un bikini tipo brasiliano un po’ stretto... per questa? Lì al magazzino ". Bertolaso e la scorta Alle 19.56 chiama Bertolaso e, annota il giudice, "fa capire che ha la scorta". Bertolaso: "Sono Guido...". Rossetti: "Sì, Guido... allora guarda tutto a posto... tu quando vuoi vieni qui da me, è tutto quanto chiuso e dopo ci sono io... tu parcheggia con la macchina tranquillamente in fondo dove sta la scalinata che ti porta direttamente nel Centro benessere oppure parcheggia al solito posto come vuoi te". Bertolaso: "Eh no io sono al solito posto perché non sono da solo... ovviamente ". Poco dopo Rossetti fornisce a Regina le ultime istruzioni prima che arrivi il dottor Bertolaso. Poi le riferisce che provvederà lui a riaccompagnare e a pagare la ragazza: "Sì, sì dopo l’accompagno io così dopo gli do i soldini e dopo, dopo noi ci mettiamo d’accordo dai... ci vediamo un attimo". Poi parla con Erica, un’altra dipendente "raccomandando la massima riservatezza", le riferisce che Bertolaso sta per arrivare e le chiede le istruzioni per come attivare la sauna e l’impianto musicale. Alle 21.19 squilla il telefono. Rossetti: "Sì Guido, sono Simone... sei arrivato?". Bertolaso: "Sì" Rossetti: "Okay arrivo subito". Neanche un’ora dopo avvisa Anemone: "L’ho messo a suo agio, l’appuntamento sta andando bene". Poi Anemone richiama per essere aggiornato e quando scopre che ancora non è uscito esclama: "È come se avessimo guadagnato 500 punti". Alle 23.04 Bertolaso chiama Rossetti e chiede come fa a uscire. Lui gli spiega il funzionamento della porta. Due minuti dopo "contatta Regina e la rassicura che è tutto finito e quindi provvederà a fare sì che la ragazza (Monica) chiami casa: "A posto e... tutto bene... mo’ la faccio chiamare a casa". Regina è preoccupata perché la ragazza ha lasciato il suo telefono a casa dicendo che andava al centro benessere a fare dei massaggi ". "Togli lo champagne" Alle ore 23.14 Rossetti chiama Stefano che è ancora al circolo: "Allora bisogna andare a sistemare il centro benessere, che ci sta lo spumante in giro e tutto quanto e questa è già pronta che deve andare via... intanto leva quello lì... e giusto la bottiglia, il doppio calice. Butta tutto. Fra quanto lo posso mandare giù quello della sicurezza?". Poi richiama Anemone: "È andato via. È rimasto più che contento, contentissimo". Alle 23.49 è Stefano a contattarlo. Stefano: "Oh... un’altra cosa. Io ho cercato tracce di preservativi... ma non l’ho visti...". Rossetti: "Ma sai dove ha fatto il massaggio?... L’ha fatto alla prima sala a destra dello Scen Tao... capito?... Come esci dal centro estetico... prima sala a destra... ". Stefano: "Okay, oramai io sono fuori ". Rossetti: "Va beh... non fa niente dai, ho dato tutto alla sicurezza". Stefano: "Quindi al limite se ci vuoi fare te un sopralluogo... però io ho cercato, niente. Ma lei che ti ha detto?... E dove li ha messi?". Rossetti: "Eh... che ne so!". Poco dopo Rossetti torna invece al centro benessere "e descrive in diretta a Stefano le operazioni di pulizia che sta effettuando. Quest’ultimo è incuriosito e gli chiede se la ragazza gli ha riferito qualcosa. Rossetti dice che preferisce raccontargli tutto di persona e gli dà appuntamento davanti alla chiesa a Settebagni ". Fiorenza Sarzanini 15 febbraio 2010
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta stoppa il decreto: "La Protezione civile mai società privata" "Con il decreto si era solo pensato di dotarla di uno strumento ulteriore per operare, con maggiore efficacia" * NOTIZIE CORRELATE * Bertolaso: "Se il premier lo chiede io faccio le valigie in un minuto" (14 febbraio 2010) Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta stoppa il decreto: "La Protezione civile mai società privata" "Con il decreto si era solo pensato di dotarla di uno strumento ulteriore per operare, con maggiore efficacia" Una foto d'archivio di Gianni Letta a L'Aquila. (Ansa) Una foto d'archivio di Gianni Letta a L'Aquila. (Ansa) MILANO -"Anche io mi arrabbierei se qualcuno pensasse di trasformare la Protezione civile in società privata, ma non è così e chi lo dice non dice il vero. La Protezione civile è e rimane un Dipartimento della presidenza del Consiglio con le sue strutture, le sue funzioni e le sue regole che restano pubbliche". Lo ha affermato Gianni Letta sottosegretario alla Presidenza del Consiglio rispondendo ad una domanda in proposito al termine della visita del Papa all'ostello della Caritas alla Stazione Termini di Roma. Letta ha quindi ribadito che Bertolaso potrà continuare a lavorare con gli strumenti abituali e con lo stesso spirito e con lo stesso impegno BERTOLASO - "Con il decreto si era solo pensato di dotare la protezione civile di uno strumento ulteriore, aggiuntivo, che le consentisse - ha spiegato Letta - di operare, in determinate circostanze, con maggiore flessibilità ed efficacia". "Sono personalmente convinto - ha aggiunto - che come in tutti questi anni nelle emergenze drammatiche e "nei grandi eventi" ha operato con successo senza questo ulteriore strumento, la Protezione civile di Bertolaso potrà tranquillamente continuare a farlo con gli strumenti abituali e con lo stesso spirito e lo stesso impegno. Questi sì - ha concluso - sono i veri strumenti del successo". (Fonte: Ansa 14 febbraio 2010(ultima modifica: 15 febbraio 2010)
I contenuti - Anche il blocco agli interessi sui debiti insoluti nelle 97 pagine di articoli, poco amate nello stesso Pdl Nel testo super poteri e 150 assunzioni Oltre allo "scudo" giudiziario ai commissari, competenze speciali su carceri e Croce Rossa I contenuti - Anche il blocco agli interessi sui debiti insoluti nelle 97 pagine di articoli, poco amate nello stesso Pdl Nel testo super poteri e 150 assunzioni Oltre allo "scudo" giudiziario ai commissari, competenze speciali su carceri e Croce Rossa ROMA — Ci avevano già provato, in Senato, a smontare il giocattolo. Del decreto non piaceva, soprattutto, Protezione civile Spa, nuova società pubblica alle dipendenze dirette del già potentissimo sottosegretario alla presidenza Guido Bertolaso. L’opposizione gridava allo scandalo della "privatizzazione". Ma soprattutto nella maggioranza c’era chi bofonchiava. Due mesi prima il Parlamento aveva già dato via libera, non senza mal di pancia, a Difesa servizi, una società per azioni controllata dal ministero di Ignazio La Russa, e ora gli mettevano sotto il naso una seconda nebbiosa operazione. Nebbiosi soprattutto i suoi confini. Una nuova Italstat in grado di rinverdire i fasti dell’epoca di Ettore Bernabei, come temevano i costruttori, o piuttosto un innocuo contenitore di attività proprie del Dipartimento? Nebbioso anche l’obiettivo: forse quello di aggiungere altro potere a quello già enorme del capo supremo della Protezione civile, che con la scusa dell’emergenza si estende dal terremoto dell’Aquila al G8, agli eventi sportivi, fino alle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia? A scanso di equivoci la Protezione Spa è stata bersagliata ben bene di emendamenti, a rendere concreta la diffidenza palesata anche dal ministero dell’Economia di Giulio Tremonti. In attesa del nuovo prevedibile bombardamento alla Camera: c’è chi spera definitivo. Il clima di sospetto che l’inchiesta di Firenze sta addensando intorno agli appalti delle emergenze non aiuta. Ma se è vero che anche sondaggi riservati consiglierebbero prudenza, smantellare il provvedimento equivarrebbe a una clamorosa sconfessione di Bertolaso, intorno al quale la maggioranza avrebbe fatto muro seguendo il premier Silvio Berlusconi. La gragnuola di emendamenti approvati al Senato ha trasformato il decreto originario nel solito guazzabuglio di articoli e commi che occupano qualcosa come 97 pagine di bollettino parlamentare. Con formulazioni spesso astruse e incomprensibili, che costringono chi ci vuole capire qualcosa a risalire la corrente impetuosa di leggi e decreti e "successive modificazioni ": alla faccia delle norme approvate (e sbandierate) da questo stesso governo, che imporrebbero la trasparenza e la leggibilità dei provvedimenti. Dentro c’è posto per tutto. Perfino per una forma di "scudo" per mettere al ripario delle rogne il personale della Protezione civile. Fino al 31 gennaio 2011 "non possono essere intraprese azioni giudiziarie e arbitrali" nei confronti dei commissari e delle loro strutture, e anche "quelle pendenti sono sospese". Non basta, perché "i debiti insoluti non producono interessi, né sono soggetti a rivalutazione monetaria". E assunzioni: altre 150. E promozioni: anche al ministero dei Beni culturali, che potrà nominare dirigenti di prima fascia chi svolge da almeno cinque anni incarichi dirigenziali. E l’aumento dei componenti del governo: da 63 a 65. E nuovi poteri. Un esempio? La vigilanza sulla Croce Rossa italiana. Il cui commissario straordinario Francesco Rocca, ex stretto collaboratore del sindaco di Roma Gianni Alemanno che gli aveva affidato un importante incarico al Campidoglio, si è visto anche prorogare di due anni l’incarico proprio con questo decreto. Un altro esempio? Competenze speciali per la costruzione delle nuove carceri. Così speciali che il commissario straordinario per l’emergenza della sovrappopolazione carceraria può fare praticamente tutto: localizzare, espropriare, occupare. Così speciali che contro le sue decisioni si può ricorrere soltanto al giudice ordinario oppure, in casi davvero estremi, al presidente della repubblica. Niente Tar, meno che mai il Consiglio di Stato. Così speciali che la progettazione, la scelta delle ditte, la direzione dei lavori e la vigilanza saranno affidate a Protezione civile Spa. Guarda caso. In un Paese dove ogni cosa è ormai commissariata (le grandi opere, le carceri, gli eventi sportivi, perfino la Croce Rossa) non potevano mancare commissari per la realizzazione delle reti di distribuzioni dell’energia e delle centrali elettriche: non escluse quelle nucleari. Sono previsti da un decreto legge della scorsa estate. Siccome però le procedure di nomina sono evidentemente un po’ complesse, ecco che qui gli si fa un bel regalino. Passando sopra a un comico controsenso: a quei commissari straordinari, una figura prevista dalla legge di riforma della presidenza del Consiglio datata 1988, quella legge non si applica. A questo punto manca la ciliegina sulla torta. Da dove si prendono i 355 milioni di euro necessari per tutto questo? Ma dal famoso Fas, il fondo per le aree sottoutilizzate, quello dei soldi per il Sud: che domande... Sergio Rizzo 15 febbraio 2010
2010-02-14 Il capo della Protezione civile ancora incerto sul suo mandato. Posizioni diverse nel governo Fini non vuole aprire un nuovo fronte, ma conferma i dubbi ai suoi collaboratori Berlusconi apre al pressing dei ministri "Cambio la legge, ma salverò Guido" Il Cavaliere teme altre iniziative giudiziarie: "Puntano a lui per colpire me" Ma Tremonti, Matteoli, Scajola e Calderoli insistono nel chiedere correzioni al provvedimentodi FRANCESCO BEI Berlusconi apre al pressing dei ministri "Cambio la legge, ma salverò Guido" Silvio Berlusconi ROMA - Silvio Berlusconi, dopo oltre tre mesi di assenza, si è rifugiato ieri a villa Certosa. Ma nemmeno il Mar Tirreno è servito a tenere lontana l'eco della vicenda Bertolaso, con la richiesta di dimissioni che anche il Pd - dopo l'Italia dei valori - ha iniziato a chiedere. Dentro il governo poi le voci di quanti ritengono che il decreto sulla Protezione civile debba cambiare e pretendono che i ministeri abbiano più voce in capitolo sulla nuova S. p. a. - Tremonti, Matteoli, Scajola, Calderoli - stanno facendo riflettere il premier, che inizia a valutare l'ipotesi di alcune modifiche, "a patto però di non dare l'impressione che stiamo scaricando Bertolaso". Lo stesso sottosegretario in realtà starebbe pensando a un gesto risolutivo. Troppo forte la pressione su di sé: fare un passo indietro servirebbe anche a spegnere i riflettori e "salvare il patrimonio della Protezione civile". E tuttavia il Cavaliere, che ha ricominciato a parlare di "giustizia ad orologeria" e teme "nuove iniziative giudiziarie durante la campagna elettorale", è convinto che la strada da seguire sia opposta: "Guido non deve mollare. Mi dispiace che faccia da parafulmine, ma è chiaro - è la convinzione che il premier ha maturato in queste ore - che se la prendono con lui per colpire il sottoscritto. L'importante è continuare a lavorare senza farci intimidire". Gianni Letta è dello stesso avviso, tanto che il braccio destro di Berlusconi, per due giorni di seguito, è uscito allo scoperto in difesa di Bertolaso e della Protezione Civile. Legato a filo doppio con la sorte di Bertolaso è anche il decreto che trasforma la Protezione Civile in S. p. a. Per questo da Berlusconi è arrivato l'ordine di "non arretrare", perché altrimenti "daremmo il segnale di aver abbandonato Bertolaso al suo destino e non ce lo possiamo permettere". La Protezione civile S. p. a. è una creatura del sottosegretario e il premier è consapevole che un ripensamento del governo sul decreto, al di là di qualche modifica marginale, avrebbe l'effetto di spingere Bertolaso a sbattere la porta. L'indicazione che è arrivata da palazzo Chigi è dunque, al momento, quella di procedere all'approvazione definitiva del decreto legge, possibilmente senza toccare nulla e con la fiducia. Nell'agenda di Berlusconi è giovedì il giorno in cui la Camera dovrebbe votare la fiducia, impedendo in questo modo all'opposizione di trasformare il dibattito sul decreto in un "processo a Bertolaso e alla Protezione civile". Con la fiducia infatti i tempi sarebbe strozzati e l'opposizione non avrebbe più munizioni per la sua battaglia (mercoledì, quando il provvedimento approderà in aula, già si sono iscritti a parlare tutti i 207 deputati del Pd).
Ma nella maggioranza e nel governo, nonostante la difesa corale di Bertolaso, cresce il fronte del dissenso sul decreto. L'uscita di Italo Bocchino - che ieri su Repubblica invitava Berlusconi a valutare "l'opportunità politica" di procedere a modifiche del decreto - è la spia di un malessere più profondo. Gianfranco Fini, pur senza avere l'intenzione di aprire un nuovo fronte di scontro con il Cavaliere, vorrebbe che il provvedimento fosse modificato. "Se si decide di andare avanti lo stesso - è il ragionamento che il presidente della Camera ha fatto ai suoi - Berlusconi se ne deve assumere la responsabilità politica". Il fatto è che stavolta anche uomini vicini a Berlusconi premono per mettere mano alle norme. Nomi pesanti. Come Giulio Tremonti, che non a caso è rimasto finora silente sull'intera vicenda. O Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture, che in questi mesi in più occasioni ha denunciato in Consiglio dei ministri il tracimare della Protezione Civile sopra le competenze del suo dicastero. Persino un berlusconiano come Claudio Scajola non vede di buon occhio la nuova "Bertolaso Spa", che secondo il decreto potrebbe diventare una centrale di potere (e di spesa) senza controlli. Le perplessità più forti arrivano dagli ex An, che per una volta mettono da parte le divisioni fra finiani e berlusconiani. Lo stesso Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, non ci vede "niente di strano" se il decreto resta così com'è, "ma tutti i provvedimenti legislativi possono subire modifiche, il Parlamento è sovrano". Maurizio Gasparri la pensa allo stesso modo, anche se minimizza la portata del decreto: "Il testo uscito dal Senato ribadisce che il dipartimento è una struttura pubblica e parla di un'eventuale S. p. a. solo per alcune attività minori. Anche adesso, per esempio, i Canadair sono gestiti dai privati e nessuno dice niente". Quanto al decreto, "nessuna decisione è stata presa, si vedrà se occorrono degli approfondimenti alla luce dei fatti di cronaca". Impossibile, pensano in tanti, che l'inchiesta sulla Protezione civile non abbia alcun effetto sul decreto. © Riproduzione riservata (14 febbraio 2010)
sul decreto sulla protezione civile: la trasformazione in spa si può anche eliminare "Se il premier lo chiede farò le valigie" Bertolaso al Sole24ore: pronto a lasciare subito l'incarico se Berlusconi lo riterrà opportuno sul decreto sulla protezione civile: la trasformazione in spa si può anche eliminare "Se il premier lo chiede farò le valigie" Bertolaso al Sole24ore: pronto a lasciare subito l'incarico se Berlusconi lo riterrà opportuno Guido Bertolaso (Ansa) Guido Bertolaso (Ansa) MILANO - Pronto ad andare via, se il premier lo vorrà. Le dimissioni sono sul tavolo del presidente del Consiglio, se lo chiede "farò le valigie in un minuto". Guido Bertolaso, capo della Protezione civile coinvolto in un’inchiesta per corruzione nei lavori eseguiti per il G8 alla Maddalena, all’indomani della richiesta di dimissioni fatta anche dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in un’intervista al quotidiano economico Il Sole24Ore ribadisce la sua innocenza e assicura di essere pronto a lasciare l’incarico se il premier lo riterrà opportuno. LA POSIZIONE DI BERTOLASO - Bertolaso parla anche delle intercettazioni e dei reati che gli vengono contestati: "Contro di me non c’è nulla, sono solo illazioni. Posso provare anche ora, carte alla mano, che sono sempre stato corretto" e aggiunge "spero solo di poter rispondere al più presto ai magistrati". Quanto ai rapporti con gli imprenditori Bertolaso sottolinea come "quel che viene fuori è che qualcuno pensava di organizzare cose per ingraziarsi i miei favori. Cose che non sono accadute. Io sono il bersaglio, non il promotore". Quindi il capo della Protezione civile ammette che "qualcosa può essere sfuggito al mio controllo durante lo tsunami della mia vita che è stato l’anno scorso, con una somma insostenibile di responsabilità e di emergenze seguite al terremoto dell’Aquila. Avevo chiesto di andare via proprio perchè quel carico di responsabilità era diventato eccessivo". PROTEZIONE CIVILE SPA - Bertolaso, parla poi del decreto all’esame del Parlamento e al centro delle polemiche politiche, anche dentro la stessa maggioranza, che prevede di rendere la Protezione civile una Spa. Bertolaso rivela che "nella prima versione del decreto legge, preparata a settembre, avevo previsto che i grandi eventi sarebbero stati tolti alla protezione civile e assegnati a un’altra struttura di palazzo Chigi, creata proprio per questo. Però avevamo fatto bene il G8 e il presidente Berlusconi mi ha chiesto di soprassedere. Forse ho fatto male ad accettare". Bertolaso ritiene che il dl andrà avanti fino all’approvazione ma ribadisce di non averne bisogno per "accrescere il mio ruolo. Il decreto va fatto per chiudere l’emergenza in Campania e in Abruzzo e per regolarizzare il personale - spiega - a questo io tengo, poi per quel che riguarda la Spa, la vogliono eliminare, cancellare, limitare? Facciano pure, io lavoro lo stesso". Infine il capo della Protezione civile chiarisce quale era l’obiettivo della Spa: "Avevamo bisogno di una struttura più agile, flessibile, al nostro fianco per affidarle i lavori che oggi siamo costretti a dare all’esterno". Redazione online 14 febbraio 2010
Atti pubblici e vizi privati Atti pubblici e vizi privati L’interrogativo è uno solo: esiste una nuova questione morale? Analizziamo gli avvenimenti. Sulla vicenda che ha coinvolto la Protezione civile si sono già espressi su queste colonne Sergio Romano e Fiorenza Sarzanini. L’emergenza ha bisogno di procedure snelle e decisioni rapide. Ma non giustifica il moltiplicarsi di filiere autoreferenziali, sottratte a qualsiasi controllo, nelle quali fatalmente chi ha solo il senso degli affari finisce per prevalere e mortificare i tanti volontari animati unicamente da spirito di servizio. Troppi strumenti straordinari danno un senso d’inutilità alle gestioni ordinarie. Per queste ragioni, il disegno di legge sulla creazione della Protezione civile spa va ritirato o rivisto. Un terremoto (e all’Aquila sono stati fatti miracoli) si affronta in deroga a procedure autorizzative e discipline degli appalti; eventi programmati, come un mondiale di nuoto o l’Expo, no. In ogni caso, il rendiconto ex post non è solo un fastidio burocratico ma un atto di responsabilità che dà persino maggiore nobiltà formale a opere e gesti solidali. La trasparenza richiama e incoraggia la generosità. Se so come sono spesi i miei soldi, a favore di chi ne ha bisogno, la prossima volta ne darò di più. Su Bertolaso ho un’opinione personale. Positiva. L’ho visto all’opera tante volte. Non credo se ne sia approfittato. Ma non sfugge a un grande servitore dello Stato come lui che in ogni struttura, anche nell’emergenza (assimilabile di per sé all’attività militare), esistono principi di etica e responsabilità oggettiva senza i quali i corpi istituzionali e societari non funzionano. Altri episodi sono di apparente minore rilevanza, ma non meno significativi e utili per rispondere alla domanda iniziale. In questi mesi abbiamo assistito al moltiplicarsi di esempi di corruzione della vita amministrativa, persino squallidi nelle modalità, come la mazzetta intascata per strada da un consigliere comunale milanese. Dalla Puglia all’Emilia, al Piemonte alla Lombardia, è stato un emergere sconfortante di infedeli e concussi, amministratori disinvolti e imprenditori senza scrupoli. Un fenomeno trasversale agli schieramenti politici, segnato più dall’avidità e dall’edonismo individuali o di gruppo che dalle ragioni di appartenenza a un partito o a una corrente come avveniva con Mani pulite. I comitati d’affari grandi e piccoli prosperano. Alcuni non si vergognano nemmeno, ne menano addirittura vanto. La realtà, amara, è che dovremmo domandarci tutti (stampa compresa) se il livello degli anticorpi della nostra società non sia sceso sotto il limite di guardia. Alla corruzione diffusa, così come allo scarso senso della legalità, ci si arrende facilmente. Come ci si rassegna a vivere in una città sporca o in un ambiente degradato. Ma l’esempio per le nuove generazioni è diseducativo e devastante. Un’ultima considerazione. La riforma del titolo V della Costituzione ha abolito un sistema arcaico di controlli di legittimità sugli atti delle regioni e degli enti locali. Spesso la burocrazia centrale uccideva, con ritardi e abusi, la corretta volontà amministrativa. In diversi casi, però, l’accresciuta autonomia locale non si è accompagnata a maggior rigore e senso di responsabilità. Ma piuttosto all’idea perversa che l’eletto sia legittimato a tutto e le regole un intralcio residuale del passato. Il federalismo fiscale dovrà tenerne conto se non vorrà trasformarsi in una babele costosa di egoismi locali. Ferruccio de Bortoli 14 febbraio 2010
2010-02-13 "opposizione fermissima"contro il decreto del governo sulla protezione civile spa "Chiederemo le dimissioni di Bertolaso" Bersani: "Credo che sia creata una situazione che non consente un buon governo della Protezione civile" "opposizione fermissima"contro il decreto del governo sulla protezione civile spa "Chiederemo le dimissioni di Bertolaso" Bersani: "Credo che sia creata una situazione che non consente un buon governo della Protezione civile" Pier Luigi Bersani (LaPresse) Pier Luigi Bersani (LaPresse) MILANO - Ora il Pd vuole la testa del capo della Protezione Civile. Dimissioni di Guido Bertolaso? "Spero che lo capisca da solo, se no bisognerà chiederle. Credo che si è creata una situazione che non consente un buon governo del sistema della Protezione civile in condizioni di serenità e di tranquillità". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ai microfoni del Tg2, auspica che il capo della Protezione civile faccia un passo indietro. DECRETO - Il Pd inoltre farà "opposizione fermissima" contro il decreto del governo che trasforma la Protezione civile in una Spa, ribadisce ancora Bersani, che invita l'esecutivo a tornare sui suoi passi. "Se facciamo norme che aggravano il problema, come quelle che il Governo sta proponendo, è come se ci buttassimo nel pozzo", ha detto Bersani. "Si tratta di norme rischiose - ha continuato il segretario del Pd - se ora le applichiamo ad ambiti ancora più vasti, triplichiamo il rischio. Spero che il governo ci ripensi. Ho visto qualche perplessità e qualche incertezza dentro la maggioranza", ha concluso il segretario del Pd. BONDI E LUPI - Non si fa attendere la replica del Pdl che con una nota del coordinatore Sandro Bondi attacca: "Ormai i fatti ci dicono che è impossibile coltivare la speranza di un cambiamento della sinistra italiana. Ci dobbiamo convincere che è tempo perso attendere da parte del Pd un segnale di resipiscenza, un sia pur minimo accenno di novità, una prova effettiva di apertura, una reale testimonianza di rinnovamento". Lo afferma in una nota il coordinatore del Pdl Sandro Bondi. "Alla prova dei fatti - prosegue - Bersani è uguale agli altri, si comporta come tutti coloro che lo hanno preceduto alla guida del partito. Qual è ormai la differenza fra lui e Di Pietro? Di Pietro chiede le dimissioni di Bertolaso e Bersani a distanza di qualche ora immancabilmente segue la linea truculenta e demagogica dettata da Di Pietro. Possibile che una sinistra che voglia essere riformista, seria e responsabile non abbia la forza di esprimere parole diverse da quelle pronunciate da Di Pietro, soprattutto in riferimento ai meriti di fronte all'Italia di un galantuomo come Guido Bertolaso?". Gli fa eco Maurizio Lupi, vicepresidente Pdl della Camera dei deputati per il quale: "L'opposizione continua a percorrere la strada del tanto peggio tanto meglio. L'attacco di Pier Luigi Bersani nei confronti di Guido Bertolaso, oltre che strumentale, dimostra che il Pd non riesce a liberarsi dall'abbraccio giustizialista di Di Pietro. Bertolaso ha lavorato, e bene, per risolvere le emergenze che hanno colpito il nostro Paese e non bastano le illazioni per condannarlo". Redazione online 13 febbraio 2010
INCHIESTA G8 L'avvocato di Bertolaso: "Festini? Fantasiose ricostruzioni" Il legale Filippo Dinacci: "Abbiamo le prove che i massaggi erano dovuti ad una sindrome cervicale" NOTIZIE CORRELATE Bersani: "Chiederemo le dimissioni di Bertolaso" (13 febbraio 2010) Così gonfiavano i costi degli appalti (12 febbraio 2010) Appalti, soldi, feste e massaggi. Il caso Bertolaso tra certezze e dubbi (13 febbraio 2010) INCHIESTA G8 L'avvocato di Bertolaso: "Festini? Fantasiose ricostruzioni" Il legale Filippo Dinacci: "Abbiamo le prove che i massaggi erano dovuti ad una sindrome cervicale" Il Salario Sport Village a Roma (Ansa) Il Salario Sport Village a Roma (Ansa) MILANO - "Si tratta di fantasiose ricostruzioni" nella migliore delle ipotesi quelle che vedono il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso coinvolto in festini o massaggi a sfondi sessuale. Lo dice il legale dello stesso Bertolaso, Filippo Dinacci, sottolineando che in seguito a indagini difensive "si sono acquisite prove" che dimostrano come i massaggi di cui ha usufruito Bertolaso sono stati fatti per motivi terapeutici. L'avvocato definisce inoltre una "ipotesi di fantasia" il rapporto sessuale che il capo della Protezione Civile avrebbe avuto con una brasiliana di nome Monica. FRANCESCA - "A fronte di fantasiose ricostruzioni ho l'obbligo giuridico e morale - spiega Dinacci - di precisare che, a seguito di attività investigative della difesa, i cui risultati quanto prima saranno messi a disposizione dei magistrati, si sono acquisite prove che dimostrano come i massaggi di cui ha fruito il dottor Bertolaso, siano effettivi e necessitati da una sindrome cervicale accompagnata da contratture vertebrali". Massaggi a scopi terapeutici, dunque, che, prosegue il legale, "sono stati eseguiti da un soggetto munito di specifici diplomi rilasciati a seguito di esame da strutture riconosciute da enti istituzionali". Con Francesca (la massaggiatrice citata nell'ordinanza della Procura fiorentina, ndr) "il dottor Bertolaso ha intrattenuto esclusivamente rapporti professionali". MONICA - Quanto all'altro episodio contesto dalla Procura di Firenze, il rapporto sessuale con una ragazza brasiliana di nome Monica arrivata al Salario Sport Village portata dalla brasiliana Regina Profeta, Dinacci parla di una "ipotesi di fantasia". "Le indagini difensive dimostreranno l'assoluta insussistenza di questa ipotetica relazione - ribadisce - non solo ci limiteremo a negare l'episodio ma porteremo anche i fatti e le prove che non è mai esistito". "Spiace notare - conclude il legale di Bertolaso - che ancora una volta l'esigenza di creare una notizia scandalistica prevalga sulla realtà con inevitabili conseguenze in ordine al rispetto e alle dignità delle persone". RICHIESTA RIESAME CONTRO SEQUESTRO - Intanto sempre il legale Filippo Dinacci ha fatto ricorso al tribunale del riesame di Firenze contro il sequestro di documenti avvenuto in occasione della perquisizione del 10 febbraio scorso nei suoi uffici e nella sua abitazione. Il provvedimento era stato disposto dal gip di Firenze nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi. Oltre a Bertolaso, indagato per corruzione, anche Mauro Della Giovampaola, tra i quattro arrestati, avrebbe già presentato richiesta di riesame, in questo caso contro l'ordinanza di custodia cautelare. Della Giovampaola era responsabile dei cantieri per i lavori del G8 a La Maddalena. Non risulta, al momento, che identica richiesta sia stata avanzata dai legali degli altri tre arrestati: Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Fabio De Santis, provveditore alle opere pubbliche della Toscana, e l'imprenditore romano Diego Anemone. (Fonte: Ansa) 13 febbraio 2010
LE INCHIESTE "Appalti e costi gonfiati anche del 50 per cento" Dalle intercettazioni emerge il sistema per far lievitare i prezzi E spuntano conti sospetti LE INCHIESTE "Appalti e costi gonfiati anche del 50 per cento" Dalle intercettazioni emerge il sistema per far lievitare i prezzi E spuntano conti sospetti ROMA — Costi aumentati anche del 50 per cento rispetto al progetto originario. Preventivi gonfiati con l’avallo degli alti funzionari per drenare soldi dalle casse dello Stato e spartirsi la torta dei lavori pubblici. C’è anche questo nelle carte dell’inchiesta di Firenze che ha travolto la Protezione civile guidata da Guido Bertolaso. Un sistema di scambio che ha come perno Diego Anemone, l’imprenditore di 39 anni finito in carcere proprio perché accusato di aver distribuito soldi e favori a chi ha agevolato la sua irresistibile ascesa affidandogli lavori per milioni di euro. Il raddoppio di 32 milioni È il 4 settembre 2008. Susanna Gara, dipendente del ministero delle Infrastrutture, chiama Fabio De Santis che con Angelo Balducci gestisce la struttura "Grandi Eventi". Annota il giudice: "Con tono preoccupato lo informa che nella predisposizione del progetto definitivo per la realizzazione del Main Conference (palazzo delle conferenze e area delegati) in vista del G8 a La Maddalena è prevista una maggiorazione di spesa di minimo 28 milioni di euro". Gara: "Per quanto riguarda Anemone, il Main Conference... lì loro stanno per produrre un definitivo che è in aumento di qualcosa tipo il 50 per cento... senza fare... da 32 di lavori tranne le maggiorazioni... stanno per arrivare a quasi 50 più le maggiorazioni a tutte quelle cose speciali che sono state richieste per realizzare l’involucro...". De Santis: "Bisogna che facciamo una riunioncina a Roma con Mauro e con tutti quanti perché bisogna prospettarla a Bertolaso perché sennò ci inc... quello... gli mandiamo un conto che sarà 100 milioni di euro in più eh (ride)... mi fa i peli...". De Santis confida poi che già a Bertolaso ha fatto presente l’esigenza di un notevole incremento di spesa per la ristrutturazione dell’ospedale che deve essere trasformato in albergo con i lavori affidati alla Giafi di Valerio Carducci. De Santis: "Tutto quello che fa lui è tutto eccezionale... tutte le cose che fa lui... anche perché ieri sono andato da Bertolaso a presentare il progetto dell’ospedale a mare... quello lì visitato... e praticamente gli ho detto che ci vogliono altri 100 milioni in più, mo’ gli dico altri 100 di qua e lui mi dice: ma vattene a fare in c...!". Seguono numerosi contatti e secondo il giudice "dall’esame delle conversazioni si comprende come tali incontri siano connessi alla redazione di un appunto relativo ai maggiori costi previsti per l’esecuzione delle opere del G8 in relazione agli appalti che sono stati aggiudicati alle imprese della famiglia Anemone per un importo di 73 milioni di euro e si comprende che Anemone deve mostrarlo a Bertolaso". Effettivamente l’imprenditore gli chiede di incontrarlo. Prima chiama Don Evaldo per farsi dare soldi in contanti. Qualche giorno dopo l’appuntamento organizza invece la "festa megagalattica " alla quale Bertolaso non può partecipare. Le imprese di Balducci Come si sia riusciti a far raddoppiare il costo dell’ospedale è svelato in altri contatti tra gli imprenditori e i progettisti che hanno ottenuto l’incarico. Il primo agosto 2008 Valerio Carducci, titolare della Giafi Costruzioni, parla con l’architetto Marco Casamonti, ora indagato per concorso in corruzione, e gli comunica di aver informato De Santis che sarà lui a stilare il progetto. Venti giorni dopo il professionista telefona all’imprenditore. Annota il gip: "Gli riferisce esplicitamente di essere in grado di far lievitare l’importo complessivo dei lavori che gli sono stati affidati quando afferma "grazie al mio intervento... insomma di riuscire a far crescere anche gli importi capito... quello fidati... quello è una cosa che mi curo io. Guarda secondo me per fare quello che ci vuole... altri 60 milioni di lavori"". Il 7 settembre 2008 Casamonti "colloquiando con il proprio padre si compiace di aver fatto incrementare di 70 milioni di euro il costo dell’opera che sta progettando per conto di Carducci a La Maddalena aggiungendo che per tale progettazione gli danno una parcella di due milioni di euro". E nella telefonata afferma: "Bisogna dare un colpo al cerchio e uno alla botte". Del resto il meccanismo che regola la spartizione degli appalti sembra conoscerlo molto bene. E infatti è lui, parlando con un collega, a dichiarare: "Balducci ha avuto carta bianca... di usare le sue imprese... il che voleva dire neanche fare la gara d’appalto". In realtà Balducci ha avuto anche di più: sarebbero stati rintracciati alcuni conti intestati a prestanome sui quali avrebbe dirottato i soldi ricevuti in maniera illecita da alcuni imprenditori, e in particolare da Anemone. L’appalto in premio "Dalle conversazioni — scrive il giudice — emerge un altro dato inquietante: la capacità di Angelo Balducci di gestire il proprio potere ripartendo le proprie attenzioni tra più imprenditori e componendo eventuali situazioni di contrasto derivanti dal mancato soddisfacimento di aspettative sull’aggiudicazione degli appalti, così evitando possibili denunce da parte di imprenditori scontentati". Il caso citato riguarda proprio Carducci che aveva presentato ricorso al Tar contro l’affidamento dei lavori per il nuovo teatro della musica di Firenze (inserito tra gli interventi per le celebrazioni del 150˚ anniversario dell’Unità d’Italia) a un’altra impresa. "Balducci riesce a disinnescare tale spinosa situazione e per il suo comportamento di acquiescenza Carducci verrà ricompensato. L’11 luglio 2008 De Santis, rallegrandosi per il successo (scontato) dà la conferma a Carducci che è rimasto aggiudicatario della gara. La mattina dopo De Santis chiama Della Giovampaola che gli passa Carducci che gli chiede di ringraziare anche Balducci: "Sono Valerio, qua siamo già operativi... che... diglielo al capo e ringrazialo"". Annota il giudice: "Tutte queste manovre non sono certo ispirate al pubblico interesse. Balducci non si affida a imprese che per competenza, professionalità o struttura sono le migliori e che fanno risparmiare denaro allo Stato. Al contrario tali imprese si sentono in diritto di fare ciò che vogliono contando, evidentemente, nei mancati controlli da parte della struttura, non esitando a realizzare i lavori loro affidati nell’esclusivo interesse egoistico di conseguire il massimo profitto possibile". La spartizione Casamonti è certamente ben inserito nel sistema. Nel maggio 2008 parla con l’architetto Paolo Desideri e analizza il sistema di gestione degli appalti al ministero dei Lavori pubblici. "È una situazione vergognosa quella delle imprese perché... anche come si sono mossi in questi concorsi... io esulo dal progetto però non è limpido e ci sono un sistema dentro il ministero che sfiora lo scandalo... cioè questo dobbiamo dirlo perché oggi lavoro io, domani tu. Va bene uguale però...". L’amico non si sottrae: "Fammi completare il ragionamento che è questo... loro evidentemente stanno immersi in un liquido gelatinoso che dici giustamente tu è al limite dello scandalo, bene... però non è che possono pretendere che quando da questo liquido gelatinoso emergono e quindi il sistema di potere porta alla premialità per loro tutto questo va bene e quando non avviene...". Casamonti è categorico: "La mia impresa è più legata al ministero di qualsiasi altra... io penso che anche i ricorsi sono funzionali. L’impresa fa ricorso perché questa volta mi hai inc... e la prossima volta tu... questi fanno una loro logica all’interno della logica della spartizione del potere... è tutta loro". Fiorenza Sarzanini 13 febbraio 2010
"Chi voleva lucrare sulla disgrazia non ha avuto un euro di lavori" Bertolaso: "Forse mi sono fidato troppo" E Letta: "Nessuno speculatore all'Aquila" Il capo della protezione civile: che vergogna dopo le parole di chi voleva lucrare sul terremoto * NOTIZIE CORRELATE * Inchiesta sulle opere per i grandi eventi, ecco l'ordinanza del Gip * Oggi gli interrogatori "Chi voleva lucrare sulla disgrazia non ha avuto un euro di lavori" Bertolaso: "Forse mi sono fidato troppo" E Letta: "Nessuno speculatore all'Aquila" Il capo della protezione civile: che vergogna dopo le parole di chi voleva lucrare sul terremoto Guido Bertolaso, sottosegretario alla protezione civile (Ansa) Guido Bertolaso, sottosegretario alla protezione civile (Ansa) MILANO - Gianni Letta torna a definire Guido Bertolaso "una persona straordinaria" e spiega: Non credo abbia tradito la nostra fiducia. A lui mi piace mandare un pensiero di solidarietà e di affetto". E lo stesso Bertolaso, che in un'intervista al Corriere della Sera aveva detto di sentirsi tradito, è tornato a prendere la parola in serata ribadendo, ai microfoni di SkyTg24, che "forse mi sono fidato troppo di qualcuno"; e in un'intervista al Tg5 ha detto che di essersi vergognato di essere italiano, dopo avere appreso le parole pronunciato da alcuni degli imputati nelle telefonate intercettate, in particolare quelle sul sisma accolto come una manna perché foriero di appalti e business. "NON SONO SERENO" - "Io ero pronto a chiarire fin dal primo istante questo grandissimo equivoco - ha detto ancora Bertolaso al telegiornale di Mediaset -, ho tutti gli elementi per dimostrare la mia correttezza; purtroppo temo che i tempi si allungheranno molto e questo mi impedirà di chiarire e di tornare con la serenità che mi serve al lavoro che stavo facendo". Non solo: "Le intercettazioni - si è lamentato Bertolaso - dovrebbero essere segrete, io non ho avuto accesso a questo genere di documentazione, poi leggo sul giornale di tutto di più, intercettazioni che mi vorrebbero coinvolto in festini, in orge, in tutta una serie di comportamenti che dovrebbero favorire alcune imprese rispetto ad altre. Dopo anni di duro lavoro per cercare di dare l'esempio e mantenere un comportamento rigoroso da servitore dello Stato, francamente mi sembra umiliante". Gianni Letta (Ansa) Gianni Letta (Ansa) "BRUTTE PAROLE" - Anche Gianni Letta era intervenuto sulle parole degli imprenditori Angelo Balducci e Diego Anemone, intercettati subito dopo il terremoto in Abruzzo mentre si rallegravano a vicenda all'idea dei nuovi possibili affari. "Tutti abbiamo sentito un brivido di orrore - ha detto Letta - rispetto a quelle brutte persone che stavano a lucrare qualcosa sulla disgrazia dell'Aquila. Nessuna di quelle persone, nessuna di quelle imprese, ha messo mai piede a l'Aquila nè ha avuto un euro di lavori nella prima fase e nè l' avrà nella seconda". BOTTA E RIPOSTA BERLUSCONI E GIUDICI - "Non rispondo a nessuno. Io faccio il mio lavoro". Taglia corto Giuseppe Quattrocchi, numero uno della procura che coordina l'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi e che ha tra gli indagati Guido Bertolaso. A Quattrocchi i giornalisti chiedevano conto delle dichiarazioni di Silvio Berlusconi, che giovedì ha attaccato duramente i pm che indagano sul caso Bertolaso. "Si vergognino" aveva detto il presidente del Consiglio. Parole alle quali il procuratore capo di Firenze non ha voluto replicare. "Non rispondo a nessuno. Io faccio il mio lavoro" ha detto Quattrocchi. "Berlusconi dica le sue cose", ha aggiunto. Redazione online 12 febbraio 2010(ultima modifica: 13 febbraio 2010)
I passi necessari Le Inchieste sul G8 I passi necessari Nella Protezione civile c’è una maggioranza silenziosa di volontari e di onesti dipendenti altrettanto silenziosi. Lontani dalle chiassose e rigeneranti feste del Salaria Sport Village, dallo scambio tra favori e appalti, dalla vita scintillante di quei funzionari che poi gestiscono anche la cassa. Il sistema emerso dalle carte dell’inchiesta di Firenze mostra la disinvoltura nei rapporti tra chi affida gli appalti e chi ottiene i lavori, illumina le relazioni tra chi controlla e chi dovrebbe essere controllato. Ma soprattutto evidenzia i rischi connessi alla decisione di procedere a trattativa privata in materie così complesse come l’organizzazione di Grandi Eventi quali possono essere il G8 oppure i Mondiali di Nuoto. È l’iter dell’emergenza che può favorire pericolose commistioni tra l’istituzione che distribuisce i soldi e i privati che li incassano. Se è indispensabile affidarsi a procedure d’urgenza quando c’è un terremoto o un’inondazione, risulta difficilmente comprensibile— pur sapendo quanti ostacoli e vincoli in Italia rendono difficoltosa ogni iniziativa — che esse debbano essere seguite per occasioni programmate da anni e dunque avendo a disposizione il tempo necessario per bandire le gare d’appalto. Una scelta di questo tipo alimenta il sospetto che l’opacità serva a sottrarsi ai controlli e alle verifiche che la magistratura deve fare per stabilire se il denaro pubblico sia stato speso correttamente. Secondo il presidente Silvio Berlusconi, i pubblici ministeri dovrebbero vergognarsi. È una presa di posizione che non sorprende, vista la sua avversione per le toghe, ma che in questo caso appare quanto meno fuori luogo. Perché, se ruberie ci sono state, la vittima principale è proprio il suo governo che quei fondi ha erogato. E, se qualche sciacallo ha cercato di approfittare della tragedia del sisma abruzzese, dovrebbe essere lui il primo a pretendere chiarezza dopo l’impegno che ha sempre voluto mostrare nei confronti dei terremotati. Trasformare in una rissa anche l’accertamento della verità su una vicenda così drammatica non serve a nessuno. Tantomeno a Guido Bertolaso, che della Protezione civile è il potente capo e sa bene che alla fine potrebbe davvero dover mollare tutto. È stato lui a parlare di una trappola, pur senza essere in grado di indicare chi voglia incastrarlo. La tesi, sempre più spesso utilizzata da chi viene coinvolto in un’indagine, è suggestiva ma al momento priva di riscontro. La familiarità che Bertolaso mostra nelle telefonate con il giovane imprenditore beneficiato di numerosi appalti—e ancor più se sono stati assegnati d’urgenza, quindi fuori da ogni controllo—rende doverosa la verifica sulla natura del loro legame. Nell’attesa di questo chiarimento, sarebbe opportuno sospendere l’approvazione del provvedimento che trasforma la Protezione civile in una società per azioni. Se non altro per proteggere quella maggioranza silenziosa della struttura anche dal più vago sospetto di voler accrescere il proprio potere. Fiorenza Sarzanini 13 febbraio 2010
Il personaggio-Piscicelli: "Nessun appalto in Abruzzo". Ma incarichi per altri eventi "Io sciacallo? Farò le mie scuse" Il costruttore e l’ironia sul terremoto: ma quelle frasi le ha dette mio cognato, è cinico Il personaggio-Piscicelli: "Nessun appalto in Abruzzo". Ma incarichi per altri eventi "Io sciacallo? Farò le mie scuse" Il costruttore e l’ironia sul terremoto: ma quelle frasi le ha dette mio cognato, è cinico ROMA — "Non ho avuto la prontezza di chiudere il telefono. E ora mi pesa sulla coscienza più dell’accusa di corruzione". Francesco Maria De Vito Piscicelli ha scritto una lettera aperta a L’Aquila per scusarsi di quelle risate sul terremoto. Quando a poche ore dalla scossa lui, direttore tecnico dell’impresa Opere Pubbliche e Ambiente spa, parlava con il cognato Pierfrancesco Gagliardi. Quest’ultimo lo invitava a occuparsi "di ’sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito ... non è che c’è un terremoto al giorno". E gli investigatori annotavano "io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro al letto". "Non l’ho detto io. Per errore mi è stato attribuito nelle intercettazioni. Ma io l’ho subita. Rimasi allibito", assicura l’imprenditore accusato di corruzione. E prende le distanze dal cognato: "A causa sua non vedo più mia sorella e mio nipote. Ma, per onestà, devo dire che quello è il suo solito linguaggio cinico da torinese dissacrante che usa anche con suo figlio". Battute, dunque, a sentire Piscicelli. "Di un cattivo gusto grottesco ", certo. Ma tutto lì. Lo sciacallaggio non c’entra: "Gagliardi non è un costruttore. Non ho neanche ben capito cosa fa. Si occupa di operazioni di carattere finanziario ". Ma per gli investigatori non è così. Quelle battute erano indice di un interesse ai futuri appalti post-sisma. "Ma come si può pensare una simile cosa? E’ vero che poi, casomai, con queste cose ci si guadagna anche. Ma il suo era solo un modo di dire da me, napoletano, di famiglia antica, lontano mille miglia. E poi non sono lavori che faccio. Io mi occupo di opere pubbliche. A L’Aquila non abbiamo partecipato a nessun appalto e nemmeno al G8 de La Maddalena ", assicura sotto le attente cure dell’avvocato Marcello Melandri. Dalla Protezione Civile ha avuto un appalto da 261.762.188,70 euro per i mondiali di nuoto. E, assicura: "Non ho visto nulla "di vischioso". Ho vinto una gara. Ho costruito in otto mesi, sotto la pioggia, la piscina di Valco San Paolo, una specie di miracolo". Dei mondiali era stato nominato commissario delegato Angelo Balducci. Per l’indagine Piscicelli "è un personaggio alquanto importante ". Non solo per i suoi rapporti con Antonello Colosimo, magistrato della Corte dei Conti, coinvolto. Si parla di una sua "intermediazione " per fare in modo che un’impresa, la Btp, "venisse favorita nell’aggiudicazione di nuovi appalti" come compensazione per avere perso quello dell’auditorium di Firenze per il 150˚ Anniversario dell’Unità d’Italia. Piscicelli avrebbe presentato i vertici della Btp (Riccardo Fusi e Vincenzo Di Nardo) ad Angelo Balducci e Fabio De Santis, il direttore e il dirigente del Dipartimento sviluppo del ministero del Turismo con sede in via della Ferratella, diretta diramazione della presidenza del Consiglio che gestisce gli appalti assieme alla protezione civile. La Btp avrebbe ricevuto "preventiva assicurazione di aggiudicazione di appalti" (da spartire con la Consorzio Stabile Novus, "riferibile a Piscicelli"). Ma i tempi per "il secondo pacchetto" dei lavori per il 150˚ slittavano. L’interesse si spostò sul G8 de La Maddalena. Per l’intermediazione l’imprenditore avrebbe chiesto "un riconoscimento economico" di 1.500.000 euro. Facendo pesare alla Btp di avere messo a disposizione il suo "background di 10 anni di buttamento di sangue" presso il gruppo di funzionari facente capo a Balducci. E alcuni "sacrifici". Il gip ne enumera diversi. Tra questi si parla di un immobile di De Santis del quale Piscicelli avrebbe offerto "almeno i materiali della ristrutturazione" (ma lui smentisce). C’è poi la storia di "un prestito con alcuni soggetti campani, per soddisfare alcune richieste avanzategli dall’ufficio di via della Ferratella". Al cognato Piscicelli riferisce di aver dovuto restituire 140mila euro a fronte del prestito da 100mila ricevuto da soggetti che descrive così: "son quella gente che meglio se ci stai lontano...se si sgarra è la fine...io già l’altra volta dal 5 al mese sono passati al 10". Per il gip è la traccia di soggetti legati al clan "che controllano imprese interessate al banchetto degli ultramilionari appalti". Virginia Piccolillo 13 febbraio 2010
2010-02-12 Terremoto, Letta difende Bertolaso "Nessun speculatore all'Aquila" Il sottosegretario in campo: "Chi voleva lucrare sulla disgrazia non ha avuto un euro di lavori" * NOTIZIE CORRELATE * Inchiesta sulle opere per i grandi eventi, ecco l'ordinanza del Gip * Oggi gli interrogatori L'INDAGINE SUGLI APPALTI Terremoto, Letta difende Bertolaso "Nessun speculatore all'Aquila" Il sottosegretario in campo: "Chi voleva lucrare sulla disgrazia non ha avuto un euro di lavori" Gianni Letta (Ansa) Gianni Letta (Ansa) MILANO - Gianni Letta parla ancora di Guido Bertolaso: "è una persona straordinaria e non credo abbia tradito la nostra fiducia. A lui mi piace mandare un pensiero di solidarietà e di affetto". Poi il sottosegretario della Presidenza del Consiglio è tornato sulla vicenda degli imprenditori Angelo Balducci e Diego Anemone, intercettati subito dopo il terremoto in Abruzzo mentre si rallegravano a vicenda all'idea dei nuovi possibili affari. "Tutti abbiamo sentito un brivido di orrore - ha detto Letta - rispetto a quelle brutte persone che stavano a lucrare qualcosa sulla disgrazia dell'Aquila. Nessuna di quelle persone, nessuna di quelle imprese, ha messo mai piede a l'Aquila nè ha avuto un euro di lavori nella prima fase e nè l' avrà nella seconda". BOTTA E RIPOSTA BERLUSCONI E GIUDICI - "Non rispondo a nessuno. Io faccio il mio lavoro". Taglia corto Giuseppe Quattrocchi, numero uno della procura che coordina l'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi e che ha tra gli indagati Guido Bertolaso. A Quattrocchi i giornalisti chiedevano conto delle dichiarazioni di Silvio Berlusconi, che giovedì ha attaccato duramente i pm che indagano sul caso Bertolaso. "Si vergognino" aveva detto il presidente del Consiglio. Parole alle quali il procuratore capo di Firenze non ha voluto replicare. "Non rispondo a nessuno. Io faccio il mio lavoro" ha detto Quattrocchi. "Berlusconi dica le sue cose", ha aggiunto. Redazione online 12 febbraio 2010
La telefonata dopo il terremoto La conversazione tra gli imprenditori Francesco De Vito Piscicelli e suo cognato Gagliardi L'inteRcettazione La telefonata dopo il terremoto La conversazione tra gli imprenditori Francesco De Vito Piscicelli e suo cognato Gagliardi Ecco la telefonata intercettata tra l'imprenditore Francesco De Vito Piscicelli (coinvolto nell'inchiesta per esser stato il tramite tra una ditta fiorentina e Balducci e De Santis) e suo cognato Gagliardi, in cui emerge quello che il gip nell'ordinanza definisce "cinismo" di personaggi che a pochi giorni dal terremoto dell'Aquila pensano solo a come speculare sugli appalti: PISCICELLI: si GAGLIARDI:...oh ma alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito...non è che c'è un terremoto al giorno P:..no...lo so (ride) G:...così per dire per carità...poveracci P:..va buò ciao G:...o no? P:...eh certo...io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto G:...io pure...va buò...ciao. 12 febbraio 2010
gli atti trasmessi alla procura di Perugia. BERSANI: "ANDAZZO INACCETTABILE" Inchiesta appalti, primi interrogatori Due degli imputati: "Appalti regolari" Balducci, Anemone e Della Giovampaola dal gip Lupo, De Santis a Milano non risponde. Gli indagati sono 28 * NOTIZIE CORRELATE * Bertolaso: "Qualcuno mi ha tradito, ma non lascerò" (12 febbraio 2010) * Tutti i favori di Anemone: prostitute, champagne e l'idrovolante-taxi (12 febbraio 2010) * "La ripassata? No, avrà detto rilassata" (12 febbraio 2010) * Le telefonate, la pista dei soldi e le donne al centro benessere (11 febbraio 2010) * Bertolaso indagato per corruzione. Berlusconi: "Respingo le dimissioni" (10 febbraio 2010) gli atti trasmessi alla procura di Perugia. BERSANI: "ANDAZZO INACCETTABILE" Inchiesta appalti, primi interrogatori Due degli imputati: "Appalti regolari" Balducci, Anemone e Della Giovampaola dal gip Lupo, De Santis a Milano non risponde. Gli indagati sono 28 Angelo Balducci (Ansa) Angelo Balducci (Ansa) ROMA - Si sono svolti nelle carceri di Regina Coeli e San Vittore gli interrogatori di garanzia dei quattro arrestati nell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi. A Roma, davanti al gip fiorentino Rosario Lupo sono comparsi il presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, già soggetto attuatore per le opere alla Maddalena, l'ingegner Mauro Della Giovampaola, che ha lavorato nella struttura di missione per il G8 in Sardegna ed è coordinatore dell'unità tecnica di missione per la realizzazione delle infrastrutture per i 150 anni dell'Unità d'Italia, e l'imprenditore romano Diego Anemone. "APPALTI REGOLARI" - Gli interrogatori, fissati per le 10.30, sono cominciati con due ore di ritardo a causa della neve che ha bloccato per strada il gip e sono andati poi avanti per tutto il pomeriggio . Il primo a comparire davanti al magistrato è stato Della Giovampaola che nel corso di due ore di colloquio con il magistrato ha sostenuto la legittimità del suo operato. Al giudice, secondo quanto si è appreso, ha risposto ribadendo la regolarità nelle gare di assegnazione degli appalti dei grandi eventi. I suoi legali all'uscita dal carcere non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. L'imprenditore Diego Anemone si è invece avvalso della facoltà di non rispondere. La sua versione l'ha però ribadita Angelo Balducci, evidenziando, così come Della Giovampaola, che le gare di appalto che si sono svolte "non solo in modo legittimo, ma con il controllo di una molteplicità di persone e di comitati di esperti che ne hanno verificato la limpidezza". DE SANTIS NON PARLA - Per il quarto arrestato, l'ingegnere Fabio De Santis, attuale provveditore alle opere pubbliche della Toscana e successore di Balducci come soggetto attuatore per le opere del G8 alla Maddalena, l'interrogatorio era previsto per rogatoria nel carcere milanese di San Vittore davanti al gip Vincenzo Tutinelli, ma De Santis, difeso dall'avvocato Remo Pannain, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Firenze (pdf) GLI ATTI A PERUGIA - Il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi ha spiegato che sono 28 gli indagati nell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi: il G8 alla Maddalena, i Mondiali di nuoto a Roma e le celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Intanto gli atti, una quarantina di faldoni, sono stati trasmessi alla procura di Perugia, competente in quanto uno degli indagati è il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, accusato di rivelazione di segreto d'ufficio. I pm del capoluogo umbro, quelli di Roma e di Firenze stanno comunque valutando come dividersi i vari tronconi d'indagine. A occuparsi del fascicolo a Perugia sono il procuratore facente funzioni Federico Centrone insieme ai sostituti Sergio Sottani e Alessia Tavernese. Nella procura di Firenze le bocche sono cucite: nessun rischio di sequestro dei cantieri, è l'unica cosa che dice il procuratore capo Giuseppe Quattrocchi. L'ANALISI DEI DOCUMENTI - Due giorni dopo le perquisizioni, gli arresti e gli avvisi di garanzia, i magistrati fiorentini - Luca Turco, Giuseppina Mione e Giulio Monferini - sono impegnati nell'analisi dei documenti ("interessanti", si limitano a dire gli investigatori) sequestrati nella sessantina di perquisizioni. Fra gli indagati c'è il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, che in un'intervista al Corriere della Sera si difende respingendo l'accusa di corruzione: "Non ho tradito gli italiani, sono vittima dell'invidia". I nomi più altisonanti sarebbero quelli usciti in questi giorni, ma il gip scrive che l'"insidiosità" del sistema messo in piedi dagli arrestati si comprende anche "dal coinvolgimento a vario titolo, e in gran parte ancora da definire nei suoi contorni, di personaggi di grossa levatura istituzionale". BERSANI: ANDAZZO INACCETTABILE - Sul fronte politico, Pier Luigi Bersani sottolinea che nel caso di Bertolaso eventuali responsabilità personali saranno stabilite dalla magistratura ma c'è un "andazzo non accettabile": "Nessuno si mette a fare il giudice, però esiste un fatto oggettivo, una responsabilità oggettiva - ha detto il segretario del Pd -. Queste procedure assolutamente discrezionali danno luogo a rischi enormi e il governo sta proponendo in questi giorni in Parlamento di triplicare queste procedure. È un'assurdità, noi ci batteremo contro. Bisogna che la maggioranza rifletta: non possiamo buttarci in un pozzo. Non possiamo chiamare emergenza i campionati di nuoto piuttosto che il piano carceri". Commentando le dichiarazioni del premier, che ha definito l'operato dei magistrati vergognoso, Bersani ha aggiunto: "Bisogna tirar le somme, credo che queste frasi di Berlusconi siano totalmente fuori luogo". MOZIONE DI SFIDUCIA DELL'IDV - L'Italia dei Valori chiede le dimissioni del capo della Protezione civile. Antonio Di Pietro ha presentato una mozione di sfiducia contro di lui: "Bertolaso dimettiti, altrimenti ti sfiduciamo noi. Sono proprio curioso di vedere se il nostro Bertolaso ha un po' d'onore, oppure anche lui è come il sottosegretario Cosentino, il quale, nonostante un provvedimento di cattura confermato dalla Cassazione che gli pende addosso, insiste a rimanere al governo" afferma il leader Idv. Al contrario, il gruppo parlamentare di "Noi Sud" presenterà alla Camera una mozione a sostegno di Bertolaso. "Ribadiamo la nostra solidarietà, convinti come siamo della sua totale integrità morale - dice il segretario Arturo Iannaccone -. Lo invitiamo a non dimettersi e a continuare a guidare la Protezione civile". È contrario alla mozione di sfiducia il leader dell'Udc Casini: "Non accettiamo la decapitazione di Bertolaso come vorrebbe l'onorevole Di Pietro, ma nel contempo riteniamo che la Protezione civile non possa essere al di sopra della legge e abbia bisogno di regole certe". Redazione online 12 febbraio 2010
"Festa per Bertolaso", ma lui non ci andò Tutti i favori di Anemone: prostitute, champagne e l'idrovolante-taxi "Piove", il segnale dell'indagine in arrivo. Il lavoro al cognato di Masi * NOTIZIE CORRELATE * Le telefonate, la pista dei soldi e le donne al centro benessere (11 febbraio 2010) * Bertolaso indagato per corruzione. Berlusconi: "Respingo le dimissioni" (10 febbraio 2010) * Le telefonate, la pista dei soldi e le donne al centro benessere (11 febbraio 2010) "Festa per Bertolaso", ma lui non ci andò Tutti i favori di Anemone: prostitute, champagne e l'idrovolante-taxi "Piove", il segnale dell'indagine in arrivo. Il lavoro al cognato di Masi I verbali delle intercettazioni I verbali delle intercettazioni Chiudeva affari milionari la "combriccola" e poi si occupava di soddisfare in ogni modo gli alti funzionari che gestivano i "grandi Eventi". Dalle carte dell'inchiesta di Firenze spuntano altri festini a luci rosse, viaggi in aerei privati, case messe a disposizione e assunzioni fittizie per assecondare le richieste dei potenti. Nel settembre 2008 "per il trasferimento di Angelo Balducci da Roma a Palermo con sosta a Capri" fu affittato "un idrovolante per due persone al costo di 3.800 euro più Iva". Qualche settimana dopo per Guido Bertolaso fu organizzata una "cosa megagalattica": serata con "frutta, champagne e due o tre ragazze". Il capo della protezione civile fu costretto a rinunciare perché aveva un altro impegno, ma al telefono sottolineò: "Conto che l'offerta possa essere ripetuta ovviamente in un'altra occasione". A tutto pensava Diego Anemone, 39 anni, l'imprenditore che era riuscito ad accaparrarsi una grossa fetta degli appalti per i "Grandi Eventi" gestiti dalla presidenza del Consiglio. Pagava persino le stoffe che la moglie di Balducci aveva scelto per arredare il nuovo appartamento del figlio. E non badava a spese. Sapeva di poter ottenere altri vantaggi e infatti agli amici imprenditori assicurava di "tenerli presenti per i lavori del post terremoto in Abruzzo". Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Prostitute a Venezia - È il 17 ottobre 2008. I fondi del G8 sono stati sbloccati. Mauro Della Giovampaola, il funzionario delegato alla Maddalena finito adesso in carcere, contatta Daniele Anemone, il fratello di Diego. Della Giovampaola: Guarda ti dico, una cosa così non l'ho mai vista... All'1,15 sono arrivati i soldi sul conto, all'1,18 il Soggetto Attuatore li aveva già mandati in Banca d'Italia, all'1,19 sono partiti i pagamenti. Anemone: grande! grande! Della Giovampaola: allora a questo punto... in virtù di questa cosa ... non è che uno... siccome la vita è un po' così. Che si deve fare? Ti faccio presente che noi domani sera con una terza persona (oltre a lui, De Santis e Balducci) dormiamo a Venezia. Anemone: umhh ci organizziamo... eh ma mi devi dire l'albergo però. Della Giovampaola: sì... allora è il Gritti Palace... però siccome è roba che è a sei, quasi sette stelle... deve essere tutto equivalente. Anemone: eh, ho capito Della Giovampaola: perché non è che arrivano due stelline del cazzo... che poi è una cosa che non va bene no? Anemone: (ride) va bene adesso mi organizzo. Pochi minuti dopo, come risulta dalle intercettazioni, Daniele Anemone chiama Simone Rossetti e gli chiede: "Ma tu a Venezia come stai messo? perché a me per domani sera...". Subito dopo contatta il fratello Diego e "gli fa capire che Simone ha bisogno di non meno di 4.000 euro...". Annota il giudice: "In effetti De Santis e Della Giovampaola usufruiranno delle prestazioni sessuali a pagamento di una ragazza procurata da Rossetti peraltro poi lamentandosi della "qualità" della ragazza". Non è l'unica volta. "Il 13 novembre 2008 viene messa a disposizione da Rossetti una prostituta in favore di De Santis. L'incontro mercenario a sfondo sessuale viene procurato su richiesta di Della Giovampaola il quale in un primo momento avrebbe dovuto usufruirne insieme a lui, su sollecitazione di Diego Anemone". Il direttore generale della Rai Mauro Masi (Ipp) Il direttore generale della Rai Mauro Masi (Ipp) Il favore a Mauro Masi - Il pomeriggio dell'8 giugno 2009 "il professor Mauro Masi (direttore generale della Rai, ndr) facendo evidentemente riferimento a pregresse intese con Angelo Balducci lo sollecita a telefonare a Anthony Smit (fratello della sua fidanzata)": "Se puoi fare quella telefonata entro oggi... a me servirebbe insomma". Dal tenore delle conversazioni successive si capisce che la richiesta riguarda "una sistemazione lavorativa". E infatti Balducci lo contatta e gli fissa un appuntamento per il fine settimana successivo a Roma. Neanche un mese dopo la pratica appare sistemata: Anemone lo assumerà presso il Salaria Sport Village, come gli dice chiaramente. Anemone: Antony se mi mandi un messaggino di un tuo riferimento di un conto corrente perché io ho fatto l'assunzione già retrodatata. Smit: Ah splendido, va bene Anemone: così ti mando poi a settembre, dimmi te quando vogliamo iniziare, come avevamo detto... non me lo ricordo neanche più. Smit: il 15 luglio io finivo le ferie insomma... queste ferie di cui ho avuto bisogno per sistemare un po' la situazione... tu scusami se mi permetto, quando avresti bisogno di cominciare a inquadrarmi... Anemone: io l'ho fatta dal primo luglio quindi significa che tu la mensilità di luglio la prendi tutta e siccome agosto è ferie ti prendi anche quella di agosto... se tu vedi che hai finito ci vediamo la prima settimana di agosto facciamo un punto e poi ci rivediamo a settembre, se invece dici "voglio chiudere così" iniziamo dal primo settembre però dal primo luglio stai assunto. Smit: Ah splendido... quindi vengo su agosto un attimino. Scrive il giudice: "Il 13 agosto Smit chiede ad Anemone notizie sull'assunzione e soprattutto in merito allo stipendio che non gli è stato ancora accreditato. Anemone gli dice che potrà venire a Roma a ritirare i due stipendi". Quando si trasferisce a Roma gli sarà dato in uso anche un appartamento che costa al gruppo Anemone 950 euro al mese. L'allerta di Toro - A fine settembre scorso la banda evidentemente fiuta guai. A Roma sono stati sequestrate le piscine dei Mondiali di nuoto, si rincorrono voci su altre indagini. Scrive il giudice: "Il 26 Balducci rassicura Anemone che il problema del sequestro del cantiere del Salaria Sport Village e degli altri impianti è da considerarsi risolto". Comincia una frenetica attività di contatti da parte di entrambi che ha come terminale Camillo Toro, il figlio del procuratore aggiunto di Roma Achille, che ha ottenuto un incarico al ministero delle Infrastrutture. Il tramite è l'avvocato Edgardo Azzopardi, amico della famiglia, che a sua volta passa le informazioni a Manuel Messina per farle arrivare ad Anemone. Usano tutti massima cautela: Balducci rinuncia addirittura all'autista per gli incontri riservati, gli altri in alcune conversazioni si servono del sistema Skype. Il 30 gennaio scorso Azzopardi incontra Camillo Toro. Poi chiama Messina. E, sottolinea il giudice, "gli fa capire che ci sono grossi problemi giudiziari in arrivo". Azzopardi: eh... piove. Messina: Non mi dire... pesantemente? Piove parecchio? Azzopardi: eh... speriamo che non ti piova dentro casa perché... piove tanto. Fiorenza Sarzanini 12 febbraio 2010
"Qualcuno mi ha tradito, ma non lascerò" Bertolaso respinge le accuse: resto, sempre che lo vogliano. Le escort? Solo massaggi antistress * NOTIZIE CORRELATE * Le telefonate, la pista dei soldi e le donne al centro benessere (11 febbraio 2010) * Bertolaso indagato per corruzione. Berlusconi: "Respingo le dimissioni" (10 febbraio 2010) L'INTERVISTA "Qualcuno mi ha tradito, ma non lascerò" Bertolaso respinge le accuse: resto, sempre che lo vogliano. Le escort? Solo massaggi antistress Guido Bertolaso in una immagine d'archivio. (Ansa) Guido Bertolaso in una immagine d'archivio. (Ansa) ROMA— "Cominciamo dai soldi: pensare che si possa imbonire o addirittura comprare con 10.000 euro uno come me, che ha gestito lavori per centinaia di milioni, è perfino umiliante". I carabinieri la ritengono un’ipotesi di "una certa fondatezza", dottor Bertolaso, ed evidentemente non pensano a 10.000 euro... "Penso di avere gli elementi per dimostrare che si sbagliano. Poi c’è la questione delle donne che mi dà molto fastidio, è imbarazzante". La voce del capo della Protezione civile, al primo piano del palazzone sulla via Flaminia che ospita il Dipartimento, si abbassa di tono, tossisce, sceglie con cura le parole: "Sono molto rammaricato perché questa signora Francesca di cui si parla è una fisioterapista brava, per bene e molto seria, a cui ricorrevo per combattere lo stress e il mal di schiena di cui soffro spesso". Secondo il giudice ci sono intercettazioni "a volte del tutto esplicite e fortemente eloquenti" da cui s’intuiscono "prestazioni di natura sessuale". "Chiarirò tutto con i magistrati, per quello che mi riguarda la realtà è quella che ho appena detto. Vede, il Salaria Sport Village è un circolo di 6.000 iscritti e io sono uno di loro, ho evitato i Club che stanno sul Tevere, frequentati dall’élite romana, perché mi piace stare in mezzo alla gente comune". Dalle carte dell’inchiesta sembra che a volte il Centro massaggi venisse chiuso per garantirle discrezione. "Anche questo lo vedremo, spero di poter essere interrogato già la prossima settimana". Sospetta di essere capitato in un giro di persone che volevano imbastire intorno a lei quello che è diventato famoso come "sistema Tarantini", escort in cambio di favori e lavori? "Se qualcuno l’ha fatto ha sbagliato, perché con me quel sistema non funziona. Con altri non so. Del resto io vivo sotto scorta, possono ascoltare gli uomini che mi seguono dappertutto". Per non destare sospetti, non crede che avere rapporti troppo cordiali con gli imprenditori a cui si affidano appalti senza gare sia poco opportuno? "Io non ho dato gli appalti del G8 alla Maddalena, non li ho seguiti direttamente né personalmente. Ha gestito tutto Angelo Balducci (arrestato l’altro ieri, ndr), uno che è diventato presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, cioè la massima autorità in Italia: non mi pare di aver affidato l’incarico al primo che passava per strada. Con lui ho lavorato per anni e non ho mai avuto ragione di dubitare, se ha delle responsabilità saranno i magistrati ad accertarle". E l’imprenditore Anemone, arrestato anche lui, che secondo il giudice parlava e s’incontrava spesso con lei? "L’avrò visto tre o quattro volte. Avevo rapporti con lui come con tanti altri che conosco, ma questo non può essere motivo di scandalo se tutto avviene nella trasparenza, che io ho sempre rispettato. A me dispiace che si parli di questa storia come di uno scandalo, mentre abbiamo fatto una grande modifica ambientale su un’isola come la Maddalena". A costi un po’ alti se è vero che un albergo è costato quasi 4.000 euro a metro quadro. "E’ ovvio che costruire lì costa più che altrove, la Maddalena non è Ostia! E noi abbiamo fatto tutto in dieci mesi, quando normalmente ci sarebbero voluti dieci anni..." Per questo diceva a Balducci che bisognava sbrigarsi con le gare, approfittando che il presidente della Sardegna Soru era impegnato nella campagna elettorale? "Ma no! Abbiamo fatto tutto in pieno accordo con Soru, abbiamo le carte che lo dimostrano. Lì davvero bisognava avere in fretta il capitolato del bando, sennò non ce l’avremmo fatta con gli arredamenti e il personale. Ci siamo riusciti, e quando aprirà la stagione e gli alberghi saranno funzionanti vedremo se si tratta di cattedrali nel deserto, come qualcuno dice, oppure una ricchezza per quell’isola, come penso io". Oggi Berlusconi è tornato ad attaccare i magistrati. Anche lei si sente vittima di un complotto giudiziario? "Il presidente Berlusconi parla per la stima che ha per me, e che io ricambio perché quello che mi ha permesso di fare lui in Campania e in Abruzzo non l’avrebbe fatto nessun altro, e come uno che ha molti procedimenti penali pendenti: che abbia una certa animosità nei confronti dei magistrati è comprensibile. Io ho grande fiducia nella magistratura di Firenze, come in quella di Napoli". Ma se i giudici sono bravi e lei non ha fatto nulla di male, che cosa può essere accaduto per farla ritrovare con un avviso di garanzia per corruzione? "Non lo so. Nel mestiere che faccio ci sono due rischi: da un lato commettere errori e incappare in qualche illecito; dall’altro acquistare visibilità, popolarità e invidie. Quando mi hanno chiesto che cosa provassi sapendo che nella classifica della popolarità venivo subito dopo il presidente Napolitano e prima del Papa, risposi che in quella situazione la mia preoccupazione era che qualcuno mi facesse trovare con una bustina di cocaina in tasca. Forse è ciò che sta accadendo". E chi avrebbe messo la bustina? "Non lo so, aspetto l’esito dell’inchiesta". Non pensa di essere stato almeno superficiale nelle frequentazioni un po’ troppo cordiali con certi imprenditori? "Ma non ci sono state! E se mi chiede se qualcuno può aver tradito la mia fiducia le rispondo che può pure essere, ma non ho elementi per sostenerlo. Anche perché tutti sanno qual è il mio stile, rigoroso prima di tutto con me stesso e con i miei collaboratori". Nemmeno ritiene di aver tradito la fiducia di quegli italiani che le hanno tributato tanta popolarità? "La mia amarezza maggiore è proprio questa, e io resto al mio posto anche per dimostrare che non ho tradito la fiducia di chicchessia. Ma le dimissioni io non le ho ritirate, il governo le ha respinte e io ho il dovere di continuare a fare il mio lavoro. Ma se domattina le accetteranno mi farò da parte senza problemi". Perché in Italia ogni opera diventa un Evento da gestire con misure straordinarie, anche quando si tratta della celebrazione di un anniversario, prevedibili con quanto anticipo si vuole? "E io che ne so? Certo non dipende da me. Io so solo che se la direttrice di una circoscrizione di Roma dice che bisogna chiamare me per fare un asilo, io non mi tiro indietro. Non sono io che sgomito per fare le cose, mi chiamano. E dovrei restare fermo a guardare l’impotenza del mio Paese? No, se ho gli strumenti per dare una mano lo faccio volentieri". Giovanni Bianconi 12 febbraio 2010
Palazzo del Cinema ed escort al Gritti Il caso Bertolaso sbarca in laguna Venezia: il subappalto dell’opera ad Anemone, arrestato dal gip di Firenze Il sottosegretario Guido Bertolaso (archivio) Il sottosegretario Guido Bertolaso (archivio) * NOTIZIE CORRELATE * Tutti i favori di Anemone: prostitute, champagne e l'idrovolante-taxi VENEZIA – Il 28 agosto 2008, al mattino, partecipava in qualità di ex vicecommissario di nomina governativa alla posa della prima pietra del Palazzo del Cinema del Lido di Venezia. Alla sera, in albergo, Fabio De Santis si divertiva invece con un’escort pagata da Diego Anemone, l’imprenditore che ha inguaiato il potentissimo capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Anemone – insieme allo stesso De Santis (soggetto attuatore delle opere del G8 alla Maddalena), ad Angelo Balducci (presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici) e a Mauro Della Giovampaola (membro della struttura per le opere per i 150 anni dell’Unità d’Italia, di cui fa parte il Palacinema) – da mercoledì è in carcere, accusato di corruzione dalla procura della Repubblica di Firenze. Il bis il 17 e il 18 ottobre successivi: De Santis e Della Giovampaola devono venire di nuovo a Venezia per il Palacinema e questo cade, fatalità, in coincidenza con il giorno in cui annunciano ad Anemone che sono arrivati i soldi per un pagamento delle opere del G8. La "ricompensa" anche questa volta è una ragazza, della cui "qualità" però gli interessati si lamenteranno. Ma dall’ordinanza di custodia cautelare del gip fiorentino Rosario Lupo emerge anche un altro particolare: società del gruppo Anemone hanno conquistato – tra i numerosi appalti – quello per gli arredi del Palazzo del Cinema, che è in costruzione da parte della veneziana Sacaim. "Anche grazie alla intermediazione di Balducci", sottolinea il giudice. Il progetto per il nuovo Palazzod del Cinema di Venezia (archivio) Il progetto per il nuovo Palazzod del Cinema di Venezia (archivio) Anemone e Venezia Il 28 agosto del 2008 Anemone è al telefono con tale Antonio Monterotti e gli riferisce che sta andando a Venezia per la posa della prima pietra del Nuovo Palazzo del Cinema, assegnato alla Sacaim, nell’ambito del programma per le celebrazioni del 150˚ anniversario dell’Unità d’Italia. "Sto andando a Venezia che c’è la posa della prima pietra... capito?... io vado a fare la all’isola della Maddalena a opera di imprese riconducibili, tra l’altro, allo stesso gruppo, immediatamente chiedono di essere premiati, mediante l’organizzazione di un incontro a carattere sessuale per entrambi". Le intercettazioni Il 17 ottobre del 2008, De Santis chiama Anemone e gli passa Della Giovampaola, il quale esulta per aver ottenuto il pagamento (1.456.000 euro) per i lavori del G8, "una cosa così in vita mia non l’ho mai vista... cioè... all’una e quindici... sono arrivati i soldi sul conto... all’una e diciotto... il soggetto attuatore li aveva già mandati in Banca d’Italia... all’una e diciannove sono partiti i pagamenti". Ed è qui che gli chiede la ricompensa. Gli dice che l’indomani lui e De Santis e Balducci sono a Venezia: "Che si deve fare!?... ti faccio presente che domani sera dormiamo a Venezia... ". Anemone: "Abbiamo già fissato anche le camere e tutto... adesso lo vedo subito... hotel Gritti? mi devo organizzare". Della Giovampaola vuole essere chiaro: "Però... siccome è roba che è a sei quasi sette stelle... no... deve essere tutto equivalente... perché non è che arrivano due stelline del cazzo... che poi è una cosa che non va bene no?... anche perché non le fanno entrare... lì ci sono tutti i marmi... i dipinti... i cazzi... se no non entrano capito?". parte vostra... li mortacci vostri... io ci vado per la falegnameria perché... come si dice... la parte civile è un’impresa di Venezia...". La falegnameria sono gli arredi. La "parte civile" è la Sacaim, naturalmente. Il giudice Lupo non ha dubbi: "Trattasi di vicenda che denota in modo eclatante l’illecita messa a disposizione dei pubblici ufficiali Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola i quali, avendo assicurato al gruppo Anemone il pagamento di una consistente somma di denaro connesso agli appalti del G8 in corso di realizzazione. Magistrato alle Acque Un passaggio dell’ordinanza è dedicato anche al presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta, arrivato in laguna del 2008 dopo essere stato dirigente del ministero delle Infrastrutture. Il 18 settembre 2009 Fabio De Santis è al telefono con il fratello Marco e gli racconta di aver parlato con Anemone perché – scrive il gip – "non ha mantenuto un impegno preso per conto dell’ingegner Patrizio Cuccioletta". De Santis, al telefono: "Ma Cuccioletta… eh Cuccioletta, bella figura del cazzo che avete fatto". Il 25 settembre, in un’altra telefonata al fratello, De Santis gli conferma di essersi lamentato con Anemone "del mancato rispetto degli accordi che prevedevano il coinvolgimento del fratello Marco nelle ultime opere pubbliche appaltate. "Conosco Fabio De Santis, un giovane ingegnere bravo su cui non posso dire nulla di male, e anche il fratello Marco, che ho sentito pure nei giorni scorsi – spiega Cuccioletta – Anemone invece non lo conosco. Io con questa storia non c’entro nulla". Alberto Zorzi Andrea Pasqualetto 12 febbraio 2010
ma a una seconda richiesta di 50mila euro il religioso ha opposto un rifiuto Le richieste di Anemone a don Biasini Secondo il gip l'imprenditore avrebbe ottenuto dei soldi dal missionario: erano tra i fondi destinati all'Africa ma a una seconda richiesta di 50mila euro il religioso ha opposto un rifiuto Le richieste di Anemone a don Biasini Secondo il gip l'imprenditore avrebbe ottenuto dei soldi dal missionario: erano tra i fondi destinati all'Africa Don Evaldo Biasini (Ansa) Don Evaldo Biasini (Ansa) MILANO - È un missionario della Congregazione del Preziosissimo sangue impegnato in diverse missioni in Africa don Evaldo Biasini, l'anziano sacerdote cui uno degli arrestati nell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi tra cui il G8 alla Maddalena, Diego Anemone, ha chiesto con insistenza soldi. E li ha ottenuti - come scrive il gip nell'ordinanza - nelle disponibilità del sacerdote che doveva portarli in Africa. A una seconda richiesta del costruttore per 50mila euro il sacerdote, secondo quanto è riferito in una intercettazione, avrebbe però risposto "scordateli". "RAPPORTI POCO CHIARI" - "Anemone risulta avere rapporti poco chiari con un prelato - scrive il gip -, don Evaldo Biasini, economo provinciale della Congregazione dei missionari del Preziosissimo sangue di Roma". Dalle indagini risulta che l'impresa di Anemone stava eseguendo lavori edili presso il collegio del Preziosissimo sangue in via Narni a Roma per conto di don Biasini, ed è proprio a don Evaldo che Anemone, il 22 settembre 2008, chiede soldi, di cui va in cerca prima di un incontro programmato con Bertolaso. Gli inquirenti scrivono che Anemone si è attivato spesso alla ricerca di denaro contante in previsione di incontri con il capo della Protezione civile tanto che gli investigatori ritengono "con certa fondatezza che detti incontri siano finalizzati alla consegna di somme di denaro al Bertolaso". Anemone chiama il sacerdote "...senti Evà scusa se ti scoccio... solo per rotture di coglioni perché ieri... stamattina devo vedere una persona verso le 10 e mezza, 11... tu come stai messo?". Don Evaldo risponde di poter recuperare su due piedi solo 10mila euro: "Di soldi?... qui ad Albano ce n'ho 10 soltanto... giù a Roma potrei darteli... debbo poi portarli in Africa... mercoledì... vediamo un po'". RIFIUTATI 50MILA EURO - Così Anemone si accorda con il sacerdote: "Oggi non ce la facciamo eh? ...domani, domani ...va be'... domani mattina faccio un salto casomai allora". Prosegue il gip: "In una successiva conversazione del 23 settembre Anemone sembra impartire disposizioni affinché sia richiesta a don Evaldo la disponibilità di dargli un'ulteriore somma di denaro di 50mila euro che però stavolta non ottiene". Un'incaricata di Anemone, Alida Lucci, chiama l'imprenditore e dice: "Allora lì quello di ieri no... proprio m'ha detto "scordatelo" (don Evaldo, ndr)". E al no del sacerdote riparte la ricerca di contanti da parte di Anemone. (Ansa) 12 febbraio 2010
Al Salaria Sport Village "La ripassata? No, avrà detto rilassata" Il presidente del centro: equivoco dei pm. Regina esiste sì, ma è la nostra responsabile del ballo Al Salaria Sport Village "La ripassata? No, avrà detto rilassata" Il presidente del centro: equivoco dei pm. Regina esiste sì, ma è la nostra responsabile del ballo Gli interni del "Salaria Sport Village" Gli interni del "Salaria Sport Village" ROMA — "Sì, ho letto i giornali. Il dottor Guido Bertolaso è venuto a farsi una "ripassata" qui da noi con Francesca... E allora? È nostro socio e noi ne siamo onorati. Ne avrà diritto, no?". Luigi Sotis è il presidente del "Salaria Sport Village". È un uomo calmo, gentile, che non difetta di sense of humour. Anzi, la bufera che ha travolto il suo circolo non sembra scomporlo più di tanto. Dice: "Il mondo dei vip va matto per i massaggi del nostro centro benessere. Massaggi con le pietre, massaggi con le conchiglie... Bertolaso avrà detto "rilassata" non "ripassata" e i magistrati hanno capito male. Non lo so, mi sembra tutto un misunderstanding. Un grosso equivoco...". Poi però si fa serio: "Ma che avete scritto? Ho letto pure di un incontro che il dottor Bertolaso avrebbe avuto qui da noi con una brasiliana mandata da un’altra brasiliana, una certa Regina. Guardate che Regina esiste veramente, è Regina Profeta, ricordate le ragazze del Cacao Meravigliao? Lei lavora per noi, è una nostra dipendente, anzi è la responsabile dell’eventistica danzante, un giorno a settimana la Noche de Salsa è roba sua, con le penne all’arrabbiata a mezzanotte. Regina Profeta porta con sè ballerine di professione, soubrette di successo, altro che prostitute...". Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" "Salaria Sport Village", ieri pomeriggio. La cittadella è blindata, c’è diffidenza, in fondo questo è stato Gli interni del "Salaria Sport Village" Gli interni del "Salaria Sport Village" anche il primo circolo sportivo sequestrato a Roma dai pm che indagano sulle piscine dei Mondiali di nuoto 2009. Presunte violazioni dei vincoli ambientali: 160 mila nuovi metri cubi costruiti col Tevere a due passi. Le guardie private scortano i giornalisti fino alla reception e poi li riaccompagnano fuori con gentilezza. Simone Rossetti, colui che avrebbe concordato l’appuntamento telefonico per la "ripassata" di Bertolaso con Francesca, è il cugino di Diego Anemone, il costruttore arrestato due giorni fa. Rossetti non vuole parlare con il Corriere. Parla, però, Nicola Pietrangeli, l’indimenticato ct dell’Italia di tennis campione di Coppa Davis, che del grande circolo sulla Salaria è stato presidente onorario fino al giugno scorso. Dice Pietrangeli: "Io, giuro, Bertolaso in tre anni non l’ho mai visto. E l’unica volta che sono andato al centro-beauty mi ha massaggiato un uomo... Insomma, i miei amici del Canottieri Roma ogni tanto mi sfottevano pure: oh, chiedevano, non è che lì da te c’è movimento? Ma io, sarà l’età, roba mignottesca al Salaria non l’ho mai vista. Qualche sera, a cena, ci ho portato i miei amici Nastase, Santana e Lea Pericoli. Serate molto tranquille...". Tra i circa 3.500 abbonati e clienti, non sono pochi i vip che vengono qui innamorati dei vari trattamenti: hammam, biosauna, docce emozionali, olii, candele, relax paradisiaco nella cosiddetta "stanza dei sogni", chiamata così per la volta dipinta come un cielo stellato. Avvistati: Maria Grazia Cucinotta, Stefano Masciarelli, l’ex calciatore Sebino Nela. Questo, un tempo, era il circolo del dopolavoro del vecchio Banco di Roma, poi sono arrivati i "re di Settebagni ", i costruttori Anemone, che hanno rilevato il complesso coltivando sogni di "grandeur". Una famiglia molto unita: mogli, figli, cugini, nipoti, tutti a vario titolo lavorano al circolo. "Ripassata, ribollita, andateci piano con le parole — taglia corto il presidente Sotis —. Io, le ragazze del centro, le conosco tutte e sulla loro moralità sono pronto a mettere la mano sul fuoco. Attenzione, però: una frase male enucleata, e penso a Bertolaso, potrebbe rivelarsi la peggiore delle bugie. È già successo ". Fabrizio Caccia 12 febbraio 2010
il club citato nell'inchiesta che coinvolge bertolaso Ecco le ragazze del Salaria Sport Village Sono sei e hanno tra i 20 e i 30 anni: tra queste c'è "Francesca del beauty", una ragazza mora il club citato nell'inchiesta che coinvolge bertolaso Ecco le ragazze del Salaria Sport Village Sono sei e hanno tra i 20 e i 30 anni: tra queste c'è "Francesca del beauty", una ragazza mora Il Salaria Sport Village (Eidon) Il Salaria Sport Village (Eidon) MILANO - Cominciano a trapelare le prime indiscrezioni. "Serate disco" in alcuni padiglioni del Salaria Sport Village di Roma, massaggiatrici "blindate" e club gradualmente svuotato, dopo l'assalto dei giornalisti e il tam tam sui rapporti del capo della Protezione civile Guido Bertolaso e alcuni imprenditori legati al club nell'ambito dell'inchiesta della procura di Firenze. LE SEI RAGAZZE - Al centro benessere del Salaria Sport Village, già implicato nell'inchiesta sui presunti abusi commessi per la costruzione di strutture per i Mondiali di Nuoto, lavorano sei ragazze che hanno tra i 20 e i 30 anni. Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" Il "Salaria Sport Village" E tra queste c'è "Francesca del beauty", una ragazza mora - riferiscono - ma oggi blindata come le sue altre colleghe del centro benessere. A scatenare la curiosità su "Francesca" è stata proprio un'intercettazione in cui questo nome è associato da Bertolaso a "una ripassatina". Al club sono state spesso organizzate "serate disco" con la partecipazione di diversi vip. La prossima festa in programma al club, in cui per l'occasione verrà regalata una maschera a ogni partecipante, è quella prevista sabato prossimo per il carnevale ed è aperta a tutti. (Fonte: Ansa)
11 febbraio 2010(ultima modifica: 12 febbraio 2010)
2010-02-11 il capo della protezione civile: "l'accusa è infamante ma io non c'entro nulla" Berlusconi difende Bertolaso: "I pm si devono vergognare" "La legge sulla Protezione Civile va avanti". E sugli scandali sessuali:"Andava a farsi curare mal di schiena" il capo della protezione civile: "l'accusa è infamante ma io non c'entro nulla" Berlusconi difende Bertolaso: "I pm si devono vergognare" "La legge sulla Protezione Civile va avanti". E sugli scandali sessuali:"Andava a farsi curare mal di schiena" Silvio Berlusconi con (a destra) Guido Bertolaso (Reuters) Silvio Berlusconi con (a destra) Guido Bertolaso (Reuters) MILANO - L'ira del premier Berlusconi per la vicenda Bertolaso non accenna a sbollire. "I magistrati si devono vergognare" ha detto rivolgendosi ai giornalisti italiani tra cui il giornalista del Corriere della Sera Marco Galluzzo passeggiando tra i negozi antiquari nelle strade di Bruxelles. "La legge sulla Protezione Civile Spa va avanti". "Siamo alla presenza di un imbarbarimento, di un avvelenamento della vita civile che è difficile da sopportare" sottolinea ancora il premier. SCANDALI - E sui presunti scandali sessuali il premier aggiunge: "Bertolaso è andato a farsi curare la schiena: soffre di mal di schiena. I magistrati hanno un potere che dovrebbe essere più controllato". "Ho parlato con Bertolaso, so che aveva mal di schiena e andava da una fisioterapista, una signora di mezza età che, tra l'altro, oggi è in ospedale per farsi operare per un problema alla spina dorsale" aggiunge ancora il premier. "Quindi - dice ancora il presidente del Consiglio - tutte queste cose qui sono assolutamente non accertate, non vere e infondate". Berlusconi, quindi, ribadisce di escludere ogni possibilità di dimissioni di Bertolaso: "Non si tocca". Il premier parte da un ragionamento: "Se una persona opera bene al 100% e poi c'è l'1% discutibile, quell'1% deve essere messo da parte. Mi sembra - aggiunge il premier - una cosa di buon senso che è difficile non capire". Il presidente del Consiglio spiega ai cronisti di riferirsi "al fatto che ci può essere qualche irregolarità da parte di chi opera bene, ed è anche giusto. Non lo dico di Bertolaso - chiarisce il presidente del Consiglio - ma se uno mette il telefono sotto controllo per due anni si alzi in piedi chi pensa che non possa uscire qualcosa di scandaloso". Berlusconi, comunque, osserva che "non si tratta di reati ma di qualcosa inerente alla sfera privata". ANM - Immediata la replica a Berlusconi dell'Associazione nazionale magistrati: "Non scendiamo sul terreno degli insulti, ma facciamo quello che la Costituzione ci impone" ribadisce il presidente dell'Anm Luca Palamara. BERTOLASO - Dall'Italia invece è lo stesso Bertolaso a fare eco alle parole del presidente del Consiglio: "L'accusa è infamante, drammatica. Io non c'entro con questa vicenda, penso che si sia trattato di un grosso equivoco": afferma il capo del Dipartimento della Protezione intervistato dal Tg2. "Il timore è che gli italiani si possano sentire traditi da Guido Bertolaso: per questo sono disposto a dare la vita per dimostrare loro che non li ho mai ingannati" aggiunge ancora. "Il Salaria sport village è uno dei centri sportivi più grandi di Roma", e al suo interno "c'è una struttura per la fisioterapia" sottolinea Bertolaso. "Francesca - spiega ancora - è una signora perbene, molto brava, alla quale ricorrevo per lo stress che, per il lavoro che faccio, ogni tanto mi colpisce". Protezione civile servizi Spa, spiega poi Bertolaso è una "struttura di servizio" che servirà "proprio a garantire quella trasparenza ed efficacia degli interventi che noi vogliamo garantire a tutti gli italiani". PROTEZIONE SPA - "Voglio chiarire ancora una volta - dice il capo della Protezione Civile - perchè l'ho detto in tutti i modi e in tutte le salse, che questa Spa di Protezione Civile sarà solamente una struttura di servizio del Dipartimento nazionale, che continua a rimanere una struttura centrale della presidenza del Consiglio con funzionari bravi, esperti e pubblici". Poco dopo nuova intervista al Tg1 con un accenno alla famiglia: "Sono molto avvilito. La mia grande preoccupazione è quella di dimostrare che non ho tradito la fiducia degli italiani. È l'unica cosa che davvero mi preme, oltre ovviamente ad essere creduto dalla mia famiglia per quelli che sono stati i miei comportamenti personali". "MAI FESTINI" - Nelle intercettazioni telefoniche si parla di feste e massaggi per il sottosegretario. "Le idee che qualcuno poteva avere per indurmi ad essere condiscendente nei confronti di chi doveva fare i lavori e dei soldi che dovevano essere spesi - ha commentato Bertolaso al Tg1 - non mi appartengono. Erano ipotesi che venivano fatte sull'abitudine di altre frequentazioni e vicende del passato. L'importante è che io non abbia mai fatto parte di questo genere di festini". ILLECITI - Bertolaso al Tg1 ha poi aggiunto: "Si tratta di una vicenda dolorosissima per la quale sicuramente saranno stati commessi anche degli illeciti. Ma non è che io ho seguito direttamente e personalmente la vicenda degli appalti. Il mio compito era quello di realizzare un'opera importante, una grande bonifica ambientale, restituire all'arcipelago della Maddalena un territorio che era stato davvero devastato e renderlo fruibile per un grande avvenimento com'era quello del G8" Redazione on line 11 febbraio 2010
E il procuratore Toro, indagato: "Vorrei lasciare la magistratura, resisto per mio figlio" "Per Bertolaso una cosa megagalattica" Il Gip: prestazioni sessuali "offerte" da Anemone. L'avvocato del sottosegretario: "C'è un grande equivoco" * NOTIZIE CORRELATE * Le telefonate, la pista dei soldi e le donne al centro benessere (11 febbraio 2010) * Bertolaso indagato per corruzione. Berlusconi: "Respingo le dimissioni" (10 febbraio 2010) * La "cosa megagalattica": "Quante situazioni devo creare?". "Due, così si diverte" (11 febbraio 2010) E il procuratore Toro, indagato: "Vorrei lasciare la magistratura, resisto per mio figlio" "Per Bertolaso una cosa megagalattica" Il Gip: prestazioni sessuali "offerte" da Anemone. L'avvocato del sottosegretario: "C'è un grande equivoco" Il sottosegretario alla Protezione civile, Guido Bertolaso (Lapresse) Il sottosegretario alla Protezione civile, Guido Bertolaso (Lapresse) ROMA - L'imprenditore romano Diego Anemone, finito in manette perché ritenuto il presunto corruttore del sottosegretario Guido Bertolaso e di altri pubblici ufficiali per favoritismi negli appalti di alcune grandi opere, tra cui il G8 alla Maddalena, si era dato da fare per "organizzare una "cosa megagalattica"" in favore del Bertolaso" a base di sesso. Lo scrive il giudice per le indagini preliminari nella sua ordinanza. Secondo quanto si legge nel provvedimento, infatti, "il tenore delle conversazioni intercettate non pare consentire interpretazioni diverse da quella che trattasi di prestazioni sessuali di cui il Bertolaso dovrebbe usufruire presso il centro benessere riconducibile all'Anemone; peraltro, l'occasione verrà sfruttata dal Bertolaso solo in un momento successivo". In altra parte dell'ordinanza si ribadisce che nel "centro benessere Salaria sport village, riconducibile alla stessa famiglia Anemone", Bertolaso "usufruisce non solo di "massaggi", ma anche di vere e proprie prestazioni sessuali", come proverebbero diverse conversazioni intercettate. "Siamo in presenza di un grande equivoco che sarà quanto prima chiarito" afferma d'altra parte l'avvocato Filippo Dinacci, difensore appena nominato da Bertolaso. COSTI LIEVITATI - La "cosa megagalattica" Anemone avrebbe deciso di organizzarla subito dopo un incontro avuto con Bertolaso nel settembre 2008 per comunicargli i maggiori costi previsti per l'esecuzione delle opere del G8. L'imprenditore è preoccupato per la reazione che potrebbe avere Bertolaso e, mentre gli manda un sms per fissare l'appuntamento, "si attiva per raccogliere denaro contante anche utilizzando canali insospettabili quali tale don Evaldo Biasini che, dal contenuto delle conversazioni intercettate, risulta occuparsi di opere di beneficenza in Africa". Sempre dalle intercettazioni, risulta che l'incontro tra Anemone e Bertolaso c'è stato e ha avuto "esito positivo", come riferisce l'imprenditore il 21 settembre 2008 alla moglie e a Mauro Della Giovampaola, pure lui arrestato, un funzionario della struttura di missione per il G8. IL PROCURATORE TORO - Nel frattempo il procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, iscritto nel registro degli indagati sempre per il caso degli appalti della Protezione civile, fa sapere di essere tentato dal lasciare la magistratura, ma non se la sente "perchè c'è di mezzo mio figlio". Nel suo ufficio, un via vai di colleghi ed amici ha scandito le sue prime ore a piazzale Clodio. Prima di uno sfogo, con le lacrime agli occhi, con i giornalisti, Toro ha restituito al procuratore Giovanni Ferrara la delega di coordinamento delle inchieste sulla pubblica amministrazione. "Non avevo segreti da rivelare - ha detto - io e mio figlio non abbiamo mai conosciuto Angelo Balducci e Diego Anemone; tantomeno abbiamo avuto contatti con loro tramite altre persone. Bertolaso l'ho visto solo una volta in una occasione ufficiale". "Posso dire - ha aggiunto - che la sola persona che conosce mio figlio è l'avvocato Edgardo Azzopardi (il cui colloquio con uno degli indagati ha determinato il coinvolgimento di Toro e del figlio Camillo nell'inchiesta di Firenze, ndr) sul quale non voglio dire nulla". Il magistrato romano ed il figlio sono indagati per rivelazione del segreto d'ufficio. A Camillo Toro è contestato anche il favoreggiamento personale. Redazione online 11 febbraio 2010
Le carte dei magistrati fiorentini sul "sistema gelatinoso" dei grandi eventi Le telefonate, la pista dei soldi e le donne al centro benessere Il ruolo di un sacerdote che avrebbe anticipato 50mila euro. Anche assunzioni e auto di lusso per gli indagati * NOTIZIE CORRELATE * Bertolaso indagato per corruzione. Berlusconi: "Respingo le dimissioni" (10 febbraio 2010) Le carte dei magistrati fiorentini sul "sistema gelatinoso" dei grandi eventi Le telefonate, la pista dei soldi e le donne al centro benessere Il ruolo di un sacerdote che avrebbe anticipato 50mila euro. Anche assunzioni e auto di lusso per gli indagati Bertolaso (Lapresse) Bertolaso (Lapresse) ROMA - È in quel "sistema gelatinoso" messo in piedi per gestire le opere dei "Grandi Eventi" che i magistrati fiorentini evidenziano le accuse contro il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. E indicano in "soldi contanti e prestazioni sessuali" la contropartita che il potente sottosegretario avrebbe ottenuto per l’assegnazione degli appalti al gruppo imprenditoriale di Diego Anemone, 39 anni. In un paio d’anni Anemone è riuscito ad aggiudicarsi "il quarto, il quinto e il sesto lotto del G8 a La Maddalena", i lavori al Foro Italico in vista dei Mondiali di nuoto, l’aeroporto di Perugia per le celebrazioni dell’anniversario dell’Unità d’Italia. Anche Angelo Balducci, delegato alla gestione dei "Grandi Eventi", sarebbe stato ricompensato dall’imprenditore con l’assunzione del figlio e della nuora, telefonini, autovetture di lusso, ristrutturazioni degli appartamenti e addirittura i domestici per la casa di campagna che lo stesso Anemone gli aveva messo a disposizione. I soldi del prete Scrive il giudice: "Dalle operazioni di monitoraggio telefonico è emerso che Guido Bertolaso risulta essersi incontrato assai frequentemente con Diego Anemone e almeno uno di questi incontri è stato preceduto da frenetici dialoghi telefonici dell’Anemone tesi, con ogni evidenza, al rapido procacciamento di una consistente somma di denaro. Inoltre Anemone in varie occasioni si è premurato di informare preventivamente di questi incontri Angelo Balducci e Mauro Della Giovampaola contattandoli al termine degli incontri medesimi per riferirne cripticamente l’esito a conferma della loro attinenza con le cointeressenze di natura illecita che il gruppo Anemone coltiva con i pubblici ufficiali". L’episodio risale al 21 settembre 2008: alle 10.30 Anemone deve incontrare Bertolaso. Un’ora prima telefona a don Evaldo, sacerdote per conto del quale sta eseguendo lavori edili. Anemone: Senti don Eva’, scusa se ti scoccio... stamattina devo vedere una persona verso le 10.30-11.00, tu come stai messo? Don Evaldo: Di soldi? Qui ad Albano ce n’ho 10 soltanto. Giù a Roma potrei darteli... Debbo poi portarli in Africa... mercoledì vediamo un po’... Secondo gli inquirenti "i due si accordano per l’indomani". Anemone: Eh ma oggi non ce la facciamo eh? Domani... domani. mattina faccio un salto caso mai In una telefonata di due giorni dopo, sottolinea il giudice, "Anemone sembra quantificare in 50.000 euro la somma di denaro richiesta e ottenuta da don Evaldo". Ed è proprio questo episodio che così viene commentato nell’ordinanza: "Guido Bertolaso intrattiene rapporti diretti con l’imprenditore Diego Anemone con il quale spesso si incontra di persona. In previsione di taluni incontri Anemone si è attivato alla ricerca di denaro contante, tanto che gli investigatori ritengono abbia una certa fondatezza ritenere che detti incontri siano stati finalizzati alla consegna di somme di denaro a Bertolaso". Donne e relax Sono le intercettazioni telefoniche a rivelare come Anemone si preoccupasse di compiacere Bertolaso anche nei momenti liberi. Sottolinea il giudice: "In molteplici occasioni Bertolaso, talora in concomitanza con gli incontri con l’Anemone, ha usufruito di prestazioni presso il centro benessere del Salaria Sport Village gestito da Simone Rossetti, sotto le direttive di Diego Anemone. In almeno in una di queste occasioni il tenore dei dialoghi intercettati induce a ritenere che Bertolaso abbia usufruito presso il centro, all’uopo chiuso al pubblico, di prestazioni di natura sessuale e che a tale specifico fine il Rossetti abbia ingaggiato una donna che si è intrattenuta con Bertolaso". In particolare nel documento viene citato un episodio che risale al 14 dicembre 2008 quando "viene fatta giungere una donna di nazionalità brasiliana, di nome Monica (con ogni verosimiglianza una prostituta gestita da tale Regina), che intratterrà Bertolaso". E poi si sottolinea come il capo della Protezione civile "si è recato più volte presso il centro usufruendo delle prestazioni di tale Francesca" almeno dodici volte tra il 2008 e il 2009, che sono state annotate nelle loro informative dai carabinieri del Ros. È il 21 novembre 2008. Bertolaso: Sono Guido buongiorno. Rossetti: Buongiorno, tutto bene? Bertolaso: Sono atterrato in questo istante dagli Stati Uniti... se oggi pomeriggio Francesca potesse... io verrei volentieri... una ripassata. Sei mesi dopo, l’11 marzo 2009, Bertolaso chiama Rossetti e lo avverte che "stanno venendo i miei due ragazzi che avevano una cosa per Francesca che gli dovevo mandare da tanto tempo". "Ve mando carcerati" Secondo il giudice "appare comprensibile che Anemone abbia un occhio di riguardo nei confronti dell’illustre conoscente, soggetto con un importante e decisivo ruolo istituzionale che gli permette di gestire e decidere la spesa pubblica connessa alla realizzazione degli appalti del G8 di cui Anemone è aggiudicatario". Nell’ordinanza Bertolaso viene indicato come "colui che ha le chiavi della cassaforte" e i suoi metodi vengono evidenziati attraverso la trascrizione di una telefonata con Balducci, che - come sottolinea un imprenditore - "è il regista di tutto". È il 14 gennaio 2009. Bertolaso si lamenta perché una funzionaria sta chiedendo chiarimenti sui bandi di gara. Bertolaso: Dovresti parlare con la Forleo... Balducci: Sì sta qui da me. Bertolaso: Non spetta a lei decidere se dobbiamo fare una sola gara per i due alberghi e per l’arsenale... io ho bisogno di questo benedetto bando nelle prossime ore... È ovvio che io voglio sfruttare questi giorni di campagna elettorale dove Soru pensa ad altre cose per chiudere un qualche cosa altrimenti se ci mettiamo a fare la concertazione fra due anni stiamo ancora a discutere. Tre mesi prima era stato Fabio De Santis, anche lui delegato dalla presidenza del Consiglio alla gestione dei "Grandi Eventi", a informare Anemone di aver ottenuto i fondi per pagare i lavori del G8. De Santis: Dammi un bacio in fronte. Anemone: Dove vuoi sul culo pure se mi dai una buona notizia De Santis: Preparati... C’ho i soldi in cassa. Secondo l’accusa anche De Santis avrebbe ottenuto una contropartita: "Un telefono cellulare, una fornitura di mobili, prestazioni sessuali a pagamento a Venezia". Al fratello Marco, imprenditore che voleva coinvolgere nei subappalti per il G8 de La Maddalena, assicurava: "C’abbiamo la patente per uccidere... cioè possiamo piglià tutto quello che ci pare". Ma poi è lo stesso fratello a scagliarsi contro di lui per la gestione dei lavori e per i criteri di assegnazione: "Voi siete una banda di banditi e vi credete che gli altri sono tutti scemi... c’ho davanti gente che ruba tutto il rubabile... ma fatela finita che prima o poi uno scemo che vi crea qualche problema lo trovate. Ma tanto io Diego ... fosse l’ultima cosa che faccio, lo mando carcerato. Te lo dico chiaro e tondo... Io a Diego e tutta la combriccola la mando carcerata". Fiorenza Sarzanini 11 febbraio 2010
Emergenza e regole Spero che Guido Bertolaso sia vittima di uno di quegli incidenti di percorso che appartengono, soprattutto in Italia, alla vita di chiunque abbia una forte esposizione pubblica. Sappiamo che molti burocrati evitano i problemi di giustizia, ordinaria o amministrativa, palleggiando le loro carte da un ufficio all’altro. Non vorremmo che questa vicenda avesse l’effetto di confermarli nelle loro abitudini. Non vorremmo continuare a essere il Paese in cui procrastinare è il miglior modo per non finire in un’aula di tribunale. Bertolaso si è dimostrato un efficace organizzatore, non si è sottratto alle sue responsabilità e ha avuto il merito di offrire subito le sue dimissioni: un gesto poco abituale in un Paese dove dimettersi, dopo la breve parentesi di Mani Pulite, continua a essere l’eccezione piuttosto che la regola. Il responsabile della Protezione civile ha diritto, non soltanto per ragioni di principio, alla presunzione d’innocenza. Ma il caso suggerisce alcune considerazioni strettamente collegate. In primo luogo l’area della "Protezione civile" si è straordinariamente allargata sino a comprendere avvenimenti, come il vertice della Maddalena o una grande gara sportiva, che non dovrebbero essere considerati emergenza. Questa prassi ha modificato il profilo pubblico di Bertolaso e, forse, il suo stile. Da amministratore dell’emergenza è diventato sottosegretario, ministro in pectore e zar (come dicono gli americani in questi casi) di un territorio dai confini molto imprecisi. Ho personalmente difeso le sue dichiarazioni sul contributo degli Stati Uniti alla tragedia di Haiti perché mi sono parse realistiche e fondate. Ma il fatto che fossero condivisibili non autorizza il rappresentante dell’Italia a prendere pubbliche posizioni che potrebbero pregiudicare i rapporti della sua organizzazione con il Paese che, piaccia o no, avrà nell’isola il ruolo maggiore. La colpa non è interamente di Bertolaso. Le trasformazioni subite dalla Protezione civile in questi ultimi tempi appartengono alla filosofia e allo stile del governo Berlusconi. Il presidente del Consiglio ha la mentalità di un imprenditore, il gusto delle realizzazioni rapide, la voglia di lasciare sul Paese un segno visibile della sua presenza al potere. Se avesse messo queste qualità al servizio di grandi riforme istituzionali e amministrative, ne saremmo tutti, indipendentemente dal nostro voto, felici. Ma quando vuole realizzare opere pubbliche e si scontra con le esasperanti lentezze di un Paese invecchiato, Berlusconi cede spesso alla tentazione di aggirarle creando, volta per volta, percorsi speciali e autorità straordinarie. Il metodo presenta almeno due inconvenienti. Si perde di vista, in questo modo, il disegno organico che dovrebbe ispirare la riforma dello Stato. E si aprono zone grigie in cui il pericolo dell’illegalità diventa maggiore. Corriamo il rischio di passare da una situazione in cui non si fa niente a una situazione in cui tutto può essere materia di sospetti e indagini. Mi auguro che Bertolaso esca bene da questa vicenda, ma anche e soprattutto che il governo rinunci alle scorciatoie e affronti apertamente, in Parlamento, il problema del buon funzionamento di uno Stato moderno. di SERGIO ROMANO 11 febbraio 2010
Angelo Balducci, una lunga carriera nei lavori pubblici "La massima autorità istituzionale in materia di appalti e di realizzazione di opere per conto dello Stato" * NOTIZIE CORRELATE * G8 alla Maddalena, indagato Bertolaso Arrestato l'ex vice Balducci (10 febbraio 2010) LA SCHEDA Angelo Balducci, una lunga carriera nei lavori pubblici "La massima autorità istituzionale in materia di appalti e di realizzazione di opere per conto dello Stato" Angelo Balducci (foto Mauro Scrobogna) Angelo Balducci (foto Mauro Scrobogna) MILANO - Ingegnere civile, sposato, due figli, Angelo Balducci, esecutore per le opere del G8 alla Maddalena, ha alle spalle una lunga carriera nei Lavori Pubblici, da quando nel 1976 vinse un concorso al Ministero. Ha lavorato per il Commissario delle zone terremotate in Friuli; negli anni '80 come ingegnere capo per il programma di realizzazione delle Capitanerie di Porto italiane. Diventa successivamente provveditore alle opere pubbliche del Piemonte e Valle d'Aosta, poi della Lombardia e successivamente del Lazio. Per il ministero degli Esteri è stato incaricato della realizzazione e manutenzione di ambasciate e istituti di cultura all'estero. È stato responsabile per le zone terremotate dell'Umbria e delle Marche. Ha avuto incarichi legati al 150° anniversario dell'Unità d'Italia e per la ricostruzione del teatro Petruzzelli di Bari. Dopo l'incarico per l'esecuzione dei lavori alla Maddalena, è stato nominato Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi per i mondiali di nuoto "Roma 2009". MASSIMA AUTORITA' - Balducci dunque in qualità presidente del consiglio superiore Lavori Pubblici, presso il Ministero delle Infrastrutture, è, secondo la Protezione civile, "la massima autorità istituzionale in materia di appalti e di realizzazione di opere per conto dello Stato". "Quindi - scriveva l'ufficio stampa della protezione civile il 26 dicembre del 2008 dopo un'inchiesta de L'Espresso sugli appalti per i lavori del G8 della Maddalena - non un funzionario della Protezione Civile ma il riferimento naturale per la realizzazione di opere pubbliche".. Redazione online 10 febbraio 2010
L'inchiesta sul G8 L'intercettazione: "Sugli appalti vergognosa ingerenza della politica" La parole dell'architetto fiorentino Marco Casamonti nell'ordinanza del gip * NOTIZIE CORRELATE * Appalti, Bertolaso indagato * Berlusconi: "È persecuzione" L'inchiesta sul G8 L'intercettazione: "Sugli appalti vergognosa ingerenza della politica" La parole dell'architetto fiorentino Marco Casamonti nell'ordinanza del gip FIRENZE - Sulle procedure di aggiudicazione dagli appalti al centro dell'inchiesta fiorentina "l'ingerenza della politica assume toni vergognosi". A parlare è l'architetto di Firenze Marco Casamonti, già coinvolto in altre indagini in materia contro la pubblica amministrazione, in una intercettazione dell'aprile del 2008 riportata nell'ordinanza del gip. "POLITICA VERGOGNOSA" -"Io devo dire - afferma Casamonti in un colloquio con l'architetto Paolo Desideri a proposito di un appalto per la realizzazione del Nuovo Teatro di Firenze - che l'unica cosa è che effettivamente l'Italia è un paese un po' dove effettivamente le cose non vanno per il verso giusto... ma questa è una condizione generale... oggi tocca a me e domani a te, cioè non vanno per il verso giusto perché l'ingerenza della politica assume toni vergognosi... secondo me... che esulano dalla qualità... anche la conduzione del Ministero dei Lavori pubblici non è poi che sia così limpida... su questo penso che tu sarai d'accordo anche te". Nell'ordinanza si sottolinea come l'architetto Desideri lasci intendere che, a parte il ruolo dei progettisti, l'imprese si devono "muovere" su un piano diverso per ottenere l'aggiudicazione dell'appalto, confermando la tesi del suo interlocutore circa il carattere di illegalità che permea l'intero sistema. MINISTERO - Casamonti quindi insiste nell'indicare "come al limite dello scandalo - scrive il gip - il sistema di gestione degli appalti all'interno del ministero, che si fonda sul principio della turnazione". L'intercettazione infatti così prosegue: "È una situazione vergognosa quella delle imprese perché... anche come si sono mossi questi concorsi... onestamente... non è così limpido... al di là dei meriti... io esulo dal progetto... io ti ho fatto i complimenti... però non è limpido... non è limpido... cioè...e ci sono un sistema dentro il Ministero dei lavori pubblici... che secondo me sfiora lo scandalo... cioè questo dobbiamo dirlo perché... è vero... poi domani ci lavoro io... domani ci lavori tu... fa bene uguale...(ride)... però". (Fonte: Ansa) 10 febbraio 2010
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it2010-03-05 Nuovo ramo dell'inchiesta della procura sui grandi eventi. L'imprenditore e l'avvocato accusati di corruzione per aver favorito l'assegnazione a Btp dei lavori. Indagato anche Verdini Firenze, per l'appalto della scuola carabinieri in carcere De Vito Piscicelli e Cerruti Firenze, per l'appalto della scuola carabinieri in carcere De Vito Piscicelli e Cerruti Angelo Balducci FIRENZE - Due nuovi arresti nell'ambito dell'inchiesta della procura di Firenze sui grandi eventi . Le nuove misure cautelari riguardano l'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli e l'avvocato Guido Cerruti, per la vicenda dell'appalto della scuola marescialli dei carabinieri, a Firenze. Per entrambi l'accusa sarebbe corruzione. In particolare, Piscicelli avrebbe messo in contatto l'imprenditore fiorentino Riccardo Fusi, della Btp, con i vertici della Ferratella, per permettere all'impresa di tornare nell'appalto della scuola dei marescialli, passato dalla Btp all'Astaldi a causa di un contenzioso amministrativo partito dopo che l'impresa toscana aveva eccepito sull'indice di sismicità previsto dal progetto. De Vito Piscicelli è in carcere mentre per Cerruti sono stati disposti gli arresti domiciliari. Altri provvedimenti sono stati notificati in carcere all'ex presidente del consiglio dei lavori pubblici Angelo Balducci e all'ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis. I provvedimenti restrittivi erano pendenti già da diverse settimane. Il nome di Cerruti, considerato vicino ai vertici della Ferratella, compare in alcuni atti che riguardano l'iter del contenzioso amministrativo: il legale su suggerimento dell'ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis (anche lui agli arresti), viene poi nominato da Fusi come suo consulente nella vicenda. Sulla vicenda della scuola la procura fiorentina aveva presentato una richiesta di custodia cautelare parallelamente a quella che lo scorso 10 febbraio ha portato in carcere Fabio Balducci, Fabio De Santis, Mauro Della Giovampaola e Diego Anemone. Poi le indagini sugli appalti per il G8 e i Mondiali di Nuoto hanno subito un'accelerazione e questo ramo dell'inchiesta è rimasto momentaneamente indietro.
Indagato per corruzione anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini, amico di vecchia data di Fusi, per il ruolo che avrebbe avuto nella nomina di De Santis a provveditore per le opere pubbliche della Toscana, incarico che per l'accusa sarebbe stato funzionale per aiutare la Btp a rientrare nei lavori per la scuola. Per l'accusa è grazie a Piscicelli, che in cambio avrebbe chiesto soldi e la partecipazione con Btp in Ati per appalti, che Fusi (siamo a cavallo del 2007-2008) entra in contatto con Balducci e De Santis. Obiettivo, per l'accusa, favorire la Btp negli appalti, e rientrare nel cantiere per la scuola. I contatti, stabiliti dalle intercettazioni, andranno avanti nei mesi successivi. Successivamente entra in scena anche l'avvocato Guido Cerruti, vicino a De Santis, che un anno fa diventa il legale di Fusi per la partita della scuola. Il nome di Cerruti compare anche in intercettazioni relative ai lavori per i Nuovi Uffizi. Proprio ieri Cerruti era stato interrogato in procura a Firenze insieme alla suo collaboratrice di studio Raffaella Di Tarsia Belmonte. Anche Piscicelli nei giorni scorsi si era presentato in procura per essere sentito dai magistrati titolari dell'inchiesta. "Non posso aggiungere dettagli - ha detto - ancora non ho letto l'ordinanza", questo il commento del legale di Carducci, avvocato Vincenzo Dresda. Il legale di Piscicelli Marcello Melandri si è limitato a dire di essere stato contattato dal proprio assistito per accompagnarlo nella caserma a Roma dei carabinieri per una notifica. (05 marzo 2010) Tutti gli articoli di Cronaca
2010-02-28 Aquila, rivolta delle carriole contro le macerie Nuova manifestazione degli abitanti aquilani domani nella zona rossa del capoluogo abruzzese. Dopo la "protesta delle chiavi", arriva la "rivoluzione delle carriole", iniziativa pensata per togliere simbolicamente un po' di macerie dal centro storico con pale, picconi e carriole, in segno di protesta contro il fatto che, ancora dal 6 aprile ad oggi, gran parte del materiale non è stato rimosso. Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente ha disposto, con una apposita ordinanza, l'ingresso nella zona rossa per la sola giornata di domani. La manifestazione di domani, a partire dalle 10, è stata indetta dai comitati cittadini, "Io libero L'Aquila". "A quasi un anno dal terremoto - spiegano gli organizzatori - ancora non si sa chi, come e quando rimuoverà gli oltre 4 milioni di tonnellate di macerie. E allora cominceremo noi, e depositeremo le macerie fuori il consiglio regionale" . La rivolta delle carriole. Una catena umana di smistamento del materiale di scarto rimosso da piazza Palazzo, verrà allestita lungo il corso principale. L'accesso alla piazza è consentito solo a 45 persone. Questo gruppo di persone, secondo quanto spiegano i promotori della manifestazione, lavorerà materialmente sul cumulo di macerie, operando una differenziazione sul posto, dietro indicazioni di tecnici competenti, mentre fuori dalla zona rossa, all'altezza dei Quattro cantoni, e quindi in piena sicurezza, tutti gli altri allestiranno una catena di smistamento del materiale "di scarto" proveniente da tale selezione. Le macerie così recuperate saranno smaltite in cassonetti approntati per lo scopo, in quanto si tratta di rifiuti solidi urbani, ma una piccola parte di queste, annunciano gli organizzatori sulla piattaforma di Facebook, verrà piazzata davanti alla sede della Regione, "allo scopo di invitare le istituzioni locali ad impegnarsi per risolvere il nodo normativo che attualmente blocca la loro rimozione". 27 febbraio 2010
2010-02-26 Busta profetica, la verità di Fabrizio Gatti Parla il generale Erasmo Lorenzetti, il funzionario di Palazzo Chigi che "previde" chi avrebbe vinto gli appalti del G8. In un'intervista che non lascia più dubbi su quanto è accaduto
IL VIDEO L'apertura della busta profetica
L'autore della "Busta profetica" è il generale di divisione Erasmo Lorenzetti. È lui il funzionario di Palazzo Chigi che il 7 dicembre 2007 ha scritto con grande anticipo e sigillato la lettera con i nomi della società che avrebbe vinto l'appalto per l'organizzazione del G8-2009 e dei dirigenti dello Stato che avrebbero gestito e controllato le grandi opere, elencati sotto il titolo "Pacchetto Bertolaso", dal cognome del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Tra questi, proprio Angelo Balducci, il presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici arrestato il 10 febbraio scorso. Il generale Lorenzetti, ora ufficiale della riserva, ha lavorato fino al 31 dicembre 2008 come consulente a titolo gratuito della presidenza del Consiglio dei ministri e, come ultimo incarico, si è occupato del progetto di informatizzazione della pubblica amministrazione in Iraq. Dopo le smentite di Renzo Turatto, capodipartimento per la Digitalizzazione della pubblica amministrazione e l'Innovazione, e il comunicato di Vittorio Pezzuto, portavoce del ministro per l'Innovazione, Renato Brunetta, intitolato "La replica di Gatti fa sbellicare dalle risate", il generale Lorenzetti autorizza "L'espresso" a rivelare il suo nome e risponde alle domande. Generale Lorenzetti, a chi e quando ha consegnato la busta sigillata in cui aveva scritto i nomi delle persone che avrebbero vinto o diretto gli appalti per il G8-2009? "Nel giugno 2009 venivo chiamato dal dottor Turatto per dirmi di lasciare i locali dove avevo l'ufficio. Precisava che non sapeva chi fossi e cosa facessi e nello spiegargli cosa facevo o, ancor meglio, cosa avevo fatto gli consegnavo il mio curriculum. Proprio per renderlo edotto del mio modo di lavorare rientravo nel mio ufficio, prendevo la mia copia della relazione "Consigli per il G8/G9" nonché la busta sigillata, e risalivo dal capodipartimento. Essendosi questi allontanato consegnavo il tutto alla capo della segreteria, pregandola di farla avere al dottor Turatto".
Cosa è successo dopo? "La busta è rimasta, ritengo, dove l'avevo consegnata". Come mai non è stata protocollata dall'ufficio che l'ha ricevuta? "Ho portato tutto a mano, come era mia abitudine, non ritenendo corretto fare una consegna personale con annesso numero di protocollo". Dov'è ora la busta? "Unitamente alla relazione mi è stata restituita, integra, circa due settimane or sono dalla capo segreteria". Quante buste aveva sigillato? "Due copie". Come faceva a sapere chi avrebbe vinto o diretto gli appalti per il G8? "A partire dal vertice di Genova molti grandi eventi, per la parte congressuale, sono stati appannaggio della ditta citata (il Gruppo Triumph di Maria Criscuolo, ndr). Preciso che dopo il vertice di Genova vi fu un'inchiesta da parte della Guardia di Finanza che interrogò, tra gli altri, il sottoscritto. Le domande vertevano su chi avesse "preso" la ditta Triumph, ma io non fui in grado di dare lumi. I nomi di chi avrebbe diretto i lavori mi erano logici visto che sin dalla fine del Giubileo (nel 2000, ndr) apparivano quasi sempre gli stessi". Perché ha pensato di scrivere quei nomi e sigillare la busta? E quante persone sapevano di questa iniziativa? "Premetto che sono stato tentato, a suo tempo, di far conservare la busta a qualche notaio, ma visto che era una sfida con me stesso me la sono conservata. Se non ricordo male nel consegnare ad alcuni la relazione "Consigli per il G8/G9" ho menzionato della busta". Qual è la sua posizione di lavoro ora? "Avendo urtato la sensibilità di qualcuno, faccio il "Cincinnato" a disposizione di chiunque abbia bisogno di un esperto, ancorché a titolo gratuito". L'espresso ha saputo casualmente dell'esistenza della "Busta profetica" nel dicembre 2009 durante la preparazione dell'inchiesta "Protezione civile super spa" pubblicata il 21 dicembre scorso. Dopo numerose insistenze, il generale Lorenzetti ha accettato la richiesta de L'espresso di aprire la busta plastificata ancora in suo possesso davanti a una telecamera. La ripresa filmata è stata fatta alle 18.50 di mercoledì 16 dicembre 2009. Quel giorno il generale raccontò di avere consegnato la seconda busta al caporipartizione del ministero per l'Innovazione attraverso la sua capo segreteria, come conferma oggi. Nell'inchiesta di dicembre 2009 L'espresso rivelò la vicenda della busta, ma decise di non pubblicare per il momento il filmato per tutelare l'identità dell'autore che aveva chiesto la protezione e l'applicazione del segreto professionale. Secondo quanto racconta oggi il generale Lorenzetti la busta sigillata che aveva consegnato al ministero per l'Innovazione gli è stata restituita "due settimane or sono", quindi dopo la pubblicazione dell'inchiesta di dicembre 2009. "Ogni tanto passo a ritirare la posta", dice ora il generale al telefono: "Dopo Natale non ero più passato e quella era la prima volta che tornavo al ministero. Forse, ma è una mia deduzione, avranno letto l'articolo su L'espresso è hanno deciso di restituirmi la busta". La Procura di Perugia, che indaga con Firenze sugli appalti assegnati sotto l'ombrello della Protezione civile, ha chiesto a L'espresso l'acquisizione del filmato "La busta profetica". Ma a questo punto esiste anche la seconda busta. Quella che nessuno ha ancora aperto. (26 febbraio 2010)
IL RETROSCENA Il commercialista Gazzani l'uomo delle tangenti di Anemone Dirigenti pubblici e imprenditori, tutti clienti dello studio del professionista di Grottaferrata Società di comodo e milioni ecco la cassaforte della "cricca" di CARLO BONINI Società di comodo e milioni ecco la cassaforte della "cricca" Il Salaria sport village di Roma ROMA - C'è un uomo che custodisce i segreti della corruzione negli appalti della Protezione civile. È stato la "tasca" della "cricca". Si chiama Stefano Gazzani. È un commercialista romano di 48 anni. E il suo nome è ora cerchiato in rosso negli atti istruttori e nel registro indagati della Procura di Perugia. Sa molte cose Gazzani. E molte ne ha combinate. Ha avuto le chiavi di qualche cassaforte. Almeno se si deve stare a ciò di cui si erano convinti i pubblici ministeri di Roma Assunta Cocomello e Sergio Colaiocco prima di perdere l'inchiesta e se è valida l'ipotesi investigativa del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Roma che ora su questo commercialista, con studio a Grottaferrata, si è messo a lavorare a corpo morto. Soprattutto, Gazzani - vedremo come e perché - si rivela la cartina di tornasole in grado di provare documentalmente che quella di "Balducci&co" è anche una storia di robuste tangenti (in almeno un caso, già documentate per 1 milione e centomila euro). E non solo un inventario di cellulari, auto di lusso e vacanze a scrocco, di favori sessuali e ristrutturazioni domestiche. O, come pure è stato osservato, una "semplice" ricognizione di un "traffico di influenze" in cui il prezzo per appalti da centinaia di milioni di euro non può essere logicamente giustificato da miserabili contropartite. Stefano Gazzani, dunque. Il suo studio professionale di Grottaferrata non è esattamente tra i più prestigiosi di Roma. Eppure, la "Cricca" al gran completo ne è cliente. Angelo Balducci (di cui ha in gestione diretta un conto acceso presso la Banca delle Marche), la moglie Rosanna Thau e i figli Filippo e Lorenzo (cui sbriga le pratiche correnti e la vendita di un appartamento a Parigi). Mauro Della Giovampaola, capo della struttura di missione per i Grandi Eventi. Claudio Rinaldi, commissario attuatore per gli appalti dei Mondiali di nuoto 2009 (ne cura l'intestazione di beni a San Marino, attraverso la vecchia madre, come ha raccontato ieri "Repubblica"). E, naturalmente, Diego Anemone e il suo gruppo, società consortili comprese, quelle che si sono aggiudicate i lavori al G8 della Maddalena e delle piscine a Roma. Persino la Presidenza del Consiglio ne apprezza le "capacità", perché lo colloca nelle commissioni di collaudo del G8 alla Maddalena (da cui Gazzani si dimette all'inizio dell'ottobre scorso). A dispetto del macroscopico conflitto di interesse che lo vede insieme professionista di fiducia di appaltatori (Balducci) e appaltanti (Anemone).
Dal 10 febbraio, giorno in cui vengono arrestati Balducci, Della Giovampaola, Diego Anemone e De Santis e in cui il Ros dei carabinieri perquisisce il suo studio, Gazzani si inabissa. Irrintracciabile sul suo cellulare e ai suoi numeri di ufficio. Indisponibile alle domande che pure "Repubblica" avrebbe voluto fargli. Lo raccontano terrorizzato. Quanto e più dell'estate scorsa quando (è il 5 agosto), al telefono con la madre, le spiega che ha urgenza di incontrare il padre. "Perché - dice - se mi succede qualcosa, lui deve sapere dove andare a pigliare tutto". Gazzani, in quei giorni, ha la Guardia di Finanza in casa per una verifica fiscale "programmata". Ne è annichilito. "E' un macello... un macello... un macello... un macello... un macello... Non sai cosa mi sta per piombare sulla testa", grida per cinque volte al telefono ad Anemone. E ne ha motivo. Oggi infatti che la Procura di Perugia può incrociare le intercettazioni del Ros di Firenze di quei giorni e il lavoro della Finanza di Roma, si comprende in quale abisso sia finito il professionista. Gazzani ha almeno due liason societarie con la famiglia Balducci che nulla hanno a che vedere con il suo ruolo di commercialista e di cui non può confessare né la natura, né lo scopo. A meno di non voler consegnare ai finanzieri che ha dinanzi e ai carabinieri che (lui ignaro) lo ascoltano, le prove di essere la "tasca" delle tangenti che Anemone paga alla famiglia del Presidente del consiglio nazionale dei lavori pubblici. La prima "liason" ha il nome di due società: la "Stube" e la "Fidear". Sono due fiduciarie su cui Gazzani opera pedissequamente su indicazione di Anemone, che controllano il "Salaria Sport Village" (società beneficiata dai Mondiali di Nuoto 2009) e nascondono quali soci di fatto i figli di Balducci. Società in cui Anemone pompa denaro contante (in un caso una ricapitalizzazione per 11 milioni di euro) perché a loro volta lo impieghino con criteri che di volta in volta lo stesso Anemone suggerisce. La seconda "liason" è più eloquente della prima. Gazzani risulta infatti socio unico di una curiosa srl, la "Stefano Gazzani Communications", costituita il 24 aprile del 2004 con un capitale sociale di 10 mila euro e un curioso oggetto sociale per un signore che di mestiere fa il commercialista. La "Communications" si occupa infatti di "allestimento, realizzazione, produzione, editazione, distribuzione in proprio e per conto terzi di spettacoli cinematografici e radiotelevisivi". Non solo. Quel che è ancora più curioso è che amministratore unico di questa società sia tale Achille Silvagni, un amico di Gazzani che come Gazzani vive ai Castelli e di mestiere fa il commerciante di ricambi d'auto. La stranezza non sfugge alla Finanza. Anche perché sui conti di questa società risulta (come ha segnalato la Banca d'Italia nel suo bollettino delle operazioni bancarie sospette) che Gazzani abbia fatto versamenti in contanti per 1 milione e 100 mila euro. Denaro che è rapidamente uscito dalla "Communications" a vantaggio della "Erreti film", la società di produzione cinematografica di Rosanna Thau (moglie di Balducci) e Vanessa Pascucci (moglie di Anemone) che produce i film in cui il figlio di Angelo Balducci, Lorenzo, recita da protagonista. Dove ha preso quel milione e centomila euro Gazzani? E perché finanziare la moglie di Balducci? Gazzani non sa cosa quale frottola attrezzare. Al telefono con Anemone prova a ragionare se può reggere la storiella di "un'eredità del nonno appassionato di cinema". Quindi, prova ad abbozzare, senza essere creduto, che quel milione e cento è frutto della vendita di "lingotti d'oro". Alla fine, sceglie la via breve. Compra i favori di un finanziere della Regione Lazio, Marco Piunti, cui fa assumere la moglie in una delle società di Anemone ("Ho deciso di far intervenire la squadra dei "carpentieri - dice al telefono ad Anemone - basta quella. Non c'è bisogno di rivolgersi a "ingegneri" e "architetti""). Non serve neanche questo. E non solo perché i carabinieri del Ros lo stanno ascoltando. Ma perché la Finanza che è accampata nel suo studio ha motivi per ritenere che quel contante arriva da Anemone e che altro non è se non una tangente destinata alla famiglia Balducci, di cui Gazzani, appunto, deve dissimulare l'origine attraverso la sua "Communications". Del resto, con lo stesso e identico meccanismo con cui il milione e cento di Gazzani arriva alla società cinematografica della moglie del Presidente del consiglio nazionale dei lavori pubblici, altre centinaia di migliaia di euro consegnati per contanti da Anemone all'architetto Zampolini (direttore dei lavori del Gruppo), vengono da questi girati ad Angelo Balducci per l'acquisto di un ennesima casa in via Latina, a Roma. Una compravendita che Balducci comincia a trattare nell'autunno del 2008 e perfezionerà nell'estate del 2009 e che, guarda caso, Anemone segue da vicino come se si trattasse di un acquisto per suo conto. Aveva insomma buone ragioni Gazzani per chiedere del padre nell'estate del 2009 e indicargli il posto "in cui andarsi a prendere le carte" in grado di salvargli la vita. Non è dato sapere se l'uomo quelle carte le abbia recuperate. Certo, Gazzani è nei guai quanto e più di allora. © Riproduzione riservata (26 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Cronaca
2010-02-23 Intervento del presidente della Fiat all'inaugurazione della Luiss School of Government "La responsabilità è anche della politica, che non ha introdotto le rifome necessarie" Montezemolo: "La lotta alla corruzione è un'impresa titanica, Paese deve reagire" Marcegaglia: "La scelta della legalità è l'unico modo per far crescere l'economia" Napolitano: su questi temi "chiedete ad altri" Montezemolo: "La lotta alla corruzione è un'impresa titanica, Paese deve reagire" Il presidente della Fiat Luca Cordero di Montezemolo ROMA - "La lotta alla corruzione è un'impresa titanica che occuperà quanto meno lo spazio di una generazione, che richiederà sforzi enormi e grande lungimiranza": lo afferma il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, nel suo intervento all'inaugurazione della Luiss School of Government. Montezemolo sottolinea che le responsabilità sono molteplici. "Dobbiamo evitare - dice, rivolgendosi alla platea nella quale siede anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - di pensare che le colpe della corruzione siano tutte nella politica, perché anche in altri settori esistono fenomeni di malaffare che affliggono la nostra vita politica. Eppure la politica ha certamente una precisa responsabilità: quella di non avere introdotto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello stato". "E dove lo Stato non funziona - aggiunge il numero uno del Lingotto - si afferma inevitabilmente quella 'società fai da te' dove ognuno si sente autorizzato ad arrangiarsi come meglio può e dunque anche attraverso il ricorso alla corruttela".
E quindi, conclude, "il compito di una politica alta e responsabile non può che tornare ad essere quello delle riforme, del profondo senso dello Stato e del suo buon funzionamento, della ricostruzione di un tessuto civile dove il malaffare sia l'eccezione e non la regola della mediazione". Napolitano replica invece "Chiedete ad altri", ai giornalisti che gli chiedono di commentare le recenti inchieste che si stanno sviluppando su fenomeni di corruzione nella sfera pubblica. Mentre il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ribadisce nel suo intervento: "Noi imprenditori dobbiamo fare la nostra parte nel rispetto delle regole e nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione. E chiediamo anche alla politica di fare la propria parte. La scelta della legalità è l'unico modo per far crescere l'economia". (23 febbraio 2010)
Marina di Pietrasanta, il presidente della Camera è ottimista sulle riforme "condivise" "Possibile varare Senato federale e riduzione del numero dei parlamentari" Inchiesta G8, Fini si smarca dal premier "I magistrati non si devono vergognare" E sulla corruzione: "Niente candidature per 5 anni ai condannati per reati nella pa" "Ma non c'è nuova Tangentopoli, solo un fenomeno di malcostume diffuso" Inchiesta G8, Fini si smarca dal premier "I magistrati non si devono vergognare" PIETRASANTA (Lucca) - No, i magistrati non si devono vergognare. Gianfranco Fini, marca le distanze da Silvio Berlusconi che aveva pesantemente attaccato le toghe dopo l'inchiesta sugli appalti del g8. "Il capo del governo - dice Fini intervistato al Caffè della Versiliana - è notorio che usa espressioni molto dirette perchè ritiene di essere al centro di un particolare accanimento da parte di alcune Procure. Ma al netto di questa espressione, che lascia il tempo che trova, il compito della politica è quello di riformare la cosa pubblica e quindi di garantire che ci sia una giustizia in tempi brevi e certi ma anche che ci sia una giustizia autenticamente giusta, basata su quell'equilibrio necessario che oggi molte volte non c'è". Riforme. ''Spero che finita la consultazione elettorale di marzo, che è importantissima, si parta finalmente con un disegno di riforma della Costituzione, partendo da ciò che si può fare con una larga condivisione''. Secondo Fini è possibile utilizzare parte del 2010 e gli anni 2011-2012 per realizzare le riforme istituzionali che maggioranza e opposizione possono condividere, come quelle che prevedono la nascita di un Senato federale e la riduzione del numero dei parlamentari. "Continuo ad essere ottimista, è arrivato il momento di fare le riforme", aggiunge il presidente della Camera. Corruzione. Interpellato poi su un tema particolarmente caldo, quello della corruzione, Fini risponde così: "Se domani il Parlamento approvasse col voto di tutti una leggina per cui chi è condannato con sentenza definitiva per reati contro la pubblica amministrazione per 5 anni non si può candidare, la pubblica opinione direbbe 'meno male', reagirebbe positivamente, e le istituzioni politiche acquisterebbero un tassello di fiducia in più rispetto a oggi". Secondo il numero uno di Montecitorio questo sarebbe un ''buon segnale'', una ''proposta simbolo'' e non ''un motivo di scandalo'': anche perché, come sottoline, ''non credo che sarebbero molti'' gli interessati dal provvedimento, visto che "in molte occasioni prevale il senso di opportunità nei partiti''. Secondo Fini, però, quella attuale non è "una nuova Tangentopoli: c'è un fenomeno di malcostume diffuso, casi di chi se ne approfitta''. Anche se, conclude, ''non è sufficiente essere arrestati per essere dei delinquenti''. (22 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Travolta dall'inchiesta fiorentina, la procura della capitale si spacca Il conflitto si spiega con quanto accaduto in questi ufcici nell'ultimo anno G8, un anno tra dubbi e frenate così a Roma si congelò l'indagine di CARLO BONINI G8, un anno tra dubbi e frenate così a Roma si congelò l'indagine Achille Toro ex procuratore aggiunto di Roma ROMA - Travolta dall'inchiesta fiorentina, la Procura di Roma si spacca. Saltano le alchimie che l'hanno sin qui governata. E nel suo giorno più lungo, il conflitto che l'attraversa si intreccia e si spiega con quanto è accaduto in questi uffici non nelle ultime ore ma nell'ultimo anno. Nel pomeriggio, un'assemblea dei sostituti e un comunicato provano in qualche modo a tamponare e dissimulare la sostanza della posta in gioco: "Comportamenti attribuiti a singoli magistrati (l'ex procuratore aggiunto Achille Toro) - si legge - non possono e non devono coinvolgere negativamente l'impegno e la correttezza dei magistrati di Roma". Appaiono invece più sincere le parole con cui un magistrato di lungo corso di quell'ufficio, a sera, rende intelligibile quanto è accaduto: "Avevamo due possibilità. La prima: arrivare fino in fondo a una discussione che avrebbe finito per delegittimare oggettivamente il procuratore capo Giovanni Ferrara e avrebbe aperto un "caso Procura di Roma". La seconda: salvare Ferrara e con lui l'onore di un ufficio dove lavorano cento sostituti, provando a spiegare che esiste solo un "caso Toro". Abbiamo scelto il male minore. Oggi, dunque, diciamo che esiste solo "un caso Toro". Anche perché, sfiduciare Ferrara avrebbe significato spiegare al Paese che in questa Procura il tempo non è mai passato. Che non ci si è mai mossi davvero dai giorni del "porto delle nebbie. Il che, oggettivamente, non è poi vero". Un "caso Toro", dunque. E non "un caso Ferrara", dicono a piazzale Clodio. Anche se la vigilia dell'assemblea di ieri e le indagini avviate dalla Procura di Perugia sembrano suggerire uno scenario diverso. A Roma, un gruppo di sostituti era pronto ieri pomeriggio a un documento di solidarietà con il Procuratore di Firenze (poi rientrato). A Perugia, una sola settimana di inchiesta ha cominciato a svelare che l'indagine sull'ex procuratore aggiunto non interpella solo le mosse di un magistrato che si vuole infedele (Toro) nei giorni in cui due Procure della Repubblica (Roma e Firenze) "scoprono" di indagare su una stessa vicenda (i grandi appalti della Protezione civile) e identici protagonisti (la "cricca"). Ma interpella (anche) le scelte del vertice della Procura di Roma nei dodici lunghi mesi in cui, a sua volta, ha indagato sulla "cricca" e gli appalti della Protezione Civile.
Una storia, questa, che comincia nel gennaio del 2009 e che è utile ricostruire proprio per comprendere che cosa davvero laceri in queste ore la Procura di Roma. Gennaio 2009, dunque. La Procura di Tempio Pausania invia per competenza a quella di Roma una notizia di reato segnalata dai carabinieri del Noe. In quel fascicolo sono allegati, insieme ad articoli di stampa sugli appalti del G8 alla Maddalena, una serie di intercettazioni telefoniche (i carabinieri ne hanno trascritte soltanto tre), avviate in tutt'altro contesto, ma in cui balla la figura del costruttore Diego Anemone. Secondo il Noe, esiste in quelle conversazioni il "fumus" della corruzione e comunque il presupposto per una "delega" ad approfondire l'indagine che valuti le responsabilità degli amministratori pubblici che sul G8 della Maddalena hanno avuto e hanno competenza. Tra loro, Angelo Balducci, che del G8 alla Maddalena è stato "attuatore" e "supervisore". Il lavoro del Noe non ha fortuna. Il procuratore aggiunto Achille Toro - il magistrato che ha la delega del pool investigativo sui reati contro la pubblica amministrazione e cui il procuratore Giovanni Ferrara è legato da amicizia, stima professionale e appartenenza di corrente (la moderata "Unicost") - ritiene quell'incarto poca cosa. Affida il fascicolo al pm Assunta Cocomello e convoca in Procura il comandante del Nucleo di polizia tributaria di Roma, il colonnello della Guardia di Finanza Vito Augelli. E' il 2 febbraio 2009, quando l'ufficiale delle fiamme gialle lascia piazzale Clodio. In mano non ha nessuna delega di indagine perché - come confermano oggi a "Repubblica" qualificate fonti della Finanza, nonché gli atti in possesso della Procura di Perugia - la scelta di Toro è, diciamo così, minimale. Al Nucleo di polizia tributaria, il Procuratore aggiunto chiede infatti una semplice "ricognizione societaria" del gruppo Anemone. Poco più, insomma, che una visura approfondita del registro imprese. "Per avere un quadro più chiaro della storia", dice Toro. E' un lavoro che porta via neanche un mese e che, ovviamente, scopre l'acqua calda. Che il gruppo Anemone è una holding dalle molte società che aprono e chiudono in coincidenza con l'affidamento degli appalti e in cui, al più, si potrebbe trovare qualche irregolarità fiscale. Siamo dunque a marzo 2009. La Finanza è convinta che all'esito del lavoro preliminare sul gruppo Anemone otterrà - questa volta sì - una delega di indagine. Ma sbaglia. Toro non vede nessuna urgenza per avviare attività di questo tipo e, soprattutto, sa di poter contare sull'appoggio del procuratore Ferrara di fronte all'insistenza del sostituto titolare dell'inchiesta, Assunta Cocomello, che, al contrario, vorrebbe partire in quarta con un'indagine se necessario anche invasiva. E' una discussione quella tra la Cocomello e Toro che - come lei stessa racconta a verbale ai magistrati di Perugia - si protrae per tutta la primavera. E che si infrange definitivamente quando la sua proposta di avviare intercettazioni telefoniche sulle utenze di Anemone e Balducci viene gelata dall'intervento di Ferrara ("una normale e fisiologica dialettica con un sostituto", spiega oggi Ferrara ai magistrati di Perugia). Il Procuratore, insieme al suo aggiunto Toro, usa due argomenti. Il primo, giuridico. Il secondo, di opportunità. L'argomento giuridico - come riferisce Ferrara a verbale ai magistrati di Perugia - suona così: "mancano i gravi indizi di reato per configurare una corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio", dunque, il rischio è che il gip respinga la richiesta di intercettazioni, non ravvisandone i presupposti. L'argomento di opportunità ha invece a che fare con il calendario e l'agenda politica. Mancano in quel momento pochi mesi al G8 e - ragiona Ferrara - "un'indagine dai presupposti poco solidi" rischia di tradursi in un danno per l'immagine che il Paese si gioca alla Maddalena. Servono insomma "prudenza" e "mosse ponderate". Il fascicolo Anemone/Maddalena va dunque in sonno. E a rianimarlo, ancora una volta, sarà la Guardia di Finanza. A settembre 2009, quegli scocciatori delle fiamme gialle notificano infatti alla Procura che la Banca d'Italia ha segnalato operazioni sospette per 800 mila euro in contanti a carico di Stefano Gazzani e tale architetto Zampolini. Guarda caso, il commercialista e il progettista del gruppo Anemone. Ci sarebbe da che animarsi e, invece, bisogna aspettare il novembre 2009 perché qualcosa si muova. Soltanto il 7 di quel mese, infatti, dopo che alla Cocomello è stato associato il pm Sergio Colaiocco (che ha sin lì lavorato all'indagine sugli appalti dei Mondiali di nuoto 2009), la Finanza ottiene semaforo verde. Non una delega di indagine in senso proprio, ma "un supplemento" di istruttoria a quella segnalazione della Banca d'Italia. I primi risultati arrivano in Procura il 15 gennaio scorso. E quindi vengono integrati il 26 e il 28 di quello stesso mese. Quei movimenti - documenta la Finanza - consentono di tirare un filo investigativo che porta da Anemone a Balducci. I pm Cocomello e Colaiocco si mettono a lavorare a una bozza di richiesta di intercettazioni telefoniche sulle utenze di Anemone e di altri protagonisti della "cricca" che verrà formalmente presentata al gip il 29 gennaio. Due giorni dopo che Ferrara ha avuto conferma che Firenze intercetta Balducci&co da un anno e mezzo. Lo stesso giorno in cui sa che pendono richieste di arresto. Oltre un anno dopo quella prima informativa dei carabinieri del Noe. In dodici mesi, è il primo atto di indagine di Piazzale Clodio. Perché quei finanzieri che hanno visitato gli uffici di Anemone nel 2009 sono stati soltanto un incidente di percorso. Lui non lo sa ma non li ha mandati la procura, ma una visita fiscale di routine. © Riproduzione riservata (23 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Il giorno dell'ipocrisia nel porto delle nebbie di GIUSEPPE D'AVANZO SOLITAMENTE discreto, il procuratore di Roma Giovanni Ferrara decide di prendere la parola in pubblico. È già un errore. Conviene sempre che per i magistrati parlino i fatti. Nella carne viva di un'istruttoria o di un processo, poi è doveroso che quei fatti siano offerti soltanto nei luoghi deputati: l'udienza, l'aula. Gli argomenti che il Procuratore adopera peggiorano il quadro. Ferrara non trova il coraggio o l'umiltà di dirsi almeno addolorato per quanto è accaduto nel suo ufficio e a se stesso. Ha scelto incautamente per il governo del dipartimento dei reati contro la pubblica amministrazione una toga rivelatasi infedele, Achille Toro. Achille Toro, si scopre, sopisce, tronca le indagini e - si scopre - addirittura spiffera agli indagati gli esiti che incuba lo scandalo della Protezione civile. Un buon motivo per rammaricarsi in pubblico della sua infelice preferenza; rassicurare della incorruttibilità degli altri pubblici ministeri; impegnarsi a comprendere che cosa e perché non è andato per verso giusto, come cambiare pagina. Ferrara non si cura di questo. A Toro, alla criticità che il suo comportamento apre nella sua procura, Ferrara non sembra interessato. Prende la parola per un altro sorprendente lavoro da sbrigare: biasimare le mosse della procura di Firenze, demolire la correttezza di un'inchiesta che scuote il mondo politico e il governo mentre svela le abitudini combriccolari che si nascondono dietro la "politica dell'emergenza". Il suo argomento è diabolico: quei pubblici ministeri non erano "competenti". Dovevano astenersi da fare alcun passo perché i reati ipotetici sono stati commessi a Roma e la procura della Capitale è la sola abilitata a procedere. È una denuncia radicale: quell'inchiesta è illegittima e forse addirittura illegale. Ferrara sa che, sopravvissuto alla caduta della dittatura e confusamente accomodato dal legislatore, il nostro codice fornisce "un terreno di cultura ideale ai contrasti ideologici degli operatori". C'è un luogo delegato per risolvere queste controversie ed è la Corte di cassazione. È la strada che, sollevando una polemica pubblica e alquanto artefatta anche nel merito, Ferrara non imbocca. Vuole una polemica politica. La sollecita. Preme per gettare discredito su Firenze annientando un lavoro politicamente sensibile. La sortita dell'alto magistrato, con quel silenzio sulle malefatte di Achille Toro e con lo strepito contro l'altra procura, ravviva in un colpo solo il dubbio e la confusione che circondano da molto tempo la procura di Roma. Ufficio spesso quietista, qualche volta affetto dal morbo del conformismo, quasi intimidito dalla propria indipendenza.
Quel "morbo", annotava Piero Calamandrei, non è altro che un'ossessione, che non attende le raccomandazioni esterne, ma le previene; che non si piega alla pressione del potere, ma se l'immagina e la soddisfa in anticipo. Spesso i meccanismi intellettuali, le atmosfere emotive, le solidarietà corporative che si scorgono nell'ufficio di Ferrara appaiono affette da quella malattia e le parole arroganti sembrano rivendicare quella antica, bizzarra, discutibile pretesa - quasi castale - della procura di Roma di essere il foro penale precostituito per i Potenti: dovunque delinquano, Roma loquitur. Come accadeva - ricorda Franco Cordero - nella Francia ancien régime dove "si chiamavano Committimus le lettere grazie a cui date persone, schivando le solite giurisdizioni, adivano una corte sovrana". C'erano dunque, al mattino, già buone ragioni per preoccuparsi e chiedersi se non sia giunto il tempo che anche la procura di Roma coltivi meglio la sua autonomia e indipendenza dal potere politico, ma quel che accade nel pomeriggio finisce per rendere grottesco, o "italiano" (fate voi), il caso. Ottanta sostituti si ribellano alla mossa del loro capo. Si convoca un'assemblea. Toni accessi, valutazioni severe. Si chiede a Ferrara di smentire quel che gli viene attribuito o di accettare il rimprovero di una nota collettiva e pubblica dei suoi collaboratori. Ne nasce un comunicato tartufesco, incredibilmente firmato anche da Ferrara, dove si legge che con la procura di Firenze "non c'è alcuno scontro" perché "la professionalità di quei colleghi non è in discussione"; che a Roma c'è "disagio" per quel che ha combinato Achille Toro, ma la sua infedeltà non può macchiare le toghe degli altri in un ufficio che "è coeso" e dunque non sfiducia il capo. La nota è un capolavoro di ipocrisia, il fragile tentativo di dare una parvenza di solidità e coerenza a un'aria fritta che lascia irrisolta la sobria diffidenza che si nutre per la procura di Roma. È un'apprensione che non si può cambiare in un giorno né in una stagione. Si possono almeno cambiare subito le abitudini di quell'ufficio e aprire spazi ai molti pubblici ministeri che chiedono di fare soltanto il lavoro che la Costituzione assegna loro. Tocca a questi sostituti battere un colpo per diradare le nebbie che ancora si vedono intorno a quel Palazzo. Si deve avere fiducia che questo accadrà presto. © Riproduzione riservata (23 febbraio 2010)
Nello scandalo della protezione civile è racchiusa la parabola del Pdl una felice e astuta intuizione del capo che ne riflette tutti i limiti Il partito mai nato di MASSIMO GIANNINI Il partito mai nato Silvio Berlusconi NELLA massa gelatinosa dello scandalo sulla Protezione civile è racchiusa la parabola di un partito mai nato. Invischiato tra le logiche politiche di governo e le pratiche affaristiche del sottogoverno, il Pdl si disvela per quello che era ed è rimasto fin dal giorno della famosa "Rivoluzione del predellino": una felice ed astuta intuizione del Capo, che ne riflette tutti i limiti culturali e ne amplifica tutti i vizi individuali. L'ennesima proiezione avventuristica del solito "partito personale", dalla quale non si è mai generato un vero "personale di partito". Questo dicono i veleni spurgati dalla ferita aperta nel cuore del potere berlusconiano, che macchiano per la prima volta la camicia bianca immacolata di Gianni Letta. Questo dimostrano le vipere uscite improvvisamente dal nido scoperchiato dalle inchieste delle procure, che si mordono tra loro contendendosi quello che Giuliano Ferrara sul Foglio chiama "l'osso della successione". Questo conferma l'ultimo scontro durissimo tra il premier e Fini, sulla lettura della nuova Tangentopoli, sulla natura delle inchieste giudiziarie in corso, sulla fattura delle cosiddette "liste pulite". Due anni fa la fusione "a caldo" tra Forza Italia e Alleanza Nazionale fu la cosa giusta da fare. Ma il modo in cui è stata prima concepita e poi gestita testimoniano il sostanziale fallimento al quale stiamo assistendo. In quel pomeriggio freddo di Piazza San Babila, a Milano, Berlusconi si è "annesso" un Fini alle corde, alla vigilia del voto del 13 aprile 2008. L'operazione è riuscita perfettamente dal punto di vista elettorale. Il Partito del Popolo delle Libertà, blindato dal rituale patto di sangue con la Lega di Bossi, ottenne allora un successo clamoroso, con una maggioranza parlamentare senza precedenti nella storia repubblicana. Si disse allora, giustamente, che il Cavaliere aveva compiuto il suo capolavoro. Dopo quasi quindici anni vissuti pericolosamente, tra populismo mediatico e autoritarismo politico, era finalmente riuscito a cementare un blocco sociale largamente maggioritario nel Paese: una nuova destra. Non ancora risolta. Non del tutto europea.
Ma il dado era tratto, e il cantiere ormai aperto. L'originario "partito di plastica" lasciava il campo a un "partito di ferro", articolato negli organigrammi e radicato nei territori. L'anchorman di Arcore non aveva più solo un suo pubblico, aveva finalmente un suo popolo. Su tutto questo, dopo aver fatto Forza Italia, avrebbe dovuto fare i "suoi" italiani. Moderati e conservatori, ma nel cambiamento. Su tutto questo, in altre parole, avrebbe dovuto costruire un nuovo progetto politico, culturale, identitario. Per poi farlo vivere attraverso l'azione di governo e la comunicazione dei ministri, la formazione dei gruppi dirigenti e la selezione degli apparati locali, l'integrazione tra i ceti sociali e l'interazione con le opinioni pubbliche. Tutto questo, da quel lontano 18 novembre 2007, è clamorosamente mancato. Aveva ed ha ragione Gianfranco Fini, che già allora e poi al congresso fondativo del Pdl avvertì: non basta uscire dalla casa del padre per dire "abbiamo fatto un partito". A quel partito occorreva ed occorre dare una struttura, un'organizzazione e poi una missione. In una parola: a quel partito bisognava e bisogna dare "un'anima". Se tutto questo manca, un partito muore. Oppure, come nel caso del Popolo delle Libertà, nasce all'anagrafe, ma non alla politica, e meno che mai alla società. O meglio: può anche nascere, può persino sopravvivere, ma a tenerlo in vita non è un disegno unitario, non sono valori comuni e ideali condivisi. È invece nella fase statica la pura giustapposizione degli interessi, e nella fase dinamica la strenua difesa dei medesimi. Ma niente più di questo. Infatti, oggi, è proprio questo nulla ad essere rivelato tangibilmente, nelle pieghe politiche che hanno mandato in crisi, stavolta sì per via giudiziaria, il governissimo Berlusconi-Bertolaso. E in questo nulla, che sembra preludere o sottintendere quello che i giornali di famiglia chiamano un più o meno strutturale "difetto di conduzione che risale al Principe", deflagrano le guerre intestine, il fuoco amico, le veline al curaro "di chiara fabbricazione interna". Esplodono i conflitti tra sub-potentati nazionali e cacicchi locali, tra potenziali "delfini" e sedicenti "successori". Dalle politiche fiscali alle candidature regionali, dalle nomine nell'establishment alle Spa pubbliche: non c'è fronte aperto, dopo la pubblicazione dei materiali d'indagine delle procure di Firenze o di Roma, sul quale non impazzi la lotta fratricida. È il tutti contro tutti: Fini contro Berlusconi, Tremonti contro Letta, Ghedini contro Verdini, Cicchitto contro Fitto, Cosentino contro Bocchino. E via a scendere, per li rami di un'improbabile albero "dinastico". Qualcosa di più complesso della semplice "degenerazione cortigiana". E di meno nobile dell'antica dialettica interna ad un vero partito di massa come la Dc, dove i leader si scannavano, ma alla fine trovavano una sintesi, più o meno compromissoria, all'insegna di una constituency visibile, ancorché discutibile: lo statalismo assistenziale, il solidarismo cattolico, l'economia sociale di mercato all'italiana, il proporzionalismo clientelare. Nel Pdl questi ingredienti sono mancati e mancano in radice. C'è un'altra idea della destra, laica e costituzionale, incarnata dal presidente della Camera. Ma le istanze del "co-fondatore" non hanno diritto di cittadinanza, o sono palesemente ininfluenti perché largamente minoritarie. Per il resto c'è l'anchilosi delle politiche e la paralisi delle culture. Questo centrodestra non offre agli italiani un'idea di Paese possibile. Dal Welfare alle tasse, dalla recessione alle istituzioni, non è in grado di proporre riforme, e meno che mai di attuarle. Tutto si gioca e si consuma nel perimetro asfittico, intermittente e inconcludente del vitalismo leaderistico di Berlusconi, che ormai da tempo regna ma non governa. Mentre, sotto di lui, la corte si dilania. Da questo punto di vista, lo scandalo della Protezione Civile apre uno squarcio ulteriore, e ancora più inquietante, sul futuro che ci aspetta. Quello che ha innescato, in termini politici, è un'illuminante epifania su ciò che potrebbe accadere (o forse accadrà) nel dopo-Berlusconi. Una scissione atomica, dove le "particelle", piccole o grandi che siano, rischieranno di disperdersi nel caos entropico. Per cui - salvo soluzioni "imperiali" e di matrice cesarista, assurde ma coerenti con la biografia dell'uomo, tipo la figlia Marina - la vera domanda da farsi domani non è tanto "chi", ma "che cosa" succederà a Berlusconi. Quanto all'oggi, non resta che constatare l'insostenibile "acedia del potere berlusconiano" (ancora Il Foglio). Il vero "amalgama mal riuscito" sembra il Pdl, persino più che il Pd. © Riproduzione riservata (23 febbraio 2010)
2010-02-21 Intervento del presidente del Consiglio al convegno di Rete Italia a Riccione "Nelle nostre liste non inseriremo nessun personaggio compromesso in modo certo" Berlusconi: "Nessuna Tangentopoli sono solo casi isolati da condannare" Accuse al Pd ma Prodi gli risponde: "Lui è il malgoverno, gli italiani sapranno giudicare" Berlusconi: "Nessuna Tangentopoli sono solo casi isolati da condannare" RICCIONE - Le ultime inchieste sui casi di corruzione nella pubblica amministrazione non sono i segnali di una nuova Tangentopoli ma casi isolati. Silvio Berlusconi ne è sicuro e torna a minimizzare l'inchiesta sui grandi appalti, sferrando un nuovo attacco contro il Pd considerato al traino "del superpartito di Repubblica". "Nessun indagato in lista". "L'idea fondata del Pdl è di mettersi al servizio del bene comune. Questa - dice il premier Silvio Berlusconi nell'intervento telefonico al convegno di Rete Italia a Riccione - non può essere cancellata dagli ultimi fatti, anche se c'è qualcuno che approfitta della sua posizione per interesse personale. Voglio rassicurare che alle porte non c'è una nuova tangentopoli, ma casi isolati che vanno perseguitati e sanzionati. Noi siamo garantisti ma anche assolutamente attenti su questo argomento". Per questo, continua il Cavaliere "nelle nostre liste non inseriremo nessun personaggio che sia compromesso in modo certo". Quello che appare certo è che l'inchiesta al Cavaliere non piace. Dopo aver rivendicato la bontà del suo "governo del fare", il premier si trova alle prese con una storia di appalti e corruzione. Per questo evoca complotti: "Come se ci fosse una furia autodistruttrice che annulla i risultati, che travolge tutti gli sforzi che si fanno per migliorare il nostro paese, si cerca di far apparire una delle pagine più nobili della nostra storia recente come una storia di affari sporchi e di corruzione". Quanto fatto in Abruzzo è, secondo Berlusconi "un risultato miracoloso", per questo "bisogna far prevalere la ragione e il buonsenso, rispetto agli istinti più belluini di chi mette a repentaglio gli interessi del paese per calcoli politici meschini". Chiari i destinatari dell'invettiva berlusconiana: "Ricordate i rifiuti a Napoli e il malgoverno di Prodi? I responsabili di quella pagina sono gli stessi che accusano Bertolaso a cui si dovrebbe fare un monumento".
Attacco al Pd. "Il Pd è sempre più estremista e laicista". Il premier torna attaccare i democratici. Puntando il dito contro il partito di Bersani: "Lo scontro deve avere delle regole che si basino sul rispetto tra le persone e il riconoscimento che c'è un interesse superiore a cui tutti devono guardare. Se vengono meno queste regole lo scontro diventa distruttivo. Noi abbiamo sempre concesso fiducia ai leader della sinistra, abbiamo sperato in Veltroni, in Bersani, ma alla prova dei fatti ci hanno tradito: le nostre aspettative erano anche aspettative dei cattolici che militano in quel partito e che ora hanno dovuto prenderne atto, che è un partito sempre più estremista e laiscista". Ed ancora: "Il Pd è al traino di un partito eversivo come quello di Di Pietro e dei radicali e al superpartito di Repubblica". La replica di Prodi. "Di malgoverno gli italiani ne hanno conosciuto uno solo: quello di Silvio Berlusconi, il premier delle promesse disattese, impegnato a difendere con le unghie e con i denti le proprie aziende prima e se stesso dopo. Contro la giustizia e senza rispetto dei valori di cui si riempie la bocca". Arriva subito, e durissima, la replica di Romano Prodi attraverso il portavoce Sandra Zampa. "Gli italiani sapranno giudicare da sè: la storia e il tempo fanno giustizia delle urla, degli strepiti, del potere mediatico", aggiunge, rimandando al mittente anche le accuse sul caso rifiuti: "Quanto all'emergenza rifiuti - dice Zampa - di Napoli è bene ricordare come lo stesso sottosegretario Bertolaso abbia più volte dichiarato di aver seguito, nella soluzione del problema, il piano già predisposto con il Presidente Prodi, che è risultato dunque molto efficace". (21 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
L'iniziativa degli abitanti del capoluogo abruzzese Per la prima volta sono andati nella zona transennata, tra le macerie L'Aquila, in migliaia nella zona rossa per la protesta delle "mille chiavi" di GIUSEPPE CAPORALE L'Aquila, in migliaia nella zona rossa per la protesta delle "mille chiavi" La protesta delle mille chiavi all'Aquila L'AQUILA - E' il giorno della protesta all'Aquila, dei cittadini che - ancora una volta - forzano le transenne e che entrano nella centro storico in macerie e blindato. Per protestare. Domenica scorsa, alla prima protesta, erano meno di trecento. Stavolta sono quasi mille. "Domenica prossima dobbiamo essere 30 mila..." urla qualcuno. E stavolta c'è anche il sindaco della città, Massimo Cialente. Da prima si mischia tra la folla, poi strattonato e accerchiato decide di parlare alla gente che inveisce contro di lui, il governatore Gianni Chiodi e la Protezione Civile. "Calmi... state calmi - interviene il sindaco salendo su una panchina di piazza Palazzo per farsi ascoltare - è vero, è una indecenza che dopo dieci mesi ci sono ancora quattro milioni e mezzo di metri cubi di macerie. Ma questo problema lo deve risolvere il Governo. La Protezione Civile ci ha salutati venti giorni fa (quando Guido Bertolaso si è dimesso da commissario straordinario per la ricostruzione) senza trovare una soluzione al problema. Ma io dico che spetta a loro trovare una via d'uscita, liberarci dalle macerie". La gente urla. "Sindaco - inveisce un ragazzo tra la folla - non ti sei fatto valere in questi mesi... Non ci hai difesi. Pensi solo alle telecamere... Non parlare alla Rai, parla con noi, con i tuoi cittadini". E tra la folla sbuca Maria Luisa Busi, giornalista del Tg1 che prova a fare una domanda al sindaco, ma viene accerchiata anche lei. "C'è il Tg1... Vergogna! Minzolini è al servizio di Berlusconi! Vergogna! - urla un ragazzo - sono dieci mesi che raccontate che all'Aquila va tutto bene. Grazie a voi gli italiani sono convinti che qui hanno ricostruito le case. Sono mesi che lo dite...". La Busi prova a replicare. "Non io...". "Mesi" insiste il giovane. E lei: "Non io...". E poi aggiunge: "e poi che ci posso fare...". Poco dopo, la protesta è proseguita con l'appendere simbolicamente delle chiavi sulle transenne del corso e dire così "riprendiamoci la città". Stavolta, poi, non si sono accontentati di varcare le barricate per raggiungere piazza Palazzo, la piazza del Comune, ma hanno proseguito oltre raggiungendo via Sallustio, una delle arterie principali e di lì raggiungere tutti quei vicoli e vicoletti per 10 mesi interdetti ai cittadini dopo il terremoto del 6 aprile. © Riproduzione riservata (21 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Cronaca
In elicottero, accompagnato dal presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo. Sopralluoghi a San Fratello e a Tortorici Bertolaso nelle zone delle frane "Cercano di distruggere mia credibilità" Il capo della Protezione civile: "Per questo disastro occorrono molti fondi Importante investire nella prevenzione e nella gestione delle emergenze" Bertolaso nelle zone delle frane "Cercano di distruggere mia credibilità" MESSINA - Visita nelle zone del Messinese colpite dalle frane - che hanno provocato l'evacuazione di oltre 1.500 persone - del capo della Protezione civile Guido Bertolaso, accompagnato dal presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo. In programma, nel corso della mattinata un giro in elicottero nell'area di San Fratello e Tortorici. Con loro anche il direttore della Protezione civile regionale, Pietro Lo Monaco. Dopo la ricognizione dall'alto, un incontro con gli abitanti e gli amministratori locali. Lombardo, Bertolaso e Lo Monaco faranno poi un sopralluogo a Giampilieri, investita dalla frana dell'ottobre 2009 e nel pomeriggio parteciperanno ad un vertice alla Prefettura di Messina. Le promesse del sottosegretario. "Non vi posso garantire che resterete nelle vostre case, ma vi posso garantire che resterete a San Fratello". Lo ha detto il capo della Protezione civile parlando ai cittadini di San Fratello (Messina) riuniti nell'aula del municipio, dopo il sopralluogo nella zona. Il suo intervento è stato interrotto più volte dai lunghi applausi dei cittadini. "Rispetto a quello che sarebbe avvenuto fino a poco tempo fa - ha detto Bertolaso - questa volta l'organizzazione ha funzionato, fin dal primo minuto. Non siete mai stati lasciati soli. Abbiamo garantito una risposta agli abitanti, purtroppo abbiamo dovuto evacuare moltissime persone, ma stavolta non si è perso un solo minuto". Insomma: "Lo Stato c'è - ha detto il sottosegretario Bertolaso - è arrivato immediatamente e non se ne andrà fino a che non avrà dato tutte le risposte alla gente. Lo dico da sempre, bisogna investire per evitare le emergenze", ha aggiunto. Bertolaso ha anche fatto un sopralluogo nella scuola che dovrà essere abbattuta e nella chiesa San Nicolò.
"Ci vogliono soldi, poche chiacchiere". "Servono molti fondi per il ripristino di queste zone colpite dalle frane, come diciamo a Roma troviamo i soldi e poche chiacchIere", ha detto il capo della Protezione Civile. Che ha aggiunto: "Gli incendi in estate e le frane in inverno sono facce della stessa medaglia, dimostrano che al di là degli eventi naturali c'è anche la mano dell'uomo". Il sottosegretario visiterà contrada Potame, dove una vasta frana si è abbattuta su alcune abitazioni. Visita anche nel Catanzarese. Altro sopralluogo, sempre questa mattina, c'è stato nella zona di Ianò di Catanzaro, colpita da una frana che ha portato in questi giorni all'evacuazione di decine di famiglie. Dopo la riunione del centro coordinamento soccorsi, convocata d'urgenza ieri sera dal prefetto Giuseppina Di Rosa, un nuovo incontro è stato organizzato per la tarda mattinata di oggi, quando al tavolo siederà anche il rappresentante del Dipartimento nazionale della Protezione civile, Versace. Secondo quanto rilevato dai tecnici, la situazione che interessa l'area, che si trova sulla strada che collega l'abitato di Catanzaro con il piccolo centro di Magisano, è in continua evoluzione e desta preoccupazione. A rischio diverse famiglie, al punto che nel corso della notte si sono aggiunte nuove ordinanze di sgombero a quelle già notificate nei giorni scorsi. In totale, con cifre ancora non ufficiali, sarebbero interessate oltre duecento persone. Bertolaso nelle zone delle frane "Cercano di distruggere mia credibilità"
E domani nel Cosentino. E' atteso l'arrivo in Calabria del capo della Protezione civile, Bertolaso. Che alle 16,30 sarà all'aeroporto di Lamezia Terme, dove incontrerà i prefetti calabresi e il presidente della Giunta regionale. Al termine, il sottosegretario si sposterà a Cosenza, dove effettuerà un primo sopralluogo. Domani mattina, Bertolaso dovrebbe proseguire le verifiche nel territorio Cosentino, quindi, in tarda mattinata, si sposterà a Catanzaro. Infine, il sopralluogo nel Vibonese, a Maierato in particolare, dove è venuta giù gran parte della collina su cui si trova il centro abitato. "Tornerò...se ci sarò ancora". Il capo della Protezione Civile ha promesso di tornare entro la fine di marzo nel Messinese, per fare il punto sulla situazione, ma ha aggiunto, "se ci sarò ancora", visto che l'opposizione insiste sulle sue dimissioni, dopo lo scandalo degli appalti per il G8 della Maddalena. "La mia situazione personale è nota a tutti - ha detto Bertolaso - lavoro serenamente giorno per giorno per dare risposte e garantire interventi, poi è il Governo che dovrà decidere. Vogliono distruggere la mia credibilità". E ancora: " Non sono mai stato legato a nessuna poltrona, anche perchè sto seduto molto poco girando continuamente l'Italia. Se dovessero dire che il mio tempo è scaduto, me ne andrò". Ci vorrà almeno un mese per capire quanti sfollati del Comune di San Fratello potranno far ritorno in paese e quanti nelle case che hanno dovuto abbandonare dopo la frana che domenica scorsa ha colpito il Comune a 640 metri sui Monti Nebrodi. "I lavori di messa in sicurezza - ha assicurato Bertolaso - verranno avviati entro l'estate, ma sarà necessario demolire almeno un centinaio di abitazioni ed anche la vecchia chiesa di San Nicola". Lombardo: "Si è costruito in modo folle". Al termine della ricognizione in elicottero, il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo ha detto che sul lungomare tirrenico di Messina "si è costruito in maniera folle. Ci sono case a meno di 30 metri dalla riva, e sono bagnate dal mare". Il sopralluogo in volo c'è stato sui Nebrodi e nel Messinese. Parlando invece della situazione di San Fratello, il governatore ha detto di avere visto dall'elicottero "le grandi fratture aperte dalla frana e che la situazione progredisce lentamente". Lombardo ha poi compiuto, sempre assieme a Bertolaso e al sindaco di San Fratello, Salvatore Fidoti Pinto, un sopralluogo a piedi nelle zone di San Fratello interessate dallo smottamento. I tre hanno quindi partecipato ai lavori di una seduta straordinaria del Consiglio comunale del paese dei Nebrodi. "Berlusconi venga qui: siamo italiani anche noi". "Il presidente Silvio Berlusconi venga qui e ci aiuti, perchè non ci sono italiani di serie A e italiani di serie B: anche noi siamo italiani". Così Angela Carroccetto chiede "aiuto" e invita le istituzioni a "non abbandonare San Fratello" mentre davanti alla sua abitazione, che è nella zona interessata dalla frana, passano per un sopralluogo il capo della Protezione Civile e del presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo. "Non ci abbandonate..." dice in maniera sommessa un'altra signora davanti alla scuola elementare di San Fratello, che sarà abbattuta per i danni subiti. Una sua amica le dà manforte: "dottor Bertolaso, iniziate i lavori e poi noi sanfratellani li completeremo, perchè siamo gente abituata a lavorare". Un giovane affronta anche il tema del ponte sullo Stretto: "è sicuramente un'opera strategica per la Sicilia - ha affermato parlando con Bertolaso - ma non potrà unire un'isola che scompare. Occorrono subito interventi per fare fronte ai danni e soprattutto all'emergenza. Qui manca la cultura della prevenzione". "Con me su questo tema - ha replicato il capo della Protezione Civile - lei sfonda una porta aperta. Sono più di otto anni che parlo di questo ed è la mia lotta che continuerò". (21 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Cronaca
Dalle intercettazioni emerge che Balducci sapeva dell'inchiesta sui lavori per il G8 e ne informò Bertolaso La violazione del segreto istruttorio coincide con l'annuncio della nomina a ministro del capo della Protezione civile Appalti, incontri a Palazzo Chigi "Ci dobbiamo vedere" di CARLO BONINI Appalti, incontri a Palazzo Chigi "Ci dobbiamo vedere" Angelo Balducci Della tempesta in arrivo sui grandi appalti della Protezione civile, Palazzo Chigi sapeva. Guido Bertolaso sapeva. E ad informarli era stata una "cricca di banditi", "quella cricca", ormai con le ore contate. Nuovi atti istruttori della Procura di Firenze svelano oggi definitivamente le omissioni e le bugie di Guido Bertolaso. Danno un senso alle mosse del Presidente del Consiglio in questa vicenda. Le nuove carte (oltre cento pagine, raccolte in un'informativa del Ros dei carabinieri del 30 gennaio scorso e in una "integrazione della Procura della Repubblica di Firenze alla richiesta di custodia cautelare" datata 4 febbraio) sono state depositate nelle ultime 48 ore al Tribunale del Riesame di Firenze e raccontano una storia che arriva dritta al cuore di Palazzo Chigi. Documentano che, tra il 29 e il 30 gennaio scorsi, Angelo Balducci, presidente del consiglio nazionale dei lavori pubblici, fulcro e anima "tecnica" della "cricca dei banditi", informò Guido Bertolaso e almeno un'altra figura di spicco a Palazzo Chigi (Gianni Letta?) delle mosse e del merito dell'indagine condotta dalla magistratura toscana sugli appalti della Protezione civile. Dunque, delle misure di custodia cautelari imminenti (Aldo Balducci, Mauro Della Giovampaola, Fabio De Santis e Diego Anemone saranno arrestati il 10 febbraio), delle intercettazioni telefoniche in corso. Di più: i nuovi atti documentano la significativa coincidenza temporale tra il momento in cui il segreto istruttorio venne violato, grazie alla "disponibilità" del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, e l'annuncio di Silvio Berlusconi che Guido Bertolaso sarebbe stato presto nominato ministro della Repubblica. Ecco, dunque, attraverso i documenti, cosa è accaduto tra il 28 e il 30 gennaio scorsi. 28 GENNAIO - UN TITOLO SU "LA REPUBBLICA" LA PROCURA DI ROMA CHIAMA FIRENZE LA CRICCA SI METTE AL LAVORO 28 Gennaio. Giovedì. "la Repubblica" titola in prima sull'inchiesta dei nostri Paolo Berizzi e Fabio Tonacci: "Dal G8 all'abbandono. Il flop della Maddalena ci è costato 300 milioni. Dopo gli investimenti faraonici, zero posti di lavoro". Le due pagine rianimano un fantasma che la "cricca" dà per dissolto. Ma la novità è che mettono in moto il Procuratore della Repubblica di Roma, Giovanni Ferrara i cui uffici, da tempo, indagano su quegli appalti, con un fascicolo delegato al Procuratore aggiunto Achille Toro, responsabile del pool contro i reati della pubblica amministrazione. Scrivono i pubblici ministeri di Firenze: "A seguito di notizia giornalistica, il Procuratore di Roma chiedeva un primo contatto informativo per via telefonica con il Procuratore della Repubblica di Firenze (Giuseppe Quattrocchi ndr.) in ordine alla effettiva esistenza di un procedimento penale pendente presso la Procura di Firenze, che coinvolgesse le vicende degli appalti del G8. Il Procuratore di Firenze confermava, in tale primo contatto telefonico, la effettiva esistenza di un procedimento e la disponibilità ad attivare indagini collegate". Nella giornata del 28, dunque, il Procuratore di Roma Ferrara sa per certo che esiste un'indagine a Firenze sugli appalti del G8 e la Protezione civile. Non sappiamo a che ora questa telefonata sia avvenuta. Né, dalle carte, è dato sapere quanto sia scesa nel dettaglio. È verosimile ritenere, tuttavia, che di quel colloquio Ferrara informi, se non altro per competenza, il suo aggiunto Achille Toro. Un fatto è certo. Quello stesso giorno, in un orario significativo, le 18.42, Camillo Toro, figlio del Procuratore aggiunto, contatta l'avvocato Egidio Azzopardi, l'uomo che la "cricca", almeno dal settembre del 2009, ha incaricato di "monitorare" cosa bolle nelle inchieste di Roma e Firenze sulla Protezione Civile. Un professionista che ha un rapporto di amicizia con il magistrato romano (le mogli si frequentano, l'avvocato invia al magistrato regali di Natale e annuncia visite a sorpresa bene accette). E a cui il magistrato deve molto (Azzopardi ha fatto ottenere al figlio di Toro, Camillo, un posto al ministero delle Infrastrutture). Azzopardi e Camillo Toro, dunque, la sera del 28 si vedono. Non una, ma due volte. 29 GENNAIO MATTINA - "ANGELO, TI DEVO VEDERE SUBITO" "NON OGGI. DOMANI. OGGI A PALAZZO CHIGI ABBIAMO FATTO IL PUNTO PRESUMO SULLA STESSA COSA" Ora, quali informazioni ha consegnato il figlio di Toro ad Azzopardi la sera del 28 gennaio? Si direbbero cruciali. E non si deve essere molto lontani dal vero nel ritenere che si tratti delle notizie coperte da segreto che si sono scambiati i procuratori di Firenze e Roma. Perché il 29 gennaio, alle 8.50 del mattino, l'avvocato, senza successo, cerca Angelo Balducci. Vuole incontrarlo immediatamente. A casa sua. Con cautele straordinarie. "Senza telefono e senza autista", fa sapere. L'ingegnere, che è diretto a Pesaro, viene informato da Roberto Di Mario, uno dei suoi segretari: "Angelo, è venuto qui quell'avvocato che viene da noi... E mi ha detto che alle 10 dovresti stare a casa sua... senza autista e senza anche questo strumento che stiamo adoperando... senza niente... lui sta qui... dall'altra persona e mi ha detto di fargli sapere". Balducci chiede di spostare l'appuntamento al giorno dopo. E nel farlo, di aggiornare però l'avvocato Azzopardi su una circostanza significativa. "Digli che sono fuori.... che però stamattina...(inc) Palazzo Chigi... abbiamo fatto il punto... presumo sulla stessa cosa e quindi... capito?". Balducci, dunque, informa Azzopardi che a Palazzo Chigi, quella stessa mattina - e, va detto, assai presto visto che la telefonata con il suo segretario è delle 8.58 - c'è stato "un punto" sulla "stessa cosa" di cui l'avvocato si sta occupando: le inchieste di Roma e Firenze. E al "punto", visto l'uso del plurale ("abbiamo fatto"), devono aver partecipato almeno in due. Balducci e chi altro? Le carte nulla dicono. Anche se - lo vedremo - quel che accade nelle ore successive offrirà qualche indicazione. 29 GENNAIO MATTINA - LA PROCURA DI FIRENZE INFORMA LA PROCURA DI ROMA "ABBIAMO CHIESTO QUATTRO ARRESTI" È sempre la mattina del 29. Venerdì. E conviene ora spostarsi da piazza Montecitorio (Palazzo Chigi) a piazzale Clodio (Uffici della Procura della Repubblica). Mentre Balducci aggiorna l'avvocato Azzopardi sul "punto" a Palazzo Chigi e fissa un appuntamento per l'indomani (sabato 30 gennaio), il Procuratore della repubblica Ferrara alza nuovamente il telefono per parlare con il Procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi. Scrivono i pubblici ministeri di Firenze: "Nella mattina del 29 gennaio, avveniva un nuovo contatto telefonico tra i vertici degli uffici delle due Procure che accompagnava la formale richiesta di coordinamento delle indagini della Procura di Roma. In tale contatto, preliminare alla attivazione di un incontro di coordinamento, poi effettivamente avvenuto l'1 febbraio, il Procuratore della Repubblica di Firenze comunicava la pendenza di una richiesta di misura cautelare e l'esistenza di indagini per reati contro la pubblica amministrazione e reati economici, come si desume dalla nota scritta a firma del Procuratore della Repubblica di Firenze inoltrata per attivare il coordinamento richiesto". Rispetto a ventiquattro ore prima, dunque, il Procuratore Ferrara e, altrettanto verosimilmente, il suo aggiunto Achille Toro sanno qualcosa di più importante e delicato. Che l'indagine di Firenze è a uno snodo cruciale, perché sono quattro gli arresti che quell'ufficio ha chiesto. E il passaggio è così importante e così delicato che i magistrati delle due Procure concordano di incontrarsi nel primo giorno lavorativo utile: il lunedì della settimana entrante. L'1 febbraio. 29 GENNAIO POMERIGGIO "DOVE SEI? FUORI? CI DOBBIAMO VEDERE CAZZAROLA SI'. ANCHE DOMANI CHE È SABATO" Come è accaduto ventiquattro ore prima, il figlio di Toro, Camillo, si attacca al telefono per comunicare verosimilmente all'avvocato Azzopardi le novità che il padre magistrato ha raccolto la mattina in Procura. Il professionista non è in città. Ma non c'è un minuto da perdere. C: "Vai a cena stasera?" A: "No sono fuori rientro domani mattina" C: "Domani che è... sabato?" A: "... pure di sabato dobbiamo" C: "... pure di sabato dobbiamo... sì cazzarola... va bè che insomma... che mi sei amico... che futuro padrino... ma insomma che cazzarola". A: "Allora mi regolo di conseguenza". I due prendono appuntamento per la prima mattina del 30 gennaio. 29 GENNAIO POMERIGGIO BERLUSCONI ANNUNCIA: "BERTOLASO SARA' MINISTRO" LA CRICCA: "COME DICEVA IL GOBBO? A PENSAR MALE..." Il pomeriggio del 29, Berlusconi è a Coppito (l'Aquila) per la cerimonia che segna il passaggio di consegne agli amministratori locali dei poteri per la ricostruzione. Lo ascoltano il presidente della Regione Gianni Chiodi, quello della Provincia Stefania Pezzopane, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente. E, naturalmente, seduto in prima fila, nel suo golfino blu, Guido Bertolaso. Silvio Berlusconi (ne dà conto l'inviato dell'Ansa) dice: "Credo che tutti possano immaginare che dopo l'exploit straordinario che Guido ha fatto in questi dieci mesi in Abruzzo, il minimo che possiamo dargli come riconoscimento e merito è la nomina a ministro da parte del presidente del Consiglio". Bertolaso si mette le mani tra i capelli e scoppia in lacrime. Per il capo della Protezione civile - che ora sappiamo essere informato di quanto sta per accadere a Firenze (e non, come ha sostenuto in questi giorni, "tenuto incredibilmente allo scuro di quanto gli si muoveva intorno", "Ballarò" - Rai 18 febbraio) - quell'annuncio pubblico ha un significato chiaro. Almeno per lui, ci sarà un salvagente immunitario. Una fune che lo sottrarrà in tempo utile al drammatico naufragio della "cricca". E lo capisce anche la "cricca". Nel pomeriggio, l'avvocato Azzopardi (A) lo dice infatti a Massimo Sessa (S), dirigente del ministero delle Infrastrutture e braccio destro di Angelo Balducci. Così. A:... dimmi caro S:... senti... fai una dichiarazione contro gli americani (il riferimento è alle dichiarazioni di Bertolaso sull'inefficienza della macchina degli aiuti Usa ad Haiti ndr)... può essere che hai un futuro (ride) A:...(ride). .. tu sei un ragazzo perspicace ed intelligente invece. .. credo che tu abbia fatto le mie stesse riflessioni S:... ehh!!. . bo'. .. mi sembra. .. solo lui o ha fatto anche sottosegretari? A:... adesso stava a Coppito e ha detto in diretta... "Ringraziamo paraparàparà... e che io lo faccio Ministro... quindi lo ha annunciato adesso. .. tanto è vero che. .. non so se è stata una boutade eccetera eccetera. .. lui si è coperto il viso... Bertolaso. . come se si mettesse a piangere... si commuovesse... S:... a piangere? Perché si è commosso? A:... si è commosso. . però non si. .. se rideva o se piangeva S:...(ride) A:... hai capito?. .. io che però. .. come diceva il gobbo. .. "a pensare male non si fa peccato". .. allora ho fatto un retropensiero. .. S:... va be'.. stiamo a vede'. 29 GENNAIO SERA BALDUCCI: "ANTICIPIAMO L'APPUNTAMENTO PERCHE' DEVO VEDERE BERTOLASO E L'ALTRO A PALAZZO CHIGI" Quando ormai è la sera del 29 gennaio, anche Balducci (B) si fa vivo. Lo ha chiamato al telefono Bertolaso e lui chiede a Roberto Di Mario (M), il suo segretario, di rintracciare l'avvocato Azzopardi (A). Ha urgenza di fissare l'appuntamento previsto per l'indomani "senza autista e senza telefono" a un'ora utile. Prima delle 11, perché dopo ha appuntamento con Bertolaso a Palazzo Chigi. B:... potresti chiamare quel signore. .. (Azzopardi ndr) M:. .. sì. .. quello di domani? B:. .. siccome mi ha chiamato (Bertolaso ndr) io poi c'ho 'sta cosa a palazzo Chigi. .. con lui (Bertolaso ndr) e quell'altro. .. se poteva anticiparmi un po' l'appuntamento. M:. .. okay. .. a che ora potrebbe andare bene Angelo? B:... un'oretta prima sarebbe l'ideale... se è possibile. . devo dare poi una risposta nell'altra direzione (Palazzo Chigi ndr) M:. .. perfetto ed io lo chiamo subito e ti faccio sapere. . ciao. Balducci chiude con il suo segretario e manda un sms a Bertolaso, complimentandosi per la futura nomina a ministro e manifestando un'amicizia che il capo della Protezione civile, a inchiesta deflagrata, disconoscerà pubblicamente ("Balducci? È un signore che ho conosciuto nelle sue vesti di tecnico"). "Sono commosso ed emozionato come un fratello vero può essere. Ti voglio bene davvero. Pensa a Papà cosa direbbe. Tuo angelo". Intanto, il segretario di Balducci chiama Azzopardi. M:... buonasera.... mi scusi... Angelo chiedeva se era possibile anticipare l'appuntamento perché dice poi dovrebbe vedere Bertolaso a palazzo Chigi A:... alle 11? M:... sì. .. lui mi ha detto alle 10 e mezzo...11 per cui A:... sì perché io devo vedere prima quell'altro... proprio alle 10 e mezzo. . e quindi volevo essere fresco. .. ha capito? M:... come no?!. . va bene A:... quindi gli dica. .. M:... alle 11 sempre lì. .. dove c'eravamo detti A:... sì sì M:... "55" (il civico della via dei Parioli dove abita Azzopardi ed è fissato l'appuntamento). Il quadro è chiaro quanto la frenesia che lo anima. Balducci, il giorno dopo, sabato 30 gennaio, deve vedere Bertolaso e "l'altro" (l'altro chi? Gianni Letta?) a Palazzo Chigi. E poiché a quell'incontro serve andare con l'ultimo aggiornamento di quanto si muove nell'inchiesta di Firenze (a Palazzo Chigi se ne è discusso una prima volta, lo abbiamo visto, proprio quella stessa mattina del 29), Azzopardi promette di presentarsi "fresco" delle ultime novità che, l'indomani, verso le 9 del mattino, conta di raccogliere da Camillo Toro, il figlio del magistrato. 30 GENNAIO MATTINA INCONTRO IN CASA DELL'AVVOCATO LA MOGLIE DI BALDUCCI AL TELEFONO: "ANGELO CHE HAI? TI SENTO MORTO". Alle 11 del mattino, nel quartiere Parioli, nel salone dell'abitazione dell'avvocato Azzopardi, siedono Angelo Balducci e il dirigente del ministero delle infrastrutture Massimo Sessa. I cellulari vengono spenti. Azzopardi ha incontrato due ore prima il figlio di Toro. Le notizie, per la "cricca", sono terribili. Sono quelle che l'Italia comincerà a leggere undici giorni dopo, dal 10 febbraio in avanti. Non è dato sapere, dove e come, quel mattino, Balducci consegni le brutte nuove a Palazzo Chigi. "A Bertolaso" e "all'altro". Si sa al contrario cosa dice Rosanna Thau, moglie di Balducci, parlando con il marito pochi istanti dopo che ha lasciato la casa di Azzopardi: "... Angelo... ti sento morto... tante volte quando sei al telefono esulti... non ti sento niente... pensavo di parlare a nessuno". © Riproduzione riservata (21 febbraio 2010)
Accuse al finiano Bocchino. Frattini è il fondatore della "squadra di pronto intervento" Task Force Italia Valducci ha dato vita a una struttura parallela di 500 club della libertà sparsi nel paese Lotta tra cordate all'ombra di Silvio "Di questo passo perdiamo le elezioni" di FRANCESCO BEI Lotta tra cordate all'ombra di Silvio "Di questo passo perdiamo le elezioni" ROMA - Dentro il Pdl è una guerra di tutti contro tutti. Il primo a saperlo è Silvio Berlusconi, che osserva con insofferenza crescente la maionese impazzita di via dell'Umiltà. "Adesso" si è sfogato due sere fa "la devono finire con queste camarille, perché di questo passo andiamo a perdere le elezioni". Il problema allora non è la posizione di Denis Verdini, perché - come fa notare un berlusconiano lealista - "non si cambiano i generali mentre la battaglia è in corso". Ci sarà tempo, dopo il voto, per ripensare al destino del coordinatore finito al centro delle intercettazioni. E magari sostituirlo con Claudio Scajola. Al di là del comunicato di ieri, che qualcosa si sia rotto tra Berlusconi e il suo braccio destro nel partito lo sostengono in tanti. E si fa notare come il premier stavolta abbia evitato accuratamente di attaccare i magistrati per difenderlo. Come pure abbia tardato qualche giorno per mettere nero su bianco la sua solidarietà all'uomo di Fivizzano, una non casuale asimmetria rispetto al calore manifestato subito per Letta e Bertolaso. Ma al momento, a poche settimane dal voto, l'unica scelta possibile è quella di blindare Verdini e mandare un segnale ai tanti suoi avversari: "Basta con i giochi di potere interni". A chi si riferiva il premier con la sua denuncia? Il destinatario principale è il finiano Italo Bocchino, vicecapogruppo alla Camera. Gli uomini del Cavaliere sono convinti che sarebbe proprio Bocchino ad alimentare le voci di un possibile cambiamento al vertice di via dell'Umiltà. Come quella sul mite Sandro Bondi che finirebbe numero uno, con Bocchino come vice. Non è un caso quindi che Berlusconi, incontrando venerdì alla Camera alcuni deputati, abbia chiesto loro un parere sulla "fedeltà" del vice capogruppo.
Nonostante gli attacchi, nella mappa interna al partito di maggioranza Verdini appare ancora in posizione preminente. Con Sandro Bondi impegnato al governo, è l'uomo forte a cui Berlusconi ha affidato il compito di arginare gli ex An. Una posizione che viene contrastata con tutte le forze da altri forzisti della prima ora. Uno è sicuramente Mario Valducci, responsabile enti locali del Pdl, a cui Verdini ha sottratto ogni ruolo nel partito. Da mesi Valducci aspira a prendere il posto movimentista che fu di Michela Brambilla e ha dato vita - insieme a Giorgio Stracquadanio - a una struttura parallela che non risponde a via dell'Umiltà. Si tratta degli oltre 500 club della libertà, sparsi per tutta la penisola (e molti proprio in Toscana, la terra di Verdini), che si propongono come alternativa ai circoli Pdl. Vicino a Valducci, ma in maniera autonoma, si pone un altro big come il ministro Franco Frattini. I due condividono la medesima avversione a Verdini e per questo si sono tatticamente alleati. L'intesa è stata suggellata la scorsa settimana con la nascita di Task Force Italia, una struttura leggera che affiancherà i club di Valducci. Una "squadra di intervento" di berlusconiani della prima ora, pronti a stendere una rete di sicurezza intorno al premier se il Pdl dovesse saltare. Ne fanno parte Frattini, Stracquadanio, Deborah Bergamini, Micaela Biancofiore, Isabella Bertolini, la giovane Annagrazia Calabria, Paola Pelino. Ha spiegato la Biancofiore: Frattini e Valducci "rappresentano due posizioni che confluiscono, la politica ed il movimentismo". Le "camarille", come le chiama Berlusconi, hanno trovato l'occasione per scontrarsi nella composizione delle liste per le candidature. Una battaglia così feroce che due sere fa, quando si parlava della lista bloccata per la Toscana, Bondi è arrivato a minacciare le dimissioni da coordinatore. Vengono messe in discussione anche le scelte del Cavaliere, come quella di candidare l'ex Miss Veneto, Chiara Sgarbossa, o Francesca Pascale nel Lazio. Da ultimo persino l'igienista dentale del premier, Nicole Minetti (in realtà conosciuta da Berlusconi quand'era una showgirl), sarebbe stata sbianchettata dal listino lombardo. E se saltano persino le Silvio's angels è davvero una maionese impazzita.
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Il premier: "Tutti d'accordo: renderemo più completo il ddl sulle norme anticorruzione. L'ho voluto io" Nessun timore per le indagini sulle grandi opere. "Capita sempre che qualcuno faccia il proprio interesse" Berlusconi: "Piena fiducia e stima per Verdini Contro di lui manovre dall'interno del Pdl" Berlusconi: "Piena fiducia e stima per Verdini Contro di lui manovre dall'interno del Pdl" ROMA - Contro Verdini - dice Berlusconi - ci sono manovre e attacchi che provengono dall'interno del Pdl. "Ancora una volta - ha detto il presidente del Consiglio - leggo sui giornali ricostruzioni pittoresche, ai limiti della fantascienza, su mie presunte e mai pronunciate critiche nei confronti del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, e del coordinamento nazionale". Il presidente del Consiglio non se la prende solo con la stampa: "Pur avendo in passato criticato il malvezzo dei giornali di attribuirmi virgolettati e pensieri mai espressi, credo che la responsabilità non sia più solo della stampa, ma di chi la usa per giochi di potere personali, per cercare di indebolire chi, proprio come l'on. Verdini, si è speso e si spende giorno per giorno per costruire la struttura del Popolo della Libertà, lavoro difficile, difendendolo con determinazione dagli attacchi esterni e, magari, interni". Il presidente del Consiglio ha poi aggiunto: "Per cercare di colpire un galantuomo come Verdini, si rischia di incidere negativamente su un risultato elettorale che si annuncia in ogni caso come ampiamente positivo. Confermo quindi a Denis Verdini la mia amicizia e la mia piena fiducia". Il premier, lasciando palazzo Grazioli, è quindi tornato sul tema dello slittamento del ddl per inasprire le norme sulla corruzione. "Siamo stati tutti d'accordo sul fatto di farlo più articolato: la prossima settimana penso che sarà pronto. Sono stato io a volerlo, io a proporlo e io poi, a seguito della discussione approfondita che si è svolta in Cdm, a ritenere che poteva essere migliorato". Il presidente del Consiglio ha poi affermato di "non essere assolutamente preoccupato" per le inchieste sui grandi appalti che stanno coinvolgendo alcuni esponenti del Pdl e del governo. "Nessuna preoccupazione, ci sono casi singoli come ci sono nelle aziende, nei carabinieri, ovunque. Come ho detto l'altro giorno e ci sono state anche ironie a riguardo, è statisticamente provato che, su cento persone, qualcuno fa il proprio interesse in maniera non legittima. Capita sempre una cosa del genere".
Per quanto riguarda le notizie apparse sulla stampa di una sua presunta "insoddisfazione" verso l'organizzazione del Pdl, il premier ha negato di avere intenzione di effettuare cambiamenti ai vertici del partito. "Ho letto i giornali", ha detto. "Tutte le notizie che riguardano cambiamenti al vertice del partito sono assolutamente prive di fondamento. E' disinformazione pura", ha tagliato corto. Il premier, che anche stamattina indossava il piumino regalatogli da Vladimir Putin, ha detto che il Pdl "è un partito fatto di persone, pieno di ideali e passione". "Io non trovo assolutamente cose di cui preoccuparmi - ha aggiunto - o che vanno cambiate. Certo, si cerca sempre di migliorare e questa deve essere un'attenzione di ogni giorno. Ma non c'è assolutamente nulla che possa far pensare a qualcosa di traumatico perché non esiste nessuna necessità di farlo". Infine, una battuta sul ddl sulle intercettazioni. "Andiamo avanti - ha spiegato il premier - con il ddl già approvato da un ramo del Parlamento, l'altro ramo si accinge a discuterlo e approvarlo". (20 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Come funziona il sistema Verdini di EUGENIO SCALFARI Adesso il problema sembra essere quello della corruzione generale. Di tutta la nazione. Di tutto un popolo "che nome non ha". Di tutta una gente che spunta alla rinfusa "dagli atri muscosi, dai fori cadenti". Una sorta di scena da teatro senza attori, solo comparse degradate che si sospingono a vicenda, una cenciosa opera da tre soldi dove vengono scambiate miserabili mazzette, abbietti favori, borseggi agli angoli delle strade. Ci sarà pure un Mackie Messer armato di coltello ma non si vede, dà ordini sottovoce all'ombra di quella plebaglia corrotta e corruttibile. La Corte dei Conti ha quantificato il degrado collettivo: da un anno all'altro la corruzione è aumentata del 229 per cento. Anche due giudici della Corte sono tra gli indagati. Anche un giudice della Corte costituzionale è lambito dall'ondata di fango. Anche un magistrato della Procura di Roma. I giornali dibattono l'argomento. Analizzano il fenomeno. Si tratta d'una nuova Tangentopoli a diciotto anni di distanza dalla prima? Oppure d'una situazione con caratteristiche diverse? Allora, nel 1992, si rubava per procurare soldi ai partiti e alle correnti; adesso si ruba in proprio ed è un crimine di massa. Meglio o peggio di allora? Infine - ma questa è la vera domanda da porsi: la corruzione sale dal basso verso l'alto oppure scende dall'alto verso il basso? La classe dirigente è lo specchio d'una società civile priva di freni morali oppure il cattivo esempio degli "ottimati" incoraggia la massa a delinquere infrangendo principi e normative? * * * Berlusconi è preoccupato. Lo dice lui stesso in pubblico e in privato e molti suoi collaboratori trasmettono ai giornali il suo cattivo umore che del resto risulta evidente dalle immagini televisive e fotografiche. "Se potessi scioglierei il partito, ma non posso". Una frase così non l'avevamo mai sentita prima. E' indicativa del livello cui il fango è arrivato. Per quello che se ne sa, la sua preoccupazione proviene da sondaggi molto allarmati e soprattutto da previsioni pessimistiche sullo smottamento futuro del consenso. Emergono diverse faglie: quella dei moderati, quella dei cattolici, quella delle persone perbene senza aggettivi. Bertolaso è indagato, Verdini e Letta compaiono molte volte nelle intercettazioni giudiziarie. Due differenti pulsioni si alternano nell'animo del "capo dei capi": rintuzzare gli attacchi, mantenere le postazioni e anzi contrattaccare; oppure cambiare strategia, abbandonare le posizioni più esposte e i personaggi più discussi, dare qualche soddisfazione ad una pubblica opinione stupita, indignata e trascurata per quanto riguarda le ristrettezze economiche che mordono ormai la carne viva del Terzo e del Quarto stato. La scelta tra queste due opzioni non è stata ancora fatta. A giudicare dalle parole e dagli atti sembrerebbe che il "capo dei capi" persegua contemporaneamente ambedue queste strategie col rischio di far emergere un'incoerenza che segnala una crescente difficoltà. La legge in preparazione che dovrebbe inasprire le pene contro i reati di corruzione segna il passo. Il collega D'Avanzo ha spiegato ieri le ragioni del rinvio: il gruppo dirigente del partito non ci sta. Se alla fine la legge verrà fuori, sarà solo un placebo da avviare su un binario morto. Più efficace (se ci sarà) potrebbe essere il lavoro di pulizia delle liste elettorali; ma quel lavoro, per avere un senso, dovrebbe estendersi ai membri del governo e del Parlamento colpiti da sentenze o da condanne di primo grado con imputazioni di corruzione. Ma ne verrebbe fuori una decimazione: Dell'Utri, Ciarrapico, Cosentino, Fitto e almeno un'altra decina di nomi sonanti. Vi pare fattibile un'ipotesi del genere? Promossa da Berlusconi che dal canto suo ha schivato le condanne solo con derubricazione di reati e accorciamento dei tempi di prescrizione disposti dalle famose leggi "ad personam"? * * * Il caso Bertolaso-Protezione civile fa storia a sé. Il punto nodale della questione sta nella distinzione tra eventi causati da catastrofi naturali per i quali la necessità e l'urgenza autorizzano a derogare dalle norme vigenti; e gli eventi non connessi a tali catastrofi, per i quali le deroghe non sono né urgenti né necessarie. Qualche eccezione in questo secondo campo d'azione può essere ipotizzata ma deve essere dettagliatamente motivata e debitamente circoscritta. Così non è stato. La cosiddetta politica del fare è diventata una modalità permanente, la mancanza di controlli ha alimentato l'arbitrio, e l'arbitrio è diventato sistema. L'inchiesta giudiziaria in corso riguarda situazioni molteplici: appalti in Toscana, appalti alla Maddalena, appalti a Roma, appalti a L'Aquila, in Campania, a Varese, a Torino, a Venezia, seguirne il filo è stato scrupolosamente fatto dai giornali e lo do quindi per noto. Aggiungo qualche aggiornata osservazione. 1. Il giro degli appaltanti, degli attuatori e degli appaltatori è relativamente limitato. Le Procure (Firenze, Roma, Perugia, L'Aquila) li hanno definiti una "cricca". La parola mi sembra quanto mai adatta. 2. Gianni Letta (e Bertolaso) avevano escluso che imprenditori della cricca suddetta avessero mai lavorato all'Aquila, ma hanno poi dovuto ammettere di essersi sbagliati. Almeno due di essi (Fusi e Piscicelli) hanno avuto incarichi anche in Abruzzo. Agli altri e al gruppo Anemone in particolare, è stata data in pasto La Maddalena e molti altri luoghi, a cominciare da Roma. 3. La scelta iniziale di collocare il G8 nell'isola sarda fu un errore madornale. La pazza idea di ospitare i Grandi sulle navi creando una sorta di isola galleggiante fu rifiutata dalle delegazioni principali. Sopravvennero altre questioni di sicurezza di impossibile soluzione. Se non ci fosse stato il terremoto dell'Aquila, La Maddalena sarebbe stata comunque scartata ma questa impossibilità tecnica è venuta fuori quando il grosso dei lavori era già stato appaltato e portato avanti. La Protezione civile non si era accorta di nulla o, se se n'era accorta, non l'aveva detto a nessuno. 4. Il terremoto offrì una via d'uscita dall'"impasse" della Maddalena, ma a caro prezzo: furono costruiti dunque due G8, uno dei quali procedette di pari passo e negli stessi luoghi distrutti dal sisma. Da questo punto di vista la Protezione civile dette prova di grande efficienza. Il prezzo fu l'abbandono della Maddalena nelle mani di Balducci e della cricca e una soluzione edilizia, ma non urbanistica, che ha soccorso molte migliaia di aquilani ma ha messo in un binario morto la ricostruzione della città. 5. La figura di Angelo Balducci scolpisce nel modo più eloquente il funzionamento della cricca e gli arbitri che ne derivano. Uno dei casi più macroscopici riguarda la famosa sede del Salaria Sport Village sulle rive del Tevere. Terreno demaniale, zona preclusa ad ogni tipo di costruzione, parere negativo della conferenza dei servizi, della Regione, della Provincia e del Comune di Roma; tutti superati da un'ordinanza di Balducci con trasferimento della concessione all'imprenditore Anemone. 6. L'altra figura omologa che si erge alla guida della cricca è quella di Denis Verdini, coordinatore del Pdl e come tale persona "all'orecchio" del Capo. Verdini non si lascia intervistare, non vuole sottoporsi a domande imbarazzanti. In compenso ha scritto un diario, una sorta di comparsa a difesa, e l'ha fatto leggere ad un giornalista del "Corriere della Sera". Il quale ha fatto scrupolosamente il suo mestiere riferendo il testo senza poter interporre domande. Ne è risultata un'autodifesa vera e propria. Questo testo merita d'esser letto con attenzione. Ne riporterò qui qualche brano che ne dà l'idea. * * * "Il mio amico Riccardo Fusi è persona di cui mi fido, un vero imprenditore con tremila lavoratori alle sue dipendenze. Sono indagato per aver sostenuto una nomina che poteva interessare. Questo ha indotto i magistrati a pensare che ci fosse sotto un reato, ma non è così, non ho mai preso una lira, ma non nasconderò mai che a Riccardo ho presentato il mondo, tutti quelli che mi chiedeva di conoscere. Dimettermi da coordinatore? Non mi passa neanche per l'anticamera del cervello. Certe cose sono roba da asilo infantile. Siamo un sistema di potere? Scoperta dell'acqua calda. Quando c'è discrezionalità si apre la porta ad un sistema. Il punto è se è legittimo o illegittimo". Questa frase è essenziale, fornisce la chiave autentica per decifrare ciò che sta accadendo. Verdini è uno dei pilastri del sistema. Evidentemente lo considera legittimo, più che legittimo per il bene del paese. Scrive in un'altra pagina del suo diario: "Io lavoro per Berlusconi che riesce a ottenere benessere e consenso da milioni di italiani". Lui non fa parte della cricca. Così dice, anche se gli amici per i quali si spende e ai quali procura appalti, nomine ministeriali, potere e danaro, sono i componenti della cricca. Ma lui no, lui non pensa di farne parte perché è collocato di varie spanne al di sopra. E non li favorisce per avere mazzette. Che volete che se ne faccia delle mazzette, lui che è agiato di famiglia? Lui gode di aver potere e di portare talenti e consensi al suo Capo. Talenti di malaffare? Può esser malaffare quello che porta consenso e voti a Berlusconi? Certo "quando c'è discrezionalità si apre la porta al sistema" e dunque portiamo la discrezionalità al massimo, sistemiamo gli amici nei posti che servono e chi non beve con noi peste lo colga. Non è questo il meccanismo? Non è questo che spiega la fronda di Fini e l'uscita di Casini dall'alleanza? Non è questo che divide Palazzo Chigi dal Quirinale? La magistratura da una concezione costituzionale che ricorda gli Stati assoluti? Non prendono una lira, può darsi, ma hanno fatto a pezzi la democrazia. Vi pare robetta da poco? * * * Bertolaso è un'altra cosa. Nel 2001, poco dopo esser stato insediato da Berlusconi alla guida della Protezione civile, scrive una lettera all'allora ministro dell'Interno, Scajola, e al sottosegretario alla Presidenza, Gianni Letta. Dice così: "Il nostro Dipartimento è diventato dispensatore (assai ricercato) di risorse finanziarie e deroghe normative senza avere la minima capacità di verificare l'utilizzazione delle prime e l'esercizio delle seconde e senza avere alcun filtro utile sulle richieste. L'accavallarsi di situazioni di emergenza ha generato un flusso inarrestabile di ordinanze che a loro volta hanno comportato provvedimenti di assunzione di personale e autorizzazioni di spesa di non agevole controllo". Era il 4 ottobre del 2001. Sono passati nove anni ma sembra di leggere oggi un discorso di Bersani o di Di Pietro. Che cosa è accaduto? Nonostante le apparenze Bertolaso è un uomo debole ma con una grande immagine di se stesso. Non ha il cinismo di Verdini e di Balducci, dei grandi corruttori. Adora i suoi volontari e ne è adorato. Pensate che qualcuno adori Verdini (tranne gli amici della cricca)? Qualcuno adori Balducci? Bertolaso è un mito tra i suoi, lavora con i suoi, si veste come i suoi. Vuole essere amato. In questo è l'anima gemella di Berlusconi: vogliono essere amati. Naturalmente senza condizioni. Le critiche li fanno impazzire di rabbia. Le regole sono un impaccio. "Posso star fermo in attesa che il Parlamento decida?" ha scritto Bertolaso pochi giorni fa rispondendo ad una mia domanda. Quindi avanti con i grandi eventi, Unità d'Italia, campionati di nuoto, campionati di ciclismo, celebrazioni di Santi e di Beati, restauro del Donatello eccetera. Insomma Bertolaso non ha addomesticato il potere come sperava nella sua lettera del 2001, ma è la brama di potere che si è impossessata di lui. Quando è franata un'intera montagna sul paese di Maierato in Calabria, Bertolaso era alla Camera e poi a Ballarò per difendersi dalle intercettazioni che lo riguardano. La mattina dopo è volato a Maierato in mezzo ai pompieri che spalavano il fango. Bravo. Meritorio. Lo dico senza alcuna ironia, ma mi pongo una domanda: tra i compiti affidati alla Protezione civile non c'è anche quello importantissimo di prevenire le catastrofi e sanare il disastro idrogeologico del territorio? Il grande meridionalista Giustino Fortunato cent'anni fa definì la Calabria "uno sfasciume pendulo sul mare". Allora non esisteva la Protezione civile, ma oggi c'è. Bertolaso sa benissimo che le montagne e le colline delle Serre nella Valle dell'Angitola sono uno sfasciume pendulo. Che cosa ha fatto per prevenire? Io so che cosa ha fatto: ha distribuito alle Regioni di tutta Italia la mappa idrogeologica del territorio segnalando i punti critici ed ha incoraggiato le Regioni a provvedere. Lui aveva altre cose di cui occuparsi. Le Regioni senza una lira non hanno fatto nulla. La supplenza toccava a lui che i soldi li ha e le forze a disposizione anche. Ma la prevenzione non è un grande evento, le televisioni non se ne occupano, nessuno ne sa nulla. Intanto lo sfasciume crolla sulle case abusive e sulle strade abusive. Così vanno le cose. * * * La corruzione è aumentata a ritmi pazzeschi. Non è Tangentopoli? Forse è peggio. Oggi si ruba in proprio ma quelli che rubano sono i protetti del potere e puntellano il potere. Quelli che rubano cadono in tentazione e qui mi sono tornate in mente le pagine dostoevskijane del "Grande Inquisitore", delle quali ho discusso a lungo un mese fa col cardinale Martini riferendone su queste pagine. Il Grande Inquisitore contesta a Gesù di avere promesso agli uomini il pane celeste mentre essi volevano il pane terreno. Gesù aveva dato agli uomini il libero arbitrio di cui essi avrebbero volentieri fatto a meno ed essi scelsero infatti di farne a meno pur di avere il pane terreno rinunciando ai miraggi del cielo. Gli uomini si allearono con lo spirito della terra, cioè con il demonio, ed anche i successori di Pietro si allearono con lo spirito della terra. Alla fine il mondo diventò pascolo del demonio e delle autorità che per brama di potere avevano sconfessato il messaggio di Gesù. Il Grande Inquisitore decide addirittura che Gesù sia bruciato e così si chiudono quelle terribili pagine. Non so se Verdini o Letta o Bertolaso o Balducci o quelli che ridevano nel letto mentre L'Aquila crollava, abbiano mai letto i "Fratelli Karamazov". E se, avendoli letti, abbiano sentito muoversi qualche cosa nell'anima, un monito, un rimorso. Se l'hanno sentito, questo sarebbe il momento di seguirne l'impulso. Ma da quello che vedo, temo che siano sordi a questi richiami. © Riproduzione riservata (21 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
MAPPE L'ideologia del fare di ILVO DIAMANTI È l'era del "fare". I fatti contrapposti alle parole. Quelli che "fanno" opposti a quelli che "dicono". E perdono tempo a discutere, controllare, verificare. È un argomento caro al premier. Ripreso, in questi giorni, con particolare insistenza per replicare alle polemiche. Polemiche sollevate dalle inchieste della magistratura sull'opera della Protezione civile, in Abruzzo dopo il terremoto e alla Maddalena, in vista del G8 (in seguito spostato a L'Aquila). E, ancor più, contro le critiche al progetto di trasformare la Protezione civile in Spa per meglio affrontare ogni emergenza. Allargando il campo dell'emergenza fino a comprendere ogni evento speciale e straordinario. Per visibilità e risorse investite. Oltre alle celebrazioni del 150enario dell'Unità d'Italia: i giochi del Mediterraneo e i Mondiali di nuoto; l'Anno giubilare paolino, l'esposizione delle spoglie di San Giuseppe da Cupertino, e i viaggi del Papa in provincia (perché non quelli del presidente della Repubblica e del premier?). Insomma, tutto quanto fa spettacolo e richiede grandi quantità di mezzi. Affidato alla logica della "corsia preferenziale", superando i vincoli imposti dalle regole, dalle procedure. Dagli organismi di controllo istituzionali. Per sottrarsi ai tempi e alle fatiche della democrazia. Che spesso delude i cittadini. E impedisce al governo di produrre risultati da esibire, come misura dell'efficacia della propria azione. La mitologia del "fare" è alla radice del successo politico di Silvio Berlusconi. Il sogno italiano. L'imprenditore che si è "fatto" da sé. Dal nulla ha costruito un impero. In diversi settori. Da quello immobiliare a quello editoriale. A quello mediatico. Anche nello sport, ovviamente. Ha sempre vinto. Dovunque. E ha imparato che, se vuoi "fare", le regole, le leggi e, peggio ancora, i controlli a volte sono un impedimento. I giudici e i magistrati, per questo, possono rappresentare un ostacolo. Perché non sono interessati ai risultati, ma alle procedure. Alla legittimità e non alla produttività. Anche se nell'era di Tangentopoli i giudici erano celebrati da tutti (o quasi). Tuttavia, allora apparivano non i garanti della giustizia, ma i "giustizieri" di una democrazia malata. Bloccata e soprattutto improduttiva. Ostile ai cittadini e agli imprenditori.
Sul mito del "fare" si basa l'affermazione del politico-imprenditore alla guida di un partito-impresa, che gestisce la politica come marketing e promette di governare il paese come un'azienda. Anzi: di guidare l'azienda-paese. In aperta polemica con il professionista politico e il partito di apparato. Si delinea, così, un modello neo-presidenziale di fatto. Realizzato su basi pragmatiche ed economiche. Quindi, molto più libero da regole e controlli rispetto ai sistemi presidenziali e semi-presidenziali effettivamente vigenti nelle democrazie occidentali. L'evoluzione della Protezione civile è coerente con questo modello. Ne è il prodotto di bandiera, ma anche il modello esemplare. In fondo, Bertolaso anticipa e mostra quel che Berlusconi vorrebbe diventare (e costruire). È il suo Avatar. Affronta emergenze "visibili" e produce per questo risultati "visibili". In tempi rapidi. Puntualmente riprodotti dai media. Napoli. Sepolta dall'immondizia. L'Aquila devastata. Poi, arriva Bertolaso. L'immondizia scompare. Le prime case vengono consegnate a tempo di record. Sotto i riflettori dei media. Che narrano il dolore, l'emozione. E i successi conseguiti dal premier-imprenditore attraverso il suo Avatar. Aggirando vincoli e procedure. Perché nelle calamità, come in guerra, vige lo Stato di emergenza, che non rispetta i tempi della democrazia e della politica. Da ciò la tentazione di estendere i confini dell'emergenza fino a comprendere i "grandi eventi". Cioè: tutto quel che mobilita grandi investimenti, grandi emozioni e grande attenzione. La Protezione civile diventa, così, modello e laboratorio per governare l'Italia come un'azienda. Dove il presidente-imprenditore può agire e decidere "in deroga" alle regole e alle norme. Perché lo richiede questo Stato (di emergenza diffusa e perenne). Dove il consenso popolare è misurato dai sondaggi. Dove, per (di) mostrare i "fatti", invece che al Parlamento ci si rivolge direttamente ai cittadini. O meglio, al "pubblico". Attraverso la tivù. Dove anche la corruzione diventa sopportabile. Meno "scandalosa", quando urge "fare" - e in fretta. Di fronte a questa prospettiva - o forse: deriva - ci limitiamo a due osservazioni La prima: la democrazia rappresentativa non si può separare dalle regole. Perché la democrazia, ha sottolineato Bobbio, è un "metodo per prendere decisioni collettive". Dove le procedure e le regole sono importanti quanto i risultati. Perché garantiscono dagli eccessi, dalle distorsioni, dalle degenerazioni. Come rammenta Montesquieu (nel 1748): "ogni uomo di potere è indotto ad abusarne. Per cui bisogna limitarne la virtù". Bilanciandone il potere con altri poteri. Perché, aggiunge un altro padre del pensiero liberale, Benjamin Constant (nel 1829): "ogni buona costituzione è un atto di sfiducia". Nella natura umana e del potere. La seconda osservazione riguarda il fondamento del "fare", cui si appella il premier. In effetti, coincide con il "dire". Meglio ancora: con l'apparire. Perché i "fatti" - a cui si appella Berlusconi - esistono in quanto "immagini". Proposte oppure nascoste dai media. Secondo necessità. Come i "dati" dell'economia e del lavoro. Come i disoccupati o i cassintegrati e i morti sul lavoro. Che appaiono e - preferibilmente - scompaiono sui media. A tele-comando. Perché il pessimismo e la sfiducia minano la fiducia dei consumatori e dei cittadini. Meglio: del cittadino-consumatore. O viceversa. È la retorica del "fare". Narrazione e al tempo stesso ideologia di successo. Per costruire e proteggere l'Italia spa. (21 febbraio 2010)
Accuse al finiano Bocchino. Frattini è il fondatore della "squadra di pronto intervento" Task Force Italia Valducci ha dato vita a una struttura parallela di 500 club della libertà sparsi nel paese Lotta tra cordate all'ombra di Silvio "Di questo passo perdiamo le elezioni" di FRANCESCO BEI Lotta tra cordate all'ombra di Silvio "Di questo passo perdiamo le elezioni" ROMA - Dentro il Pdl è una guerra di tutti contro tutti. Il primo a saperlo è Silvio Berlusconi, che osserva con insofferenza crescente la maionese impazzita di via dell'Umiltà. "Adesso" si è sfogato due sere fa "la devono finire con queste camarille, perché di questo passo andiamo a perdere le elezioni". Il problema allora non è la posizione di Denis Verdini, perché - come fa notare un berlusconiano lealista - "non si cambiano i generali mentre la battaglia è in corso". Ci sarà tempo, dopo il voto, per ripensare al destino del coordinatore finito al centro delle intercettazioni. E magari sostituirlo con Claudio Scajola. Al di là del comunicato di ieri, che qualcosa si sia rotto tra Berlusconi e il suo braccio destro nel partito lo sostengono in tanti. E si fa notare come il premier stavolta abbia evitato accuratamente di attaccare i magistrati per difenderlo. Come pure abbia tardato qualche giorno per mettere nero su bianco la sua solidarietà all'uomo di Fivizzano, una non casuale asimmetria rispetto al calore manifestato subito per Letta e Bertolaso. Ma al momento, a poche settimane dal voto, l'unica scelta possibile è quella di blindare Verdini e mandare un segnale ai tanti suoi avversari: "Basta con i giochi di potere interni". A chi si riferiva il premier con la sua denuncia? Il destinatario principale è il finiano Italo Bocchino, vicecapogruppo alla Camera. Gli uomini del Cavaliere sono convinti che sarebbe proprio Bocchino ad alimentare le voci di un possibile cambiamento al vertice di via dell'Umiltà. Come quella sul mite Sandro Bondi che finirebbe numero uno, con Bocchino come vice. Non è un caso quindi che Berlusconi, incontrando venerdì alla Camera alcuni deputati, abbia chiesto loro un parere sulla "fedeltà" del vice capogruppo.
Nonostante gli attacchi, nella mappa interna al partito di maggioranza Verdini appare ancora in posizione preminente. Con Sandro Bondi impegnato al governo, è l'uomo forte a cui Berlusconi ha affidato il compito di arginare gli ex An. Una posizione che viene contrastata con tutte le forze da altri forzisti della prima ora. Uno è sicuramente Mario Valducci, responsabile enti locali del Pdl, a cui Verdini ha sottratto ogni ruolo nel partito. Da mesi Valducci aspira a prendere il posto movimentista che fu di Michela Brambilla e ha dato vita - insieme a Giorgio Stracquadanio - a una struttura parallela che non risponde a via dell'Umiltà. Si tratta degli oltre 500 club della libertà, sparsi per tutta la penisola (e molti proprio in Toscana, la terra di Verdini), che si propongono come alternativa ai circoli Pdl. Vicino a Valducci, ma in maniera autonoma, si pone un altro big come il ministro Franco Frattini. I due condividono la medesima avversione a Verdini e per questo si sono tatticamente alleati. L'intesa è stata suggellata la scorsa settimana con la nascita di Task Force Italia, una struttura leggera che affiancherà i club di Valducci. Una "squadra di intervento" di berlusconiani della prima ora, pronti a stendere una rete di sicurezza intorno al premier se il Pdl dovesse saltare. Ne fanno parte Frattini, Stracquadanio, Deborah Bergamini, Micaela Biancofiore, Isabella Bertolini, la giovane Annagrazia Calabria, Paola Pelino. Ha spiegato la Biancofiore: Frattini e Valducci "rappresentano due posizioni che confluiscono, la politica ed il movimentismo". Le "camarille", come le chiama Berlusconi, hanno trovato l'occasione per scontrarsi nella composizione delle liste per le candidature. Una battaglia così feroce che due sere fa, quando si parlava della lista bloccata per la Toscana, Bondi è arrivato a minacciare le dimissioni da coordinatore. Vengono messe in discussione anche le scelte del Cavaliere, come quella di candidare l'ex Miss Veneto, Chiara Sgarbossa, o Francesca Pascale nel Lazio. Da ultimo persino l'igienista dentale del premier, Nicole Minetti (in realtà conosciuta da Berlusconi quand'era una showgirl), sarebbe stata sbianchettata dal listino lombardo. E se saltano persino le Silvio's angels è davvero una maionese impazzita.
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2010-02-19 Il provvedimento in origine avrebbe dovuto trasformare la Protezione civile in Spa Adesso tornerà al Senato per l'approvazione definitiva Dl emergenze, via libera della Camera ma prima il governo va sotto tre volte Napolitano plaude al "positivo confronto tra maggioranza e opposizione" Dl emergenze, via libera della Camera ma prima il governo va sotto tre volte ROMA - Via libera della Camera con 282 sì, 246 no e un astenuto al decreto legge sulle emergenze, che in origine avrebbe dovuto trasformare la Protezione civile in Spa; il provvedimento ora torna al Senato per l'approvazione definitiva. Nel corso della mattinata, però, per tre volte consecutive il governo è andato sotto: sono stati approvati due ordini del giorno del Pd e uno dell'Udc, sui quali il governo aveva espresso parere contrario. Tra le principali novità, proposte dal relatore Agostino Ghiglia (Pdl) in commissione con l'assenso del governo e confermate dall'Aula, c'è la soppressione della Spa, che doveva costituire una sorta di braccio operativo della Protezione civile. Il governo è stato indeciso fino all'ultimo se porre la fiducia per i tempi stretti (il decreto dev'essere convertito entro il 28 febbraio) e per evitare incidenti di percorso. Infine è intervenuto un accordo tra maggioranza e opposizione per sopprimere anche lo scudo giudiziario per la gestione commissariale dell'emergenza rifiuti in Campania che già in commissione era stato limitato alla giustizia amministrativa e civile, escludendo quella penale. Il pressing del presidente della Camera, Gianfranco Fini, per garantire tale intesa, ha convinto il governo a non ricorrere alla fiducia. Una decisione che è stata molto apprezzata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come si legge in una nota del Quirinale: "Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime vivo compiacimento per il positivo confronto tra maggioranza e opposizione conclusosi oggi alla Camera dei Deputati con la votazione finale sulla conversione in legge, con modifiche, del decreto sulla Protezione Civile".
Anche il partito Democratico considera "una vittoria" propria e di tutta l'opposizione, ma soprattutto del Parlamento, il passaggio alla Camera del decreto emergenze e protezione civile, ma le modifiche introdotte non bastano per dire sì al provvedimento, ha commentato il capogruppo Dario Franceschini, nella dichiarazione di voto sul Dl. "Voteremo contro", ha spiegato, perchè "avete rifiutato di distinguere per sempre catastrofi e grandi eventi". Di fronte al rischio corruzione, "non basta la denuncia a effetto" e prendere come slogan "la nuova legge anticorruzione. Servono regole giuste che garantiscono efficienza, trasparenza, pulizia" perchè il Paese per crescere "ha bisogno di efficienza, trasparenza e pulizia". (19 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Dopo l'annuncio di Berlusconi, il Cdm ha solo avviato le norme per inasprire le pene per i reati contro la P.A. Per ora solo un via libera di principio sulle misure illustrate dal Guardasigilli. La prossima settimana il ddl Governo, rinviato il ddl anticorruzione La Russa: "Manca la parte della prevenzione" Bersani: "Basterebbe che togliessero di mezzo il processo breve. Sarebbe un passo in avanti" Di Pietro: "Ennesima truffa elettorale. Se vogliono fare sul serio presentino un decreto legge" Governo, rinviato il ddl anticorruzione La Russa: "Manca la parte della prevenzione" Silvio Berlusconi ROMA - Ieri il premier Silvio Berlusconi aveva annunciato il giro di vite anti corruzione e oggi il Consiglio dei ministri ha avviato l'esame delle norme per inasprire le pene per il reato di corruzione. Ma c'è cautela. Il governo ha compiuto oggi solo una sorta di ricognizione, di esame preventivo del provvedimento. Il disegno di legge (questo lo strumento annunciato) sulla materia vedrà la luce la prossima settimana quando, come conferma il ministro della Semplificazione normativa Roberto Calderoli, si metteranno a punto, con un lavoro integrato fra vari ministeri (e la Conferenza Stato-Regioni), le misure di prevenzione. "Abbiamo discusso il provvedimento e approvato la parte che prevede l'inasprimento delle pene per i reati della Oubblica amministrazione". Ma il testo del ddl anti-corruzione, ha spiegato in Transatlantico il ministro della Difesa Ignazio La Russa, "non è stato licenziato perché manca una parte aggiuntiva, cioè quella relativa alla prevenzione poiché questa è solo sanzionatoria". Dunque, per ora, solo un via libera di principio sulle misure illustrate dal ministro della Giustizia Angelino Alfano. Il Consiglio dei ministri ha infatti deciso di suddividere in tre capitoli le misure: quelle relative all'inasprimento delle pene sui reati contro la Pubblica amministrazione resteranno di competenza del ministero della Giustizia; sulle misure di intervento sul testo unico degli enti locali (ineleggibilità e incompatibilità dei condannati) sarà il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli a mettere a punto norme 'ad hoc'; il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta dovrà infine studiare misure di efficienza che facciano da filtro al diffondersi della corruzione nella Pubblica Amministrazione.
Brunetta, nella conferenza stampa seguita alla riunione dell'esecutivo ha spiegato che sta lavorando per combattere la corruzione nella Pubblica Amministrazione "rendendola più trasparente ed efficiente per far sì che i fenomeni corruttivi si marginalizzino e diventino fisiologici". Quindi ha dato l'input affinché ogni dirigente della P.A. predisponga piani anti corruzione. In questo senso Brunetta ha rilevato che "se le procedure fossero tutte online i fenomeni corruttivi sarebbero molto più bassi: se ogni passo dell'assegnazione fosse pubblicato in rete, tutto sarebbe più trasparente e i fenomeni di corruzione e di devianza diminuirebbero verticalmente". Brunetta inoltre ha spiegato che "molti fenomeni corruttivi riguardano gli enti locali perchè dopo la riforma del Titolo V non hanno più controlli". Reazioni. "Berlusconi si risveglia tutto di un colpo", dice Pier Luigi Bersani che non nasconde i suoi dubbi. "Fino all'altroieri avevamo il processo breve, che è una sanatoria per tutti i colletti bianchi e che è ancora lì - ha osservato il segretario del Pd - A me, più che un nuovo provvedimento, basta che si dica 'togliamo di mezzo il processo breve'. Questo sì che sarebbe un passo in avanti". Pier Ferdinando Casini avanza molti dubbi: "Non vorrei che il grande piano contro la corruzione annunciato da Berlusconi faccia la fine del piano casa: non si è costruita una casa", ha detto il leader dell'Udc. " C'è troppa gente che ruba - ha aggiunto - va sgominata perché è la credibilità della politica e dei partiti ad essere messa in discussione". Duro anche il giudizio del presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: "E' solo fumo negli occhi, è l'ennesima truffa elettorale", ha detto l'ex pm. "Se la maggioranza vuol fare sul serio, invece di parlare di un disegno di legge che non sarà mai approvato in Parlamento perché non se ne discuterà mai, presenti un decreto legge", ha aggiunto. (19 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Dall'Abruzzo ai rifiuti in Campania i punti chiave del decreto emergenze ROMA - Addio Protezione civile spa, niente scudo per i commissari che si occupano dell'emergenza rifiuti in Campania e niente poteri di vigilanza da parte del dipartimento di Guido Bertolaso sulla Croce Rossa: il decreto legge emergenze esce dalla Camera alleggerito di alcune delle misure chiave e passa al Senato per il varo definitivo. Restano però le norme sull'Abruzzo e quelle per la chiusura della fase di gestione straordinaria dell'immondizia a Napoli. Ecco i punti principali. La trasformazione in spa. La Protezione civile non diventerà società per azioni: la norma, inserita nel testo originario è stata cancellata da un emendamento del governo. Lo scudo. Salta la misura che prevedeva, fino al 31 gennaio 2011, che non potessero essere intraprese azioni giudiziarie e arbitrali nei confronti delle strutture commissariali che si occupano dell'emergenza rifiuti in Campania e che quelle pendenti venissero sospese. La Croce Rossa. La Protezione civile non vigilerà sulla Cri, al contrario di quanto inizialmente previsto. I Beni culturali. Salta anche la norma che prevedeva l'inquadramento come dirigenti di prima fascia del ministero dei Beni culturali dei dipendenti che esercitavano già funzioni dirigenziali. La norma riguarda "una sola persona", ammette Guido Bertolaso. E cioè, secondo quanto riferito da fonte sindacale, l'attuale capo di gabinetto del ministro Sandro Bondi, Salvatore Nastasi. L'Abruzzo. Il presidente della Regione assume l'incarico di commissario delegato per la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma e può a sua volta nominare, come subcommissari, i sindaci e i presidenti delle province interessate.
Le tasse. Stop ai tributi per sei mesi in tutte le situazioni in cui si registrano calamità. La sospensione del pagamento delle tasse e dei contributi sarà "disciplinata - si precisa però - con decreto del ministro dell'Economia". La Campania. Il 31 dicembre 2009, dopo quindici anni, è cessata la dichiarazione di stato di emergenza rifiuti nella regione. Il decreto prevede il subentro delle autorità amministrative e territoriali nelle attività fino a oggi svolte dall'amministrazione straordinaria. Alle strutture esistenti verrà affiancata una Unità operativa e un'Unità stralcio con il compito di guidare il passaggio dall'emergenza alla gestione ordinaria. E' previsto l'impiego di 250 militari con l'obiettivo di salvaguardare le aree di interesse strategico. Il caso Acerra. Il termovalorizzatore costerà 355 milioni di euro, e si prevede il trasferimento della sua proprietà alla regione. In attesa del trasferimento il dipartimento della Protezione civile può prenderlo in affitto a un canone mensile di 2.500.000 euro, per un massimo di due anni. Le Province. Per assolvere ai primi adempimenti urgenti alle Province è assegnata, in via straordinaria, una somma pari a euro 1,5 per ogni abitante residente. Il personale. La Protezione civile potrà stabilizzare il personale con contratto di collaborazione, per una spesa complessiva di oltre 8 milioni di euro. (19 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Dall'Abruzzo ai rifiuti in Campania i punti chiave del decreto emergenze ROMA - Addio Protezione civile spa, niente scudo per i commissari che si occupano dell'emergenza rifiuti in Campania e niente poteri di vigilanza da parte del dipartimento di Guido Bertolaso sulla Croce Rossa: il decreto legge emergenze esce dalla Camera alleggerito di alcune delle misure chiave e passa al Senato per il varo definitivo. Restano però le norme sull'Abruzzo e quelle per la chiusura della fase di gestione straordinaria dell'immondizia a Napoli. Ecco i punti principali. La trasformazione in spa. La Protezione civile non diventerà società per azioni: la norma, inserita nel testo originario è stata cancellata da un emendamento del governo. Lo scudo. Salta la misura che prevedeva, fino al 31 gennaio 2011, che non potessero essere intraprese azioni giudiziarie e arbitrali nei confronti delle strutture commissariali che si occupano dell'emergenza rifiuti in Campania e che quelle pendenti venissero sospese. La Croce Rossa. La Protezione civile non vigilerà sulla Cri, al contrario di quanto inizialmente previsto. I Beni culturali. Salta anche la norma che prevedeva l'inquadramento come dirigenti di prima fascia del ministero dei Beni culturali dei dipendenti che esercitavano già funzioni dirigenziali. La norma riguarda "una sola persona", ammette Guido Bertolaso. E cioè, secondo quanto riferito da fonte sindacale, l'attuale capo di gabinetto del ministro Sandro Bondi, Salvatore Nastasi. L'Abruzzo. Il presidente della Regione assume l'incarico di commissario delegato per la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma e può a sua volta nominare, come subcommissari, i sindaci e i presidenti delle province interessate.
Le tasse. Stop ai tributi per sei mesi in tutte le situazioni in cui si registrano calamità. La sospensione del pagamento delle tasse e dei contributi sarà "disciplinata - si precisa però - con decreto del ministro dell'Economia". La Campania. Il 31 dicembre 2009, dopo quindici anni, è cessata la dichiarazione di stato di emergenza rifiuti nella regione. Il decreto prevede il subentro delle autorità amministrative e territoriali nelle attività fino a oggi svolte dall'amministrazione straordinaria. Alle strutture esistenti verrà affiancata una Unità operativa e un'Unità stralcio con il compito di guidare il passaggio dall'emergenza alla gestione ordinaria. E' previsto l'impiego di 250 militari con l'obiettivo di salvaguardare le aree di interesse strategico. Il caso Acerra. Il termovalorizzatore costerà 355 milioni di euro, e si prevede il trasferimento della sua proprietà alla regione. In attesa del trasferimento il dipartimento della Protezione civile può prenderlo in affitto a un canone mensile di 2.500.000 euro, per un massimo di due anni. Le Province. Per assolvere ai primi adempimenti urgenti alle Province è assegnata, in via straordinaria, una somma pari a euro 1,5 per ogni abitante residente. Il personale. La Protezione civile potrà stabilizzare il personale con contratto di collaborazione, per una spesa complessiva di oltre 8 milioni di euro. (19 febbraio 2010)
I VERBALI/ Telefonate e sms con l'imprenditore subito dopo il terremoto E Bertolaso chiamò Anemone "Se hai bisogno vieni qui all'Aquila" di CARLO BONINI E Bertolaso chiamò Anemone "Se hai bisogno vieni qui all'Aquila" Bertolaso con Anemone nell'agosto 2009 ROMA - Guido Bertolaso va ripetendo di "essere stato ingannato". Di non sentirsi responsabile di ciò che intorno a lui si muoveva, perché lo ignorava. Non poteva sapere - dice - che una "cricca di banditi" avesse occupato stabilmente il cuore dei Grandi Appalti della Protezione Civile. Eppure, le intercettazioni che, all'indomani del terremoto dell'Aquila, registrano le comunicazioni più significative del capo della Protezione Civile e di alcune figure chiave di quest'affare - i costruttori Diego Anemone e Francesco Piscicelli, l'ingegnere progettista Silvio Albanesi e il presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici Angelo Balducci - sembrano documentare esattamente il contrario. Vediamo. "SE HAI BISOGNO VIENI SU. PARLIAMO QUI, A L'AQUILA" "La mattina del 29 aprile (8.56) - annota un'informativa del Ros dei carabinieri datata 12 maggio 2009 - Diego Anemone (A), con un sms, sollecita un incontro a Bertolaso": "... Per favore, possiamo vederci? grazie". Anemone ha una qualche urgenza. E la ragione si comprende da ciò di cui il costruttore discute, immediatamente dopo, con Mauro Della Giovampaola (D): la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge che regola lo spostamento del G8 dalla Maddalena a L'Aquila, stabilendo, tra l'altro, che non debbano essere pagati maggiorazioni e straordinari nei cantieri sardi per i lavori effettuati all'indomani dell'1 marzo 2009. Anemone già lavora nei cantieri della Maddalena e vuole entrare in quelli della ricostruzione abruzzese. Non stupisce dunque che frigga. D:... siamo in attesa che esce questo Decreto Legge A:... ma quando esce?. . dovrebbe uscire oggi D:... stamattina.. . dovrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta stamattina A:... quindi come avevano previsto? D:... e quindi sì.. . penso come l'avevano previsto A:...(bestemmia) D:.. . retroattivo A:... retroattivo? D:... sì A:... quindi dall'1 marzo D:.. . penso di sì A:... ma possono fare una cosa così?. . . bo!.. . va bè Alle 9.03 di quella stessa mattina, con un tempismo singolare considerando la spaventosa agenda di quei giorni a l'Aquila, Bertolaso (B) ritiene che un sms non sia sufficiente a rispondere alla richiesta che soltanto 7 minuti prima gli ha inviato Anemone (A), ma che sia opportuno parlargli di persona. A:... pronto B:... buongiorno sono Guido A:... buongiorno come va? B:... eh.. . io sono qua. . . sempre in montagna A:... eh.. . mi immagino B:... quindi non so se... A:... complimenti per tutto B:... e per che cosa? A:... veramente B:... e quindi che ti posso dire?. . . io son qua.. . quindi se hai bisogno vieni su... parliamo qua... perché non.. . penso che sicuramente fino all'uno.. . al due (maggio ndr.) non riesco a muovermi... capito? A:... che faccio ti raggiungo lì.. . magari do un colpo di telefono prima quando vengo su. . . non so quando è più comodo.. . così se c'hai un attimo di tranquillità.. . B:... vediamo un po'.. . io c'ho.. . (parla con altre persone che gli sono accanto ndr)... c'ho una serie di accordi ed appuntamenti sia oggi che domani.. . però.. . se vieni domani. . . domani pomeriggio? A:... va bene. . . io do un colpo di telefono domani ad ora di pranzo e poi mi dici te B:... sì.. . verso le quattro.. . cinque potrei essere libero. . . fammi un colpo domani e vediamo... d'accordo? Anemone incontrerà Bertolaso. E ne uscirà confortato. Anche se, a tranquillizzarlo, alle 13.32, di quello stesso 29 aprile, prima ancora che raggiunga il giorno successivo l'Aquila, è un signore che si chiama Silvio Albanesi. "CI SONO TANTE COSE DA FARE. E PARLO DEL FUTURO. CAPITO?" Ai più, il nome dirà poco. Ma dire Silvio Albanesi (AL) significa dire Guido Bertolaso. E' un ingegnere di 63 anni, pesarese, docente di tecnica delle costruzioni all'università di Ancona. Un professionista che dalla pubblica amministrazione ha cominciato a ricevere commesse dal 1987 (alluvione della Valtellina) e che in quell'aprile di un anno fa, lavora, come progettista, nei cantieri della Maddalena, della scuola dei Marescialli e dell'auditorium di Firenze. Albanesi siede nel Consiglio superiore dei lavori pubblici ed è legato a filo doppio sia con chi lo presiede, Angelo Balducci ("Gli sono amico e lo sarò anche in futuro", ha detto in questi giorni al "Resto del Carlino"), che con Bertolaso. La sua collega di studio, Angela Manenti, è infatti amica della moglie del capo della Protezione civile e per questo, dopo il 6 aprile, è stata chiamata a lavorare a tempo pieno nella caserma di Coppito, dove Bertolaso ha messo il suo quartier generale. Il suo colloquio del 29 aprile con Anemone (A) è significativo. Quanto la certezza con cui, per due volte, formula una promessa. A:... ascolta Silvio.. . lì ho provveduto a telefonare e dopo fatto con te ci vado... ascolta noi ci vediamo.. quando arrivi... quando stai lì che entri dentro la Struttura AL:... va bene ci vediamo più tardi A:... mi dai uno squillo quando stai lì ti vengo incontro AL:... abbiamo 27 cose che potremmo ragionare insieme A:.. ce ne abbiano tante Silvio.. .. . . io sono veramente disperato AL:... no... no.. . invece non bisogna essere disperati A:... proprio mi viene da piangere.. . guarda AL:... no.. . non bisogna essere disperati A:... va beh.. . AL:... parlo del futuro.. . non parlo del passato.. . A:... eh? AL:... parlo del futuro.. . non parlo del passato A:... va bene.. . ti aspetto AL:... ci sono tante cose che si possono... hai capito? A:... ti aspetto.. . I due, quel giorno torneranno a sentirsi alle 18.33. Per commentare il decreto che sposta il G8 dalla Maddalena a l'Aquila. E in questa circostanza, che la promessa di Albanesi ad Anemone si riferisca agli appalti della ricostruzione è ancora più chiaro. AL:... ho trovato il decreto.. . adesso me lo devo leggere perché è lungo 39 pagine... però il decreto individua il commissario (il commissario straordinario per il G8 de l'Aquila ndr.) che è il capo.. .(Bertolaso ndr.) A:... chi è? AL:... è il capo della.. . attuale A:... sì AL:... eh.. . però ci sono 4 vice.. . di cui uno con funzione di vicario A:... eh.. . ma non sappiamo i nomi però AL:... fino adesso.. . chi ha fatto il vice con funzione di vicario... è il prefetto... gli altri 3 non ne ho la minima idea.. . e invece il.. . non si parla della parola "attuatore".. . non l'ho vista.. . però il soggetto che fa gli appalti A:... sì AL:... è quello di cui parlavamo prima A:... ok Insomma, Bertolaso commissario a l'Aquila è una garanzia. Per Anemone e, naturalmente per Balducci, che, con un sms al capo della Protezione civile, chiede subito udienza e saluta così il decreto di Palazzo Chigi: "Dove e quando vuoi. Mi fai sapere? Un abbraccio all'unico amico e fratello". "MI SERVE UNO CON LE PALLE PER LA STRUTTURINA" Intanto, una settimana dopo, l'8 maggio, una telefonata tra lo "sciacallo" Piscicelli (P) e il suo capocantiere, tale Illuminati (I) dimostra che non è una millanteria telefonica con il cognato la circostanza che chi ha riso del terremoto sia stato immediatamente chiamato a metterci le mani. I:... ingegnere ditemi P:.. . buongiorno... allora pensate fra sabato e domenica una persona di coordinare camion escavatori.. operai e probabilmente anche l'Edilcapacci per fare.. . come si chiamano.. le carpenterie a... probabilmente lunedì ho il via per partire per L'Aquila I:... ah! ho capito P:... ecco... però ci vuole una persona e non potete essere voi perché siamo impelagati là... allora pensate qualcuno con le palle.. . che si mette là e che per noi coordina escavatori.. . camion e probabilmente l'Edilcapacci che porta i materiali per puntellare.. . fare carpenteria a puntellamento.. . quelle cose lì.. . e poi mano mano vedremo.. . non lo so.. . comunque ci vuole uno con i coglioni.. . incominciate.. . non è facile I:... ma deve coordinare i movimenti terra? P:... deve coordinare non solo i movimenti terra.. deve coordinare tutta questa strutturina.. . di gestione polivalente che va dai movimenti terra che non sono movimenti terra. . . sono movimenti alle carpenterie.. ci vuole una persona nostra che sta lì e coordina tutto questo.. . tutto questo va tutto in economia. . . avete capito?. . .. non è che ci sono misure e niente.. . © Riproduzione riservata (19 febbraio 2010)
L'ANALISI Berlusconi-Letta-Bertolaso. Così "la politica del fare" ha umiliato la legge Dall'alto è stato offerto un salvacondotto a comportamenti storti I compari e la Triarchia il sistema dell'emergenza di GIUSEPPE D'AVANZO I compari e la Triarchia il sistema dell'emergenza Deflagra lo scandalo della Protezione civile e Silvio Berlusconi urla ai magistrati "Vergognatevi!" e, in fretta, corre a nascondersi per sette giorni tra le quinte. Si defila. Sta alla larga, muto come un pesce. Ben protetto, attende gli eventi e ora che il fondo "gelatinoso" - familistico, combriccolare, spregiudicato, avidissimo - è in piena luce, il premier avverte il pericolo, come un fiato caldo sul collo. Può scoppiargli tra le mani, quest'affare. Prova a uscire dall'angolo. Rinuncia a trasformare in un soggetto di diritto privato, in una società per azioni, le "funzioni strumentali" della Protezione civile. Abbandona la pretesa di garantire l'impunità amministrativa a chi la governa. Accantona l'idea di imporre al Parlamento un altro voto di fiducia. Si accorge che quei passi indietro non sono sufficienti. Non lo proteggono abbastanza da quel che si scorge nel pozzo nero dove si sono infilati molti dei suoi fedelissimi, addirittura il coordinatore amatissimo del suo partito. Si decide a una proposta che, fiorita sulla sua bocca, appare avventurosa: "Chi sbaglia e commette dei reati non può pretendere di restare in nessun movimento politico" (se non se stesso, quanti del suo inner circle dovrà escludere dal Palazzo?). Al di là del messaggio promozionale che, vedrete, durerà il tempo della campagna elettorale, il premier si sente interrogato e coinvolto dallo scandalo. Finalmente, perché il modello del trauma e del miracolo, dell'emergenza risolta con un prodigio - non è altro che questo la Protezione civile - è il fondamento della "politica del fare", la strategia che glorifica una leadership politica che ha in Gianni Letta la guida burocratico-amministrativa e in Guido Bertolaso il pilota tecnocratico. Il destino dell'uno è avvinto alla sorte dell'altro, degli altri, come in un indistricato nodo gordiano perché il sistema della Protezione civile è il prototipo del potere che Berlusconi pretende e costruisce. E' il dispositivo che anche pubblicamente Berlusconi invoca quando dice: "Per governare questo Paese ho bisogno dei poteri della Protezione civile".
La storia è nota, oramai. Il sovrano decide l'eccezione rimescolando l'emergenza con l'urgenza e infine l'urgenza con l'ordinarietà. Nel "vuoto di diritto", cade ogni regola. Si umilia la legge. Il governo può affermare l'assolutezza del suo comando. Lo affida alla potenza tecnologica della Protezione civile, libera di decidere - al di là di ogni uguaglianza di chances - progetti, contratti, direzione dei lavori, ordini, commesse, consulenze, assunzioni, forniture, controlli. La scena è ancora più vivace se si rileggono le parole del bardo televisivo del premier: "Piaccia o non piaccia, Berlusconi è l'uomo del fare. Sbuffa contro le lentezze di un sistema bicamerale perfetto e si rifugia nei decreti legge. Lamenta gli estenuanti dibattiti parlamentari e propone di far votare solo i capigruppo. Si sente imbrigliato nei vincoli costituzionali che il presidente della Repubblica (e ora anche quello della Camera) gli ricordano. Ma appena arriva un'emergenza rinasce. Perché rinasce? Perché emergenza chiama commissario e il commissario agisce per le vie brevi, saltando le procedure. Guido Bertolaso e Gianni Letta si ammazzano di lavoro, l'uno sul campo, l'altro nelle retrovie di Palazzo Chigi. Ma il commissario ideologico è il Cavaliere. ... Quando va a L'Aquila, Berlusconi si siede con gli uomini della Protezione civile e guarda carte, rilievi, progetti. Niente doppie letture parlamentari in commissione e in aula, niente conferenze di servizi, niente rallentamenti burocratici, niente fondi virtuali" (Bruno Vespa, Panorama, settembre 2009). * * * Adesso sappiamo che cosa si è mosso e ritualmente si muove dietro l'emergenza, sia essa il G8 alla Maddalena, i rifiuti di Napoli, il terremoto dell'Aquila o i festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Berlusconi, "commissario ideologico", laboriosamente chino su "carte, rilievi e progetti" è un'immagine che bisogna ricordare. Racconta una presenza e una responsabilità. Spiega meglio di tante parole perché - ora che quel potere assoluto si scopre corrotto - lo scandalo della Protezione civile è lo scandalo di una leadership politica, il dissesto della "politica del fare", lo smascheramento della materia di cui è fatta, di un metodo, degli uomini che lo interpretano. Nel cerchio infimo della responsabilità troviamo gaglioffi che ridono di tragedie e lutti che presto diventeranno - soltanto per loro - fortuna e ricchezza; funzionari dello Stato che barattano i loro obblighi per i favori di una prostituta; giudici costituzionali in società con imprenditori malfamati; segretari generali di Palazzo Chigi che esigono prebende e benevolenze perché sanno di poterle pretendere (è a Palazzo Chigi, nella stanza di Gianni Letta, che tutto si decide e quindi...); un corteo di mogli, cognati, figli, fratelli - rumoroso e vorace come una nube di cavallette - in cerca di collocazione, incarichi, provvigioni, affari, magari soltanto uno stipendiuccio da incassare senza troppa fatica. Qualche malaccorto minimizza: non è una notizia che politici e amministratori si interessano di appalti. L'argomento dovrebbe chiudere il discorso, lasciare cadere in un canto che quegli appalti interessavano soltanto alcuni, sempre gli stessi, e non il mercato, non i migliori, non la pubblica utilità; far dimenticare che dove non ci sono regole, dove non soffia l'aria fresca dell'attenzione e della critica pubblica è inevitabile che "cresca come un fungo una corruzione senza colpa". Una corruzione senza colpa è quel che si scorge a occhio nudo nello scandalo della "politica del fare", al di là di ogni indagine giudiziaria, come se le condotte di quegli uomini di Stato e civil servant e professionisti e imprenditori fossero necessitate, come se le loro azioni fossero, più che una libera decisione, "un adempiere, un 'riempirè tasselli già pronti". Costretti in un "sistema", come può esservi responsabilità e castigo? In qualche modo, è vero perché "di rado un individuo si rende colpevole da solo", ha scritto Joseph De Maistre. Le ragioni di quelle responsabilità devono essere rintracciate in un cerchio più alto, allora, nella triarchìa (Berlusconi, Letta, Bertolaso) che ha voluto e creato un metodo, ne ha amministrato le condizioni e i risultati, ha lasciato un salvacondotto a quei comportamenti storti. E' per questo che oggi Bertolaso e Letta devono mentire o dissimulare (non sapevamo, non siamo stati informati, siamo stati informati male) e Berlusconi deve lamentare che i suoi due collaboratori "sono stati ingannati". Bene. Ammettiamo che siano stati imbrogliati davvero e chiediamoci: Bertolaso e Letta hanno avuto la possibilità di non lasciarsi ingannare? Sono stati messi nella condizione di sapere e provvedere? Non dallo zibaldone delle intercettazioni, ma dalle stesse parole di Bertolaso si può trarre la conferma di una consapevolezza delle manovre smorte e della necessità di non punire per salvaguardare il "sistema". * * * Dice Bertolaso: "A un certo punto, ho scoperto che alla Maddalena dei lavori, che avevamo previsto costassero 300 milioni di euro, stavano per essere appaltati a 600. Incaricato della pratica era un certo De Santis. Io ho capito che qualcosa non tornava. Ho allontanato De Santis" (il Giornale, 14 febbraio). Dunque, salta fuori che l'ingegnere Fabio De Santis, "soggetto attuatore" dei progetti del G8 - Bertolaso finge di non sapere chi è, anche se lo ha scelto direttamente - potrebbe essere disonesto. Lo sostituisce. Non segnala a nessuno il suo sospetto o le sue certezze nemmeno quando Fabio De Santis, pur privo delle qualifiche idonee (non è un direttore generale), è nominato provveditore alle opere pubbliche in Toscana e Umbria, dove diventerà il perno di un "sottosistema" che ha il cardine politico nel coordinatore del Partito delle Libertà, Denis Verdini, e l'asse imprenditoriale in Riccardo Fusi della Baldassini-Tognozzi-Pontello. A livello locale, si riproduce un triangolo speculare e simmetrico a quel che governa lassù in alto, a Roma. Bertolaso sa di non poter denunciare quel "certo De Santis" perché il sistema che sostiene la strategia dell'emergenza e il "fare" è oligarchico, protetto, "chiuso". Egli ne è parte costituente e perno essenziale. Sa del familismo di un altro "soggetto attuatore", Angelo Balducci, ma come denunciarlo se egli stesso, il gran capo della Protezione civile, il leader tecnocratico del "fare" berlusconiano, chiama al lavoro, dovunque operi, il cognato? Bertolaso sa dove si trova, sa qual è il suo mestiere e la sua parte in commedia, è consapevole di quali fili che non deve toccare, delle richieste che deve soddisfare. Ancora un esempio, per comprendere meglio. E' tratto non dai brogliacci dei carabinieri, ma dal lavoro giornalistico. Si sa chi è Gianpaolo Tarantini. E'il ruffiano che ingaggia prostitute per addolcire le notti di Silvio Berlusconi. Si sa che Tarantini vuole lucrare da quella attività affari e ricchezza. Chiede al capo di governo di incontrare Bertolaso. Gli vuole presentare un suo socio o protetto, Enrico Intini, desideroso di entrare nella short list della Protezione civile. Berlusconi organizza il contatto. Bertolaso discute con Intini e Tarantini. Quando la storia diventa pubblica, Bertolaso dirà: "La Protezione civile non ha mai ordinato né a Intini né a Tarantini l'acquisto di una matita, di un cerotto o di un estintore". E' accaduto, per Intini, di meglio. Peccato che Bertolaso non abbia mai avuto l'occasione di ricordarlo. L'impresa di Intini ha vinto "la gara per il nuovo Palazzo del cinema di Venezia, messa a punto dal Dipartimento guidato da Angelo Balducci, appalto da 61,3 milioni di euro". Scrive il Sole 24 ore: "La gara ha superato indenne i ricorsi delle imprese escluse e dell'Oice (organizzazioni di ingegneria) in virtù delle deroghe previste per la Protezione civile". Anche per Tarantini non è andata male. Ha una società che naviga in cattive acque, la "Tecno Hospital". La rileva "Myrmex" di Gian Luca Calvi, fratello di Gian Michele Calvi, direttore del progetto C. A. S. E., la ricostruzione all'Aquila di 183 edifici, 4.600 appartamenti per 17mila persone con appalti per 695 milioni di euro. Come si vede, forse il ruffiano di Berlusconi e il suo amico non hanno venduto alla Protezione civile una matita, ma la Protezione civile, direttamente o indirettamente, qualche beneficio a quei due glielo ha assicurato. * * * Shakespeare ha scritto che per un governante "lasciare al misfatto (evil) un qualche compiacente lasciapassare - invece di colpirlo - è l'equivalente di averlo ordinato" (Misura per misura). E' quel che si vede nello scandalo della "politica del fare". Chi governa, vede e sa. Lascia correre, chiude gli occhi e si volta dall'altra parte per proteggere un "sistema" che privatizza l'intervento dello Stato, chiudendolo nel cerchio stretto delle famiglie, degli amici politici, dei compari di convivio. Non si discute di responsabilità penali (se ci saranno, si vedrà, e poi quasi mai per capire e giudicare bisogna attendere una sentenza). E' in discussione un "sistema", un dispositivo di potere, chi lo ha creato, l'affidabilità di chi lo governa, la responsabilità di decisione e controllo che Berlusconi, Letta e Bertolaso si sono assunti dinanzi al Paese. Gianni Letta, governatore della macchina burocratico-amministrativa in nome di Berlusconi, sarà anche stato distratto quando Angelo Balducci è asceso alla Presidenza del Consiglio superiore dei lavori pubblici (ora è in galera) o quando quel "certo De Santis" è stato destinato alle opere pubbliche della Toscana e dell'Umbria. Il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, candidato dal presidente del consiglio alla Presidenza della Repubblica, sarà stato anche "informato male" quando ha detto che non ha mai lavorato in Abruzzo (ci ha lavorato fin dalla prima ora), quel furfante che rideva mentre, alle 3,32 del 6 aprile del 2009, 308 aquilani morivano, 1.600 erano feriti e 63.415 restavano senza casa, ma ci si deve chiedere allora: quante volte Gianni Letta è stato "informato male" o è stato distratto negli anni dello "stato d'eccezione"? Lasciamo cadere ogni ipotesi di complicità o favore (e in alcuni casi è impossibile non scorgerla), come si possono conciliare i poteri assoluti della triarchìa con l'irresponsabilità con cui ha assolto al suo dovere? Né vale dire che all'Aquila i poteri straordinari della Protezione civile si sono rilevati efficienti. Come purtroppo si rendono conto gli aquilani, la "politica del fare", giorno dopo giorno, sta mostrando quel che era: miracolismo mediatico. Un modello centralista e autoritario - il prototipo del potere berlusconiano - ha trasformato un'antica città con un sistema urbano delicato e un centro storico prezioso e vitale (perderà due terzi degli abitanti e nulla si sa delle strategie e dei piani per farlo rivivere) in un deserto di venti periferie e quartieri satellite che travolgono i luoghi, la memoria, i legami sociali, deformandone l'identità culturale, pregiudicando un futuro a cui è stata promessa "la ricostruzione" e ha ottenuto soltanto un progetto edilizio e nulla più. Ma questa è un'altra storia che presto saranno gli stessi aquilani a raccontare. C'è da credere che saranno loro, gli aquilani, a spiegare agli italiani con il tempo e la loro infelice esperienza che cos'è davvero la "politica del fare", perché lo scandalo della Protezione civile è il tracollo di un prototipo di potere, il più clamoroso fallimento dell'"uomo del fare". © Riproduzione riservata (19 febbraio 2010)
LA STORIA Dai mariuoli ai birbantelli di FILIPPO CECCARELLI Dai mariuoli ai birbantelli Mario Chiesa Nella scala Mercalli del lessico berlusconiano il termine "birbantelli", che il premier ha usato per qualificare i protagonisti del malaffare uscito fuori in questi giorni, si colloca appena un gradino sopra "birichino". Birbantelli sarebbero, per intendersi, questi individui che a tal punto smaniano per i quattrini da fregarsi le mani durante le scosse di terremoto, e si agitano, brigano, impicciano, volteggiano sulle disgrazie altrui, instancabili come sono, e corrompono funzionari dello Stato e ingaggiano prostitute, e ridacchiano delle loro prestazioni e insomma: "gli sciacalli", per taluni, o "la cricca", per altri, o tutte due le parole insieme, che non saranno carine, però, insomma, considerati i morti, il dolore, la crisi, la miseria, gli sprechi... E invece ecco che Berlusconi se ne esce addirittura con un vezzeggiativo, birbantelli, e sembra quasi di vederlo sorridere mentre fa il gesto delle tottò con la mano, ah, birbantelli, ahi-ahi! Trattasi di epiteto scherzoso e benevolo, il Devoto-Oli (Le Monnier) conferma la regressione all'infanzia, "ragazzacci" suonerebbe già più serio, siamo vicini a "monelli", l'indulgenza è un lampo che rischiara il messaggio, il premier è il più avveduto e operoso specialista di semantica applicata alla vita pubblica, e quando dice birbantelli sposta i reati del codice penale e l'immoralità più nera e cannibalesca in un mondo di favole, fumetti, cartoni animati, nomignoli per chattare ("Ho gli ormoni birichini e birbantelli") o scherzi da nonnetto allegro, cu-cù, cu-cù, bu-bu-set-tete! Ma poi è anche vero che gli italiani, certo meno di un tempo, ma hanno sempre abbastanza paura di sentirsi fessi, per cui capiscono benissimo che il senso politico di quella parola è sdrammatizzare, ridimensionare, minimizzare e anche porsi al di sopra chiamandosi fuori da quelle schifezze lì. E' il potere che durante le sue crisi possiede connaturato questo codice di riduzionismo e di estraneità funzionale. Andreotti era così bravo a sminuzzare i problemi da alleggerirne non solo la portata, ma anche l'intensità - almeno fino alla primavera del 1993, quando fu accusato di essere un mafioso e di aver fatto uccidere Pecorelli.
Molto meno bravo fu Bettino Craxi, il cui potere infatti durò circa un quarto del tempo andreottiano, ma qui la faccenda si fa delicata per il Cavaliere. Perché se c'è un precedente che può richiamarsi a proposito dei birbantelli, viene subito in mente il modo sbrigativo in cui il 3 marzo del 1992, per cavarsi fuori dai guai, il leader del garofano volle designare il presidente del Pio Albergo Trivulzio Mario Chiesa, che tanto aveva fatto per il Psi a Milano, e anche per la sua corrente, e addirittura per il figlio che muoveva i primi passi in quella giungla di tessere e magheggi. Disse dunque il grande Craxi, rispondendo a una domanda dei telespettatori del Tg3, che Chiesa era "un mariuolo". Non fu un'uscita felice, e forse basterebbe da sola a ridimensionare il clima di santificazione acritica che ha segnato il decennale della morte nel gennaio scorso. E non solo perché lo stesso Chiesa nel luglio del 1995 ebbe modo di dire con qualche motivo che all'accusa di essere un mariuolo "avrei potuto ribattere che allora lui era Alì Babà, il capo dei... settanta ladroni" (disse proprio 70, Chiesa, incespicando sulla contabilità de Le mille e una notte). Ora, in uno sconsolato torneo d'indulgenza lessicale dinanzi alle ricorrenti ladrerie, birbantelli è parecchio più bonario di mariuolo, così come il modo in cui l'ha messa ieri il presidente Berlusconi appare molto più trullallà rispetto alla solenne intemerata sul "mariuolo che getta un'ombra su tutta l'immagine di un partito che a Milano, in cinquant'anni, non in cinque, ma in cinquant'anni - ribadì uno sdegnatissimo Craxi - non ha mai avuto un amministratore condannato per gravi reati contro la pubblica amministrazione". Il punto è che da allora l'Italia non è che sia molto migliorata, anzi, e la regressione non è solo infantile, ma in qualche modo si avverte anche sul piano morale, civile e addirittura su quello del linguaggio e del costume, con le sue frivolezze terribilmente serie, con le sue novità capricciose che arrivano a far rimpiangere la cupa piattezza del brutto tempo che fu. © Riproduzione riservata (19 febbraio 2010)
Il premier annuncia un provvedimento anticorruzione: ""Chi sbaglia non può restare" L'ennesimo elogio del sottosegretario: "Piena fiducia. Per lui la presidenza della Repubblica" Berlusconi: "Mi aspettano per farmi fuori" Letta: "Turbato e preoccupato per l'inchiesta" Poi il cavaliere si scaglia di nuovo contro le toghe:" La sentenza del lodo Mondadori è pazzesca" Berlusconi: "Mi aspettano per farmi fuori" Letta: "Turbato e preoccupato per l'inchiesta" Berlusconi e Letta ROMA - Berlusconi teme per la propria sicurezza: lo ha ribadito durante una cena tenuta ieri sera a Palazzo Grazioli con alcuni senatori. "Mi dicono che non devo andare in giro, che non devo fare campagna elettorale, che c'è ancora chi mi aspetta all'angolo per farmi fuori...". "Già nel '94 - ha argomentato - hanno cercato di farmi fuori con le indagini giudiziarie, con gli avvisi di garanzia. Poi hanno cercato di rovinare le aziende della mia famiglia, ma anche in questo non ci sono riusciti. Ed allora cercano di farmi fuori fisicamente.Non è cambiato nulla". Accuse alla magistratura. Il premier ha accusato nuovamente la magistratura, secondo quanto riferiscono alcuni commensali, e in particolare con alcuni dei membri togati del Csm. E sarebbe poi di nuovo tornato sulla vicenda del Lodo Mondadori, lamentandosi della sentenza che lo costringe a dare circa 750 milioni di euro a quello che avrebbe definito "il signor tessera numero 1 del Pd", vale a dire l'ingegner Carlo De Benedetti. Avrebbe definito l'intera vicenda "pazzesca". "Subito la riforma della giustizia". Da qui, avrebbe detto, la necessità di arrivare alla riforma: "E' arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti. Voglio subito la riforma della giustizia, è arrivato il momento di procedere spediti, finalmente possiamo farlo". Il premier, racconta chi ha partecipato all'incontro, ha attaccato soprattutto il Csm "che premia i magistrati che mi attaccano", e come esempio ha citato Ilda Boccassini. "E' stata premiata - avrebbe detto - solo perchè mi attacca da anni". Per il Cavaliere c'erano giudici che avevano più titoli di lei, "ma la Boccassini - ha osservato - è stata premiata perchè mi attacca" da sempre.
La barzelletta. Sulle sue 'persecuzioni' in generale (da quelle della magistratura a quelle degli avversari politici) Berlusconi avrebbe raccontato ai suoi commensali l'ennesima barzelletta: Violante mette al corrente D'Alema sulla difficoltà nel riuscire ad 'uccidere' Berlusconi. Ecco la scena: incendio a palazzo Grazioli, Berlusconi sale all'ultimo piano, poi si butta, ma finisce su un tendone e rimbalza sui fili dell'alta tensione. Siccome ha le scarpe di gomma non muore e anzi finisce sull'asta di una bandiera turca ma sopravvive ancora. "E alla fine - racconta ancora il premier - cosa avete fatto?, chiede D'Alema. 'Abbiamo dovuto abbatterlo', risponde Violante". "Letta al Quirinale". Ma al centro delle conversazioni c'è stato anche Gianni Letta: Berlusconi, ancora una volta, lo ha candidato al Quirinale. Durante la cena il premier, secondo quanto riferito da uno dei commensali, avrebbe detto: "La presidenza della Repubblica è un posto per chi ha dato tanto, è un posto per Letta". Una 'candidatura' non nuova da parte del premier, ma che assume una valore diverso anche alla luce del ruolo della 'esposizione' che il sottosegretario sta avendo nella vicenda delle inchieste sul G8 e nella difesa pubblica di Guido Bertolaso. E, in serata, è lo stesso Letta a commentare la vicenda in una lettera alla presidente della provincia dell'Aquila Stefania Pezzopane: "Sono turbato e preoccupato, fino ad ora siamo stati rigorosi lo saremo anche in futuro". Poi il sopttosegretario fa un diretto riferimento a quegli imprenditori, intercettati, che esultavano per il terremoto, prevedendone le ricadute economiche: "Penso con orrore a chi crede che le calamità possano essere un pretesto per fare buoni affari. Il terremoto, le vittime, la desolazione che ne consegue meritano ben altri sentimenti e ben altra pietà. Altro che affari! Ma, se qualcuno ha pensato il contrario, tutti faremo in modo che si ricreda!" dice Letta. Che torna sull'esclusione della Btp, una delle ditte coinvolte nell'inchiesta: "I miei uffici mi dissero che era fuori" "Bertolaso ingannato". La cena si è conclusa con un concerto di Mariano Apicella, di un tastierista, di due cantanti, di una cantante napoletana e di una straniera. "Sto così bene con voi che mi farò eleggere senatore a vita", ha scherzato con i presenti. Il premier si è soffermato per qualche attimo anche sui fatti di questi giorni. "Bertolaso - ha confidato ad alcuni senatori - è stato ingannato. La vergogna è stata quella di pubblicare intercettazioni che non c'entrano nulla con le inchieste". Per il Cavaliere gli stralci che compaiono sui giornali "sono solo fango. Rovinano la vita delle persone". "Inciviltà e barbarie". Temi ripresi stamane nel corso di un'intervista a due agenzie concessa nel suo studio a Palazzo Grazioli. "Sembra quasi che sia un peccato darsi da fare... se c'è qualcuno che veramente è straordinario sul piano dell'operatività e dell'operare per il bene comune è proprio il dottor Letta", ha detto il premier. "Quindi non credo che Letta debba assolutamente tenere conto di voci che sono soltanto delle dimostrazioni di inciviltà e di barbarie", ha aggiunto Berlusconi riconfermando "piena fiducia" nel sottosegretario che "non si tocca". Corruzione. Il presidente del Consiglio ha anche anticipato che il governo è pronto ad inasprire le pene per i reati di corruzione. "Ho in animo di presentare un provvedimento addirittura nel prossimo Cdm - ha detto Berlusconi - Sto lavorando a un inasprimento". Intercettazioni. Berlusconi ha anche parlato del ddl intercettazioni: "Non mi convince del tutto - ha detto - perché lo vorrei ancora più severo, però l'attuale testo sulle intercettazioni in Senato è meglio della situazione attuale che è di barbarie pura" e quindi "penso si debba proseguire con quel testo". Berlusconi ha poi aggiunto di non aver "mai sentito parlare dell'ipotesi di un decreto in merito". "Nessun ritorno di Tangentopoli". E per quanto riguarda gli ultimi fatti di cronaca, il premier sottolinea che "non c'è nessun ritorno di Tangentopoli" anche perché "tutti i partiti hanno il finanziamento pubblico" e dunque si tratta di "fatti personali che rientrano nelle statistiche" che dimostrano come su 100 persone possono esserci "1, 2, 3, 4 o 5 individui che possono essere dei birbantelli o dei birbanti che approfittano della loro posizione per interesse personale", ha detto il presidente del Consiglio. Berlusconi ha sottolineato che ciò "vale per le imprese, per i sindacati, per la magistratura e per i movimenti politici". "Chi sbaglia fuori dai partiti". Berlusconi ha spiegato in maniera molto netta come il Pdl debba comportarsi di fronte a chi commette reati: "Non credo ci siano dubbi sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati non possa pretendere di restare in nessun movimento politico". Ma le sentenze debbono essere passate in giudicato?: "Dipende da caso a caso - ha sottolineato - noi abbiamo deciso che le persone che sono sottoposte a indagini o processi in via di principio non debbano venire ricomprese nelle liste elettorali, ma anche che se ci sono dei dubbi sulla loro colpevolezza sarà l'Ufficio di presidenza a decidere caso per caso". (18 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
2010-02-18 Il premier annuncia un provvedimento anticorruzione: ""Chi sbaglia non può restare" L'ennesimo elogio del sottosegretario: "Piena fiducia. Per lui la presidenza della Repubblica" Berlusconi: "Mi aspettano per farmi fuori" Letta: "Turbato e preoccupato per l'inchiesta" Poi il cavaliere si scaglia di nuovo contro le toghe:" La sentenza del lodo Mondadori è pazzesca" Berlusconi: "Mi aspettano per farmi fuori" Letta: "Turbato e preoccupato per l'inchiesta" Berlusconi e Letta ROMA - Berlusconi teme per la propria sicurezza: lo ha ribadito durante una cena tenuta ieri sera a Palazzo Grazioli con alcuni senatori. "Mi dicono che non devo andare in giro, che non devo fare campagna elettorale, che c'è ancora chi mi aspetta all'angolo per farmi fuori...". "Già nel '94 - ha argomentato - hanno cercato di farmi fuori con le indagini giudiziarie, con gli avvisi di garanzia. Poi hanno cercato di rovinare le aziende della mia famiglia, ma anche in questo non ci sono riusciti. Ed allora cercano di farmi fuori fisicamente.Non è cambiato nulla". Accuse alla magistratura. Il premier ha accusato nuovamente la magistratura, secondo quanto riferiscono alcuni commensali, e in particolare con alcuni dei membri togati del Csm. E sarebbe poi di nuovo tornato sulla vicenda del Lodo Mondadori, lamentandosi della sentenza che lo costringe a dare circa 750 milioni di euro a quello che avrebbe definito "il signor tessera numero 1 del Pd", vale a dire l'ingegner Carlo De Benedetti. Avrebbe definito l'intera vicenda "pazzesca". "Subito la riforma della giustizia". Da qui, avrebbe detto, la necessità di arrivare alla riforma: "E' arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti. Voglio subito la riforma della giustizia, è arrivato il momento di procedere spediti, finalmente possiamo farlo". Il premier, racconta chi ha partecipato all'incontro, ha attaccato soprattutto il Csm "che premia i magistrati che mi attaccano", e come esempio ha citato Ilda Boccassini. "E' stata premiata - avrebbe detto - solo perchè mi attacca da anni". Per il Cavaliere c'erano giudici che avevano più titoli di lei, "ma la Boccassini - ha osservato - è stata premiata perchè mi attacca" da sempre.
La barzelletta. Sulle sue 'persecuzioni' in generale (da quelle della magistratura a quelle degli avversari politici) Berlusconi avrebbe raccontato ai suoi commensali l'ennesima barzelletta: Violante mette al corrente D'Alema sulla difficoltà nel riuscire ad 'uccidere' Berlusconi. Ecco la scena: incendio a palazzo Grazioli, Berlusconi sale all'ultimo piano, poi si butta, ma finisce su un tendone e rimbalza sui fili dell'alta tensione. Siccome ha le scarpe di gomma non muore e anzi finisce sull'asta di una bandiera turca ma sopravvive ancora. "E alla fine - racconta ancora il premier - cosa avete fatto?, chiede D'Alema. 'Abbiamo dovuto abbatterlo', risponde Violante". "Letta al Quirinale". Ma al centro delle conversazioni c'è stato anche Gianni Letta: Berlusconi, ancora una volta, lo ha candidato al Quirinale. Durante la cena il premier, secondo quanto riferito da uno dei commensali, avrebbe detto: "La presidenza della Repubblica è un posto per chi ha dato tanto, è un posto per Letta". Una 'candidatura' non nuova da parte del premier, ma che assume una valore diverso anche alla luce del ruolo della 'esposizione' che il sottosegretario sta avendo nella vicenda delle inchieste sul G8 e nella difesa pubblica di Guido Bertolaso. E, in serata, è lo stesso Letta a commentare la vicenda in una lettera alla presidente della provincia dell'Aquila Stefania Pezzopane: "Sono turbato e preoccupato, fino ad ora siamo stati rigorosi lo saremo anche in futuro". Poi il sopttosegretario fa un diretto riferimento a quegli imprenditori, intercettati, che esultavano per il terremoto, prevedendone le ricadute economiche: "Penso con orrore a chi crede che le calamità possano essere un pretesto per fare buoni affari. Il terremoto, le vittime, la desolazione che ne consegue meritano ben altri sentimenti e ben altra pietà. Altro che affari! Ma, se qualcuno ha pensato il contrario, tutti faremo in modo che si ricreda!" dice Letta. Che torna sull'esclusione della Btp, una delle ditte coinvolte nell'inchiesta: "I miei uffici mi dissero che era fuori" "Bertolaso ingannato". La cena si è conclusa con un concerto di Mariano Apicella, di un tastierista, di due cantanti, di una cantante napoletana e di una straniera. "Sto così bene con voi che mi farò eleggere senatore a vita", ha scherzato con i presenti. Il premier si è soffermato per qualche attimo anche sui fatti di questi giorni. "Bertolaso - ha confidato ad alcuni senatori - è stato ingannato. La vergogna è stata quella di pubblicare intercettazioni che non c'entrano nulla con le inchieste". Per il Cavaliere gli stralci che compaiono sui giornali "sono solo fango. Rovinano la vita delle persone". "Inciviltà e barbarie". Temi ripresi stamane nel corso di un'intervista a due agenzie concessa nel suo studio a Palazzo Grazioli. "Sembra quasi che sia un peccato darsi da fare... se c'è qualcuno che veramente è straordinario sul piano dell'operatività e dell'operare per il bene comune è proprio il dottor Letta", ha detto il premier. "Quindi non credo che Letta debba assolutamente tenere conto di voci che sono soltanto delle dimostrazioni di inciviltà e di barbarie", ha aggiunto Berlusconi riconfermando "piena fiducia" nel sottosegretario che "non si tocca". Corruzione. Il presidente del Consiglio ha anche anticipato che il governo è pronto ad inasprire le pene per i reati di corruzione. "Ho in animo di presentare un provvedimento addirittura nel prossimo Cdm - ha detto Berlusconi - Sto lavorando a un inasprimento". Intercettazioni. Berlusconi ha anche parlato del ddl intercettazioni: "Non mi convince del tutto - ha detto - perché lo vorrei ancora più severo, però l'attuale testo sulle intercettazioni in Senato è meglio della situazione attuale che è di barbarie pura" e quindi "penso si debba proseguire con quel testo". Berlusconi ha poi aggiunto di non aver "mai sentito parlare dell'ipotesi di un decreto in merito". "Nessun ritorno di Tangentopoli". E per quanto riguarda gli ultimi fatti di cronaca, il premier sottolinea che "non c'è nessun ritorno di Tangentopoli" anche perché "tutti i partiti hanno il finanziamento pubblico" e dunque si tratta di "fatti personali che rientrano nelle statistiche" che dimostrano come su 100 persone possono esserci "1, 2, 3, 4 o 5 individui che possono essere dei birbantelli o dei birbanti che approfittano della loro posizione per interesse personale", ha detto il presidente del Consiglio. Berlusconi ha sottolineato che ciò "vale per le imprese, per i sindacati, per la magistratura e per i movimenti politici". "Chi sbaglia fuori dai partiti". Berlusconi ha spiegato in maniera molto netta come il Pdl debba comportarsi di fronte a chi commette reati: "Non credo ci siano dubbi sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati non possa pretendere di restare in nessun movimento politico". Ma le sentenze debbono essere passate in giudicato?: "Dipende da caso a caso - ha sottolineato - noi abbiamo deciso che le persone che sono sottoposte a indagini o processi in via di principio non debbano venire ricomprese nelle liste elettorali, ma anche che se ci sono dei dubbi sulla loro colpevolezza sarà l'Ufficio di presidenza a decidere caso per caso". (18 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Intervento del direttore del tg di RaiUno sull'inchiesta che ha coinvolto il capo della Protezione civile "Le intercettazioni non sono prove" eppure sono alla base di una "condanna" prima del verdetto Minzolini al Tg1 difende Bertolaso: "Basta gogna mediatica prima del voto" Pd: "Rai piegata a interessi di parte". Verna (Usigrai): "Una brutta pagina di propaganda" Minzolini al Tg1 difende Bertolaso: "Basta gogna mediatica prima del voto" ROMA - Nuovo intervento del direttore del Tg1, Augusto Minzolini, che durante il telegiornale delle 20, a margine del servizio sull'inchiesta sul G8 alla Maddalena che ha coinvolto anche Guido Bertolaso, in un editoriale ha difeso il capo della Protezione civile. "Le intercettazioni non sono prove", eppure sono alla base di una "condanna mediatica" le cui vittime pagano già "la loro pena davanti alla società", prima del verdetto dei giudici. "Basta con la gogna mediatica prima delle elezioni" ha aggiunto. "Le intercettazioni - ha sottolineato Minzolini - sono strumenti di indagine, non sono prove, e lo sanno bene anche i magistrati. Al telefono si usa un linguaggio diverso rispetto a quello che si userebbe davanti a un pubblico ufficiale, ma non si può condannare una persona per un aggettivo se non c'è una prova". Questo, tuttavia, "non accade in virtù di una sorta di condanna mediatica - ha aggiunto il direttore del Tg1 - che deriva dalla pubblicazione delle intercettazioni. E il condannato mediatico, se pure dimostra la sua innocenza davanti a un tribunale, la sua pena la sconta già davanti alla società. Cosa che può accadere anche a Bertolaso". Tutto ciò, secondo Minzolini, accade perché "siamo in campagna elettorale e puntualmente le inchieste giudiziarie sostituiscono la campagna elettorale: è successo l'anno scorso con la vicenda delle escort, mentre quest'anno il primo giorno della par condicio siamo stati sommersi dalla pubblicazione di un mare di intercettazioni. Tutto finirà il giorno dopo il voto, ma intanto - ha concluso Minzolini - l'intero Paese subirà un altro colpo".
Immediate le reazioni all'editoriale del direttore del Tg1. "Puntuale come un orologio svizzero, l'editoriale del direttore del Tg1 entra nella campagna elettorale per fare il megafono di palazzo Chigi che vorrebbe limitare le indagini della magistratura e le intercettazioni" commenta Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e presidente dell'assemblea nazionale del Pd. Per Anna Finocchiaro "ha dell'incredibile l'uso che Minzolini continua a fare del suo ruolo di direttore della maggiore testata del servizio pubblico. Dal giorno del suo insediamento, gli interventi in video del direttore del Tg1 sono stati dedicati esclusivamente ad attaccare magistratura e stampa, al solo scopo di difendere il governo. "Lo stile degli editoriali di Minzolini non è da Tg1, ma da giornale di partito. Il partito di Berlusconi", ha concluso la capogruppo del Pd in Senato. "Il nuovo intervento del direttore del Tg1 conferma che la tv pubblica rischia di essere piegata a interessi di parte. Le accuse di Minzolini sono gratuite ed estranee al ruolo di chi dirige una testata del servizio pubblico" dichiarano Giorgio Merlo e Vinicio Peluffo, deputati del Pd, rispettivamente vicepresidente e componente della Vigilanza Rai. "Se al pari del reato di bancarotta fraudolenta - afferma l'ex senatore ed editore Stefano Passigli - esistesse quello di informazione fraudolenta, l'editoriale di questa sera di Augusto Minzolini sul Tg1 sconterebbe una sicura condanna. Il comportamento del direttore viola tutti i principi e la prassi del servizio pubblico". "Devo ricordare a Minzolini che il giornalista è il cane da guardia della democrazia, non il cane da guardia del potere. Quello di stasera allunga la serie di esemplari editoriali faziosi" dichiara il segretario dell'Usigrai, Carlo Verna. "Nessuno dei predecessori di Minzolini è mai entrato così come un elefante in una cristalleria - aggiunge. - Abbiamo assistito a una brutta pagina di propaganda di governo. Non so neanche se Bertolaso possa essere contento di un'operazione così costruita, servile, di una difesa così a gamba tesa - conclude - altro che par condicio". "E' assolutamente legittimo che un direttore di un tg faccia un editoriale di tanto in tanto. Quello che è singolare è che ogni editoriale sia fatto a sostegno delle tesi del presidente del Consiglio", dice il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. "Al direttore Minzolini non è mai capitato, neanche per sbaglio, di fare un editoriale per cercare di dare voce a persone oscurate e umiliate magari proprio dalle leggi ad personam volute da Berlusconi. Questo - conclude Giulietti - conferma che quella che abitualmente chiamiamo 'rete ammiraglia' è diventata in realtà uno dei tanti fogli di partito del premier". (18 febbraio 2010
Il presidente della Baldassini-Tognozzi-Pontello, nelal bufera per gli appalti dei grandi eventi, lascia la carica Il procuratore aggiunto di Roma, che si è dimesso ieri, era già sotto inchiesta per rivelazione di segreto di ufficio Inchiesta appalti, Fusi si dimette Toro indagato anche per corruzione Inchiesta appalti, Fusi si dimette Toro indagato anche per corruzione Riccardo Fusi ROMA - Riccardo Fusi si è dimesso. Il presidente del cda dell'impresa di costruzioni Baldassini-Tognozzi-Pontello, indagato per corruzione e anche per associazione per delinquere aggravata dalla finalità mafiosa, nell'inchiesta fiorentina sui grandi eventi, ha lasciato la carica. "Nell'interesse della società e di tutti i suoi addetti, ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni cosicchè l'azienda possa continuare ad operare serenamente e senza ombre come sempre fatto" scrive Fusi in un messaggio. Dicendosi certo "di poter dimostrare la mia totale estraneità a tutti i fatti che mi vengono contestati". Nell'inchiesta Fusi è indagato per corruzione con riferimento anche all'appalto per la scuola dei marescialli dei carabinieri, a Firenze. Nelle numerose telefonate intercettate, uno degli interlocutori di Fusi risulta essere il coordinatore del Pdl Denis Verdini, anch'egli indagato per corruzione con riferimento alla nomina di Fabio De Santis a provveditore alle opere pubbliche della Toscana. Sempre sul fronte dell'inchiesta, per il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro (che si è dimesso dalla magistratura) già indagato per rivelazione di segreto di ufficio, è stato indagato anche per corruzione e favoreggiamento. I nuovi reati sono stati ipotizzati dai pm di Perugia titolari del fascicolo. Nel frattempo il plenum del Csm potrebbe esprimersi sulle dimissioni di Toro nel primo plenum del mese di marzo, in programma il 3. (18 febbraio 2010)
Mattinata di tensione a Montecitorio. Con la maggioranza tentata di far saltare l'accordo con l'opposizione Il presidente della Camera: "Se lo fate metto il lodo Iotti". Poi la retromarcia. Bersani: "Nostra vittoria" Dl Protezione civile, lo stop Fini Il governo non mette la fiducia Salta lo scudo amministrativo e civile per i commissari della Campania per l'emergenza rifiuti Dl Protezione civile, lo stop Fini Il governo non mette la fiducia Gianfranco Fini ROMA - Finisce con il governo che non pone la questione di fiducia sul dl sulla Protezione civile, aprendo la strada al voto per domani alle 13.30. Una decisione che arriva dopo alcuni momenti di tensione a Montecitorio. In particolare con il presidente Gianfranco Fini il cui drastico intervento pare decisivo per l'esito finale. Il caso esplode in mattinata. L'opposizione aveva incassato il ritiro del comma che prevedeva uno scudo amministrativo per i commissari che si sono occupati dell'emergenza rifiuti (come conferma Guido Bertolaso) e per questo aveva ridotto a 40 gli emendamenti. Come conseguenza la fiducia non sarebbe stata posta. Ma, all'improvviso, il governo manda segnali diversi. Tali da scatenare l'irritazione di Gianfranco Fini, che getta sul tavolo la 'minaccia' di applicare il lodo Iotti, mettendo così a rischio non solo l'approvazione del dl emergenze ma anche quella del "milleproroghe" che dovrebbe essere convertito la prossima settimana. Il lodo Iotti prevede infatti che dopo il voto di fiducia si discutano tutti gli emendamenti presentati al provvedimento e solo dopo passare al voto degli ordini del giorno e al voto finale. Fini, per due volte, chiede al ministro per i rapporti per il Parlamento Elio Vito: "La ponete o no la questione di fiducia?". E davanti al "non lo sappiamo" il presidente della Camera taglia corto: "Si andrà avanti senza tempi con un'applicazione del regolamento". Una scelta che avrebbe visto lo slittamento del voto finale, mettendo a rischio il decreto milleproroghe che era previsto in aula lunedì 22 e che scade il 28 febbraio.
Si arriva così al nuovo annuncio: ''Accordo fatto' dice il capogruppo vicario del Pdl alla Camera, Italo Bocchino - Inizieremo l'esame degli emendamenti e penso che il voto possa esserci domani''. L'annuncio formale del nuovo accordo verra' dato al termine della riunione che i capigruppo di maggioranza e Fini. L'opposizione gioisce: "Se non mettono la fiducia e se tolgono la spa e lo 'scudo' è chiaramente una vittoria dell'opposizione. A mia memoria è la prima volta e questo significa che a poco a poco le cose possono cambiare" commenta il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Il voto del pomeriggio porta l'attesa bocciatura delle pregiudiziali di costituzionalità e il via libera all'emendamento del democratico Franceschini che elimina le norme sullo scudo giudiziario per i commissari per le emergenze in Campania. Domattina si riprenderà con l'esame degli ordini del giorno e con le dichiarazioni di voto, seguite dal voto finale: a quel punto il testo dovrà tornare in Senato. "L'obiettivo - spiega Bertolaso - è creare un clima di maggiore serenità e collaborazione per tutti". (18 febbraio 2010)
Smentito Letta: lavori agli "sciacalli". E Bertolaso cercò Anemone Il procuratore abruzzese Rossini chiede le carte: "Speculazioni truffaldine" Le mani della cricca su L'Aquila appalti tre giorni dopo il sisma La presidente della Provincia Pezzopane: "Rendano pubblico l'elenco delle imprese appaltate"di PAOLO BERIZZI Le mani della cricca su L'Aquila appalti tre giorni dopo il sisma Guido Bertolaso, ieri in Calabria FIRENZE - I verbali smentiscono Gianni Letta: chi rideva del terremoto, all'Aquila ha fatto affari. Altro che "non hanno mai messo piede a l'Aquila" e "non hanno avuto né avranno un euro di lavori", come aveva assicurato nei giorni scorsi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. A smascherare gli imprenditori che come avvoltoi - a cadaveri ancora caldi - si sono avventati sulla ricostruzione post-terremoto, ci sono ora le intercettazioni. Sono gli stessi costruttori al centro dell'inchiesta fiorentina su appalti e favori per il G8. Quelli che già dal pomeriggio del 6 aprile - il giorno del sisma costato la vita a 300 persone - si attivavano per mettere le mani sull'affare dove "adesso ci fanno carne di porco...". Uno scenario che emerge dal rapporto dei carabinieri del Ros (oltre 20 mila pagine) allegato all'ordinanza di arresto di Angelo Balducci, Diego Anemone, Mauro Della Giovampaola e Fabio De Santis. Sugli schizzi di fango all'Aquila sta indagando, da sette mesi, anche la Procura del capoluogo abruzzese: nei giorni scorsi il procuratore capo, Alfredo Rossini, ha chiesto ai magistrati di Firenze copia degli atti dell'inchiesta che vede indagato, assieme ad altre 23 persone, Guido Bertolaso. "Tanti sono venuti e si sono organizzati per fare speculazioni truffaldine", spiega Rossini. "La magistratura faccia chiarezza", dice il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente. Più dura la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane: "Letta è stato smentito, ora siano rese pubbliche le liste delle imprese appaltate". Il pressing dei pm aquilani (123 imprese sono già sotto la lente della Prefettura e della Procura antimafia) si concentra sulle possibili infiltrazioni di comitati d'affari negli appalti (ricostruzione e G8). I riflettori sono puntati, in particolare, sul Consorzio Federico II, formato da tre imprese aquilane (Barattelli, Vittorini Emidio Costruzioni e Marinelli ed Equizi) e dalla Btp di Vincenzo De Nardo e Riccardo Fusi già coinvolta nell'inchiesta di Firenze. La strada per il Consorzio - stando ai verbali - si fa in discesa a partire dal 14 maggio, quando Gianni Letta incontra Riccardo Fusi, imprenditore in strettissimi rapporti con Denis Verdini (il coordinatore del Pdl indagato per corruzione). Gli appalti per il Consorzio arrivano: tra i 10 e i 12 milioni di euro. Oltre alla messa in sicurezza della sede della Cassa di risparmio della Provincia dell'Aquila e del Palazzo Branconi Farinosi, Fusi e soci hanno avuto l'appalto per la realizzazione della scuola media Carducci, pari a 7,3 milioni. 22 luglio 2009: sms di Libero Fracassi, direttore tecnico del Federico II, a Fusi: "Abbiamo vinto il primo appalto: una scuola per 7,3 milioni. È il primo, gli altri a breve. Ferie all'Aquila".
Se la ridevano gli imprenditori. I cognati Pierfrancesco Gagliardi e Francesco De Vito Piscicelli - quello che il 6 aprile 2009 dice "alle 3 di notte ridevo nel letto" - il 9 aprile 2009 sono "lanciatissimi". "Vuoi fare un bel appalto sul lago di Garda?". "No - risponde Piscicelli - mo' c'è il terremoto da seguire... lì c'è da ricostruire per dieci anni". Non meno interessati alla torta sembrano Angelo Balducci, presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici, e il costruttore Diego Anemone (entrambi arrestati). Il primo chiama Anemone e gli riferisce che Bertolaso gli ha detto di contattarlo subito: ne va della partecipazione ai lavori di ricostruzione. Un ruolo importante, nell'affare, è esercitato anche dal magistrato della Corte dei conti, Mario Sancetta. Il 7 aprile il giudice attiva i suo contatti per far ottenere appalti al Consorzio Stabile Novus di Antonio Di Nardo, funzionario delle Infrastrutture e costruttore ritenuto vicino al clan dei Casalesi. Parlando con l'imprenditore Rocco Lamino, chiede chi sia il provveditore per le opere pubbliche per l'Abruzzo. È Giovanni Guglielmi, con cui Di Nardo ha ottimi rapporti. Guglielmi promette un interessamento per gli appalti, in cambio chiede di essere aiutato a diventare presidente dell'Anas.
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Le intercettazioni mostrano l'attivismo del magistrato Sancetta (Corte dei Conti) che spinge per favorire nella ricostruzione il Consorzio che fa capo a Di Nardo "Il Provveditore è a nostra disposizione" Altri sciacalli al banchetto dell'Aquila E Balducci cerca Anemone perché Bertolaso gli vuole parlare con urgenzadi CARLO BONINI "Il Provveditore è a nostra disposizione" Altri sciacalli al banchetto dell'Aquila La protesta di domenica scorsa all'Aquila L'Aquila 6 aprile 2009. 307 morti, 20 mila edifici gravemente lesionati, 1.500 feriti. L'Italia è china sulla catastrofe abruzzese. Sapevamo sin qui di "due sciacalli" ("che non hanno avuto né avranno un solo euro", Gianni Letta) che se la ridono nel letto, immaginando l'opulenza della ricostruzione. Purtroppo, è andata peggio.Un migliaio di pagine di allegati all'ordinanza del gip di Firenze raccontano un'altra storia. Altri sciacalli. Documentano un banchetto che non è vero dovesse ancora cominciare, semplicemente perché era già cominciato. E in soli dodici giorni. Dal 6 al 18 di aprile. Così. Il giudice: "Muoviamoci subito e parliamo con Bertolaso". Il terremoto ha eccitato Mario Sancetta (S.), magistrato della Corte dei Conti che le carte, con eufemismo, definiscono "soggetto poliedrico". E' un'appendice petulante della "cricca". Di mestiere fa il "facilitatore". Chiama, briga, sollecita il suo network di relazioni per spingere negli appalti che contano le imprese che fanno capo al "Consorzio stabile novus" di Antonio Di Nardo, l'anima nera della Banda, quella che profuma di mafia e camorra. Nell'autunno del 2008, Sancetta ha cercato senza successo, attraverso Denis Verdini, la poltrona di capo di gabinetto del Presidente del Senato Renato Schifani. Alle 11.36 del 7 aprile, con centinaia di cadaveri ancora da estrarre dalle macerie, telefona a Rocco Lamino (L.), amministratore del Consorzio. S: vede che cosa è successo 'sta cosa qui. .. ora io l'altro giorno. .. avevo chiamato Terracciano... mi ha detto che era lì a L'Aquila per via. .. ha un incarico per la Prodi bis. .. ora 'sta Prodi bis non so esattamente di che cosa si occupa... ora quello che dico io è questo... siccome lui mi ha sempre detto "a disposizione" perché lui è il trait d'union anche con chi sa lei... allora non so se è il caso di parlargli chiaro di qualche cosa. .. L:... come no!?... noi già abbiamo mandato le lettere come impresa. .. di accreditamento al Provveditorato S:... no perché voglio dire. .. adesso bisogna vedere anche in quell'area che è abbastanza impegnata in queste operazioni L:... come no!... da mo' a 10 giorni bisogna intervenire immediatamente. S:... no bisogna farlo subito. .. lì bisogna andare a parlare direttamente con Bertolaso a questo punto. In attesa di Bertolaso, Sancetta (S.) si porta avanti. Sia con l'ex ministro delle infrastrutture Pietro Lunardi (anche se, confida a Lamino, "Con quello c'ho in piedi stà cosa alla Corte dei Conti e ho l'impressione che se prima non vede risolta la cosa sua non alza un dito"). Sia con Denis Verdini (attraverso Antonio Di Nardo). Sia con Gianni Guglielmi, provveditore per le opere pubbliche di Lazio e Abruzzo, competente per la ricostruzione. "Un amico" nominato appena due mesi prima dal ministro delle infrastrutture Altero Matteoli. Nella stessa tornata che ha visto la "cricca" issare Fabio De Santis sulla poltrona di Provveditore alle opere pubbliche in Toscana. Per agganciarlo, muove Antonio Di Nardo (N), che di Guglielmi è amico e di Guglielmi, neanche a dirlo, diventerà nei mesi successivi il segretario. S:... senta volevo dirle questo. .. in relazione a questa cosa di. .. del terremoto... pensavo che si poteva stabilire un contatto con. .. N:... certo certo... S:... con quello che sta qui che abbiamo visto l'altra volta. .. o no? N:... come no!.. adesso si vada a fare Pasqua... appena lei viene ci incontriamo un attimino perché penso che avrà pure qualcosa già pronto. .. per lei. S:... no ma io dico per quel. .. per quelle opere lì. N:... anche quelle. S:... no perché se dobbiamo attivarci è bene che si faccia subito. Quello che "Se la rideva a letto" non si pente. Si agita anche il costruttore Francesco Piscicelli (P.), lo "sciacallo" che il 6 aprile "se la ride nel letto". Una settimana fa, ha chiesto scusa agli abruzzesi giurando di non aver mai pronunciato quelle parole. Ecco cosa torna a dirsi alle 19.56 del 9 aprile 2009 con il cognato Pierfrancesco Gagliardi. G:... senti un po' ma. .. tu vuoi fare. .. un bell'appalto sul lago di Garda da sette milioni di euro. .. o è troppo lontano... è una rottura di cazzo. .? P:... no... lascia perdere. .. mo' c'è il terremoto da seguire. .. G:... si giusto, bisogna concentrarsi lì... perché lì partono a duemila all'ora adesso. .. P:... ma già mi hanno chiamato a me. .. G:... ma veramente? P:... si, la prossima settimana devo dare sei escavatori... venti camion. .. si così funziona nelle emergenze. .. tutto in economia... G:... ah!... glieli dai e poi dopo si fa in economia... cioè tot ore, tot al giorno. .. P:... questo per le emergenze. .. G:... uhm, uhm. .. certo lì adesso ci fanno carne da porco lì. .. P:... eh là c'è da ricostruire dieci anni. .. G:... però guarda. .. che quella cosa che aveva detto Riccardo a suo tempo... di fare la società. .. specializzata nei restauri delle opere d'arte... Piscicelli non parla a vanvera. Si è già mosso con Denis Verdini (ha fissato un appuntamento subito dopo Pasqua) e l'idea di Gagliardi della società specializzata in restauri di opere d'arte vedrà la luce nei mesi successivi insieme alla BTP di Fusi con la nascita del "Consorzio Federico II": 12 milioni di euro di appalti nella prima fase della ricostruzione (moduli scolastici provvisori; restauro degli alloggi della caserma Pasquali; messa in sicurezza e recupero di opere d'arte nella sede della direzione generale della Cassa di risparmio della Provincia dell'Aquila e a palazzo Branconi-Farinosi). Quindi, il 22 luglio, 7,3 milioni di euro per la scuola media "Carducci". Bertolaso: "Chiamate subito al telefono Anemone". Sancetta, Piscicelli, Gagliardi, Di Nardo. La "cricca" fibrilla e dunque non se ne sta con le mani in mano nemmeno Angelo Balducci. Alle 18 dell'11 aprile è negli Uffici della Protezione Civile, a Roma, in via Ulpiano, dove lo ha convocato Guido Bertolaso per discutere dell'emergenza terremoto. Poco prima di mezzogiorrno, Balducci (B) allerta il costruttore Diego Anemone (A), il tipo che aiuta Bertolaso a rilassarsi nelle salette del Salaria Sport Village. B: Senti m'hanno rintracciato dalla Protezione Civile che alle 6 c'è una riunione ricognitiva. . un po' su tutto ... sia sul G8 che sull'Abruzzo... tu magari. .. non sarebbe male insomma se. .. facessi capire insomma che. .. come tanti altri operatori. .. una disponibilità in Abruzzo. . in qualche modo insomma da. .. io adesso stasera glielo dico. . ma insomma. .. farglielo (...). .. tanto diciamo. .. alla fine sempre il cetriolino sempre a me torna" A: (ride) B:... ridi ridi Durante la riunione, Bertolaso, senza successo, ha insistentemente chiesto a Balducci di rintracciare subito Anemone per discutere di Abruzzo e per questo, alle 19.34, quando finalmente risponde al telefono, Balducci si sfoga, spiegandogli cosa dovrà immediatamente fare. B:... certo se uno ha bisogno con voi. .. A:... ma porca miseria l'ho lasciato lì sul mobile con la vibrazione. .. eh. .. B:... ho fatto proprio una bella figura... ho detto.... "mò lo chiamo e te lo passo". .. A:.... .. mannaggia!... e sono uscito fuori un minuto cazzo. .. l'ho lasciato un quarto d'ora B:... infatti. .. solo che. .. siccome gli avevo. .. gli avevo appena detto. .. dico. .. "guarda per qualunque cosa così". .. dice. .. "e allora sentiamolo dai!!". .. "mo te lo chiamo". .. e uno... va be allora.. e due. .. e tre. .. e quattro. .. dice... "lascia perdere va che è meglio". .. hai capito?. .. A:... ci credo. .. B:... no, no. .. però. .. eh. .. perché lo dovrei rivedere un attimo a lui. .. perché dopo lui riparte su per L'Aquila. .. ecco, è uscito adesso. .. sta tornando da Gianni Letta... e quindi. .. perché. .. se io adesso mi sbrigo. .. tu magari scendi giù lì... nell'area vostra e ti detto un indirizzo... lì... una cosa da mandare lì a Guido. Preparati un foglietto per scrivere. Il provveditore del Lazio: "Sono a disposizione". Gli sforzi di Sancetta per agganciare il nuovo Provveditore alle Opere del Lazio e Abruzzo, vengono premiati. Il 18 aprile, Sancetta (S.) riferisce a Rocco Lamino (L.), amministratore del Consorzio Stabile Novus che il tipo "si è messo a disposizione". S:.. Gli ho consegnato la cosa abbiamo parlato ampiamente gli ho detto appunto. .. mi ha chiesto dice "ma ce l'hanno il NOS?" (Nulla osta sicurezza)... "certo che ce l'hanno". .. dice "allora senz'altro" dice "poi chiamo io"... per cui insomma è stato invece tempestivo farlo adesso questo intervento. L:... no no è meglio anticiparci sempre. S: poi questo m'ha detto. .. "qualunque cosa mi può chiamare io sono a disposizione". .. Il 3 luglio, Guglielmi quella promessa la ribadisce. E Sancetta ne riferisce entusiasta al solito Rocco Lamino: "... allora io ho chiamato il. .. Gianni che mi ha detto che lui stava tornando da L'Aquila. .. tutti i giorni a L'Aquila. .. m'ha detto "Appena capita qualche cosa di buono. .. senz'altro"". Naturalmente, chiede qualcosa in cambio. Che Sancetta racconta così: "Questo mo' vuole un favore. Vuole fare l'amministratore delegato dell'Anas e chiede di essere sostenuto".
© Riproduzione riservata (18 febbraio 2010)
L'ex procuratore aggiunto ha abbandonato l'incarico dopo il suo coinvolgimento nell'inchiesta sui lavori per il G8 Dovrebbe decadere il procedimento disciplinare di fronte al Csm. Resterà aperta a Perugia l'inchiesta penale Si dimette dalla magistratura Achille Toro "Voglio difendere l'onore mio e di mio figlio" Il procuratore capo di Roma: "Auguro a lui e alla sua famiglia una vita serena, anche fuori dall'ordine giudiziario" Si dimette dalla magistratura Achille Toro "Voglio difendere l'onore mio e di mio figlio" Achille Toro ROMA - "Volendo essere libero di difendere l'onorabilità mia e di mio figlio in ogni sede e nel contempo desiderando eliminare ogni ragione di imbarazzo nell'ambito del lavoro, con grande rammarico, ma con animo sereno dichiaro di volermi dimettere dall'ordine giudiziario con effetto immediato". Questo il testo della lettera con cui il procuratore aggiunto Achille Toro ha rassegnato le sue dimissioni al procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara dopo il suo coinvolgimento nell'inchiesta sui lavori per il G8. Una settimana fa, in lacrime, aveva detto di voler resistere: "Dovrò provare che Io non ho fatto nulla - aveva detto - e così anche mio figlio sarà assolto". Le accuse. Toro è indagato per rivelazione del segreto d'ufficio in concorso con il figlio Camillo (indagato anche per favoreggiamento) nell'ambito dell'inchiesta della procura di Firenze sui presunti illeciti legati ai cosiddetti "Grandi eventi" (Mondiali di nuoto 2009, G8 alla Maddalena, celebrazioni per i 150 dell'Unità d'Italia), che vede coinvolto anche il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Secondo gli investigatori, sarebbero lui e il figlio Camillo, commercialista, le fonti dell'avvocato Edgardo Azzopardi che, a nome degli altri indagati, nell'estate del 2009 cerca di capire se ci sono indagini in corso su di loro. "Attività - si legge nell'ordinanza di custodia - resa ancora più capillare e frenetica dopo la notizia riportata da La Repubblica su indagini della procura di Firenze". Le telefonate. Dalle intercettazioni emerge che Azzopardi "è in contatto con un figlio e un padre", individuati appunto in Camillo e Achille Toro. La mattina del 19 settembre Emmanuel Messina racconta a Diego Anemone di un colloquio appana avuto proprio con Azzopardi: "mi ha chiamato adesso.. Mi ha detto che il padre lo vede lunedì mattina che il figlio è andato a parlare e ha detto.. Ha detto lui di stare assolutamente tranquilli...".
Il 16 ottobre 2009 Azzopardi chiama Camillo Toro. "Senti io sto andando... Lì all'unità tecnica di missione... Casomai vengo a prendermi un caffè alla Balduina". E a Camillo che dice "si, ci dobbiamo vedere" risponde "magari digli a papà... se domani mattina lui c'ha 5 minuti..". "No ... papà lascialo perdere... tanto ce la vediamo noi... non ti preoccupare.. perché... devi parlare pure con lui?". E Azzopardi "sì, io devo parlare con lui". Il 17 dicembre Achille Toro chiama Azzopardi per ringraziarlo di un regalo natalizio, e all'avvocato (chiamato confidenzialmente Edy) che gli chiede "senti ma ti riesco a vedere per fare gli auguri di persona?" risponde "e che?..Quando vuoi.. Non ..non c'è problema". In una telefonata del 26 gennaio 2010, invece, quando il lavoro della procura sta per sfociare nelle ordinanze di custodia, ancora Azzopardi invita Camillo Toro ad assumere "informazioni in genere". E quando, due giorni più tardi, ancora Repubblica scrive di un'indagine dei carabinieri del Ros sul "flop della Maddalena costato 300 milioni" i contatti tra gli indagati - scrivono i giudici - "al fine di capire quel che sta succedendo si fanno sempre più frenetici e fitti e si conferma che le fonti di Azzopardi sono Achille e Camillo Toro". Quello stesso giorno è proprio Camillo Toro a chiamare Azzopardi e a chiedergli di organizzare un incontro nei pressi del ministero delle Infrastrutture. Nuovi elementi. Altri elementi ritenuti interessanti per l'indagine sarebbero emersi dalla deposizione resa ieri nel capoluogo umbro dai pm romani Sergio Colaiocco ed Assunta Cocomello già titolari dell'inchiesta condotta nella capitale sugli appalti per i cosiddetti Grandi eventi. I due magistrati sono stati sentiti come persone informate dei fatti nel corso dell'incontro di ieri con i pubblici ministeri perugini. Sul contenuto viene mantenuto il massimo riserbo. I pm romani si sarebbero comunque soffermati sul ruolo di Toro, confermando tra l'altro che il magistrato era a conoscenza di elementi relativi agli accertamenti svolti. Avrebbero inoltre accennato a un presunto suo atteggiamento volto a rallentare in qualche modo l'indagine in corso. Elementi ora al vaglio della procura di Perugia della quale è, al momento, la competenza anche sull'indagine relativa ai Grandi eventi. Ferrara: "Gli auguro una vita serena e tranquilla". Sono rammaricato e dispiaciuto anche perché è un collega che conosco da 40 anni. Auguro a lui e alla sua famiglia una vita serena e tranquilla, anche fuori dall'ordine giudiziario. E' una decisione da rispettare", ha affermato il procuratore capo di Roma. L'atto firmato dall'ormai ex procuratore aggiunto non deve essere accettato dal Consiglio superiore della magistratura, anche perché Toro ha superato i 40 anni di carriera. A questo punto, dovrebbe decadere il procedimento disciplinare a suo carico di fronte al Csm. Resterà invece aperta a Perugia l'inchiesta penale sugli appalti per il G8 della Maddalena.
I precedenti. Questa non è la prima bufera che coinvolge Achille Toro. Quattro anni fa il magistrato venne indagato dalla procura di Perugia per concorso in rivelazione di segreto d'ufficio in relazione alla vicenda del tentativo di scalata dell'Unipol alla Bnl, insieme con l'ex presidente di Unipol Giovanni Consorte e l'allora presidente del tribunale di sorveglianza di Milano Francesco Castellano. Il sospetto iniziale dei pm perugini era che Toro - che conduceva le indagini romane sulle vicende Bnl, Unipol e Rcs - avesse rivelato al collega Castellano informazioni sulla denuncia fatta dal Banco di Bilbao nei confronti di Unipol, riferite poi da questi a Consorte. Un anno dopo furono gli stessi pm a chiedere e a ottenere l'archiviazione, ritenendo che non vi fosse stata alcuna rivelazione di notizie riservate. Ma quella vicenda costò scelte dolorose a Toro: lui che aveva indagato l'allora governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, e aveva chiesto il processo nei confronti di una ventina di banchieri per il crac Cirio, ritenne "doveroso" dopo l'avviso di garanzia, e nonostante la fiducia espressa nei suoi confronti dal procuratore di Roma Giovanni Ferrara, di lasciare le indagini sulle scalate, sui 'furbetti del quartierino', sul 'progetto di conquista' da parte di alcuni raider del Corriere della Sera. E qualche giorno dopo, nello stesso spirito e per evitare "strumentalizzazioni" lasciò anche il ruolo di presidente di Unità per la Costituzione, la corrente di maggioranza dei magistrati, con la quale anni prima era stato eletto consigliere del Csm e poi componente della giunta dell'Associazione nazionale magistrati. La carriera. Originario di Napoli, 69 anni, Toro è in magistratura dal 1969 e nel 2006 è stato nominato capo di gabinetto dall'allora ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi. Negli ultimi anni è stato titolare di alcune delle indagini più delicate della procura di Roma: tra le tante,quelle sul cosiddetto Laziogate, sull'archivio di Gioacchino Genchi e sui voli di Stato (conclusa nell'ottobre scorso con l'archiviazione da parte del Tribunale dei ministri) che vedeva come indagato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. (17 febbraio 2010)
Al capo della Protezione Civile diceva: "La Ue ci critica, chiama il tuo amico Dimas" I rapporti con Balducci (ora in carcere) sui campionati iridati del 2008 Dalla Maddalena ai mondiali di nuoto la rete e le strategie di Gianni Letta di CORRADO ZUNINO Dalla Maddalena ai mondiali di nuoto la rete e le strategie di Gianni Letta Gianni Letta ROMA - Il sottosegretario Gianni Letta è l'uomo del governo che ha scelto Guido Bertolaso alla Protezione civile. Oggi lo difende. Fino a ieri, rivelano le intercettazioni dei Ros di Firenze, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio decideva con il sottosegretario Bertolaso le strategie per non rendere pubblica un'infrazione dell'Unione europea sui cantieri alla Maddalena. Quelli per il G8. Di più, Letta in piena bagarre Mondiali di nuoto - la procura di Roma apre l'inchiesta sulle piscine private abusive - prende in mano la situazione per gestirla con Angelo Balducci, oggi in carcere per corruzione. Letta è al centro di una rete di relazioni decisiva per il governo e per l'attività edilizia della Protezione civile macina-appalti. La mattina del 7 marzo 2009 il consigliere del premier chiama Bertolaso e gli racconta, con la consueta cortesia, che Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, lo ha chiamato: "Ha saputo che Dimas apre una procedura di infrazione sulla Maddalena e che la renderà pubblica mercoledì o giovedì. Mi ricordo male o tu eri amico di Dimas?". Stavros Dimas è il commissario europeo per l'Ambiente, e che ci sia un'istruttoria europea si sa dal giugno 2008. Ora si rischia l'infrazione. Bertolaso spiega a Letta che sono due le questioni: "Una per quello che riguarda gli aspetti ambientali e l'altra per quello che riguarda la procedura di gara... La procedura di gara l'hanno poi chiusa in senso positivo nostro". Letta chiede: "Gli vuoi fare una telefonata tu o debbo attivare l'Ambiente che evidentemente non ha saputo difenderti a dovere". Bertolaso: "L'ambiente non ci difende mai... E poi in ambasciata purtroppo c'è ancora la gente che c'ha messo Pecoraro e che la Prestigiacomo ancora non è riuscita a togliere...". Chiude Letta: "Mi dici se devo fare qualcosa...".
Sul fronte romano, l'interesse di Gianni Letta sulle opere dei Mondiali di nuoto è cosa antica. La mattina del 2 maggio 2008 Balducci informa l'ingegner Fabio De Santis che ha già avuto un primo colloquio con il sottosegretario e gli ha riferito che "si è operativi un po' su tutto, ivi compresi i lavori per i Mondiali di Nuoto, e che si è disponibili ad effettuare delle ricalibrature in relazione a quello che Alemanno adesso vorrà". Il neo-eletto sindaco di Roma vuole rivedere due progetti veltroniani, al Foro Italico e a Tor Vergata. Dice Balducci: "Letta mi ha detto che per queste cose vuole un interlocutore unico". De Santis: "Mi metto in ginocchio". Quindi il commissario Claudio Rinaldi, in piena ansia da palazzo di giustizia per le piscine abusive, chiede in maniera concitata "di veicolare una lettera scritta con l'avvocato" a Letta, "lì dentro c'è un pacchettino di situazioni".
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Berlusconi difende a spada tratta il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio "Se toccano lui cade tutta una classe dirigente. Anche quelli di sinistra" La rabbia di Gianni Letta "Sono stato ingannato" di CLAUDIO TITO La rabbia di Gianni Letta "Sono stato ingannato" ROMA - "Forse sono stato ingannato, ma mi sono sempre comportato in maniera corretta. Io e Guido siamo sempre stati corretti". Gianni Letta difficilmente perde la pazienza. Ieri, però, Silvio Berlusconi e alcuni ministri per la prima volta lo hanno visto infuriato. Il caso Bertolaso, le inchieste sui lavori per il G8 della Maddalena e per la ricostruzione dell'Aquila stanno tenendo banco facendo impennare la fibrillazione in tutta la coalizione. Anche il summit governativo che si è tenuto ieri a Palazzo Grazioli, si è concentrato sulla tempesta che si è abbattuta nelle ultime ore. Ma l'elemento di assoluta novità riguarda appunto il sottosegretario alla presidenza del consiglio. Perché il timore che il temporale giudiziario possa investire pure lui, costituisce un fattore con il quale la maggioranza non si è mai confrontata. Un aspetto tanto straordinario da far ritirare fuori al premier l'ombra del "complotto". Il sospetto che dietro l'affondo giudiziario ci sia qualcosa di più di una semplice indagine. Qualcosa che investe soggetti "non istituzionali". "Allora, deve essere chiaro a tutti - ha avvertito il Cavaliere - che Gianni non si tocca". E già, perché nelle ultime 48 ore, l'allarme a Palazzo Chigi è iniziato a suonare con sempre maggiore fragore. Un coinvolgimento del vero numero due della "squadra" costituisce un sorta di incubo. Che Berlusconi vuole interrompere rapidamente facendo capire - anche dentro l'alleanza - che "il dottor Letta è imprescindibile. Se cade lui, cade tutto". Anzi, "se vogliono colpire lui, vogliono colpire tutti. Anche quelli della sinistra. Se davvero stanno così le cose, vogliono fare fuori un'intera classe dirigente".
Non a caso, per tutta la giornata di ieri, la paura ha attraversato anche i banchi di Montecitorio. Durante l'esame del decreto che riforma la Protezione civile, "peones" e "colonnelli" non hanno fatto altro che parlare della "vicenda Letta". Una scossa che si è infilata negli scranni del centrodestra per finire in quelli del centrosinistra. "È chiaro - è il monito di un autorevole ministro - che nessuno può dormire sonni tranquilli. Anche quelli dell'opposizione. Del resto, anche su di loro stanno facendo uscire lo stesso fango". La tensione, però, sta mettendo a soqquadro soprattutto gli uffici della presidenza del consiglio. "Io comunque - ha ripetuto Letta al Cavaliere e a diversi esponenti dell'esecutivo - sono tranquillo. Non ho nulla di cui pentirmi. Abbiamo sempre agito rispettando la legge e facendo valere gli interessi del Paese. Ma...". Ecco, appunto esiste un "ma". Quello di essere stato "ingannato". Dubbi che nelle ultime ore sono andati rafforzandosi. E che il capo del governo ha esposto ieri pomeriggio ai suoi fedelissimi in modo esplicito. "Come è possibile che in questi due anni i servizi segreti non ci abbiano avvisato di niente? Come è possibile che i Ros indaghino su di noi e non esca un solo fiato in un Paese in cui parlano tutti?". Se Letta non arriva a esprimere pubblicamente le stesse perplessità, lo fa dunque il premier. Anche perché da maggio 2008 la delega a gestire i nostri 007 l'ha avuta proprio Letta. Per Berlusconi, quindi, troppe coincidenze si sono concentrate nelle ultime settimane. L'incidente diplomatico di Bertolaso con gli Usa sugli aiuti ad Haiti, le manovre in corso su alcuni capisaldi della finanza e dell'industria italiana a cominciare da Generali, Mediobanca e Fiat. La linea editoriale del "Corriere" che per il premier rappresenta ancora il termometro dei cosiddetti "poteri forti". Tutti elementi che a Palazzo Cigi fanno sospettare la presenza di una "manina esterna" interessata a dettare le prossime scelte strategiche del "sistema Paese". Tant'è che il presidente del consiglio ha chiesto a Letta cosa stia accadendo nei nostri servizi segreti e al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha reclamato spiegazioni sul comportamento del Ros. Quest'ultimo, con i giornalisti, si è limitato a osservare che "i carabinieri fanno il loro dovere". Parole che con ogni probabilità, La Russa ha evitato di pronunciare davanti al premier. Se non altro per non rientrare nell'elenco dei "sospettati". E già, perché anche il sottosegretario ha iniziato a lamentarsi della presenza in questa "partita" di giocatori "amici". Di ministri interessati a indebolirlo nella prospettiva della "successione berlusconiana". In molti a Palazzo Chigi hanno ad esempio notato i silenzi di Giulio Tremonti, il gioco di sponda di Umberto Bossi e l'insistenza con cui Gianfranco Fini ha difeso il ruolo delle Camere. La "corsa" alla successione, però, innervosisce in primo luogo Berlusconi. "Deciderò io chi dovrà essere il mio erede. A tempo debito". E forse non è un caso che negli ultimi mesi proprio Letta abbia fatto sentire la sua voce in pubblico come non mai. In questa settimana per difendere se stesso e Bertolaso. Ma prima per non lasciare spazio ai "competitor".
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2010-02-17 L'aspetto che preoccupa di più è la mancanza di "anticorpi" nella Pubblica Amministrazione La Toscana risulta essere la regione con il numero più alto di denunce per danni erariali Corruzione, l'allarme della Corte dei conti "Nel 2009 le denunce aumentate del 229%" ROMA - La corruzione "è diventata un fenomeno di costume", una "patologia grave" che nel 2009 ha fatto registrare un aumento di denunce alla Guardia di finanza del 229% rispetto all'anno precedente, nonché un incremento del 153% per fatti di concussione. E' la denuncia del procuratore generale e del presidente della Corte dei Conti, Mario Ristuccia e Tullio Lazzaro, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno giudiziario. Contro queste condotte illecite individuali, le pubbliche amministrazioni "troppo spesso" non attivano i necessari "anticorpi interni". "Il Codice penale - sottolinea Lazzaro - non basta più, la denuncia non basta più. Ci vuole un ritorno all'etica da parte di tutti. Che io, purtroppo, non vedo". Lazzaro, nel corso della conferenza stampa che è seguita alla cerimonia, ha poi precisato che "Non esiste nessun buco di bilancio Inteso come tale. C'è una scarsa correttezza contabile nello scrivere le cifre, ma assolutamente non esiste nessun buco come denaro pubblico". Sulla Protezione Civile. A questo proposito "ci dovrebbe essere un controllo reale - ha detto Lazzaro - non solo politico". Secondo il presidente della Corte dei Conti "dove c'è controllo c'è trasparenza" e questo, sia nell'interesse del cittadino, che della politica. Per legge, ha poi spiegato Lazzaro, "non c'è un controllo della Corte sulle ordinanze della Protezione Civile. La Corte - ha precisato - può fare accertamenti sulla gestione, ma il nostro controllo reale su quelle ordinanze, per legge è escluso". Dove può intervenire la Corte - ha concluso - è "una scelta del Parlamento". Mancano gli anticorpi nella P.A. - La corruzione - rileva il pg Ristuccia nella sua relazione - dilaga nella pubblica amministrazione: il Ministero dell'Interno, i Comandi dei Carabinieri e della Gdf, nel solo periodo gennaio-novembre 2009 hanno denunciato 221 reati di corruzione, 219 di concussione e 1714 reati di abuso di ufficio, con un vertiginoso incremento rispetto all'anno precedente. E' poi assai "grave" - aggiunge il presidente Lazzaro - la mancanza di "anticorpi" nella P.A. contro le condotte illecite individuali che causano "offuscamento dell'immagine dello Stato" e "flessione della fiducia che la collettività ripone nelle amministrazioni e nelle stesse istituzioni del Paese". "Se le pervicaci resistenze che questa patologia sembra opporre a qualsiasi intervento volto ad assicurare la trasparenza e l'integrità nelle amministrazioni possono dirsi essere una sorta di 'ombra' o di 'nebbia' che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale operoso del Paese, non si può fare a meno di notare - sottolinea il presidente - che l'oscuramento resta tuttora grave, non accenna neppure a dissolversi o a flettere nella sua intensità". Toscana, la regione meno virtuosa. Dalla relazione del pg, inoltre, emerge che la Toscana - dove in sede penale la procura di Firenze sta indagando sugli appalti del G8 - è in testa alla classifica delle regioni in cui la Corte dei Conti ha emesso il maggior numero di citazioni in giudizio per danno erariale: sono 21 (su un totale nazionale di 92), mentre a seguire ci sono Lombardia (18), Puglia (11) Sicilia (10), Umbria (7), Piemonte (7), Trento (5), Calabria (4), Lazio (3) Abruzzo (2) Emilia Romagna (2) Friuli Venezia Giulia (1), Liguria (1). Troppe le opere pubbliche non completate. Aumenta il fenomeno delle opere pubbliche "progettate e non appaltate, ovvero non completate o inutilizzabili per scorretta esecuzione". Lo ha detto il procuratore generale della Corte dei Conti, Mario Ristuccia. "Le cause di questo fenomeno - spiega - che determina un ingente spreco di risorse pubbliche, sono molteplici e da annoverare nella carenza di programmazione, eccessiva frammentazione dei centri decisionali, complessità delle procedure di progettazione, dilatazione dei tempi di esecuzione imputabili alle imprese committenti ed alle amministrazioni aggiudicatrici, carenti per inadeguatezze nei controlli tecnici e amministrativi". Ammende per 15 milioni. Per la Corte "le patologie maggiormente ricorrenti negli appalti pubblici di opere, beni e servizi sono rappresentate da quelle iniziative volte alla realizzazione di un'opera pubblica senza una preventiva accurata verifica della sua concreta esiguibilità economica, tecnica, logistica, l'assenza o la superficialità in tali casi di un'analisi di fattibilità sono le cause del sorgere, in corso d'opera, di difficoltà di esecuzione e del conseguente fallimento dell'opera o del servizio appaltati, rendendosi così vano il dispendio di risorse finanziarie nel frattempo utilizzate". In tutto, circa 15 milioni le ammende inflitte nel 2009 per danni erariali derivanti da attività contrattuale in Italia. Lo scorso anno le sezioni centrali e regionali hanno emesso 46 sentenze per danno erariale derivante da attività contrattuale svolta dalle amministrazioni pubbliche, delle quali 29 sfociate nella condanna dei chiamati in giudizio per un importo complessivo pari a 14.858.718 euro. Norme superate. Il presidente Tullio Lazzaro, nel suo discorso di apertura dell'anno giudiziario dei magistrati contabili ha aggiunto: "Occorre provvedere con urgenza alla riforma della procedura per i giudizi davanti alla Corte dei Conti". Pur dando atto della "grandissima importanza" di alcune riforme contenute nella legge-Brunetta sulla Pubblica Amministrazione, Lazzaro ritiene che l'attuale procedura che regola i giudizi contabili sia "disciplinata da norme ormai del tutto superate e inadeguate" e che dunque "possono lasciare ampio spazio a interpretazioni pretorie", cioè fondate su una ricostruzione del giudice e non su regole certe. Il Pm contabile è diverso da quello penale. Lazzaro chiede, in particolare, una "attenta riflessione" sia sulle funzioni del Pm contabile, sia sulle attività di controllo e consultive della Corte dei Conti. Il Pm contabile - osserva - è una "figura ontologicamente e giuridicamente diversa dal Pm penale" per cui la riflessione sul suo ruolo è "tanto più necessaria ed urgente nel momento in cui il Parlamento è investito dell'esame di riforme del sistema giustizia". Quanto invece all'azione consultiva e di controllo, occorre una "esigenza di certezza" nell'interpretazione delle norme e nella valutazione di comportamenti. In particolare, il controllo "può essere un'arma forte contro i fenomeni delinquenziali nel campo della finanza pubblica", e dunque è "logico" che "possa, potenzialmente, abbracciare ogni centro di spesa o di entrata", tanto più che recenti sentenze della Corte costituzionale hanno riconosciuto alla magistratura contabile "compiti di coordinamento della finanza pubblica", e tanto più in vista dell'evolversi dello Stato verso un assetto di tipo federale. In vista del federalismo fiscale. La Corte dei Conti "sarà inevitabilmente sempre più coinvolta nell'attuazione dell'applicazione del disegno di federalismo fiscale" che però, per essere tradotto in fatti concreti, "avrà bisogno di un'innovazione altrettanto forte della governace dell'Istituto e della linee di azione del Consiglio di presidenza" della magistratura contabile. Lazzaro ha auspicato anche un rafforzamento dei poteri del vertice della magistratura di Viale Mazzini, ulteriore rispetto a quello già ora contestato dal sindacato delle 'toghe' della Corte dei Conti. Troppa ideologia tra i giudici. Nel suo discorso inaugurale dell'anno giudiziario, il presidente ritiene che meno di 500 magistrati contabili, un numero assai inferiore delle 'toghe' ordinarie, non potranno che "rendere molto più facile individuare e condividere gli obiettivi e i metodi" per il migliore esercizio delle funzioni della Corte. Ma subito dopo aggiunge, con una stoccata, che "ciò sarebbe del tutto logico se ci si muovesse su direttrici avulse da preconcetti o da posizioni ideologiche, ma l'affidarsi solo al raziocinio e al senso di equilibrio istituzionale che in un tempo lontano era quasi un prerequisito per l'essere magistrati, oggi sembra divenuta merce rara". La Corte dei Conti, conclude Lazzaro, è un istituto "ausiliario del Parlamento e del Governo", quindi deve essere "utile ai supremi organi dello Stato". Ed è per questo che "ciascun magistrato, prima di compiere qualsiasi attività, deve chiedersi se essa sia, non solo conforme alla legge, ma effettivamente utile". (17 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Cronaca
Il dibattito a Montecitorio sul decreto legge. Il sottosegretario presente in mattinata chiede di poter andare nella Calabria funestata dall'emergenza frane Protezione civile, prosegue l'esame alla Camera Bertolaso: "Parte lesa, non coimputato o colpevole" Lettera aperta del sottosegretario: "Responsabile di possibili errori e omissioni, che non sono reati" Bossi: "Spero che non lo si usi per colpire Berlusconi se no diventa un Paese davvero troppo brutto" Protezione civile, prosegue l'esame alla Camera Bertolaso: "Parte lesa, non coimputato o colpevole" Guido Bertolaso ROMA - E' in atto "un'operazione contro di me", che colpisce anche "le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile italiana". Lo afferma Guido Bertolaso nella sua lettera aperta "alle donne e agli uomini della Protezione civile", in cui si definisce "parte lesa, non coimputato o colpevole" e afferma di sentirsi come un "alluvionato". Intanto in Aula alla Camera, dopo il passaggio televisivo di ieri sera a Ballarò, Guido Bertolaso si dichiara disponibile a recarsi per un sopralluogo in Calabria, e lascia a fine mattinata Montecitorio. Dove prosegue il dibattito per la conversione del decreto sulla Protezione civile, da cui è stata stralciata la norma che prevedeva la trasformazione in spa. E oggi, a difendere il sottosegretario finito nella bufera per le inchieste giudiziarie sugli appalti del G8, è Umberto Bossi: "Spero che non si usi lui per colpire Berlusconi - dichiara - se no diventa un Paese davvero troppo brutto". "Vorrei recarmi in Calabria". Intervendo alla Camera, Bertolaso spiega così la sua richiesta di lasciare Roma per le zone dell'emergenza: "Il Dipartimento è stato presente dai primi minuti della vicenda - osserva Bertolaso a proposito dell'emergenza frane in Calabria, sollecitato da Nucara - ci sono i nostri tecnici, sia in Calabria che in provincia di Messina. Ho parlato con i vari sindaci dei comuni interessati, mi sono sentito con il presidente Loiero e gli ho detto che avevo questo importante impegno istituzionale stamane. Se l'Aula mi darà l'autorizzazione, anche se sono abituato a seguire punto per punto tutti i lavori dei provvedimenti che mi riguardano, vorrei recarmi giù in Calabria per fare un sopralluogo, e vedere esattamente quale altri interventi nell'immediatezza e magari riferire al mio rientro sugli esiti". E così accade: lui parte, e riferirà domani.
Il dibattito alla Camera. E in Aula, il dibattito sul decreto legge sulla Protezione Civile prosegue: 224 deputati dell'opposizione si sono iscritti a parlare, con interventi di massimo 10 minuti a testa. Il decreto scade il prossimo 28 febbraio e, visto che dovrà tornare al Senato, è probabile che il governo ponga la questione di fiducia. La lettera. E' in atto "un'operazione contro di me", che colpisce anche "le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile italiana". Lo afferma Guido Bertolaso nella sua lettera aperta, in cui si definisce "parte lesa, non coimputato o colpevole" e afferma di sentirsi come un "alluvionato". Nel testo Bertolaso si dice "fin d'ora responsabile di qualche possibile errore e omissione" che fino a prova contraria non sono "reati, congiure, atti intenzionali e voluti". Inoltre il capo della Protezione civile parla di sè come di una "alluvionato", facendo un parallelismo tra la sua situazione attuale e quella delle tante persone vittime di catastrofi naturali che ha conosciuto nel suo lavoro. Catastrofi che possono essere "naturali o antropiche; oggi dico, azione con intenti distruttivi premeditata e voluta". Secondo Bertolaso c'è chi getta "fango nel ventilatore e coloro che a secchi alimentano questa operazione, colpiscono senza alcuno scrupolo non solo la vittima designata, ma anche tutte le persone che costituiscono la rete dei rapporti di vita di ciascuno, la moglie, i figli, i parenti, gli amici. Nel mio caso, anche le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile italiana", specie "i volontari". Esprimendo "rabbia", "dolore", "sofferenza", Bertolaso sottolinea che in questo modo si "travolge tutto in nome di un preteso diritto a veder chiaro, a scovare i colpevoli, linciarli, sputtanandoli per toglierli di mezzo".
(17 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
2010-02-16 I Verbali. Ecco le intercettazioni contenute nell'informativa dei carabinieri dei Ros E' l'album di famiglia della "cricca della Ferrarella" (sede della Protezione Civile) Nelle telefonate moglie, cognati e figli E i nomi di Lotito, Rutelli e Leone di CARLO BONINI Nelle telefonate moglie, cognati e figli E i nomi di Lotito, Rutelli e Leone La foto, scattata durante i pedinamenti dei Ros, riprende Piscicelli (a sinistra) e Fusi. Quest'ultimo ha inmano un pacco regalo ROMA Mogli e mariti. Figli e cognati. Professionisti. Grand commis di Stato. Imprenditori rapaci e spicciafaccende da due soldi. L'album di famiglia della "cricca della Ferratella" (20 faldoni di atti istruttori, 20 mila pagine di intercettazioni telefoniche) è una Corte dei favori a inviti. Che spesso svela storie penalmente irrilevanti, ma illuminanti nel documentare la forza di attrazione di un sistema di relazioni. Per apprezzare la vertigine, sarebbe sufficiente annotare quanto scrivono i carabinieri del Ros nell'informativa del 15 ottobre 2009, quando scoprono che "due cognati importanti" girano intorno alla figura, non proprio specchiata, dell'imprenditore Diego Anemone: Francesco Piermarini, cognato di Bertolaso e ingegnere nei cantieri del G8 della Maddalena. E Paolo Palombelli, cognato del senatore Francesco Rutelli. Perché? Angelo Balducci e Diego Anemone dei due parlano con un linguaggio carbonaro. B: "Tra un po' devo vedere il cognato Paolo". A: "Lui mi aveva detto che passata questa buriana ci saremmo visti per quel programma che lui conosce bene. Nel frattempo lui ci ha già un discorso in corso". B: "Senti, no, il cognato...". A. "Di F R". B: "E poi c'è quell'altro cognato". A: "Oddio, quanti ce ne sono di cognati?" B: "Guido... il cognato di... Noi lo stiamo utilizzando lì. Lui invece lo vorrebbe spedire laggiù". "Utilizzato lì"; "Spedito laggiù". "Programma". "Discorso in corso". L'allusione è regola dell'esprimersi. Tranne quando c'è da chiedere o da promettere. L'8 maggio del 2008, Carlo Malinconico, allora segretario generale uscente della Presidenza del Consiglio, chiede a Balducci una parola buona che gli garantisca la sopravvivenza politica nella nuova stagione di centro-destra che va a cominciare. Per prudenza, lascia che a chiamare sia un funzionario di Palazzo Chigi, Calogero Mauceri, restando in ascolto accanto alla cornetta. M: "Sono qui un attimo con Carlo che aveva piacere di salutarti, ma ci chiedevamo se... Diciamo un po' da Oltretevere (il Vaticano, ndr) ci fosse un piccolo segnale... Insomma, forse... Non vorrei che poi si pensi.... A parte che andiamo a messa la domenica e ci facciamo pure la comunione (ride). Però non vorrei che qualcuno dicesse che siamo dei comunisti e che mangiamo i bambini...". B: "Come no". M: "Aspetta che ti passo Carlo". Malinconico: "Angelo carissimo, innanzitutto era solo per abbracciarti. Nei prossimi giorni mi auguro abbiamo occasione anche magari brevemente di fare il punto della situazione. Pensaci un attimo, perché siccome ci sono buoni propositi... Tutto sommato una spintarella...". Balducci promette di occuparsi del Segretario generale che esce, ma cura con attenzione quello che entra. Manlio Strano. L'uomo diventa cruciale quando la Procura di Roma sequestra gli impianti del "Salaria sport Village" di Anemone (il centro massaggi di Bertolaso). È il 25 giugno del 2009 e "la cricca" aspetta l'ordinanza libera-tutti del Consiglio dei ministri, la cosiddetta salva-piscine e condona-abusi. Balducci chiede e ottiene da Strano un appuntamento e insiste sui tempi della firma. Così: Nelle telefonate moglie, cognati e figli E i nomi di Lotito, Rutelli e Leone Berolaso lascia il Salaria Sport Village il 2 ottobre 2008 B: "Se ovviamente è una cosa che puoi dirmi, pensi che domani la cosa del nuoto potrebbe andare alla firma del Consiglio?". S: "Sai le ordinanze non passano in Consiglio. Vengono portate qui e firmate. Ma non in Consiglio". B: "Ah ho capito, perché dovrebbe... Siccome sapevo che era pronta". S: "Sicuramente allora domani mattina gliela fanno firmare a Berlusconi. Vigilerò al riguardo. Va bene?". Il giorno successivo, per Balducci (in conto Anemone, visto che il "Salaria sporting" è suo), si scomoda il capo dell'ufficio legislativo della Protezione civile, l'avvocato Giacomo Aiello. Con un sintetico sms: "Opc firmata. Giacomo". La "cricca" esulta e nel comunicarlo ai suoi amici in Comune, svela che anche nell'Aula Giulio Cesare c'era il partito del condono. Il consigliere Antonello Aurigemma parla con Anemone. "Il provvedimento l'hanno modificato proprio per non far intervenire il Comune. Ne ha preso atto il sindaco, perché l'ordinanza fatta la settimana scorsa non andava bene. Perché lui non voleva prendere nessun provvedimento in merito. E così l'hanno modificata". Nella gelatina del Sistema galleggiano - lo sappiamo dall'ordinanza - i consiglieri della Corte dei Conti Antonello Colosimo e Mario Sancetta. Ma anche - si legge ora negli allegati - l'avvocato generale Giancarlo Mandò, cui Balducci chiede lumi su una "pratica di interesse" e il presidente del Tar Lazio, Pasquale De Lise. Per venire a capo della rogna del ricorso di Italia Nostra, che chiede di sospendere l'ordinanza salva-piscine e appalti per il Mondiali di nuoto 2009, Balducci pensa bene infatti di coinvolgere come avvocato Patrizio Leozappa, il genero di De Lise. "Ti chiederei di essere in supporto", gli dice. Dagli atti non si capisce se Leozappa abbia mai ricevuto un incarico formale. È un fatto che, il 27 agosto 2009, Italia Nostra perda il suo ricorso. Ed è un fatto che De Lise ai primi di settembre chieda un incontro con Balducci. "Ti devo mostrare una carta", gli dice. Non c'è problema che non possa essere risolto. Porta che non possa essere aperta. Balducci, che ha una moglie produttrice cinematografica e un figlio attore, coltiva un rapporto di amicizia con Gaetano Blandini, direttore cinema del ministero dei Beni culturali. Quando un'inchiesta dell'Espresso comincia a frugare sul lato debole di Balducci (i rapporti societari della moglie con la consorte di Anemone e i film in cui ha lavorato il figlio), Blandini, con un sms, lo rassicura: "Male non fare. Paura non avere. Trattasi di spazzatura estiva". Già, Balducci non ha di che preoccuparsi. Lorenzo, il figlio, non rimarrà disoccupato. Ha lavorato in "Distretto di polizia" e fa parte della scuderia Falchi. Con Anna, passata al ruolo di produttrice, ha realizzato due film, il mediocre "Ce n'è per tutti" e "Due vite per caso". Entrambi hanno ottenuto finanziamenti pubblici, da parte del ministero dei Beni culturali. Anemone, la sera del 5 novembre 2008 chiama Giancarlo Leone, vicedirettore della Rai, presidente di Rai Fiction. Lo chiama "quel piccolino". Anna Falchi lo vuole cacciare dalla nuova fiction della televisione pubblica ("dove è entrato grazie all'intervento dello stesso Leone", scrivono i carabinieri) perché il ragazzo si è rasato i capelli a zero. Leone risolve il problema. E Anemone, naturalmente, risolve a Leone i problemi della ristrutturazione di casa. Naturalmente, accade anche che al povero Vincenzo Mollica del Tg1 venga chiesta una bella intervista a Lorenzo Balducci. Nella "cricca", del resto, c'è un posto al sole per tutti. Persino per un tipo come Simone Rossetti. Quello che apparecchia il set per l'incontro di Monica e Bertolaso al Salaria Sport Village. Che risolve il problema di qualche "stellina di qualità" con cui rendere dolci le notti veneziane al Gritti e individua nel "Fenix", un 3 stelle in viale Gorizia, lo scannatoio per gli appassionati della "Ferratella". Il 26 settembre Rossetti avverte Anemone di un incontro "importante": "Sto andando a Formello perché mi vuole incontrare il presidente Lotito (Lazio calcio ndr.)". "A te?". "Poi ti spiego. Comunque porta soldi a noi". "Attento perché quello è un figlio di una mignotta". © Riproduzione riservata (16 febbraio 2010)
2010-02-15 Il coordinatore nazionale del Pdl è tra gli intercettati dai Ros Nel pomeriggio, accompagno dal suo legale, è stato sentito in procura Denis Verdini indagato dai pm di Firenze "Ho dimostrato la mia estraneità all'accusa" Denis Verdini indagato dai pm di Firenze "Ho dimostrato la mia estraneità all'accusa" Denis Verdini FIRENZE - Denis Verdini è indagato dai pm fiorentini per il reato di concorso corruzione. Lo rivela lo stesso coordinatore del Pdl, che oggi pomeriggio è stato sentito in Procura. Nella nota diffusa in serata Verdini aggiunge di aver dimostrato la sua "più totale estraneità all'accusa". La nota di Verdini. "Dopo aver letto che il mio nome compariva per fatti marginali nell'inchiesta condotta dalla Procura di Firenze - afferma l'esponente del Pdl - in merito agli appalti per le opere emergenziali affidate alla gestione della Protezione civile, e dopo aver saputo dai giornali che il mio telefono era stato intercettato indirettamente, per una serie di colloqui con gli indagati, uno dei quali, Riccardo Fusi, è un mio carissimo amico da molti anni, ho chiesto al mio avvocato di verificare i fatti presso la magistratura. In questo modo ho appreso di essere stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di corruzione". Verdini spiega quindi che gli veniva contestata "solo ed esclusivamente la segnalazione per la nomina di Fabio De Santis a Provveditore delle opere pubbliche per Toscana, Umbria e Marche". "Ho quindi chiesto e ottenuto la disponibilità del Procuratore della Repubblica di Firenze ad essere ascoltato quanto prima - prosegue la nota - cosa che è avvenuta questo pomeriggio di fronte ai pubblici ministeri Giuseppina Mione e Giulio Monferini, titolari dell'inchiesta, ai quali ho fornito serenamente e con la massima trasparenza le informazioni richieste, illustrando le motivazioni del mio intervento come unicamente riconducibili al tentativo di risolvere il problema del danno erariale conseguente all'appalto per la realizzazione della scuola Marescialli e carabinieri a Firenze. Ho quindi dimostrato la mia più totale estraneità all'accusa".
L'esponente del Pdl ha lasciato gli uffici di viale Lavagnini della Procura della Repubblica di Firenze intorno alle 20.10. E' passato da un'uscita secondaria e se ne è andato a bordo di una Yaris, seduto sul sedile posteriore. L'auto sulla quale era arrivato con l'autista, una Thesis blu, è rimasta fuori dal palazzo ancora per alcuni minuti per depistare i giornalisti, poi si è allontanata. Il parlamentare era stato convocato dal procuratore capo Giuseppe Quattrocchi, dai sostituti Luca Turco, Giuseppina Mione e Giulio Monferini che si stanno occupando dell'inchiesta sui cantieri del G8. All'incontro era presente anche l'avvocato del deputato del Pdl, Marco Rocchi. Quelle telefonate. Sono decine le telefonate intercettate dai carabinieri del Ros tra l'imprenditore della Baldassini e Tognozzi, Riccardo Fusi, e l'onorevole Verdini. In una registrata il 21 gennaio 2009, il coordinatore del Pdl si vanta di aver contribuito alla nomina come provveditore alle opere pubbliche di Fabio De Santis. Nell'estate 2008 Fusi sollecita a Verdini un incontro con il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli per discutere della scuola marescialli di Firenze. Il 5 agosto Fusi parla direttamente con Matteoli: gli chiede se "ci si può vedere un minuto". Ma la risposta di Matteoli è negativa perché sta per andare in vacanza. E intanto da L'Aquila... Il procuratore della Repubblica del capoluogo abruzzese, Alfredo Rossini ritiene che "ci siano cose che coinvolgono L'Aquila". "Prima o poi quindi ce le manderanno e vedremo", aggiunge riferendosi agli sviluppi dell'inchiesta della Procura di Firenze che ha coinvolto il capo della Protezione Civile nazionale, Guido Bertolaso. "Stiamo leggendo sui giornali di questa bella inchiesta - prosegue Rossini - la stiamo guardando con serenità, anche se non siamo fuori dai giochi, nella misura in cui dovessero essere coinvolte le competenze territoriali. Comunque, di concerto con la Procura di Firenze e gli altri soggetti interessati, siamo pronti a dare il nostro contributo per le cose eventualmente accadute nel nostro territorio". I fatti che potrebbero coinvolgere la Procura abruzzese sono il G8 dell'Aquila e gli appalti legati all'emergenza e alla ricostruzione, argomento quest'ultimo toccato nella telefonata intercettata di due imprenditori, con uno dei due che dice di aver "riso nel letto" dopo la scossa, pensando ai possibili appalti. Cosa che ha suscitato rabbia e sdegno nelle istituzioni e nelle popolazioni colpite dal sisma del 6 aprile 2009. Summit a Perugia. Gli atti dell'inchiesta sugli appalti delle grandi opere avviata dalla Procura di Firenze e che vede coinvolto il procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, sono arrivati sul tavolo del procuratore facente funzioni, Federico Centrone che li ha affidati ai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnese. La magistratura perugina è infatti competente, vista l'iscrizione nel registro degli indagati di un magistrato romano. Domani nel capoluogo umbro si terrà un summit tra pm perugini e romani: I pubblici ministeri romani, Sergio Colaiocco e Assunta Cocomello, incontreranno i colleghi Sergio Sottani e Alessia Tavernese, delegati per gli accertamenti e che dovranno studiare le carte giunte da Firenze, una quarantina di faldoni, con nomi di imprenditori e alti dirigenti del consiglio dei lavori pubblici finiti in carcere e il coinvolgimento di Bertolaso. Bertolaso alla Camera. E potrebbe essere Guido Bertolaso in persona a 'difendere' in Parlamento il decreto sulla Protezione Civile. Domani mattina andrà alla Commissione Ambiente di Montecitorio, dove approderà il testo del contestato provvedimento. Alle 10.30 avrà inizio la discussione e alle 12 scadrà il termine per gli emendamenti che saranno votati in giornata. Il governo, secondo il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si prepara a stralciare il 'contestato' articolo 16 del decreto che prevede la costituzione della Protezione civile servizi Spa. (15 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
I rapporti tra il capo dipartimento dei Lavori pubblici, Anemone e il costruttore siciliano Gruttadauria e dall'inchiesta emergono gli intrecci societari tra il funzionario Di Nardo e il clan dei Casalesi Dalle imprese accusate di mafia 5500 euro al mese a Balducci jr di MARINO BISSO Dalle imprese accusate di mafia 5500 euro al mese a Balducci jr ROMA - Neppure gli imprenditori in "odore" di mafia potevano permettersi il lusso di non pagare uno stipendio d'oro per un posto da apprendistato a Filippo, il figlio trentenne di Angelo Balducci. E anche Ezio Gruttadauria, costruttore di Caltanissetta, era pronto a mettere mano al portafoglio. È l'8 settembre 2008 Ezio Gruttadauria telefona a Diego Anemone: Ezio: "Ti volevo chiedere una consa perché non voglio fare brutte figure. Una domanda tra me e te, però. Ma il giovane Filippo, siccome devo fare un passaggio dalle mie parti, come è retribuito da te?". Diego:"Ma lui o la fidanzata?". Ezio:"L'altra è già a posto". Diego:"Lui ha un contratto da aprendistato Ezio:"Però quello che volevo capire e non voglio fare brutte figure. Siccome lui mi ha detto dei numeri che non c'entrano che mi sembrano strani per quel tipo di contratto". Diego: "Quanto ti ha detto lui?". Ezio: "Credo 3000-3500" Diego: "Tre va bene". Ezio: "Più che altro capisci bene che non possiamo andare indietro, quanto meno dobbiamo mantenere... Almeno mantenere lo stesso stipendio anche se per una figura così giovane da noi qualche problema lo crea, non tanto per l'entità, quanto per gli equilibri generali...". Il nome degli imprenditori Gruttaduria, all'inizio degli anni '90, era al centro di un'inchiesta della Direzione Antimafia di Palermo che aveva trovato due numeri telefonici con l'indicazione "ingegnere Gruttadauria" sopra alcune rubriche sequestrate nell'ambito della maxi indagine sulla spartizione degli appalti pubblici in Sicilia sotto il controllo di Cosa Nostra. Proprio in questa inchiesta, assieme ad altri costruttori finiti in carcere, era stato indagato Dino Anemone, (poi prosciolto nel 2004), il padre dei due imprenditori romani Daniele e Diego Anemone "patron" del Salaria Sport Village.
"Il giovane Filippo", come è soprannominato nelle telefonate intercettate dai carabinieri del Ros di Firenze, prima di accaparrarsi un contratto sicuro come "assistente del sovrintendente, all'Accademia di Santa Cecilia" aveva guadagnato anche di più "fino a 5500 euro al mese solo per lavorare come apprendista presso la società Salaria Sport Village" il maxi impianto realizzato dal gruppo Anemome, sulle rive del Tevere. Ma nell'inchiesta del Ros emergono anche i rapporti con i Casalesi. L'uomo chiave è Antonio Di Nardo, il funzionario del ministero delle Infrastrutture indagato per gli appalti del G8. "Nardo Antonio - clan Casalesi". È il titolo dell'informativa che riferisce d due note della direzione investigativa Antimafia di Napoli, una del 14 marzo 2003 e una dell'8 luglio 2003. "La società "Soa nazionale costruttori organismo di attestazione spa" con sede a Sondrio è di fatto occultamente riconducibile a Antonio Di Nardo ". Tra i soci della società figurano tra gli altri, il parlamentare del Pdl Paolo Russo e Giuseppe Mastrominico. "Quest'ultimo - scrivono i carabinieri - è cugino di Pasquale Mastrominico che, a sua volta, è cognato di Rachele Iovine, sorella del boss dei casalesi Antonio Iovine detto 'o Ninno'". La Direzione antimafia di Napoli descrive anche i legami tra Antonio Di Nardo e Carmine Diana, titolare della "Impregica Costruzioni srl". "Diana - si legge nell'informativa - è ritenuto legato al noto Francesco Bidognetti, esponente dei casalesi". E ancora: "Di Nardo è l'imprenditore che gestisce occultamente il 'Consorzio Stabile Novus', che ha sede a Napoli e che è associato alla 'Opere Pubbliche e Ambiente Spà di Francesco Maria De Vito Piscicelli", l'imprenditore che rideva la notte del terremoto. Per i pm fiorenti, Di Nardo "fa anche da intermediario tra De Vito Piscicelli e un certo Rocco Lamino, per la restituzione di un prestito da usura di 100mila euro". Di Nardo, e Lamino, sono definiti in un'intercettazione dello stesso De Vito Piscicelli, "soggetti pericolosi. Da quella gente che è meglio che ci stai lontano. Se si sgarra è la fine...". © Riproduzione riservata (16 febbraio 2010) Scende l'effetto dell'attentato di Milano. Il premier al 46% di fiduciosi vicino ai minimi Il Pd risale di 3 punti, l'Idv di 2. Fermi tutti gli altri. Ministri: bene Sacconi, perde Brunetta Fiducia, Berlusconi di nuovo in calo Crescono i partiti di centrosinistra Raggiungono quota 52% (la più alta di sempre) quelli che hanno poca o nessuna fiducia Fiducia, Berlusconi di nuovo in calo Crescono i partiti di centrosinistra Silvio Berlusconi, in calo di fiducia ROMA - L'effetto dell'attentato di Milano comincia a scemare e la fiducia in Silvio Berlusconi riprende il trend negativo degli ultimi mesi. E' il dato più evidente del sondaggio mensile di Ipr Marketing sulla fiducia nel premier, nel governo e nelle forze politiche. L'altro elemento emergente è una ripresa dei partiti del centrosinistra: Pd e Idv guadagnano terreno mentre per gli altri è "crescita zero". GUARDA LE TABELLE Il sondaggio, come tutti i mesi esamina il livello di fiducia. Nel caso di Berlusconi scendono a 46 (su 100) gli interpellati che esprimono "molta" o "abbastanza" fiducia nel suo operato. Erano 48 a gennaio e dicembre e 45 a novembre e ottobre. Il Cavaliere, dunque, torna vicino ai suoi "minimi storici". Nell'ottobre del 2008 era arrivato al 62% di giudizi positivi. Sale, invece, sopra il 50 per cento e arriva al 52% la percentuale di coloro che esprimono "poca" o nessuna" fiducia nel premier. E' la più alta mai raggiunta. Gli indecisi, infatti, sono solo il 2%.- Il governo. Non si muove il governo. Per il quarto mese consecutivo la percentuale di coloro che esprimono "molta" o "abbastanza" fiducia è ferma al 40% (minimo di sempre). Bloccati anche al 56% coloro che ne hanno "poca" o "nessuna". Stesso dato, ovviamente, anche per gli indecisi: 4%. I ministri. Nella classifica dei ministri è sempre in testa il responsabile di welfare e lavoro Maurizio Sacconi (62% di "fiduciosi") vicino al suo massimo storico di 63% (luglio 2009). Al secondo posto sempre Maroni 60%. Perde tre punti il responsabile della funzione pubblica Renato Brunetta che passa dal 61 al 58 per cento di fiduciosi. La sua candidatura a sindaco di Venezia non è evidentemente piaciuta a una parte degli interpellati. Tra gli altri, perdono due punti Frattini, Bondi e la Brambilla (fanalino di coda con il 28% di fiducia). Guadagnano, invece, Scajola avvantaggiato chiaramente dalla difesa dei posti di lavoro nella vicenda Fiat e Giorgia Meloni. Un punto in più a Tremonti e Mara Carfagna, uno in meno per Gelmini (la riforma della scuola non l'aiuta) e Zaia. I partiti. Il sondaggio segnala la crescita delle forze di centrosinistra. Il Pd, dopo la flessione di 4 punti del mese scorso, risle da 37 al 40 per cento di "fiduciosi" riavvicinandosi al suo massimo (41%). Due punti in più (dal 36 al 38) per l'Idv. Tutti fermi gli altri. In testa c'è il Pdl (46%), l'Udc è al 40 e la Lega Nord chiude al 31. (16 febbraio 2010)
Ma adesso Bertolaso deve lasciare di EUGENIO SCALFARI COMMENTANDO ieri la lettera con la quale Guido Bertolaso rispondeva alle mie dieci domande ricostruendo a suo modo la verità dei fatti e la loro sostanza politica, ho volutamente tralasciato di approfondire la questione dell'atteggiamento del Quirinale di fronte all'ampliamento dei compiti della Protezione civile, alle normative che l'hanno resa possibile e alla loro costituzionalità. È una questione delicatissima poiché chiama in causa il Capo dello Stato, cioè la più alta istituzione della Repubblica. Bertolaso non si è fatto carico di questa delicatezza ed ha tentato di coprire l'operato suo e del governo sostenendo che il Quirinale ha sempre appoggiato il suo fare e non ha opposto alcun limite al sistema delle ordinanze e alla creazione della Protezione civile Spa, che ne rappresenta il coronamento e l'esternalizzazione. L'ho tralasciato perché su quell'aspetto della vicenda non si può andare a tentoni e per approssimazioni successive. Perciò ho raccolto i miei appunti in proposito, ho interpellato fonti qualificate ed ho riscontrato date, documenti e testimonianze dirette. Come sospettavo già a prima vista, la ricostruzione di Bertolaso è arbitraria e non corrisponde alla realtà. Ed ecco perché. 1. La legge del 1992, che di fatto è quella istitutiva della Protezione civile come servizio permanente della Pubblica amministrazione, limitava quel servizio alle catastrofi naturali. 2. Fu innovata con decreto del 2001, convertito in legge. C'era già in quella legge un primo allargamento di competenze della Protezione civile a grandi eventi sganciati dalle catastrofi naturali, purché ricorressero caratteristiche che rendessero necessaria un'amministrazione straordinaria per ragioni di necessità ed urgenza chiaramente indicate nella motivazione. Il Presidente della Repubblica dell'epoca varò la legge insistendo sull'importanza delle motivazioni come requisito essenziale.
3. A partire da quel momento il Quirinale non ha più avuto l'occasione di "intercettare" la normativa delle ordinanze e dei decreti della presidenza del Consiglio poiché si trattava di una produzione di carattere amministrativo. Una produzione, come abbiamo già sottolineato ieri, che è cresciuta su se stessa ad un ritmo velocissimo passando da una o al massimo due ordinanze nel periodo del governo Prodi ad una media di 80-100 nel periodo berlusconiano. 4. Il presidente Napolitano ha assistito con crescente preoccupazione all'estendersi del sistema delle ordinanze emesse dalla Protezione civile e l'ha detto in diverse occasioni. L'ha detto direttamente allo stesso Bertolaso in occasione d'una sua visita a L'Aquila subito dopo il terremoto. Si compiacque con lui per l'efficienza con cui la Protezione civile aveva fronteggiato l'emergenza post-terremoto ma elevò dubbi sul lavoro che quella stessa struttura avrebbe dovuto mandare avanti per completare le infrastrutture della Maddalena ed altre incombenze nel frattempo maturate. 5. Intanto gli impegni del sistema Bertolaso si moltiplicavano e l'albero della Protezione civile stava diventando una foresta. Leggiamo insieme quanto il Capo dello Stato ha detto nella cerimonia degli auguri di fine anno svoltasi lo scorso dicembre al Quirinale nella Sala dei corazzieri dinanzi alle Alte Magistrature dello Stato: "Il continuo succedersi di decreti legge - 47 dall'inizio di questa Legislatura - e il loro divenire sempre più sovraccarichi ed eterogenei nel corso dell'iter parlamentare di conversione, hanno continuato a produrre forti distorsioni negli equilibri istituzionali. Tutto ciò finisce per gravare negativamente sul livello qualitativo dell'attività legislativa. Non a caso gli studiosi si domandano se abbia finito per attuarsi, anche attraverso il crescente uso e la dilatazione di ordinanze d'urgenza, un vero e proprio sistema parallelo di produzione normativa". L'allarme del Presidente della Repubblica è netto ed esplicito e l'assemblea dinanzi alla quale è stato formulato lo rende ancora più solenne e preoccupante. 6. Si arriva così all'ultimo decreto legge, quello attualmente in discussione dinanzi alle Camere, nel quale viene promossa la creazione della Protezione civile Spa. Dalle mie informazioni molto attendibili risulta che Napolitano non ravvisava i requisiti di necessità ed urgenza, almeno per la parte dedicata alla Spa, e propendeva piuttosto verso la presentazione di un disegno di legge. Si trovò tuttavia di fronte (così dicono le mie fonti) ad una resistenza infrangibile opposta da Gianni Letta che avrebbe prospettato al Capo dello Stato l'ipotesi che Bertolaso potesse dimettersi dai suoi incarichi se il decreto non fosse stato autorizzato. Ipotesi che avrebbe creato un vuoto operativo di notevole gravità. 7. È accaduto tuttavia che nel corso dell'iter parlamentare al Senato il decreto venisse "stravolto" rispetto alla sua originaria stesura autorizzata dal Quirinale. Una decina di nuovi articoli e sessanta commi furono aggiunti sulla base di altrettanti emendamenti proposti dalla maggioranza parlamentare, allargando ancora di più il ventaglio delle competenze, la produzione di ordinanze, una sorta di scavalcamento nei confronti degli organi di controllo e di giurisdizione. Fonti non ufficiali ma attendibili segnalano che il Quirinale segue con estrema attenzione l'iter del decreto. Si dice (anche se si tratta d'una voce) che il Capo dello Stato avrebbe fatto pervenire al presidente del Consiglio il suo allarme per questa situazione. È noto che il Quirinale tace quando il Parlamento è all'opera, riservandosi di giudicare la costituzionalità della legge quando l'iter parlamentare sarà concluso. Questo è lo stato dei fatti, almeno prima che arrivasse la notizia dello stralcio. Il sottosegretario Gianni Letta ci aveva informato l'altro ieri che la Protezione civile rimane un Dipartimento della Pubblica amministrazione e che la Spa sarebbe stato soltanto un organo tecnico. Questo lo sapevamo. È infatti della Spa che si sta discutendo poiché la sua istituzione svuoterebbe di fatto il Dipartimento di gran parte delle sue funzioni. La precisazione di Letta aveva dunque l'aria di voler frapporre una cortina fumogena che può annebbiare soltanto i gonzi e può servire ai vari Minzolini dell'informazione per celebrare la saggezza del governo nel momento in cui il governo si trova stretto da grandi difficoltà di fronte allo scandalo degli appalti e al verminaio che è stato scoperchiato. Quanto al sottosegretario Bertolaso - sulla cui buona fede fino a ieri avevo sperato ma che a questo punto è diventata un'ipotesi di terzo grado - egli ha perso pochi giorni fa la carica di commissario ai rifiuti di Napoli. È proprio sulla base di quella carica che aveva ottenuto di diventare membro del governo anche se essa era in palese contraddizione con l'incarico esecutivo di commissario. Non avendo più la carica esecutiva, è venuta ora meno anche la ragione del suo sottosegretariato. Perciò le sue dimissioni non sono più un suo atto discrezionale ma un obbligo che sta diventando sempre più tardivo ogni giorno che passa © Riproduzione riservata (16 febbraio 2010)
IL TESTO DEL DECRETO LEGGE Così il governo vuol cambiare la Protezione Civile
Ddl Senato 1956 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile
Articolo 1 (Funzioni delle amministrazioni territoriali ed altre disposizioni in relazione agli eventi sismici del 6 aprile 2009). 1. Il Presidente della regione Abruzzo, Commissario delegato per le attività di cui all'articolo 4, comma 2, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, assume le funzioni di Commissario delegato per la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, a decorrere dal 1o febbraio 2010 e per l'intera durata dello stato di emergenza, operando con i poteri e le deroghe di cui alle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri adottate per superare il contesto emergenziale, e prosegue gli interventi di primo soccorso e di assistenza in favore delle popolazioni colpite dai medesimi eventi, ad esclusione degli interventi per il completamento del progetto C. A. S. E. e dei moduli abitativi provvisori (MAP) e scolastici (MUSP). In considerazione di quanto previsto dal periodo precedente ed allo scopo di assicurare la massima funzionalità delle attività di monitoraggio del rischio sismico, è autorizzata la spesa di 1 milione di euro per l'anno 2011 e di 1 milione di euro a decorrere dall'anno 2013, per il rifinanziamento dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 2, comma 329, della legge 24 dicembre 2007, n. 244. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 5, comma 3-ter, del decreto-legge 1o ottobre 2005, n. 202, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2005, n. 244. Il Commissario delegato può nominare quali sub-Commissari i sindaci dei comuni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, nonché i presidenti delle province interessate, per le rispettive competenze. Per tali incarichi non spettano rimborsi, compensi o indennità di alcun genere.
2. Il Commissario delegato nominato ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri cessa dall'incarico il 31 gennaio 2010 ed entro tale data, fornisce al Commissario delegato - Presidente della regione Abruzzo ed al Ministero dell'economia e delle finanze lo stato degli interventi realizzati e in corso di realizzazione, la situazione contabile di tutte le entrate e di tutte le spese, indicando la provenienza dei fondi, i soggetti beneficiari e la tipologia della spesa, nonché la situazione analitica dei debiti derivanti dalle obbligazioni e dagli impegni assunti per il superamento dell'emergenza, con l'indicazione della relativa scadenza, ai fini del successivo subentro. Con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri ai sensi dell'articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 39 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2009, vengono disciplinati il passaggio di consegne, il trasferimento delle residue risorse finanziarie e le modalità di controllo della spesa per la ricostruzione del territorio abruzzese. 2-bis. Ferma la previsione di cui all'articolo 2-bis del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, il Governo è tenuto a trasmettere al Parlamento informative sulle spese sostenute nella fase di emergenza. Le informative sono trasmesse entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e a conclusione dell'emergenza. 2-ter. Le disposizioni di cui all'articolo 5, commi 1 e 2, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, si interpretano nel senso che la presentazione dell'istanza di prosecuzione per i procedimenti di cui alle medesime disposizioni è dovuta limitatamente a quelli per i quali le udienze processuali erano fissate in data ricompresa nel periodo dal 6 aprile 2009 al 31 luglio 2009, ad eccezione dei processi tributari di primo e secondo grado e di quelli amministrativi di primo grado già definiti. 2-quater. All'articolo 9 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, è aggiunto, in fine, il seguente comma: "9-bis. Le ordinanze di cui all'articolo 191 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, limitatamente ai territori colpiti dagli eventi sismici di cui al presente decreto, possono essere reiterate fino a quattro volte". Articolo 2 (Costituzione della Unità stralcio e Unità operativa per la chiusura dell'emergenza rifiuti in Campania). 1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, entro sette giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono istituite per la chiusura dell'emergenza rifiuti in Campania, nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento protezione civile, una "Unità stralcio" e una "Unità operativa", utilizzando le risorse umane, finanziarie e strumentali già a disposizione delle Missioni previste dal decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, di seguito denominato: "decreto-legge n. 90 del 2008", che cessano alla data del 31 dicembre 2009. Agli ulteriori oneri di funzionamento e di gestione a carico delle predette unità si provvede nel limite delle disponibilità delle contabilità speciali di cui al comma 2. Le unità predette, coordinate dal Comandante del Comando logistico Sud, sono allocate presso l'attuale sede del Comando medesimo in Napoli e cessano alla data del 31 gennaio 2011, termine che può essere prorogato, per non più di sei mesi, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. 2. Con il medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui al comma 1, primo periodo, sono altresì individuate le contabilità speciali sulle quali confluiscono le risorse finanziarie già nella disponibilità del Capo della Missione amministrativo-finanziaria e gli introiti derivanti dai conferimenti dei rifiuti presso il termovalorizzatore di Acerra e il relativo impianto di servizio, i ricavi della vendita dell'energia elettrica prodotta dal termovalorizzatore stesso, nonché, nelle more dell'adozione dei provvedimenti di cui all'articolo 6-bis, comma 5, del decreto-legge n. 90 del 2008 e, fatti salvi gli importi dedotti nel bilancio di previsione anno 2009 della regione Campania, gli introiti residuali derivanti dal tributo speciale di spettanza regionale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi urbani. Articolo 3 (Unità stralcio). 1. L'Unità stralcio di cui all'articolo 2, entro trenta giorni dalla propria costituzione, avvia le procedure per l'accertamento della massa attiva e passiva derivante dalle attività compiute durante lo stato di emergenza rifiuti in Campania ed imputabili alle Strutture commissariali e del Sottosegretariato di Stato all'emergenza rifiuti di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 90 del 2008, di seguito denominate: "Strutture commissariali". Per gli eventuali contenziosi derivanti dall'attuazione del presente articolo si applica l'articolo 4 del decreto-legge n. 90 del 2008. Il piano di rilevazione della massa passiva comprende, oltre ai debiti accertati e definiti, anche quelli derivanti da negozi di transazione. 2. L'Unità accerta i crediti vantati dalle Strutture commissariali e dal Dipartimento della protezione civile nei confronti dei soggetti affidatari del termovalorizzatore di Acerra e degli impianti di selezione e smaltimento dei rifiuti a seguito degli anticipi sul prezzo di costruzione e degli interventi effettuati sugli stessi per garantire il costante ed ininterrotto esercizio di questi. 3. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottarsi entro il termine di cui al comma 1, sono stabilite le modalità e i termini per la presentazione all'Unità delle istanze da parte dei creditori delle Strutture commissariali, nonché per il riconoscimento e il pagamento dei relativi debiti. 4. A seguito del definitivo accertamento della massa attiva e passiva, contro cui è ammesso ricorso giurisdizionale ai sensi del comma 1, l'Unità stralcio, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, predispone uno o più piani di estinzione delle passività sulla base delle istanze di cui al comma 3 e previa comunicazione degli stessi piani al Ministero dell'economia e delle finanze, provvede al pagamento dei debiti ivi iscritti, dando priorità, in via graduata nell'ambito del piano, ai crediti privilegiati, ai crediti recati da titoli esecutivi definitivi, a quelli derivanti da un atto transattivo tenendo conto della data di esigibilità del credito originario, ai crediti di lavoro, nonché agli altri crediti in relazione alla data di esigibilità. 5. Dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al 31 gennaio 2011, non possono essere intraprese azioni giudiziarie ed arbitrali nei confronti delle Strutture commissariali e della unità stralcio e quelle pendenti sono sospese. I debiti insoluti, dalla data di entrata in vigore del presente decreto, non producono interessi, né sono soggetti a rivalutazione monetaria. Articolo 4 (Unità operativa). 1. L'unità operativa di cui all'articolo 2 attende: a) alle competenze amministrative riferite agli impianti di cui all'articolo 6 del decreto-legge n. 90 del 2008, ivi comprese quelle concernenti l'esecuzione del contratto di affidamento del termovalorizzatore di Acerra e del relativo impianto di servizio; b) all'eventuale prosecuzione, sulla base di valutazioni della medesima unità operativa, degli interventi anche infrastrutturali e delle relative opere accessorie; c) all'eventuale coordinamento dei flussi dei rifiuti; d) all'organizzazione funzionale del dispositivo militare di cui all'articolo 5; 1. L'unità operativa di cui all'articolo 2 attende: 1-bis. In fase di prima attuazione, fino e non oltre il 31 dicembre 2010, l'Unità operativa, con oneri a carico delle contabilità speciali di cui all'articolo 2, comma 2, del presente decreto, continua, nella ricorrenza di situazioni di urgenza, ad adottare gli interventi alternativi di cui all'articolo 2, comma 12, del decreto-legge n. 90 del 2008. 2. L'unità operativa, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, avvia, sentite le rappresentanze degli enti locali, la determinazione dei costi di conferimento dei rifiuti sulla base delle linee guida di cui al decreto del Sottosegretario di Stato alla soluzione dell'emergenza rifiuti in Campania n. 226 del 20 ottobre 2009 inerente al ciclo dei rifiuti nella regione Campania per l'anno 2010. 3. La regione Campania e le relative province, nella ricorrenza di oggettive condizioni di necessità ed urgenza riconosciute tali dall'Unità operativa, possono richiedere alla Unità stessa ogni utile attività di supporto, nonché l'adozione di azioni di coordinamento in materia di gestione del ciclo dei rifiuti sul territorio campano, con particolare riferimento all'organizzazione dei flussi, ferme restando le responsabilità a legislazione vigente degli enti territoriali competenti al momento della cessazione dello stato di emergenza. 1. Per le finalità di cui agli articoli 2, 3 e 4, è autorizzata la salvaguardia e la tutela delle aree e dei siti di interesse strategico nazionale mediante l'impiego delle Forze armate nel limite di duecentocinquanta unità, anche con i poteri di cui all'articolo 2, comma 7-bis, del decreto-legge n. 90 del 2008, sulla base di apposito piano di impiego predisposto trimestralmente dalla articolazione militare della unità operativa. Agli oneri conseguenti si provvede nel limite delle disponibilità delle contabilità speciali di cui all'articolo 2, comma 2. 2. Le previsioni delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri adottate nell'ambito dell'emergenza rifiuti nella regione Campania cessano di avere efficacia alla data del 31 dicembre 2009, fatti salvi i rapporti giuridici ancora in corso alla stessa data, che cessano alla naturale scadenza.
Articolo 5-bis (Disposizioni concernenti l'attività del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano). 1. Alla legge 21 marzo 2001, n. 74, sono apportate le seguenti modificazioni: a) il comma 3 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente: "3. Il CNSAS contribuisce, altresì, alla prevenzione ed alla vigilanza degli infortuni nell'esercizio delle attività alpinistiche, sci-alpinistiche, escursionistiche e degli sport di montagna, delle attività speleologiche e di ogni altra attività connessa alla frequentazione a scopo turistico, sportivo, ricreativo e culturale, ivi comprese le attività professionali, svolte in ambiente montano, ipogeo e in ambienti ostili e impervi"; b) il comma 3 dell'articolo 2 è sostituito dal seguente: "3. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nell'ambito dell'organizzazione dei servizi di urgenza ed emergenza sanitaria, possono stipulare apposite convenzioni con le strutture operative regionali e provinciali del CNSAS, atte a disciplinare i servizi di soccorso e di elisoccorso"; c) all'articolo 4 è aggiunto, in fine, il seguente comma: "5-bis. Le società esercenti o concessionarie di impianti funicolari aerei in servizio pubblico stipulano apposite convenzioni con il CNSAS per l'evacuazione e per la messa in sicurezza dei passeggeri". 2. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali è autorizzato ad apportare le occorrenti modifiche al regolamento di cui al decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale 24 marzo 1994, n. 379. 3. Al fine di sviluppare l'efficacia dei servizi di elisoccorso in ambiente montano ovvero in ambienti ostili ed impervi del territorio nazionale da parte del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (CNSAS), con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Dipartimento della protezione civile e dell'ENAC, è disciplinato l'utilizzo delle strumentazioni tecnologicamente avanzate, anche per il volo notturno, previa adeguata formazione del personale addetto. 4. Il contributo annuo a carico dello Stato destinato al pagamento dei premi per l'assicurazione contro i rischi di morte, invalidità permanente e responsabilità civile verso terzi, ivi compresi gli altri soccorritori, dei volontari del CNSAS impegnati nelle operazioni di soccorso o nelle esercitazioni, previsto dall'articolo 3 della legge 18 febbraio 1992, n. 162, è integrato per l'anno 2010 di euro 250.000. 5. All'onere di cui al comma 4, pari a 250.000 euro per l'anno 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di protezione civile, di cui all'articolo 3 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, come determinato dalla tabella C della legge 23 dicembre 2009, n. 191. Articolo 6 (Determinazione del valore proprietario del termovalorizzatore di Acerra). 1. Ai fini dell'accertamento del valore dell'impianto di termovalorizzazione di Acerra per il trasferimento in proprietà, all'atto del trasferimento è riconosciuto al soggetto già concessionario del servizio di smaltimento dei rifiuti - proprietario dell'impianto un importo onnicomprensivo da determinarsi sulla base dei criteri stabiliti dallo studio ENEA 2007 "Aspetti economici del recupero energetico da rifiuti urbani", con riferimento al parametro operativo del carico termico di progetto dell'impianto. L'ENEA, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, definisce il valore dell'impianto ai sensi del presente articolo, da riconoscere al soggetto già concessionario del servizio di smaltimento dei rifiuti - proprietario dell'impianto. A tal fine, sono rese provvisoriamente indisponibili nell'ambito del Fondo per le aree sottoutilizzate risorse per un importo pari a 355 milioni di euro per l'anno 2011. Articolo 7 (Trasferimento della proprietà del termovalorizzatore di Acerra). 1. Entro il 31 dicembre 2011 con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è trasferita la proprietà del termovalorizzatore di Acerra alla regione Campania, previa intesa con la Regione stessa, ovvero alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile o a soggetto privato, e sono individuate le risorse finanziarie necessarie all'acquisizione dell'impianto. 1-bis. Nel caso in cui non sia avvenuto il trasferimento di cui al comma 1, entro il 31 gennaio 2012, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri la proprietà del termovalorizzatore è comunque trasferita alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile. 2. In caso di trasferimento ad uno dei soggetti pubblici di cui al comma 1, le risorse necessarie sono individuate con apposito provvedimento normativo anche a valere sulle risorse del Fondo aree sottoutilizzate, per la quota nazionale o regionale. 3. Al soggetto proprietario dell'impianto, all'atto del trasferimento definitivo della proprietà ai sensi del comma 1, è riconosciuto un importo onnicomprensivo pari al valore stabilito ai sensi dell'articolo 6, ridotto del canone di affitto corrisposto nei dodici mesi antecedenti all'atto di trasferimento, delle somme comunque anticipate, anche ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge n. 90 del 2008, nonché delle somme relative agli interventi effettuati sull'impianto, funzionali al conseguimento degli obiettivi di costante ed ininterrotto esercizio del termovalorizzatore sino al trasferimento della proprietà. 4. A decorrere dal 1o gennaio 2010, nelle more del trasferimento della proprietà, la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile mantiene la piena disponibilità, utilizzazione e godimento dell'impianto ed è autorizzata a stipulare un contratto per l'affitto dell'impianto stesso, per la durata di anni due. La stipulazione del contratto di affitto è subordinata alla prestazione di espressa fideiussione regolata dagli articoli 1936, e seguenti, del codice civile, da parte della società a capo del gruppo cui appartiene il proprietario del termovalorizzatore con la quale si garantisce, fino al trasferimento della proprietà dell'impianto, il debito che l'affittante ha nei confronti del Dipartimento della protezione civile per le somme erogate allo stesso proprietario di cui al comma 3. La fideiussione deve contenere, espressamente, la rinuncia da parte del fideiussore al beneficio di escussione. In deroga all'articolo 1957 del codice civile non si verifica, in alcun caso, decadenza del diritto del creditore. 5. Al Dipartimento della protezione civile, oltre alla piena disponibilità, utilizzazione e godimento dell'impianto, spettano altresì i ricavi derivanti dalla vendita dell'energia elettrica prodotta dall'impianto, ai fini della successiva destinazione sulle contabilità speciali di cui all'articolo 2, comma 2. Sono fatti salvi i rapporti negoziali in essere alla data di entrata in vigore del presente decreto tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile ed il soggetto aggiudicatario delle procedure di affidamento della gestione del termovalorizzatore. 6. Il canone di affitto è stabilito in euro 2.500.000 mensili. Il contratto di affitto si risolve automaticamente per effetto del trasferimento della proprietà di cui al comma 1. All'onere derivante dall'attuazione del presente comma, pari a 30 milioni di euro annui, si fa fronte ai sensi dell'articolo 18. 7. Ove all'esito del collaudo del termovalorizzatore, che dovrà intervenire entro il 28 febbraio 2010, pur rispettando i requisiti ed i parametri inerenti alle concentrazioni massime autorizzate delle emissioni in atmosfera e degli scarichi idrici, l'impiantonon raggiunga i parametri produttivi ai diversi carichi operativi afferenti al carico termico di progetto, l'importo del valore dell'impianto è proporzionalmente ridotto sulla base di apposita valutazione da parte dell'ENEA, da effettuarsi con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente anche derivanti da convenzioni in essere con autorità pubbliche. Gli eventuali oneri per la messa in regola dell'impianto sono posti a carico del soggetto costruttore. 8. L'esigibilità del canone di affitto, dovuto con cadenza mensile, è condizionata all'esito positivo del collaudo, nonché alla prestazione da parte del proprietario di apposita garanzia dell'importo del 25 per cento del 10 per cento del valore definito ai sensi dell'articolo 6. Ove all'esito del collaudo l'impianto non raggiunga i parametri produttivi ai sensi del comma 7, l'importo del canone di affitto è proporzionalmente ridotto. La garanzia è prestata con gli strumenti e le caratteristiche di cui ai commi 2, 3 e 4 dell'articolo 75 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, a favore della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile, ed è svincolata e cessa di avere effetto solo alla data di emissione del certificato di collaudo ai sensi dell'articolo 113, comma 5, del decreto legislativo n. 163 del 2006. Il proprietario del termovalorizzatore provvede, inoltre, a prestare ulteriore garanzia, con gli strumenti e le caratteristiche di cui al comma 2 dell'articolo 129 del decreto legislativo n. 163 del 2006, a favore della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile, per la responsabilità prevista dalla normativa statale vigente quale costruttore o appaltatore dell'impianto, anche per eventuali vizi occulti. 9. Fino al trasferimento della proprietà ai sensi dell'articolo 8 il termovalorizzatore di Acerra, in quanto vincolato all'assolvimento della funzione di smaltimento dei rifiuti e produzione di energia elettrica di cui al ciclo integrato di gestione dei rifiuti nella regione Campania, è insuscettibile di alienazione, di altri atti di disposizione, nonché impignorabile, né può essere assoggettato a trascrizioni od iscrizioni pregiudizievoli. Articolo 8 (Procedure di collaudo e funzionamento del termovalorizzatore di Acerra). 1. Il trasferimento della proprietà del termovalorizzatore di Acerra è condizionato all'esito positivo del collaudo, ferme restando le disposizioni di cui al comma 7 dell'articolo 7. 2. Alla data del 15 gennaio 2010 e previa stipulazione del contratto di affitto di cui all'articolo 7, il soggetto aggiudicatario della procedura di affidamentogià esperita dalle strutture del Sottosegretario di Stato all'emergenza rifiuti in Campania assume la gestione provvisoria ed esclusiva dell'impianto. Con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sono disciplinate le modalità per la presa in carico dell'impianto da parte del soggetto affidatario, nonché modalità e termini dell'affiancamento di apposito presidio tecnico da parte del costruttore, a sue spese e cura, ai fini della verifica della corretta utilizzazione dell'impianto nelle more e durante le operazioni di collaudo. Il costruttore deve inoltre garantire l'integrale e gratuito trasferimento delle conoscenze tecnologiche relative al funzionamento dell'impianto. 3. All'esito positivo del collaudo ovvero ove non sia rispettato per qualsiasi motivo il termine di cui all'articolo 7, comma 7, cessa la gestione provvisoria ed il soggetto affidatario assume la gestione definitiva ai termini del contratto stipulato a seguito della aggiudicazione. 4. Per assicurare che il funzionamento del termovalorizzatore di Acerra sia coerente con le peculiarità del territorio campano in tema di capacità di smaltimento dei rifiuti, ferma restando la tipologia dei rifiuti conferibili a legislazione vigente, si applica esclusivamente il criterio del carico termico nel limite massimo previsto dal progetto dell'impianto. Articolo 9 (Impianti di selezione e trattamento dei rifiuti). 1. Al fine di mantenere specifiche ed adeguate condizioni di sicurezza degli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti di cui all'articolo 6 del decreto-legge n. 90 del 2008, in relazione allo stato attuale degli impianti stessi, fino al termine delle attività di manutenzione e, comunque, non oltre il 30 settembre 2010, è assicurata la prosecuzione di attività sostitutive di presidio antincendio e di sicurezza da parte del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche attraverso servizi di vigilanza dinamica antincendio, il quale continua ad operare esclusivamente con le finalità di cui al comma 1 dell'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3768 del 13 maggio 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 120 del 26 maggio 2009, in quanto compatibile. Agli oneri derivanti dalle previsioni di cui al presente comma, si provvede nel limite di 7,2 milioni di euro nell'ambito delle disponibilità delle contabilità speciali di cui all'articolo 2, comma 2. 2. Nelle more della realizzazione dell'impianto di termovalorizzazione di cui all'articolo 8 del decreto-legge n. 90 del 2008, l'ASIA S. p. a. del comune di Napoli assicura la necessaria funzionalità dell'impiantistica a servizio del complessivo ciclo di gestione dei rifiuti nel territorio della provincia di Napoli e, all'uopo, subentra nella gestione degli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti ubicati in Giugliano e Tufino di cui all'articolo 6 del citato decreto. Presso i detti impianti la società ASIA provvede, secondo priorità concordate con la provincia di Napoli, al conferimento e al trattamento dei rifiuti prodotti nel territorio provinciale, assicurando l'integrazione con il ciclo provinciale di gestione dei rifiuti di Napoli di cui all'articolo 11, all'uopo utilizzando il personale già in servizio e stipulando i relativi contratti di lavoro. I relativi oneri sono a carico esclusivo della società ASIA, che vi farà fronte mediante gli introiti derivanti dalle tariffe. Articolo 10 (Deposito e stoccaggio temporaneo dei rifiuti). 1. L'evacuazione e le successive fasi gestorie dei rifiuti allocati presso le aree di deposito e di stoccaggio temporaneo del territorio campano, sono eseguite, prescindendo dalla destinazione dei rifiuti, con decorrenza dal 31 dicembre 2009, nel termine di cui all'articolo 2, comma 1, lettera g), secondo periodo, del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, per i rifiuti in attesa di trattamento e recupero. Gli impianti di discarica realizzati nel corso della gestione emergenziale in termini di somma urgenza ed in deroga al citato decreto legislativo ed alle norme indicate nell'articolo 18 del decreto-legge n. 90 del 2008, nel rispetto della normativa comunitaria tecnica di settore, sono collaudati, alla data del 30 giugno 2010, dalla competente struttura del Dipartimento della protezione civile, con riferimento ai lavori eseguiti fino al 31 dicembre 2009 per le fasi di realizzazione comunque compiute. 2. Entro il 30 giugno 2010, si procede al collaudo di tutti gli interventi realizzati alla stregua delle previsioni del decreto-legge n. 90 del 2008, per il successivo subentro nei rapporti attivi e passivi già facenti capo alla predetta Struttura del Sottosegretario di Stato di cui all'articolo 1 del medesimo decreto-legge n. 90 del 2008 da parte delle amministrazioni territoriali competenti, anche eventualmente per il tramite delle società provinciali di cui all'articolo 11. Le province ovvero le società provinciali possono provvedere, sempre che in tal senso non abbia già operato la richiamata struttura del Dipartimento della protezione civile, alla modifica dei rapporti negoziali in essere afferenti agli impianti di discarica sia attraverso l'adozione di provvedimenti concessori nei confronti degli originari contraenti che mediante l'affidamento di interventi realizzativi ulteriori e/o aggiuntivi, complementari alle opere esistenti, in termini di continuità rispetto a quanto operato dalla Struttura del Sottosegretario di Stato ai sensi del presente comma. In fase di prima attuazione, si provvede all'adozione delle autorizzazioni integrate ambientali di cui al decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, redatte in termini funzionali all'esercizio degli impianti, dei siti e delle aree comunque connessi al ciclo integrato dei rifiuti nella regione Campania, fatte salve le eventuali determinazioni degli enti territoriali competenti successive alla cessazione dello stato emergenziale. 3. Allo scopo di ottimizzare l'utilizzo del territorio della regione Campania compatibilmente con le esigenze ambientali e sanitarie, i siti e gli impianti di cui all'articolo 9 del decreto-legge n. 90 del 2008 e di cui all'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3697 del 29 agosto 2008, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 205 del 2 settembre 2008, possono essere estesi nei territori adiacenti ricompresi nell'ambito di competenza di altri enti locali. Agli oneri derivanti dagli espropri delle aree ed opere accessorie, si provvede nel limite delle disponibilità delle contabilità speciali di cui all'articolo 2, comma 2. 4. Per l'applicazione dell'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, in relazione alla necessità di conseguire le finalità di cui all'articolo 1 del predetto decreto legislativo, si fa riferimento, fino alla data del 31 dicembre 2010, per l'intero territorio regionale campano, agli obiettivi di cui alla determinazione del Sottosegretario di Stato adottata in data 20 ottobre 2009, fatto salvo l'esercizio, da parte della regione Campania, delle competenze di cui all'articolo 6-bis, comma 5, del decreto-legge n. 90 del 2008. 5. Nelle more del completamento degli impianti di compostaggio nella regione Campania e per le esigenze della Regione stessa fino al 31 dicembre2011, gli impianti di compostaggio in esercizio sul territorio nazionale possono aumentare la propria autorizzata capacità ricettiva e di trattamento sino all'8 per cento. Con la stessa decorrenza cessano gli effetti delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri all'uopo adottate. 6. Per la realizzazione del termovalorizzatore nella provincia di Salerno, da dimensionarsi per il trattamento di un quantitativo di rifiuti non superiore a 300.000 tonnellate annue, completando nel territorio le opere infrastrutturali di dotazione della necessaria impiantistica asservita al ciclo dei rifiuti, la provincia di Salerno, anche per il tramite della società provinciale di cui alla legge della regione Campania 28 marzo 2007, n. 4 e successive modificazioni, provvede a porre in essere tutte le procedure e le iniziative occorrenti, mediante le risorse previste dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3724 del 20 dicembre 2008, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 11 del 15 gennaio 2009. Gli atti funzionali rispetto alle finalità di cui al presente comma, già posti in essere sulla base della normativa vigente, sono revocati ove non confermati dalla provincia, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. 6-bis. Al fine di assicurare la compiuta ed urgente attuazione di quanto disposto dall'articolo 8, comma 1-bis, del decreto-legge n. 90 del 2008, l'impianto di recupero e smaltimento dei rifiuti è realizzato, acquisita l'intesa rispettivamente con la provincia di Napoli o con la provincia di Caserta e sentiti i comuni interessati, presso un'area individuata nei territori dei comuni di Giugliano o Villa Literno, ovvero trascorsi inutilmente centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto individuata nel medesimo ambito territoriale dal Presidente della regione Campania. Articolo 10-bis (Disciplina sanzionatoria). 1. Ferma restando l'applicabilità di quanto previsto dall'articolo 6 del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 210, nei territori già destinatari di declaratoria dello stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti, ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e per la durata di dodici mesi dalla cessazione dello stato di emergenza, in caso di commissione di delitti di cui al citato articolo 6 l'aumento della pena per la recidiva è obbligatorio e non può essere inferiore ad un terzo della pena da infliggere per il nuovo delitto. 2. Per la durata stabilita al comma 1, continua ad applicarsi, ai fini della individuazione dell'autorità giudiziaria competente per i procedimenti penali relativi alla gestione dei rifiuti nella regione Campania, quanto disposto dall'articolo 3 del decreto-legge n. 90 del 2008. Articolo 11 (Regione, province, società provinciali e consorzi). 1. Ai Presidenti delle province della regione Campania, dal 1o gennaio 2010 sino al 30 settembre 2010, sono attribuite, in deroga agli articoli 42, 48 e 50 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, le funzioni ed i compiti spettanti agli organi provinciali in materia di programmazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti da organizzarsiprioritariamente per ambiti territoriali nel contesto provinciale e per distinti segmenti delle fasi del ciclo di gestione dei rifiuti. 2. Sulla base delle previsioni di cui alla legge della regione Campania 28 marzo 2007, n. 4, e successive modificazioni, e tenuto conto delle indicazioni di carattere generale di cui alla determinazione del Sottosegretario di Stato adottata in data 20 ottobre 2009 inerente al ciclo di gestione integrata dei rifiuti, per evitare soluzioni di continuità rispetto agli atti compiuti nella fase emergenziale, le amministrazioniprovinciali, anche per il tramite delle relative societàda intendere costituite, in via d'urgenza, nelle forme di assoluti ed integrali partecipazione e controllo da parte delle amministrazioni provinciali, prescindendo da comunicazioni o da altre formalità ed adempimenti procedurali, che, in fase di prima attuazione, possono essere amministrate anche da personale appartenente alle pubbliche amministrazioni, subentrano, fatto salvo quanto previsto dal comma 2-bis, nei contratti in corso con soggetti privati che attualmente svolgono in tutto o in parte le attività di raccolta, di trasporto, di trattamento, di smaltimento ovvero di recupero dei rifiuti. In alternativa, possono affidare il servizio in via di somma urgenza, nonché prorogare i contratti in cui sonosubentrate per una sola volta e per un periodo non superiore ad un anno con abbattimento del 3 per cento del corrispettivo negoziale inizialmente previsto. 2-bis. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non si applicano nei confronti dei comuni delle isole del Golfo di Napoli. 2-ter. In fase transitoria, fino e non oltre il 31 dicembre 2010, le sole attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata continuano ad essere gestite secondo le attuali modalità e forme procedimentali dai comuni. 3. I costi dell'intero ciclo di gestione dei rifiuti, di competenza delle amministrazioni territoriali, trovano integrale copertura economica nell'imposizione dei relativi oneri a carico dell'utenza. Fermo quanto previsto dai commi 5-bis, 5-ter e 5-quater, per fronteggiare i relativi oneri finanziari, le Società provinciali di cui alla legge della regione Campania 28 marzo 2007, n. 4, agiscono sul territorio anche quali soggetti preposti all'accertamento e alla riscossione della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU) e della tariffa integrata ambientale (TIA). Le dette Società attivano adeguate azioni di recupero degli importi evasi nell'ambito della gestione del ciclo dei rifiuti ed a tale fine i comuni della regione Campania trasmettono alle province, per l'eventuale successivo inoltro alle società provinciali, nel termine perentorio di trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto: a) gli archivi afferenti alla TARSU ed alla TIA; b) i dati afferenti alla raccolta dei rifiuti nell'ambito territoriale di competenza; c) la banca dati aggiornata al 31 dicembre 2008 dell'Anagrafe della popolazione, riportante, in particolare, le informazioni sulla residenza e sulla composizione del nucleo familiare degli iscritti. Di tale banca dati sono periodicamente comunicati gli aggiornamenti a cura dei medesimi comuni. 4. Le province, anche per il tramite delle società provinciali, accedono alle informazioni messe a disposizione dai comuni ai sensi del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, relative ai contratti di erogazione dell'energia elettrica, del gas e dell'acqua ed ai contratti di locazione, anche richiedendo l'ausilio degli organi di polizia tributaria. 5. Ferma la responsabilità penale ed amministrativa degli amministratori e dei funzionari pubblici dei comuni per le condotte o le omissioni poste in essere in violazione dei commi 3, 4, 5, 5-bis e 5-ter del presente articolo, il Prefetto provvede, in via d'urgenza e previa diffida, in sostituzione dei comuni inadempienti, anche attraverso la nomina di apposito Commissario ad acta e contestualmente attiva le procedure di cui all'articolo 142 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che possono essere attivate a carico delle amministrazioni comunali anche in caso di violazione delle disposizioni di cui all'articolo 198 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. 5-bis. Per l'anno 2010, nella regione Campania, in fase di prima attuazione ed in via provvisoria e sperimentale, la TARSU e la TIA sono calcolate dai comuni sulla base di due distinti costi: uno elaborato dalle province, anche per il tramite delle società provinciali, che forniscono ai singoli comuni ricadenti nel proprio ambito territoriale le indicazioni degli oneri relativi alle attività di propria competenza afferenti al trattamento, allo smaltimento ovvero al recupero dei rifiuti, ed uno elaborato dai comuni, indicante gli oneri relativi alle attività di propria competenza di cui al comma 2-bis. I comuni determinano, sulla base degli oneri sopra distinti, gli importi dovuti dai contribuenti a copertura integrale dei costi derivanti dal complessivo ciclo di gestione dei rifiuti. Per la corretta esecuzione delle previsioni recate dal presente comma, le amministrazioni comunali provvedono ad emettere, nel termine perentorio del 30 settembre 2010, apposito elenco, comprensivo di entrambe le causali degli importi dovuti alle amministrazioni comunali e provinciali per l'anno 2010. 5-ter. Per l'anno 2010, i soggetti a qualunque titolo incaricati della riscossione emettono, nei confronti dei contribuenti, un unico titolo di pagamento, riportante le causali degli importi dovuti alle amministrazioni comunali e provinciali e, entro e non oltre venti giorni dall'incasso, provvedono a trasferire gli importi su due distinti conti, specificatamente dedicati, di cui uno intestato alla amministrazione comunale ed un altro a quella provinciale, ovvero alla società provinciale. Gli importi di cui al presente comma sono obbligatoriamente ed esclusivamente destinati a fronteggiare gli oneri inerenti al ciclo di gestione dei rifiuti di competenza. 5-quater. A decorrere dal 1o gennaio 2011, nella regione Campania, le società provinciali, per l'esercizio delle funzioni di accertamento e riscossione della TARSU e della TIA, potranno avvalersi dei soggetti di cui all'articolo 52, comma 5, lettera b), numeri 1), 2) e 4), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446. In ogni caso i soggetti affidatari, anche disgiuntamente, delle attività di accertamento e riscossione della TARSU e della TIA continuano a svolgere dette attività fino alla scadenza dei relativi contratti, senza possibilità di proroga o rinnovo degli stessi. 7. La gestione dei siti per i quali è pendente contenzioso in ordine alla relativa titolarità è assegnata alle province fino all'esito dello stesso contenzioso. Le province attendono alla gestione dei siti anche mediante le Società provinciali ed a tal fine sono assegnate alle province medesime, all'atto della costituzione delle società provinciali, risorse finanziarie nella misura complessiva massima mensile di un milione di euro fino al 30 settembre 2010, a carico delle contabilità speciali di cui all'articolo 2, comma 2, da rendicontarsi mensilmente alla Unità stralcio di cui all'articolo 3. Sono fatte salve le azioni di ripetizione nei confronti del soggetto riconosciuto titolare all'esito del predetto contenzioso. 8. Il personale operante presso gli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti di Santa Maria Capua Vetere, Battipaglia, Casalduni e Pianodardine di cui all'articolo 6 del richiamato decreto-legge n. 90 del 2008, ivi compreso quello che svolge funzioni tecnico-amministrative funzionali all'esercizio degli impianti stessi, è trasferito, previa assunzione con contratto a tempo indeterminato, ai soggetti subentranti, senza instaurazione di rapporti di pubblico impiego. 9. Al fine di consentire l'assolvimento urgente delle obbligazioni di cui al presente articolo, è assegnata in via straordinaria, a favore delle province, per la successiva assegnazione alle società provinciali, una somma pari ad euro 1,50 per ogni soggetto residente nell'ambito territoriale provinciale di competenza, nel limite delle disponibilità delle contabilità speciali di cui all'articolo 2, comma 2. 10. Al fine di assicurare alla società provinciale l'occorrente dotazione finanziaria per l'esercizio dei compiti di cui al presente decreto, il Presidente della provincia è autorizzato con i poteri di cui al comma 1, e nel limite massimo pari all'importo di cui al comma 9 a revocare entro e non oltre quindici giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, gli impegni assunti fino alla concorrenza del predetto importo, con vincolo di destinazione al patrimonio della società provinciale. 11. Le disposizioni di cui al presente articolo, volte ad assicurare la dotazione finanziaria occorrente alle società provinciali, si applicano anche in favore del commissario regionale eventualmente nominato ai sensi della citata legge della regione Campania n. 4 del 2007, e successive modificazioni, in caso di inerzia dell'amministrazione provinciale. Articolo 11-bis (Accordo di programma). 1. Per promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti della plastica e delle emissioni di CO2, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare può promuovere un accordo di programma, ai sensi dell'articolo 206, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, con soggetti pubblici, aziende acquedottistiche e associazioni di settore, finalizzato ad aumentare, anche con impianti distributivi in aree pubbliche, il consumo di acqua potabile di rete senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Articolo 12 (Riscossione dei crediti nei confronti dei comuni campani). 1. Per la sollecita riscossione da parte dei Consorzi operanti nell'ambito del ciclo di gestione dei rifiuti dei crediti vantati nei confronti dei comuni, è autorizzata la conclusione tra le parti di transazioni per l'abbattimento degli oneri accessori dei predetti crediti. Sulla base delle previsioni di cui all'articolo 32-bis della legge della regione Campania 28 marzo 2007, n. 4, e successive modificazioni, i Presidenti delle province della regione Campania, con i poteri di cui all'articolo 11, comma 1, nominano, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversionedel presente decreto, un soggetto liquidatore per l'accertamento delle situazioni creditorie e debitorie pregresse, facenti capo ai Consorzi, ed alle relative articolazioni societarie, ricadenti negli ambiti territoriali di competenza e per la successiva definizione di un apposito piano di liquidazione. Al soggetto liquidatore sono, altresì, conferiti compiti di gestione in via ordinaria dei Consorzi e di amministrazione dei relativi beni, da svolgere in termini funzionali al subentro da parte delle province, anche per il tramite delle società provinciali, nelle attribuzioni di legge, con conseguente cessazione degli organi di indirizzo amministrativo e gestionale dei Consorzi stessi. 2. Le somme dovute dai comuni alla struttura del Sottosegretario di Stato di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 90 del 2008 in relazione al ciclo di gestione dei rifiuti sono recuperate mediante riduzione dei trasferimenti erariali, nonché in sede di erogazione di quanto dovuto per la compartecipazione al gettito IRPEF, e per la devoluzione del gettito d'imposta RC auto. A tale fine, i crediti vantati nei confronti dei singoli enti sono certificati dalla competente Missione ai fini dell'attestazione della relativa esistenza. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sono stabiliti i criteri e le modalità per l'applicazione delle disposizioni di cui al presente comma. Articolo 13 (Personale dei consorzi). 1. In relazione alle specifiche finalità di cui all'articolo 11, il consorzio unico di bacino delle province di Napoli e di Caserta, sentite le organizzazioni sindacali, definisce, entro e non oltre venti giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la propria dotazione organica in relazione alle attività di competenza, definite anche in base al piano industriale. La dotazione organica è approvata dal Capo del Dipartimento della protezione civile. Il consorzio provvede alla copertura dei posti previsti dalla dotazione organica, mediante assunzioni del personale in servizio ed assunto presso gli stessi consorzi fino alla data del 31 dicembre 2008, e, fermi i profili professionali acquisiti alla stessa data, dando priorità al personale già risultante in servizio alla data del 31 dicembre 2001 negli ambiti territoriali provinciali di competenza, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative relativamente alla definizione dei criteri di assunzione. Fermo restando quanto previsto dal comma 2, per la prima attuazione del presente comma è autorizzata la spesa nel limite massimo di cinque milioni di euro a decorrere dall'anno 2010, fino all'assunzione dell'onere da parte dei consorzi a valere sulle proprie risorse, cui si fa fronte ai sensi dell'articolo 18. 2. Al personale dei consorzi di cui al presente articolo che risulta in esubero rispetto alla dotazione organica si applicano le vigenti disposizioni in materia di mobilità, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. 3. Per le medesime finalità di cui al comma 1, i consorzi delle province di Avellino, Benevento e Salerno, nei limiti delle rispettive risorse disponibili allo scopo finalizzate, procedono all'assunzione del personale occorrente a copertura dei posti della propria dotazione organica, ove esistente, ovvero definita con le modalità di cui al comma 1, dando priorità all'assunzione del personale già in servizio alla data del 31 dicembre 2001 negli ambiti territoriali provinciali di competenza, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative relativamente alla definizione dei criteri di assunzione. Articolo 14 (Personale del Dipartimento della protezione civile). 1. Anche in deroga ai limiti stabiliti dalle disposizioni vigenti ed al fine di assicurare la piena operatività del Servizio nazionale di protezione civile per fronteggiare le crescenti richieste d'intervento in tutti i contesti di propria competenza, anche con riferimento alle complesse iniziative in atto per la tutela del patrimonio culturale, il Dipartimento della protezione civile è autorizzato ad avviare procedure straordinarie di reclutamento, secondo le modalità di cui al comma 2 e nel limite delle risorse di cui al comma 4, finalizzate all'assunzione di personale a tempo indeterminato, mediante valorizzazione delle esperienze acquisite presso il medesimo Dipartimento dal personale titolare di contratto di collaborazione coordinata e continuativa, di contratto a tempo determinato, anche di qualifica dirigenziale, con incarico di seconda fascia nell'ambito dei servizi individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 31 luglio 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 295 del 18 dicembre 2008, nonché dal personale già destinatario delle disposizioni di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto-legge 31 maggio 2005, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 152, o in servizio ai sensi dell'articolo 15, comma 1, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 6 aprile 2006, n. 3508, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 87 del 13 aprile 2006. Per le medesime esigenze di cui al presente comma, il Ministero per i beni e le attività culturali è autorizzato ad inquadrare nel ruolo dei dirigenti di prima fascia, e nei limiti della relativa dotazione organica, i dipendenti di ruolo dello stesso Ministero titolari di incarichi di funzione dirigenziale di livello generale presso il Ministero medesimo ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, che abbiano maturato, alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, almeno cinque anni di anzianità nell'incarico. Al relativo onere si provvede mediante l'indisponibilità di corrispondenti posti di dirigente di seconda fascia effettivamente coperti, da accertare con decreto del Ministro competente da registrare alla Corte dei conti. 2. Con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sono stabilite le modalità valutative anche speciali per il reclutamento del predetto personale in deroga agli articoli 66 e 74 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, all'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e all'articolo 17 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, valorizzando la professionalità specifica ed il servizio prestato nel settore di competenza, nonché sono definite le relative procedure ed i requisiti di partecipazione. Il personale a tempo determinato interessato dalle procedure di cui al comma 1 è mantenuto in servizio presso il Dipartimento della protezione civile fino alla conclusione delle stesse, ferma restando l'ulteriore scadenza dei contratti in essere. 3. Nelle more dell'espletamento delle procedure di cui al comma 2, il Capo del Dipartimento della protezione civile è autorizzato, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, a stipulare contratti a tempo determinato di livello non dirigenziale con il personale titolare di contratto di collaborazione coordinata e continuativa presso il Dipartimento della protezione civile, ad esclusione di quello di cui all'articolo 10, comma 2, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 aprile 2009, n. 3755, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 16 aprile 2009, all'articolo 4, comma 4, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 aprile 2009, n. 3757, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 93 del 22 aprile 2009, e di cui all'articolo 28, comma 5, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 2009, n. 3797, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 184 del 10 agosto 2009, previa valutazione del periodo di servizio prestato presso il Dipartimento medesimo. Sono soppresse le autorizzazioni del Dipartimento della protezione civile a stipulare contratti di collaborazione coordinata e continuativa in numero corrispondente ai contratti a tempo determinato stipulati. Il personale a tempo determinato di cui al presente comma è mantenuto in servizio fino alla conclusione delle procedure di cui al comma 2. 3-bis. Nelle more dell'attuazione dell'articolo 9-ter, comma 4, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, con le modalità di cui al comma 2 del presente articolo, al fine di razionalizzare la gestione e l'ottimale impiego del personale non dirigenziale in servizio presso il Dipartimento della protezione civile in posizione di comando o di fuori ruolo da trasferire a domanda nel ruolo speciale di protezione civile, la consistenza del predetto contingente è provvisoriamente determinata in misura pari al personale che alla data di entrata in vigore del presente decreto risulta in servizio presso il Dipartimento medesimo. 3-ter. Al fine di assicurare stabilmente la piena operatività del Servizio nazionale di protezione civile, il personale non dirigenziale di cui alla tabella A allegata al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 4 luglio 2005, impegnato nelle diverse emergenze in atto e in servizio alla data di entrata in vigore del presente decreto presso il Dipartimento della protezione civile, può richiedere di transitare nel ruolo di cui alla tabella B allegata al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 11 luglio 2003, nell'area e nella posizione economica di appartenenza, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. 3-quater. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il personale non dirigenziale di cui alla tabella B allegata al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 11 luglio 2003, che alla data di entrata in vigore del presente decreto presta servizio presso gli uffici e i Dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, può richiedere di transitare nel ruolo di cui alla tabella A allegata al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 4 luglio 2005, nell'area e nella posizione economica di appartenenza. 3-quinquies. Le dotazioni organiche di fatto, con riferimento al personale effettivamente in servizio alla data delle immissioni nei ruoli del Dipartimento della protezione civile e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai sensi dei commi 3-bis, 3-ter e 3-quater, delle amministrazioni di provenienza sono corrispondentemente ridotte. 4. Agli oneri derivanti dall'applicazione dei commi 1, 2, e 3 nel limite di spesa di 8,02 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010, si provvede: a) quanto a 4,8 milioni di euro a valere sulle risorse disponibili di cui all'articolo 7, comma 4-bis, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77; b) quanto a 2,82 milioni di euro mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3, comma 97, della legge 24 dicembre 2007, n. 244; c) quanto a 0,4 milioni di euro si provvede a valere sulle risorse rimaste disponibili nell'ambito dello stanziamento già previsto per l'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 3 del decreto-legge 31 maggio 2005, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 152. 4-bis. Ai fini di cui al comma 4, lettera c), all'articolo 3 del decreto-legge 31 maggio 2005, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 152, dopo il comma 4, è inserito il seguente: "4-bis. Il numero di immissioni in ruolo e di assunzioni di cui ai commi 3 e 4 non può superare complessivamente il numero di centocinquanta unità, ad esclusione delle immissioni in ruolo autorizzate dall'articolo 14 del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195". 5. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
Articolo 14-bis (Disposizioni per indennità di trasferimento e per l'attribuzione di compiti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco). 1. Al comma 1 dell'articolo 1 della legge 29 marzo 2001, n. 86, dopo le parole: "Forze di polizia ad ordinamento militare e civile" sono inserite le seguenti: "e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco". Alla copertura degli oneri derivanti dalla disposizione di cui al presente comma, pari a euro 436.111 per l'anno 2010 e ad euro 849.955 a decorrere dall'anno 2011, si provvede mediante l'utilizzo di una quota parte delle risorse di cui al comma 4-bis dell'articolo 7 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77. 2. Per la prosecuzione delle attività volte a garantire il superamento dell'emergenza nei territori della regione Abruzzo colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in ragione dei precipui compiti istituzionali, è affidata, fino al 30 giugno 2010, la responsabilità di assicurare gli interventi di soccorso pubblico necessari, con oneri a carico delle risorse di cui all'articolo 14, comma 1, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77. Articolo 15 (Disposizioni in materia di protezione civile). 1. Fino al 31 dicembre 2010 è preposto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri un Sottosegretario di Stato incaricato del coordinamento degli interventi di prevenzione in ambito europeo ed internazionale rispetto ad eventi di interesse di protezione civile, con l'applicazione delle previsioni normative di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 90 del 2008, anche in deroga a quanto previsto dall'articolo 72, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ai fini del mantenimento dell'incarico di Capo del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Capo del Dipartimento della protezione civile per lo svolgimento delle funzioni di Sottosegretario di Stato non percepisce ulteriori emolumenti. 2. In relazione alle diverse ipotesi di rischio presenti sul territorio nazionale, al fine dell'individuazione delle competenze in ordine all'esercizio delle attività di allertamento, soccorso e superamento dell'emergenza con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, d'intesa con la Conferenza unificata, sono definiti, senza nuovi o maggiori oneri, i livelli minimi dell'organizzazione delle strutture territoriali di protezione civile e degli enti cui spetta il governo e la gestione del sistema di allertamento nazionale ed il coordinamento in caso di dichiarazione dello stato di emergenza. 2. In relazione alle diverse ipotesi di rischio presenti sul territorio nazionale, al fine dell'individuazione delle competenze in ordine all'esercizio delle attività di allertamento, soccorso e superamento dell'emergenza con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, d'intesa con la Conferenza unificata, sono definiti, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, i livelli minimi dell'organizzazione delle strutture territoriali di protezione civile e degli enti cui spetta il governo e la gestione del sistema di allertamento nazionale ed il coordinamento in caso di dichiarazione dello stato di emergenza. 3. Al fine di assicurare risparmi di spesa, i compromessi e le clausole compromissorie inserite nei contratti stipulati per la realizzazione d'interventi connessi alle dichiarazioni di stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5, comma 1 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e di grande evento di cui all'articolo 5-bis, comma 5, del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, sono nulli e i collegi arbitrali già eventualmente costituiti statuiscono in conformità. 3. Al fine di assicurare risparmi di spesa, i compromessi e le clausole compromissorie inserite nei contratti stipulati per la realizzazione d'interventi connessi alle dichiarazioni di stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5, comma 1 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e di grande evento di cui all'articolo 5-bis, comma 5, del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, sono nulli. Sono fatti salvi i collegi arbitrali presso cui pendono i giudizi per i quali la controversia abbia completato la fase istruttoria alla data di entrata in vigore del presente decreto. 3-bis. Al fine di assicurare il migliore esercizio delle funzioni di governo, al comma 376 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e successive modificazioni, la parola: "sessantatré" è sostituita dalla seguente: "sessantacinque". 3-ter. Alla copertura degli oneri di cui al comma 3-bis, pari a 1.023.550 euro annui a decorrere dall'anno 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione della dotazione del Fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307. 3-quater. L'articolo 6 del decreto-legge 19 novembre 2004, n. 276, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 gennaio 2005, n. 1, è sostituito dal seguente: "Art. 6. - (Vigilanza sulla Croce Rossa Italiana e statuto della Associazione Croce Rossa Italiana). - 1. Ferme restando le competenze del Ministero della difesa e del Ministero della salute a legislazione vigente, le funzioni di vigilanza sulla Croce Rossa Italiana (C. R. I.) sono attribuite alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile, che le esercita sentito il Ministero della salute. Lo statuto della C. R. I. e le norme di modificazione ed integrazione sono approvati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato di concerto con i Ministri della salute, della difesa, dell'economia e delle finanze e per la pubblica amministrazione e l'innovazione, sentito il Presidente nazionale della C. R. I., fermo quanto previsto dall'articolo 3, comma 2, della legge 7 agosto 1990, n. 241, udita la sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato. 2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, il commissario straordinario rimane in carica per ventiquattro mesi ed in ogni caso non oltre la data di costituzione degli organi. 3. L'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1980, n. 613, è abrogato". 3-quinquies. All'articolo 2, comma 222, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, al quarto periodo, dopo le parole: "Agenzia del demanio" sono aggiunte le seguenti: ", fatta eccezione per quelli stipulati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dichiarati indispensabili per la protezione degli interessi della sicurezza dello Stato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri".
Articolo 15-bis (Formazione continua dei pubblici dipendenti). 1. Al fine di assicurare omogeneità ed efficienza al processo di formazione continua dei pubblici dipendenti, una quota pari al 40 per cento delle risorse stanziate per la formazione presso le amministrazioni pubbliche centrali, ad eccezione di quelle dotate per legge di apposite strutture, confluisce in un fondo costituito presso il Dipartimento della funzione pubblica e denominato "Fondo per il diritto alla formazione continua dei pubblici dipendenti". Tale Fondo è destinato a finanziare i programmi formativi e di aggiornamento professionale gestiti dalle strutture vigilate dal Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione e preposte per legge alla formazione dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Il Fondo è ripartito, in misura pari alle quote versate, a favore di ciascuna amministrazione conferente sulla base di direttive emanate dal Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, previa consultazione di un comitato paritetico di indirizzo costituito da rappresentanti delle amministrazioni interessate e delle confederazioni sindacali maggiormente rappresentative. Ai componenti del comitato non è corrisposto alcun compenso, indennità o rimborso comunque denominato. Le risorse eventualmente non impegnate entro il 31 luglio di ogni anno tornano automaticamente nelle disponibilità dell'amministrazione che le ha conferite al Fondo. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di natura non regolamentare, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono stabilite le modalità di attuazione del presente articolo.
Articolo 15-ter (Modifica dell'articolo 15 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39). 1. All'articolo 15 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, i commi 2 e 3 sono sostituiti dai seguenti: "2. L'uso del logo, degli stemmi, degli emblemi, delle denominazioni e di ogni altro segno distintivo dell'immagine, riferiti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile, è esclusivamente riservato agli operatori ad esso appartenenti. 3. Ferma la facoltà del Capo del Dipartimento della protezione civile di autorizzare, anche convenzionalmente, l'uso temporaneo delle denominazioni, degli stemmi, degli emblemi e dei segni distintivi, di cui al comma 2, ed in deroga al comma medesimo, anche nell'ambito di iniziative culturali ed editoriali in coerenza con le finalità istituzionali e dell'immagine attribuite al Dipartimento della protezione civile, chiunque li utilizzi indebitamente è punito con la multa da 1.000 a 5.000 euro, salvo che il fatto costituisca più grave reato. 3-bis. L'uso del logo, degli stemmi, degli emblemi, delle denominazioni e di ogni altro segno distintivo dell'immagine, riferiti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco - Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, è esclusivamente riservato agli operatori ad esso appartenenti. 3-ter. Ferma la facoltà del Capo di Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile di autorizzare, anche convenzionalmente, l'uso temporaneo delle denominazioni, degli stemmi, degli emblemi e dei segni distintivi, di cui al comma 3-bis ed in deroga al comma medesimo, anche nell'ambito di iniziative culturali ed editoriali in coerenza con le finalità istituzionali e dell'immagine attribuite al Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, chiunque fabbrica, vende, espone, adopera industrialmente, ovvero utilizza al fine di trarne profitto, le denominazioni, gli stemmi, gli emblemi e i marchi di cui al predetto comma 3-bis, in violazione delle disposizioni di cui al medesimo comma, è punito, salvo che il fatto costituisca più grave reato, con la multa da 1.000 a 5.000 euro. In via transitoria, i rapporti già instaurati alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, applicativi di iniziative culturali ed editoriali intraprese nell'ambito delle finalità istituzionali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche attraverso la costituzione di fondazioni, continuano a dispiegare la propria efficacia". Articolo 16 (Attività di supporto strumentale al Dipartimento della protezione civile). 1. Al fine di garantire economicità e tempestività agli interventi del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ferme restando le funzioni assegnate al medesimo Dipartimento, è costituita una società per azioni d'interesse nazionale denominata: "Protezione civile servizi s. p. a.", con sede in Roma, per l'espletamento di specifici compiti operativi. 1-bis. Il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per il tramite dei suoi uffici, detiene il potere di indirizzo rispetto alle attività della Società Protezione civile servizi s. p. a. con particolare riferimento ai seguenti aspetti: a) definizione delle aree di attività; b) definizione del piano industriale; c) definizione delle strategie e dei programmi. 1-ter. Le funzioni tipiche di protezione civile rimangono di esclusiva pertinenza del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, anche sotto il profilo strutturale. 1-quater. La Protezione civile servizi s. p. a., società in house, svolge attività esecutive e strumentali per il perseguimento degli obiettivi tipici del Servizio nazionale di protezione civile. 2. Il capitale sociale iniziale della Società è stabilito in un milione di euro ed i successivi eventuali aumenti del capitale sono determinati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Le azioni della Società sono interamente sottoscritte dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che esercita i diritti dell'azionista e non possono formare oggetto di diritti a favore di terzi. 3. La Società, che è posta sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile ed opera secondo gli indirizzi strategici ed i programmi stabiliti dal Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Capo del Dipartimento nazionale della protezione civile, e ferme restando le competenze del medesimo Dipartimento, ha ad oggetto esclusivo lo svolgimento dei compiti e delle attività strumentali e di supporto tecnico amministrativo per il medesimo Dipartimento, salvo diversa ed espressa disposizione di legge, ivi compresa la gestione della flotta aerea e delle risorse tecnologiche, e ferme restando le competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, provvede, nel rispetto della vigente normativa anche comunitaria, allaprogettazione, alla scelta del contraente, alla direzione lavori, alla vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, nonché all'acquisizione di forniture o servizi rientranti negli ambiti di competenza del Dipartimento della protezione civile e da esso individuati, ivi compresi quelli concernenti le situazioni di emergenza socio-economico-ambientale dichiarate ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, quelli relativi ai grandi eventi di cui all'articolo 5-bis del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401. I rapporti tra il Dipartimento della protezione civile e la Società sono regolati da un apposito contratto di servizio. All'incremento del trasferimento delle attività dal Dipartimento della protezione civile alla Società, definite dal contratto di servizio, deve corrispondere una riduzione proporzionale del fondo di dotazione del medesimo Dipartimento della protezione civile in termini di risorse finanziarie, strumentali e di personale, al fine di garantire l'invarianza della spesa di cui al presente articolo. Entro il 31 dicembre di ogni anno, è presentata alle Camere una relazione dettagliata sulle attività svolte dalla Società, sul relativo stato di attuazione nonché sulle iniziative che si intendono intraprendere. 4. Per assicurare la permanenza di adeguati livelli di ordinata gestione e piena funzionalità della flotta aerea del Dipartimento della protezione civile nel quadro delle attività di contrasto degli incendi boschivi, è autorizzato il subentro della Società di cui al comma 1 nel servizio di gestione degli aeromobili antincendio del Dipartimento della protezione civile, al termine del contratto. 4-bis. Al fine di garantire il rispetto delle previsioni contrattuali e per le finalità di cui al comma 4, il Dipartimento della protezione civile è autorizzato ad incaricare un dirigente pubblico responsabile con compiti di diretta e puntuale verifica dei processi di gestione del servizio prestato dalla società affidataria, con particolare riguardo alla congruità, alla efficienza ed all'efficacia delle prestazioni rese, anche in relazione alla manutenzione degli aeromobili ed alla formazione del personale. Ove l'incarico di cui al presente comma sia conferito a dipendente pubblico non dipendente dal Dipartimento della protezione civile, il medesimo è collocato in posizione di fuori ruolo per tutto il periodo di durata dell'incarico. Agli oneri derivanti dall'applicazione del presente comma, pari a 250.000 euro annui a decorrere dall'anno 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, come determinata dalla tabella C della legge 23 dicembre 2009, n. 191. 4-ter. All'atto del subentro della Società Protezione civile servizi s. p. a. all'attuale affidataria del servizio di gestione della flotta aerea, la copertura degli oneri relativi alla gestione del servizio è stabilita nel limite massimo di 53 milioni di euro annui, a valere sulle risorse di cui all'articolo 3 della legge n. 225 del 1992. 5. La Società può detenere immobili ed esercitare ogni attività strumentale, connessa o accessoria ai suoi compiti istituzionali, nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria in materia di affidamento a società a capitale interamente pubblico, nei limiti delle proprie disponibilità patrimoniali. La Società è tenuta ad avvalersi dell'Avvocatura dello Stato per la rappresentanza e la difesa in giudizio ai sensi del regio decreto 30 ottobre 1933, n. 1611, e successive modificazioni, e può avvalersi dell'ausilio tecnico dei Provveditorati interregionali alle opere pubbliche. 5-bis. La Società, laddove affidi a terzi lavori, forniture e servizi, applica le disposizioni del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nonché i princìpi comunitari in materia di parità di trattamento, trasparenza, concorrenza e non discriminazione. La Società è altresì tenuta al rispetto di quanto previsto dall'articolo 4 della direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 22 ottobre 2004, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 298 del 21 dicembre 2004. 6. Lo statuto, predisposto dal Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, disciplina il funzionamento interno della Società ed è approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Con lo stesso decreto sono nominati i componenti del Consiglio di Amministrazione e del collegio sindacale per il primo periodo di durata in carica. È consentita la delega dei poteri dell'organo amministrativo ad uno o più dei suoi membri.7. Ai fini di cui al comma 5, lo statuto prevede a) la proprietà esclusiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri del capitale sociale ed il divieto esplicito di cedere le azioni o di costituire su di esse diritti a favore di terzi; b) la nomina da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Capo del Dipartimento della protezione civile, dell'intero Consiglio di amministrazione; c) le modalità per l'esercizio del controllo analogo sulla Società; d) le modalità per l'esercizio dei poteri di indirizzo e controllo sulla politica aziendale; e) l'obbligo dell'esercizio dell'attività societaria in maniera prevalente in favore del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri; f) il divieto di chiedere la quotazione in borsa o al mercato ristretto. 8. Gli utili netti della Società sono destinati a riserva, se non altrimenti determinato dall'organo amministrativo della società previa autorizzazione del soggetto vigilante. La Società non può sciogliersi se non per legge. 9. La pubblicazione del decreto di cui al comma 6 nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana tiene luogo degli adempimenti in materia di costituzione delle società previsti dalla normativa vigente. 10. Il rapporto di lavoro dei dipendenti della Società è disciplinato dalle norme di diritto privato e dalla contrattazione collettiva. Con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sono definite, in fase di prima applicazione, le modalità, i termini e le condizioni per l'utilizzazione di personale preposto allo svolgimento delle funzioni strumentali di cui al comma 3 ed in servizio presso il Dipartimento della protezione civile, che, mantenendo lo stesso livello di inquadramento, su base volontaria e senza pregiudizio economico e di carriera, può essere trasferito alla Società. 10-bis. Le previsioni di cui all'articolo 9-terdel decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, in materia di ruolo speciale della protezione civile non si applicano al personale di ruolo del Dipartimento della protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. 11. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, quantificati in euro un milione, si provvede mediante utilizzo delle disponibilità relative all'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1 della legge 24 febbraio 1992, n. 225. Per favorire in fase di primo avvio il funzionamento della Società di cui al presente articolo, è autorizzata la spesa di 2.299.000 euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, come determinata dalla tabella C della legge 23 dicembre 2009, n. 191. 12. La Società è sottoposta al controllo successivo sulla gestione da parte della Corte dei conti ai sensi della legge 14 gennaio 1994, n. 20, e successive modificazioni. Articolo 17 (Interventi urgenti nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico e al fine di salvaguardare la sicurezza delle infrastrutture e il patrimonio ambientale e culturale). 1. In considerazione delle particolari ragioni di urgenza connesse alla necessità di intervenire nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico e al fine di salvaguardare la sicurezza delle infrastrutture e il patrimonio ambientale e culturale, in sede di prima applicazione dei piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico e comunque non oltre i tre anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Dipartimento della protezione civile per i profili di competenza, ed i presidenti delle regioni o delle province autonome interessate, possono essere nominati commissari straordinari delegati, ai sensi dell'articolo 20 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, e successive modificazioni, con riferimento agli interventi da effettuare nelle aree settentrionale, centrale e meridionale del territorio nazionale, come individuate ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. I commissari attuano gli interventi, provvedono alle opportune azioni di indirizzo e di supporto promuovendo le occorrenti intese tra i soggetti pubblici e privati interessati e, se del caso, emanano gli atti e i provvedimenti e curano tutte le attività di competenza delle amministrazioni pubbliche necessarie alla realizzazione degli interventi, nel rispetto delle disposizioni comunitarie, avvalendosi, ove necessario, dei poteri di sostituzione e di deroga di cui al citato articolo 20, comma 4, del citato decreto-legge n. 185 del 2009. Si applicano il medesimo articolo 20, comma 9, primo e secondo periodo, del decreto-legge n. 185 del 2009. Il commissario, se alle dipendenze di un'amministrazione pubblica statale, dalla data della nomina e per tutto il periodo di svolgimento dell'incarico è collocato fuori ruolo ai sensi della normativa vigente e mantiene il trattamento economico in godimento. Il posto corrispondente nella dotazione organica dell'amministrazione di appartenenza viene reso indisponibile per tutta la durata del collocamento fuori ruolo. Ciascun commissario presenta al Parlamento, annualmente eal termine dell'incarico, una relazione sulla propria attività. 2. L'attività di coordinamento delle fasi relative alla programmazione e alla realizzazione degli interventi di cui al comma 1, nonché quella di verifica, fatte salve le competenze attribuite dalla legge alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile, sono curate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che vi provvede sentiti il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Dipartimento della protezione civile per i profili di competenza, con le proprie strutture anche vigilate, ivi incluso un ispettorato generale, cui è preposto un dirigente di livello dirigenziale generale e con due dirigenti di livello dirigenziale generale del medesimo Ministero, con incarico conferito, anche in soprannumero rispetto all'attuale dotazione organica, ai sensi dell'articolo 19, comma 10, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni. Ai sensi dell'articolo 4, commi 4 e 4-bis, del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 300, e successive modificazioni, si provvede a definire l'articolazione dell'Ispettorato generale, fermo restando il numero degli uffici dirigenziali non generali fissato dal decreto del Presidente della Repubblica 3 agosto 2009, n. 140. La spesa derivante dall'istituzione dell'Ispettorato generale è compensata mediante soppressione di un numero di posizioni dirigenziali equivalenti dal punto di vista finanziario effettivamente coperte. Agli oneri derivanti dal presente comma, valutati in euro 460.000 a decorrere dall'anno 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione, a decorrere dall'anno 2010, di euro 180.000 dell'autorizzazione di spesa recata dall'articolo 5-bis del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 aprile 2007, n. 46, di euro 200.000 dell'autorizzazione di spesa recata dall'articolo 8, comma 11, della legge 23 marzo 2001, n. 93, e di euro 80.000 dell'autorizzazione di spesa recata dall'articolo 5, comma 1, della legge 31 luglio 2002, n. 179. 2-bis. Per interventi urgenti concernenti i territori delle regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana colpiti dagli eventi meteorici eccezionali dell'ultima decade di dicembre 2009 e dei primi giorni del mese di gennaio 2010, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficialen. 18 del 23 gennaio 2010, il Fondo per la protezione civile, di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 3 maggio 1991, n. 142, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 1991, n. 195, è integrato per l'importo di 100 milioni di euro solo in termini di competenza per l'anno 2010. All'onere derivante dall'applicazione del presente comma si provvede a valere sulle risorse di cui all'articolo 2, comma 240, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, che sono corrispondentemente ridotte di pari importo per l'anno 2010, intendendosi conseguentemente ridotte di pari importo le risorse disponibili, già preordinate, con delibera CIPE del 6 novembre 2009, al finanziamento degli interventi di risanamento ambientale. 2-ter. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare le occorrenti variazioni di bilancio. Articolo 17-bis (Formazione degli operatori ambientali). 1. In considerazione del carattere strategico della formazione e della ricerca per attuare e sviluppare, con efficienza e continuità, le politiche di gestione del ciclo dei rifiuti e di protezione e valorizzazione delle risorse ambientali, la scuola di specializzazione di cui all'articolo 7, comma 4, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, e successive modificazioni, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, assume la denominazione di "Scuola di specializzazione in discipline ambientali". All'attuazione del presente comma si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Articolo 17-ter (Disposizioni per la realizzazione urgente di istituti penitenziari). 1. Il Commissario straordinario per l'emergenza conseguente al sovrappopolamento degli istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale provvede, d'intesa con il Presidente della regione territorialmente competente e sentiti i sindaci dei comuni interessati, alla localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie anche in deroga alle vigenti previsioni urbanistiche, nonché agli articoli 7 ed 8 della legge 7 agosto 1990, n. 241. Il provvedimento di localizzazione comporta dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza delle opere e costituisce decreto di occupazione d'urgenza delle aree individuate. 2. L'approvazione delle localizzazioni di cui al comma 1, se derogatoria dei vigenti strumenti urbanistici, costituisce variante degli stessi e produce l'effetto dell'imposizione del vincolo preordinato alla espropriazione. In deroga alla normativa vigente ed in sostituzione delle notificazioni ai proprietari e ad ogni altro avente diritto o interessato da essa previste, il Commissario delegato dà notizia della avvenuta localizzazione e conseguente variante mediante pubblicazione del provvedimento all'albo del comune e su due giornali, di cui uno a diffusione nazionale ed uno a diffusione regionale. L'efficacia del provvedimento di localizzazione decorre dal momento della pubblicazione all'albo comunale. Non si applica l'articolo 11 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. 3. Per le occupazioni d'urgenza e per le eventuali espropriazioni delle aree di cui al comma 1, il Commissario straordinario provvede, prescindendo da ogni altro adempimento, alla redazione dello stato di consistenza e del verbale di immissione in possesso dei suoli. Il verbale di immissione in possesso costituisce provvedimento di provvisoria occupazione a favore del Commissario straordinario o di espropriazione, se espressamente indicato, a favore della regione o di altro ente pubblico, anche locale, specificatamente indicato nel verbale stesso. L'indennità di provvisoria occupazione o di espropriazione è determinata dal Commissario straordinario entro sei mesi dalla data di immissione in possesso, tenuto conto delle destinazioni urbanistiche antecedenti la data del provvedimento di cui al comma 1. 4. Avverso il provvedimento di localizzazione ed il verbale di immissione in possesso è ammesso esclusivamente ricorso giurisdizionale o ricorso straordinario al Capo dello Stato. Non sono ammesse le opposizioni amministrative previste dalla normativa vigente. 5. L'utilizzazione di un bene immobile in assenza del provvedimento di localizzazione o del verbale di immissione in possesso, o comunque di un titolo ablatorio valido, può essere disposta dal Commissario straordinario, in via di somma urgenza, con proprio provvedimento, espressamente motivando la contingibilità ed urgenza della utilizzazione. L'atto di acquisizione di cui all'articolo 43, comma 1, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, è adottato, ove ritenuto necessario, con successivo provvedimento, dal Commissario straordinario a favore del patrimonio indisponibile dello Stato. 6. Il Commissario straordinario può avvalersi della Società Protezione civile servizi s. p. a. per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzione lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali attuati in esecuzione del programma degli interventi di cui all'articolo 44-bis del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14. 7. In deroga all'articolo 18 del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, è consentito il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al 50 per cento. 8. Al fine di consentire l'immediato avvio degli interventi volti alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie e l'aumento di quelle esistenti, l'utilizzo delle risorse di cui all'articolo 2, comma 219, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, avviene in deroga a quanto stabilito dall'articolo 18, comma 3, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, e dalla delibera CIPE 6 marzo 2009, n. 2, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 90 del 18 aprile 2009. Articolo 17-quater (Prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata negli interventi per la realizzazione di istituti penitenziari). 1. I prefetti, negli ambiti territoriali di rispettiva competenza, assicurano il coordinamento e l'unità di indirizzo di tutte le attività finalizzate alla prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell'affidamento ed esecuzione di contratti pubblici aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture pubbliche connessi agli interventi di cui all'articolo 17-ter. 2. Al fine di assicurare l'efficace espletamento delle attività di cui al comma 1, il Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere costituito ai sensi dell'articolo 180, comma 2, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, opera a immediato, diretto supporto dei prefetti territorialmente competenti, attraverso una sezione specializzata istituita presso la prefettura che costituisce una forma di raccordo operativo tra gli uffici già esistenti e che non può configurarsi quale articolazione organizzativa di livello dirigenziale. Con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con i Ministri della giustizia e delle infrastrutture e dei trasporti, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definite le funzioni, la composizione, le risorse umane e le dotazioni strumentali della sezione specializzata da individuare comunque nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente. 3. I controlli antimafia sui contratti pubblici e sui successivi subappalti e subcontratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture e nelle erogazioni e concessioni di provvidenze pubbliche attuati in esecuzione del programma degli interventi di cui all'articolo 44-bis del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, sono altresì effettuati con l'osservanza delle linee guida indicate dal Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere, anche in deroga a quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 3 giugno 1998, n. 252. 4. Per l'efficacia dei controlli antimafia previsti dal comma 3, è prevista la tracciabilità dei relativi flussi finanziari. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministri dell'interno, della giustizia, delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definite le modalità attuative del presente comma ed è prevista la costituzione, presso il prefetto territorialmente competente, di elenchi di fornitori e prestatori di servizi, non soggetti a rischio di inquinamento mafioso, cui possono rivolgersi gli esecutori dei lavori attuati in esecuzione del programma degli interventi di cui all'articolo 44-bis del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14. Il Governo presenta una relazione semestrale alle Camere concernente l'applicazione delle disposizioni di cui al presente comma. 5. Dal presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Articolo 17-quinquies (Disposizioni sui Commissari straordinari di cui all'articolo 4 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78). 1. Al fine di garantire una più celere definizione del procedimento di nomina dei Commissari straordinari di cui all'articolo 4 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e di assicurare la realizzazione di indifferibili e urgenti opere connesse alla trasmissione, alla distribuzione e alla produzione dell'energia aventi carattere strategico nazionale, anche avuto riguardo alla necessità di prevenire situazioni di emergenza nazionale, ai predetti Commissari non si applicano le previsioni dell'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400. I decreti del Presidente della Repubblica di nomina dei Commissari di cui al comma 2 del predetto articolo 4, già emanati, si intendono conseguentemente modificati. Agli oneri relativi ai Commissari straordinari si fa fronte nell'ambito delle risorse per il funzionamento dei predetti interventi. Articolo 18 (Copertura finanziaria). 1. Agli oneri derivanti dagli articoli 7, comma 6, pari a euro 30.000.000 annui per 15 anni a decorrere dal 2010, 13, comma 1, pari a euro 5.000.000 a decorrere dall'anno 2010, e 15, comma 1, per euro 173.000 per l'anno 2010, si provvede: a) quanto ad euro 35.173.000 per l'anno 2010, ad euro 35.000.000 per l'anno 2011 ed a euro 5.000.000 a decorrere dall'anno 2012, mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, relativa al Fondo per le aree sottoutilizzate con riferimento alla quota assegnata dal CIPE al Fondo strategico per ilPaese a sostegno dell'economia reale, per un importo di euro 60.819.000 per l'anno 2010, di euro35.000.000 per l'anno 2011 e di euro 5.000.000 a decorrere dall'anno 2012, nonché, al fine di compensare gli effetti in termini di indebitamento netto, mediante riduzione del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari di cui all'articolo 6, comma 2, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189, per un importo di euro 14.900.000 per l'anno 2010. Il Fondo di cui al citato articolo 6, comma 2, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, è contestualmente incrementato, in termini di sola cassa, di euro 2.773.000 per l'anno 2011 e di euro37.773.000 per l'anno 2012. Tali disponibilità di cassa possono essere utilizzate dal CIPE in sede di assegnazione delle singole annualità delle risorse del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale; b) quanto a euro 30.000.000 annui dall'anno 2012 mediante corrispondente riduzione delle proiezioni, per il medesimo anno, dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2010-2012, nell'ambito del programma "Fondi di riserva e speciali" della missione "Fondi da ripartire" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2010, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero medesimo. 1-bis. Agli oneri derivanti dall'articolo 6, comma 1, pari a 355 milioni di euro per l'anno 2011, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, relativa al Fondo per le aree sottoutilizzate. (15 febbraio 2010)
Le intercettazioni dopo la serata al "Salaria sport village" dove il capo della Protezione civile avrebbe avuto un rapporto con una ragazza brasiliana Monica dopo il 'massaggio' a Bertolaso "Meraviglioso... Lui ha visto le stelle" Monica dopo il 'massaggio' a Bertolaso "Meraviglioso... Lui ha visto le stelle" L'ingresso del Salaria Sport Village ROMA - "...No, tutto sicuro...non fece niente...ho fatto un massaggio meraviglioso...lui ha visto le stellè". A parlare è Monica, la ragazza brasiliana che, secondo la procura di Firenze, avrebbe avuto un rapporto sessuale con il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso la sera del 14 dicembre del 2008 nel centro sportivo 'Salaria sport village'. La telefonata è stata intercettata dai carabinieri del Ros e ora si trova agli atti dell'inchiesta fiorentina. Nell'informativa, i militari ricostruiscono la serata: l'arrivo di Bertolaso, le telefonate tra Simone Rossetti, gestore del centro e Diego Anemone, l'imprenditore finito in carcere per gli appalti del G8 alla Maddalena, che si informa su come sta andando l'incontro, la telefonata dello stesso Rossetti a Regina Profeta (l'ex subrette che, sempre secondo l'accusa, avrebbe portato Monica al circolo) alle 23.06, in cui le riferisce che "è tutto finito". Un minuto dopo, alle 23.07, Rossetti richiama Regina per passarle Monica. Prima del dialogo tra le due, gli investigatori del Ros annotano che "si sente la voce di una donna (Monica) che si trova in compagnia di Rossetti che riferisce 'no, non l'ha fatto...(...)...quello non mi serve...non è servito...la magliettina...ho fatto il massaggio...gli ho fatto il massaggio". Poi Rossetti passa il telefono a Monica e le due ragazze, scrivono i carabinieri "parlano in brasiliano in merito alla giustificazione che Monica dovrà addurre quando rientrerà a casa e quindi la ragazza fa un cenno sulla prestazione che ha appena concluso". Ecco il testo dell'intercettazione: REGINA: ...ma allo...hai finito?... MONICA: ...no...sì, in questo momento R: tutto ok?...ragazza? per l'amore di Dio... M: ...no, tutto sicuro...non fece niente...grazie a Dio... R: ...è andato tutto bene? M: ...ho fatto un massaggio meraviglioso...lui ha visto le stelle... R: ...che buono!...dopo mi racconti...mi scrivi, okay?...parlare al telefono... M: ...no, non c'è niente da raccontarti...guarda...a lui è piaciuto...l'ha adorato... R: ...l'importante è che gli sia piaciuto M: ...l'ha adorato! R: ...okay..il resto non conta... M: ...ciao, ciao, un bacio R: ...ciao ciao. Monica - secondo gli investigatori - ha ottenuto un permesso di soggiorno nel 2009 dalla questura di Potenza, ma nessuno si ricorda di lei nella zona dove indicò che si trovava la sua residenza. Fu lei a dichiarare di risiedere in piazza Bratislava, nel popoloso quartiere di Poggio Tre Galli, in una zona periferica di Potenza, ma non lontana dagli uffici della Regione Basilicata, insieme ad un uomo. Oggi non vi è traccia del suo nome su nessun citofono e nessuno, nel condominio, si ricorda di lei. Fra le persone avvicinate, alcune hanno detto di non aver mai incontrato una donna sudamericana, altre hanno spiegato che in quel quartiere non abitano donne brasiliane. (15 febbraio 2010)
LA LETTERA. Bertolaso risponde alle dieci domande di Scalfari: "Dico basta a questo fango" "Non è un mio problema considerare che per "Stato" si deve intendere l'Italia senza Berlusconi". "Mai chiesta la patente di pirata e chi ha sbagliato deve pagare" "Sono un servitore dello Stato". "Quando ci sono scadenze l'unico strumento che funziona è la Protezione civile"di GUIDO BERTOLASO "Mai chiesta la patente di pirata e chi ha sbagliato deve pagare" Guido Bertolaso Caro Scalfari, rispondo subito alle 10 domande che lei mi ha posto. 1. Non si è accorto che l'estensione della Protezione civile ai Grandi eventi del tutto disconnessi dalle catastrofi causate dalla natura o dagli uomini, era al di sopra delle possibilità di un regolare servizio? "Mi sono accorto del contrario e resto convinto delle ragioni che hanno portato il Governo Berlusconi prima, il Governo Prodi poi, ed infine l'attuale Governo Berlusconi a confermare al Dipartimento la gestione dei Grandi Eventi. La ragione: quella della Protezione civile è l'unica normativa che considera, in linea con le normative comunitarie relativamente alla accelerazione delle procedure, la variabile "tempo" come reale e cogente". "Quando ci sono scadenze, quando bisogna concludere qualcosa entro una data non procrastinabile, anche in relazione ad esigenze di sicurezza e di tutela degli interessi primari della collettività, l'unico strumento che funziona è la normativa citata. Ripeto: normativa, non anarchia o autorizzazione ad esercitare la pirateria a nome dello Stato, normativa per di più comprensiva di controlli e autorità di vigilanza, mai abrogate". 2. Se se n 'è accorto, ha comunicato questa sua preoccupazione al presidente del Consiglio? Ottenendo quale risposta? "Ho comunicato alla Presidenza più volte - e non solo durante questo Governo - la mia preoccupazione relativa all'aumento delle richieste di dichiarazione di grande evento da affrontare con la figura del Commissario Straordinario. A mio avviso c'era e c'è da domandarsi come mai continuano ad aumentare le richieste di dichiarare situazioni di ogni tipo particolari e diverse dalle altre, che siano grandi eventi, emergenze, o altre fattispecie. A me pare che ciò costituisca un segnale, inquietante, dell'aumento della difficoltà delle Amministrazioni a gestire in ordinario il territorio affrontando situazioni complesse. Nessuno, né in Parlamento né fuori, ha finora dato cenno di condividere la necessità di una revisione e di un ammodernamento della normativa, per poter consentire alle Amministrazioni di affrontare efficacemente in via ordinaria le problematiche del governo del loro territorio".
3. Non si è reso conto che la creazione della Protezione civile Spa rendeva permanente quest'anomalia e confiscava ulteriormente i poteri legislativi del Parlamento? "Come già Le ho scritto la settimana scorsa, il decreto legge non prevede affatto la trasformazione della Protezione Civile in società per azioni, la quale viceversa, con personale capace e preparato, continuerà nella sua missione. La Spa è uno strumento tecnico in più, che, con l'esperienza acquisita nelle emergenze, non ultima quella aquilana, rimette nella mani del "Pubblico" competenze da "general contractor" che la pubblica amministrazione ha perso negli ultimi decenni, rendendola nuovamente in grado di seguire giorno per giorno i lavori di cui lo Stato è committente e sottraendosi al ricatto del "mercato", all'ormai abituale ricorso ai vari modi di implementare i prezzi che azzerano nei fatti la sostanza stessa delle gare che si svolgono, oltre a provocare inevitabilmente il rinvio a tempi ignoti della consegna della commessa. Aggiungo, viste le circostanze, che tutto si gioca, come sempre, sulla scelta delle persone giuste nei posti giusti. Ho potuto farlo all'Aquila, mentre in precedenza ho lavorato con le massime autorità competenti per le opere pubbliche che ho trovato. Se queste persone già investite di ruoli importanti e delicati non erano all'altezza del loro compito, il chè deve ancora essere provato, posso solo dire, senza violare alcun segreto investigativo, che la prospettiva che si possa lavorare assumendo in pieno anche la responsabilità della scelta accurata dei collaboratori mi pare un passo avanti e una garanzia in più".
4. Ha comunicato al presidente del consiglio questa sua eventuale preoccupazione? "Rendere lo Stato efficiente non è una anomalia, non ho mai sottratto poteri legislativi al Parlamento - affermazione in sé ridicola - , credo che lo Stato non sia solo gioco partitico, in parlamento e fuori, ma anche responsabilità di operare delle amministrazioni. Per questa ragione non avevo proprio nulla da comunicare al Presidente del Consiglio su questo punto. Avrei dovuto chiedergli che mi concedesse di rinunciare alle uniche norme che consentono di operare con efficacia, come ho dimostrato in questi anni. Per quale ragione? Per restare fermo a tempo indeterminato, in attesa che il Parlamento affrontasse il problema della capacità di decidere e fare delle Amministrazioni, sul quale ad oggi non ci sono neppure proposte?" 5. Si è reso conto che buona parte dei mutamenti apportati alla legge del 1992 potevano creare conflitti con l'ordinamento costituzionale? "Non mi rendo mai conto di ciò che non c'è. Nessuna novità venuta dopo la legge del 1992 ha creato conflitti costituzionali. Nessuna norma è passata col parere contrario del Presidente della Repubblica, non ci sono state osservazioni neppure informali, non ci sono stati pronunciamenti della Corte Costituzionale né sono state sollevate fondate eccezioni di incostituzionalità. Da nessuno, tranne che da Lei oggi, neppure durante la discussione e l'approvazione della riforma del Titolo V della Costituzione, che ha dichiarato la Protezione Civile materia concorrente con le Regioni, con le quali per noi è normale coordinarsi, anche per i Grandi Eventi, come è avvenuto per il G8 con la Regione Sardegna e successivamente con la Regione Abruzzo". 6. Ha riflettuto sul fatto che le ordinanze relative a quegli eventi (tra le quali c'è anche l'attribuzione alla Protezione civile del finanziamento delle celebrazioni per l'Unità d'Italia) sono un modo per evitare la firma del capo dello Stato eludendo così il suo controllo di costituzionalità? "Se i Presidenti della Repubblica non hanno mai opposto il rifiuto o obiezioni alle leggi che consentono l'adozione delle ordinanze relative ai Grandi Eventi, se gli stessi non hanno mai espresso preoccupazioni di sorta al riguardo, confesso che non ho avuto stimoli per fare questa riflessione. Ricordo invece che i Presidenti della Repubblica hanno conferito due medaglie d'oro al valore civile al Dipartimento, mi hanno riservato rapporti personali diretti assolutamente cordiali, non hanno mai lesinato, in moltissime occasioni, i loro complimenti e il loro compiacimento per il mio operato. In occasione del G8 all'Aquila il Presidente Napoletano ha voluto pubblicamente manifestare il suo grande apprezzamento, a me e a quanti hanno lavorato con me, per l'organizzazione e la gestione dell'evento". 7. Ha informato di queste sue eventuali osservazioni il presidente del Consiglio? Quale risposta ne ha ottenuta? "Per la stessa ragione, e cioè la mia incapacità di vedere pericoli dove li vede solo Lei, non ho informato il Presidente del Consiglio, che invece ha potuto prendere atto in molte occasioni, senza bisogno di suggerimenti, delle tante cose concrete positive realizzate dal Dipartimento". 8. Si è reso conto che, restando sottosegretario di Stato, esisteva un'incompatibilità assoluta con la carica di direttore del Dipartimento della Protezione civile? Questa incompatibilità è durata più di un anno. Per quale ragione? "Sarei incompatibile se fossi sottosegretario alla Protezione Civile. Mi sono battuto sempre perché la competenza della Protezione Civile fosse propria del Presidente del Consiglio dei Ministri, risolvendo in questo modo il problema di evitare, nei tempi dell'emergenza, di affidarsi a forme di "coordinamento senza potere", esercitate da un Ministro pari grado di altri Ministri che dovevano accettare di farsi coordinare. Ho detto anche di recente che un conto è invitare i colleghi, un altro convocare le Amministrazioni e i loro titolari a riunioni a Palazzo Chigi. Questo vale in generale, a prescindere da chi sia l'inquilino di Palazzo Chigi. Sono stato sottosegretario per l'emergenza rifiuti in Campania dove ho anche operato come responsabile della Protezione Civile con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Risultati che dipendono dall'uso di quei poteri e normative di Protezione Civile, le uniche adeguate ad affrontare situazioni complesse e problemi dove il "tempo che passa" è determinante, che ora sembra Le creino insormontabili problemi di tenuta della democrazia. Anche adesso, comunque, non sono affatto sottosegretario alla Protezione Civile". 9. Bertolaso è stato indagato per reati connessi alla gestione dei rifiuti di Napoli, insieme al suo vice dell'epoca (che è una donna a lui ben nota e a lui fedelissima). Il processo per il suo vice è in corso. Per quanto riguarda lui è stato invece stralciato e trasferito a Roma. Può dirci a che punto si trova questo processo? "Per quanto riguarda il processo relativo a mie condotte inerenti la gestione dei rifiuti in Campania, al momento mi risulta che ci sia stata richiesta di archiviazione per i quattro reati più gravi di cui ero indagato, mentre è in corso l'accertamento da parte del Gip per un ultimo reato di natura contravvenzionale, per il quale la legge prevede soltanto un'ammenda". 10. Porgo queste domande a Bertolaso perché egli si è sempre proclamato un uomo al servizio dello Stato e non dei governi. Se fosse al servizio di questo governo e lo dichiarasse francamente, non porrei questi interrogativi. Ma se è al servizio dello Stato avrebbe dovuto porseli e quindi: perché queste domande non se le è poste da solo e non ne ha tratto le conclusioni? "Ripeto di essere un servitore dello Stato. Ho detto, anche nella ultima lettera che le ho inviato, che non sono servitore di questo o quel governo. Il che non vuol dire che non sia al servizio del Governo. Sarebbe assai originale e contraddittorio. Se la Sua vera domanda è: "si è reso conto che il suo operare ha creato situazioni che possono aver contribuito al consenso nel Paese dell'attuale Presidente del Consiglio?" rispondo di essermene accorto. Ho già detto che alcuni degli interventi che ho realizzato, a partire dalla fine della quindicennale emergenza rifiuti in Campania, sarei stato lieto di concluderli con il Presidente Prodi, che condivideva il mio Piano, mentre il Governo da lui presieduto non ne ha permessa la realizzazione. Non io, ma Napoli e l'Italia hanno perso più di un anno. Spiacente, ma non è un mio problema considerare che per "Stato" si deve intendere "l'Italia senza Berlusconi". Spiacente, è un problema del centro sinistra italiano, non dello Stato, non riuscire a fare a meno di questo Presidente perché unico collante buono a tenere insieme forze politiche che, quando non trovano accordo su questo comune bersaglio, danno regolarmente vita alla fiera del fuoco amico. Da servitore dello Stato, aspetto che questa congiuntura non brillante finisca, perché non aiuta nessuno a migliorare la qualità del servizio ai cittadini. Ma ciascuno si prenda le sue, di responsabilità. Un'ultima risposta la devo non ad una domanda, ma ad una sua affermazione. Personalmente ho grande considerazione per il lavoro della magistratura, credo indispensabile che esista una "macchina della giustizia" efficiente e responsabile, credo nel diritto dovere dei magistrati di fare il loro lavoro, prezioso per una società che vuole essere civile. Mi piacerebbe molto, invece, che i processi mediatici come quello che adesso si sta celebrando contro di me, che sono soltanto l'imputato pubblico di turno, scomparissero. Rispetto l'opinione pubblica, al punto da essermi fatto un punto d'onore nel meritare la fiducia dei cittadini, ma non credo le si renda servizio spargendo illazioni, informazioni non verificate, sospetti, teoremi di colpevolezza data per certa quando nessun giudice si è pronunciato. Questo sì, in violazione dei principi costituzionali. La libera stampa, se sviscera gli elementi di prova addotti dai giudici per una loro decisione, può rendere un servizio ai cittadini e al Paese. Quando spande fango, meno". © Riproduzione riservata (15 febbraio 2010)
Scalfari risponde alla lettera di Bertolaso È difficile correre con le scarpe nel fango EUGENIO SCALFARI Egregio sottosegretario, la ringrazio per la pronta risposta alle mie domande. Osservo, tanto per cominciare questo mio commento alla sua lettera, che la sua rapidità le fa onore. Il presidente del Consiglio aspettò sei mesi prima di riscontrare le domande che il nostro giornale gli aveva posto e, dopo sei mesi, usò un libro di Bruno Vespa come strumento intermediario. Lei si presenta invece per quello che è, o almeno per quello che crede di essere o addirittura per quello che noi dovremmo credere che lei sia. Proverò dunque a districare l'essenza che sta dentro alle sue parole e cercherò di farlo con equanimità. Quello che a lei soprattutto importa è il tempo. Lo dice varie volte nel corso della sua lettera. Scrive: "Quella della Protezione civile è l'unica normativa che considera la variabile "tempo" come reale e cogente". E più oltre: "Avrei dovuto forse chiedere al presidente del Consiglio che rinunciasse alle uniche norme che consentono di operare con efficacia? Per quale ragione? Per restare fermo a tempo indeterminato, in attesa che il Parlamento affrontasse il problema della capacità di decidere e di fare delle Pubbliche Amministrazioni?". Lei mescola insieme due cose, egregio sottosegretario, che vanno invece tenute rigorosamente distinte, come infatti erano state distinte nella legge sulla Protezione civile del 1992 poi innovata dal governo Berlusconi. Una cosa è l'intervento della P. C. nel caso di catastrofe naturale (terremoti, inondazioni, frane, incendi, calamità meteorologiche eccetera) dove il fattore tempo è assolutamente cogente. Nel mio articolo di domenica scorsa le ho dato atto dei suoi pronti ed efficaci interventi ed ho scritto che in quei casi lei era autorizzato a "passare col semaforo rosso". Ma è cosa completamente diversa quella dei Grandi eventi diversi da quelli suddetti. Qui non c'è alcuna cogenza del fattore tempo. Si tratta di iniziative programmate a mesi o anni di distanza. A lei non piace star fermo. Leggendo la sua lettera e confrontandola con il suo modo di operare mi viene da pensare ad una sua natura ciclomotoria. Ma vorrà darmi atto che non può pretendere che le istituzioni debbano sovvertire i loro ordinamenti per soddisfare il suo desiderio di mobilità anche quando non ce n'è alcun bisogno.
Quanto all'ammodernamento della Pubblica amministrazione, il problema esiste ma non è un suo problema, oppure lo è come per qualunque cittadino. Istituzionalmente è un problema del Parlamento e del governo, non sta a lei motivare con esso la politica della Protezione civile. Apprendo dalla sua lettera che lei non è sottosegretario alla Protezione civile. Singolare notizia, anzi sorprendente. A che cosa è dunque delegato, signor sottosegretario? Qual è la sua funzione nel governo? Sarebbe molto interessante saperlo. Poiché di sottosegretari ce ne sono fin troppi e costano, lei potrebbe dimettersi visto che a Palazzo Chigi è uno sfaccendato. Perché non lo fa? La Protezione Spa non è soltanto uno strumento tecnico posto al di fuori della Pubblica Amministrazione. Tra l'altro il decreto in discussione contiene una norma che vi sottrae da qualunque intervento della magistratura, con valenza addirittura retroattiva. Nessun controllo preventivo della Corte dei Conti e della giustizia amministrativa. Quanto è venuto a galla sulla gestione dei suoi appalti in Sardegna e in altri luoghi dovrebbe allarmare lei prima di ogni altro. Un verminaio, dove i vermi sono coloro che hanno beneficiato degli appalti destinati ad una ristretta e ben nota cricca. Lei scarica Balducci e De Santis (non in questa lettera ma in altre interviste rilasciate nelle ultime quarantott'ore a vari giornali). Ma il responsabile politico di tutta l'operazione è lei e insieme a lei il presidente del Consiglio che è - come lei dice - il suo unico referente. Non si possono rivendicare i successi e lavarsi le mani dal verminaio. Lei se ne rende conto, spero. Lei è lusingato (lo scrive) per il fatto che molti anzi moltissimi chiedono di entrare a far parte dei Grandi eventi e si dice stupito di questa corsa verso la Protezione civile di chiunque debba portare avanti un suo progetto. Mi stupisco del suo stupore. La normativa che regola la P. C. dice infatti che la copertura delle vostre spese viene effettuata prendendo i denari dove ci sono, da qualunque capitolo di spesa, da qualunque fondo di riserva. Sempre in ottemperanza al criterio della velocità. Ma poiché ormai il ventaglio dei vostri interventi è diventato amplissimo e le spese sono altrettanto cresciute, questo stravolgimento delle poste di bilancio spiega il perché di tante attese riposte in lei. Ed è anche la spiegazione del vincolo a doppio filo che lega lei al premier e questi a lei: governate senza il Parlamento, senza i ministri competenti per materia, a cominciare da quello dell'Economia. Del resto è lei a scriverlo nella sua lettera: "Mi sono battuto perché la competenza della Protezione civile fosse propria del presidente del Consiglio risolvendo in questo modo il problema di evitare di affidarsi a forme di coordinamento senza potere esercitate da un ministro di pari grado ad altri ministri". Dico la verità: lei, egregio sottosegretario senza deleghe, è formidabile. Le sfuggono dalla penna delle verità e degli obiettivi che dimostrano dove può portare l'ideologia del fare quando è affidata a forme preoccupanti di egolatria e megalomania. Lei è riuscito a dare al premier quel potere di fatto che l'ordinamento ancora non gli ha conferito. Avete insieme bypassato l'ordinamento vigente, potete modificare tra voi due le poste di bilancio, l'avete fatto e lo farete sempre di più, non solo per le catastrofi ma per tutto ciò che vi passerà per la mente o passerà per la mente dei vostri amici. Lei pensa che questo sia il modo di servire lo Stato? Lascio ai lettori e alla pubblica opinione di giudicare. Non entro nelle questioni che riguardano le inchieste giudiziarie ma voglio assicurarla: a noi non piace affatto rimestare nel fango. Ma se il fango c'è è nostro dovere professionale raccontare chi c'è in mezzo a quel fango e che cosa ha fatto per esserne lordato. Spero vivamente che lei non sia di quelli ma si tratta purtroppo di suoi intimi amici. © Riproduzione riservata (15 febbraio 2010)
L'Aquila, i controllori spariti Per aiutare Guido Bertolaso, agevolandone l'attività con il controllo dei contratti che il dipartimento della Protezione civile avrebbe sottoscritto in tutta fretta per far fronte alla più grave delle emergenze, Silvio Berlusconi rese pubblica l'ordinanza del 9 aprile 2009 in cui, all'articolo 8 comma 3, si istituiva un super comitato per la verifica dei conti. I conti del terremoto dell'Aquila. Una commissione di garanzia snella (solo tre membri) presieduta da un magistrato della Corte dei Conti. Perfetto. Fu subito chiamato all'opera il giudice Salvatore Nottola, presidente della sezione Lazio della Corte. Magistrato di lungo corso, esperto e solerte. Nottola ora ricorda: "Fui gratificato da quella nomina e pronto a mettermi al lavoro. Trascorse alcune settimane, feci chiamare il dipartimento della Protezione civile dalla mia segretaria per sapere quando e come organizzarci. Le risposero che l'emergenza era tale da impedire una riflessione in merito". Nottola comprese e attese ancora. "Nessuno mi richiamò e allora, alla fine di luglio, ritelefonai io. Mi spiegarono ancora che la commissione di garanzia non era un'urgenza. Ne ho preso atto, e ho continuato ad attendere". Il giudice Salvatore Nottola attende ancora di presiedere la prima riunione. La commissione non si è mai nemmeno costituita. Eppure il suo compito sarebbe stato (e tuttora lo sarebbe) decisivo anche perché oggi Bertolaso mette a verbale il proprio grande rammarico: "Sono mancati i controlli. Qualcosa può essermi sfuggito durante lo tsunami della mia vita che è stato l'anno scorso con una somma insostenibile di responsabilità ed emergenze". Tra le cose sfuggitegli al pensiero, per l'appunto, anche la nomina dei revisori dei conti indispensabili per fronteggiare l'enorme flusso di cassa. Controlli necessari per intensificare il sommario e parzialissimo lavoro di monitoraggio che la legislazione ordinaria prevede. I conti del terremoto sono gonfi come una pancia piena di cibo. Si è speso, e tanto. Bene o male? Ecco, ci sarebbe stato bisogno di una super verifica.
Si sa solo invece che dieci mesi di appalti e provvidenze sono costati un miliardo e mezzo di euro. Che questo bel torrente di danaro è servito a rintuzzare la prima emergenza senza poterla ritenere conclusa. Ad oggi seimila aquilani continuano a vivere in albergo con un costo medio pro-capite di 40 euro al giorno; 1.100 sono le persone alloggiate in caserme, 2.400 in appartamenti lungo la costa, 31mila in case in affitto. Solo questa ospitalità, secondo i calcoli che ha fatto l'Espresso, è valsa un mucchietto di quattrini: 220 milioni di euro. Colle che con il prosieguo dell'emergenza sarà agevolmente valicato. Il Progetto C. a. s. e., gli edifici ecosostenibili e antisismici, è stato ridimensionato e poi nuovamente ampliato in corso d'opera. Pianificato per dare alloggio a 7.181 persone, alla fine aveva destinato le superfici utili solo per 5.565 terremotati, lasciandone fuori 1.616 (abitanti in case distrutte o inutilizzabili). Le C. a. s. e., queste stazioncine di transito, sono costate al metro quadrato 2.700 euro. Una cifra enorme se si considera che chi le abiterà è anche naturalmente assegnatario di un diverso e futuro contributo per la ricostruzione della sua definitiva abitazione. Poi e a parte il costo dei m. a. p., moduli abitativi provvisori (le casette in legno), e poi il resto. Anche nel resto, nel resto dei giganteschi appalti (tutto il ciclo del movimento terra, del cemento, del puntellamento, dell'incatenamento degli edifici pericolanti, delle forniture e dei servizi essenziali) avrebbe dovuto allungare lo sguardo il super comitato di controllo. Che però non è stato convocato. E non ha visto. E perciò - guarda tu! - non ha controllato. (15 febbraio 2010)
I VERBALI. Monica, la brasiliana, disse: "Il cliente è contento" La soddisfazione di Anemone dopo un incontro hard al Salaria Village "E stanotte con Bertolaso ho guadagnato 500 punti" Un uomo spiega qualcosa di Francesca, la terapeuta professionistadi CARLO BONINI "E stanotte con Bertolaso ho guadagnato 500 punti" Nella notte di Guido Bertolaso, c'è la voce di uomo di neppure quarant'anni che non sta nella pelle. Che spiega qualcosa di Francesca, la terapeuta professionista. E di Monica, la brasiliana. Di "ripassate" e "massaggi". Delle salette del "Salaria Sport Village". Delle ragioni dei favori sessuali offerti al capo della Protezione Civile, signore degli appalti e del perché siano diventati oggetto di indagine e occasione dolorosa per frugare nella privacy di un cittadino. È la voce dell'imprenditore Diego Anemone, che, intercettato, alle 22.59 della sera del 14 dicembre 2008, si lascia andare a quel che gli suggeriscono la pancia e la testa. Ha appena saputo che Guido Bertolaso ha richiuso alle sue spalle la porta della stanza dello "Sporting" in cui lo aspetta Monica. Che "È tutto in atto". E dunque può finalmente abbandonarsi: "È come se avessimo guadagnato cinquecento punti". Guido Bertolaso ha giurato che la storia dei favori sessuali è un'infamia. Il suo avvocato, Filippo Dinacci, ancora ieri ha aggiunto: "Bertolaso non ha conosciuto tale signora Monica, né ci sono mai stati con lei appuntamenti di qualsiasi genere". Ma un'informativa della sezione anticrimine di Firenze del Ros dei carabinieri che porta la data del 21 febbraio 2009, allegata alle oltre 20 mila pagine che accompagnano l'ordinanza, documenta cosa è accaduto la sera del 14 dicembre 2008, una domenica. Già dal pomeriggio, il cellulare di Simone Rossetti (R.), lo spicciafaccende di Anemone (il tipo che due mesi prima, il 10 ottobre, si sbatte per trovare due signorine "di qualità", "non due stelline del cazzo" con cui allietare la notte al "Gritti" di Venezia di Fabio De Santis e Mauro della Giovampaola) è incandescente. Parla con Guido Bertolaso alle 14.45 e alle 15.37. Alle 18.22, è al telefono con Regina. Regina Profeta (P.), ex stellina del "Cacao Meravigliao" di Renzo Arbore. Ora un po' avanti con gli anni e - dice lei - responsabile della "eventistica danzante" dello "Sporting". In realtà padrona della scuderia in cui, quella sera, sarà scelta Monica.
P: "Simo',... una persona... un'alta ragazza bionda. Vieni un attimo al benessere a conoscere se è il caso?". È il caso. Perché alle 19.09, Rossetti chiama Stefano Morandi, dipendente dello "Sporting" per preparare il set. R: "Senti, hanno lasciato acceso il benessere? Ci hai fatto caso? Perfetto... ok... perfetto. Verifica che sono andati via tutti quelli del Centro estetico. Senti, invece, un'altra cosa ti volevo dire. Mi verifichi un attimo se ci abbiamo un bikini di tipo brasiliano un po' stretto?". Alle 19.56, Bertolaso (B.) chiama Rossetti, con cui si dà del tu e di cui ha chiesto e ottenuto da tempo il numero con cui comunicare direttamente. B: "Sono Guido, che mi dici?" R: "Allora, guarda, tutto a posto. Tutto a posto. Tu quando vuoi vieni qui. Qui è tutto quanto chiuso e dopo ci sono io... un pezzettino.... va bene A posto. Tu parcheggia con la macchina tranquillamente in fondo al parcheggio dove sta la scalina che ti porta direttamente nel centro benessere. Oppure parcheggia al solito posto". Bertolaso lascia capire che non è libero nei movimenti. Perché arriva con la scorta. B: "Eh, no. Io sono al solito posto, perché non sono da solo ovviamente". Rossetti contatta nuovamente Regina per provvedere alla mise di Monica. E Regina lo rassicura ("Nella palestra, c'ho delle cose nell'armadietto. Vado a vedere se trovo. Vado su un attimo"). Quindi si raccomanda che, Dino Alemone, altro dipendente, deve restare allo scuro di quanto sta per accadere ("Allora, calcola che io a lei gli ho messo un asciugamano pulito"). Alle 19.56, Rossetti chiama di nuovo Bertolaso e quindi parla ancora con Regina, che vuole istruzioni e la rassicura che accompagnerà Monica a casa, a serata conclusa. R: "Adesso arrivo. Dino non sa niente... Mi raccomando, sì. M'ha chiamato, m'ha chiamato. Gli ho detto. Va beh poi ci penso io. Lei però, mo' come facciamo, perché lui tra un pochino arriva. Tra una quarantacinquina di minuti. Sì, sì la riaccompagno io così dopo gli do i soldini e dopo noi ci mettiamo d'accordo dai... ci vediamo un attimo". Alle 20.14, Rossetti chiede a Erica Saverio (altra dipendente del centro) come attivare la sauna e l'impianto stereo. R: "Eccoci qua. Senti un po'... top secret... viene Bertolaso tra un pochino eh... riguidami un attimo va. Io ho provato ad aprire un po' di cose. Allora, la sauna l'ho aperta bene.... L'unica cosa. No, eh. No, senza, senza che vieni tu. Perché non so se lui come viene, capito? Io infatti mo lo sistemo e con Dino ci spostiamo. Senti una cosina, eh allora qui. Sto alla talasso adesso. Qui alla cabina della Talasso. Perché io ho provato a riaccenderla come m'hai fatto far tu un'altra volta. Solo che secondo me le ragazze l'avevano spenta e l'aspirazione". Alle 21.19 Rossetti chiama Guido Bertolaso (B). R. "Sono Simone. Sei arrivato? Ok arrivo subito". Alle 21.33, sempre Simone chiama Regina per dirle di togliersi dai piedi. R: "Eccolo. Mi senti? Aspetta un attimino. Allora, fai una cosina. Siccome ho chiuso tutte le porte, tu passa... Esci dalla porta dell'ufficio. Dicevo, esci dalla porta principale. Quella degli uffici. Quella lì sotto, dove ho acceso la luce. Passi da destra. Mò ti vengo incontro. Aspettami lì. Però non entrare dall'altra... Hai capito?" Anemone frigge e, alle 22.09 - annota ancora il trascrittore - Rossetti decide di comunicargli con una qualche goffa solennità mista e altrettanto goffa dissimulazione, che le cose filano per il verso giusto. R: "È tutto in atto. Da un'oretta. Sì... sì... capito? Sì... sì... Dopo vediamo. Un attimino... sentiamo... Comunque, tranquillo, l'ho messo subito a suo agio e niente.. l'appuntamento sta andando bene. E.. niente... ora c'è Dino dentro che sta mangiando. Però praticamente lui sapeva che lui veniva all'appuntamento. Però tranquillamente. Insomma, capito? Quindi lui sta dentro da solo... Si sta rilassando e basta.. capito?". Nell'attesa, Rossetti se ne va nel parcheggio del centro e si mette a chiacchierare con gli uomini della scorta di Bertolaso. Anemone lo tormenta per sapere. R: "Hey, sto qui al parcheggio. Tutto ok. Sto aspettando un attimino. E niente sto qua con la scorta. Va bo'" Alle 22.58, Bertolaso è ancora dentro. Ad Anemone è chiaro che le cose sono andate o stanno andando come sperava. Si lascia andare. R: "No, ancora niente" A: "Come se avessimo guadagnato cinquecento punti, guarda... Che dici". R: "Comunque mo', appena esce ti chiamo. Ok?". Alle 23.04, allo Sporting è tutto finito. Guido Bertolaso chiama Rossetti. B: "Come esco, Simone?". R: "Sì, allora, guarda, c'è direttamente sulla destra o sulla sinistra... Vicino a una delle porte. Vicino a una rotella: Fagli fare due scatti in alto verso sinistra. Hai visto, gira quella verso sinistra. Sto venendo comunque giù con la chiave". Quello che accade nell'ora successiva è documentato da due telefonate. Mentre viene riaccompagnata a casa, Monica (M.), la ragazza, parla con Regina Profeta (P.). P: "Tutto a posto?" M: "Tutto a posto". Poi le due ridono e scendono nel dettaglio di quel che è accaduto tra Monica e Bertolaso. Monica assicura Regina che il cliente è rimasto "contento". Rossetti, invece, torna al centro per ripulire il set della festa. Parla con Anemone perché è preoccupato di non trovare i preservativi. Avverte che affonderà le mani nel cestino per portare via la carta che vede. "Che qui, i preservativi, manco si vedono... ". © Riproduzione riservata (15 febbraio 2010)
Il sottosegretatio alla Presidenza del Consiglio ribadisce che il dipartimento guidato da Bertolaso è e rimane alle dirette dipendenze di Palazzo Chigi con le sue regole e le sue funzioni Letta: " La Protesione civile non è una Spa si continerà a lavorare con gli strumenti attuali" Letta: " La Protesione civile non è una Spa si continerà a lavorare con gli strumenti attuali" ROMA - Al termine della visita del Papa all'ostello della Caritas alla Stazione Termini, a chi gli chiedeva notizie a proposito del decreto sulla Protezione civile, il sottosegretario Gianni Letta ha risposto: "Anch'io mi arrabbierei se qualcuno pensasse di trasformare la Protezione civile in una società privata. Ma non è così e chi lo dice non dice il vero". "La Protezione civile - ha aggiunto - è e rimane un dipartimento della Presidenza del Consiglio con la sua struttura, le sue funzioni e le sue regole, che sono e restano pubbliche. Con il decreto si era solo pensato di dotarla di uno strumento ulteriore, aggiuntivo, che le consentisse di operare, in determinate circostanze, con maggiore flessibilità ed efficacia. Sono personalmente convinto - ha detto ancora Letta - che come in tutti questi anni nelle emergenze drammatiche e nei grandi eventi ha operato con successo senza questo ulteriore strumento, la Protezione civile di Bertolaso potrà tranquillamente continuare a farlo con gli strumenti abituali e con lo stesso spirito e lo stesso impegno. Questi sì sono i veri strumenti del successo". (14 febbraio 2010)
L'ANALISI L'illusione dell'onnipotenza di MASSIMO GIANNINI Prima accecato dai suoi deliri di onnipotenza e poi tradito dalla sua stessa tracotanza, il governissimo Berlusconi-Bertolaso prepara un'indecorosa ritirata. L'insano progetto della Protezione civile Spa, con ogni probabilità, non si farà più. Lo lasciano intendere le flautate ma imbarazzate parole di Gianni Letta. Lo confermano quelle meno paludate di Paolo Bonaiuti. Il decreto legge 90/2008 che trasforma la struttura pubblica creata per fronteggiare le grandi emergenze in una società per azioni di natura privatistica sarà riscritto radicalmente alla Camera. In subordine, sarà approvato a Montecitorio, ma poi sarà abbandonato su un binario morto al Senato. Nel turbine di uno scandalo nello scandalo (il disossamento di un pezzo dello Stato, nel cuore di una Tangentopoli di appalti truccati, costi gonfiati e favori sessuali prestati) arriva finalmente una buona notizia. Il Leviatano delle Spa pubbliche non nascerà. Il nuovo "mostro" che privatizza le istituzioni, con il finto pretesto delle emergenze e la pratica incontrollata delle ordinanze, muore prima ancora di essere nato. Merito della denuncia di questo giornale, che per primo ha acceso i riflettori sul tentativo del governo, neanche troppo strisciante, di sospendere ancora una volta le garanzie costituzionali e le procedure legali, per trasformare il Paese in un gigantesco "cantiere" autonomo che lavora in deroga permanente a tutte le regole e le normative vigenti. Merito della reazione determinata di una parte delle opposizioni, che ha dato battaglia in Parlamento. Merito dell'indignazione spontanea di tanti cittadini, a partire dagli oltre 30 mila che in un solo giorno hanno aderito all'appello di "Repubblica", per confermare che c'è almeno un pezzo d'Italia pronta, in nome del senso civico e del dissenso democratico, a resistere alle forzature populiste e autoritarie del potere berlusconiano.
Ora il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha un bel dire che nel centrodestra nessuno pensava di "trasformare la Protezione civile in una spa", e che si voleva dotare l'organismo finora guidato da Bertolaso di "uno strumento ulteriore, aggiuntivo". Il centrodestra, in realtà, aveva in mente esattamente questo: un modello di amministrazione della cosa pubblica, gestita da mani fidate per conto di Palazzo Chigi. Il piano prevedeva prima la nascita della Protezione civile Spa, con budget iniziale stimato in 1 miliardo 607 milioni. Poi, per partenogenesi, anche la Difesa Servizi Spa, con un portafoglio di opere calcolabile in 3-5 miliardi. E così via. In un regime di palese sospensione dei controlli ordinari. E in un quadro di palese violazione della sentenza numero 466 della Consulta, che nel '93 stabilì l'imprescindibilità costituzionale del controllo della magistratura contabile su tutti gli atti di una Spa nella quale il potere pubblico detenga la maggioranza. Questo disegno (ancora una volta tecnicamente "eversivo", nel solco di quella "rivoluzione istituzionale" propria del berlusconismo) si infrange nella rete micidiale del malaffare che lo stesso sistema tende a riprodurre. Una colossale ragnatela di inchieste vere e di complotti inventati, di intercettazioni e di pedinamenti, di autentiche satrapie e di false fisioterapie. Sembra di leggere "L'incanto del lotto 49". Con una sola, decisiva differenza. Nell'irrealtà virtuale raccontata da Thomas Pynchon erano i cittadini ad aver creato, con il "Trystero", un sistema di comunicazione che ingannava il governo. Nella realtà fattuale costruita da Berlusconi è il governo ad aver creato un sistema di gestione che danneggia la democrazia. Ma almeno stavolta non ha funzionato. Qualcuno li ha sorpresi con le mani nella gelatina. m.giannini@repubblica.it © Riproduzione riservata (15 febbraio 2010
2010-02-14 Il capo della Protezione civile ancora incerto sul suo mandato. Posizioni diverse nel governo Fini non vuole aprire un nuovo fronte, ma conferma i dubbi ai suoi collaboratori Berlusconi apre al pressing dei ministri "Cambio la legge, ma salverò Guido" Il Cavaliere teme altre iniziative giudiziarie: "Puntano a lui per colpire me" Ma Tremonti, Matteoli, Scajola e Calderoli insistono nel chiedere correzioni al provvedimentodi FRANCESCO BEI Berlusconi apre al pressing dei ministri "Cambio la legge, ma salverò Guido" Silvio Berlusconi ROMA - Silvio Berlusconi, dopo oltre tre mesi di assenza, si è rifugiato ieri a villa Certosa. Ma nemmeno il Mar Tirreno è servito a tenere lontana l'eco della vicenda Bertolaso, con la richiesta di dimissioni che anche il Pd - dopo l'Italia dei valori - ha iniziato a chiedere. Dentro il governo poi le voci di quanti ritengono che il decreto sulla Protezione civile debba cambiare e pretendono che i ministeri abbiano più voce in capitolo sulla nuova S. p. a. - Tremonti, Matteoli, Scajola, Calderoli - stanno facendo riflettere il premier, che inizia a valutare l'ipotesi di alcune modifiche, "a patto però di non dare l'impressione che stiamo scaricando Bertolaso". Lo stesso sottosegretario in realtà starebbe pensando a un gesto risolutivo. Troppo forte la pressione su di sé: fare un passo indietro servirebbe anche a spegnere i riflettori e "salvare il patrimonio della Protezione civile". E tuttavia il Cavaliere, che ha ricominciato a parlare di "giustizia ad orologeria" e teme "nuove iniziative giudiziarie durante la campagna elettorale", è convinto che la strada da seguire sia opposta: "Guido non deve mollare. Mi dispiace che faccia da parafulmine, ma è chiaro - è la convinzione che il premier ha maturato in queste ore - che se la prendono con lui per colpire il sottoscritto. L'importante è continuare a lavorare senza farci intimidire". Gianni Letta è dello stesso avviso, tanto che il braccio destro di Berlusconi, per due giorni di seguito, è uscito allo scoperto in difesa di Bertolaso e della Protezione Civile. Legato a filo doppio con la sorte di Bertolaso è anche il decreto che trasforma la Protezione Civile in S. p. a. Per questo da Berlusconi è arrivato l'ordine di "non arretrare", perché altrimenti "daremmo il segnale di aver abbandonato Bertolaso al suo destino e non ce lo possiamo permettere". La Protezione civile S. p. a. è una creatura del sottosegretario e il premier è consapevole che un ripensamento del governo sul decreto, al di là di qualche modifica marginale, avrebbe l'effetto di spingere Bertolaso a sbattere la porta. L'indicazione che è arrivata da palazzo Chigi è dunque, al momento, quella di procedere all'approvazione definitiva del decreto legge, possibilmente senza toccare nulla e con la fiducia. Nell'agenda di Berlusconi è giovedì il giorno in cui la Camera dovrebbe votare la fiducia, impedendo in questo modo all'opposizione di trasformare il dibattito sul decreto in un "processo a Bertolaso e alla Protezione civile". Con la fiducia infatti i tempi sarebbe strozzati e l'opposizione non avrebbe più munizioni per la sua battaglia (mercoledì, quando il provvedimento approderà in aula, già si sono iscritti a parlare tutti i 207 deputati del Pd).
Ma nella maggioranza e nel governo, nonostante la difesa corale di Bertolaso, cresce il fronte del dissenso sul decreto. L'uscita di Italo Bocchino - che ieri su Repubblica invitava Berlusconi a valutare "l'opportunità politica" di procedere a modifiche del decreto - è la spia di un malessere più profondo. Gianfranco Fini, pur senza avere l'intenzione di aprire un nuovo fronte di scontro con il Cavaliere, vorrebbe che il provvedimento fosse modificato. "Se si decide di andare avanti lo stesso - è il ragionamento che il presidente della Camera ha fatto ai suoi - Berlusconi se ne deve assumere la responsabilità politica". Il fatto è che stavolta anche uomini vicini a Berlusconi premono per mettere mano alle norme. Nomi pesanti. Come Giulio Tremonti, che non a caso è rimasto finora silente sull'intera vicenda. O Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture, che in questi mesi in più occasioni ha denunciato in Consiglio dei ministri il tracimare della Protezione Civile sopra le competenze del suo dicastero. Persino un berlusconiano come Claudio Scajola non vede di buon occhio la nuova "Bertolaso Spa", che secondo il decreto potrebbe diventare una centrale di potere (e di spesa) senza controlli. Le perplessità più forti arrivano dagli ex An, che per una volta mettono da parte le divisioni fra finiani e berlusconiani. Lo stesso Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, non ci vede "niente di strano" se il decreto resta così com'è, "ma tutti i provvedimenti legislativi possono subire modifiche, il Parlamento è sovrano". Maurizio Gasparri la pensa allo stesso modo, anche se minimizza la portata del decreto: "Il testo uscito dal Senato ribadisce che il dipartimento è una struttura pubblica e parla di un'eventuale S. p. a. solo per alcune attività minori. Anche adesso, per esempio, i Canadair sono gestiti dai privati e nessuno dice niente". Quanto al decreto, "nessuna decisione è stata presa, si vedrà se occorrono degli approfondimenti alla luce dei fatti di cronaca". Impossibile, pensano in tanti, che l'inchiesta sulla Protezione civile non abbia alcun effetto sul decreto. © Riproduzione riservata (14 febbraio 2010)
2010-02-13 Bersani chiede al capo della Protezione civile di lasciare l'incarico "Se non lo farà da solo, lo chiederemo nelle sedi istituzionali" Il Pd all'attacco di Bertolaso "Serve chiarezza, si dimetta" Franceschini: "Il governo si fermi con la Spa., sono norme incostituzionali" Il Pdl fa quadrato: "I democratici seguono Di Pietro, tentativo di linciaggio" Il Pd all'attacco di Bertolaso "Serve chiarezza, si dimetta" Pierluigi Bersani ROMA - Il Partito democratico chiederà le dimissioni di Guido Bertolaso, se non sarà il capo della Protezione civile a presentarle. Come annunciato, alla luce dell'inchiesta sui grandi appalti, l'opposizione sferra l'attacco e il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, chiede le dimissioni del capo del Dipartimento ritenendolo "un gesto obbligato per fare chiarezza". Se non lo farà, prosegue, "allora il Pd le chiederà, forzate, nelle sedi istituzionali". Gli fa eco il presidente dei deputati del partito, Dario Franceschini, che si concentra sulle norme, che il governo vorrebbe approvare, che trasformano la Protezione civile in società per azioni: "Il governo si fermi, insistere è irresponsabile, soprattutto dopo i fatti di questi giorni. Farebbero scomparire ogni garanzia di trasparenza e regolarità". Sulla stessa lunghezza d'onda l'Idv, mentre l'Udc usa toni più cauti sulla vicenda Bertolaso. Alle invettive dell'opposizione, la maggioranza risponde facendo quadrato intorno al capo della Protezione civile. "Protezione civile ormai ingovernabile". ''Si è creata una situazione - osserva Bersani, a Perugia per il Congresso dell'Arcigay - che non consente un buon governo, in condizioni di serenità e di tranquillità, del sistema della Protezione civile''. Poi spiega che fino a questo momento il Pd non aveva ancora chiesto le dimissioni del capo del Dipartimento "perché sul piano personale sarà la magistratura a determinare i gradi di responsabilità, però penso che si sia creata una situazione oggettiva''. "Non credo che i magistrati si vergognino". Il leader del Pd si sofferma anche sulle parole pronunciate nei giorni scorsi da esponenti della maggioranza e dallo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ("i magistrati si devono vergognare"): "Pretendere che si smetta con questi toni ormai pare inutile. Ma credo che i magistrati non si vergognino. Ormai siamo abituati a queste sparate inqualificabili, ci siamo mitridatizzati. Bisogna che ciascuno, nonostante queste sparate, faccia tranquillamente il suo mestiere. Certamente la magistratura lo farà e lo farà per bene".
Franceschini: "Incostituzionali le norme sulla Spa". Quanto alla trasformazione della Protezione civile in Spa., Franceschini insiste: si tratta di "norme incostituzionali - dice - perché introducono addirittura il divieto di avviare azioni giudiziarie di ogni tipo nei confronti delle gestioni commissariali, sospendendo quelle in corso come prevede il comma 5 dell'articolo 3 del decreto. E' proprio lo straordinario sistema di efficienza, volonariato e organizzazione delle protezioni civili che non merita di essere trascinato in una prospettiva priva di ogni trasparenza e garanzia". "Le voci critiche che si stanno levando anche nella maggioranza - continua - confermano che è possibile bloccare quelle norme. Se questa scelta non avverrà nelle prossime ore, e a maggior ragione se il governo decidesse di porre la fiducia, la maggioranza sappia che siamo pronti ad una battaglia parlamentare durisima per eliminare quelle norme e impedire la conversione del decreto". Parisi: "Serve una commissione d'inchiesta". Sempre dal Pd, Arturo Parisi chiede una commissione parlamentare di inchiesta sulla Protezione civile. "Il compito della magistratura - spiega - è indagare sul comportamento e le responsabilità delle persone. Indagare sul funzionamento delle istituzioni è invece compito del Parlamento. Le domande sollevate dal caso che si è aperto chiedono risposte urgenti". E poi osserva che "l'era dell'innocenza garantita per legge è terminata. Non possiamo tuttavia permetterci che si apra un'era segnata all'opposto dal sospetto permanente. Mentre attendiamo le conclusioni dell'azione giudiziaria, è urgente che il Parlamento faccia sentire la sua voce". Idv: "La Spa è uno scandalo". Contro la privatizzazione della Protezione civile anche Massimo Donadi, capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera: "E' uno scandalo e serve solo a rafforzare un sistema di potere. Deve tornare alla sua mission originaria, di gestione delle emergenze. Il governo deve assumersi tutte le sue responsabilità nella vicenda e Bertolaso deve dimettersi". Casini: "Non decapitiamo chi serve il Paese". "La storia non è edificante, ma se siamo gente seria prima di decapitare le persone che hanno servito il Paese dobbiamo pensarci non una, ma dieci volte". Lo sostiene il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. "Bertolaso ha fatto tanto per una Protezione civile che oggi è invidiata nel mondo ed è una persona che ha dimostrato una grandissima competenza sulle emergenze - ricorda Casini - Certamente qualcosa non è andato per il verso giusto: le indagini facciano allora il loro corso per far emergere tutta la stortura di corruttela che eventualmente ci fosse dietro Bertolaso". Calderoli: "Il Pd partito gelatinoso". Per il ministro Roberto Calderoli "la richiesta di dimissioni di Bertolaso da parte di Bersani e del Partito democratico purtroppo sono la dimostrazione che non sono un partito né di opposizione né di governo, ma soltanto un partito gelatinoso, che rischia di implodere dopo le elezioni regionali. E questo lo affermo con sincera preoccupazione, perché so che senza l'opposizione le vere riforme si rischia di non poterle fare". Cicchitto e Matteoli: "Bertolaso resti. Tentativo di linciaggio". Contro Bertolaso "è in atto un tentativo di linciaggio assolutamente indecente ed incivile da parte di tutta la sinistra, bersani compreso", sottolinea Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, mentre il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli afferma che "Bertolaso deve restare alla guida della Protezione civile perché ha dimostrato di essere professionalmente capace ed efficiente". Anche Matteoli critica il segretario del Pd: "Bersani con la sua uscita dimostra ancora una volta di essere condizionato e purtroppo eterodiretto dal partito dei giustizialisti, Di Pietro in testa. Noi invece da garantisti, crediamo nella buona fede e nei comportamenti corretti di Bertolaso". Bondi: "Bersani segue Di Pietro". Anche secondo Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, la richiesta di Bersani dimostra come abbia deciso di adottare la posizione demagogica del leader dell'Idv: "Di Pietro chiede le dimissioni di Bertolaso e Bersani a distanza di qualche ora immancabilmente segue la linea truculenta e demagogica" dell'ex pm. "Possibile - aggiunge Bondi - che una sinistra che voglia essere riformista, seria e responsabile non abbia la forza di esprimere parole diverse da quelle pronunciate da Di Pietro, soprattutto in riferimento ai meriti di fronte all'Italia di un galantuomo come Guido Bertolaso?". La Russa: "Dl si può modificare in Parlamento". Un'apertura sulla trasformazione in Spa della Protezione civile arriva dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa: "Non c'è niente di strano se rimanesse così com'è, ma tutti i provvedimenti possono subire modifiche in Parlamento che è sovrano". D'Addario: "Sesso in dono? Non mi stupisco". Anche Patrizia D'Addario dice la sua sulla vicenda che riguarda il capo della Protezione civile: "Bertolaso? Non mi stupisco", afferma la ex escort. "E' un vizio italiano - aggiunge - e se la magistratura andrà fino in fondo, questo costume emergerà con chiarezza". La D'Addario dice di non conoscere il capo della Protezione civile: "Non l'ho mai incontrato, neppure quando frequentavo Palazzo Grazioli". (13 febbraio 2010)
La società fra etica e anestetica di ILVO DIAMANTI Il sospetto è che: "Tanto rumore per nulla". Come altre volte. Che il clamore intorno allo scandalo sugli appalti gestiti dalla Protezione civile in vista del G8 a La Maddalena e nella ricostruzione, dopo il terremoto in Abruzzo, alla fine, non produca effetti. Non ci riferiamo all'ambito giudiziario. L'inchiesta seguirà il suo percorso, per accertare la fondatezza di accuse tanto infamanti. Ne verificherà le responsabilità e i responsabili. Non ci riferiamo neppure al versante politico, dove tutto si è svolto secondo copione. A partire dalla difesa del premier nei confronti del sottosegretario Bertolaso. Attesa e prevedibile, anche nelle parole. Quasi per riflesso pavloviano. Il nostro sospetto riguarda, invece, l'atteggiamento della "società media", rilevato dai sondaggi. Tradotto e banalizzato in Opinione Pubblica. L'opinione della maggioranza. Silenziosa. Il sospetto è che, anche questa volta, la reazione della "società media" si limiti a quel brontolio, continuo e diffuso, che pervade la vita quotidiana. Dove tutti - davvero: tutti - si lamentano, recriminano, criticano. A voce bassa. Dichiarano la loro sfiducia verso i "politici". Di ogni parte. Ma soprattutto di sinistra, perché loro, prima e più degli altri, hanno sollevato la questione "morale". Se ne sono fatti garanti. Finendone, anch'essi, invischiati. Per cui prevale la convinzione - popolare - che ogni reazione, ogni moto di indignazione: è inutile. Non serve. Sono tutti uguali. E nulla cambia. Da ciò il rischio: l'assuefazione a ogni scandalo. Che quindi non dà più scandalo. E induce, anzi, a guardare con sospetto chi si scandalizza. A trattarlo - con acida ironia - da "professionista dell'indignazione". Così, dopo ogni esplosione polemica, sopravviene - e ritorna - il silenzio. O meglio: il mormorio. La colonna sonora (meglio: il sottofondo) al tempo della "società sfrenata". Senza freni. Perché, anzitutto, si sono persi i riferimenti che associavano e orientavano i cittadini. Nel rapporto con le istituzioni e con il governo. I partiti di massa, grandi educatori al servizio di un progetto futuro. Dissolti. Personalizzati e oligarchici. Le grandi organizzazioni "intermedie" di rappresentanza. I sindacati, in primo luogo. Perlopiù burocratizzati. Una base ampiamente composta da impiegati pubblici e pensionati. Difficile chiedere loro di imporre vincoli morali. Fatica perfino la Chiesa, scossa e divisa al suo interno, come dimostrano le tensioni emerse dopo la campagna diffamatoria che ha costretto alle dimissioni il direttore dell'Avvenire, Dino Boffo. Lo stesso mondo del volontariato, il mitico Terzo settore, oggi appare impegnato - peraltro, con successo - sul mercato dei servizi più che dei valori. E gli "intellettuali". Reclutati dai media. (Soprattutto dalla tivù). Oppure dai partiti. Voci deboli, perché hanno poco da dire. (Io, naturalmente, non mi chiamo fuori. Anche se la definizione di "intellettuale" mi fa rabbrividire).
Così, oggi è difficile trovare soggetti in grado di rafforzare il senso "civico" della società, ma anche di inibire il senso "cinico". Mancano, cioè, i "freni". Gli stessi "anticorpi della democrazia", come scrive da tempo Giovanni Sartori. Ma forse c'è dell'altro. Oltre al "familismo amorale", riferito alla società del Mezzogiorno nel classico studio di Edward Banfield degli anni cinquanta - e oggi esteso all'intera società italiana. Oltre alla delusione prodotta dal ripetersi ciclico di rivolte antipolitiche puntualmente riassorbite e rimosse. Prima Tangentopoli, poi, quindici anni dopo, la Casta. E come effetto: dai partiti di massa ai partiti personali, ispirati da Forza Italia e Silvio Berlusconi. Oltre a tutto ciò, dietro al disincanto diffuso del nostro tempo, c'è la mutazione del rapporto fra società e politica. Mediato dai media. Cioè: im-mediato. Senza mediazione. La politica e i leader di fronte agli elettori soli. In modo asimmetrico e squilibrato. Perché oggi la metafora più adeguata per descrivere il sistema della rappresentanza (ben delineata dal filosofo Bernard Manin) richiama la "scena", dove si confrontano gli attori e il pubblico. Il quale può, certamente, decretare il successo oppure il decesso di un programma e (simbolicamente) di un attore. Ma, appunto, non è lui a decidere i palinsesti. Perché può solo reagire a un'offerta elaborata dall'esterno. A cui non partecipa. Ebbene, fatti e attori della scena politica in questa fase propongono una rappresentazione davvero amorale. Dove il dolore si mischia alla speculazione, la tragedia alla corruzione. Dove il pianto è interrotto dalle risa. La biografia del potere accosta, una accanto all'altra, figure e immagini di generi contrastanti. Da Rosarno a Palazzo Grazioli. Da L'Aquila alle telefonate di Balducci, Anemone e compagnia. E poi: i morti sul lavoro, i potenti della terra, escort e veline, aggressioni violente, il volto insanguinato del premier. Le immagini si sommano e si confondono. Senza soluzione di continuità. In questo paese provvisorio, abitato da post-italiani (per usare una felice e amara definizione di Edmondo Berselli), tutti siamo spettatori di una rappresentazione in-differente. Dove non c'è differenza fra giusto e ingiusto, giudici e malfattori, furbi e onesti. Buoni e cattivi. Perché i cattivi, i furbi e i disonesti fanno audience. Questa democrazia fondata sulla "deroga" (come l'ha chiamata nei giorni scorsi Ezio Mauro) rammenta un reality, anzi: iper-reality show. Dove al massimo possiamo "nominare": Bertolaso oppure Berlusconi. (Gli altri sono già usciti dal gioco). Consapevoli del rischio: che il nominato, invece di essere escluso, resti protagonista della scena. Come prima e più di prima. D'altronde, è difficile vedere alternativa. Se ci si arrende al pensiero unico: del partito personale, della scena mediatica al posto del territorio, dello spettatore al posto del cittadino, del senso comune al posto del senso civico. Dell'Opinione Pubblica dettata dai sondaggi invece che dal dibattito "pubblico" sui problemi, con la partecipazione degli attori sociali e degli intellettuali. Allora il senso civico si confonde con il senso comune. E il senso etico diventa, al più, anestetico. © Riproduzione riservata (14 febbraio 2010)
Il Grande Capo e la famiglia Appalti di ALBERTO STATERA Il Grande Capo e la famiglia Appalti Guido Bertolaso Sui verdi campi dell'Olgiata Golf Club non è raro imbattersi in Guido Bertolaso che incrocia le mazze del suo sport preferito con un avversario del Generone romano, come un po' spregiativamente veniva definito il ceto borghese vaticano ai tempi delle rissose nobiltà nere e bianche. Il signore abbronzato che spesso trotta al suo fianco, o almeno lo faceva prima che venisse alla luce l'Album di famiglia dei Signori degli appalti, si chiama Francesco Piermarini, golfista iscritto all'Albo d'Oro del Club, di professione alquanto incerta, le cui attività spaziano dall'immobiliare allo smaltimento dei rifiuti, dall'organizzazione di eventi al cinema, che lo vide produttore, con finanziamenti del ministero dei Beni Culturali, del film "Il servo ungherese", seguito dalla produzione un po' meno impegnata di "Ladri di barzellette". Questo ingegner Piermarini dalle multiformi attività, è stato una specie di factotum dei lavori della Protezione Civile per il G8 della Maddalena, fino a ricoprire il ruolo di anfitrione lo scorso Ferragosto nella cena di festeggiamento che si tenne nell'ex Arsenale diventato "Casa del mare", dove Bertolaso giunse con la famiglia a bordo del due alberi "Crazy Days". Ora, si dà il caso che Francesco Piermarini, noto alla Maddalena come "l'architetto", non sia soltanto tra i preferiti dei Bertolaso boys, ma sia anche cognato del sottosegretario, il fratello di sua moglie Gloria. Per cui se come il sottosegretario dice, qualcuno ha tradito la sua fiducia, dovrebbe dare forse un'occhiata non solo nella "gelatina" degli appalti "emergenziali" senza controllo per i più svariati "grandi eventi", ma persino nel tinello di casa sua. Da neolaureato medico specialista in malattie tropicali, il giovane Bertolaso, prima del suo incontro importante con Giulio Andreotti, sentiva di voler seguire le orme del dottor Albert Schwaitzer, grande benefattore dei derelitti. Ma negli anni Ottanta si scoprì anche una certa vocazione immobiliare. Con la moglie Gloria, il cognato Francesco, la cognata Marilena, il suocero Guido e la di lui consorte Delis Papio, più il fratello di lei Francisco, mise in piedi l'Immobiliare Olgiata, che poi, decollato nel ruolo di campione dei disastri, si disperse nelle nebbie. Con questa congerie di parenti acquisiti, il sottosegretario ha rapporti ottimi e continui. Con i suoceri lo si vede frequentare il Rotary Parioli, con il cognato vive quasi in simbiosi. Strano allora che, pur preso dal terremoto e dalle mille "emergenze" che Berlusconi e Letta gli gettavano quotidianamente tra i piedi, come la celebrazione di anniversari dei santi o la regolazione del traffico delle gondole a Venezia, attraverso il cognato non abbia mai avuto sentore del sistema che gli si muoveva intorno. Eppure, le condizioni c'erano tutte, perché agli appalti della Maddalena, con un esborso di oltre 320 miliardi e un costo di costruzione al metro quadro per l'albergo realizzato nell'ex ospedale mai raggiunto al mondo, neanche in Dubai, come a quelli per i Mondiali di nuoto di Roma dell'estate 2009, partecipò l'intera genealogia nazionale dei Signori degli appalti. Un album di famiglia fitto fitto di personaggi, molti dei quali coinvolti in clamorose inchieste giudiziarie. Talmente tante che è persino difficile censirle. Oltre all'ormai nota dinastia degli Anemone, quella di casa dal Gentiluomo di Sua Santità Angelo Balducci che collaborò con il cardinale Crescenzio Sepe per il Giubileo del 2000, troviamo, per citarne qualcuno, il toscano Valerio Carducci, coinvolto nell'inchiesta "Why not" dell'ex Pm Luigi De Magistris, il quale, avendo perso l'appalto per il teatro della Musica di Firenze, fu ricompensato da Balducci. Rinunciando a un ricorso al Tar, si garantì l'appalto dell'albergo della Maddalena per i capi di Stato e di governo, il cui costo è lievitato da 59 a 73 milioni. Il progettista di Carducci è l'architetto Marco Casamonti, già balzato agli onori delle cronache nelle vicende giudiziarie fiorentine che nascono dall'inchiesta su Castello e che terremotarono la giunta del sindaco di Centrosinistra Leonardo Domenici per la destinazione dell'area a nord della città di proprietà di Salvatore Ligresti, che è stato indagato per corruzione. Questo Casamonti in una telefonata dell'agosto 2008 si compiace: "Ci hanno chiamati per dare una mano per i progetti del G8 alla Maddalena perché sono nella cacca più nera". E poi si vanta con il suo capo Carducci di essere in grado di far lievitare i costi anche di 70 milioni. Niente di tutto ciò sapeva la Protezione Civile con i suoi potenti mezzi prima di affidare appalti emergenziali? Per le opere dei Mondiali di nuoto di Roma, molte delle quali non realizzate o non completate, scesero in campo tutti i grandi gruppi, da Francesco Gaetano Caltagirone a Pierluigi Toti, da Leonardo Caltagirone a Parnasi. E, oltre agli Anemone, per il Polo natatorio di Pietralata anche la Cogei di Roberto Petrassi, vecchia conoscenza delle Procure d'Italia. Questo Petrassi è una specie di filosofo di Appaltopoli: "O ti chiami ladro o ti chiami poveraccio - diceva in una telefonata intercettata per una delle tante inchieste di cui è stato oggetto - sono due le cose. Noi abbiamo una forma di rubare che è autorizzata sotto certi casi e quegli altri invece sono ladri perché rubano le mele al mercato e vanno in galera. A noi è più difficile che ci mettano in galera, infatti io ho attraversato tutta Mani pulite, mani prepulite. Le ho passate tutte, sono stato il più grosso gruppo di Roma e in galera non ci sono andato, né sono stato incriminato perché le cose sono abituato a farle bene". Splendida la "forma di rubare che è autorizzata sotto certi casi", una sorta di aggiornamento de facto del codice penale e della Costituzione della Repubblica, certificata dalle deroghe della Protezione Civile, che non risulta distinguere tra chi ruba "autorizzato" e chi è un semplice ladro. Un'elegia sopraffina del malaffare degli appalti che assedia l'Italia nell'indifferenza o nella complicità di quel che resta della politica e di una pubblica amministrazione corriva. Poteva non sapere Bertolaso, con suo cognato Piermarini, chi aveva in casa, a "tradire la sua fiducia"? Se non lui, certo lo sapeva il commissario Claudio Rinaldi, succeduto a Balducci, che disse: "Ha vinto una gara (Petrassi, ndr). E io faccio il commissario di governo, non il commissario di polizia". Mentre la premiata ditta Balducci, indisturbata, copriva di cemento emergenziale l'argine del Tevere del Salaria Sport Village, versatile struttura di sport e poker, fisioterapia e alcove. Anche il sottosegretario Bertolaso non è il commissario Basettoni, ma alla superba rassegna stampa che Gianni Letta si fa preparare ogni mattina deve aver pure dato un'occhiata qualche volta. Sarebbe bastata un'occhiata per capire chi attentava alla sua ingenua fiducia. Bastava leggere gli articoli di Fabrizio Gatti sull'Espresso, o anche il libro del sottoscritto "Il Termitaio", che già raccontavano quasi tutto dei Signori degli appalti, della Protezione Civile e non, la gelatina che lo avvolgeva giorno dopo giorno fino a coprirne il collo. Lo "Scandalo Bertolaso", come non esitiamo a definirlo, viene da lontano. Nasce a Firenze come costola imprevista dell'affare Castello, che per mesi nel 2008 ha riempito le cronache politiche e giudiziarie di questo paese, con l'indagine per corruzione a carico, tra gli altri, di Salvatore Ligresti. Per cui il sottosegretario Bertolaso può starne certo: "Qualcuno ha tradito la sua fiducia". E molti quella degli italiani. a.statera@repubblica.it © Riproduzione riservata (14 febbraio 2010)
Da don Ciotti a Caselli, tutti contro la privatizzazione della struttura Sembra un ulteriore passo verso l'abolizione dei controlli nel Paese "No alla Protezione Civile spa Così è a rischio la democrazia" di EMANUELE LAURIA "No alla Protezione Civile spa Così è a rischio la democrazia" * Dossier * La difesa fragile del Grande Capo che sapeva tutto ROMA - "Se saltano i controlli vengono meno le responsabilità della politica e le guarentigie della democrazia. Così il pericolo di infiltrazioni criminali aumenta". Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, riassume in pochi punti la contrarietà al decreto su Protezione civile Spa. Il suo è un no che unisce magistrati, imprenditori, rappresentanti dell'associazionismo e del volontariato. Quasi un urlo di rabbia, quello che giunge da una fetta significativa della società civile, e si oppone alla privatizzazione della macchina delle emergenze. Don Ciotti non dimentica di esprimere "gratitudine e riconoscenza per l'impegno sinora profuso dagli uomini della Protezione civile". Ma aggiunge: "In questo settore non può venire meno la responsabilità della politica, che deve far rispettare le regole. Non si può pensare a privatizzare una funzione fondamentale dello Stato - dice il sacerdote da 40 anni impegnato nel sociale - Questo sembra tanto un ulteriore passo verso l'abolizione dei controlli nel nostro Paese. D'accordo, le emergenze e la necessità di ricostruire dopo i cataclismi richiedono una burocrazia veloce ma l'assenza di controlli, quando ci sono di mezzo grandi appalti e grandi opere, favorisce chi tenta di infiltrarsi in modo illecito". Giancarlo Caselli, procuratore generale a Torino, parla dei rischi di una "deregulation": "Quando tutto diventa una continua emergenza, quando passa questa logica, il pericolo che si finiscano per favorire interessi illeciti è forte. Lo Stato non può affrancarsi da procedure certe e trasparenti in una materia come questa". Giuseppe Callipo, ex presidente di Confindustria Calabria e candidato di Italia dei valori alle regionali, invoca una "riorganizzazione della Protezione civile italiana, ma non certo della direzione della privatizzazione". Per Callipo, fondatore del movimento "Io resto in Calabria", la ricetta non è quella contenuta nel decreto del governo: "Nessuno mette in dubbio il valore dell'opera della Protezione civile: io ho ancora negli occhi la tragedia dell'alluvione di Vibo Valentia, nel 2006, tre morti che potevano essere di più se non ci fossero stati interventi efficaci. Ma occorre potenziare la struttura nelle regioni - dice - e lavorare per una maggiore collaborazione con altre forze come i vigili del fuoco". Ma sono gli appalti l'anello debole della catena: "La mia esperienza in Calabria - dice Callipo - mi insegna che le procedure di emergenza possono mettere a repentaglio la legalità: con le somme urgenze, da queste parti, si è finito per favorire le imprese amiche e i compari. La mia impressione è che, come spesso capita in Italia, queste regole finiranno per aiutare i furbi".
Il viaggio nel dissenso verso Protezione civile spa si conclude in Sicilia. Dove Rita Borsellino, eurodeputata e leader del movimento "Un'altra storia", rivolge un appello direttamente a Guido Bertolaso: "Fossi in lui, chiederei di sospendere l'esame del decreto. Fino a quando, almeno, non si farà chiarezza su quello che è stato sinora il sistema di gestione delle emergenze e dei grandi eventi in Italia. Una cosa è la necessità di interventi rapidi a seguito di calamità. Un'altra - conclude la Borsellino - è rendere l'emergenza la normalità, nel nostro Paese. Saltando a piè pari le procedure previste dalla legge". © Riproduzione riservata (14 febbraio 2010)
Così hanno espropriato Costituzione e parlamento di EUGENIO SCALFARI La prima parola che viene in mente è bordello, nel senso letterale e metaforico del termine già usato da Dante nella celebre apostrofe "Non donna di province ma bordello", cui si potrebbe aggiungere l'altro verso della stessa terzina: "Nave senza nocchiero in gran tempesta". Il padre della nostra letteratura, cioè della nostra storia, aveva scolpito ottocento anni fa uno dei connotati permanenti della nostra società, per fortuna non il solo, ma purtroppo quello più ricorrente. Non c'è ritratto più adatto per descrivere l'impressione suscitata dall'ennesimo scandalo del nostro scandaloso presente, quello che si intitola alla Protezione civile, al suo capo, Guido Bertolaso e al suo massimo ispiratore e primo fruitore, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La popolarità di Berlusconi e il consenso che ancora compattamente lo sostiene poggia infatti su tre pilastri: la lotta indiscriminata e sapientemente alimentata contro gli immigrati, la celere raccolta dei rifiuti a Napoli, la tendopoli e le casette rapidamente allestite a L'Aquila dopo il terremoto. Gli ultimi due debbono il loro successo a Guido Bertolaso e questo spiega la difesa che Berlusconi ha assunto personalmente del suo capocantiere, detto anche "il protettore" in quanto capo della Protezione. L'uomo del fare ha trovato due anni fa un altro uomo del fare e l'innamoramento è stato immediato e reciproco. Saper fare e voler fare sono requisiti positivi se il fare viene esercitato all'interno di limiti precisi, di regole chiare, di controlli rigorosi. Più aumenta il potere degli uomini del fare e più dovrebbero aumentare i controlli, le regole, i limiti. Ma se i controlli vengono smantellati, allora il potere del fare diventa un requisito negativo e questa è appunto la situazione che due anni di dittatura del cosiddetto fare ha creato.
Lo scandalo della Protezione civile è dunque intimamente connesso al berlusconismo e alla sua visione della cosa pubblica. Alla sua concezione costituzionale. Da anni il premier si batte per instaurare un assetto autoritario, dove l'accrescimento dei poteri presidenziali sia accompagnato dall'indebolimento dei controlli e dei poteri di garanzia. Dove il potere legislativo sia confiscato da quello esecutivo, dove il disegno di legge sia sostituito dal decreto legge e il decreto dall'ordinanza. E dove infine l'ordinanza sia "esternalizzata" e affidata non più ad un dipartimento collocato all'interno della Pubblica amministrazione, ma ad una società per azioni di carattere pubblico in veste privatistica, che ha come unico referente il capo del governo, con tutto ciò che inevitabilmente ne consegue e che lo scandalo Bertolaso-Protezione civile ha portato ora sotto gli occhi di tutti i cittadini. Per fortuna lo scandalo è scoppiato prima dell'entrata in vigore della legge sulle intercettazioni che se sarà approvata così come il governo la vuole, metterà il bavaglio alla stampa (a quel che resta della libera stampa). Con quella legge vigente l'opinione pubblica non avrebbe saputo nulla di ciò che è accaduto, nulla dell'istruttoria in corso, nulla delle risate degli appaltatori allo scoppio del terremoto, nulla del raddoppio dei prezzi in corso d'opera, nulla degli intrecci familiari e amicali, nulla dei "benefit" percepiti dagli appaltanti, nulla dei conti segreti. L'opinione pubblica sarebbe stata tagliata fuori dalla delicatissima fase dell'istruttoria e così lo sarà nel prossimo futuro se quella legge sarà approvata. E questo sarà il quarto pilastro per completare il disegno dello Stato autoritario. Il quinto pilastro è e sempre più sarà lo scudo immunitario per gli uomini del fare e per quelli dell'obbedire. Tagliar fuori l'opinione pubblica e tagliar fuori la giurisdizione: questo è l'obiettivo. Lo scandalo della Protezione civile è salutare perché mette allo scoperto la giuntura principale di questo disegno mentre ancora la pubblica opinione e la giurisdizione sono in grado di conoscere e di giudicare. Dopo sarà troppo tardi. * * * Io non credo che Guido Bertolaso sia coinvolto in festini e se anche lo fosse non penso che sia questo il punto scandaloso della questione anche se intriga la prurigine pubblica, quella più appassionata ai "reality show" e al "Grande Fratello" in edizione televisiva. Qualche giorno fa il sottosegretario Bertolaso mi ha indirizzato una lunga lettera in cui raccontava le difficoltà del suo lavoro, il valore dei suoi collaboratori, la bontà dei risultati ottenuti. Non ne voleva la pubblicazione; voleva che mi convincessi alla sua tesi del "tutto va bene e tutto andrà bene". Ricevetti la lettera poco prima che lo scandalo scoppiasse, tardai qualche giorno a rispondere, nel frattempo lo scandalo scoppiò. La mia risposta è stata breve. Ho fatto i più sinceri auguri al capo della Protezione per l'esito dell'inchiesta a suo carico, e li ho fatti "nell'interesse suo, dei volontari che lavorano con zelo e disinteresse ai suoi ordini, e del Paese". Ma ho aggiunto che il mio giudizio sul sistema e sui poteri della Protezione è totalmente negativo e gli ho allegato il discorso pronunciato in Senato dal senatore Luigi Zanda sulla conversione in legge del decreto che istituisce la "Protezione civile Spa", dove i vizi e i pericoli della nuova istituzione sono puntigliosamente e lucidamente elencati. Rivelo questo epistolario per dire che non ci muove in questa circostanza alcun intento moralistico e alcuna antipatia personale. Bertolaso sa fare il suo mestiere ma con un assai grave difetto: una brama di fare che si traduce inevitabilmente in brama di potere. Ho scritto su di lui che è una protesi di Berlusconi e questa è la pura verità. C'è una frase che il capo della Protezione ha detto in una recentissima intervista: "Se sto correndo in macchina per salvare una vita e il semaforo segna il rosso, io passo nonostante il rosso". Ha perfettamente ragione e noi abbiamo fervidamente applaudito quando ciò è avvenuto. Purtroppo l'area della Protezione civile si è enormemente accresciuta ed estesa ad eventi che non hanno niente a che fare con la vita delle persone e delle cose; eventi che non hanno nulla di catastrofico, appuntamenti che si svolgeranno tra mesi ed anni. Ma lui ha ottenuto di passare con il rosso sempre e dovunque. L'ha ottenuto e l'ha voluto. Ora dice che non poteva sorvegliare tutto, che nulla sapeva di appalti e di appaltatori, che forse è caduto in una trappola. Io non credo che questa sua difesa corrisponda a verità; le intercettazioni della Procura di Firenze e le indagini della Guardia di finanza disposte dalla Procura di Roma prospettano una verità completamente diversa. Ma quand'anche Bertolaso fosse caduto in una trappola, è lui stesso ad essersela preparata. Non si possono guidare i lavori pubblici della Maddalena, quelli dell'Aquila, gli aiuti ad Haiti, la preparazione del Convegno eucaristico, le Olimpiadi del nuoto a Roma, i rifiuti a Napoli (ancora in corso), quelli a Palermo, le colate di fango a Messina, i Mondiali del ciclismo a Varese. Infine l'ondata di maltempo in tutta Italia che si avvicenda a siccità ed incendi secondo le settimane e le stagioni. Questa è la trappola, alla quale ora si aggiunge la sua difesa nell'inchiesta che lo vede coinvolto. Spero per lui che abbia almeno il buon senso di dimettersi, ma purtroppo il sistema da lui pensato e da Berlusconi voluto resta in piedi. È quello che va smantellato anche perché è un sistema interamente incostituzionale. Ancora una volta è di incostituzionalità che si tratta. * * * Non starò a far l'elenco degli appaltatori (attuatori) e degli appaltanti tra i quali si segnalano Balducci, presidente del Consiglio dei Lavori pubblici, De Santis che lo coadiuva. Non starò a ripercorrere le filiere familiari e amicali del gruppo Anemone, i Piermarini, i Piscicelli, i Gagliardi, i Della Giovampaola; una lunga filiera di figli, cognati, fratelli, amici da una vita, con nello scorcio perfino un vecchio padre salesiano, emerito finanziatore di missionari e anche di qualche lestofante. Tutte persone, affari, intrecci, che hanno occupato le pagine di Repubblica e di tutti i giornali dei giorni scorsi. A me interessa invece tornare su "Protezione civile Spa" e più in generale sul sistema delle ordinanze. La legge base sulla Protezione e sulle Ordinanze risale al 1992 ed è perfetta sotto ogni punto di vista, in raccordo con la giurisprudenza e con successive sentenze della Corte costituzionale. Quella legge autorizzava la Protezione civile "a passare col semaforo rosso" in caso di catastrofi naturali di importanza nazionale, fermo restando il controllo della Corte dei Conti sui rendiconti delle spese sostenute. Vediamo anzitutto il numero delle ordinanze emesse dai successivi governi. A partire dal 1994 fino al 2001 sono state emanate un'ordinanza all'anno, al massimo due un paio di volte. Nel 2002 le ordinanze relative alla Protezione civile sono state 40, nel 2003 sono state 72, e poi 59 nel 2004, 99 nel 2005, 71 nel 2006, 87 nel 2008 e 79 nel 2009 fino al mese di settembre. L'aumento va di pari passo con l'estensione dell'attività "protettiva" ai cosiddetti Grandi eventi al di fuori delle catastrofi naturali. Quest'estensione avvenne con le leggi del 2002 e del 2005. L'emissione di ordinanze non è più subordinata a criteri specifici ma a discrezione del Consiglio dei ministri, con una vera e propria confisca dei poteri legislativi e di controllo del Parlamento ed anche del Capo dello Stato perché le ordinanze sono esclusivo appannaggio del presidente del Consiglio in quanto atti puramente amministrativi. Ma puramente amministrativi non sono perché i veri atti amministrativi sono soggetti a regolari controlli della Corte dei Conti, dei Tar e del Consiglio di Stato. Si tratta cioè di amministrazione straordinaria, dove la straordinarietà è decisa dal Consiglio dei ministri con criteri eminentemente politici. La Corte costituzionale aveva stabilito con una sentenza del 1956, più volte reiterata in casi successivi, che "le ordinanze debbono rispondere ai canoni dell'efficacia limitati nel tempo in relazione ai dettami della necessità, dell'urgenza e della adeguata motivazione". Si è invece arrivati addirittura ad utilizzare l'ordinanza per affidare alla Protezione civile l'attuazione dei decreti legge anche prima della loro pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Nemmeno il Re Sole aveva i poteri che ha Berlusconi attraverso la Protezione civile. La quale si è occupata perfino della costruzione di un albergo sul lago Maggiore in concomitanza con i campionati di ciclismo e si occupa ora dell'Expo di Milano che avrà luogo nel 2011. Qui non si tratta più di sorpassare un semaforo rosso ma addirittura di puntare l'automobile dritto sul passante per metterlo sotto le ruote, là dove il passante è semplicemente la democrazia parlamentare e lo Stato di diritto. Ultima ciliegia su questa torta maleodorante: il sottosegretario alla Protezione civile è anche direttore del Dipartimento della P. C.; sarebbe come se Gianni Letta, sottosegretario con delega ai servizi di sicurezza, fosse anche il direttore di quei servizi. È curiosa la difesa preventiva di Letta per il collega in difficoltà. Vuole forse anche lui mettersi al posto dei direttori dei servizi segreti conservando la carica politica? Perché non lascia ai magistrati di fare il loro mestiere? Va bene che è gentiluomo vaticano, ma anche Angelo Balducci lo è. (Sia detto tra parentesi: il cardinal Bertone dovrebbe forse esser più rigoroso nelle scelte dei suoi gentiluomini. Uno è finito in galera per corruzione e non è una buona pubblicità per la Chiesa). * * * A Guido Bertolaso vorrei porre qualche conclusiva domanda che ovviamente non riguarda la materia sotto esame dei tribunali. 1. Non si è accorto che l'estensione della Protezione civile ai Grandi eventi del tutto disconnessi dalle catastrofi causate dalla natura o dagli uomini, era al di sopra delle possibilità di un regolare servizio? 2. Se se ne è accorto, ha comunicato questa sua preoccupazione al Presidente del Consiglio? Ottenendo quale risposta? 3. Non si è reso conto che la creazione della Protezione civile Spa rendeva permanente quest'anomalia e confiscava ulteriormente i poteri legislativi del Parlamento? 4. Ha comunicato al presidente del Consiglio questa sua eventuale preoccupazione? 5. Si è reso conto che buona parte dei mutamenti apportati alla legge del 1992 potevano creare conflitti con l'ordinamento costituzionale? 6. Ha riflettuto sul fatto che le ordinanze relative a quegli eventi (tra le quali c'è anche l'attribuzione alla P. C. del finanziamento delle celebrazioni per l'Unità d'Italia) sono un modo per evitare la firma del capo dello Stato eludendo così il suo controllo di costituzionalità? 7. Ha informato di queste sue eventuali osservazioni il presidente del Consiglio? Quale risposta ne ha ottenuta? 8. Si è reso conto che, restando sottosegretario di Stato, esisteva un'incompatibilità assoluta con la carica di direttore del Dipartimento della P. C.? Questa incompatibilità è durata più di un anno. Per quale ragione? 9. Bertolaso è stato indagato per reati connessi alla gestione dei rifiuti di Napoli, insieme al suo vice dell'epoca (che è una donna a lui ben nota e a lui fedelissima). Il processo per il suo vice è in corso. Per quanto riguarda lui è stato invece stralciato e trasferito a Roma. Può dirci a che punto si trova questo processo? 10. Porgo queste domande a Bertolaso perché egli si è sempre proclamato un uomo al servizio dello Stato e non dei governi. Se fosse al servizio di questo governo e lo dichiarasse francamente, non porrei questi interrogativi. Ma se è al servizio dello Stato avrebbe dovuto porseli e quindi: perché queste domande non se le è poste da solo e non ne ha tratto le conclusioni? © Riproduzione riservata (14 febbraio 2010)
Il Pd: Bertolaso si dimetta e il governo si fermi sulla s.p.a." ROMA - Il Partito democratico chiederà le dimissioni di Guido Bertolaso, se non sarà il capo della Protezione civile a presentarle. Come annunciato, l'opposizione sferra l'attacco alla luce dell'inchiesta sui grandi appalti. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, chiede le dimissioni del capo del Dipartimento ritenendolo "un gesto obbligato per fare chiarezza". E se non lo farà, prosegue Bersani, "allora il Partito democratico le chiederà, forzate, nelle sedi istituzionali". Gli fa eco il presidente dei deputati del partito, Dario Franceschini: ''Il governo si fermi. E' irresponsabile, soprattutto dopo i fatti di questi giorni, insistere sull'approvazione di norme che trasformano la Protezione civile in s.p.a. facendo scomparire ogni garanzia di trasparenza e regolarità''. Franceschini aggiunge che " si è peraltro di fronte a norme incostituzionali perché introducono addirittura il divieto di avviare azioni giudiziarie di ogni tipo nei confronti delle gestioni commissariali, sospendendo quelle in corso come prevede il comma 5 dell'articolo 3 del decreto''. (13 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Emergenza continua: così funziona il "sistema gelatinoso" La protezione civile dell'era Bertolaso è una multinazionale che ha gestito in due lustri dieci miliardi La grande abbuffata da Pompei a padre Pio con gli appalti riservati solo a pochi intimi Molti privati si sono arricchiti, così come alcune aziende che negli anni hanno partecipato alla spartizione dei grandi affaridi ETTORE LIVINI La grande abbuffata da Pompei a padre Pio con gli appalti riservati solo a pochi intimi La domus dei Casti Amanti a Pompei MILANO - Emergenza continua. Per L'Aquila - devastata dal terremoto - come per le bufale campane ammalate di brucellosi. Per la drammatica esplosione di un vagone carico di gas alla stazione di Viareggio ma anche per il Congresso europeo delle famiglie numerose o per le regate della Louis Vuitton Cup. La protezione civile dell'era Bertolaso è una multinazionale da 700 dipendenti che nei nove anni sotto la guida del suo potentissimo capo-dipartimento ha cambiato volto e moltiplicato la sua potenza di fuoco. Le catastrofi e le loro conseguenze restano, se così si può dire, il suo core business. Ma un'escalation di ordinanze della presidenza del Consiglio - 330 del Governo Berlusconi dal 2001 al 2006, 46 dell'esecutivo Prodi e più di 250 dal ritorno del Cavaliere a Palazzo Chigi - ha portato sotto il cappello del super-commissario degli appalti tricolori un po' di tutto: i lavori per mettere in sicurezza gli scavi di Pompei come i festeggiamenti per il quattrocentesimo anniversario della nascita di San Giuseppe da Cupertino, le piscine dei mondiali di Nuoto e persino la riesumazione delle sacre spoglie di Padre Pio. La fabbrica delle emergenze, vere o presunte, muove soldi. Stanziamenti totali in due lustri: 10 miliardi. Si tratta solo di una stima, visto che solo il 22% delle ordinanze governative quantifica gli stanziamenti pubblici. Denaro speso a pioggia. Senza troppi controlli. Spesso in deroga, in nome della cultura emergenziale, a piani regolatori e a norme di trasparenza degli appalti. Sotto lo scudo spaziale della protezione civile - insieme a opere necessarie come le case de L'Aquila e alle cattedrali nel deserto della Maddalena (327 milioni ad oggi gettati al vento) - sono finite così le iniziative più esotiche: i provvedimenti necessari per sistemare il traffico a Napoli, i rifiuti di Palermo, il via vai di gondole e vaporetti a Venezia, l'anno giubilare paolino, le rotonde per i Mondiali di ciclismo a Varese.
Milioni su milioni capaci di creare autentiche fortune private quasi dal nulla. Prendiamo i bilanci delle società i cui nomi sono emersi nell'inchiesta di Firenze. La Anemone di Grottaferrata - che ha costruito il palazzo delle conferenze per il mancato G8 sardo e alcune piscine per i mondiali - ha visto il suo giro d'affari decollare dai 10 milioni del 2007 ai 37 del 2008 "in forza - spiega la relazione di gestione del gruppo - di appalti della pubblica amministrazione". La fiorentina Giafi del gruppo Carducci, battuta sul filo di lana da una società di Anemone nel maxi appalto da 62 milioni per il Parco della Musica nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni d'Italia (altra pseudo-catastrofe a gestione protezione civile) si è consolata con i lavori per l'albergo ricavato per il G-8 dall'ex ospedale della Maddalena. I suoi ricavi sono raddoppiati in due anni a 88 milioni. E il bilancio racconta bene di chi è il merito: "Il governo in carica - recita testuale - mostra di aver preso coscienza del fatto che bisogna colmare il gap infrastrutturale del paese". Un'emergenza che, come tale, va trattata dalla Protezione civile. Con tutto il decisionismo e la disinvoltura usciti dalle intercettazioni telefoniche di questi giorni. Un boom di entrate (+50% in due anni) hanno realizzato pure la Igit - cui la Bertolaso Spa ha affidato la ristrutturazione dell'aeroporto perugino di Sant'Egidio (25 milioni) e quella (da 58 milioni e secretata) del carcere di Sassari - e la Archea associati, lo studio fiorentino dell'architetto Marco Casamonti, dalle cui telefonate è partita l'inchiesta della magistratura. Proprio l'inchiesta ha cominciato a delineare lo scenario di intrecci tra gli alti burocrati delle opere pubbliche e alcune imprese che sono entrate in un sistema "gelatinoso" come lo ha definito il gip nell'ordinanza: quello che ha assicurato appalti facili e ha permesso di gonfiare i costi dei lavori. La diversificazione ha finito però per drenare un po' della liquidità destinata alla gestione delle emergenze reali. Bertolaso negli ultimi nove anni ha dovuto occuparsi dei viaggi di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, del congresso eucaristico di Osimo e dei giochi del Mediterraneo. I suoi attuatori finali come Angelo Balducci hanno dovuto mettere la firma sotto note spese che con l'affare delle catastrofi naturali, in apparenza, hanno ben poco a vedere. A Pratica di Mare, per realizzare la scenografia un po' kitsch necessaria al successo del summit Nato-Russia del 2002, la protezione civile ha speso 36 milioni, tra cui 74mila euro per "facchini e trasporto statue", un milione per spuntare a regola d'arte prati e siepi e 42mila euro per i cartelli necessari alla viabilità. Il risultato paradossale è che a furia di emergenze farlocche rischiano di venir meno - complice lo stato dei conti pubblici - i soldi per quelle reali. Bertolaso ha già messo nero su bianco i suoi dubbi. Lo stanziamento per il suo dipartimento nel 2009 è stato "solo" di 1,6 miliardi di euro. "Soldi che non bastano per prevenire e gestire le emergenze del futuro", assicura il bilancio dell'ente, lamentando il taglio del 18% dagli 1,9 miliardi disponibili l'anno precedente. All'orizzonte incombono l'Expo 2015 in odore di commissariamento, le Olimpiadi 2020, il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Roma. Servono nuovi soldi pubblici. Le emergenze d'oro, in Italia, non finiscono mai.
© Riproduzione riservata (13 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Il Pd: assurde quelle deroghe per i grandi eventi In subbuglio la stessa maggioranza Protezione civile, governo fra dubbi e fiducia Così il decreto potrebbe cambiare di FRANCESCO BEI Protezione civile, governo fra dubbi e fiducia Così il decreto potrebbe cambiare ROMA - L'opposizione minaccia compatta una "guerra civile", la stessa maggioranza è in subbuglio. Così il decreto sulla protezione civile Spa, sul quale Berlusconi aveva pensato di mettere la fiducia, alla fine potrebbe essere modificato. L'area di An è in pieno fermento, si muovono sottotraccia calibri come il ministro Altero Matteoli, ma anche dentro Forza Italia iniziano ad emergere i primi distinguo. "Penso che la fiducia sia meglio accantonarla - ha detto ieri mattina Osvaldo Napoli a Repubblica tv - per poi valutare con attenzione ciò che sta succedendo". Ma un ministro forzista ne fa una questione politica: "Ci dobbiamo blindare, altrimenti daremmo l'impressione di voler abbandonare Bertolaso al suo destino". La sorte del decreto e quella del sottosegretario che lo ha fortissimamente voluto sembrano intrecciate. La fiducia avrebbe anche un comodo effetto collaterale: non solo metterebbe a tacere il dissenso interno al Pdl, ma impedirebbe, di fatto, anche un dibattito parlamentare ampio sullo scandalo che sta emergendo dall'inchiesta di Firenze. Dentro al governo prende quindi piede una terza via: mettere la fiducia, ma su un maxiemendamento che modifica il decreto nei punti più contestati e poi mettere un'altra fiducia al Senato, in modo da convertirlo in legge entro la scadenza di fine mese. Agostino Ghiglia, il capogruppo del pdl in commissione Ambiente alla Camera, dove martedì inizierà l'esame del decreto, spiega tuttavia che "al momento non sono previste modifiche: l'indicazione è di andare avanti sullo stesso testo del Senato". Al di là delle questioni procedurali, la battaglia si annuncia forte, anche perché l'opposizione ha deciso di vendere cara la pelle. "L'ipotesi di mettere la fiducia sul decreto legge che istituisce la Protezione civile Spa - attacca il Pd Luigi Zanda - è gravissima. Le nuove norme, infatti, consolidano l'amplissimo sistema di deroghe alla legislazione dello Stato che regola l'attività della protezione civile, con tutte le falle che la vicenda giudiziaria in corso sta portando alla luce". E proprio Zanda, insieme a Finocchiaro e La Torre, al Senato ha presentato un disegno di legge per abrogare la "madre" dell'attuale Spa, quella legge del 2001 che affidava alla Protezione civile la gestione dei grandi eventi "equiparandoli alle vere emergenze".
Se Massimo Donadi dell'Idv si scaglia contro "la B2, l'asse Berlusconi-Bertolaso", il centrista Mauro Libè preannuncia una "guerra civile" al decreto. Il segretario del Pd Bersani invita la maggioranza a "riflettere", perché "il governo sta proponendo di triplicare queste procedure eccezionali della Protezione civile: è un'assurdità e noi combatteremo contro, non possiamo buttarci in un pozzo". Si fa sentire anche Romano Prodi. Senza pronunciarsi sulla vicenda Bertolaso, l'ex presidente del Consiglio mette in guardia il governo: "Quando una cosa funziona e la si sovraccarica di compiti impropri solamente perché si vogliono eludere i controlli burocratici, che pur sono pesanti e gravosi, una bellissima cosa finisce per soffrire e degradarsi". © Riproduzione riservata (13 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica
IL COMMENTO / Bertolaso ammette di non aver "controllato tutto" Ma che qualcosa non andasse per il verso giusto doveva averlo capito da tempo La difesa fragile del Grande Capo che sapeva tutto di GIUSEPPE D'AVANZO I SEVERI - e spesso assai mediocri - censori del "circo mediatico-giudiziario" dovrebbero prenderne atto. Nello scandalo che umilia la Protezione civile, non è il giornalismo a doppiare, sovrapporsi (o incrudelire) la conduzione giudiziaria di un processo. Accade esattamente il contrario: è stata la magistratura ad accertare, nelle forme dell'indagine penale, le "storie di ordinaria corruzione" che un dignitoso giornalismo aveva già offerto all'attenzione dell'opinione pubblica, del ceto politico, del governo. Non stupisce che, nell'epoca della "crisi del reale", i funzionari della menzogna vogliano convertire questo imbroglio di corruzione pubblica - e umana desolazione - in un episodio di patta e spada con l'usuale appendice di donne deprezzate a benefit e "bustarella". Gli addetti alla adulterazione del discorso pubblico vogliono ridurre l'intera trama alla replica di uno slogan ideologico: il privato non è pubblico, quindi non può essere giudicato. Il segno di questo affaire non è nella segretezza dei comportamenti privati dei protagonisti, ma - al contrario - nella scandalosa pubblicità dei loro traffici pubblici. Chi, senza perdere la faccia, può dire di non aver saputo? Da più di un anno, l'agglomerato "gelatinoso" che accompagna le azioni - extra ordinem - della Protezione civile è stato raccontato nel minuto. Nomi, cognomi, incroci familiari, società, fatturato, bilanci, cointeressenze, partecipazioni, sprechi e inefficienze si sono lette nelle inchieste di Repubblica, l'Espresso, Report, Annozero, il Fatto. La "Premiata ditta Balducci & co."; le relazioni tra i "soggetti attuatori" dei progetti della Protezione civile e imprenditori come Diego Anemone; i poteri senza controllo e le risorse senza fondo di Guido Bertolaso, "l'uomo dalle mani d'oro", costituiscono da oltre un anno il quadro opaco e risaputo cui un governo responsabile e una politica attenta all'interesse pubblico avrebbero dovuto metter mano con prontezza.
* * * Ora scrutare all'indietro, e in quel buio, ci consente di valutare, in prima approssimazione, e senza tener conto degli esiti dell'istruttoria penale, l'accountability di Guido Bertolaso. Si può e deve cominciare dalle sue parole. Gli argomenti con cui il sottosegretario e capo della Protezione civile si salvaguarda da accuse e critiche sono tre, in sostanza. Dice: (1) "Qualcuno può aver tradito la mia fiducia, ma non ho elementi per sostenerlo"; (2) "Io non ho seguito direttamente e personalmente la vicenda degli appalti"; (3) "Ha gestito tutto Angelo Balducci (ora è in galera), uno che è diventato presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, cioè la massima autorità in Italia: non mi pare di aver affidato l'incarico al primo che passava per strada. Dopo di lui, c'è stato un altro "soggetto attuatore" (Fabio De Santis, anch'egli in carcere) ma c'era qualcosa che non mi convinceva e l'ho sostituito con Gian Michele Calvi, un professore di fama internazionale". Dunque, Bertolaso "si chiama fuori" così: non ha mai visto ombre nella sua Protezione civile; gli uomini che ha scelto erano al di sopra di ogni sospetto; in ogni caso, egli non ha mai messo becco negli appalti. Sono argomenti molto fragili. Che qualcosa non andasse per il verso giusto, Bertolaso lo capisce e lo concede: quel De Santis non gli piace. Lo rimuove dopo cinque mesi. Perché? Con quali "elementi"? A chi comunica i suoi dubbi? Quali verifiche decide per chiudere i "buchi" dei protocolli e delle procedure? Come non è attendibile sostenere che una buona reputazione abbia sempre accompagnato i "soggetti attuatori" prescelti. Il credito degli "attuatori" (il soggetto deputato alla realizzazione del progetto) è al lumicino da tempo. Di Balducci si conoscono gli affari di famiglia che incrociano gli oneri del suo incarico. Angelo, il padre di famiglia, coopta l'Anemone Costruzioni nel risanamento della Maddalena (appalti per 100 milioni). La moglie di Angelo (Rosanna Thau) è in società ("Erretifilm") con la moglie di Diego Anemone (Vanessa Pascucci). Il figlio di Angelo (Filippo) compra con Diego Anemone il centro sportivo della Banca di Roma a Settebagni. Nasce il "Salaria Sport Village". Anche Gian Michele Calvi è prigioniero di un temperamento familistico (insegna al dipartimento di Meccanica strutturale dell'Università di Pavia; dopo essere stato "attuatore" alla Maddalena, oggi è il direttore del progetto C. A. S. E., la ricostruzione all'Aquila di 183 edifici, 4.600 appartamenti per 17mila persone con appalti per 695 milioni di euro). La "Myrmex" di suo fratello (Gian Luca) rileva chi lo sa perché la malandata "Tecno Hospital" di Giampaolo Tarantini che, per le sue prestazioni di prosseneta, è stato molto caro a Silvio Berlusconi prima che scoppiasse il rumore per le feste in Villa e a Palazzo. Così caro da riuscire a ottenere - grazie a buoni uffici del premier - un incontro privato con Bertolaso per via di un desiderato ingresso del ruffiano nella rosa delle società al lavoro nel post-terremoto aquilano. Nell'affollato intreccio di interessi pubblici, privati e familiari si intravedono ambiguità - se misfatti penali, lo si accerterà - , ma senza dubbio Bertolaso avrebbe dovuto trarne già da tempo "elementi" sufficienti per una qualche diffidenza. Che, invece, contro ogni evidenza, nega ancora oggi. Bisogna chiedersi perché. La ragione può essere questa: anche Bertolaso partecipa al disinvolto coinvolgimento della sua famiglia nelle "emergenze" affrontate dalla Protezione civile. Suo cognato (Francesco Piermarini) "è stato impiegato nei cantieri della Maddalena ed è in rapporti con Diego Anemone", l'imprenditore in affari (ora è in carcere) con il figlio e (attraverso la moglie) con la moglie di Angelo Balducci. Cadono così due degli argomenti difensivi di Guido Bertolaso. Inchieste giornalistiche gli hanno offerto "elementi" per mettersi in sospetto, per ridimensionare la reputazione dei tecnici che ha scelto, ma il capo della Protezione civile non può denunciare - nemmeno oggi che quelle pratiche sono diventate scandalo - il fondo "gelatinoso" del suo dipartimento perché anche le sue pratiche sono collose quanto le condotte di chi dovrebbe contestare. Le parole di Bertolaso, che possono apparire soltanto un'imprudenza, sono allora il frutto di un deliberato proposito di tacere perché egli è vulnerabile come gli altri. I passi storti di quelli sono equivalenti alle sue mosse molto dubbie. * * * Già potrebbe bastare, e invece l'argomento più debole della difesa di Guido Bertolaso lo si rintraccia in un'affermazione che non ha ricevuto finora l'adeguata attenzione. Il capo della Protezione civile dice: "Io non ho seguito direttamente e personalmente la vicenda degli appalti". Sono parole che decidono in modo definitivo l'accountability di Guido Bertolaso. Egli trattiene nelle sue mani un potere inconsueto. Si muove oltre le norme, in un "vuoto di diritto". Lo "stato di necessità", che lo attiva, gli rende possibile e concreta qualsiasi decisione, anche contro la legge. È un potere eccezionale rinvigorito, come mai è accaduto, anche da privilegio aggiuntivo. Come ha rilevato il senatore Luigi Zanda in Senato, in Bertolaso "sono concentrati i poteri politici del governo (è sottosegretario) e quelli amministrativi di un ufficio pubblico (è il capo del dipartimento)". Egli è dunque il responsabile per eccellenza, l'indiscusso accountable, colui che non solo dirige un progetto, un programma, una misura d'intervento, ma decide anche politiche, priorità, urgenze. Bertolaso è allora doppiamente "accountable", responsabile: nei confronti del Parlamento come membro del governo, nei confronti del governo come capo del dipartimento. In qualsiasi momento dovrebbe essere pronto a dichiarare in che modo viene eseguito l'incarico, come viene impiegato il denaro, in quale misura sono stati raggiunti gli obiettivi e quali aspettative sono state soddisfatte. Accountability è l'esatto contrario di arbitrio. Presuppone trasparenza, garanzie, assunzione di responsabilità e rendiconto sulle attività svolte, soprattutto sempre l'impegno a dichiararsi. Bertolaso, che non ha esitato a prendere su di sé doppi poteri, con quelle parole ("Nulla so di appalti") rifiuta curiosamente di assumersi le responsabilità che quei poteri gli hanno attribuito. È troppo anche per l'Italietta di oggi. Perché delle due, l'una: o Bertolaso si è occupato degli appalti come il suo incarico gli comanda e oggi non la racconta tutta. O non se n'è occupato, come dice, ed è venuto meno ai suoi obblighi. È un contesto che non può essere liquidato con qualche cronaca, le solite grida rabbiose di Berlusconi contro la magistratura in attesa che i giudici sciolgano tutti i nodi. Ci sono altri e buoni modi per mettere a fuoco quel che è accaduto e accade nella Protezione civile. Il più lineare - anzi necessario perché è in discussione la privatizzazione della Protezione civile - è che Bertolaso faccia in Parlamento il resoconto del suo lavoro e che le Camere ne discutano con rigore, mentre il governo fermi e corregga il suo decreto legislativo. Sarebbe l'esito più coerente per quel che si scorge in questa storia: una democrazia è viva ed equilibrata se ai pesi (poteri) corrispondono contrappesi (controlli) in grado di vigilare e, nel caso, segnalare il funzionario corrotto o incapace. In quest'occasione, s'è vista l'efficienza di alcuni controlli (una stampa intraprendente, una magistratura lesta e non intimidita). Manca ora l'esame del Parlamento che non dovrebbe farsi paralizzare dal "vergognatevi" di chi crede all'unicità del suo potere e alla "sacra" intoccabilità degli uomini scrutinati per esercitarlo. © Riproduzione riservata (13 febbraio 2010)
Il legale del capo della Protezione Civile nega ci siano stati i festini a sfondo sessuale I massaggi erano necessari per la cervicale accompagnata da contratture vertebrali L'affondo dell'avvocato di Bertolaso "Ricostruzioni fantasiose, presto le prove" L'affondo dell'avvocato di Bertolaso "Ricostruzioni fantasiose, presto le prove" Guido Bertolaso ROMA - E' sintetico il giudizio dell'avvocato di Bertolaso, Filippo Dinacci. Nella migliore delle ipotesi, ha detto, festini o i massaggi a sfondo sessuale sono "fantasiose ricostruzioni". L'avvocato ha sottolineato che in seguito a indagini difensive "si sono acquisite prove" che dimostrano come i massaggi di cui ha usufruito Bertolaso sono stati fatti per motivi terapeutici. E il rapporto sessuale che il capo della Protezione Civile avrebbe avuto con una brasiliana di nome Monica solo "un'ipotesi di fantasia". "Le indagini difensive dimostreranno l'assoluta insussistenza di questa ipotetica relazione - ribadisce - non solo ci limiteremo a negare l'episodio ma porteremo anche i fatti e le prove che non è mai esistito". "Spiace notare - conclude il legale di Bertolaso - che ancora una volta l'esigenza di creare una notizia scandalistica prevalga sulla realtà con inevitabili conseguenze in ordine al rispetto e alle dignità delle persone". "A fronte di fantasiose ricostruzioni ho l'obbligo giuridico e morale - spiega Dinacci - di precisare che, a seguito di attività investigative della difesa, i cui risultati quanto prima saranno messi a disposizione dei magistrati, si sono acquisite prove che dimostrano come i massaggi di cui ha fruito il dottor Bertolaso, siano effettivi e necessitati da una sindrome cervicale accompagnata da contratture vertebrali". Massaggi a scopi terapeutici, dunque, che, prosegue il legale, "sono stati eseguiti da un soggetto munito di specifici diplomi rilasciati a seguito di esame da strutture riconosciute da enti istituzionali". Con Francesca, la massaggiatrice citata nell'ordinanza della Procura fiorentina, "il dottor Bertolaso ha intrattenuto esclusivamente rapporti professionali". In relazione all'inchiesta della Procura di Firenze sugli appalti del G8 alla Maddalena in cui si ipotizza che l'imprenditore Diego Anemone avrebbe cercato di recuperare 50mila euro da dare a Bertolaso, il legale ha aggiunto: "E' insussistente qualunque ipotesi di passaggio di denaro che abbia riguardato la persona del dottor Bertolaso. E d'altronde mi pare - ha concluso Dinacci - che la stessa autorità inquirente è costretta ad escludere un'ipotesi simile". (13 febbraio 2010
2010-02-12 "Abbiamo dovuto correre e quindi non sono stato in grado di controllare tutte le attività" Il capo della Protezione civile si dice "sereno" ma troppo "avvilito" per tornare alle sue attività Bertolaso, difesa e qualche ammissione "Al G8 qualcosa può essere sfuggito" "Posizione di potere? Se potere è stare in mezzo al fango, alla lava e dove la gente soffre..." Bertolaso, difesa e qualche ammissione "Al G8 qualcosa può essere sfuggito" ROMA - Guido Bertolaso ammette: nei controlli durante i lavori della Maddalena "qualche cosa può essere sfuggita". Sull'isola - spiega il capo della Protezione civile - in "dieci mesi abbiamo dovuto fare lavori per cui, in altre situazioni, ci sarebbero voluti dieci anni. E' chiaro che abbiamo dovuto correre e quindi non sono forse stato in grado di controllare puntualmente giorno per giorno tutte quelle che erano le attività che dovevano essere portate avanti". Poi è arrivato anche il terremoto in Abruzzo. "In questo contesto - ha spiegato Bertolaso in un'intervista a Skytg24 - qualcosa può anche essere stata fatta male. Credo comunque che il risultato finale sia sotto gli occhi di tutti. Una realizzazione che rappresenta una miniera d'oro per la Sardegna". E quando un giornalista gli domanda se crede di ricoprire una posizione di potere, Bertolaso precisa: "Se il potere è quello di stare in mezzo al fango, alla lava, alla sofferenza e agli incendi, nei luoghi in cui la gente soffre, io sono potentissimo. Il resto del potere io non lo vedo". Ricevere un incarico poi, "non significa ottenere potere personale. Quello che faccio io, lo faccio per il Paese, per un'Italia un po' arrugginita per quello che riguarda le procedure e le cose concrete da fare". La Protezione civile - spiega Bertolaso - serve per superare quegli ostacoli di natura burocratica che fino ad oggi hanno impedito la realizzazione di infrastrutture importanti". Per quanto riguarda la magistratura poi, Bertolaso si dichiara "pronto fin dall'inizio a rispondere ai magistrati e a chiarire questo grande equivoco. Io - ha specificato - ho tutte le prove per dimostrare la mia assoluta correttezza e la mia assoluta indipendenza rispetto alle varie categorie interessate". Criticare e approfondire la vicenda degli appalti e la gestione delle ricostruzioni "è giusto" - ammette l'indagato - ma occorre, come si dice, cercare di non buttare via il bambino insieme all'acqua sporca".
Corruzione e appalti. Bertolaso ammette di aver dato forse "eccessiva fiducia ad alcune pesone". Ma, per natura, conclude "io sono portato a fidarmi degli altri. Se qualcosa ho mancato, me ne faccio una colpa e un rammarico, ma non per questo devo esser messo alla berlina". Il capo della Protezione civile si dice comunque "sereno" e torna a ribadire la sua estraneità ai fatti contestati nell'inchiesta di Firenze in relazione agli appalti sul G8. Bertolaso si dichiara però stanco e, dati i tempi necessari per espletare le procedure legali, anche "incapace di tornare a lavorare con la stessa serenità di prima". "Mi sento avvilito, perché l'indagato Bertolaso non può avere accesso ai documenti e alle intercettazioni". Ma i giornali sì. "Leggere sulla stampa la parte delle intercettazioni che mi dipingono come un personaggio senza scrupoli - dice - senza invece leggere anche quelle dalle quali emergono invece altre versioni dei fatti e cioè che io ero 'temuto' perché molto scrupoloso nel far quadrare i conti', mi sembra un sistema di informazione parziale". Pare - conclude l'indagato - che ci sia voglia "di trovare sempre qualche responsabile, soprattutto se è visibile, popolare e può dare fastidio".
(12 febbraio 2010)
Gite in barca, ville di lusso e cene alla Maddalena il capo della Protezione civile con il due alberi "Crazy Days" L'anno allegro dei Bertolaso boys feste e cene nelle strutture del G8 dal nostro inviato PAOLO BERIZZI LA MADDALENA - Il G8 sardo era saltato da quattro mesi, all'Aquila si era in piena ricostruzione post terremoto e intanto la "cricca" festeggiava allegramente con ostriche, aragoste e champagne nella "Casa del mare". Una sontuosa cena a base di pesce servita dentro il gioiello - blindato - dell'ex Arsenale, il palazzo di vetro che avrebbe dovuto ospitare le riunioni dei grandi della terra. E che invece, ad agosto del 2009, ha fatto da cornice a una serata leggera e forse - a pensarci adesso - un po' stonata. A salutare il Ferragosto, nel cuore di quella che appariva e ancora oggi appare una cattedrale nel deserto, c'erano tutti o quasi i ras del G8 fantasma: Mauro Della Giovampaola, il potente capo della struttura di missione G8, "l'architetto" (sull'isola lo chiamano tutti così) Francesco Piermarini, cognato di Bertolaso, Riccardo Micciché e altri due membri della struttura, e poi, immancabili, i fratelli imprenditori romani Diego e Daniele Anemone. E soprattutto c'era lui, Guido Bertolaso. Il capo della Protezione civile era arrivato con la famiglia a bordo del "Crazy Days", la barca a vela due alberi che, per un settimana, è rimasta attraccata in solitudine nel porto dell'Arsenale. Che cosa ci fosse da festeggiare non è ben chiaro. Sta di fatto che quella cena alla Maddalena se la ricordano in molti. Come in molti, ora, aiutano a ricostruire l'anno disinvolto trascorso sull'isola - tra ville, auto di lusso e viaggi in elicottero - da chi era stato incaricato dal governo di seguire le opere per il vertice poi saltato e ora è finito nella rete della Procura di Firenze. Il menù di Ferragosto fu preparato dal ristorante "La Scogliera", già balzato alle cronache per un conto da 850 euro che una famiglia milanese si vide presentare pochi giorni prima e di cui riferì, il 18 agosto, Il Giornale. Era la "Scogliera" la tavola preferita di Della Giovampaola e Piermarini, uno arrestato, l'altro indagato. Ed è la "Scogliera" - attraverso la società Genesa srl del suo titolare Andrea Orecchioni - che si aggiudica le commesse più importanti per saziare gli appetiti dei vip in transito. "Grazie a Bertolaso abbiamo avuto l'onore di coprire eventi importanti", dice soddisfatto Orecchioni in un'intervista online.
Uno è il G2 italo-spagnolo, per il quale la Genesa allestisce un catering da 90mila euro più iva. L'altro, in subappalto, è l'inaugurazione dell'ex Arsenale, il 13 settembre. Un altro banchetto, questa volta per 3mila persone, e altri 90mila euro, in questo caso fatturati direttamente a Palazzo Chigi. C'è un particolare, però. La "Scogliera" e la società che lo amministra aderiscono al Consorzio ristoratori La Maddalena (30 ristoranti). Un "cartello" di imprese i cui aderenti, in teoria, avrebbero dovuto ricevere dal committente gli stessi benefici. Ma Genesa, dopo una prima fase, si smarca. E diventa la cucina "ufficiale" della Protezione civile. Non se la passavano male, alla Maddalena, i Bertolaso boys. Già messi in condizione di lavorare con agio, venivano coccolati anche dalle imprese appaltate per le grandi opere. I sette general contractor (la Cogecal degli Anemone, Maddalena scarl, Arsenale scarl, Imatec scarl - anche queste riconducibili a Anemone - la Gia. fi di Valerio Carducci, Giotto, Cidonio) si mostrano riconoscenti con i rappresentanti della struttura di missione. Vengono messe a disposizione delle auto di pregio. Non meno confortevoli gli alloggi. Della Giovampaola dispone di due case: una villa immersa nel verde dell'esclusivo villaggio Piras e proprietà dell'ex pallavolista azzurro Andrea Lucchetta ("So che è stata affidata a quelli della missione G8 - conferma Lucchetta - ma ha seguito tutto il mio commercialista"). E un attico in via Calachiesa. Ma a colpire gli isolani erano soprattutto le frequenti uscite in barca di Piermarini e i suoi amici. Il cognato tuttofare di Bertolaso, 52 anni, sigaro sempre in bocca, li invitava sulla sua barca ormeggiata a Cala Mangiavolpe. © Riproduzione riservata (13 febbraio 2010)
Favori, appalti e sesso Lo scandalo protezione civile di CARLO BONINI
I SOLDI PER BERTOLASO E IL PRETE MISSIONARIO Il 20 settembre 2008, l'imprenditore Diego Anemone (A.) ha urgenza di recuperare almeno cinquantamila euro in contanti in vista dell'incontro che ha fissato con Guido Bertolaso. Decide di bussare alla porta di don Evaldo Biasini (E.), economo del "Collegio Preziosissimo sangue" di Roma, struttura missionaria dove Anemone sta svolgendo lavori di ristrutturazione. A. Senti don Eva', scusa se ti scoccio... Solo per rotture di coglioni, perché stamattina devo vedere una persona verso le 10 e mezza. Tu come stai messo? E. Di soldi? Qui ad Albano ce n'ho soltanto 10 mila (euro ndr.). Giù a Roma potrei darteli. Debbo poi portarli in Africa mercoledì. Vediamo un po'... A. Eh, ma se io ti mando un attimo a prendere. Oppure se c'è qualcuno giù. Oggi non ce la facciamo? Va beh, domani allora. Domani mattina faccio un salto, casomai. LA FESTA MEGAGALATTICA. LE RAGAZZE DEL "SALARIA SPORT VILLAGE". LE "STELLINE DEL CAZZO" DEL GRITTI PALACE Guido Bertolaso frequenta con assiduità il "Salaria sport Village" di Roma, centro riconducibile a Diego Anemone. Nella sala massaggi del centro, il capo della Protezione civile incontra almeno una dozzina di volte prostitute ingaggiate da Anemone, in particolare tali Francesca e Monica (brasiliane). In un'occasione, il 21 settembre 2008, Anemone (A.) e Simone Rossetti (R.), suo factotum, preparano una "festa mega galattica" che deve stupire il dottor Bertolaso. R. Capo A. Eccomi R. Allora, domenica prossima alle 8 A. Di quello che parlavamo prima? R. Si, sì, cosa megagalattica A. Lì da voi? R. Chiudo il circolo due ore prima. Festa al Centro Benessere A. Ok R. Tre persone con lui A. Perfetto R. Sicuramente ci costerà qualche soldino A. Non mi frega un cazzo Simò R. No, no, io 'ste cose A. Però mi raccomando. La riservatezza tua e basta, Simò R. Tranquillo proprio. Organizzo proprio tutto il passaggio. Vai tranquillo. I due si risentono a ridosso dell'"evento". R. Senti, quante situazioni devo creare? Una... Due... A. Io penso due... lui si diverte... due R. Tre?.. Che ne so? A. eh la Madonna! R. Va bene, a posto. A. di qualità! R. Assolutamente, sempre. Il 27 settembre 2008, Bertolaso (B.) dovrà rinunciare all'ultimo momento all'evento. Se ne rammarica e fissa con Anemone (A.) per un'altra data. B: Pronto. A: Disturbo? Buongiorno. B: Sono a Brescia nel mio lungo giro italiano. A: Madonna! Ma torni su Roma? B: Tornerò questa sera ma poi poi dovrei muovermi domani mattina e rimanere fuori al nord. A: Quindi non ci sei domani sera. B: No, ahimé non ci sono. Però conto che l'offerta possa essere ripetuta ovviamente in un'altra occasione. A: Va bene B: Ripeto, spero che mi consentirai di approfittarne in un'altra occasione. Le occasioni non mancano. Il 21 novembre 2008, Bertolaso (B.) telefona a Rossetti (R.), il factotum di Anemone. B: Sono Guido, buongiorno R: buongiorno Guido B: Io sono atterrato in questo istante dagli Stati Uniti. Se oggi pomeriggio, se Francesca potesse... Io verrei volentieri... una ripassata" R: Va bene B: Perché so che è sempre molto occupata. Siccome oggi pomeriggio invece io sono abbastanza libero... Richiamo fra un quarto d'ora e tu mi dici Il 10 febbraio 2009, Anemone (A.) si sincera con Bertolaso (B.) se abbia o meno intenzione di fare "un sopralluogo" (appuntamento con la escort) dove sta Simone (il Salaria sport center) B: Eccoci A: Disturbo? Come stai? B: Potrebbe andare meglio. A: Senti, volevo chiederti una cosa. Ma tu, poi, me lo fai quel sopralluogo domani? B: Domani? Domani non faccio nessun sopralluogo. A: Lì dove sta Simone B: No, ho riunioni varie. Poi, se durante il pomeriggio... certamente, se riesco a ritagliarmi un paio d'ore di tranquillità caso mai, sì lo faccio. Non avevo capito.... Il 17 febbraio 2009, ancora Bertolaso (B.) con Anemone (A.) B: Io domani pomeriggio, verso le due, di andare a fare una terapia in modo da riprendermi un pochettino, sempre se c'è ovviamente quella persona. Quella là. Capito? A: Perfetto. Assolutamente. L'11 marzo c'è un regalo per Francesca da Bertolaso (B.) che informa Rossetti B: Sono Guido, Buongiorno. Senti sei al centro te? Stanno venendo i miei due ragazzi che avevano una cosa per Francesca che gli dovevo mandare da tanto tempo, ma poi.. una cosa e un'altra... Li intercetti te o glielo dico io di rivolgerti a te direttamente? Il 17 ottobre del 2008, Fabio De Santis (D.), successore di Balducci quale commissario delegato dei lavori del G8 alla Maddalena, informa Anemone (A.) che sono stati accreditati i soldi alle imprese. In quell'occasione, De Santis coglie l'occasione per chiedere un ringranziamento come si deve. Due ragazze, per lui e Della Giovampaola (G.) all'hotel Gritti di Venezia. D: Dammi un bacio in fronte. A: Dove vuoi, sul culo pure se mi dai una buona notizia. D: Preparati A: Che vuol dire? D: Eh! Ci ho i soldi in cassa! A: Che ci hai? D: I soldi in cassa A: Ma che cazzo stai a dì D: Non sto scherzando. Tu pensi di parlare... Tiè, ti passo il "lungus" (è Della Giovampaola). La conversazione tra Della Giovampaola e Anemone si interrompe e riprende più tardi G: Ti dico una cosa così. In vita mia, Fa', Dani', non l'ho mai vista. Cioè all'1 e 15 sono arrivati i soldi sul conto. All'1.18 il soggetto attuatore li aveva già mandati in Banca d'Italia. All'1 e 19 sono partiti i pagamenti. Una cosa mai vista! A: Ma dai? Grande. Grande! Numero uno. G: Uno, quattro, cinque e sei (si riferisce all'importo dell'accredito. 1 milione 456 mila euro ndr). Mai vista una cosa del genere. Allora, a questo punto, in virtù di questa cosa... Non è che uno, siccome la vita è così... E' una cosa un po' così (ride) A (ride): Eh certo. Della Giovampaola informa Anemone che l'indomani lui, De Santis e Balducci sono a Venezia, dove parteciperanno a una cena con il governatore della Regione Galan, organizzata dalla figlia di Pierluigi Alessandri, imprenditore che si è aggiudicato i lavori del nuovo palazzo del cinema di Venezia (appalto per i 150 anni dell'unità d'Italia). G: Che si deve fare? Ti faccio presente che noi, domani sera, insieme a una terza persona dormiamo a Venezia A: Uhm. Ci organizziamo... Uno? Due?, Tre... tre? G: No, no. Due. (...) Domani sera, sì. Abbiamo già fissato anche le camere e tutto. Se fosse possibile prendere un'ulteriore camera. Poi noi, siamo a cena. Non so che ora facciamo... Quando ritorna, uno fa un numero, sa che lì è il numero e punta. Capito? A: Ma mi devi dire l'albergo però! Della Giovampaola lo informa che l'hotel è il Gritti. Quindi aggiunge: Siccome è roba che ha sei, quasi sette stelle, deve essere tutto equivalente. Perché non è che arrivano due stelline del cazzo che poi è una cosa che non va bene? Anche perché se no, non le fanno entrare. Lì ci sono tutti i marmi, i dipinti, i cazzi. Se no, non entrano. Capito? A (ride): Eh no, non va bene. Adesso mi organizzo, vai. "33, 33, 33". LA MADDALENA. COSI' SI DIVIDE E SI GONFIA LA TORTA DEGLI APPALTI. L'ORDINANZA PER I MONDIALI DI NUOTO Le procedure di emergenza e i tempi impossibili per la chiusura dei cantieri della Maddalena sono un'occasione irripetibile per la lievitazione dei costi e la spartizione a tavolino dei lotti. Il 7 settembre 2008, l'architetto Marco Casamonti (C.), che sta progettando l'albergo della Maddalena, si vanta con il padre dei soldi che è riuscito a mettersi in tasca. C: Ti volevo dire che ho fatto progetti per 70 milioni di opere. Glieli danno. Sicché, se non glieli facevo io i progetti non li pigliava. Sono piaciuti tanto, perché io gli ho presentato anche la parcella. Gli ho chiesto 2 milioni di euro. Ma lui (l'imprenditore Carducci) mi ha detto: "Tu sei caro, tu sei caro". E io ho detto: "Io sono caro, ma anche ti faccio fare 70 milioni di opere. Se non c'ero io, col cazzo che tu le facevi. Sicché... Deve un colpo al cerchio e uno alla botte (ride) Qualche mese prima, il 17 maggio 2008, Fabio De Santis (D.), commissario delegato ai lavori della Maddalena, discute con Anemone (A.) del sistema di spartizione degli appalti. A: Mi avevi chiamato, Fabbie'? D: Si, si. Ero io. A: Comandi, comandi D: Dico. Non so se si verificherà tutto questo ben di Dio, ma comunque sappi che, insomma, un 33 per cento di azioni ce l'hai. A: Ma vaffanculo, va (ride) D: Eh. Perché io ho deciso che faccio 33, 33, 33. A: Eh, va bene allora D: E l'1 per cento lo diamo a Mauro (Della Giovampaola, il funzionario incaricato della vigilanza sulle opere ndr.). Gli ho detto a Mauro: "Testa sulle spalle e piedi per terra, perché ci aspetta un periodo di fuoco A: Sui, no, ma dico: ormai è fatta D: Bisogna stare. Bisogna veramente mettere la testa nel ghiaccio tutti i giorni A: Si, si tutti i giorni, se no ci scappa D: Sì, se no il rischio di impazzire è facile. Quindi, piedi per terra e lavorare piano piano. Un bacio e grazie di tutto A: No, a me non mi devi dire niente. In bocca al lupo. C'è un'altra torta, già spartita, che preoccupa la "cricca": gli appalti per i mondiali di nuoto del 2009, su cui sono intervenuti un'indagine e i sequestri della Procura di Roma. Il 26 settembre 2009, Anemone (A.), che è titolare del cantiere sequestrato del Salaria Sport village, apprende da tale Enrico Bentivoglio (E.) che i problemi sono risolti perché la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha approvato un'ordinanza che sana ex post le irregolarità urbanistiche di cui gli appaltatori si sono resi responsabili insieme alla Protezione Civile e spegne l'indagine della magistratura. E: A dimostrazione della considerazione che hanno della legalità e di coloro che cercano di farla rispettare, se la pigliano nel culo, capito? (ride) Se la pigliano nel culo. A: Senti Enri', ma tu il provvedimento ce l'hai sotto l'occhio? E: Che cosa? No, è già sanata. Sanata. Non ce l'ho io, ce l'ha lui, però me l'hanno raccontata.
IL TERREMOTO DELL'AQUILA E LO SFOGO DI BALDUCCI: CHE CAZZO HO FATTO IO PER MIO FIGLIO? Nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2009 il terremoto devasta l'Aquila e la sua provincia. L'11 aprile, Angelo Balducci (B.), ormai presidente del Consiglio nazionale dei Lavori pubblici, è al telefono con Anemone (A.). I rapporti tra i due non sembrano più quelli di un tempo. Balducci, che ha inserito il giovane imprenditore nel lotto delle aziende che lavoreranno alla ricostruzione, scalpita perché vuole avere un ritorno maggiore per i suoi servizi. Balducci parla del futuro incerto del figlio Filippo. B: Dico che quello (Filippo) oggi ha fatto trent'anni. Io per carità, non è che mi voglio nemmeno permettere di confrontarmi con voi. Ma io dico che tu, a trent'anni, eri già a capo di un piccolo impero... Questo non c'ha manco un posto da usciere tanto per essere chiari. Permetterai che uno è un po' incazzato. A: Beh, fino a un certo punto. Perché comunque rimane pur sempre, come si dice, il figlio di un Dio minore... Ho recepito, Angelo, il discorso che mi hai fatto... E che cazzo! Mi fai parlare... Hai fatto una serie di osservazioni, constatazioni, alle quali io do una interpretazione.... B (riferendosi alla circostanza di essersi fatto promotore dell'inserimento di Anemone nei lavori post-terremoto): Tu ti rendi conto, ti rendi conto, oggi. Chi si sarebbe mosso al posto mio? Chi? A: Io non credo... B: Ti rendi conto, con le conseguenze che mi fanno pagare... A chi vado a raccontare che non sono in grado di collocare un figlio? Perché tra l'altro con tutto quello che mi è successo, che io vengo chiamato a orologeria, cioè quando serve, io proprio non lo accetto e credo di dire una cosa sacrosanta. Io che ho la coscienza da padre, dico: "Che cosa ho fatto per mio figlio? Un cazzo". Mentre per tutti gli altri... Ho fatto l'inimmaginabile. Il problema è che io, purtroppo, siccome le cose le vedo perché sono più anziano e mi faccio convincere.... Allora, quello che mi parla della figlia di quello... quell'altro... Quello sta lì, quell'altro sta là... quell'altro.. e Monorchio il figlio così. Mi permetterai che mi girano i coglioni. Comunque ricordati una cosa che le cose ingiuste non portano mai bene. Filippo Balducci sarà assunto e stipendiato da una delle aziende di Anemone. "MONITORA; MONITORA". I DUE TORO. PADRE E FIGLIO. Preoccupata dalle indagini di Roma e Firenze sugli appalti della Maddalena, la "cricca" muove l'avvocato Edgardo Azzopardi perché prenda contatto e assuma informazioni da Camillo Toro, commercialista da poco entrato al ministero delle Infrastrutture e dal padre Achille, procuratore aggiunto con delega alle indagini sulla pubblica amministrazione della Procura di Roma. Il 18 settembre 2009, tale Manuel Messina (M.) racconta ad Anemone di un incontro avuto con Azzopardi e delle istruzioni che gli sono state date. M: Senti, sono appena stato da lui e gli ho detto le cose chiaramente, esattamente come hai detto te. Ha chiamato il figlio (Camillo) e ha detto che si vuole incontrare con il padre (Achille)... eh cazzo! E poi gli ho detto anche un'altra cosa. Dico: "Ricordati che gli impegni che prendiamo noi tre, li manteniamo sempre, a qualunque costo. Anche se ci sono difficoltà oggettive". Poi ha richiamato subito quell'altro. Il figlio ha richiamato per dire che il padre c'ha un po' di febbretta e che se era urgentissimo, va bene oggi pomeriggio. Decine di intercettazioni documentano contatti continui tra Azzopardi e Camillo. Con il primo che raccomanda di utilizzare per le comunicazioni il sistema Skype (telefonate via internet), per non essere ascoltati. Fino alla telefonata del 1 febbraio scorso tra Azzopardi (A.) e Camillo Toro (T.) A: Tu stai sempre monitorando? T: Eh per forza. Compatibilmente con le mie possibilità. Quelle fisiche. Ma io sono abbastanza efficiente devo dire. Non me lo voglio dire da solo, però A: Tu monitorizza. Monitorizza. Monitorizza il resto del mondo. LA PERDITA. I MOBILI. LO SCIAQUONE. I DOMESTICI Anemone è a disposizione della famiglia Balducci per qualunque tipo di incombenza domestica. Anche in piena estate. Il 25 agosto 2008, Rosanna Thau (T.), moglie di Balducci, chiama Anemone (A.) per investirlo con una serie di richieste. R: Senti, ti volevo dire una cosa sui domestici (una coppia di rumeni custodi della villa di Montepulciano ndr.). Ci pensate voi... lo stipendio? A: Non c'è problema gli facciamo un bel discorsetto. R: Ti volevo anche dire una cosa. Un minuto fa, siccome nel bagno di Lorenzo (uno dei figli, l'attore ndr.) sento scolare l'acqua che sono venuti pure a vedere, non vorrei che si esaurisse A: Mò telefono subito. Ma che scherzi, già ce n'è poca. Mò ci penso io Il 27 novembre 2008, la Thau (R.) ha un altro problema. Lo sciacquone della villa a Montepulciano. L'interlocutore è sempre Anemone (A.) R: Più che altro invece il discorso è quello della cassetta dell'acqua. Quella che perde acqua. A me è venuta una bolletta spaventosa. Io non so. A: Ma non l'hanno sistemata. Ma è possibile. L'avevo detto pure a quel testa di cazzo di Aurelio R: No, no, guarda. L'ho detto ad Aurelio... Se c'è qui vicino qualcuno che cambi il galleggiante perché a me è venuta una bolletta di 1.200 euro A: Faccio venire Luigi. Sta lì a Monteleone. Anemone provvede anche alle esigenze domestiche (gli arredi in falegnameria) di casa De Santis (il successore di Balducci). Ecco una conversazione tra Fabio De Santis (F.) e la moglie Silvia (S.) F: Ma il mobile lo hanno fatto in camera tua? S: No, no. Domani. Oggi solo la libreria. F: Ma è bella? Come è? S: La libreria è bellissima. Certo, bianca. Ma insomma, non è la morte sua, come dicono a Roma. Comunque vedi un po' tu. Giudica. Soprattutto, mi fa incavolare l'unica cosa - capisco che a caval donato non si guarda in bocca - però dico e che cazzo la sedia me la potevano scurire. A me non sembra che l'abbiano scurita. L'OMBRA DELLA MAFIA L'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli è uomo legatissimo ad Angelo Balducci. Prima del Natale 2007 "ha dovuto contrarre un prestito di 100 mila euro con personaggi campani per "soddisfare richieste avanzate dall'ufficio di via della Ferratella" (il dipartimento di Balducci). I 100 mila euro di prestito con i napoletani diventano 140 mila. E Piscicelli si sfoga più volte al telefono con il cognato. P. Da quella gente lì è meglio che ci stai lontano... se si sgarra è la fine... quello vanno trovando... io già l'altra volta dal 5 al mese sono passati al 10 al mese. Chiosa il gip: "E dunque emerge l'interessamento anche di soggetti legati alla malavita organizzata di stampo mafioso che controllano cordate di imprese interessate al banchetto costituito dagli ultramilionari appalti". MALINCONICO AL "PELLICANO" Balducci si attiva con Anemone e con l'imprenditore Francesco Maria Piscicelli perché provvedano a sistemare, in più soggiorni vacanza, all'hotel "Pellicano" di porto santo Stefano, il professor Carlo Malinconico, all'epoca segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri e, dal luglio 2008, segretario della Federazione Italiana Editori e Giornali (Fieg). Il 28 aprile 2008, Anemone (A.) chiama Piscicelli (P.) A: Andrebbe fatta una riservazione per l'1 il 2, il 3 e il 4. Per quel signor Carlo... Con la M il cognome, no? P: Ci penso io. Ci penso io. A: E poi ci vediamo e mi dici tutto P: No, ci penso io A: Perché l'ha chiesto a lui (Balducci ndr.) e quindi lui ci tiene, Angelo. P: Ci penso io. Allora spetta, ripetimi i giorni A: Lui arriva l'1 alle 2 e mezza., tre. Diciamo dall'1 notte, il 2, il 3, il 4 e il 5 riparte. Il 30 aprile, alle 20.29, Malinconico (M.) chiama Balducci (B.) M: Pronto B: Professore M: Ti chiamavo inanzitutto per il piacere di sentirti e per ringraziarti B: Che scherzi? M: Perché poi Lillo oggi mi ha detto che... Insomma ti aveva... E tu avevi poi dato... B: Tutto a posto. Ci mancherebbe M: Grazie veramente benissimo. Ottimo il tutto. ASSUMETE ANTHONY SMIT Angelo Balducci, sollecitato da Mauro Masi, direttore generale della Rai, chiede ad Anemone di far assumere Anthony Smit, fratello della compagna di Masi. Un tipo che vive ad Anacapri e di mestiere, dicono, fa il sommozzatore. E' l'8 giugno 2009. Balducci (B.) tramite il centralino di Palazzo Chigi si fa passare Masi (M.) M: Senti, quella persona lì. Se puoi fare una telefonata entro oggi. A me servirebbe, insomma. B: Si, infatti, io ora sono uscito e fra due minuti lo chiamiamo M: Hai tutti i riferimenti? B: Si M: Va bene. Perfetto. Poi, ho visto, "15 giugno", addirittura. Hai anticipato? Per il resto, tutto bene. Ho visto, tutto bene. B: Ti ringrazio molto M: Ma figurati, io ringrazio te B: Se tu gli dai così... un gesto M: Ma stai sicuro al 100 per cento Un'ora dopo, Balducci chiede a Della Giovampaola di chiamare Smit per riferirgli a suo nome che per il "progetto" si sarà operativi dal 15 giugno. Della Giovampaola tarda a chiamare e Masi si fa di nuovo vivo dopo neppure cinque minuti. Insiste con Balducci per fare quella telefonata. Smit (S.) viene chiamato ed è assunto, dal 1 settembre 2009 al Salaria Sport Village di Anemone (A.), anche se lo stipendio lo prende dall'inizio dell'estate. Ecco come si accorda con il nuovo datore di lavoro. S: Scusami se mi permetto, ma da quando avresti bisogno di cominciare a inquadrarmi? A: Io l'inquadratura l'ho fatta dal 1 luglio, va bene. Quindi significa che la mensilità di luglio la prendi tutta e siccome agosto è ferie ti prendi anche quella di agosto. Se tu vedi, che hai finito tutto quanto, ci vediamo a settembre. Lo stipendio pre-datato non basta. Il 10 settembre Smit chiede ad Anemone di trovargli una casa. S: Volevo vedere se si poteva andare un po' avanti con questo discorso della casa. A: Sentiamoci tra un'ora, un'ora e mezza. Dopo due ore, il problema è risolto. 950 euro per un appartamento a Settebagni. Naturalmente a carico di Anemone. © Riproduzione riservata (12 febbraio 2010)
Parla Piscicelli, "lo sciacallo": "Un equivoco, chiedo scusa" Accusato di aver detto "ridevo nel letto" la notte del sisma all'Aquila "Non ridevo, ho solo detto vabbuo' la colpa è tutta di mio cognato" di CARLO BONINI ROMA - Le otto di sera. Si fa fatica a trovare Francesco Maria Piscicelli, lo "sciacallo", come ormai lo chiamano tutti. Ha cambiato numero di cellulare. E si capisce. Il 6 aprile 2009 non stava nella pelle: "Alle 3 e mezza di stanotte ridevo nel letto". Il 12 febbraio 2010, ieri, ha scritto una lettera aperta di contrizione agli abruzzesi. Risponde al terzo squillo. "La prego dottore, mi chieda pure. Io non campo più...". Cominciamo dal 6 aprile e da lei che se la ride nel letto. "Gesù, quello non sono io". Non è lei che parla? "Per carità, sono io che parlo. Ma non sono io che dico quella frase. La dice la persona che è al telefono con me". Pierfrancesco Gagliardi. Suo cognato. "E già, mio cognato". Guardi che le carte, e anche suo cognato se è per questo, dicono il contrario. "I carabinieri devono aver fatto confusione. Ci sarà il nastro no? Lo giuro. È mio cognato. Io ho detto solo "vabbuò", "vabbuò". Sa no, come si dice a Napoli quando si vuole tagliare corto. Guardi ero inorridito anche io quella mattina quando ho sentito quella frase. I-nor-ri-di-to". A suo cognato però non lo ha detto. ""Vabbuò". Sì. Ho detto solo "Vabbuò". Lo so, è orripilante. Ma io volevo attaccare. E infatti ho attaccato. Giusto?". Suo cognato, sicuramente, dice pure che "di terremoti non ce n'è uno al giorno" e la invita a "muoversi con la Ferratella". Anche qui, leggo dalle carte, lei reagisce con una risata. "Rido di imbarazzo. Si ride anche di imbarazzo, no? E poi che ne so io che è la "Ferratella"". Non lo sa? "No. Che cosa è?" È la sede del Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo. Sono gli uffici di Angelo Balducci e Fabio De Santis che lei conosce e frequenta da almeno dieci anni, o no? "Ah sì, in quel senso la Ferratella. Comunque la Ferratella con la ricostruzione dell'Abruzzo non c'entra niente. È competente il Provveditorato per le opere pubbliche di Roma, Lazio e Abruzzo. E comunque io agli appalti in Abruzzo non ho mai pensato". Mai? "Mai. Non è roba per la mia impresa. Edilizia di emergenza... No, no. Per carità". Perché, qual è la roba per lei? "Ho lavorato in Calabria. Ho costruito una caserma della Guardia di Finanza in Sardegna. Ho fatto il disinquinamento del Lido di Latina. Ho lavorato a un'ala della scuola di Polizia di Nettuno. Ho costruito a Valco San Paolo la piscina dei mondiali di nuoto del 2009". Quella visitata delle "Iene" per dimostrare che i lavori erano ancora in corso a mondiali di nuoto finiti. "Vabbuò, mancavano delle cosette che ormai abbiamo completato". Torniamo all'Abruzzo. Gli investigatori ritengono che il Consorzio Stabile Novus, cui la sua impresa aderisce, dovesse essere il veicolo con cui partecipare alla ricostruzione. "Mi permetta, dottore, sciocchezze". È una sciocchezza anche che tre delle imprese che sono in quel consorzio profumino di mafia? Si tratta di... "Non me lo dica, la prego. Non me lo dica. Non li voglio neanche sapere i nomi di queste imprese. Io aderisco al Consorzio da sette anni e ho avuto il piacere di discutere con i consorziati non più di tre volte. Che le devo dire. Esistono i certificati antimafia". Lei conosce un signore che si chiama Rocco Lamino? "Ci mancherebbe. Sissignore, lo conosco. Diciamo che è l'amministratore del Consorzio". E lei sa anche che in una delle sue intercettazioni lei, parlando di un prestito di 100 mila euro che le avrebbe fatto questo Rocco Lamino, avverte il suo interlocutore che "quella è gente con cui è meglio non sgarrare". Perché prestano a usura. E i suoi 100 mila euro da restituire erano diventati 140 mila. "Perfettamente. Ricordo perfettamente". Ricorda anche con chi parlava, immagino. "E come no. Con mio cognato parlavo". Di nuovo lui. "Ci crede dottore? Quell'uomo è la metastasi della mia vita. Non la rovina. La metastasi". Capisco, ma questa storia del prestito usuraio dice qualcosa sul Consorzio, o no? "Ma no. La colpa è sempre di mio cognato. In quel momento voleva un prestito da me e allora, per togliermelo di torno, mi sono inventato questa storia che avevo già contratto un prestito e che le persone con cui lo avevo fatto era meglio lasciarle stare". Lei conosce un signore che si chiama Antonio Di Nardo? "Non c'è problema. Siamo amici da una vita, da quando lavorava all'ufficio certificazione dell'albo nazionale dei costruttori. Napoletano come me". Lei sa che mestiere fa? "Dicono che è amministratore di fatto del Consorzio, ma non è così. Lavora al ministero delle Infrastrutture". Veramente lo hanno trasferito sei mesi fa al Provveditorato per le opere pubbliche del Lazio, competente sugli appalti per la ricostruzione del terremoto. "E non sono la stessa cosa? Ministero, provveditorato. Là siamo". Conosce i magistrati della Corte dei Conti Mario Sancetta e Antonello Colosimo? "Colosimo sì. Un amico caro di famiglia. Mia figlia e sua figlia sono amiche. Mia moglie e sua moglie sono amiche. Le dico: ci siamo visti questa mattina e mi ha abbracciato con affetto". Sancetta? "Mai sentito". Distribuiva in ufficio brochure del suo Consorzio. "Ah. Mai sentito". Conosce l'imprenditore Diego Anemone? "Si" Siete amici. "Amici mo'. Ci conosciamo. Guardi ricordo perfettamente l'occasione. Ero nell'ufficio di Balducci e vidi delle boiserie deliziose. Chiesi: "E chi è questo artista del legno?". Le aveva fatte Anemone. E così lo conobbi. Gli chiesi di farmi un boudoir per casa mia". Prenotava anche l'hotel "il Pellicano" a Carlo Malinconico per conto di Anemone. "Malinconico. E che sapevo chi era? L'ho scoperto dopo". Un'ultima cosa. Lei, in una telefonata, riferendosi ai suoi rapporti con Balducci e De Santis dice che le ci sono voluti "dieci anni di buttamento di sangue" per costruire quel rapporto. Che sangue "ha buttato"? "Ma no. Ero al telefono con mio cognato e temevo che, rivendicandone il merito, volesse estorcere del denaro all'impresa BTP di Firenze che io avevo presentato a Balducci". Ancora suo cognato? "Eh, dottore, ancora. L'ho detto io. Una metastasi. Per fortuna non lo sento più da mesi". Ma che lavoro fa suo cognato? "Lo sa lei? Energie alternative, mi sembra". © Riproduzione riservata (13 febbraio 2010)
IL COMMENTO / Bertolaso ammette di non aver "controllato tutto" Ma che qualcosa non andasse per il verso giusto doveva averlo capito da tempo La difesa fragile del Grande Capo che sapeva tutto di GIUSEPPE D'AVANZO I SEVERI - e spesso assai mediocri - censori del "circo mediatico-giudiziario" dovrebbero prenderne atto. Nello scandalo che umilia la Protezione civile, non è il giornalismo a doppiare, sovrapporsi (o incrudelire) la conduzione giudiziaria di un processo. Accade esattamente il contrario: è stata la magistratura ad accertare, nelle forme dell'indagine penale, le "storie di ordinaria corruzione" che un dignitoso giornalismo aveva già offerto all'attenzione dell'opinione pubblica, del ceto politico, del governo. Non stupisce che, nell'epoca della "crisi del reale", i funzionari della menzogna vogliano convertire questo imbroglio di corruzione pubblica - e umana desolazione - in un episodio di patta e spada con l'usuale appendice di donne deprezzate a benefit e "bustarella". Gli addetti alla adulterazione del discorso pubblico vogliono ridurre l'intera trama alla replica di uno slogan ideologico: il privato non è pubblico, quindi non può essere giudicato. Il segno di questo affaire non è nella segretezza dei comportamenti privati dei protagonisti, ma - al contrario - nella scandalosa pubblicità dei loro traffici pubblici. Chi, senza perdere la faccia, può dire di non aver saputo? Da più di un anno, l'agglomerato "gelatinoso" che accompagna le azioni - extra ordinem - della Protezione civile è stato raccontato nel minuto. Nomi, cognomi, incroci familiari, società, fatturato, bilanci, cointeressenze, partecipazioni, sprechi e inefficienze si sono lette nelle inchieste di Repubblica, l'Espresso, Report, Annozero, il Fatto. La "Premiata ditta Balducci & co."; le relazioni tra i "soggetti attuatori" dei progetti della Protezione civile e imprenditori come Diego Anemone; i poteri senza controllo e le risorse senza fondo di Guido Bertolaso, "l'uomo dalle mani d'oro", costituiscono da oltre un anno il quadro opaco e risaputo cui un governo responsabile e una politica attenta all'interesse pubblico avrebbero dovuto metter mano con prontezza.
* * * Ora scrutare all'indietro, e in quel buio, ci consente di valutare, in prima approssimazione, e senza tener conto degli esiti dell'istruttoria penale, l'accountability di Guido Bertolaso. Si può e deve cominciare dalle sue parole. Gli argomenti con cui il sottosegretario e capo della Protezione civile si salvaguarda da accuse e critiche sono tre, in sostanza. Dice: (1) "Qualcuno può aver tradito la mia fiducia, ma non ho elementi per sostenerlo"; (2) "Io non ho seguito direttamente e personalmente la vicenda degli appalti"; (3) "Ha gestito tutto Angelo Balducci (ora è in galera), uno che è diventato presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, cioè la massima autorità in Italia: non mi pare di aver affidato l'incarico al primo che passava per strada. Dopo di lui, c'è stato un altro "soggetto attuatore" (Fabio De Santis, anch'egli in carcere) ma c'era qualcosa che non mi convinceva e l'ho sostituito con Gian Michele Calvi, un professore di fama internazionale". Dunque, Bertolaso "si chiama fuori" così: non ha mai visto ombre nella sua Protezione civile; gli uomini che ha scelto erano al di sopra di ogni sospetto; in ogni caso, egli non ha mai messo becco negli appalti. Sono argomenti molto fragili. Che qualcosa non andasse per il verso giusto, Bertolaso lo capisce e lo concede: quel De Santis non gli piace. Lo rimuove dopo cinque mesi. Perché? Con quali "elementi"? A chi comunica i suoi dubbi? Quali verifiche decide per chiudere i "buchi" dei protocolli e delle procedure? Come non è attendibile sostenere che una buona reputazione abbia sempre accompagnato i "soggetti attuatori" prescelti. Il credito degli "attuatori" (il soggetto deputato alla realizzazione del progetto) è al lumicino da tempo. Di Balducci si conoscono gli affari di famiglia che incrociano gli oneri del suo incarico. Angelo, il padre di famiglia, coopta l'Anemone Costruzioni nel risanamento della Maddalena (appalti per 100 milioni). La moglie di Angelo (Rosanna Thau) è in società ("Erretifilm") con la moglie di Diego Anemone (Vanessa Pascucci). Il figlio di Angelo (Filippo) compra con Diego Anemone il centro sportivo della Banca di Roma a Settebagni. Nasce il "Salaria Sport Village". Anche Gian Michele Calvi è prigioniero di un temperamento familistico (insegna al dipartimento di Meccanica strutturale dell'Università di Pavia; dopo essere stato "attuatore" alla Maddalena, oggi è il direttore del progetto C. A. S. E., la ricostruzione all'Aquila di 183 edifici, 4.600 appartamenti per 17mila persone con appalti per 695 milioni di euro). La "Myrmex" di suo fratello (Gian Luca) rileva chi lo sa perché la malandata "Tecno Hospital" di Giampaolo Tarantini che, per le sue prestazioni di prosseneta, è stato molto caro a Silvio Berlusconi prima che scoppiasse il rumore per le feste in Villa e a Palazzo. Così caro da riuscire a ottenere - grazie a buoni uffici del premier - un incontro privato con Bertolaso per via di un desiderato ingresso del ruffiano nella rosa delle società al lavoro nel post-terremoto aquilano. Nell'affollato intreccio di interessi pubblici, privati e familiari si intravedono ambiguità - se misfatti penali, lo si accerterà - , ma senza dubbio Bertolaso avrebbe dovuto trarne già da tempo "elementi" sufficienti per una qualche diffidenza. Che, invece, contro ogni evidenza, nega ancora oggi. Bisogna chiedersi perché. La ragione può essere questa: anche Bertolaso partecipa al disinvolto coinvolgimento della sua famiglia nelle "emergenze" affrontate dalla Protezione civile. Suo cognato (Francesco Piermarini) "è stato impiegato nei cantieri della Maddalena ed è in rapporti con Diego Anemone", l'imprenditore in affari (ora è in carcere) con il figlio e (attraverso la moglie) con la moglie di Angelo Balducci. Cadono così due degli argomenti difensivi di Guido Bertolaso. Inchieste giornalistiche gli hanno offerto "elementi" per mettersi in sospetto, per ridimensionare la reputazione dei tecnici che ha scelto, ma il capo della Protezione civile non può denunciare - nemmeno oggi che quelle pratiche sono diventate scandalo - il fondo "gelatinoso" del suo dipartimento perché anche le sue pratiche sono collose quanto le condotte di chi dovrebbe contestare. Le parole di Bertolaso, che possono apparire soltanto un'imprudenza, sono allora il frutto di un deliberato proposito di tacere perché egli è vulnerabile come gli altri. I passi storti di quelli sono equivalenti alle sue mosse molto dubbie. * * * Già potrebbe bastare, e invece l'argomento più debole della difesa di Guido Bertolaso lo si rintraccia in un'affermazione che non ha ricevuto finora l'adeguata attenzione. Il capo della Protezione civile dice: "Io non ho seguito direttamente e personalmente la vicenda degli appalti". Sono parole che decidono in modo definitivo l'accountability di Guido Bertolaso. Egli trattiene nelle sue mani un potere inconsueto. Si muove oltre le norme, in un "vuoto di diritto". Lo "stato di necessità", che lo attiva, gli rende possibile e concreta qualsiasi decisione, anche contro la legge. È un potere eccezionale rinvigorito, come mai è accaduto, anche da privilegio aggiuntivo. Come ha rilevato il senatore Luigi Zanda in Senato, in Bertolaso "sono concentrati i poteri politici del governo (è sottosegretario) e quelli amministrativi di un ufficio pubblico (è il capo del dipartimento)". Egli è dunque il responsabile per eccellenza, l'indiscusso accountable, colui che non solo dirige un progetto, un programma, una misura d'intervento, ma decide anche politiche, priorità, urgenze. Bertolaso è allora doppiamente "accountable", responsabile: nei confronti del Parlamento come membro del governo, nei confronti del governo come capo del dipartimento. In qualsiasi momento dovrebbe essere pronto a dichiarare in che modo viene eseguito l'incarico, come viene impiegato il denaro, in quale misura sono stati raggiunti gli obiettivi e quali aspettative sono state soddisfatte. Accountability è l'esatto contrario di arbitrio. Presuppone trasparenza, garanzie, assunzione di responsabilità e rendiconto sulle attività svolte, soprattutto sempre l'impegno a dichiararsi. Bertolaso, che non ha esitato a prendere su di sé doppi poteri, con quelle parole ("Nulla so di appalti") rifiuta curiosamente di assumersi le responsabilità che quei poteri gli hanno attribuito. È troppo anche per l'Italietta di oggi. Perché delle due, l'una: o Bertolaso si è occupato degli appalti come il suo incarico gli comanda e oggi non la racconta tutta. O non se n'è occupato, come dice, ed è venuto meno ai suoi obblighi. È un contesto che non può essere liquidato con qualche cronaca, le solite grida rabbiose di Berlusconi contro la magistratura in attesa che i giudici sciolgano tutti i nodi. Ci sono altri e buoni modi per mettere a fuoco quel che è accaduto e accade nella Protezione civile. Il più lineare - anzi necessario perché è in discussione la privatizzazione della Protezione civile - è che Bertolaso faccia in Parlamento il resoconto del suo lavoro e che le Camere ne discutano con rigore, mentre il governo fermi e corregga il suo decreto legislativo. Sarebbe l'esito più coerente per quel che si scorge in questa storia: una democrazia è viva ed equilibrata se ai pesi (poteri) corrispondono contrappesi (controlli) in grado di vigilare e, nel caso, segnalare il funzionario corrotto o incapace. In quest'occasione, s'è vista l'efficienza di alcuni controlli (una stampa intraprendente, una magistratura lesta e non intimidita). Manca ora l'esame del Parlamento che non dovrebbe farsi paralizzare dal "vergognatevi" di chi crede all'unicità del suo potere e alla "sacra" intoccabilità degli uomini scrutinati per esercitarlo. © Riproduzione riservata (13 febbraio 2010)
Il Pd: assurde quelle deroghe per i grandi eventi In subbuglio la stessa maggioranza Protezione civile, governo fra dubbi e fiducia Così il decreto potrebbe cambiare di FRANCESCO BEI ROMA - L'opposizione minaccia compatta una "guerra civile", la stessa maggioranza è in subbuglio. Così il decreto sulla protezione civile Spa, sul quale Berlusconi aveva pensato di mettere la fiducia, alla fine potrebbe essere modificato. L'area di An è in pieno fermento, si muovono sottotraccia calibri come il ministro Altero Matteoli, ma anche dentro Forza Italia iniziano ad emergere i primi distinguo. "Penso che la fiducia sia meglio accantonarla - ha detto ieri mattina Osvaldo Napoli a Repubblica tv - per poi valutare con attenzione ciò che sta succedendo". Ma un ministro forzista ne fa una questione politica: "Ci dobbiamo blindare, altrimenti daremmo l'impressione di voler abbandonare Bertolaso al suo destino". La sorte del decreto e quella del sottosegretario che lo ha fortissimamente voluto sembrano intrecciate. La fiducia avrebbe anche un comodo effetto collaterale: non solo metterebbe a tacere il dissenso interno al Pdl, ma impedirebbe, di fatto, anche un dibattito parlamentare ampio sullo scandalo che sta emergendo dall'inchiesta di Firenze. Dentro al governo prende quindi piede una terza via: mettere la fiducia, ma su un maxiemendamento che modifica il decreto nei punti più contestati e poi mettere un'altra fiducia al Senato, in modo da convertirlo in legge entro la scadenza di fine mese. Agostino Ghiglia, il capogruppo del pdl in commissione Ambiente alla Camera, dove martedì inizierà l'esame del decreto, spiega tuttavia che "al momento non sono previste modifiche: l'indicazione è di andare avanti sullo stesso testo del Senato". Al di là delle questioni procedurali, la battaglia si annuncia forte, anche perché l'opposizione ha deciso di vendere cara la pelle. "L'ipotesi di mettere la fiducia sul decreto legge che istituisce la Protezione civile Spa - attacca il Pd Luigi Zanda - è gravissima. Le nuove norme, infatti, consolidano l'amplissimo sistema di deroghe alla legislazione dello Stato che regola l'attività della protezione civile, con tutte le falle che la vicenda giudiziaria in corso sta portando alla luce". E proprio Zanda, insieme a Finocchiaro e La Torre, al Senato ha presentato un disegno di legge per abrogare la "madre" dell'attuale Spa, quella legge del 2001 che affidava alla Protezione civile la gestione dei grandi eventi "equiparandoli alle vere emergenze".
Se Massimo Donadi dell'Idv si scaglia contro "la B2, l'asse Berlusconi-Bertolaso", il centrista Mauro Libè preannuncia una "guerra civile" al decreto. Il segretario del Pd Bersani invita la maggioranza a "riflettere", perché "il governo sta proponendo di triplicare queste procedure eccezionali della Protezione civile: è un'assurdità e noi combatteremo contro, non possiamo buttarci in un pozzo". Si fa sentire anche Romano Prodi. Senza pronunciarsi sulla vicenda Bertolaso, l'ex presidente del Consiglio mette in guardia il governo: "Quando una cosa funziona e la si sovraccarica di compiti impropri solamente perché si vogliono eludere i controlli burocratici, che pur sono pesanti e gravosi, una bellissima cosa finisce per soffrire e degradarsi". © Riproduzione riservata (13 febbraio 2010)
Emergenza continua: così funziona il "sistema gelatinoso" La protezione civile dell'era Bertolaso è una multinazionale che ha gestito in due lustri dieci miliardi La grande abbuffata da Pompei a padre Pio con gli appalti riservati solo a pochi intimi Molti privati si sono arricchiti, così come alcune aziende che negli anni hanno partecipato alla spartizione dei grandi affaridi ETTORE LIVINI La grande abbuffata da Pompei a padre Pio con gli appalti riservati solo a pochi intimi La domus dei Casti Amanti a Pompei MILANO - Emergenza continua. Per L'Aquila - devastata dal terremoto - come per le bufale campane ammalate di brucellosi. Per la drammatica esplosione di un vagone carico di gas alla stazione di Viareggio ma anche per il Congresso europeo delle famiglie numerose o per le regate della Louis Vuitton Cup. La protezione civile dell'era Bertolaso è una multinazionale da 700 dipendenti che nei nove anni sotto la guida del suo potentissimo capo-dipartimento ha cambiato volto e moltiplicato la sua potenza di fuoco. Le catastrofi e le loro conseguenze restano, se così si può dire, il suo core business. Ma un'escalation di ordinanze della presidenza del Consiglio - 330 del Governo Berlusconi dal 2001 al 2006, 46 dell'esecutivo Prodi e più di 250 dal ritorno del Cavaliere a Palazzo Chigi - ha portato sotto il cappello del super-commissario degli appalti tricolori un po' di tutto: i lavori per mettere in sicurezza gli scavi di Pompei come i festeggiamenti per il quattrocentesimo anniversario della nascita di San Giuseppe da Cupertino, le piscine dei mondiali di Nuoto e persino la riesumazione delle sacre spoglie di Padre Pio. La fabbrica delle emergenze, vere o presunte, muove soldi. Stanziamenti totali in due lustri: 10 miliardi. Si tratta solo di una stima, visto che solo il 22% delle ordinanze governative quantifica gli stanziamenti pubblici. Denaro speso a pioggia. Senza troppi controlli. Spesso in deroga, in nome della cultura emergenziale, a piani regolatori e a norme di trasparenza degli appalti. Sotto lo scudo spaziale della protezione civile - insieme a opere necessarie come le case de L'Aquila e alle cattedrali nel deserto della Maddalena (327 milioni ad oggi gettati al vento) - sono finite così le iniziative più esotiche: i provvedimenti necessari per sistemare il traffico a Napoli, i rifiuti di Palermo, il via vai di gondole e vaporetti a Venezia, l'anno giubilare paolino, le rotonde per i Mondiali di ciclismo a Varese.
Milioni su milioni capaci di creare autentiche fortune private quasi dal nulla. Prendiamo i bilanci delle società i cui nomi sono emersi nell'inchiesta di Firenze. La Anemone di Grottaferrata - che ha costruito il palazzo delle conferenze per il mancato G8 sardo e alcune piscine per i mondiali - ha visto il suo giro d'affari decollare dai 10 milioni del 2007 ai 37 del 2008 "in forza - spiega la relazione di gestione del gruppo - di appalti della pubblica amministrazione". La fiorentina Giafi del gruppo Carducci, battuta sul filo di lana da una società di Anemone nel maxi appalto da 62 milioni per il Parco della Musica nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni d'Italia (altra pseudo-catastrofe a gestione protezione civile) si è consolata con i lavori per l'albergo ricavato per il G-8 dall'ex ospedale della Maddalena. I suoi ricavi sono raddoppiati in due anni a 88 milioni. E il bilancio racconta bene di chi è il merito: "Il governo in carica - recita testuale - mostra di aver preso coscienza del fatto che bisogna colmare il gap infrastrutturale del paese". Un'emergenza che, come tale, va trattata dalla Protezione civile. Con tutto il decisionismo e la disinvoltura usciti dalle intercettazioni telefoniche di questi giorni. Un boom di entrate (+50% in due anni) hanno realizzato pure la Igit - cui la Bertolaso Spa ha affidato la ristrutturazione dell'aeroporto perugino di Sant'Egidio (25 milioni) e quella (da 58 milioni e secretata) del carcere di Sassari - e la Archea associati, lo studio fiorentino dell'architetto Marco Casamonti, dalle cui telefonate è partita l'inchiesta della magistratura. Proprio l'inchiesta ha cominciato a delineare lo scenario di intrecci tra gli alti burocrati delle opere pubbliche e alcune imprese che sono entrate in un sistema "gelatinoso" come lo ha definito il gip nell'ordinanza: quello che ha assicurato appalti facili e ha permesso di gonfiare i costi dei lavori. La diversificazione ha finito però per drenare un po' della liquidità destinata alla gestione delle emergenze reali. Bertolaso negli ultimi nove anni ha dovuto occuparsi dei viaggi di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, del congresso eucaristico di Osimo e dei giochi del Mediterraneo. I suoi attuatori finali come Angelo Balducci hanno dovuto mettere la firma sotto note spese che con l'affare delle catastrofi naturali, in apparenza, hanno ben poco a vedere. A Pratica di Mare, per realizzare la scenografia un po' kitsch necessaria al successo del summit Nato-Russia del 2002, la protezione civile ha speso 36 milioni, tra cui 74mila euro per "facchini e trasporto statue", un milione per spuntare a regola d'arte prati e siepi e 42mila euro per i cartelli necessari alla viabilità. Il risultato paradossale è che a furia di emergenze farlocche rischiano di venir meno - complice lo stato dei conti pubblici - i soldi per quelle reali. Bertolaso ha già messo nero su bianco i suoi dubbi. Lo stanziamento per il suo dipartimento nel 2009 è stato "solo" di 1,6 miliardi di euro. "Soldi che non bastano per prevenire e gestire le emergenze del futuro", assicura il bilancio dell'ente, lamentando il taglio del 18% dagli 1,9 miliardi disponibili l'anno precedente. All'orizzonte incombono l'Expo 2015 in odore di commissariamento, le Olimpiadi 2020, il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Roma. Servono nuovi soldi pubblici. Le emergenze d'oro, in Italia, non finiscono mai.
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Il sottosegretario alla Presidenza: "Gli speculatori non hanno avuto un euro e non l'avranno" Il segretario del Pd: "No alla trasformazione in spa, i poteri sono discrezionali e comportano rischi enormi" Letta difende Bertolaso: "E' straordinario" Bersani al premier: "Frasi fuori luogo" Il procuratore di Firenze che coordina l'inchiesta sugli appalti: "Non rispondo a nessuno. Io faccio il mio lavoro" Letta difende Bertolaso: "E' straordinario" Bersani al premier: "Frasi fuori luogo" Gianni Letta PISA - "Tutti abbiamo sentito un brivido di orrore" rispetto a "quelle brutte persone che stavano a lucrare qualcosa sulla disgrazia dell'Aquila. Nessuna di quelle persone, nessuna di quelle imprese, ha messo mai piede a l'Aquila nè ha avuto un euro di lavori nella prima fase e nè l' avrà nella seconda". Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, in occasione del premio innovazione di Finmeccanica a L'Aquila, commenta così l'inchiesta che vede coinvolti i vertici della Protezione civile. Compreso il responsabile nazionale Guido Bertolaso che, però, Letta difende: "E' una persona straordinaria alla quale mando un pensiero di solidarietà e di affetto". E così, dopo Berlusconi, anche uno dei consiglieri più ascoltati dal cavaliere si spende per il capo della Protezione civile. Diverso, invece, il tono dell'opposizione. "E' il momento di tirare le somme, credo che le frasi di Berlusconi siano totalmente fuori luogo" dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani ha commentato le dichiarazioni del premier, secondo cui l'operato dei magistrati è vergognoso. "Sul caso di Bertolaso, eventuali responsabilità personali saranno stabilite dalla magistratura. Nessuno si mette a fare il giudice, però esiste un fatto oggettivo, una responsabilità oggettiva. Qui c'è un andazzo che non è accettabile". Parlando poi dei poteri assegnati alla Protezione Civile Bersani ha aggiunto: "Sono assolutamente discrezionali e danno luogo a rischi enormi. Il governo sta proponendo in questi giorni in Parlamento di triplicare queste procedure. E' un'assurdità, noi ci batteremo contro. Bisogna che la maggioranza rifletta: non possiamo buttarci in un pozzo. E non possiamo chiamare emergenza - ha aggiunto Bersani - i campionati di nuoto piuttosto che il piano carceri". Dalla polemica prende le distanze il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi, che coordina l'inchiesta sugli appalti: "Non rispondo a nessuno. Io faccio il mio lavoro", ha detto rispondendo ai giornalisti che gli citavano la frase di Silvio Berlusconi riguardo ai magistrati che dovrebbero vergognarsi. "Berlusconi dica le sue cose - ha risposto Quattrocchi -. Io faccio il mio lavoro". (12 febbraio 2010)
Il presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici ascoltato dal gip fiorentino Lupo nel carcere di Regina Coeli "Gare di appalto legittime. Si sono svolte con il controllo di persone e comitati che ne hanno verificato la limpidezza" Inchiesta G8, interrogato Balducci "Amico di Anemone, ma innocente" L'imprenditore De Vito Piscicelli scrive una letterfa aperta al sindaco dell'Aquila e a tutti gli abruzzesi "Anche se innocente mi scuso! Non ho mai pronunciato quella terribile frase che ho solo dovuto ascoltare" Inchiesta G8, interrogato Balducci "Amico di Anemone, ma innocente" Angelo Balducci ROMA - E' durato oltre tre ore l'interrogatorio di garanzia dell'ingegner Angelo Balducci nel carcere di Regina Coeli. Il presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, ascoltato dal gip, Rosario Lupo, del Tribunale di Firenze, ha respinto ogni accusa sostenendo la regolarità nell'assegnazione delle gare d'appalto per i grandi eventi e ha contestato punto per punto le accuse contenute nelle 126 pagine di custodia cautelare. L'interrogatorio. Balducci ha rivendicato la legittimità del proprio operato, ammettendo una amicizia di lunga data con l'imprenditore Diego Anemone, ma sottolineando che questa non ha mai influito sulle sue decisioni pubbliche. A riferirlo, lasciando il carcere al termine dell'interrogatorio, è stato il suo legale, Roberto Borgogno. L'ingegnere ha sottolineato che le gare di appalto si sono svolte "non solo in modo legittimo, ma con il controllo di una molteplicità di persone e di comitati di esperti che ne hanno verificato la limpidezza", ha riferito il legale. "Balducci - ha spiegato l'avvocato Borgogno - ha risposto punto per punto alle contestazioni che gli vengono mosse. Proprio per questo l'interrogatorio è durato a lungo". Anemone, invece, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Lo hanno fatto sapere i suoi legali, che hanno lasciato il penitenziario poco dopo quelli di Balducci. "Abbiamo chiesto al giudice - ha detto il legale - la revoca delle misure cautelari per Balducci. Lui si è riservato di decidere, dopo aver sentito il pm, che oggi non era presente". Il procedimento, ha aggiunto, sarà spostato a Perugia. Il presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, nel corso dell'interrogatorio ha spiegato il rapporto che lo lega all'imprenditore Diego Anemone che conosceva da oltre vent'anni. "Ci sono stati rapporti personali con Anemone - ha aggiunto ancora l'avvocato Borgogno - che Balducci conosceva da tempo anche perché le ditte di Anemone hanno svolto numerosissimi lavori nell'ambito della pubblica amministrazione ma questi rapporti non hanno mai influito sulle scelte della pubblica amministrazione".
"Balducci ha ribadito - ha spiegato l'avvocato Francesca Coppi - che come funzionario dello Stato ha sempre distinto i due ruoli di pubblico e privato". L'ingegnere ha inoltre chiarito alcuni episodi fornendo documentazioni come l'utilizzo di autovetture sostenendo che sono state sempre pagate con propri soldi. Per quanto riguarda i viaggi in aereo, secondo la difesa di Balducci, questi rientravano "nelle condizioni contrattuali degli appalti, ovvero negli obblighi dell'impresa vincitrice degli appalti che si impegna a mettere a disposizione dell'amministrazione i mezzi per spostarsi nei cantieri". Per quanto riguarda l'imprenditore Diego Anemone, l'avvocato ha spiegato che non è il vincitore degli appalti sui Mondiali di nuoto e sul 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, come viene contestato nelle accuse rivolte al presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. "Gli appalti che gli sono contestati - ha spiegato - sono sei. Dei primi tre, quelli relativi ai Mondiali di nuoto e alle celebrazioni del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, Balducci ha dichiarato che nessuna impresa di Anemone è risultata vincitrice. Anemone - ha precisato - è poi intervenuto nella fase esecutiva, in associazione con altre imprese". La lettera di scuse. L'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli ha mandato oggi una lettera aperta al "sindaco de L'Aquila e a tutti gli abruzzesi" con riferimento ad una intercettazione che lo vede conversare con un altro imprenditore e che è venuta fuori nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi. Piscicelli, tramite l'avvocato Marcello Melandri, dice nella lettera: "Scrivo perché sono un padre, scrivo perché sono un marito, scrivo perché sono un uomo. Non posso nemmeno pensare che l'ipotesi di un mio coinvolgimento in questa vicenda possa avere offeso persone che, come me, hanno sofferto e soffrono per i loro cari, per i loro luoghi, per la loro storia. Anche se innocente mi scuso! Innocente perché come ho già chiarito intendo ripetere non ho mai pronunciato quella terribile frase che ho solo dovuto ascoltare e che mi ha lasciato, come è chiaro dal tono della telefonata, senza parole limitandomi appunto a rispondere a monosillabi". (12 febbraio 2010)
La Grande Deroga di EZIO MAURO CON TUTTO IL RISPETTO DOVUTO - fino a prova contraria - a Guido Bertolaso e con tutto il dispetto generato dalla nuovissima concezione della legalità a percentuale di Silvio Berlusconi ("se uno opera bene al 100 per cento e poi c'è l'uno per cento discutibile, quell'uno va messo da parte"), lo scandalo della Protezione civile non può essere liquidato con le promesse eroiche del super-commissario, pronto a "dare la vita" per convincere gli italiani che non li ha ingannati, e nemmeno con gli insulti rituali del premier ai magistrati: "Si vergognino, Bertolaso non si tocca".
Si tratta semplicemente di capire cosa sta succedendo nell'ombra gigantesca e secretata delle Grandi Opere e delle Grandi Emergenze, dove sembra affiorare - grazie all'annullamento di tutti i controlli e di ogni regola - un sistema di corruzione e di appalti pilotati compensato all'italiana con una girandola di favori personali ai funzionari statali: pagati ben volentieri e con larghezza di mezzi dalle imprese che ricevevano i lavori pubblici con scelte totalmente discrezionali, sottratte alla legge e a ogni sorveglianza. Tutto ciò impone un'operazione di trasparenza, davanti ai cittadini. Nell'interesse di Bertolaso, del governo e dei contribuenti, deve cadere il velo che occulta metodi e procedure della Protezione civile, coperti dallo stato permanente d'emergenza. Un'emergenza che diventa eccezione, dicono i magistrati, e che ha generato un meccanismo di scambio perfetto, dove imprese private e funzionari pubblici maneggiano corruzione, appalti e favori, in una "gelatina" di Stato coperta dalla Grande Deroga berlusconiana.
I fatti, (raccolti nell'ordinanza da un gip che a Milano archiviò l'inchiesta sul Lodo Mondadori, salutato con entusiasmo da Berlusconi: "finalmente c'è un giudice a Berlino") sono semplici: tre pubblici ufficiali incaricati dalla Presidenza del Consiglio di gestire i cosiddetti Grandi Eventi dei mondiali di nuoto, del G8 alla Maddalena e dell'anniversario dell'Unità d'Italia, "hanno asservito" la loro funzione pubblica con risorse e poteri enormi "in modo totale e incondizionato" agli interessi di un imprenditore interessato. Almeno cinque grandi appalti sono stati pilotati e l'imprenditore ha ringraziato con 21 benefit regalati ai funzionari statali infedeli, ai loro amici e ai grand commis circostanti per rispondere ad ogni loro esigenza privata, dalle auto alle colf, alla ristrutturazione delle case, ai favori sessuali, ai viaggi, agli alberghi, alle assunzioni di figli e cognati. Una "gelatina", appunto, "di ordinaria corruzione", una ragnatela che ha portato a quattro arresti, tra cui il presidente del Consiglio Superiore per i Lavori Pubblici, per corruzione continuata e a quaranta indagati, compreso Guido Bertolaso: l'ordinanza sottolinea "i rapporti diretti" dell'imprenditore beneficato dagli appalti pilotati con il Super-commissario, gli incontri "di persona" in previsione dei quali l'impresario "si attiva alla ricerca di denaro contante, tanto che gli investitori ritengono fondato supporre che detti incontri siano stati finalizzati alla consegna di somme di denaro a Bertolaso". C'è solo da sperare che gli indagati dimostrino che le accuse non sono vere, non ribellandosi alla giustizia come Berlusconi consiglia a Bertolaso, ma aiutandola a chiarire in fretta. Intanto, purtroppo, sono vere le risate da sciacalli degli imprenditori che pregustano con certezza gli appalti statali per la tragedia dell'Aquila, e poche ore dopo la scossa raccontano al telefono: "Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro il letto". Ma se questo è il quadro dell'inchiesta, qual è la cornice istituzionale che lo circonda? Si dovrebbe parlare di potere, più che di istituzioni, se si vuole capire. La Protezione civile, che Berlusconi sta trasformando in Spa, è infatti uno straordinario esperimento politico di Stato d'eccezione, con un ramo operativo del governo libero da ogni controllo e sciolto dalla legge. Questo vale naturalmente per le grandi sciagure, le calamità nazionali, le vere emergenze per cui è nata la Protezione. Ma poi, il governo ha esteso lo stesso sistema ai Grandi Eventi, dai giochi del Mediterraneo all'anno giubilare paolino, ai viaggi del Papa in provincia, ai mondiali di nuoto, all'esposizione delle spoglie di San Giuseppe da Cupertino, alla Vuitton Cup. Nel solo 2009 le opere d'emergenza sono state 78, dal 2002 addirittura 500, con una spesa di 10 miliardi di euro. Questa emergenza continua, che si estende ovunque, è sottratta per legge al controllo della Corte dei Conti e a quello dell'Autorità per i lavori pubblici, e la Protezione civile può agire in deroga ad ogni disposizione vigente. Libertà totale: dalle leggi sulla trasparenza, sui requisiti dei contratti, sulla concorrenza, sugli appalti, sulla pubblicazione dei bandi, sugli avvisi, sugli inviti, sulle verifiche archeologiche, sulle varianti, sui termini, sulla selezione delle offerte, sull'adeguamento prezzi, sulla progettazione. È un sistema che, portato fuori dai confini del pronto intervento d'emergenza per le sciagure nazionali, non ha alcun senso nell'equilibrio tra i poteri dell'amministrazione statale. Acquista però un senso politico e istituzionale fortissimo nel disegno di riordino gerarchico che Berlusconi persegue, e che chiama "riforma". Il Presidente del Consiglio ha dimostrato più volte di non accettare controlli e bilanciamenti tra i poteri, ritenendo se stesso, in pratica, una deroga vivente alla Costituzione repubblicana, in quanto investito di quel consenso popolare che lo scioglie da ogni regola e ogni consuetudine, sovraordinandolo rispetto al potere giudiziario e agli organi di garanzia. Le stesse leggi ad personam che stanno bloccando il Parlamento per sottrarre il Premier al suo giudice, sono nello stesso tempo un gesto disperato di fuga e la fondazione di un nuovo ordine, dove la legge non è più uguale per tutti, perché il potere supremo può salvarsi decretando per se stesso l'eccezione, e su questa eccezione fondare una nuova gerarchia istituzionale di fatto. In questa visione che contiene la sfida suprema e necessitata del berlusconismo, Bertolaso e la Deroga permanente in cui vive e opera rappresentano un test istintivo e naturale, su vasta scala, impiantato su un meccanismo emergenziale fatto di emozioni, dolori e spettacolarità, perfetto per un'interpretazione politica carismatica e populista. Con la Protezione civile che diventa Spa, e sta per usufruire di una speciale immunità presente, futura e retroattiva, la Deroga va al governo: e il modello Bertolaso prefigura la dimensione finale del moderno populismo di destra, con la politica ridotta a pura ideologia interpretata dal leader magari insediato al Quirinale, la partecipazione popolare ridotta a vibrazione periodica di consenso, la forma di governo resettata sul puro tecnicismo elevato a massima potenza. Il governo come solutore di problemi (proprio mentre si rifugge dallo Stato), signore delle leggi in nome di un'emergenza permanente: che rende ogni intervento pubblico octroyée da uno Stato compassionevole e propagandistico, tra gli applausi dei cittadini divenuti spettatori di un discorso pubblico tramutato in format di Grandi Eventi. Ecco perché l'inchiesta sulla Protezione Civile colpisce il cuore del berlusconismo. Il Cavaliere ha fretta, procede per immunità e scorciatoie, riduce la politica a prospettiva di pura forza che travolge anche ogni orizzonte di riforma costituzionale condivisa. La Grande Deroga è già un cambio materiale della Costituzione, in atto, mentre qualche autorevole esponente dell'opposizione chiede ancora ogni giorno in un'intervista quando si comincia con le riforme. Ma oggi, la Grande Deroga produce con tutta evidenza la gelatina di Stato della corruzione. E dunque diventa esemplare, dimostrando a chi non vuol capire che l'esercizio del potere fuori dai principi costituzionali che lo costringono dentro forme e limiti sfocia facilmente nell'arbitrio, nella disuguaglianza e nell'esclusione, in quell'abuso che è la vera cifra complessiva di questa destra al governo. Non solo: pregiudica quella "modernizzazione" che vive solo nella propaganda del governo ma di cui il Paese ha bisogno, negando il mercato e la concorrenza, come denuncia apertamente la Confindustria contestando la totale discrezionalità degli appalti, senza trasparenza. Riproduce un'Italia del malaffare che premia la corte e i peggiori, rimpicciolendo le opportunità dell'intero sistema. Per queste ragioni, il governo oggi dovrebbe vergognarsi di porre la fiducia blindando il decreto che vuole far nascere la Protezione civile Spa. E l'opposizione dovrebbe sentire l'importanza della sfida, la sua portata, ed esserne all'altezza. Dopo che l'inchiesta squaderna la realtà dei Grandi Eventi, della finta emergenza, il parlamento dovrebbe diventare il luogo della trasparenza, non della militarizzazione di una decisione politica che rivela i suoi buchi neri. Questo per rispetto dei cittadini e dello stesso Bertolaso, che deve spiegare se è colluso come pensano i magistrati o se è incauto nello scegliere i suoi collaboratori, e incapace di sorvegliarne l'operato: da questo e solo da questo si capirà se deve dimettersi o può restare al suo posto, chiedendo scusa e cambiando metodo. Noi non diremo mai "diteci che non è vero", come ripetono in molti davanti alla realtà dell'inchiesta: diteci quel che è vero, piuttosto. Diteci la verità. © Riproduzione riservata (12 febbraio 2010)
LE INTERCETTAZIONI Favori, appalti e sesso Lo scandalo protezione civile di CARLO BONINI
I SOLDI PER BERTOLASO E IL PRETE MISSIONARIO Il 20 settembre 2008, l'imprenditore Diego Anemone (A.) ha urgenza di recuperare almeno cinquantamila euro in contanti in vista dell'incontro che ha fissato con Guido Bertolaso. Decide di bussare alla porta di don Evaldo Biasini (E.), economo del "Collegio Preziosissimo sangue" di Roma, struttura missionaria dove Anemone sta svolgendo lavori di ristrutturazione. A. Senti don Eva', scusa se ti scoccio... Solo per rotture di coglioni, perché stamattina devo vedere una persona verso le 10 e mezza. Tu come stai messo? E. Di soldi? Qui ad Albano ce n'ho soltanto 10 mila (euro ndr.). Giù a Roma potrei darteli. Debbo poi portarli in Africa mercoledì. Vediamo un po'... A. Eh, ma se io ti mando un attimo a prendere. Oppure se c'è qualcuno giù. Oggi non ce la facciamo? Va beh, domani allora. Domani mattina faccio un salto, casomai. LA FESTA MEGAGALATTICA. LE RAGAZZE DEL "SALARIA SPORT VILLAGE". LE "STELLINE DEL CAZZO" DEL GRITTI PALACE Guido Bertolaso frequenta con assiduità il "Salaria sport Village" di Roma, centro riconducibile a Diego Anemone. Nella sala massaggi del centro, il capo della Protezione civile incontra almeno una dozzina di volte prostitute ingaggiate da Anemone, in particolare tali Francesca e Monica (brasiliane). In un'occasione, il 21 settembre 2008, Anemone (A.) e Simone Rossetti (R.), suo factotum, preparano una "festa mega galattica" che deve stupire il dottor Bertolaso. R. Capo A. Eccomi R. Allora, domenica prossima alle 8 A. Di quello che parlavamo prima? R. Si, sì, cosa megagalattica A. Lì da voi? R. Chiudo il circolo due ore prima. Festa al Centro Benessere A. Ok R. Tre persone con lui A. Perfetto R. Sicuramente ci costerà qualche soldino A. Non mi frega un cazzo Simò R. No, no, io 'ste cose A. Però mi raccomando. La riservatezza tua e basta, Simò R. Tranquillo proprio. Organizzo proprio tutto il passaggio. Vai tranquillo. I due si risentono a ridosso dell'"evento". R. Senti, quante situazioni devo creare? Una... Due... A. Io penso due... lui si diverte... due R. Tre?.. Che ne so? A. eh la Madonna! R. Va bene, a posto. A. di qualità! R. Assolutamente, sempre. Il 27 settembre 2008, Bertolaso (B.) dovrà rinunciare all'ultimo momento all'evento. Se ne rammarica e fissa con Anemone (A.) per un'altra data. B: Pronto. A: Disturbo? Buongiorno. B: Sono a Brescia nel mio lungo giro italiano. A: Madonna! Ma torni su Roma? B: Tornerò questa sera ma poi poi dovrei muovermi domani mattina e rimanere fuori al nord. A: Quindi non ci sei domani sera. B: No, ahimé non ci sono. Però conto che l'offerta possa essere ripetuta ovviamente in un'altra occasione. A: Va bene B: Ripeto, spero che mi consentirai di approfittarne in un'altra occasione. Le occasioni non mancano. Il 21 novembre 2008, Bertolaso (B.) telefona a Rossetti (R.), il factotum di Anemone. B: Sono Guido, buongiorno R: buongiorno Guido B: Io sono atterrato in questo istante dagli Stati Uniti. Se oggi pomeriggio, se Francesca potesse... Io verrei volentieri... una ripassata" R: Va bene B: Perché so che è sempre molto occupata. Siccome oggi pomeriggio invece io sono abbastanza libero... Richiamo fra un quarto d'ora e tu mi dici Il 10 febbraio 2009, Anemone (A.) si sincera con Bertolaso (B.) se abbia o meno intenzione di fare "un sopralluogo" (appuntamento con la escort) dove sta Simone (il Salaria sport center) B: Eccoci A: Disturbo? Come stai? B: Potrebbe andare meglio. A: Senti, volevo chiederti una cosa. Ma tu, poi, me lo fai quel sopralluogo domani? B: Domani? Domani non faccio nessun sopralluogo. A: Lì dove sta Simone B: No, ho riunioni varie. Poi, se durante il pomeriggio... certamente, se riesco a ritagliarmi un paio d'ore di tranquillità caso mai, sì lo faccio. Non avevo capito.... Il 17 febbraio 2009, ancora Bertolaso (B.) con Anemone (A.) B: Io domani pomeriggio, verso le due, di andare a fare una terapia in modo da riprendermi un pochettino, sempre se c'è ovviamente quella persona. Quella là. Capito? A: Perfetto. Assolutamente. L'11 marzo c'è un regalo per Francesca da Bertolaso (B.) che informa Rossetti B: Sono Guido, Buongiorno. Senti sei al centro te? Stanno venendo i miei due ragazzi che avevano una cosa per Francesca che gli dovevo mandare da tanto tempo, ma poi.. una cosa e un'altra... Li intercetti te o glielo dico io di rivolgerti a te direttamente? Il 17 ottobre del 2008, Fabio De Santis (D.), successore di Balducci quale commissario delegato dei lavori del G8 alla Maddalena, informa Anemone (A.) che sono stati accreditati i soldi alle imprese. In quell'occasione, De Santis coglie l'occasione per chiedere un ringranziamento come si deve. Due ragazze, per lui e Della Giovampaola (G.) all'hotel Gritti di Venezia. D: Dammi un bacio in fronte. A: Dove vuoi, sul culo pure se mi dai una buona notizia. D: Preparati A: Che vuol dire? D: Eh! Ci ho i soldi in cassa! A: Che ci hai? D: I soldi in cassa A: Ma che cazzo stai a dì D: Non sto scherzando. Tu pensi di parlare... Tiè, ti passo il "lungus" (è Della Giovampaola). La conversazione tra Della Giovampaola e Anemone si interrompe e riprende più tardi G: Ti dico una cosa così. In vita mia, Fa', Dani', non l'ho mai vista. Cioè all'1 e 15 sono arrivati i soldi sul conto. All'1.18 il soggetto attuatore li aveva già mandati in Banca d'Italia. All'1 e 19 sono partiti i pagamenti. Una cosa mai vista! A: Ma dai? Grande. Grande! Numero uno. G: Uno, quattro, cinque e sei (si riferisce all'importo dell'accredito. 1 milione 456 mila euro ndr). Mai vista una cosa del genere. Allora, a questo punto, in virtù di questa cosa... Non è che uno, siccome la vita è così... E' una cosa un po' così (ride) A (ride): Eh certo. Della Giovampaola informa Anemone che l'indomani lui, De Santis e Balducci sono a Venezia, dove parteciperanno a una cena con il governatore della Regione Galan, organizzata dalla figlia di Pierluigi Alessandri, imprenditore che si è aggiudicato i lavori del nuovo palazzo del cinema di Venezia (appalto per i 150 anni dell'unità d'Italia). G: Che si deve fare? Ti faccio presente che noi, domani sera, insieme a una terza persona dormiamo a Venezia A: Uhm. Ci organizziamo... Uno? Due?, Tre... tre? G: No, no. Due. (...) Domani sera, sì. Abbiamo già fissato anche le camere e tutto. Se fosse possibile prendere un'ulteriore camera. Poi noi, siamo a cena. Non so che ora facciamo... Quando ritorna, uno fa un numero, sa che lì è il numero e punta. Capito? A: Ma mi devi dire l'albergo però! Della Giovampaola lo informa che l'hotel è il Gritti. Quindi aggiunge: Siccome è roba che ha sei, quasi sette stelle, deve essere tutto equivalente. Perché non è che arrivano due stelline del cazzo che poi è una cosa che non va bene? Anche perché se no, non le fanno entrare. Lì ci sono tutti i marmi, i dipinti, i cazzi. Se no, non entrano. Capito? A (ride): Eh no, non va bene. Adesso mi organizzo, vai. "33, 33, 33". LA MADDALENA. COSI' SI DIVIDE E SI GONFIA LA TORTA DEGLI APPALTI. L'ORDINANZA PER I MONDIALI DI NUOTO Le procedure di emergenza e i tempi impossibili per la chiusura dei cantieri della Maddalena sono un'occasione irripetibile per la lievitazione dei costi e la spartizione a tavolino dei lotti. Il 7 settembre 2008, l'architetto Marco Casamonti (C.), che sta progettando l'albergo della Maddalena, si vanta con il padre dei soldi che è riuscito a mettersi in tasca. C: Ti volevo dire che ho fatto progetti per 70 milioni di opere. Glieli danno. Sicché, se non glieli facevo io i progetti non li pigliava. Sono piaciuti tanto, perché io gli ho presentato anche la parcella. Gli ho chiesto 2 milioni di euro. Ma lui (l'imprenditore Carducci) mi ha detto: "Tu sei caro, tu sei caro". E io ho detto: "Io sono caro, ma anche ti faccio fare 70 milioni di opere. Se non c'ero io, col cazzo che tu le facevi. Sicché... Deve un colpo al cerchio e uno alla botte (ride) Qualche mese prima, il 17 maggio 2008, Fabio De Santis (D.), commissario delegato ai lavori della Maddalena, discute con Anemone (A.) del sistema di spartizione degli appalti. A: Mi avevi chiamato, Fabbie'? D: Si, si. Ero io. A: Comandi, comandi D: Dico. Non so se si verificherà tutto questo ben di Dio, ma comunque sappi che, insomma, un 33 per cento di azioni ce l'hai. A: Ma vaffanculo, va (ride) D: Eh. Perché io ho deciso che faccio 33, 33, 33. A: Eh, va bene allora D: E l'1 per cento lo diamo a Mauro (Della Giovampaola, il funzionario incaricato della vigilanza sulle opere ndr.). Gli ho detto a Mauro: "Testa sulle spalle e piedi per terra, perché ci aspetta un periodo di fuoco A: Sui, no, ma dico: ormai è fatta D: Bisogna stare. Bisogna veramente mettere la testa nel ghiaccio tutti i giorni A: Si, si tutti i giorni, se no ci scappa D: Sì, se no il rischio di impazzire è facile. Quindi, piedi per terra e lavorare piano piano. Un bacio e grazie di tutto A: No, a me non mi devi dire niente. In bocca al lupo. C'è un'altra torta, già spartita, che preoccupa la "cricca": gli appalti per i mondiali di nuoto del 2009, su cui sono intervenuti un'indagine e i sequestri della Procura di Roma. Il 26 settembre 2009, Anemone (A.), che è titolare del cantiere sequestrato del Salaria Sport village, apprende da tale Enrico Bentivoglio (E.) che i problemi sono risolti perché la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha approvato un'ordinanza che sana ex post le irregolarità urbanistiche di cui gli appaltatori si sono resi responsabili insieme alla Protezione Civile e spegne l'indagine della magistratura. E: A dimostrazione della considerazione che hanno della legalità e di coloro che cercano di farla rispettare, se la pigliano nel culo, capito? (ride) Se la pigliano nel culo. A: Senti Enri', ma tu il provvedimento ce l'hai sotto l'occhio? E: Che cosa? No, è già sanata. Sanata. Non ce l'ho io, ce l'ha lui, però me l'hanno raccontata.
IL TERREMOTO DELL'AQUILA E LO SFOGO DI BALDUCCI: CHE CAZZO HO FATTO IO PER MIO FIGLIO? Nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2009 il terremoto devasta l'Aquila e la sua provincia. L'11 aprile, Angelo Balducci (B.), ormai presidente del Consiglio nazionale dei Lavori pubblici, è al telefono con Anemone (A.). I rapporti tra i due non sembrano più quelli di un tempo. Balducci, che ha inserito il giovane imprenditore nel lotto delle aziende che lavoreranno alla ricostruzione, scalpita perché vuole avere un ritorno maggiore per i suoi servizi. Balducci parla del futuro incerto del figlio Filippo. B: Dico che quello (Filippo) oggi ha fatto trent'anni. Io per carità, non è che mi voglio nemmeno permettere di confrontarmi con voi. Ma io dico che tu, a trent'anni, eri già a capo di un piccolo impero... Questo non c'ha manco un posto da usciere tanto per essere chiari. Permetterai che uno è un po' incazzato. A: Beh, fino a un certo punto. Perché comunque rimane pur sempre, come si dice, il figlio di un Dio minore... Ho recepito, Angelo, il discorso che mi hai fatto... E che cazzo! Mi fai parlare... Hai fatto una serie di osservazioni, constatazioni, alle quali io do una interpretazione.... B (riferendosi alla circostanza di essersi fatto promotore dell'inserimento di Anemone nei lavori post-terremoto): Tu ti rendi conto, ti rendi conto, oggi. Chi si sarebbe mosso al posto mio? Chi? A: Io non credo... B: Ti rendi conto, con le conseguenze che mi fanno pagare... A chi vado a raccontare che non sono in grado di collocare un figlio? Perché tra l'altro con tutto quello che mi è successo, che io vengo chiamato a orologeria, cioè quando serve, io proprio non lo accetto e credo di dire una cosa sacrosanta. Io che ho la coscienza da padre, dico: "Che cosa ho fatto per mio figlio? Un cazzo". Mentre per tutti gli altri... Ho fatto l'inimmaginabile. Il problema è che io, purtroppo, siccome le cose le vedo perché sono più anziano e mi faccio convincere.... Allora, quello che mi parla della figlia di quello... quell'altro... Quello sta lì, quell'altro sta là... quell'altro.. e Monorchio il figlio così. Mi permetterai che mi girano i coglioni. Comunque ricordati una cosa che le cose ingiuste non portano mai bene. Filippo Balducci sarà assunto e stipendiato da una delle aziende di Anemone. "MONITORA; MONITORA". I DUE TORO. PADRE E FIGLIO. Preoccupata dalle indagini di Roma e Firenze sugli appalti della Maddalena, la "cricca" muove l'avvocato Edgardo Azzopardi perché prenda contatto e assuma informazioni da Camillo Toro, commercialista da poco entrato al ministero delle Infrastrutture e dal padre Achille, procuratore aggiunto con delega alle indagini sulla pubblica amministrazione della Procura di Roma. Il 18 settembre 2009, tale Manuel Messina (M.) racconta ad Anemone di un incontro avuto con Azzopardi e delle istruzioni che gli sono state date. M: Senti, sono appena stato da lui e gli ho detto le cose chiaramente, esattamente come hai detto te. Ha chiamato il figlio (Camillo) e ha detto che si vuole incontrare con il padre (Achille)... eh cazzo! E poi gli ho detto anche un'altra cosa. Dico: "Ricordati che gli impegni che prendiamo noi tre, li manteniamo sempre, a qualunque costo. Anche se ci sono difficoltà oggettive". Poi ha richiamato subito quell'altro. Il figlio ha richiamato per dire che il padre c'ha un po' di febbretta e che se era urgentissimo, va bene oggi pomeriggio. Decine di intercettazioni documentano contatti continui tra Azzopardi e Camillo. Con il primo che raccomanda di utilizzare per le comunicazioni il sistema Skype (telefonate via internet), per non essere ascoltati. Fino alla telefonata del 1 febbraio scorso tra Azzopardi (A.) e Camillo Toro (T.) A: Tu stai sempre monitorando? T: Eh per forza. Compatibilmente con le mie possibilità. Quelle fisiche. Ma io sono abbastanza efficiente devo dire. Non me lo voglio dire da solo, però A: Tu monitorizza. Monitorizza. Monitorizza il resto del mondo. LA PERDITA. I MOBILI. LO SCIAQUONE. I DOMESTICI Anemone è a disposizione della famiglia Balducci per qualunque tipo di incombenza domestica. Anche in piena estate. Il 25 agosto 2008, Rosanna Thau (T.), moglie di Balducci, chiama Anemone (A.) per investirlo con una serie di richieste. R: Senti, ti volevo dire una cosa sui domestici (una coppia di rumeni custodi della villa di Montepulciano ndr.). Ci pensate voi... lo stipendio? A: Non c'è problema gli facciamo un bel discorsetto. R: Ti volevo anche dire una cosa. Un minuto fa, siccome nel bagno di Lorenzo (uno dei figli, l'attore ndr.) sento scolare l'acqua che sono venuti pure a vedere, non vorrei che si esaurisse A: Mò telefono subito. Ma che scherzi, già ce n'è poca. Mò ci penso io Il 27 novembre 2008, la Thau (R.) ha un altro problema. Lo sciacquone della villa a Montepulciano. L'interlocutore è sempre Anemone (A.) R: Più che altro invece il discorso è quello della cassetta dell'acqua. Quella che perde acqua. A me è venuta una bolletta spaventosa. Io non so. A: Ma non l'hanno sistemata. Ma è possibile. L'avevo detto pure a quel testa di cazzo di Aurelio R: No, no, guarda. L'ho detto ad Aurelio... Se c'è qui vicino qualcuno che cambi il galleggiante perché a me è venuta una bolletta di 1.200 euro A: Faccio venire Luigi. Sta lì a Monteleone. Anemone provvede anche alle esigenze domestiche (gli arredi in falegnameria) di casa De Santis (il successore di Balducci). Ecco una conversazione tra Fabio De Santis (F.) e la moglie Silvia (S.) F: Ma il mobile lo hanno fatto in camera tua? S: No, no. Domani. Oggi solo la libreria. F: Ma è bella? Come è? S: La libreria è bellissima. Certo, bianca. Ma insomma, non è la morte sua, come dicono a Roma. Comunque vedi un po' tu. Giudica. Soprattutto, mi fa incavolare l'unica cosa - capisco che a caval donato non si guarda in bocca - però dico e che cazzo la sedia me la potevano scurire. A me non sembra che l'abbiano scurita. L'OMBRA DELLA MAFIA L'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli è uomo legatissimo ad Angelo Balducci. Prima del Natale 2007 "ha dovuto contrarre un prestito di 100 mila euro con personaggi campani per "soddisfare richieste avanzate dall'ufficio di via della Ferratella" (il dipartimento di Balducci). I 100 mila euro di prestito con i napoletani diventano 140 mila. E Piscicelli si sfoga più volte al telefono con il cognato. P. Da quella gente lì è meglio che ci stai lontano... se si sgarra è la fine... quello vanno trovando... io già l'altra volta dal 5 al mese sono passati al 10 al mese. Chiosa il gip: "E dunque emerge l'interessamento anche di soggetti legati alla malavita organizzata di stampo mafioso che controllano cordate di imprese interessate al banchetto costituito dagli ultramilionari appalti". MALINCONICO AL "PELLICANO" Balducci si attiva con Anemone e con l'imprenditore Francesco Maria Piscicelli perché provvedano a sistemare, in più soggiorni vacanza, all'hotel "Pellicano" di porto santo Stefano, il professor Carlo Malinconico, all'epoca segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri e, dal luglio 2008, segretario della Federazione Italiana Editori e Giornali (Fieg). Il 28 aprile 2008, Anemone (A.) chiama Piscicelli (P.) A: Andrebbe fatta una riservazione per l'1 il 2, il 3 e il 4. Per quel signor Carlo... Con la M il cognome, no? P: Ci penso io. Ci penso io. A: E poi ci vediamo e mi dici tutto P: No, ci penso io A: Perché l'ha chiesto a lui (Balducci ndr.) e quindi lui ci tiene, Angelo. P: Ci penso io. Allora spetta, ripetimi i giorni A: Lui arriva l'1 alle 2 e mezza., tre. Diciamo dall'1 notte, il 2, il 3, il 4 e il 5 riparte. Il 30 aprile, alle 20.29, Malinconico (M.) chiama Balducci (B.) M: Pronto B: Professore M: Ti chiamavo inanzitutto per il piacere di sentirti e per ringraziarti B: Che scherzi? M: Perché poi Lillo oggi mi ha detto che... Insomma ti aveva... E tu avevi poi dato... B: Tutto a posto. Ci mancherebbe M: Grazie veramente benissimo. Ottimo il tutto. ASSUMETE ANTHONY SMIT Angelo Balducci, sollecitato da Mauro Masi, direttore generale della Rai, chiede ad Anemone di far assumere Anthony Smit, fratello della compagna di Masi. Un tipo che vive ad Anacapri e di mestiere, dicono, fa il sommozzatore. E' l'8 giugno 2009. Balducci (B.) tramite il centralino di Palazzo Chigi si fa passare Masi (M.) M: Senti, quella persona lì. Se puoi fare una telefonata entro oggi. A me servirebbe, insomma. B: Si, infatti, io ora sono uscito e fra due minuti lo chiamiamo M: Hai tutti i riferimenti? B: Si M: Va bene. Perfetto. Poi, ho visto, "15 giugno", addirittura. Hai anticipato? Per il resto, tutto bene. Ho visto, tutto bene. B: Ti ringrazio molto M: Ma figurati, io ringrazio te B: Se tu gli dai così... un gesto M: Ma stai sicuro al 100 per cento Un'ora dopo, Balducci chiede a Della Giovampaola di chiamare Smit per riferirgli a suo nome che per il "progetto" si sarà operativi dal 15 giugno. Della Giovampaola tarda a chiamare e Masi si fa di nuovo vivo dopo neppure cinque minuti. Insiste con Balducci per fare quella telefonata. Smit (S.) viene chiamato ed è assunto, dal 1 settembre 2009 al Salaria Sport Village di Anemone (A.), anche se lo stipendio lo prende dall'inizio dell'estate. Ecco come si accorda con il nuovo datore di lavoro. S: Scusami se mi permetto, ma da quando avresti bisogno di cominciare a inquadrarmi? A: Io l'inquadratura l'ho fatta dal 1 luglio, va bene. Quindi significa che la mensilità di luglio la prendi tutta e siccome agosto è ferie ti prendi anche quella di agosto. Se tu vedi, che hai finito tutto quanto, ci vediamo a settembre. Lo stipendio pre-datato non basta. Il 10 settembre Smit chiede ad Anemone di trovargli una casa. S: Volevo vedere se si poteva andare un po' avanti con questo discorso della casa. A: Sentiamoci tra un'ora, un'ora e mezza. Dopo due ore, il problema è risolto. 950 euro per un appartamento a Settebagni. Naturalmente a carico di Anemone. © Riproduzione riservata (12 febbraio 2010)
Il testo dell'ordinanza che ha portato agli arresti e nella quale Bertolaso è indagato I magistrati parlano di "corruzione gelatinosa". I rapporti con l'imprenditore Anemone Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso Il capo della Protezione civile non disdegna i favori sessuali di una certa Francesca "Oggi pomeriggio sono libero... Verrei volentieri per una ripassata"di CARLO BONINI Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso Guido Bertolaso ROMA - Una "cricca dei banditi". Il gip di Firenze racconta la corruzione che ha governato gli appalti della Maddalena e la ricostruzione a L'Aquila. Le escort di Bertolaso e gli imprenditori che la notte del 6 aprile ridono pensando agli appalti. Il sistema, scrive il gip Rosario Lupo, funzionava così: "Angelo Balducci e Fabio De Santis, pubblici ufficiali presso il Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri, incaricati della gestione dei "grandi eventi" (Mondiali di nuoto di Roma 2009, G8 della Maddalena, 150° anniversario dell'Unità d'Italia) insieme a Mauro Della Giovanpaola, pubblico ufficiale della struttura di missione per il G8 della Maddalena hanno asservito la loro funzione pubblica (alquanto delicata, attesi gli enormi poteri a loro concessi e i rilevantissimi importi di denaro e risorse a carico della collettività) in modo totale e incondizionato agli interessi dell'imprenditore Diego Anemone (e non solo). Tale asservimento veniva ben retribuito con vari benefit di carattere economico e non, anche di grande rilevanza patrimoniale: utilità indirizzate o direttamente ai tre pubblici ufficiali o a loro parenti o a soggetti a loro amici (in particolare Anemone e i suoi collaboratori si mettevano a disposizione dei tre, in particolare di Balducci per risolvere loro qualsiasi tipo di esigenza, anche la più banale)". E il sistema, scrive ancora il gip, aveva un nome: "Gelatinoso". "Il caso in questione che ben potrebbe essere definito "storia di ordinaria corruzione" viene qui definito "gelatinoso". E non dagli investigatori ma dagli stessi protagonisti di tale inquietante vicenda di malaffare in una delle tante conversazioni telefoniche intercettate: "Il mio ragionamento è questo... Loro evidentemente stanno immersi in un liquido gelatinoso che è al limite dello scandalo" (...). Ma "sistema gelatinoso" non è l'unica definizione del Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Infatti la struttura cosiddetta della Ferratella (luogo dove ha sede il Dipartimento e di cui fanno parte Balducci, De Santis e Della Giovanpaola) viene definito - senza mezzi termini - dalle molto istruttive conversazioni telefoniche intercettate: "Cricca di banditi", "Banda di banditi", "Task force unita e compatta", "squadra collaudatissima", "combriccola", e i suoi componenti "bulldozer", "veri banditi", "gente che ruba tutto il rubabile", "persone da carcerare"".
Anche l'imprenditore Diego Anemone, del resto, a giudizio del gip, si dimostrava all'altezza della qualità della corruzione assicurata dal sistema in ragione del suo network di rapporti, a cominciare da quello con il Capo della Protezione civile e sottosegretario Guido Bertolaso: "È alquanto inquietante - si legge - che sussistano rapporti di collusione (che definire sospetti è mero eufemismo retorico) tra l'introdottissimo (nonostante la giovane età) Diego Anemone e il potente sottosegretario e capo della Protezione civile Guido Bertolaso (coinvolto nella gestione economica degli appalti aggiudicati con la normativa cosiddetta dei "grandi eventi") che, come risulta inequivocabilmente dalle intercettazioni telefoniche, frequenta spesso e volentieri Anemone e le sue strutture, per così dire, di "relax"". Gli appalti e il prezzo della corruzione. Nell'elenco che ne fa il gip, sono almeno cinque gli appalti pilotati da Balducci e la sua "combriccola" della Protezione civile: "Lo stadio centrale del tennis del Foro Italico (Mondiali di nuoto Roma 2009); il Nuovo museo dello sport italiano di Tor Vergata (Mondiali di nuoto); il completamento dell'Aeroporto internazionale dell'Umbria Sant'Egidio di Perugia (Celebrazioni 150 anni Unità d'Italia); la realizzazione Palazzo della conferenza e area delegati (G8 Maddalena); la residenza dell'Arsenale (G8 Maddalena)". Il prezzo della corruzione sono ristrutturazioni di immobili, auto di lusso a sbafo, assunzioni di domestici e figli, favori sessuali con pagamento di escort a domicilio. Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso Angelo Balducci
Scrive il gip: "Angelo Balducci: utilizzo di due utenze cellulari; personale di servizio nella proprietà di Montepulciano; uso di autovettura Bmw serie 5; messa a disposizione di Rosanna Thau (moglie di Balducci) di una Fiat 500; fornitura di mobili (un divano e due poltrone) per la proprietà di Montepulciano; esecuzione di lavori di manutenzione e riparazione negli immobili di Roma e Montepulciano; assunzione di Filippo Balducci (figlio di Angelo e della sua compagna Elena Petronela Buchila); messa a disposizione di Filippo Balducci di autovettura Bmw del valore di 71mila euro; lavori di ristrutturazione per l'appartamento di Filippo Balducci in via Latina a Roma con fornitura di materiali di arredo in legno e tessuti; viaggi a bordo di aerei privati; numerosi soggiorni su sua richiesta all'hotel Pellicano di Porto Santo Stefano; assunzione, su sua richiesta, di Anthony Smith e messa a disposizione di un'abitazione. "Fabio De Santis: affidamento di lavori pubblici in subappalto a Marco De Santis; utilizzo di un'utenza cellulare; fornitura di mobili destinati alla sua abitazione; prestazioni sessuali a pagamento a Venezia (17 ottobre e 28 agosto 2008) e Roma (13 novembre 2008). "Mauro della Giovanpaola: prestazioni sessuali a pagamento a Venezia tra il 17 e il 18 ottobre 2008; uso di un immobile con personale di servizio all'isola della Maddalena; messa a disposizione di tre autovetture Bmw; fornitura di mobili per la sua abitazione". Bertolaso, il giovane Anemone, i contanti e i favori sessuali. L'iscrizione di Guido Bertolaso al registro degli indagati per concorso in corruzione ha - a giudizio del gip - un fondamento probatorio evidente. "Sono emerse dalle intercettazioni telefoniche conversazioni nelle quali il Bertolaso viene menzionato o è uno degli interlocutori (...) È emerso che lo stesso Bertolaso intrattiene rapporti diretti con l'imprenditore Diego Anemone con il quale si incontra spesso di persona e in previsione dei quali Anemone di attiva di persona alla ricerca di denaro contante, tanto che gli investigatori ritengono abbia una certa fondatezza supporre che detti incontri siano stati finalizzati alla consegna di somme di denaro a Bertolaso". Il 23 settembre 2008 Anemone si sbatte per cercare 50mila euro in contanti in vista dell'incontro con il capo della Protezione civile, previsto per quella stessa sera. È l'unica traccia dell'ordinanza su un possibile passaggio di denaro. Ma non è chiaro, o quantomeno, gli investigatori non sono riusciti ad accertarlo, se effettivamente i due si vedano e se ci sia o meno consegna di contanti. È certo al contrario che Guido Bertolaso goda dei favori sessuali messi a disposizione da Anemone. Il 21 novembre 2008 Bertolaso è al telefono con Simone Rossetti (il lenone di Anemone): ""Sono Guido, buongiorno... Sono atterrato in quest'istante dagli Stati Uniti, se oggi pomeriggio, se Francesca potesse... io verrei volentieri... una ripassata". "Perfetto". "Perché so che è sempre molto occupata... siccome oggi pomeriggio sono abbastanza libero, ti richiamo fra un quarto d'ora"". L'appuntamento viene fissato per le 16. Una seconda prestazione sessuale è del 14 dicembre 2008 e ha luogo nel centro sportivo che è riconducibile Anemone ed è stato aggiudicatario della fetta più importante degli appalti per i Mondiali di nuoto 2009. "Tale prestazione - scrive il gip - è comprovata da intercettazioni con dialoghi del tutto espliciti e fortemente eloquenti e ha avuto luogo con una ragazza brasiliana presso il centro Salaria Sport Village". Il 17 febbraio 2009, dalle 15 alle 16, Bertolaso è ancora allo Sport Village, per "fare terapia con Francesca", "per riprendermi un pochettino", "per uno dei soliti massaggi". Anemone lo aspetta fuori dalla cabina e al telefono si lamenta con il suo lenone perché il capo della Protezione civile tarda a congedarsi dalla massaggiatrice: "Mannaggia sto a morì de freddo". Anemone, Balducci e la ricostruzione dell'Aquila. Le indagini - documenta l'ordinanza - accertano che Anemone "è di casa all'interno della Ferratella, dove oltre a Balducci, De Santis e Della Giovanpaola, ha rapporti con altri funzionari di rango minore che pure hanno piena consapevolezza dell'esistenza del "sistema gelatinoso": Maria Pia Forleo, Francesco Pintus e Fabrizio Ciotti. Fino al punto di alimentare una sorta di "cassa comune" per le piccole spese di rappresentanza". Naturalmente c'è dell'altro. A cominciare - scrive il gip - dai rapporti che si intrecciano tra Anemone e Balducci nella Erretifilm srl, società di produzione cinematografica che - come aveva scoperto un'inchiesta firmata da Fabrizio Gatti sull'Espresso del gennaio 2009 - vede come soci la moglie di Balducci (Rossana Thau) e la moglie di Anemone (Vanessa Pascucci). L'11 aprile 2009, a pochi giorni dal sisma che ha devastato L'Aquila, Balducci, in una lunga conversazione con Anemone "fa pesare il fatto che si è fatto promotore per l'inserimento delle imprese di Anemone nei lavori post terremoto ("Ti rendi conto? Chi oggi al posto mio si sarebbe mosso?") ed esce allo scoperto pretendendo in cambio che il figlio Filippo goda di qualche ulteriore beneficio ("Tra qualche giorno compie 30 anni e io mi chiedo come padre: che ho fatto per lui? Un cazzo")". Filippo troverà una sistemazione. D'altro canto, già il 6 aprile, in una conversazione tra gli imprenditori Francesco Maria De Vito Piscicelli, direttore tecnico dell'impresa Opere pubbliche e ambiente Spa di Roma, associata al consorzio Novus di Napoli e il cognato Gagliardi si capisce che c'è attesa per le mosse di Balducci sugli appalti: "Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c'è un terremoto al giorno". "Lo so", e ride. "Per carità, poveracci". "Va buò". "Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto". Le pressioni sulla stampa e il procuratore Toro Nelle intercettazioni della primavera 2009 Anemone e Balducci discutono con grande preoccupazione delle inchieste di Fabrizio Gatti e dell'interesse di Annozero e di Milena Gabanelli (Report). Per provare a contenerle - si legge nell'ordinanza - muovono tale "Patrizio La Bella, amico del giornalista Gatti", che a sua insaputa li informa di quello che il cronista ha in animo di fare. Ma "i contatti tra gli indagati si fanno frenetici e fitti il 28 gennaio 2010, quando il quotidiano "La Repubblica" pubblica un'inchiesta a firma di Paolo Berizzi e Fabio Tonacci". Gli indagati si muovono anche con Camillo Toro, commercialista e figlio del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, responsabile del pool dei reati contro la pubblica amministrazione (entrambi sono indagati). Il contatto con il magistrato e suo figlio è l'avvocato Edgardo Azzopardi ("Devo parlare con lui", dice a Camillo, che risponde: "Lascialo perdere che ce la vediamo noi"). Azzopardi il 17 dicembre 2009 parla con Toro e fissa un incontro di persona. Il 10 gennaio scorso parla con il figlio Camillo e lo esorta: "Assumi informazioni". Il 30 gennaio l'avvocato, al telefono, sembra aver avuto le informazioni: "Ci sono grossi problemi giudiziari in arrivo". Malinconico e Masi Il giovane Anemone rendeva felice anche Carlo Malinconico, in quel momento segretario generale alla presidenza del Consiglio e poi presidente della Fieg. "Su richiesta di Angelo Balducci l'imprenditore contribuiva all'organizzazione e pagamento di più soggiorni vacanza presso l'hotel "Il Pellicano" di Porto Santo Stefano". Naturalmente Malinconico non deve pagare un euro: "Mi raccomando, non è che si distraggono e gli fanno il conto". Anemone asseconda anche le richieste di Balducci perché assuma tale Anthony Smith, un tipo di Anacapri che Mauro Masi, direttore generale della Rai, gli aveva chiesto di sistemare. © Riproduzione riservata (11 febbraio 2010)
2010-02-11 Il testo dell'ordinanza che ha portato agli arresti e nella quale Bertolaso è indagato I magistrati parlano di "corruzione gelatinosa". I rapporti con l'imprenditore Anemone Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso Il capo della Protezione civile non disdegna i favori sessuali di una certa Francesca "Oggi pomeriggio sono libero... Verrei volentieri per una ripassata"di CARLO BONINI Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso Guido Bertolaso ROMA - Una "cricca dei banditi". Il gip di Firenze racconta la corruzione che ha governato gli appalti della Maddalena e la ricostruzione a L'Aquila. Le escort di Bertolaso e gli imprenditori che la notte del 6 aprile ridono pensando agli appalti. Il sistema, scrive il gip Rosario Lupo, funzionava così: "Angelo Balducci e Fabio De Santis, pubblici ufficiali presso il Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri, incaricati della gestione dei "grandi eventi" (Mondiali di nuoto di Roma 2009, G8 della Maddalena, 150° anniversario dell'Unità d'Italia) insieme a Mauro Della Giovanpaola, pubblico ufficiale della struttura di missione per il G8 della Maddalena hanno asservito la loro funzione pubblica (alquanto delicata, attesi gli enormi poteri a loro concessi e i rilevantissimi importi di denaro e risorse a carico della collettività) in modo totale e incondizionato agli interessi dell'imprenditore Diego Anemone (e non solo). Tale asservimento veniva ben retribuito con vari benefit di carattere economico e non, anche di grande rilevanza patrimoniale: utilità indirizzate o direttamente ai tre pubblici ufficiali o a loro parenti o a soggetti a loro amici (in particolare Anemone e i suoi collaboratori si mettevano a disposizione dei tre, in particolare di Balducci per risolvere loro qualsiasi tipo di esigenza, anche la più banale)". E il sistema, scrive ancora il gip, aveva un nome: "Gelatinoso". "Il caso in questione che ben potrebbe essere definito "storia di ordinaria corruzione" viene qui definito "gelatinoso". E non dagli investigatori ma dagli stessi protagonisti di tale inquietante vicenda di malaffare in una delle tante conversazioni telefoniche intercettate: "Il mio ragionamento è questo... Loro evidentemente stanno immersi in un liquido gelatinoso che è al limite dello scandalo" (...). Ma "sistema gelatinoso" non è l'unica definizione del Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Infatti la struttura cosiddetta della Ferratella (luogo dove ha sede il Dipartimento e di cui fanno parte Balducci, De Santis e Della Giovanpaola) viene definito - senza mezzi termini - dalle molto istruttive conversazioni telefoniche intercettate: "Cricca di banditi", "Banda di banditi", "Task force unita e compatta", "squadra collaudatissima", "combriccola", e i suoi componenti "bulldozer", "veri banditi", "gente che ruba tutto il rubabile", "persone da carcerare"".
Anche l'imprenditore Diego Anemone, del resto, a giudizio del gip, si dimostrava all'altezza della qualità della corruzione assicurata dal sistema in ragione del suo network di rapporti, a cominciare da quello con il Capo della Protezione civile e sottosegretario Guido Bertolaso: "È alquanto inquietante - si legge - che sussistano rapporti di collusione (che definire sospetti è mero eufemismo retorico) tra l'introdottissimo (nonostante la giovane età) Diego Anemone e il potente sottosegretario e capo della Protezione civile Guido Bertolaso (coinvolto nella gestione economica degli appalti aggiudicati con la normativa cosiddetta dei "grandi eventi") che, come risulta inequivocabilmente dalle intercettazioni telefoniche, frequenta spesso e volentieri Anemone e le sue strutture, per così dire, di "relax"". Gli appalti e il prezzo della corruzione. Nell'elenco che ne fa il gip, sono almeno cinque gli appalti pilotati da Balducci e la sua "combriccola" della Protezione civile: "Lo stadio centrale del tennis del Foro Italico (Mondiali di nuoto Roma 2009); il Nuovo museo dello sport italiano di Tor Vergata (Mondiali di nuoto); il completamento dell'Aeroporto internazionale dell'Umbria Sant'Egidio di Perugia (Celebrazioni 150 anni Unità d'Italia); la realizzazione Palazzo della conferenza e area delegati (G8 Maddalena); la residenza dell'Arsenale (G8 Maddalena)". Il prezzo della corruzione sono ristrutturazioni di immobili, auto di lusso a sbafo, assunzioni di domestici e figli, favori sessuali con pagamento di escort a domicilio. Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso Angelo Balducci
Scrive il gip: "Angelo Balducci: utilizzo di due utenze cellulari; personale di servizio nella proprietà di Montepulciano; uso di autovettura Bmw serie 5; messa a disposizione di Rosanna Thau (moglie di Balducci) di una Fiat 500; fornitura di mobili (un divano e due poltrone) per la proprietà di Montepulciano; esecuzione di lavori di manutenzione e riparazione negli immobili di Roma e Montepulciano; assunzione di Filippo Balducci (figlio di Angelo e della sua compagna Elena Petronela Buchila); messa a disposizione di Filippo Balducci di autovettura Bmw del valore di 71mila euro; lavori di ristrutturazione per l'appartamento di Filippo Balducci in via Latina a Roma con fornitura di materiali di arredo in legno e tessuti; viaggi a bordo di aerei privati; numerosi soggiorni su sua richiesta all'hotel Pellicano di Porto Santo Stefano; assunzione, su sua richiesta, di Anthony Smith e messa a disposizione di un'abitazione. "Fabio De Santis: affidamento di lavori pubblici in subappalto a Marco De Santis; utilizzo di un'utenza cellulare; fornitura di mobili destinati alla sua abitazione; prestazioni sessuali a pagamento a Venezia (17 ottobre e 28 agosto 2008) e Roma (13 novembre 2008). "Mauro della Giovanpaola: prestazioni sessuali a pagamento a Venezia tra il 17 e il 18 ottobre 2008; uso di un immobile con personale di servizio all'isola della Maddalena; messa a disposizione di tre autovetture Bmw; fornitura di mobili per la sua abitazione". Bertolaso, il giovane Anemone, i contanti e i favori sessuali. L'iscrizione di Guido Bertolaso al registro degli indagati per concorso in corruzione ha - a giudizio del gip - un fondamento probatorio evidente. "Sono emerse dalle intercettazioni telefoniche conversazioni nelle quali il Bertolaso viene menzionato o è uno degli interlocutori (...) È emerso che lo stesso Bertolaso intrattiene rapporti diretti con l'imprenditore Diego Anemone con il quale si incontra spesso di persona e in previsione dei quali Anemone di attiva di persona alla ricerca di denaro contante, tanto che gli investigatori ritengono abbia una certa fondatezza supporre che detti incontri siano stati finalizzati alla consegna di somme di denaro a Bertolaso". Il 23 settembre 2008 Anemone si sbatte per cercare 50mila euro in contanti in vista dell'incontro con il capo della Protezione civile, previsto per quella stessa sera. È l'unica traccia dell'ordinanza su un possibile passaggio di denaro. Ma non è chiaro, o quantomeno, gli investigatori non sono riusciti ad accertarlo, se effettivamente i due si vedano e se ci sia o meno consegna di contanti. È certo al contrario che Guido Bertolaso goda dei favori sessuali messi a disposizione da Anemone. Il 21 novembre 2008 Bertolaso è al telefono con Simone Rossetti (il lenone di Anemone): ""Sono Guido, buongiorno... Sono atterrato in quest'istante dagli Stati Uniti, se oggi pomeriggio, se Francesca potesse... io verrei volentieri... una ripassata". "Perfetto". "Perché so che è sempre molto occupata... siccome oggi pomeriggio sono abbastanza libero, ti richiamo fra un quarto d'ora"". L'appuntamento viene fissato per le 16. Una seconda prestazione sessuale è del 14 dicembre 2008 e ha luogo nel centro sportivo che è riconducibile Anemone ed è stato aggiudicatario della fetta più importante degli appalti per i Mondiali di nuoto 2009. "Tale prestazione - scrive il gip - è comprovata da intercettazioni con dialoghi del tutto espliciti e fortemente eloquenti e ha avuto luogo con una ragazza brasiliana presso il centro Salaria Sport Village". Il 17 febbraio 2009, dalle 15 alle 16, Bertolaso è ancora allo Sport Village, per "fare terapia con Francesca", "per riprendermi un pochettino", "per uno dei soliti massaggi". Anemone lo aspetta fuori dalla cabina e al telefono si lamenta con il suo lenone perché il capo della Protezione civile tarda a congedarsi dalla massaggiatrice: "Mannaggia sto a morì de freddo". Anemone, Balducci e la ricostruzione dell'Aquila. Le indagini - documenta l'ordinanza - accertano che Anemone "è di casa all'interno della Ferratella, dove oltre a Balducci, De Santis e Della Giovanpaola, ha rapporti con altri funzionari di rango minore che pure hanno piena consapevolezza dell'esistenza del "sistema gelatinoso": Maria Pia Forleo, Francesco Pintus e Fabrizio Ciotti. Fino al punto di alimentare una sorta di "cassa comune" per le piccole spese di rappresentanza". Naturalmente c'è dell'altro. A cominciare - scrive il gip - dai rapporti che si intrecciano tra Anemone e Balducci nella Erretifilm srl, società di produzione cinematografica che - come aveva scoperto un'inchiesta firmata da Fabrizio Gatti sull'Espresso del gennaio 2009 - vede come soci la moglie di Balducci (Rossana Thau) e la moglie di Anemone (Vanessa Pascucci). L'11 aprile 2009, a pochi giorni dal sisma che ha devastato L'Aquila, Balducci, in una lunga conversazione con Anemone "fa pesare il fatto che si è fatto promotore per l'inserimento delle imprese di Anemone nei lavori post terremoto ("Ti rendi conto? Chi oggi al posto mio si sarebbe mosso?") ed esce allo scoperto pretendendo in cambio che il figlio Filippo goda di qualche ulteriore beneficio ("Tra qualche giorno compie 30 anni e io mi chiedo come padre: che ho fatto per lui? Un cazzo")". Filippo troverà una sistemazione. D'altro canto, già il 6 aprile, in una conversazione tra gli imprenditori Francesco Maria De Vito Piscicelli, direttore tecnico dell'impresa Opere pubbliche e ambiente Spa di Roma, associata al consorzio Novus di Napoli e il cognato Gagliardi si capisce che c'è attesa per le mosse di Balducci sugli appalti: "Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c'è un terremoto al giorno". "Lo so", e ride. "Per carità, poveracci". "Va buò". "Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto". Le pressioni sulla stampa e il procuratore Toro Nelle intercettazioni della primavera 2009 Anemone e Balducci discutono con grande preoccupazione delle inchieste di Fabrizio Gatti e dell'interesse di Annozero e di Milena Gabanelli (Report). Per provare a contenerle - si legge nell'ordinanza - muovono tale "Patrizio La Bella, amico del giornalista Gatti", che a sua insaputa li informa di quello che il cronista ha in animo di fare. Ma "i contatti tra gli indagati si fanno frenetici e fitti il 28 gennaio 2010, quando il quotidiano "La Repubblica" pubblica un'inchiesta a firma di Paolo Berizzi e Fabio Tonacci". Gli indagati si muovono anche con Camillo Toro, commercialista e figlio del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, responsabile del pool dei reati contro la pubblica amministrazione (entrambi sono indagati). Il contatto con il magistrato e suo figlio è l'avvocato Edgardo Azzopardi ("Devo parlare con lui", dice a Camillo, che risponde: "Lascialo perdere che ce la vediamo noi"). Azzopardi il 17 dicembre 2009 parla con Toro e fissa un incontro di persona. Il 10 gennaio scorso parla con il figlio Camillo e lo esorta: "Assumi informazioni". Il 30 gennaio l'avvocato, al telefono, sembra aver avuto le informazioni: "Ci sono grossi problemi giudiziari in arrivo". Malinconico e Masi Il giovane Anemone rendeva felice anche Carlo Malinconico, in quel momento segretario generale alla presidenza del Consiglio e poi presidente della Fieg. "Su richiesta di Angelo Balducci l'imprenditore contribuiva all'organizzazione e pagamento di più soggiorni vacanza presso l'hotel "Il Pellicano" di Porto Santo Stefano". Naturalmente Malinconico non deve pagare un euro: "Mi raccomando, non è che si distraggono e gli fanno il conto". Anemone asseconda anche le richieste di Balducci perché assuma tale Anthony Smith, un tipo di Anacapri che Mauro Masi, direttore generale della Rai, gli aveva chiesto di sistemare. © Riproduzione riservata (11 febbraio 2010)
L'ordinanza parla di "prestazioni sessuali" messe a disposizione del capo della Protezione civile "Una storia di ordinaria corruzione". Domani gli interrogatori per i 4 arrestati Il gip: "Per Bertolaso organizzata festa 'megagalattica' con sesso" Malinconico: "Ho sempre pagato per i miei soggiorni all'Hotel Il Pellicano" L'avvocato del sottosegretario: "Siamo in presenza di un grande equivoco" Il gip: "Per Bertolaso organizzata festa 'megagalattica' con sesso" Guido Bertolaso ROMA - L'imprenditore romano Diego Anemone, finito in manette per essere ritenuto il presunto corruttore del sottosegretario Guido Bertolaso e altri pubblici ufficiali per favoritismi negli appalti di alcune grandi opere, tra cui il G8 alla Maddalena, si era dato da fare per "organizzare una 'cosa megagalattica a base di sesso' in favore del Bertolaso". Lo scrive il gip di Firenze nella sua ordinanza, sulla base dei testi di alcune intercettazioni. Emergono così nuovi particolari sull'inchiesta che ha travolto i vertici della Protezione civile e le persone coinvolte negli appalti della Maddalena. Una "storia di ordinaria corruzione", come l'ha ribattezzata il gip Rosario Lupo, "gravissima per la sistematicità delle condotte e dei rapporti illeciti". Per l'avvocato Filippo Dinacci, difensore appena nominato da Guido Bertolaso, "siamo in presenza di un grande equivoco che sarà quanto prima chiarito". Le "prestazioni sessuali" al centro benessere. Secondo quanto ricostruito dal gip, il capo della Protezione civile avrebbe goduto di "prestazioni sessuali" presso il "centro benessere riconducibile all'Anemone". "Il tenore delle conversazioni intercettate non consente interpretazioni diverse", si legge nel provvedimento: a Bertolaso erano state messe a disposizione "prestazioni sessuali" presso il centro benessere. La "festa megagalattica" - risulta dalle intercettazioni - è poi saltata a causa di un impegno del capo della Protezione civile. "Un'occasione, peraltro, che verrà sfruttata dal Bertolaso solo in un momento successivo", precisa il gip. Nell'ordinanza si ribadisce che nel "centro benessere Salaria sport village, riconducibile alla stessa famiglia Anemone", Bertolaso usufruì "non solo di 'massaggi', ma anche di vere e proprie prestazioni sessuali", come proverebbero diverse conversazioni intercettate.
Interrogatori per i quattro arrestati. E proprio Diego Anemone verrà interrogato domani insieme ad Angelo Balducci, Mauro della Giovampaola e Fabio De Santis, tutti arrestati ieri nell'ambito dell'inchiesta della procura di Firenze. De Santis, arrestato a Milano e assistito dall'avvocato Remo Pannan, sarà sentito per rogatoria nel capoluogo lombardo; Balducci (assistito da Franco Coppi e Gabriele Zanobini), della Giovampaola (assistito da Antonio Albano) e Anemone (assistito da Adriana Boscagli e Gianluca Riitana) saranno invece interrogati nel carcere di Regina Coeli a Roma dal gip fiorentino Rosario Lupo, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare. Malinconico: "Sempre pagato per i soggiorni al Pellicano". "Ho sempre pagato per i miei soggiorni e non ho mai avuto rapporti con Anemone". Così l'attuale presidente della Fieg Carlo Malinconico risponde alle indiscrezioni riportate oggi da Repubblica rispetto ai suoi rapporti con Balducci e Anemone e ai suoi soggiorni nell'hotel il Pellicano. "Sono stato presentato all'Hotel in questione dall'ingegner Balducci, che ricopriva carica istituzionale. Non conosco, invece, né ho avuto rapporti con l'imprenditore Anemone. Ricordo comunque di aver pagato per i miei soggiorni a Il Pellicano, pagamenti di cui sono in grado di recuperare le ricevute fiscali". All'epoca dei fatti Malinconico era segretatrio generale alla presidenza del Consiglio. L'intercettazione: l'organizzazione della festa. Secondo la ricostruzione del gip di Firenze, Anemone avrebbe deciso di organizzare una "mega festa" per Bertolaso subito dopo averlo incontrato nel settembre del 2008 per comunicargli i maggiori costi previsti per l'esecuzione delle opere del G8. Dal testo dell'intercettazione emerge che la festa, alla fine, era stata rimandata "ad altra occasione". Bertolaso al telefono con Rossetti. Il 21 novembre del 2008 Bertolaso è al telefono con Rossetti, gestore del centro benessere Salaria sport village. Bertolaso chiede a Rossetti di avere "il solito", "quella brava". "Sono Guido, buongiorno... Sono atterrato in questo istante dagli Stati Uniti, se oggi pomeriggio, se Francesca potesse... Io verrei volentieri, una ripassatina". "Perfetto", risponde Rossetti. "Perché so che è sempre molto occupata... siccome oggi pomeriggio sono abbastanza libero, ti richiamo tra un quarto d'ora". Il gip: "Storia di ordinaria corruzione". Così il gip di Firenze ha definito l'inchiesta che ruota attorno al sottosegretario Bertolaso. Per spiegare "l'ordinaria corruzione" il magistrato ricostruisce le tangenti pagate con denaro, ville, auto di lusso ed escort in cambio di appalti milionari per il lavori del G8 alla Maddalena e la realizzazione o la ristrutturazione di imponenti impianti sportivi in occasione dei mondiali di nuoto del 2009 a Roma. "I fatti sono gravissimi - scrive il gip - proprio per la sistematicità delle condotte illecite e dei rapporti illeciti di cointeressenza tra gli indagati e le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed economiche ai danni del bilancio dello Stato". Ripercussioni, prosegue il gip, rese possibili "da una normativa ampiamente derogatoria delle ordinarie regole in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici". (11 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Cronaca
L'intercettazione Anemone al telefono prepara la "mega festa" per Bertolaso ROMA - Secondo la ricostruzione del gip di Firenze, Anemone avrebbe deciso di organizzare una "mega festa" per Bertolaso subito dopo averlo incontrato nel settembre del 2008 per comunicargli i maggiori costi previsti per l'esecuzione delle opere del G8. Dal testo dell'intercettazione emerge che la festa, alla fine, è stata rimandata "ad altra occasione". Il 21 settembre, a incontro avvenuto, il giovane imprenditore si attiva per l'organizzazione della "cosa megagalattica". Di seguito alcuni passi delle intercettazioni tra Anemone e Rossetti, gestore di Salaria sport village, ora indagato. ROSSETTI: ...capo ANEMONE: ...eccomi R.:...allora domenica prossima alle 8 A.:...di quello che parlavamo prima...? R.:... si si... cosa megagalattica A.:...ma li da voi? R....chiudo il circolo due ore prima...festa al Centro Benessere A.:...benissimo okay R.:... (inc)... con lui A.:...eh? R.:...tre persone con lui (...) A.:...grazie... quindi l'ora a che ora è? R.:...io direi per le 8 così ci organizziamo.. un pò di frutta prima... champagne... frutta ... un pò di colori fuori... cose Il 23 settembre altra conversazione intercettata tra i due: ANEMONE: ...2 cose... la prima al 99% domenica va bene ROSSETTI: ...okay... perfetto A.:...me lo conferma sabato... però m'ha detto che al 99%... si R.:... okay... sicuramente ci costerà qualche soldino A.: non mi frega un c. Simò R.:...no, no, io 'ste cose A.:...si', sì, però mi raccomando...la riservatezza tua e basta... Simò R.:... ah...Diè...tranquillo proprio... I due parlano ancora della festa il 25 settembre: ROSSETTI:...senti quante situazioni devo creare?...una...due ANEMONE:....io penso due... lui si diverte... due R.:...tre?...che ne so! A.:...eh la Madonna! R.:...(ride) va bene... a posto A.:...di qualità! R.:...assolutamente Bertolaso, in una telefonata ad Anemone del 27 settembre, spiega però di non poter essere a Roma la sera dopo, domenica. ANEMONE.: ...quindi non ci sei domani sera BERTOLASO: ...no domani sera... ahimè non ci sono A.:... ho capito... B.: ...però conto che l'offerta possa essere ripetuta ovviamente in un'altra occasione (...) A.:...come no! come no!...grazie...ci sentiamo in settimana. (11 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Cronaca
Il testo dell'ordinanza che ha portato agli arresti e nella quale Bertolaso è indagato I magistrati parlano di "corruzione gelatinosa". I rapporti con l'imprenditore Anemone Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso Il capo della Protezione civile non disdegna i favori sessuali di una certa Francesca "Oggi pomeriggio sono libero... Verrei volentieri per una ripassata"di CARLO BONINI Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso Guido Bertolaso ROMA - Una "cricca dei banditi". Il gip di Firenze racconta la corruzione che ha governato gli appalti della Maddalena e la ricostruzione a L'Aquila. Le escort di Bertolaso e gli imprenditori che la notte del 6 aprile ridono pensando agli appalti. Il sistema, scrive il gip Rosario Lupo, funzionava così: "Angelo Balducci e Fabio De Santis, pubblici ufficiali presso il Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri, incaricati della gestione dei "grandi eventi" (Mondiali di nuoto di Roma 2009, G8 della Maddalena, 150° anniversario dell'Unità d'Italia) insieme a Mauro Della Giovanpaola, pubblico ufficiale della struttura di missione per il G8 della Maddalena hanno asservito la loro funzione pubblica (alquanto delicata, attesi gli enormi poteri a loro concessi e i rilevantissimi importi di denaro e risorse a carico della collettività) in modo totale e incondizionato agli interessi dell'imprenditore Diego Anemone (e non solo). Tale asservimento veniva ben retribuito con vari benefit di carattere economico e non, anche di grande rilevanza patrimoniale: utilità indirizzate o direttamente ai tre pubblici ufficiali o a loro parenti o a soggetti a loro amici (in particolare Anemone e i suoi collaboratori si mettevano a disposizione dei tre, in particolare di Balducci per risolvere loro qualsiasi tipo di esigenza, anche la più banale)". E il sistema, scrive ancora il gip, aveva un nome: "Gelatinoso". "Il caso in questione che ben potrebbe essere definito "storia di ordinaria corruzione" viene qui definito "gelatinoso". E non dagli investigatori ma dagli stessi protagonisti di tale inquietante vicenda di malaffare in una delle tante conversazioni telefoniche intercettate: "Il mio ragionamento è questo... Loro evidentemente stanno immersi in un liquido gelatinoso che è al limite dello scandalo" (...). Ma "sistema gelatinoso" non è l'unica definizione del Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Infatti la struttura cosiddetta della Ferratella (luogo dove ha sede il Dipartimento e di cui fanno parte Balducci, De Santis e Della Giovanpaola) viene definito - senza mezzi termini - dalle molto istruttive conversazioni telefoniche intercettate: "Cricca di banditi", "Banda di banditi", "Task force unita e compatta", "squadra collaudatissima", "combriccola", e i suoi componenti "bulldozer", "veri banditi", "gente che ruba tutto il rubabile", "persone da carcerare"".
Anche l'imprenditore Diego Anemone, del resto, a giudizio del gip, si dimostrava all'altezza della qualità della corruzione assicurata dal sistema in ragione del suo network di rapporti, a cominciare da quello con il Capo della Protezione civile e sottosegretario Guido Bertolaso: "È alquanto inquietante - si legge - che sussistano rapporti di collusione (che definire sospetti è mero eufemismo retorico) tra l'introdottissimo (nonostante la giovane età) Diego Anemone e il potente sottosegretario e capo della Protezione civile Guido Bertolaso (coinvolto nella gestione economica degli appalti aggiudicati con la normativa cosiddetta dei "grandi eventi") che, come risulta inequivocabilmente dalle intercettazioni telefoniche, frequenta spesso e volentieri Anemone e le sue strutture, per così dire, di "relax"". Gli appalti e il prezzo della corruzione. Nell'elenco che ne fa il gip, sono almeno cinque gli appalti pilotati da Balducci e la sua "combriccola" della Protezione civile: "Lo stadio centrale del tennis del Foro Italico (Mondiali di nuoto Roma 2009); il Nuovo museo dello sport italiano di Tor Vergata (Mondiali di nuoto); il completamento dell'Aeroporto internazionale dell'Umbria Sant'Egidio di Perugia (Celebrazioni 150 anni Unità d'Italia); la realizzazione Palazzo della conferenza e area delegati (G8 Maddalena); la residenza dell'Arsenale (G8 Maddalena)". Il prezzo della corruzione sono ristrutturazioni di immobili, auto di lusso a sbafo, assunzioni di domestici e figli, favori sessuali con pagamento di escort a domicilio. Balducci e i suoi amici, la cricca degli appalti Ville, escort, assunzioni e auto di lusso Angelo Balducci
Scrive il gip: "Angelo Balducci: utilizzo di due utenze cellulari; personale di servizio nella proprietà di Montepulciano; uso di autovettura Bmw serie 5; messa a disposizione di Rosanna Thau (moglie di Balducci) di una Fiat 500; fornitura di mobili (un divano e due poltrone) per la proprietà di Montepulciano; esecuzione di lavori di manutenzione e riparazione negli immobili di Roma e Montepulciano; assunzione di Filippo Balducci (figlio di Angelo e della sua compagna Elena Petronela Buchila); messa a disposizione di Filippo Balducci di autovettura Bmw del valore di 71mila euro; lavori di ristrutturazione per l'appartamento di Filippo Balducci in via Latina a Roma con fornitura di materiali di arredo in legno e tessuti; viaggi a bordo di aerei privati; numerosi soggiorni su sua richiesta all'hotel Pellicano di Porto Santo Stefano; assunzione, su sua richiesta, di Anthony Smith e messa a disposizione di un'abitazione. "Fabio De Santis: affidamento di lavori pubblici in subappalto a Marco De Santis; utilizzo di un'utenza cellulare; fornitura di mobili destinati alla sua abitazione; prestazioni sessuali a pagamento a Venezia (17 ottobre e 28 agosto 2008) e Roma (13 novembre 2008). "Mauro della Giovanpaola: prestazioni sessuali a pagamento a Venezia tra il 17 e il 18 ottobre 2008; uso di un immobile con personale di servizio all'isola della Maddalena; messa a disposizione di tre autovetture Bmw; fornitura di mobili per la sua abitazione". Bertolaso, il giovane Anemone, i contanti e i favori sessuali. L'iscrizione di Guido Bertolaso al registro degli indagati per concorso in corruzione ha - a giudizio del gip - un fondamento probatorio evidente. "Sono emerse dalle intercettazioni telefoniche conversazioni nelle quali il Bertolaso viene menzionato o è uno degli interlocutori (...) È emerso che lo stesso Bertolaso intrattiene rapporti diretti con l'imprenditore Diego Anemone con il quale si incontra spesso di persona e in previsione dei quali Anemone di attiva di persona alla ricerca di denaro contante, tanto che gli investigatori ritengono abbia una certa fondatezza supporre che detti incontri siano stati finalizzati alla consegna di somme di denaro a Bertolaso". Il 23 settembre 2008 Anemone si sbatte per cercare 50mila euro in contanti in vista dell'incontro con il capo della Protezione civile, previsto per quella stessa sera. È l'unica traccia dell'ordinanza su un possibile passaggio di denaro. Ma non è chiaro, o quantomeno, gli investigatori non sono riusciti ad accertarlo, se effettivamente i due si vedano e se ci sia o meno consegna di contanti. È certo al contrario che Guido Bertolaso goda dei favori sessuali messi a disposizione da Anemone. Il 21 novembre 2008 Bertolaso è al telefono con Simone Rossetti (il lenone di Anemone): ""Sono Guido, buongiorno... Sono atterrato in quest'istante dagli Stati Uniti, se oggi pomeriggio, se Francesca potesse... io verrei volentieri... una ripassata". "Perfetto". "Perché so che è sempre molto occupata... siccome oggi pomeriggio sono abbastanza libero, ti richiamo fra un quarto d'ora"". L'appuntamento viene fissato per le 16. Una seconda prestazione sessuale è del 14 dicembre 2008 e ha luogo nel centro sportivo che è riconducibile Anemone ed è stato aggiudicatario della fetta più importante degli appalti per i Mondiali di nuoto 2009. "Tale prestazione - scrive il gip - è comprovata da intercettazioni con dialoghi del tutto espliciti e fortemente eloquenti e ha avuto luogo con una ragazza brasiliana presso il centro Salaria Sport Village". Il 17 febbraio 2009, dalle 15 alle 16, Bertolaso è ancora allo Sport Village, per "fare terapia con Francesca", "per riprendermi un pochettino", "per uno dei soliti massaggi". Anemone lo aspetta fuori dalla cabina e al telefono si lamenta con il suo lenone perché il capo della Protezione civile tarda a congedarsi dalla massaggiatrice: "Mannaggia sto a morì de freddo". Anemone, Balducci e la ricostruzione dell'Aquila. Le indagini - documenta l'ordinanza - accertano che Anemone "è di casa all'interno della Ferratella, dove oltre a Balducci, De Santis e Della Giovanpaola, ha rapporti con altri funzionari di rango minore che pure hanno piena consapevolezza dell'esistenza del "sistema gelatinoso": Maria Pia Forleo, Francesco Pintus e Fabrizio Ciotti. Fino al punto di alimentare una sorta di "cassa comune" per le piccole spese di rappresentanza". Naturalmente c'è dell'altro. A cominciare - scrive il gip - dai rapporti che si intrecciano tra Anemone e Balducci nella Erretifilm srl, società di produzione cinematografica che - come aveva scoperto un'inchiesta firmata da Fabrizio Gatti sull'Espresso del gennaio 2009 - vede come soci la moglie di Balducci (Rossana Thau) e la moglie di Anemone (Vanessa Pascucci). L'11 aprile 2009, a pochi giorni dal sisma che ha devastato L'Aquila, Balducci, in una lunga conversazione con Anemone "fa pesare il fatto che si è fatto promotore per l'inserimento delle imprese di Anemone nei lavori post terremoto ("Ti rendi conto? Chi oggi al posto mio si sarebbe mosso?") ed esce allo scoperto pretendendo in cambio che il figlio Filippo goda di qualche ulteriore beneficio ("Tra qualche giorno compie 30 anni e io mi chiedo come padre: che ho fatto per lui? Un cazzo")". Filippo troverà una sistemazione. D'altro canto, già il 6 aprile, in una conversazione tra gli imprenditori Francesco Maria De Vito Piscicelli, direttore tecnico dell'impresa Opere pubbliche e ambiente Spa di Roma, associata al consorzio Novus di Napoli e il cognato Gagliardi si capisce che c'è attesa per le mosse di Balducci sugli appalti: "Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c'è un terremoto al giorno". "Lo so", e ride. "Per carità, poveracci". "Va buò". "Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto". Le pressioni sulla stampa e il procuratore Toro Nelle intercettazioni della primavera 2009 Anemone e Balducci discutono con grande preoccupazione delle inchieste di Fabrizio Gatti e dell'interesse di Annozero e di Milena Gabanelli (Report). Per provare a contenerle - si legge nell'ordinanza - muovono tale "Patrizio La Bella, amico del giornalista Gatti", che a sua insaputa li informa di quello che il cronista ha in animo di fare. Ma "i contatti tra gli indagati si fanno frenetici e fitti il 28 gennaio 2010, quando il quotidiano "La Repubblica" pubblica un'inchiesta a firma di Paolo Berizzi e Fabio Tonacci". Gli indagati si muovono anche con Camillo Toro, commercialista e figlio del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, responsabile del pool dei reati contro la pubblica amministrazione (entrambi sono indagati). Il contatto con il magistrato e suo figlio è l'avvocato Edgardo Azzopardi ("Devo parlare con lui", dice a Camillo, che risponde: "Lascialo perdere che ce la vediamo noi"). Azzopardi il 17 dicembre 2009 parla con Toro e fissa un incontro di persona. Il 10 gennaio scorso parla con il figlio Camillo e lo esorta: "Assumi informazioni". Il 30 gennaio l'avvocato, al telefono, sembra aver avuto le informazioni: "Ci sono grossi problemi giudiziari in arrivo". Malinconico e Masi Il giovane Anemone rendeva felice anche Carlo Malinconico, in quel momento segretario generale alla presidenza del Consiglio e poi presidente della Fieg. "Su richiesta di Angelo Balducci l'imprenditore contribuiva all'organizzazione e pagamento di più soggiorni vacanza presso l'hotel "Il Pellicano" di Porto Santo Stefano". Naturalmente Malinconico non deve pagare un euro: "Mi raccomando, non è che si distraggono e gli fanno il conto". Anemone asseconda anche le richieste di Balducci perché assuma tale Anthony Smith, un tipo di Anacapri che Mauro Masi, direttore generale della Rai, gli aveva chiesto di sistemare.
Il capogruppo del Pd alla Camera chiede al sottosegretario "di dimostrare fino in fondo la sua sensibilità già dimostrata" Franceschini: "Bertolaso confermi le sue dimissioni dagli incarichi" Le dichiarazioni di Massimo Donadi (Idv) e Maurizio Gasparri (Pdl) Franceschini: "Bertolaso confermi le sue dimissioni dagli incarichi" Dario Franceschini ROMA - "In un Paese non anomalo una persona in quella situazione, anche per difendersi meglio, rassegna le dimissioni. Noi abbiamo apprezzato la sensibilità mostrata ieri da Bertolaso. Sta ora a lui stesso confermare quella sensibilità istituzionale". Dario Franceschini - ospite di Repubblica Tv - ha chiesto al sottosegretario alla Protezione civile di ribadire la sua volontà di dimettersi, nonostante il presidente del Consiglio, ieri, abbia respinto la sua decisione. "Non si possono emettere sentenze, la giustizia deve fare il suo mestiere e non deve essere ostacolata. La politica non deve mettere i bastoni nelle ruote - ha spiegato il capogruppo del Pd alla Camera, a proposito della vicenda delle indagini sul G8. Ma c'è una parte che riguarda la politica. C'è un decreto approvato al Senato e calendarizzato la settimana prossima alla Camera. Contiene delle cose inaccettabili. Ho chiesto che la maggioranza rinuncia quel decreto, che trasforma la Protezione civile in una Spa". Per Franceschini, il decreto "deforma completamente le regole, sottrae tutto alla pubblicità delle regole, viene privatizzato il sistema della Protezione civile. Nel Dl c'è anche una norma che grida vendetta: è previsto che fino al novembre 2011 non possono essere avviate azioni giudiziarie nei confronti dei commissari e quelle in corso sono sospese. E' incostituzionale, oltre che assurdo". Massimo Donadi (Idv). "Berlusconi e Bertolaso sono al vertice di un sistema che gestisce senza alcun controllo una enorme quantità di denaro pubblico. Sono una nuova loggia, la B2". Lo afferma il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. "Il quadro che emerge dalle indagini - aggiunge Donadi - è sempre più inquietante e svela l'esistenza di una rete di interessi molto ampia. Il ricorso allo stato d'emergenza, che permette di operare in deroga alla normale legislazione, è diventato la regola in Italia e questo ha consentito la nascita e la stabilizzazione di un sistema criminogeno di gestione delle risorse". "Le indagini della magistratura - conclude il capogruppo Idv - stabiliranno se ci sono responsabilità penali, di certo ci sono pesanti responsabilità politiche. Il governo dovrebbe prenderne atto ed agire di conseguenza".
Maurizio Gasparri (Pdl). Il caso Bertolaso? "E' certamente singolare la tempistica. Guido Bertolaso è conosciuto per l'efficienza dei suoi interventi. Pensiamo alla ricostruzione in Abruzzo dove, senza mettere tasse, le case, case vere, sono state consegnate alla popolazione. Ed anche in tutte le altre vicende in cui Bertolaso è intervenuto ci sono stati sempre risultati efficienti". Così il capogruppo al Senato del Popolo della Libertà, Maurizio Gasparri. "Ora, però, credo che si debba fare un accertamento rapido, che sia compatibile anche con le necessità della nostra Protezione civile, che non può rimanere sulla graticola a lungo. Si farebbe un danno alla sicurezza del Paese." Orazio Licandro (PdCI). "Bertolaso non trasformi la cosa in una carnevalata". E' quanto afferma Orazio Licandro, della segreteria nazionale del PdCI - Federazione della sinistra, che continua: "La lettura sulla stampa di oggi, che rendiconta dell'ordinanza del gip Lupo, lascia sgomenti e non può permettere nè secondi tempi e nè tempi supplementari sulle dimissioni. La cosiddetta 'corruzione gelatinosa' di cui parla la stampa, rischia infatti di essere il nuovo emblema di questi bui e terribili tempi". Gianni Chiodi (Pdl, presidente Regione Abruzzo). Secondo Chiodi, che è anche Commissario straordinario per la ricostruzione, la vicenda che vede coinvolto il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, "spinge a una riflessione sulla possibilità di agire o meno in regime di emergenza". "Penso a quello che è successo in Abruzzo - ha dichiarato -. E' giusto che nei primi mesi si sia agito con un passo diverso, dettato dalla logica emergenziale. Si trattava di salvare vite umane". A proposito delle accuse alla Protezione civile di mancata trasparenza, Chiodi ha risposto con questa valutazione: "nei primi mesi era importante agire subito, ora ci sarà il tempo per tutte le spiegazioni".
La Confindustria d'Abruzzo. Il Presidente di Confindustria Abruzzo, Calogero Riccardo Marrollo, in una nota esprime "la massima stima personale e piena solidarietà " a Guido bertolaso per la vicenda del G8 alla Maddalena. "Ritengo - afferma Marollo - che sentimenti di gratitudine, apprezzamento e abnegazione rappresentino l'espressione nella quale raccogliere tutta la stima nei suoi confronti e verso la nostra Protezione Civile, certamente tra le migliori al mondo. Ritengo - ha aggiunto Marollo - che lei sia persona onesta e competente che fa bene all'Italia e, per le note vicende del 6 aprile, ne ha fatto tanto a L'Aquila e all'Abruzzo, con competenza, rigore, fraternità e umanità ". (11 febbraio 2010)
I burocrati del Cavaliere di GIUSEPPE D'AVANZO Berlusconi ricomincia là dove s'era interrotto. Riprende il suo lavoro da Bonn, dallo spirito populista, bonapartista e anticostituzionale che ha accaldato il suo intervento al congresso del Partito Popolare Europeo. In quell'occasione, il premier denuncia due organi supremi di garanzia: la presidenza della Repubblica e la Corte costituzionale. Li accusa di essere strumenti politici di parte, al servizio di un "partito dei giudici della sinistra" che avrebbe "scatenato la caccia" contro il premier. Schernisce la Costituzione. Annuncia di volerla, di "doverla" cambiare. In nome del popolo sovrano. Quel giorno, 10 dicembre 2009, diviene chiaro "il sentimento da abusivo con cui il primo ministro italiano abita le istituzioni, mentre le guida". Egli si sente un estraneo nell'architettura istituzionale che dovrebbe rappresentare. Un estraneo e un prigioniero, perché quell'architettura egli l'avverte come un'armatura che lo soffoca e deprime, mentre pretende di dominarla e maneggiarla come fosse morbida pelle. Quel giorno a Bonn, come osservò Repubblica, è nitida la sfida che Berlusconi lancia: non vuole essere, tra gli altri, garante di un ordinamento. Vuole creare, sotto il segno dello stato d'eccezione, un nuovo ordine che riconosca il suo potere distinto e sovraordinato rispetto a tutti gli altri poteri repubblicani che si bilanciano tra di loro: "il leader del popolo che lo sceglie nel voto", quindi liberato di ogni contrappeso dall'unzione suprema di una sovranità inviolabile. Venne poi il 13 dicembre, piazza Duomo, quel matto di Massimo Tartaglia, l'aggressione e la violenza, il volto insanguinato del premier e, per settimane, l'estremo grado di intensità di un discorso pubblico declinato intorno alla distinzione di amico/nemico apparve una strada senza uscita a molta parte del Paese. Sfratta ogni illusione di una nuova temperie la sortita che dà avvio, dopo quella crisi, al nuovo anno politico. Come d'abitudine, si consuma in un ambiente "compatibile", protetto dal suo "notaio" televisivo, nelle forme del flusso verbale ininterrotto che eclissa fatti (come la vulnerabilità cui lo espone una vita capricciosa); nasconde le proprie responsabilità (come per la character assassination di Dino Boffo, schiacciato con un documento falso dal suo giornale). Il premier ritorna su un suo chiodo fisso. Rivendica il diritto di decidere quali sono, dove sono i "nemici", quei gruppi professionali che minacciandolo aggrediscono - sostiene - l'esistenza dello Stato stesso che egli, per volontà popolare, incarna. Naturalmente, a Roma come a Bonn, comincia dai magistrati. Dice: "Non si può governare attaccati da pubblici dipendenti quali sono i giudici. Rispondere all'uso politico della giustizia con un uso democratico del voto popolare è legittimo e assolutamente doveroso". Lasciamo perdere la solita polemica sull'"uso politico della giustizia". Pare più essenziale osservare che ancora una volta Berlusconi interpreta, con coerenza - ieri come oggi e come accadrà domani - il quadro politico-istituzionale intorno al divisivo concetto di amico/nemico. I magistrati sono "nemici" perché (come ogni altro organo di garanzia e di controllo) impediscono al sovrano di governare, perché sorvegliano le sue decisioni e quella vigilanza è un ostacolo che crea uno status necessitatis, l'urgenza di provvedimenti legislativi che ne riducano i poteri (con una riforma della giustizia) proteggendo al tempo stesso chi governa dalla loro azione (con le leggi immunitarie). A rendere ancora più chiaro qual è lo spirito "costituente" che agita il premier è il fatto del giorno: l'indagine penale che coinvolge Guido Bertolaso. La coincidenza aiuta a capire.
Il "padrone" della Protezione civile rappresenta alla luce del sole, nel modo più vivido, il nuovo "ordine" che Berlusconi esige. Bertolaso interpreta il paradigma della "militarizzazione della decisione politica" che il premier immagina debba essere lo strumento d'uso quotidiano del governo, il dispositivo che consente di sospendere le norme, di trasformare il diritto in una decisione che va liberata dal perimetro in cui la costringe la legge. La Protezione civile di Guido Bertolaso ha rappresentato e rappresenta appunto questo: il sostanziale svuotamento della partecipazione politica a vantaggio della verticalizzazione della decisione politica. E' accaduto in alcune occasioni - e va detto - per evidenti necessità, come per i rifiuti di Napoli e il terremoto dell'Aquila. Ma intorno a queste indiscutibili urgenze, la Protezione civile è cresciuta su se stessa per volontà di Berlusconi, in un vuoto di diritto, con emergenze raccontate e immaginate come estreme o improrogabili. Tutto si è trasformato in stato di necessità. Il G8 della Maddalena; i Mondiali di nuoto; l'Expo di Milano; il quattrocentesimo anniversario della nascita di San Giuseppe da Copertino a Lecce; il congresso eucaristico nazionale, previsto ad Ancona nel settembre del 2011. Conta qui osservare il metodo che la fortuna politica e istituzionale di Bertolaso ci propone, o meglio ci conferma. In uno "Stato legislativo", dove quel che conta è la legalità e chi esercita il potere agisce "in nome della legge", le burocrazie sono "neutrali", uno strumento puramente tecnico che serve orientamenti politici diversi e anche opposti. Berlusconi non vuole essere l'anonimo esecutore di leggi e norme (lo si sa, lo si è già detto). Egli non intende governare in nome della legge, ma in nome della "necessità concreta". Pretende che lo Stato si muova dietro le "emergenze" (autentiche o artefatte che siano, non importa), vuole che il governo decida delle "situazioni" che ritiene prioritarie. Berlusconi s'immagina alla guida di uno "Stato governativo" che si definisce per la qualità decisiva che riconosce al comando concreto, applicabile subito, assolutamente necessario e virtualmente temporaneo, sempre conflittuale perché esclude e differenzia. Pretende che le burocrazie condividano la capacità di assumersi il suo stesso rischio politico, come fossero un'élite politica e non istituzionale. Ecco come Berlusconi immagina debbano essere i magistrati, "pubblici dipendenti". È dunque in queste ragioni - tutte politiche - che va afferrato il più autentico significato della simbiosi tra Berlusconi e Bertolaso: l'uno, l'uomo che decide al di là e oltre le norme; l'altro, l'uomo che lavora nel "vuoto di diritto" che quella decisione crea. Berlusconi forse potrebbe fare a meno dell'intero suo gabinetto, ma non di Bertolaso perché il sottosegretario e direttore della Protezione civile materializza molte condizioni che il premier ritiene costitutive del suo potere: la creazione volontaria di uno stato d'eccezione permanente; una prassi di governo che vive di decreti con immediata forza di legge e trasforma il comando in un ininterrotto "caso d'eccezione"; l'immunità da ogni controllo. Si può concludere chiedendosi come sia possibile in questo clima discutere di riforme costituzionali. Di quale Costituzione si vuole parlare? Di quella che abbiamo o del nuovo "ordine" berlusconiano annunciato a Bonn ieri e a Roma oggi? © Riproduzione riservata (11 febbraio 2010)
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2010-02-25 Scandalo G8: si dimette Balducci L`ingegnere Angelo Balducci ha inviato un telegramma al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, con cui rassegna le dimissioni dall`amministrazione delle Infrastrutture e dall`incarico di presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Il ministro, si legge in una nota, ha "apprezzato il gesto ed augura all`ingegner Balducci che possa chiarire al più presto la sua posizione in merito alle contestazioni della magistratura". Balducci è uno dei quattro arrestati nell'ambito dell'inchiesta, iniziata dalla procura di Firenze e ora trasmessa a quella di Perugia, sugli appalti per le grandi opere tra cui il G8 della Maddalena e la ricostruzione in Abruzzo. 25 febbraio 2010
Zanda a Bertolaso: Troppo in tv. La replica: "Sono le telecamere che mi seguono" "Suggerisco al sottosegretario Bertolaso una moderazione nelle presenze televisive, specie quando va in soccorso di cittadini colpiti da un disastro". E' la critica che il vicecapogruppo del pd, Luigi Zanda, rivolge al sottosegretario alla Protezione civile Guido Bertolaso, presente nell'aula del Senato dove si discute il dl emergenze e Protezione civile. Secca la replica del sottosegretario: "alle 15 sono atteso in prefettura a piacenza" per fare il punto con le autorità "sulla situazione del Po per fronteggiare una situazione che è assolutamente critica. Se poi saranno presenti le telecamere, senatore Zanda, non è colpa mia. Non è che io vado dove mi aspettano le telecamere, sono le telecamere che vanno dove evidentemente ho da fare qualche intervento di emergenza". 25 febbraio 2010
Protezione civile, è legge il ddl Il Senato approva, in via definitiva, con 136 a favore, 105 contrari e 6 astenuti la conversione in legge del decreto sulla fine dell'emergenza rifiuti in Campania e dell' emergenza terremoto in Abruzzo. Votano a favore Pdl e Lega, contro Pd, Idv e Udc. I senatori hanno accolto le modifiche apportate alla Camera che ha cassato la parte del provvedimento sulla Protezione civile spa. Due gli "stop" che caratterizzazano il provvedimento: no alla Protezione civile Spa e no anche allo "scudo" giudiziario penale per i commissionari straordinari in Campania. Varata, invece, la sospensione dei tributi fino a sei mesi per le zone colpite da calamità naturali e la regolarizzazione del personale operante nel ciclo dei rifiuti in Campania. VIA LA PROTEZIONE CIVILE SPA Cancellata alla Camera la contestata norma che, "al fine di garantire economicità e tempestività agli interventi del Dipartimento della protezione civile della presidenza del Consiglio", costituiva una società per azioni di interesse nazionale denominata appunto "Protezione civile Spa". L'articolo 16 è stato interamente sostituito quindi da norme che regolano la gestione della flotta aerea della Protezione civile. STOP AI TRIBUTI PER LE AREE CALAMITATE Si prevede la sospensione, disciplinata con decreto del ministero dell'Economia, fino a 6 mesi dei versamenti tributari e contributivi per i soggetti che subiscono danni da calamità naturale. Il diritto è subordinato alla dichiarazione da parte del governo dello stato di emergenza. I tributi sospesi devono essere versati al termine della pausa in un numero massimo di ventiquattro rate di pari importo SCUDO NON PENALE PER STRUTTURE COMMISSARIALI IN CAMPANIA Il provvedimento prevede che fino al 31 gennaio 2011 non possano essere intraprese azioni giudiziarie "civili, amministrative ed arbitrali" nei confronti delle strutture commissariali e della Unità stralcio istituita dal decreto emergenze per la chiusura dell'emergenza rifiuti in Campania e che quelle pendenti siano sospese. TERMOVALORIZZATORE DI ACERRA L'importo dell'impianto viene fissato in 355 milioni di euro. Il testo del provvedimento uscito in prima lettura dal Senato, invece, stabiliva che il valore sarebbe stato determinato dall'Enea entro 30 giorni dall'entrata in vigore del decreto. A tal fine erano stati resi "indisponibili" dal Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) 355 milioni di euro. Dopo il passaggio in Commissione alla Camera il costo del termovalorizzatore non sarà più coperto con i fondi Fas: la modifica del governo prevede che "a decorrere dal 10 gennaio 2010, nelle more del trasferimento della proprietà, la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della protezione civile mantiene la piena disponibilità, utilizzazione e godimento dell'impianto ed è autorizzata a stipulare un contratto per l'affitto dell'impianto stesso, per la durata di 15 anni". STOP A REGIME SPECIALE PER INCHIESTE SU RIFIUTI Finisce il regime giudiziario speciale in materia di rifiuti. Soppresso il comma 2 dell'articolo 10-bis del decreto emergenze che prorogava per 12 mesi la competenza esclusiva del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli nei procedimenti relativi ai reati riferiti alla gestione dei rifiuti ed ai reati in materia ambientale nella regione Campania. REGOLARIZZAZIONE PRECARI Viene regolarizzato con contratti a tempo indeterminato il personale operante presso gli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti di Santa Maria Capua Vetere, Battipaglia, Casalduni e Pianodardine. Assunzioni "anche in sovrannumero" sono previste anche nel consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta: al personale dei consorzi che risulta in esubero rispetto alla dotazione organica si applicano le disposizioni in materia di ammortizzatori sociali "ferma restando l'attivazione di misure di politica attiva, anche in applicazione dell'accordo fra governo, regioni e province autonome del 12 febbraio 2009". CROCE ROSSA ITALIANA Soppressa l'attribuzione al dipartimento della protezione civile delle funzioni di vigilanza sulla Cri. STOP ALLA FORMAZIONE DEI PUBBLICI DIPENDENTI Soppresse le norme sulla formazione continua dei pubblici dipendenti e sul relativo Fondo inserite in prima lettura al Senato. 25 febbraio 2010
2010-02-23 "La lotta alla corruzione è un'impresa titanica" "La lotta alla corruzione è un'impresa titanica" ma il Paese deve reagire evitando di "autoflagellarsi" e la politica ha "una precisa responsabilità: quella di non avere introdotto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello Stato". Lo ha detto il presidente della Luiss, e della Fiat Luca Cordero di Montezemolo, inaugurando la nuova School of Government. Alla Luiss anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. I cronisti gli chidono un commento sull'inchieste sulla corruzione. Napolitano: "Corruzione? Chiedete ad altri". Mentre il presidente della commissione parlamentare Antimafia Giuseppe Pisanu ha affermato che la corruzione oggi è "dilagante" e l'"Italia può rimanere schiacciata": è "peggio di Tangentopoli, perchè allora crollò il sistema di finanziamento dei partiti, oggi è messa in discussione la stessa unità nazionale". Le colpe della corruzione, dice Montezemolo, non sono tutte nella politica ma la politica ha la responsabilità di non aver introdotto riforme per far funzionare la macchina dello Stato: "Dove lo Stato non funziona si afferma quella societa fai da te dove ognuno si sente autorizzato ad arrangiarsi come può, e dunque anche attraverso la corruttela". Il compito della politica "alta e responsabile" deve quindi essere quella di tornare ad un "profondo senso dello Stato, della costruzione di un tessuto civile dove il malaffare sia l'eccezione e non la regola della mediazione" continua Montezemolo ricordando che l'impresa "titanica" contro la corruzione rischia di occupare lo spazio di una generazione, grandi sforzi e lungimiranza. L'importante, si legge nel testo dell'intervento di Montezemolo, è evitare di "autoflagellarsi". "Proprio in questi giorni torniamo ad interrogarci sulla diffusione del malaffare, dello sperpero del denaro pubblico e sul loro impatto per la credibilità delle classi dirigenti. Ma - continua Montezemolo - proprio in questi giorni occorre tornare a guardare con fiducia all'Italia, alle sue risorse morali e alla grande maggioranza di italiani che si dedicano con impegno ed onestà al proprio lavoro e alla costruzione del futuro comune. Dobbiamo fare in modo - continua - che questa maggioranza di italiani si affermi e si renda sempre più visibile nel Paese". Anche l'inaugurazione di una scuola per la formazione di una nuova classe dirigente rientra, spiega Montezemolo, in questo obiettivo. 23 febbraio 2010
G8, gli indagati volevano fuggire. Possibili nuovi arresti nei prossimi giorni Mentre emergono ogni giorno nuovi elementi sul "sistema gelatinoso" degli appalti per i Grandi Eventi che il 10 febbraio scorso ha portato in carcere i funzionari pubblici Angelo Balducci, Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola e l'imprenditore Diego Anemone, l'inchiesta avviata dalla Procura di Firenze e poi trasferita a Perugia si appresta a vivere un'altra settimana intensa sia sul fronte fiorentino che su quello perugino, con possibili incroci che passano per Roma. E non sono esclusi nuovi arresti. A Firenze, a partire da martedì prossimo, cominceranno le udienze al tribunale del riesame sia sulle richieste presentate dai difensori degli arrestati, i quali hanno chiesto la revoca della misura cautelare della custodia in carcere o, in alternativa, una misura meno afflittiva; sia dai difensori di alcuni indagati, i quali hanno subito sequestri durante le perquisizioni eseguite dai carabinieri del Ros all'alba del 10 febbraio. Tra questi vi è il Capo del Dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso, indagato eccellente dell'inchiesta, nei riguardi del quale è stato ipotizzato il reato di concorso in corruzione. Bertolaso, "inondato - ha detto - di messaggi di solidarietà ", è di nuovo intervenuto sulla vicenda, affermando che è "sotto gli occhi di tutti il tentativo di distruggere" la sua credibilità, "attribuendomi - ha detto - una serie di comportamenti che non mi appartengono e che non ho mai avuto". Alcuni difensori, tuttavia, hanno già fatto sapere che rinunceranno al riesame, dal momento che il filone principale dell'inchiesta è stato trasferito a Perugia in seguito all'iscrizione del dimissionario procuratore aggiunto della Repubblica di Roma Achille Toro nel registro degli indagati, prima solo per rivelazione di segreto di ufficio, poi anche per concorso in corruzione e favoreggiamento personale. Sarebbe stato proprio Toro, secondo i pm fiorentini - ma l'interessato ha fermamente respinto l'addebito - la "talpa" che, alcuni giorni prima degli arresti, avrebbe fatto filtrare, fino a raggiungere gli indagati, la notizia di possibili misure cautelari in arrivo, tanto da indurre la Procura fiorentina a sollecitare al gip di emettere con urgenza il provvedimento di custodia cautelare. È stato lo stesso procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, a sottolineare che Toro era a conoscenza del punto a cui era arrivata l'indagine fiorentina. "Non è che un capo dell'ufficio può tenere per sè le informazioni - dice Ferrara - È ovvio che tutti gli elementi investigativi vanno riferiti" e condivisi sia con i "responsabili dei pool" sia con "i pm che indagano". Sia l'accusa, sia la difesa - peraltro - sono consapevoli che le decisioni del riesame di Firenze potrebbero non avere efficacia alla luce dell'ordinanza di custodia cautelare (data per scontata) che si appresta ad emettere il gip di Perugia. Tuttavia, alcuni difensori hanno preferito mantenere la richiesta di riesame - rinunciando all'ultimo momento - per una più ampia discovery dei documenti nelle mani dell'accusa. Sempre a Firenze, inoltre, potrebbe prendere maggior forma l'inchiesta sugli appalti di alcune opere cittadine, prima tra tutte la scuola marescialli dei carabinieri, la cui competenza resta radicata nel capoluogo toscano. È tuttora pendente, infatti, un richiesta della Procura di misura cautelare per un numero imprecisato di indagati, e non è escluso che la decisione del gip possa arrivare in settimana. A Perugia la data ultima entro la quale dovrà essere emessa l'ordinanza di custodia cautelare per l'inchiesta Grandi Eventi - confermati del provvedimento della magistratura fiorentina - è il 28 febbraio, pena la scarcerazione degli arrestati. Dopo la notifica, e già con gli interrogatori di garanzia, la difesa scoprirà definitivamente le sue carte: nel merito, con le argomentazioni a discolpa; e in diritto, soprattutto sul tema della connessione. Alcuni difensori, infatti, vorrebbero nettamente separare la posizione dei loro assistiti da quella dell'ex procuratore aggiunto Toro. Niente connessione, niente inchiesta a Perugia: e così, per molti, l'indagine prenderebbe la più gradita strada della procura di Roma. Per raggiungere la quale alcuni difensori hanno già fatto sapere di non disdegnare neppure un passaggio in Cassazione. Sullo sfondo Guido Bertolaso, che attende di incontrare i pm per poter raccontare la sua verità. 22 febbraio 2010
2010-02-21 Frane, Bertolaso nel Messinese parla di prevenzione "È da otto anni e mezzo che parlo di prevenzione, che dico che l'Italia è una e che bisogna investire per prevenire e gestire le emergenze": lo ha affermato il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, durante il sopralluogo a San Fratello, colpito dalle frane. "Non sono i Nebrodi che stanno franando - ha aggiunto Bertolaso - sta franando la provincia, parte della Calabria. C'è una situazione molto più ampia e critica rispetto a un caso isolato". "Il presidente Silvio Berlusconi parli della Sicilia, venga qui e ci aiuti, perchè non ci sono italiani di serie A e italiani di serie B: anche noi siamo italiani". Così Angela Carroccetto chiede "aiuto" e invita le istituzioni a "non abbandonare San Fratello" mentre davanti alla sua abitazione, che è nella zona interessata dalla frana, passano per un sopralluogo il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso e il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo. "Non ci abbandonate..." dice in maniera sommessa un'altra signora davanti alla scuola elementare di San Fratello, che sarà abbattuta per i danni subiti. Una sua amica le dà manforte: "dottor Bertolaso, iniziate i lavori e poi noi sanfratellani li completeremo, perchè siamo gente abituata a lavorare". Un giovane affronta anche il tema del ponte sullo Stretto: "è sicuramente un'opera strategica per la Sicilia - ha affermato parlando con Bertolaso - ma non potrà unire un'isola che scompare. Occorrono subito interventi per fare fronte ai danni e soprattutto all'emergenza. Qui manca la cultura della prevenzione". "Con me su questo tema - ha replicato il capo della Protezione Civile - lei sfonda una porta aperta. Sono più di otto anni che parlo di questo ed è la mia lotta che continuerò". 21 febbraio 2010
Ridevano del terremoto Lottizzavano la cultura di Luca Del Fratutti gli articoli dell'autore Bene, bene, mi piace andare a teatro": così Pierfrancesco Gagliardi esprime tutta la sua soddisfazione di fronte alla notizia di aver acquisito nel suo "portafoglio lavori" - e mi raccomando portafoglio – anche il restauro del Teatro di San Carlo a Napoli. A comunicargli il lieto evento è suo cognato Francesco Piscicelli: sono i due che ridevano la notte del terremoto dell’Aquila. Cosa c’è di strano in questa conversazione intercettata dagli inquirenti nell’inchiesta sulla Protezione civile? Che è avvenuta il 25 maggio 2008 mentre la gara d’appalto si apriva solo il 4 giugno successivo: insomma non erano state depositate, e forse neppure ancora formulate le offerte, la cui data di ultima consegna era il 31 luglio. Nell’inchiesta dei magistrati fiorentini emerge un fiume carsico di fango che riguarda i beni culturali, in particolare i nostri teatri d’opera. È il modo della destra di mettere le mani sulla cultura, e, incapace di proporre un ceto intellettuale da mettere alla testa delle istituzioni, va all’attacco con le sue solite truppe da sbarco: imprese edili e cantieri per centinaia di milioni di euro. Si fanno lavori spendendo più di quanto non si faccia perché i teatri possano funzionare. Non casualmente l’arrembaggio parte dai cosiddetti Letta boys: nel suo schieramento politico recalcitrante alla cultura, il sempiterno Gianni infatti è il primo a intuirne le potenzialità. E il fiume si snoda in una sorta di circumnavigazione della penisola, che parte dal restauro della Fenice di Venezia, dove come commissario straordinario alla ricostruzione Angelo Balducci s’è scaldato i muscoli, giù per la dorsale adriatica fino al Petruzzelli di Bari, scavalcando l’Irpinia fino a Napoli, e poi su verso nuove ed eccitanti avventure nel grande affare della nuova città della musica a Firenze. Sugli appalti del San Carlo emergono sospetti: il 3 luglio, bando aperto ma buste ancora chiuse, Salvo Nastasi, capo gabinetto del ministro Sandro Bondi, direttore generale dello spettacolo dal vivo al Ministero della cultura e commissario del teatro partenopeo, chiama per un incontro urgente prima Balducci e poi vede Francesco De Santis, "per una questione un po' delicata". A incontro terminato, De Santis chiama Balducci e gli spiega che Nastasi è preoccupato per i "rumor esterni"; poi cambia utenza telefonica per parlare più "liberamente" e continua: "Era talmente preoccupato che c'aveva Sgarbi che aveva fatto accomodare, è uscito, abbiamo passeggiato nei corridoi: quindi l'ha lasciato lì". La descrizione della situazione che fa Nastasi è "catastrofica", così a Balducci riferisce De Santis che imputa il fatto a "un po' di battute a destra, un po’ a sinistra, ... una battuta gliel'ha fatta il sottosegretario (probabilmente Francesco Giro), insomma l'ha messa in una forma particolarmente grave". Balducci si stizzisce: "questo fatto di Salvo mi scoccia molto, sai perchè? Perchè ti rendi conto con che, -quando io dico, purtroppo-, con che clima bisogna confrontarsi". Comunque garantisce Balducci: "Tanto noi faremo una cosa: una commissione molto severa, molto. Ci mancherebbe". Il 7 ottobre 2008 è pubblicato l’esito della gara, la severissima commissione ha affidato i lavori alla costituenda Consortile Restauro Teatro San Carlo: vi figurano la Cobar, Imac di Piero Murino risultato in stretti rapporti con Diego Anemone e con cui spesso collaborano Piscicelli e Gagliardi, Consorzio ITL e così via. I soliti noti, che si ritrovano dalla ricostruzione del Petruzzelli ai cantieri del G8, naturalmente a L’Aquila e in futuro a Firenze. "Dei rumors non ho ricordo, –spiega Salvo Nastasi che in quei giorni era attivo su molti tavoli che riguardavano il San Carlo, ma precisa–, non mi occupavo in prima persona dei lavori del restauro. Ma sono contento che questa storia sia uscita fuori, perché volevo una commissione di alto profilo, per giudicare il migliore dei progetti presentati". Eppure il caso del San Carlo è emblematico anche in altro senso: tra i pochi cantieri ad aver rispettato tempi e preventivi, con un restauro che ha reso lo splendore, ma su cui pesa uno sfregio: il nuovo foyer, ricavato sotto la platea. E a che prezzo? Una immensa e costosissima gru con braccio plurisnodato è scesa giù dal tetto della torre scenica, attraversando il boccascena ha sfondato il pavimento della platea: un bellissimo parquet sostituito con un doghettato stile Ikea. Per molti una ferita. 20 febbraio 2010
Beni culturali, a Resca un palazzetto d'oro di Vittorio Emilianitutti gli articoli dell'autore Al Ministero per i Beni culturali, dopo i tagli feroci inferti da Tremonti e supinamente subiti da Bondi, non c’è un euro. Non se ne trovano, almeno, per scongiurare lo sfratto dato al glorioso Istituto Centrale per il Restauro (120.000 euro di affitto all’anno) nel Palazzo Borgia-Cesarini. Una vergogna nazionale: l’ISCR stava lìdal 1939, progettato da Argan e diretto da Brandi. Si trovano per contro 400.000 euro per pagare l’affitto del palazzetto in via dell’Umiltà, n. 32/33, dove stanno insediandosi uno dopo l’altro i consulenti del supermanager alla valorizzazione Mario Resca, e cioè: l’ex titolare del Mi.BAC, Giuliano Urbani, Paolo Peluffo, già al Quirinale con Ciampi, da ultimo l’ex soprintendente al Polo Museale romano, Claudio Strinati. Il palazzetto, proprietà (a quanto si dice) di una immobiliare collegata ai Berlusconi, fu la prima sede di Forza Italia. Che lo trovò poi angusto traslocando due numeri più in là. Allora il ministro Urbani lo prese in affitto per il Servizio dei beni librari e per quello di Controllo. Da poco il primo è stato, di corsa, mandato altrove per far posto alla squadra di consulenti del poliedrico Resca che continua a sedere nel CdA della Mondadori SpA (Fininvest) controllante al 100% di Electa, società di servizi museali, e in altri CdA (Finbieticola, ecc.). Alla Reggia di Caserta faticano a pagare i tagliaerba per il parco. Per via dell’Umiltà 400.000 euro d’affitto non pesano a nessuno. Non c’era spazio al Collegio Romano, ai piani alti, per lo staff specialissimo (un ex ministro, mai visto) di Resca? Sì, ma si sarebbe fatto un torto a Silvio. Non si sa però chi pagherà quei 400.000 euro se per l’ISCR non se ne sono trovati 250.000. Improbabile che sia il Servizio Beni librari. Quest’ultimo è stato spedito alla Lungara, nella palazzina dell’auditorium dei Lincei, assieme al Centro per il libro. Che Bondi ha presentato come una gran novità, ma in realtà esisteva dal 2007. Cambiata la forma giuridica, entrati i privati, subito è stato chiamato un altro uomo-Mondadori/Fininvest, dopo Resca: Gian Arturo Ferrari all’epoca direttore della divisione libri. Lo stesso che, eroicamente, ha subito rafficato "il comunista" Giulio Einaudi morto dieci anni prima. C’è il decreto di nomina di Ferrari? C’è un capitolo di bilancio? Lo si dovrebbe chiedere al Collegio Romano. Ma al Mi.BAC sono stufi di rispondere alle interrogazioni parlamentari. Sul superdirettore Resca, ora anche commissario a Brera, e sul suo mega-emolumento finale, hanno replicato, il 18 scorso, alle ostinate deputate del Pd, De Biasi e Ghizzoni: "in via preliminare", leggetevi i comunicati già apparsi sui giornali… La Camera incasserà lo sgarbo senza battere ciglio? Sarebbe grave. Chiedevano anche di quali "soggetti attuatori", di quali consulenti si avvarrà Resca, con "ulteriori oneri per le casse dello Stato". Su tutto ciò il più completo silenzio. A De Biasi e Ghizzoni diciamo: guardatevi le prime formidabili pubblicità partorite dall’ingegnoso Mario Resca "Se non lo visitate, ve lo portiamo via". Riguardavano: il Colosseo, cioè il più visitato di tutti; il Davide di Michelangelo, "star" dell’Accademia; il Cenacolo di Leonardo dagli ingressi severamente contingentati. Un genio della comunicazione. 21 febbraio 2010
Berlusconi: contro Verdini giochi di potere di Ninni Andriolotutti gli articoli dell'autore Berlusconi all’opposizione di se stesso è fatto normale, del suo partito è spettacolo inedito. Per negare la delusione descritta dai giornali per un Pdl da rifare, il Cavaliere ha dichiarato ieri che "non c’è nulla da cambiare perché va tutto bene". Immediatamente dopo, però, ha sferrato l’affondo che dà ragione a chi descrive un movimento in piena "balcanizzazione". Difendendo a spada tratta Denis Verdini, indagato per corruzione, il premier si è scagliato contro i "giochi di potere personali" interni al Pdl. E ha inviato, così, un segnale preciso ad un partito che Berlusconi stenta "a riconoscere" come suo. Che lo osanna con le parole, ma con i fatti sembra sfuggirgli di mano, come dimostra la scelta "subita" di candidature regionali che il Cavaliere giudica poco competitive. L’occasione per le bacchettate, appunto, è la difesa a spada tratta di Verdini. Non solo, a ben vedere, un atto dovuto preelettorale imposto dalle indiscrezioni che descrivevano il Cavaliere furente con il coordinatore Pdl su cui indaga la magistratura fiorentina. La difesa di Verdini, in realtà, rappresenta un cambio di passo che contraddice i proclami anti-corruzione che consiglierebbero maggiore cautela in presenza di inchieste della magistratura. Il Presidente del Consiglio stesso, ieri, è tornato ad assicurare che "la prossima settimana" sarà varato il disegno di legge per la politica pulita che il governo intende "rendere migliore e più articolato". È un fatto, però, che i primi segnali concreti di moralizzazione coincidano con la riabilitazione di Cosentino e con la difesa - a scatola chiusa - di Verdini. Atti che danno il segno che il premier deve fare i conti con i "potentati" del partito. E se è vero che il Cavaliere cambierebbe "tutto" per far tornare il Pdl allo spirito forzista del ‘94, questa strada appare più che mai impervia. Anche perché, al momento, come dimostra il dietrofront su Verdini, la sua leadership non è assoluta. "Ha dedicato troppo tempo a cavarsi fuori dai guai giudiziari e poco al partito", spiegano dal Pdl. Alla fine, poi, ha deciso di gettarsi in prima persona nella campagna elettorale, preoccupato dalle ricadute d’immagine che le inchieste possono produrre nell’elettorato Pdl, malgrado continui a sostenere di non esserne "preoccupato". E puntando al risultato positivo delle regionali anche per ristabilire una leadership assoluta dentro il partito. Per vincere, tuttavia, il Cavaliere non può fare a meno dei tanti Verdini, chiacchierati o meno, dei quali vorrebbe fare a meno, mettendo in campo una nuova generazione di "eredi". "Denis", uno degli uomini "forti" del Pdl,<CS9.6> per il momento ha avuto buon gioco a richiedere pubblica solidarietà al premier. Berlusconi lo ha ricevuto, ieri, a Palazzo Grazioli e ha smentito, poi, "ricostruzioni pittoresche, ai limiti della fantascienza", su "presunte e mai pronunciate critiche" nei confronti di Verdini ("un galantuomo") e del coordinamento nazionale. L’affondo al Pdl, quindi. "Credo che la responsabilità non sia più solo della stampa - spiega il Cavaliere - Ma di chi la usa per giochi di potere personali, per cercare di indebolire chi, come l'on. Verdini, si è speso e si spende giorno per giorno per costruire la struttura del Pdl difendendolo con determinazione dagli attacchi esterni e, magari, interni". Non è un mistero, tra l’altro, che Verdini sia tutt’altro che amato. L’ala ex forzista gli imputa condiscendenza nei confronti di La Russa nella elaborazione delle liste, mentre intorno a Bondi si è coalizzata un’area - Frattini, Gelmini, Lupi e altri - che professa ortodossia berlusconiana. Non a caso al Cavaliere vengono attribuiti disegni post elettorali per una transizione con un coordinatore unico. Bondi stesso, tra l’altro, avrebbe chiesto al Cavaliere di non partecipare più alle riunioni di coordinamento con La Russa e Verdini. Ma per vincere, oggi, Berlusconi non può fare a meno di "Denis". 21 febbraio 2010
La casa degli agguati/L'analisi di Pietro Spatarotutti gli articoli dell'autore Gli eredi sono spesso litigiosi, ma qui siamo oltre. Le parole di Berlusconi infatti aprono un brutto scenario sullo stato del partito al governo. Parlare di "giochi di potere interni" per difendere Denis Verdini significa riconoscere che nel Pdl è in atto una guerra di successione senza esclusione di colpi (sì, anche quelli molto bassi). Berlusconi ha inventato un partito nel quale le regole della democrazia hanno avuto poco spazio e dove finora ha comandato uno solo. Se lo scontro politico, soffocato per anni, oggi esplode in forme "guerrigliere" vuol dire che il partito è malato. E se si arriva al sospetto che dietro le inchieste possa esserci lo zampino di chi punta all’eredità allora siamo in presenza di una malattia grave. Questa storia ci rimanda l’immagine di un leader che rischia di restare senza partito. E non solo perché i suoi colonnelli si scannano, ma anche perché il comandante non comanda più. Berlusconi ormai non riesce più a trasmettere un'idea che tenga insieme il suo popolo. Il prezzo più salato però lo stanno pagando gli italiani che annaspano da soli dentro una crisi dura. E non è ancora finita. Perché Berlusconi ne sa una più del diavolo. Non è escluso che per salvarsi dagli intrighi mediti un colpo di scena. Oppure un colpo di coda, che potrebbe assumere il sapore di una sorta di referendum su se stesso. Il Pd stia in guardia. pspataro@unita.it 21 febbraio 2010
Protezione Civile una lista con viaggi e regali... Le vacanze a Cortina, le prostitute a Venezia, l'auto in dotazione a Roma. E gli orologi di pregio, le assunzioni degli amici, fino a sconosciute 'cortesie' benché reiterate nel tempo e che ancora le indagini non sono riuscite a specificare, a favore di una funzionaria pubblica e dei suoi figli. E soldi, tanti. È lunga, e non si esaurisce qui, la lista delle 'dazioni' intercorse fra gli indagati dell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi che il Ros sente l'esigenza di stilare a un certo punto delle indagini. Annotarle, per gli investigatori, è un modo per mettere ordine. È così che dalle carte dell'inchiesta, in mezzo a decine e decine di intercettazioni, spunta un elenco di regali e relativi beneficiari, un 'vaso di Pandora' che riassume favori e utilità scambiati tra imprenditori e funzionari del 'sistema gelatinoso' degli appalti pubblici. Gli inquirenti danno peso a questo elenco perché è perno di un'eventuale accusa. Denaro, regali e altri vantaggi sono già oggi inquadrati nella visione degli ambienti investigativi come elementi della presunta corruzione, cioè possibili prove da poter spendere, in prospettiva, nelle varie fasi processuali dell'inchiesta. Il Ros comincia con i 100.000 euro che il 'faccendiere' Francesco Piscicelli prende in prestito a tasso d'usura da soggetti di Giugliano (Napoli) per dirottarli ad alcuni funzionari ministeriali degli uffici romani di via della Ferratella. Siamo nei giorni del Natale 2007. Lo stesso Piscicelli nel 2008 paga materiali edili per la ristrutturazione di una villetta all'Argentario di Fabio De Santis (tra i quattro arrestati dell'inchiesta), immobile sequestrato in una delle inchieste della procura di Grosseto per abusivismo edilizio. Piscicelli, su richiesta di Angelo Balducci e del costruttore Diego Anemone, paga due soggiorni (maggio e giugno 2008) all' hotel Pellicano di Porto Santo Stefano al segretario generale della presidenza del consiglio dei ministri, professor Carlo Malinconico. Ancora soldi: il Ros trova che l'imprenditore veronese Alessandro Mazzi paga 50.000 euro a De Santis, Anemone e l'ingegner Mauro Della Giovampaola, tra i quattro arrestati. Il costruttore Anemone è molto 'generosò verso Balducci nella cui villa di Montepulciano (Siena) lavorano due romeni e una colf stipendiati da aziende a lui riconducibili. Ma anche altri imprenditori si fanno avanti verso i 'gelatinosì. Gaetano Ciotola mette a disposizione di De Santis e della moglie una vettura Smart e paga loro una vacanza all'Hotel Cristallo di Cortina. Vantaggi anche per i parenti: al figlio di Balducci, Filippo, Anemone paga mobili, lavori di ristrutturazione dell'appartamento a Roma e un'auto Bmw da 71.000 euro. E trova un impiego, a lui e alla fidanzata, presso la ditta di un altro imprenditore che in cambio riceve incarichi presso aziende dello stesso Anemone. Su richiesta di Angelo Balducci Anemone 'colloca' anche tale Anthony Smit, segnalato dal direttore generale della Rai Mauro Masi. Un intreccio calcolato al dettaglio dove nessuno sembra rimanere 'a bocca asciutta' cioè senza ottenere niente. Perfino le presunti corruzioni legate al pagamento di prestazioni di prostitute trovano dettagliato spazio nei rapporti del Ros: ne beneficiano in episodi diversi a Venezia e Roma De Santis (tre volte) e Della Giovampaola; pagano i costruttori. Annotata anche la controversa frequentazione di Bertolaso al Salaria Sport Village, con i 'massaggi' di Francesca. Sempre secondo il Ros, Diego Anemone paga il mobilio per la casa di De Santis, viaggi su velivoli privati di Balducci a Olbia, a Capri, Tunisi, fa intestare beni a San Marino a favore della madre del commissario delegato per i lavori dei Mondiali di nuoto a Roma, Claudio Rinaldi, che sostituisce Balducci. A proposito di questi lavori Piscicelli consegna 5.000 euro al responsabile della sicurezza del cantiere della piscina San Paolo per ottenerne un atteggiamento di favore. Piscicelli è 'appassionato' di orologi; con il costruttore Riccardo Fusi ne compra per 10.000 euro per De Santis e la funzionaria Maria Pia Forleo (2008); da solo sceglie prestigiosi Rolex e Jaeger Le Coultre per Balducci (2006 e 2007). In tutto sono oltre 30 episodi appuntati dai carabinieri, soprattutto fra 2008 e 2009, ma è una lista 'in progress': fuori elenco il Ros incappa anche in 600.000 euro promessi, forse non pagati, dal costruttore Riccardo Fusi al faccendiere Francesco Piscicelli quale compenso per l'intermediazione procurata presso gli uffici ministeriali. 20 febbraio 2010
2010-02-19 Protezione Civile, passa il dl ma governo battuto tre volte alla Camera Alla fine, la Camera ha approvato il decreto sulla Protezione civile con 282 sì e 246 no. Un deputato si è astenuto. Ora il provvedimento passerà al Senato. Ma prima di arrivare a questo risultato il governo ha dovuto capitolare per ben tre volte, nel giro di qualche minuto su altrettanti ordini del giorno del Pd e Udc. L'odg di Donatella Ferranti è passato con 248 sì e 244 no, l'odg Capano con 250 sì e 244 no. Dai banchi dell'opposizione si sono levati fragorosi applausi. Governo battuto per la terza volta invece su un ordine del giorno, relativo sempre alla costruzione di nuove carceri, presentato dall'Udc su cui aveva espresso parere negativo. Il Partito Democratico considera "una vittoria" propria e di tutta l'opposizione, ma soprattutto del Parlamento, il passaggio alla Camera del decreto emergenze e protezione civile, ma le modifiche introdotte non bastano per dire sì al provvedimento. "Voteremo contro", ha spiegato il capogruppo Dario Franceschini, perché "avete rifiutato di distinguere per sempre catastrofi e grandi eventi". Di fronte al rischio corruzione, "non basta la denuncia a effetto" e prendere come slogan "la nuova legge anticorruzione. Servono regole giuste che garantiscono efficienza, trasparenza, pulizia" perchè il Paese per crescere "ha bisogno di efficienza, trasparenza e pulizia". Questa giornata, ha esordito, "segna vittoria del partito democratico e di tutti i partiti di opposizione. Sono stati votati e approvati nostri emendamenti, è stata evitata la fiducia, è scomparsa l'Spa, è stato eliminato l'ultimo degli scudi, l'assurda norma che non solo sospendeva i processi ma impediva anche di avviare azioni giudiziarie nei confronti dei commissari, una spudorata norma per l'immunità". Dunque, ha insistito, "potremmo dire che è stata una nostra vittoria, ma è stata vittoria del parlamento. Per una volta è stata restituita a quest'aula la sua sovranità, dopo un avvio di legislatura in cui la Camera sembrava avviata a essere solo luogo di ratifica delle decisioni del governo". Finalmente, ha aggiunto, "abbiamo ricordato e dimostrato che per la nostra Costituzione è il governo a essere espressione del parlamento e non viceversa". Il dibattito, ha ricordato, si è svolto mentre da fuori veniva "il vento di una bufera causata non solo dal comportamento di singoli", ma "da norme e scelte politiche sbagliate". Tuttavia, il Pd "ha scelto di lasciare fuori da questo dibattito le vicende giudiziarie che pure coinvolgono esponenti del governo" perchè "accertare la violazione delle leggi è competenza dalla magistratura, mentre responsabilità della politica è fare le leggi e scrivere leggi che evitino di riperete gli errori". Il ddl anticorruzione Intanto, il Consiglio dei ministri, riunito a Palazzo Chigi in mattinata, ha dato via libera "salvo intese" al disegno di legge che inasprisce le pene per i reati contro la pubblica amministrazione, tra cui la corruzione e concussione. Fonti governative riferiscono infatti che il testo è "ancora una bozza modificabile". Il provvedimento incrementa le sanzioni per i reati contro la pubblica amministrazione, con pene accessorie come l'incompatibilità, l'inelegibilità e l'interdizione dai pubblici uffici. L'aumento delle pene non dovrebbe però superare il limite dei 10 anni, oltre il quale il ddl rischierebbe di non raccordarsi più con la prescrizione processuale prevista dal "processo breve". 19 febbraio 2010
Bersani "sbugiarda" Bertolaso Acceso scambio di battute a distanza tra Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, e il sottosegretario Guido Bertolaso, al centro delle inchieste più discusse di questi giorni. Il capo della Protezione Civile, in un'intervista a Panorama, aveva polemizzato con il leader democratico: "Se arriva un terremoto chi ci va a spalare? Bersani...?". GUARDA LE FOTO Ma la risposta di Bersani è arrivata a stretto giro: "A Bertolaso consiglierei un po' più di umiltà - ha detto Bersani al termine dei lavori d'aula alla Camera - meno arroganza e di volare un po' più basso, perché con me capita male: io a quindici anni spalavo a Firenze, non so lui cosa facesse. Quindi - ha concluso - cerchiamo di volare un po più basso". 19 febbraio 2010
Appalti, Gianfranco Fini: "In Stato di diritto procedure non sono orpelli derogabili" La legge è uguale per tutti. Il presidente della Camera Gianfranco Fini è costretto a ribadirlo, dicendo con forza come "nell'assegnazione degli appalti deve essere assicurata l'imparzialità delle procedure e la celerità delle stesse". Nel suo intervento, nella tensostruttura del polo universitario di Coppito, per l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università dell'Aquila, Fini ha sottolineato che "la capacità di un Paese di dimostrarsi realmente avanzato ed efficiente si misura anche con la capacità di realizzare le opere in tempi rapidi e sempre nel supremo rispetto della legge". "In uno stato di diritto -ha proseguito Fini- le procedure ordinarie non possono essere considerate come degli orpelli cui sia possibile derogare fin troppo facilmente. Chi gestisce risorse pubbliche -ha ammonito- deve sempre ricordarsi che agisce in nome e per conto della comunità". "Ovviamente - ha concluso Fini - è compito degli uffici centrali del Governo, dell'autorità regionale e provinciale, dei Comuni interessati dalla ricostruzione e degli organici tecnici competenti a vigilare affinché il grande sforzo di rinascita si svolga nel pieno rispetto delle leggi e delle norme poste a tutela della correttezza e della trasparenza dell'azione degli operatori pubblici e privati". 19 febbraio 2010
Minzolini: "Basta gogne mediatiche prima del voto". Finocchiaro: "Il Tg1 sembra un giornale di partito" "Basta con la gogna mediatica prima del voto. Le intercettazioni non sono prove", eppure sono alla base di una "condanna mediatica" le cui vittime pagano già "la loro pena davanti alla società", prima del verdetto dei giudici, cosa che "può accadere anche a Bertolaso". Così Augusto Minzolini, direttore del Tg1, è intervenuto stasera, nel corso dell'edizione delle 20, con un editoriale sull'inchiesta sul G8 che ha coinvolto anche il capo della Protezione civile. "Le intercettazioni - ha sottolineato Minzolini - sono strumenti di indagine, non sono prove, e lo sanno bene anche i magistrati. Al telefono si usa un linguaggio diverso rispetto a quello che si userebbe davanti a un pubblico ufficiale, ma non si può condannare una persona per un aggettivo se non c'è una prova". Questo, tuttavia, "non accade in virtù di una sorta di condanna mediatica - ha aggiunto il direttore del Tg1 - che deriva dalla pubblicazione delle intercettazioni. E il condannato mediatico, se pure dimostra la sua innocenza davanti a un tribunale, la sua pena la sconta già davanti alla società. Cosa che può accadere anche a Bertolaso". Tutto ciò, secondo Minzolini, accade perchè "siamo in campagna elettorale e puntualmente le inchieste giudiziarie sostituiscono la campagna elettorale: è successo l'anno scorso con la vicenda delle escort, mentre quest'anno il primo giorno della par condicio siamo stati sommersi dalla pubblicazione di un mare di intercettazioni. Tutto finirà il giorno dopo il voto, ma intanto - ha concluso Minzolini - l'intero Paese subirà un altro colpo". Per Anna Finocchiaro, "ha dell'incredibile l'uso che Minzolini continua a fare del suo ruolo di direttore della maggiore testata del servizio pubblico. Dal giorno del suo insediamento, gli interventi in video del direttore del Tg1 sono stati dedicati esclusivamente ad attaccare magistratura e stampa, al solo scopo di difendere il governo. Anche stasera, ha commentato la capogruppo del Pd in Senato in una nota, "è tornato puntuale con un editoriale dove le notizie di questi giorni (le indagini delle procure di Firenze e L'Aquila, la relazione della Corte dei Conti) vengono ignorate e derubricate a un velenoso venticello, a un fango che screditerebbe il nostro Paese". "Lo stile degli editoriali di Minzolini non è da Tg1, ma da giornale di partito. Il partito di Berlusconi", ha concluso. "Devo ricordare a Minzolini che il giornalista è il cane da guardia della democrazia, non il cane da guardia del potere. Quello sulle intercettazioni di stasera allunga la serie di esemplari editoriali faziosi": così il segretario dell'Usigrai Carlo Verna commenta l'editoriale del direttore del Tg1. "Non perchè un'opinione possa essere considerata buona e un'altra cattiva - spiega Verna -: il punto sta nella coincidenza sistematica delle esternazioni del direttore del Tg1 con le posizioni del presidente del Consiglio. Valutazioni le sue che fruiscono dell'autostrada di un tg storicamente di massimo ascolto e storicamente di profilo istituzionale. Nessuno dei predecessori di Minzolini è mai entrato così come un elefante in una cristalleria, sapendo che i cittadini utenti sono molto meno certi su quando finisca il diritto di sapere e quando cominci il diritto alla riservatezza". "Abbiamo assistito ad una brutta pagina di propaganda di governo. Non so neanche se Bertolaso (per quanto riguarda ciò che è a mia diretta conoscenza di giornalista, sicuramente bravo nel caso rifiuti di Napoli, ma non per questo non sindacabile dalla magistratura) - conclude Verna - possa essere contento di un'operazione così costruita, servile, di una difesa cos ìa gamba tesa. Altro che par condicio". "Stasera un Tg 1 da regime. A far da protagonista l'editoriale a orologeria dal solito portavoce di Berlusconi che, pur di rendere omaggio al suo padrone, sconfessa la sua professione", ha dichiarato il senatore Pancho Pardi, capogruppo dell'Idv in commissione Vigilanza Rai. "Il bersaglio è sempre lo stesso: i magistrati che rientrano nella lista dei cattivi insieme alla libera stampa", ha proseguito, "e naturalmente la lingua batte dove il dente duole: le intercettazioni, uno strumento indispensabile per portare avanti le inchieste che però Minzolini non gradisce perchè fanno emergere il malaffare della lobby al governo. Porterò il caso in commissione di Vigilanza". "E' assolutamente legittimo che un direttore di un tg faccia un editoriale di tanto in tanto. Quello che è singolare è che ogni editoriale sia fatto a sostegno delle tesi del presidente del Consiglio", attacca il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. "Al direttore Minzolini non è mai capitato, neanche per sbaglio, di fare un editoriale per cercare di dare voce a persone oscurate ed umiliate magari proprio dalle leggi ad personam volute da Berlusconi. Questo conferma che quella che abitualmente chiamiamo "rete ammiraglia" è diventata in realtà uno dei tanti fogli di partito del premier". Lettera delle figlie di Bertolaso Al Tg1 è stata anche letta una lettera delle figlie di Bertolaso, che sarà domani in edicola su Panorama. "Non intendo tacere oltre lo scempio che si è compiuto su un uomo che ha trascorso gli ultimi nove anni della sua vita a soccorrere i suoi concittadini meno fortunati", scrive Chiara Bertolaso, anche a nome della sorella Olivia. Nella lettera si denuncia come la "vita e le opere" del padre si sono piegate "sotto la forza dirompente della calunnia e della menzogna". "Sono una giovane studentessa che ama il suo paese e crede nelle istituzioni - scrive Chiara - In questi ultimi giorni ho sentito parlare di Guido Bertolaso, mio padre, come di un avido ed un corrotto". La ragazza sottolinea anche la gravità delle accuse sessuali. "Ipotesi infamanti - dice - mosse sulla base di parole estrapolate da intercettazioni che dovevano rimanere segrete fino al processo". "Ma in questo caso - aggiunge - si è già sentenziato sulla colpevolezza di Bertolaso prima ancora che si decida se rinviarlo a giudizio o meno. Alcuni giornalisti senza scrupoli hanno deciso di ergersi al di sopra della giustizia per condannare e distruggere in pochi minuti la reputazione e il duro lavoro di un uomo". Le sorelle Bertolaso proseguono sostenendo che "è stato divulgato ciò che faceva più comodo e che avrebbe fatto vendere di più. È un vortice che trascina tutto e tutti nella distruzione". Chiara sostiene inoltre di "non voler negare" la fondamentale libertà di stampa, ma "piuttosto vorrei denunciare la libertà di menzogna di divulgare notizie approssimative, un reato per il quale non è prevista una pena commisurata al delitto". "Caro papà - concludono le ragazze - di certo non saranno le parole al vento di qualche giornalista improvvisato a toccarci. Ma anzi serviranno a motivarci sempre di più nella volontà di cambiare questo paese". 18 febbraio 2010
2010-02-18 Appalti G8, Letta a Pezzopane: "Turbato e preoccupato". Berlusconi: fuori dai partiti chi commette reati "Gentile presidente, rispondo alla sua lettera del 17 febbraio, scritta da un abruzzese di Onna ad un abruzzese di Avezzano. Tante cose sentite e viste in questi giorni hanno turbato anche me, come tutti quelli che nei giorni del terremoto hanno sentito lacerarsi qualcosa dentro e hanno perso per un bel pezzo la capacità di sorridere e, ancor più, di ridere". Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, nella lettera di risposta inviata alla presidente della provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane. Nel contempo, scrive Letta, "non le nascondo la preoccupazione che questa vicenda sia deflagrata proprio nel corso di un periodo particolare, che certamente rischia di appannare la serenità del dibattito che pure è giusto intorno a vicende così drammatiche. Le leggi e le norme di protezione civile sono fatte per servire la popolazione del paese con la massima celerità in eventi eccezionali, ma, soprattutto, drammatici, realizzando nei casi di sciagure naturali, in tempi rapidissimi le abitazioni e le altre strutture provvisorie necessarie al superamento dignitoso della fase emergenziale. E' un sistema che il mondo ci ammira per la sua efficienza e che in Abruzzo ha prodotto tangibili risultati, dei quali si deve dare atto". "Penso anch'io con orrore- prosegue il sottosegretario- come lei disse qualche giorno fa a l'Aquila, a chi crede che le calamità possano essere un pretesto per fare buoni affari. Il terremoto, le vittime, la desolazione che ne consegue meritano ben altri sentimenti e ben altra pietà. Altro che affari. Ma, se qualcuno ha pensato il contrario, tutti faremo in modo che si ricreda. Prima di fare le affermazioni che lei mi contesta nella sua accorata lettera, avevo fatto eseguire dai miei uffici una ricognizione della situazione. I risultati li metto adesso, volentieri, a sua disposizione: sono contenuti nel documento che allego alla presente". E questo, prosegue Letta, "con la certezza che non verranno meno in futuro il rigore sin qui seguito, il metodo della totale trasparenza dell'azione pubblica, la determinazione rigorosa nell'uso di procedure perfettamente legali, la facilitazione dei controlli e della collaborazione tra diversi organi pubblici, utilizzati in questa prima fase di interventi, le confermo l'impegno del governo e mio personale di andare avanti sulla via della totale e limpida rinascita dell'Aquila e della sua economia". In mattinata Berlusconi aveva preso le difese di Letta, commentando le indiscrezioni di stampa su un possibile coinvoglimento del sottosegretario nelle inchieste legate agli appalti per il G8 e i mondiali di nuoto. "Sembra quasi che sia un peccato darsi da fare... se c'è qualcuno che veramente è straordinario sul piano dell'operatività e dell'operare per il bene comune è proprio il dottor Letta". Lo dice il premier Silvio Berlusconi nel corso di un'intervista a due agenzie concessa a Palazzo Grazioli,"Quindi non credo che Letta debba ssolutamente tenere conto di voci che sono soltanto delle dimostrazioni di inciviltà e di barbarie", ha aggiunto Berlusconi riconfermando "piena fiducia" nel sottosegretario che "non si tocca". Durante una serata conviviale con alcuni senatori del Pdl a Palazzo Grazioli, martedì notte, il premier ha parlato dei rischi per la sua incolumità dopo l'aggressione subita prima di Natale in piazza Duomo a Milano: "Mi dicono che non devo andare in giro, che non devo fare campagna elettorale, che c'è ancora chi mi aspetta all'angolo per farmi fuori...", ma poi sottolinea la portata degli attacchi politico-giudiziari: "Già nel '94 hanno cercato di farmi fuori con le indagini giudiziarie, con gli avvisi di garanzia. Poi hanno cercato di rovinare le aziende della mia famiglia, ma anche in questo non ci sono riusciti. Ed allora cercano di farmi fuori fisicamente... Non è cambiato nulla". Per questo sul fronte della giustizia come su quello delle intercettazioni "è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti. Voglio subito la riforma della giustizia, è arrivato il momento di procedere spediti, finalmente possiamo farlo". Così come da modificare è anche la par condicio: "Non è giusto che un partitino possa diventare un partitone... Non è concepibile andare avanti così". I sondaggi: "Oscilliamo tra il 39 e il 41%". Con una battuta poi il Cavaliere ha sottolineato: "Sto così bene con voi che vorrei diventare senatore a vita..." e ha confermato la fiducia per Gianni Letta, tornando a definirlo candidabile per il Quirinale, e per il responsabile della Protezione civile Bertolaso: "È stato ingannato. La vergogna è stata quella di pubblicare intercettazioni che non c'entrano nulla con le inchieste". "La presidenza della Repubblica è un posto per chi ha dato tanto, è un posto per Letta", ha aggiunto. "Ho pregato i coordinatori regionali di vagliare ogni candidatura. Non voglio nessuno in lista che sia compromesso", ha detto poi Berlusconi nella cena di ieri con i senatori ha ribadito il suo impegno personale per combattere il fenomeno della corruzione e il governo è intenzionato a portare, forse anche già nel Consiglio dei ministri di domani, un provvedimento 'ad hoc' per inasprire le pene. "Non è possibile - ha spiegato Berlusconi ieri ai senatori - che per colpa di pochi dobbiamo perdere voti". Il Cavaliere da diversi giorni sostiene che non c'è una nuova Tangentopoli in atto. "Solo singoli episodi", ha sostenuto anche nell'incontro con alcuni ministri a palazzo Grazioli. "Non c'è nessun ritorno di Tangentopoli" anche perchè "tutti i partiti hanno il finanziamento pubblico" e dunque si tratta di "fatti personali che rientrano nelle statistiche" che dimostrano come su 100 persone possono esserci "1, 2, 3, 4 o 5 individui che possono essere dei birbantelli o dei birbanti che approfittano della loro posizione per interesse personale". "Chi si macchia di corruzione - ha osservato in più occasioni - non può stare nel nostro partito". "Non credo ci siano dubbi sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati non possa pretendere di restare in nessun movimento politico", ha detto alle agenzie. Ma le sentenze debbono essere passate in giudicato? "Dipende da caso a caso: noi abbiamo deciso che le persone che sono sottoposte a indagini o processi in via di principio non debbano venire ricomprese nelle liste elettorali, ma anche che se ci sono dei dubbi sulla loro colpevolezza sarà l'Ufficio di presidenza a decidere caso per caso". Il Cavaliere, racconta chi era presente alla cena tenutasi a palazzo Grazioli, ha scherzato anche su questo argomento raccontando una storiella in cui Violante mette al corrente D'Alema sulla difficoltà nel riuscire ad "uccidere" Berlusconi. Ecco la scena: incendio a palazzo Grazioli, Berlusconi sale all'ultimo piano, poi si butta, ma finisce su un tendone e rimbalza sui fili dell'alta tensione. Siccome ha le scarpe di gomma non muore e anzi finisce sull'asta di una bandiera turca ma sopravvive ancora. "E alla fine - racconta ancora il premier - cosa avete fatto?, chiede D'Alema. "Abbiamo dovuto abbatterlo", risponde Violante". È durato quasi due ore il pranzo di lavoro tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini, che si è tenuto all'hotel De Russie a Roma. Presenti all'incontro, oltre ai tre coordinatori del Pdl, Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini, anche i capigruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto e al Senato Maurizio Gasparri. Al termine del pranzo, sia Fini che Berlusconi si sono allontanati senza rilasciare dichiarazioni. 18 febbraio 2010
Il procuratore Toro indagato anche corruzione e favoreggiamento È indagato a Perugia anche per corruzione e favoreggiamento l'ormai ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, già inquisito per rivelazione di segreto d'ufficio dai pm di Firenze nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi. I nuovi reati sono stati ipotizzati dai pm del capoluogo umbro titolari del fascicolo. I nuovi reati nei confronti di Toro sono stati delineati nella richiesta di rinnovare la custodia cautelare per l'imprenditore e i tre funzionari pubblici già arrestati su richiesta dei pubblici ministeri di Firenze. Istanza sulla quale è attesa una decisione nei prossimi giorni da parte del gip. In particolare il procuratore aggiunto di Perugia Federico Centrone e i sostituti Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi hanno indicato le accuse a supporto della richiesta di radicare nel capoluogo umbro la competenza dell'inchiesta. Elementi utili per gli accertamenti in corso sarebbero emersi anche dalla deposizione dei due magistrati di Roma titolari del fascicolo sui cosiddetti Grandi eventi della capitale. Atti per i quali si delinea, al momento, la competenza dei magistrati perugini così come per il filone avviato a Firenze. Ieri le dimissioni di Achille Toro Si era dimesso ieri dalla magistratura Achille Toro, procuratore aggiunto di Roma, indagato nell'ambito dell'inchiesta degli appalti del G8 alla Maddalena. La decisione, "definitiva", è stata comunicata da Toro al procuratore capo della Repubblica e presa in relazione al suo coinvolgimento quale indagato nell'inchiesta dalla procura di Firenze, ormai passata a Perugia. Essendo Toro da oltre quarant'anni in magistratura le sue dimissioni non hanno bisogno di essere accettate. Stante inoltre questa sua decisione l'eventuale procedimento disciplinare che avrebbe potuto avviare la Cassazione non è più possibile. L'atto di dimissioni, comunicato al procuratore della repubblica Giovanni Ferrara (che si è deto "rammaricato" per la decisione del collega), dovrebbe arrivare oggii al Consiglio superiore della magistratura ed al ministro della Giustizia. Toro, indagato dalla procura di Firenze per violazione del segreto d'ufficio, ha motivato la decisione di dimettersi per "essere libero di difendere - è detto nell'atto - l'onorabilità mia e di mio figlio (a sua volta indagato) e, nel contempo desiderando eliminare ogni ragione di imbarazzo per l'ambiente di lavoro, con grande rammarico, ma con animo sereno, dichiaro la mia volontà di dimettermi con effetto immediato dall'ordine giudiziario". 17 febbraio 2010 Vedi tutti gli articoli della sezione "Italia"
L'Economist: il premier finirà nei guai? "Sembrava impersonare il lato migliore dell'Italia" e "il governo del fare" promesso da Silvio Berlusconi: per questo, la sua "possibile" caduta rischia di "danneggiare" direttamente il presidente del Consiglio, a poche settimane dalle elezioni regionali. È l'analisi che propone The Economist sul coinvolgimento del capo della Protezione civile Guido Bertolaso nelle recenti indagini per corruzione portate avanti dalla procura di Firenze. Il settimanale britannico se ne occupa in un articolo titolato con un gioco di parole - "Mr. Fix-it in a fix" - che in italiano ha il senso del "Signor aggiusta-guai finito in un guaio". "In un Paese dove troppo spesso le istituzioni" non riescono ad ottenere risultati, Bertolaso, scrive l'Economist, era riuscito a guadagnarsi "l'inusuale reputazione" di essere colui che i risultati invece li aveva raggiunti. Il settimanale ricorda che Berlusconi ha respinto le dimissioni del suo sottosegretario e ha preso le sua difese contro i giudici. "Ma resta da vedere se questo basterà a limitare i danni". Quanto si conferma invece, secondo l'Economist, "è un rafforzamento del comune sentire sul fatto che la corruzione, in Italia, abbia raggiunto la diffusione maggiore dai primi anni '90", ovvero dai tempi di Mani pulite. Secondo un recente sondaggio - scrive l'Economist - l'86% degli italiani ritiene che la corruzione sia tanto estesa oggi quanto lo era allora. 18 febbraio 2010
Il Papa: rubare e mentire non è giustificabile Rubare o mentire non può essere giustificato come una debolezza umana: è quanto ha detto papa Benedetto XVI, parlando oggi a braccio davanti al clero di Roma. "Non si dica più - ha affermato il Pontefice - che ha parlato a braccio - ha mentito, è umano; ha rubato, è umano". "Questo - ha aggiunto - non è il vero essere umani. Essere umani vuol dire esseri generosi, volere la giustizia, la prudenza, la saggezza essere a immagine di Dio", perchè"il peccato non è mai solidarietà è sempre assenza di solidarietà". Il sacerdote, ha spiegato ancora papa Ratzinger, "deve essere uomo, vivere la vera umanità, il vero umanesimo, avere formazione delle virtù umane, sviluppare la sue intelligenza, i suoi affetti. Sappiamo che l'essere umano è ferito dal peccato, ma con l'aiuto di Cristo esce da questo oscuramento della propria natura". L'obbedienza "è una parola che non piace nel nostro tempo", secondo il Papa, che, nel tradizionale incontro annuale con i preti romani, ha sottolineato come al giorno d'oggi il concetto di obbedienza viene interpretato come "alienazione, atteggiamento servile", sottomissione alla "volontà di un altro", mentre "l'autodeterminazione sarebbe la vera esistenza umana". Per Ratzinger, tuttavia, la "libertà" e la "obbedienza" sono "due cose che vanno insieme", perché "l'obbedienza a Dio, cioè la conformità alla verità del nostro essere, è la vera libertà, è la divinizzazione". 18 febbraio 2010
2010-02-17 Il Papa: rubare e mentire non è giustificabile Rubare o mentire non può essere giustificato come una debolezza umana: è quanto ha detto papa Benedetto XVI, parlando oggi a braccio davanti al clero di Roma. "Non si dica più - ha affermato il Pontefice - che ha parlato a braccio - ha mentito, è umano; ha rubato, è umano". "Questo - ha aggiunto - non è il vero essere umani. Essere umani vuol dire esseri generosi, volere la giustizia, la prudenza, la saggezza essere a immagine di Dio", perchè"il peccato non è mai solidarietà è sempre assenza di solidarietà". Il sacerdote, ha spiegato ancora papa Ratzinger, "deve essere uomo, vivere la vera umanità, il vero umanesimo, avere formazione delle virtù umane, sviluppare la sue intelligenza, i suoi affetti. Sappiamo che l'essere umano è ferito dal peccato, ma con l'aiuto di Cristo esce da questo oscuramento della propria natura". L'obbedienza "è una parola che non piace nel nostro tempo", secondo il Papa, che, nel tradizionale incontro annuale con i preti romani, ha sottolineato come al giorno d'oggi il concetto di obbedienza viene interpretato come "alienazione, atteggiamento servile", sottomissione alla "volontà di un altro", mentre "l'autodeterminazione sarebbe la vera esistenza umana". Per Ratzinger, tuttavia, la "libertà" e la "obbedienza" sono "due cose che vanno insieme", perché "l'obbedienza a Dio, cioè la conformità alla verità del nostro essere, è la vera libertà, è la divinizzazione". 18 febbraio 2010
La Cei: "Le regionali siano occasione per parlare di integrazione dei migranti" I vescovi italiani auspicano, in una nota, che le prossime elezioni amministrative in Italia "siano un'occasione importante perchè i temi della giustizia sociale e dell'integrazione tornino al centro dei programmi e delle politiche locali, evitando che la tematica dell'immigrazione sia usata pregiudizialmente e ideologicamente per scopi elettorali". La conferenza episcopale ribadisce anche che è "inappropriata e falsa ogni criminalizzazione pregiudiziale degli immigrati" Il comunicato dei vescovi, firmato dalla Commissione Episcopale per le Migrazioni (Cemi) e dalla Fondazione Migrantes è stato pubblicato oggi dall'Osservatore Romano sotto il titolo "L'integrazione torni al centro delle politiche locali". Nella nota, gli organismi della Cei esortano altresì ad "un impegno educativo e sociale del mondo del laicato cattolico, perchè anche il tema dell'immigrazione sia al centro dell'interesse comune e della vita delle nostre città". Continuano poi le scintille sul tema del rapporto tra immigrazione e criminalità: la Cemi e la Fondazione Migrantes ribadiscono quanto già evidenziato dal segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, sul fatto che non esiste alcuna coincidenza tra immigrazione e criminalità e, "pertanto, risulta impropria e falsa ogni criminalizzazione pregiudiziale degli immigrati". Inoltre, si osserva ancora nel comunicato, dall'apposito capitolo del Dossier Caritas-Migrantes del 2009 - estrapolando le denunce presentate contro autori noti ed equiparando le classi di età tra italiani e il numero effettivo di immigrati - si evince un uguale tasso di criminalità tra italiani e stranieri residenti. 18 febbraio 2010
Walter Veltroni: "Basta con gli insulti di Libero e il Giornale" Quando è troppo è troppo. Walter Veltroni risponde per le rime a tutti gli attacchi di Libero e il Giornale: "Adesso siamo all'incredibile. Due quotidiani hanno oltrepassato ogni limite. Uno titola in prima pagina, in maniera diffamatoria, su inesistenti "telefonate di Veltroni", mentre l'altro continua in modo offensivo e lesivo a parlare di "cricca Veltroni". È evidente l'intento politico di questa vergognosa campagna condotta con le armi della calunnia e della diffamazione. I miei legali hanno già avuto l'incarico di tutelare la mia onorabilità in tutte le sedi contro queste farneticazioni". "Per quanto mi riguarda, lo ripeto: non so di che cosa si stia parlando, non ho mai avuto conoscenza dei lavori effettuati a Firenze dei quali si parla -sottolinea- Non ho mai fatto, ovviamente, nessuna telefonata né, naturalmente, esercitato alcuna pressione verso chicchessia, su cose delle quali non ho mai avuto né ho la più pallida notizia. Già l'On. Domenici, ex-sindaco di Firenze e lo stesso architetto Desideri hanno smentito e stroncato questa speculazione, che si basa su intercettazioni di telefonate tra due discussi personaggi che -a quanto si capisce- avevano perduto un bando di gara. Ogni ulteriore commento su questa vicenda così incredibile e volgare mi sembra superfluo". 18 febbraio 2010
Minzolini: "Basta gogne mediatiche prima del voto". Finocchiaro: "Il Tg1 sembra un giornale di partito" "Basta con la gogna mediatica prima del voto. Le intercettazioni non sono prove", eppure sono alla base di una "condanna mediatica" le cui vittime pagano già "la loro pena davanti alla società", prima del verdetto dei giudici, cosa che "può accadere anche a Bertolaso". Così Augusto Minzolini, direttore del Tg1, è intervenuto stasera, nel corso dell'edizione delle 20, con un editoriale sull'inchiesta sul G8 che ha coinvolto anche il capo della Protezione civile. "Le intercettazioni - ha sottolineato Minzolini - sono strumenti di indagine, non sono prove, e lo sanno bene anche i magistrati. Al telefono si usa un linguaggio diverso rispetto a quello che si userebbe davanti a un pubblico ufficiale, ma non si può condannare una persona per un aggettivo se non c'è una prova". Questo, tuttavia, "non accade in virtù di una sorta di condanna mediatica - ha aggiunto il direttore del Tg1 - che deriva dalla pubblicazione delle intercettazioni. E il condannato mediatico, se pure dimostra la sua innocenza davanti a un tribunale, la sua pena la sconta già davanti alla società. Cosa che può accadere anche a Bertolaso". Tutto ciò, secondo Minzolini, accade perchè "siamo in campagna elettorale e puntualmente le inchieste giudiziarie sostituiscono la campagna elettorale: è successo l'anno scorso con la vicenda delle escort, mentre quest'anno il primo giorno della par condicio siamo stati sommersi dalla pubblicazione di un mare di intercettazioni. Tutto finirà il giorno dopo il voto, ma intanto - ha concluso Minzolini - l'intero Paese subirà un altro colpo". Per Anna Finocchiaro, "ha dell'incredibile l'uso che Minzolini continua a fare del suo ruolo di direttore della maggiore testata del servizio pubblico. Dal giorno del suo insediamento, gli interventi in video del direttore del Tg1 sono stati dedicati esclusivamente ad attaccare magistratura e stampa, al solo scopo di difendere il governo. Anche stasera, ha commentato la capogruppo del Pd in Senato in una nota, "è tornato puntuale con un editoriale dove le notizie di questi giorni (le indagini delle procure di Firenze e L'Aquila, la relazione della Corte dei Conti) vengono ignorate e derubricate a un velenoso venticello, a un fango che screditerebbe il nostro Paese". "Lo stile degli editoriali di Minzolini non è da Tg1, ma da giornale di partito. Il partito di Berlusconi", ha concluso. "Devo ricordare a Minzolini che il giornalista è il cane da guardia della democrazia, non il cane da guardia del potere. Quello sulle intercettazioni di stasera allunga la serie di esemplari editoriali faziosi": così il segretario dell'Usigrai Carlo Verna commenta l'editoriale del direttore del Tg1. "Non perchè un'opinione possa essere considerata buona e un'altra cattiva - spiega Verna -: il punto sta nella coincidenza sistematica delle esternazioni del direttore del Tg1 con le posizioni del presidente del Consiglio. Valutazioni le sue che fruiscono dell'autostrada di un tg storicamente di massimo ascolto e storicamente di profilo istituzionale. Nessuno dei predecessori di Minzolini è mai entrato così come un elefante in una cristalleria, sapendo che i cittadini utenti sono molto meno certi su quando finisca il diritto di sapere e quando cominci il diritto alla riservatezza". "Abbiamo assistito ad una brutta pagina di propaganda di governo. Non so neanche se Bertolaso (per quanto riguarda ciò che è a mia diretta conoscenza di giornalista, sicuramente bravo nel caso rifiuti di Napoli, ma non per questo non sindacabile dalla magistratura) - conclude Verna - possa essere contento di un'operazione così costruita, servile, di una difesa cos ìa gamba tesa. Altro che par condicio". "Stasera un Tg 1 da regime. A far da protagonista l'editoriale a orologeria dal solito portavoce di Berlusconi che, pur di rendere omaggio al suo padrone, sconfessa la sua professione", ha dichiarato il senatore Pancho Pardi, capogruppo dell'Idv in commissione Vigilanza Rai. "Il bersaglio è sempre lo stesso: i magistrati che rientrano nella lista dei cattivi insieme alla libera stampa", ha proseguito, "e naturalmente la lingua batte dove il dente duole: le intercettazioni, uno strumento indispensabile per portare avanti le inchieste che però Minzolini non gradisce perchè fanno emergere il malaffare della lobby al governo. Porterò il caso in commissione di Vigilanza". "E' assolutamente legittimo che un direttore di un tg faccia un editoriale di tanto in tanto. Quello che è singolare è che ogni editoriale sia fatto a sostegno delle tesi del presidente del Consiglio", attacca il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti. "Al direttore Minzolini non è mai capitato, neanche per sbaglio, di fare un editoriale per cercare di dare voce a persone oscurate ed umiliate magari proprio dalle leggi ad personam volute da Berlusconi. Questo conferma che quella che abitualmente chiamiamo "rete ammiraglia" è diventata in realtà uno dei tanti fogli di partito del premier". Lettera delle figlie di Bertolaso Al Tg1 è stata anche letta una lettera delle figlie di Bertolaso, che sarà domani in edicola su Panorama. "Non intendo tacere oltre lo scempio che si è compiuto su un uomo che ha trascorso gli ultimi nove anni della sua vita a soccorrere i suoi concittadini meno fortunati", scrive Chiara Bertolaso, anche a nome della sorella Olivia. Nella lettera si denuncia come la "vita e le opere" del padre si sono piegate "sotto la forza dirompente della calunnia e della menzogna". "Sono una giovane studentessa che ama il suo paese e crede nelle istituzioni - scrive Chiara - In questi ultimi giorni ho sentito parlare di Guido Bertolaso, mio padre, come di un avido ed un corrotto". La ragazza sottolinea anche la gravità delle accuse sessuali. "Ipotesi infamanti - dice - mosse sulla base di parole estrapolate da intercettazioni che dovevano rimanere segrete fino al processo". "Ma in questo caso - aggiunge - si è già sentenziato sulla colpevolezza di Bertolaso prima ancora che si decida se rinviarlo a giudizio o meno. Alcuni giornalisti senza scrupoli hanno deciso di ergersi al di sopra della giustizia per condannare e distruggere in pochi minuti la reputazione e il duro lavoro di un uomo". Le sorelle Bertolaso proseguono sostenendo che "è stato divulgato ciò che faceva più comodo e che avrebbe fatto vendere di più. È un vortice che trascina tutto e tutti nella distruzione". Chiara sostiene inoltre di "non voler negare" la fondamentale libertà di stampa, ma "piuttosto vorrei denunciare la libertà di menzogna di divulgare notizie approssimative, un reato per il quale non è prevista una pena commisurata al delitto". "Caro papà - concludono le ragazze - di certo non saranno le parole al vento di qualche giornalista improvvisato a toccarci. Ma anzi serviranno a motivarci sempre di più nella volontà di cambiare questo paese". 18 febbraio 2010
Il procuratore Toro indagato anche corruzione e favoreggiamento È indagato a Perugia anche per corruzione e favoreggiamento l'ormai ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, già inquisito per rivelazione di segreto d'ufficio dai pm di Firenze nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi. I nuovi reati sono stati ipotizzati dai pm del capoluogo umbro titolari del fascicolo. I nuovi reati nei confronti di Toro sono stati delineati nella richiesta di rinnovare la custodia cautelare per l'imprenditore e i tre funzionari pubblici già arrestati su richiesta dei pubblici ministeri di Firenze. Istanza sulla quale è attesa una decisione nei prossimi giorni da parte del gip. In particolare il procuratore aggiunto di Perugia Federico Centrone e i sostituti Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi hanno indicato le accuse a supporto della richiesta di radicare nel capoluogo umbro la competenza dell'inchiesta. Elementi utili per gli accertamenti in corso sarebbero emersi anche dalla deposizione dei due magistrati di Roma titolari del fascicolo sui cosiddetti Grandi eventi della capitale. Atti per i quali si delinea, al momento, la competenza dei magistrati perugini così come per il filone avviato a Firenze. Ieri le dimissioni di Achille Toro Si era dimesso ieri dalla magistratura Achille Toro, procuratore aggiunto di Roma, indagato nell'ambito dell'inchiesta degli appalti del G8 alla Maddalena. La decisione, "definitiva", è stata comunicata da Toro al procuratore capo della Repubblica e presa in relazione al suo coinvolgimento quale indagato nell'inchiesta dalla procura di Firenze, ormai passata a Perugia. Essendo Toro da oltre quarant'anni in magistratura le sue dimissioni non hanno bisogno di essere accettate. Stante inoltre questa sua decisione l'eventuale procedimento disciplinare che avrebbe potuto avviare la Cassazione non è più possibile. L'atto di dimissioni, comunicato al procuratore della repubblica Giovanni Ferrara (che si è deto "rammaricato" per la decisione del collega), dovrebbe arrivare oggii al Consiglio superiore della magistratura ed al ministro della Giustizia. Toro, indagato dalla procura di Firenze per violazione del segreto d'ufficio, ha motivato la decisione di dimettersi per "essere libero di difendere - è detto nell'atto - l'onorabilità mia e di mio figlio (a sua volta indagato) e, nel contempo desiderando eliminare ogni ragione di imbarazzo per l'ambiente di lavoro, con grande rammarico, ma con animo sereno, dichiaro la mia volontà di dimettermi con effetto immediato dall'ordine giudiziario". 17 febbraio 2010
Bertolaso: "Mi sento un alluvionato". Il procuratore Toro lascia la magistratura Le possibili infiltrazioni di comitati d'affari negli appalti sia per la ricostruzione post terremoto sia per il G8 all'Aquila sono sotto la lente di ingrandimento della Procura del capoluogo abruzzese dall'agosto 2009. Per questo il procuratore capo, Alfredo Rossini, nei giorni scorsi ha chiesto ai magistrati di Firenze copia degli atti relativi all'inchiesta sugli appalti per il G8, che avrebbe dovuto svolgersi alla Maddalena e fu poi trasferito all'Aquila. "Tante persone sono venute e si sono organizzate per fare speculazioni truffaldine - ha spiegato Rossini -, di questo aspetto ci siamo interessati fin dall'inizio". I magistrati aquilani ritengono che dalle carte dell'inchiesta condotta dai colleghi fiorentini - nella quale è indagato, tra gli altri, il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso - possano emergere collegamenti utili alle loro indagini. "Se ce le mandano - ha detto Rossini - possiamo lavorare e guadagnare tempo. La mia idea, su questo caso, è che dovremo lavorare tanto". Da Rossini oggi nessun commento - li aveva evitati anche ieri - sulle intercettazioni telefoniche nelle quali compare il "Consorzio Federico II", di cui fanno parte tre imprese aquilane e la toscana Btp Spa, coinvolta nell'inchiesta di Firenze. Il Consorzio avrebbe ottenuto appalti per la ricostruzione dell'Aquila dopo il terremoto del 6 aprile 2009. E i rappresentanti delle istituzioni aquilane non possono fare a meno di chiamare in causa il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Per il sindaco, Massimo Cialente, che è anche vice commissario per la ricostruzione, "Letta era in buona fede" quando ha dichiarato che nessuno degli imprenditori coinvolti dalle intercettazioni sulle risate la notte del sisma aveva mai messo piede all'Aquila. "Credo non fosse a conoscenza di quanto rivelato dagli ultimi sviluppi" Meno tenera Stefania Pezzopane, presidente della Provincia: "le rassicurazioni dell'onorevole Gianni Letta sono state già smentite da una semplice indagine giornalistica. Deve essere di nuovo sfuggito qualcosa". E il deputato abruzzese Idv Augusto Di Stanislao con un'interrogazione chiede chiarezza. "Il governo, per bocca di Letta, aveva assicurato che le brutte persone che ridevano del dramma dell'Aquila non avevano messo piede in città nè avuto 1 euro per la ricostruzione. Due sono le cose - conclude -: o Letta ignorava i fatti o mentiva". Le dimissioni di Achille Toro Si è dimesso oggi Achille Toro, procuratore aggiunto di Roma, indagato nell'ambito dell'inchiesta degli appalti del G8 alla Maddalena. La decisione, "definitiva", è stata comunicata da Toro al procuratore capo della Repubblica e presa in relazione al suo coinvolgimento quale indagato nell'inchiesta dalla procura di Firenze, ormai passata a Perugia. Essendo Toro da oltre quarant'anni in magistratura le sue dimissioni non hanno bisogno di essere accettate. Stante inoltre questa sua decisione l'eventuale procedimento disciplinare che avrebbe potuto avviare la Cassazione non è più possibile. L'atto di dimissioni, comunicato al procuratore della repubblica Giovanni Ferrara (che si è deto "rammaricato" per la decisione del collega), arriverà domani al Consiglio superiore della magistratura ed al ministro della Giustizia. Toro, indagato dalla procura di Firenze per violazione del segreto d'ufficio, ha motivato la decisione di dimettersi per "essere libero di difendere - è detto nell'atto - l'onorabilità mia e di mio figlio (a sua volta indagato) e, nel contempo desiderando eliminare ogni ragione di imbarazzo per l'ambiente di lavoro, con grande rammarico, ma con animo sereno, dichiaro la mia volontà di dimettermi con effetto immediato dall'ordine giudiziario". Intanto la procura di Perugia ha chiesto al gip del capoluogo umbro di rinnovare la custodia cautelare in carcere per l'imprenditore e i tre funzionari pubblici già arrestati nell'ambito dell'inchiesta dei pm di Firenze per gli appalti legati al G8 della Maddalena. L'istanza - secondo quanto si è appreso - ricalca sostanzialmente la misura già chiesta e ottenuta dai pubblici ministeri di Firenze. La richiesta riguarda Angelo Balducci, Diego Anemone, Mauro Della Giovampaola e Fabio De Santis. Nei loro confronti i pm perugini Federico Centrone, Sergio Sottani e Alessia Tavernesi hanno ipotizzato sostanzialmente le stesse accuse già contestate dai magistrati fiorentini. L'inchiesta sugli appalti per il G8 è stata trasferita a Perugia in seguito al coinvolgimento dell'ormai ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, indagato per rivelazione di segreto d'ufficio. La possibilità di richiedere di rinnovare la misura cautelare è prevista dal codice entro 20 giorni dalla trasmissione del fascicolo. Su di essa nei prossimi giorni dovrà pronunciarsi il gip di Perugia. Ieri il giudice per le indagini preliminari di Firenze aveva respinto le richieste di revoca avanzate dai difensori di Balducci, Anemone e Della Giovampaola, mentre i legali di De Santis non avevano avanzato alcuna istanza. Al momento nell'inchiesta condotta dai pm di Perugia non figurerebbero altri indagati oltre quelli già indicati dai pm di Firenze. 17 febbraio 2010
Corte dei Conti: corruzione, patologia tuttora molto grave La corruzione è una "patologia" che "resta tuttora grave" e che, anzi, nel 2009 ha fatto registrare un aumento di denunce alla Guardia di Finanza del 229% rispetto all'anno precedente, cui si aggiunge un incremento del 153% per fatti di concussione. Rispetto a queste condotte illecite individuali, le pubbliche amministrazioni "troppo spesso" non attivano i necessari "anticorpi interni". È la denuncia del procuratore generale e del presidente della Corte dei Conti, Mario Ristuccia e Tullio Lazzaro, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno giudiziario. La corruzione - rileva il pg Ristuccia nella sua relazione - dilaga nella pubblica amministrazione: il Ministero dell'Interno, i comandi dei Carabinieri e della Gdf, nel solo periodo gennaio-novembre 2009 hanno denunciato 221 reati di corruzione, 219 di concussione e 1714 reati di abuso di ufficio, con un vertiginoso incremento rispetto all'anno precedente. È poi assai "grave" - aggiunge il presidente Lazzaro - la mancanza di "anticorpi" nella Pa contro le condotte illecite individuali che causano "offuscamento dell'immagine dello Stato" e "flessione della fiducia che la collettività ripone nelle amministrazioni e nelle stesse istituzioni del Paese". "Se le pervicaci resistenze che questa patologia sembra opporre a qualsiasi intervento volto ad assicurare la trasparenza e l'integrità nelle amministrazioni possono dirsi essere una sorta di 'ombrà o di 'nebbià che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale operoso del Paese, non si può fare a meno di notare - sottolinea il presidente - che l'oscuramento resta tuttora grave, non accenna neppure a dissolversi o a flettere nella sua intensità ispessita". Dalla relazione del pg, inoltre, emerge che è la Toscana - dove in sede penale la procura di Firenze sta indagando sugli appalti del G8 - in testa alla classifica delle regioni in cui la Corte dei Conti ha emesso il maggior numero di citazioni in giudizio per danno erariale: sono 21 (su un totale nazionale di 92), mentre a seguire ci sono Lombardia (18), Puglia (11) Sicilia (10), Umbria (7), Piemonte (7), Trento (5), Calabria (4), Lazio (3) Abruzzo (2) Emilia Romagna (2) Friuli Venezia Giulia (1), Liguria (1). Seppure i dati sul dilagare della corruzione siano disomogenei perchè provenienti da fonti diverse e dunque difficilmente confrontabili, non c'è dubbio - fa notare il pg della Corte dei Conti Mario Ristuccia - che un incremento ci sia stato. I maggiori illeciti contro la Pubblica amministrazione rilevati da Servizio anticorruzione e trasparenza del dicastero del ministro Brunetta indicano come territori più a rischio quelli in cui "maggiori sono le opportunità criminali in considerazione del Pil pubblico più elevato, delle transazioni a rischio quantitativamente più numerose e del maggior numero di dipendenti pubblici", come ad esempio Lombardia, Sicilia, Lazio e Puglia. Nel 2009, su 1.077 sentenze di condanna in primo grado della Corte dei Conti (per un totale di circa 246milioni di euro di importo), 126 (vale a dire l'11,7%) hanno riguardato casi di corruzione, surclassati solo da danni nella gestione del personale (155 condanne, 14,4%), danni al patrimonio mobiliare e immobiliare (152, 14,2%) illeciti nelle entrate (150, 13,9%). 17 febbraio 2010
Alla Camera governo verso la fiducia. Bertolaso: mi sento un alluvionato. Epifani: è una nuova Tangentopoli Il capo della Protezione civile Guido Bertolaso avrebbe fatto meglio a dimettersi. Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, a margine del dibattito "No alla Protezione civile spa", in corso oggi presso la sede nazionale del sindacato. "Di fronte a tutto questo - ha detto Epifani - un gesto di responsabilità è e sarebbe stato preferibile".Quella messa in luce dall'inchiesta giudiziaria sugli appalti per le grandi opere è "una nuova Tangentopoli", ha aggiunto Epifani. "È sotto gli occhi di tutti. Le caratteristiche possono essere nuove - ha proseguito - ma la sostanza è sempre la stessa: per favorire un appalto si crea un circuito illegale. C'è una parte della classe degli amministratori che ricorre alle bustarelle come nella peggiore tradizione. C'è un problema di etica e moralità pubblica del Paese. Non bisogna allentare i controlli, perché senza controlli e trasparenza si creano grumi di interesse che vanno a scapito dei cittadini e alterano la concorrenza". Duro anche Di Pietro: "Noi abbiamo presentato la mozione di sfiducia contro Bertolaso ma se il premier insiste a confermarlo presenteremo una mozione di sfiducia contro di lui". Quanto al dl emergenze, Di Pietro è soddisfatto "per lo stralcio della Spa, società operazioni per le tangenti" ma "non basta perchè nella legge che sarà votata ci sono altri due strumenti di tangenti: gli uomini della Protezione Civile non possono rispondere alla magistratura e poi i grandi eventi sono paragonati alle emergenze con la conseguenza che, quando c'è un grande evento, si tira a campare fino alla fine, poi si dichiara l'emergenza e così si eludono controlli e processi". Sul decreto governo verso la fiducia Il Pd è disponibile a collaborare alla definizione del testo della nuova normativa sulla protezione civile, ma ritiene indispensabile risolvere due punti: eliminare lo scudo giudiziario e cancellare l'equiparazione tra emergenze e grandi eventi. Lo spiega il presidente dei deputati Dario Franceschini sottolineando che "siamo anche disposti a ridurre i nostri emendamenti a quelli centrali, ma il nostro atteggiamento dipenderà da come si comporterà la maggioranza sul merito di quegli emendamenti". Sullo svolgimento dell'esame in aula, iniziato stamane, "useremo i tempi in base alla risposta che ci daranno sul merito" spiega Franceschini in riferimento a quella "opposizione durissima" che era stata annunciata in caso di muro contro muro da parte del governo. Sullo stralcio della spa franceschini ha ribadito il suo giudizio positivo anche se ha ribadito che "non basta". Franceschini ricorda la questione dei grandi eventi che vede contraria tutta l'opposizione: "Se è giusto superare alcune regole per le emergenze di fronte ad un terremoto o ad un'alluvione, non si può fare la stessa cosa per una manifestazione sportiva o una grande celebrazione storica". Alla domanda se Bertolaso debba dimettersi, Franceschini ha risposto: "Resto alle parole del segretario Bersani che ha detto cose molto chiare, che condividiamo tutti". Alla Camera l'opposizione ha presentato un alto numero di emendamenti al dl sulla protezione civile: le proposte di modifica presentate oggi infatti sono oltre 280. Il Pd ne ha presentati 207, praticamente uno per deputato, l'Italia dei Valori 60 circa, mentre l'Udc una quindicina. "Il nostro appello a tentare di trovare una strada per evitare la fiducia non è stato raccolto", ha sottolineato il relatore del testo, Agostino Ghiglia. Ieri il governo ha chiarito che il testo, i cui termini di conversione scadono il 28 febbraio, deve essere trasmesso entro la settimana in Senato per la terza lettura. I lavori a questo punto proseguiranno a oltranza. L'aula dovrebbe lavorare fino a mezzanotte per consentire di prendere la parola a tutti gli iscritti a intervenire, che sono 224. Domani, intorno a mezzogiorno, si voteranno le pregiudiziali di costituzionalità. Prevedibilmente, il governo annuncerà la richiesta di fiducia domani nel tardo pomeriggio per votarla venerdì alla stessa ora, come da regolamento. "Se quest'Aula mi autorizzerà, visto che è mia abitudine seguire passo per passo in Parlamento i provvedimenti legislativi di mia competenza, a fine mattinata mi recherò io stesso in Calabria per vedere la situazione e poter riferire già domani", ha detto oggi alla Camera Bertolaso. "Il Dipartimento è intervenuto subito", ha detto, è "un passo avanti" il fatto che non ci siano stati danni a persone e solo "benchè ingenti, alle cose". "Bertolaso è bravo a fare il suo mestiere e Berlusconi gli dice di andare avanti", ha ribadito Umberto Bossi. E a chi gli chiede se attaccando il sottosegretario si voglia colpire il premier replica: "Spero di no, altrimenti il Paese diventa davvero brutto. Sta per arrivare la primavera -aggiunge con una battuta- e spero che arrivi il sole...". "Non vedo una nuova Tangentopoli, solo qualcuno che ha sbandato. Non mi pare ci sia un progetto generale, ma solo qualcuno che ha sbandato...". Bertolaso scrive alla protezione civile Un "patibolo che non ho scelto nè meritato". Così Bertolaso definisce la sua situazione, a seguito dell'inchiesta che lo vede coinvolto, in una lettera aperta inviata "alle donne e agli uomini della Protezione civile". "Faccio mia la sofferenza di tutti coloro che si sentono colpiti ingiustamente per questo attacco forsennato e squallido che mi riguarda - afferma - e, da questo patibolo che non ho scelto nè meritato, vi saluto con tutto il mio affetto e la mia fedeltà al patto di rispetto e di onore che ci ha permesso di realizzare qualcosa di buono, molto buono, troppo buono per non suscitare tempeste di fango". Bertolaso si definisce "parte lesa, non coimputato o colpevole" e afferma di sentirsi come un "alluvionato". Si dice "fin d'ora responsabile di qualche possibile errore e omissione" che fino a prova contraria non sono "reati, congiure, atti intenzionali e voluti". Inoltre il capo della Protezione civile parla di sè come di un "alluvionato", facendo un parallelismo tra la sua situazione attuale e quella delle tante persone vittime di catastrofi naturali che ha conosciuto nel suo lavoro. Esprimendo "rabbia", "dolore", "sofferenza", Bertolaso sottolinea che in questo modo si "travolge tutto in nome di un preteso diritto a veder chiaro, a scovare i colpevoli, linciarli, sputtanandoli per toglierli di mezzo". "Grande perplessità" sulla competenza della procura di Perugia a occuparsi della posizione di Guido Bertolaso, indagato per corruzione nell'inchiesta sui lavori per il G8 alla Maddalena, viene espressa oggi dal difensore del sottosegretario, l'avvocato Filippo Dinacci. "Valuteremo comunque bene quale è la situazione", ha aggiunto il legale. Secondo Dinacci, "non esiste connessione" tra la posizione di Bertolaso, indagato per corruzione, e quella del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, inquisito per rivelazione di segreto di ufficio nell'ambito dell'inchiesta avviata dalla procura di Firenze e poi passata a quella di Perugia per competenza proprio per il coinvolgimento del magistrato. E per questo il difensore del capo della protezione civile ha sostenuto che non sono i pm perugini quelli competenti a occuparsi della posizione di Bertolaso. Il sistema gelatinoso Tutto in deroga, fin che si può. E si può molto attraverso il potere di ordinanza, le disposizioni di urgenza, i decreti della Presidenza del Consiglio. 500 ordinanze di Guido Bertolaso dal 2002. E nelle ordinanze ci sono emergenze reali, in primis il terremoto de l’Aquila. Ma ci sono anche tanti Grandi Eventi, dal G8 della Maddalena alle celebrazioni per padre Pio, scendendo per li rami fino ai campionati del mondo di ciclismo o alla pre-regata disputata a Trapani in vista della coppa America del 2005. Ma, dove la logica emergenziale non può arrivare, subentrano i contatti, l’arroganza, la sensazione di impunità, la voglia di acchiappare al volo un’occasione che potrebbe non ripresentarsi. Dal grande al piccolo: grandi sono gli appalti per la Maddalena o per i mondiali di nuoto. Piccoli gli interessi di chi mobilita il corpo dei vigili urbani di Roma per farsi togliere una multa. Oppure ci sono le richieste all’imprenditore amico: per ospitare i figli in vacanza, per fare ristrutturazioni nell’appartamento di proprietà, per trovare un lavoro ben pagato alla progenie. L’inchiesta di Firenze ha portato alla luce una tela di ragno, impressionante. Tra le maglie della quale si muovevano funzionari e imprenditori, politici e magistrati. L’oggetto principale delle intercettazioni raccolte dai ROS di Firenze sono gli appalti ma, intorno, si muove anche una parentopoli volta a soddisfare le aspirazioni di mogli, cognati e figli. Ma non finisce qui: nelle carte dei magistrati spuntano imprese in odore di mafia e c’è l’atroce sospetto della sottovalutazione del rischio terremoto a l’Aquila. 16 febbraio 2010
Le relazioni Guido&Diego nel dì di festa di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore Ferragosto 2009, Roma, piazza Ungheria, quartiere Parioli, mattina, camminano uno di fianco a l’altro, sulla sinistra Guido Bertolaso, eroe e angelo del terremoto in Abruzzo, sulla destra Diego Anemone, l’imprenditore emergente, anzi emerso, e problem solvers, dallo scaldabagno rotto alla prostituta, di funzionari e gran commis. Parlano fitto, fitto: il G8 è appena finito con successo, all’Aquila però, non alla Maddalena dove anzi i cantieri sono nei guai. E con loro il costruttore Anemome. I carabinieri possono solo fotografare, non certo ascoltare, un momento di intimità professionale. Gli investigatori del Ros scrivono nelle loro informative di "inquietanti rapporti di collusione tra l’introdottissimo costruttore e il potente sottosegretario". Da una settimana Bertolaso va ripetendo "non c’entro nulla col sistema gelatinoso". Semmai "ho avuto un eccesso di fiducia mal riposta". E in effetti, posto che Francesca sia una massaggiatrice vera, che "la serata megalattica" al Salaria Sport village o l’altra con Monica la brasiliana siano marginali e ininfluenti, sembrano altre le figure centrali, l’imprenditore Anemone, ad esempio, il gran commis Angelo Balducci e giù per li rami del sistema gelatinoso. Ma a spedirlo sotto inchiesta per corruzione è proprio l’anomalo ("definirlo sospetto è un eufemismo" scrive il Ros) rapporto con Anemome. Il quale, è bene dirlo, dal Dipartimento per lo sviluppo e il turismo (Balducci) con il sovrintendenza della Protezione Civile ha avuto assegnati i seguenti appalti: Stadio centrale del tennis al Foro Italico e Nuovo museo dello sport a Tor Vergata (Mondiali di nuoto 2009); aereoporto internazionale dell’Umbria di Sant’Egidio (Unità d’Italia). Nel grande cantiere della Maddalena Anemone fa la parte del leone: ha in appalto il palazzo della Conferenza e l’area delegati; residenza dell’Arsenale; area di stampa e servizi di supporto. Quasi cento milioni di appalti su un totale di 370. Un’intera informativa di 252 pagine è dedicata al ruolo di Bertolaso e ai suoi rapporti con Anemone, Balducci e Rossetti. Il 9 settembre 2008, i lavori in Sardegna sono stati appena affidati, Anemome (A) chiama con insistenza Bertolaso (B). A: "Abbiamo la possibilità di verderci, anche stasera quando vuoi tu". B: "Chiamami più tardi". L’incontro viene spostato al giorno dopo. A: "Ci possiamo vedere dove ci siamo visti l’altra volta". B: "Va bene, verso le 8-8 e mezza, a fine giornata". Il 19 settembre la scena si ripete, stessa insistenza, stessa disponibilità da parte del sottosegretario. Stesso luogo d’incontro. Anemone chiede di incontrarlo con un sms alle 22 e 08: "Avrei bisogno di incontrarti domani che poi parto". E Bertolaso, alle 23 e 39, risponde: "Domani verso le 10 e 30 piazza Ungheria". La mattina dopo, intorno alle 9, Anemome telefona a don Evaldo Biasini: "Senti don Evà, scusa se ti scoccio, stamattina devo vedere una persona verso le 10 e mezzo, tu come stai messo?". Don Evaldo: "Di soldi? Qui a Albano ne ho solo 10, già a Roma potrei darteli, debbo poi portarli in Africa, vediamo". <MD>L’incontro con Bertolaso ha per oggetto i lavori della Maddalena. Da successive telefonate tra Anemone con Della Giovampaola e poi con la moglie Vanessa si capisce che l’incontro con il sottosegretario è stato "positivo": "Tutto bene, sì sì". 17 febbraio 2010
Gli affari Coperture politiche per l'aeroporto di Jolanda Bufalinitutti gli articoli dell'autore Maggio - giugno 2008, c’è grande agitazione nel club degli appalti di Angelo Balducci e Fabio De Santis e di Francesco De Vito Piscicelli, l’immancabile cognato Gagliardi, e Riccardo Fusi. In pentola bollono molti Grandi Eventi e c’è appena stata la vittoria elettorale del centro-destra: i Mondiali di nuoto a Roma, le celebrazioni per l’unità d’Italia, il G8 alla Maddalena. Compare in questo periodo il personaggio Pietro Di Miceli, palermitano residente a Milano, che perora l’ingresso in ATI con Riccardo Fusi di Mauro Mancini della Multidevelopment di Milano. Di Miceli, secondo Fusi, è il tramite per la costruzione dell’aeroporto di Frosinone. Fervono i contatti politici. Piscicelli, parlando con l’ing. Antonio Anello e con Riccardo Fusi, cita per due volte Massimo, fratello di Gianfranco Fini. Piscicelli: L’avrei chiamata per dirle che domani è inutile andare lì. Le cose stanno uscendo ...escono in settimana entrante. Anello: Eh Piscicelli: Io ..invece domani..faccio l’altro incontro importante..con quello che si chiama Massimo.. Anello: Uhm Piscicelli: Poi chiamo pure Riccardo ...perché lo voglio far incontrare pure a lui.. Anello: Ma Massimo chi è...il fratello? Piscicelli: Sì sì Anello: Ah ...ho capito A questo punto la conversazione verte sui tempi per le gare d’appalto. I bandi devono uscire a settembre quindi, valuta Anello, per la progettazione "c’abbiamo luglio e agosto". Poi Piscitelli parla al telefono con Riccardo Fusi: Piscicelli: Lunedì alle nove c’ho questo appuntamento per quelle altre cose lì .. Fusi: Sì Piscicelli: e con ..Massimo Fusi: Ma Massimo chi?..De Santis? Piscicelli: No,...con Massimo il fratello di Gianfranco.. Fusi: Ah...ho capito. Il 28 maggio Fusi chiama Anello e gli dice che l’appuntamento (per la questione dell’aeroporto di Frosinone) è fissato con Pietro Di Miceli. I due, poi si scambiano la loro opinione sul personaggio. Fusi: Allora..noi con questo..professore..abbiamo fatto un consorzio. Anello: sì Fusi: Un consorzio, si chiama Roma gestioni... Fusi: Questo professor Di Miceli ha una serie di contatti con Finmeccanica. Anello: Sì Fusi: Per parlare della costruzione di un aeroporto a Frosinone. Di più non so dirle Anello: Senta, questo..è professore di che..? Fusi ride: Bella domanda Anello: è laureato? Fusi: no..no..questo sarebbe un alto personaggio dello IOR vaticano. Anello: Ho capito Fusi: ..capito?...Quindi è uno che monta operazioni in tutta Italia e all’estero. 17 febbraio 2010
I vizi Porte aperte alla Rai: "Anthony va sistemato" di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore C’è molta Rai nelle pagine delle informative del Ros dei carabinieri. L’imprenditore venuto dal nulla Diego Anemone, disponibile e servile fino all’inverosimile pur di avere in cambio l’accesso alla grande abbuffata dei lavori pubblici, frequenta il giro "giusto", presunte star, molte starlette, qualche attrice. Molti dirigenti e responsabili. Senza dimenticare che nella galassia delle ditte della famiglia Anemone c’è anche la Erretifilm, in società con Rosanna Thau moglie di Angelo Balducci. Anemone è in ottimi rapporti con Giancarlo Leone, nel 2008 vice direttore della Rai, con competenza, tra l’altro, su Rai Fiction. Leone chiede ad Anemone "consulenze in merito a tale Giulio" e frequentano insieme feste e serata conviviali. Alcune intercettazioni raccontano, anche, dell’amicizia tra Leone e Balducci che ha il cruccio di sistemare il figlio Lorenzo, aspirante attore, nel cast della produzione Rai. Ma il pezzo forte del link tra quelli della Ferratella e il mondo Rai restano le telefonate tra Balducci e Anemone per trovare "con urgenza una sistemazione a Anthony Smit, 40 anni, di Anacapri". Ora, va qui precisato che Anthony Smit da Anacapri è fratello di Susanna Smit attuale compagna di Mauro Masi, ex segretario generale di Palazzo Chigi e e attuale direttore generale della Rai. Non solo, la signora Smit ora convivente con Masi - con qualche tempesta casalinga se è vero che durante la scorsa estate Masi si è trovato fuori di casa in pigiama ad opera della signora - è stata a suo tempo compagna dell’ex sindaco di Catania Umberto Scapagnini che è stato anche il medico di fiducia di Silvio Berlusconi. A giugno 2009 Masi telefona a Balducci, gli detta il numero in uso ad Anthony Smit, e lo prega, lo scongiura di fare qualcosa: "Te lo ripeto mi interessa molto perché ho preso un impegno, è un piacere personale, devi farmelo il prima possibile". Un minuto dopo sarà Balducci in persona a chiedere a Smit quando è disponibile per un incontro per illustrargli "una cosa molto bella e concreta" facendo allusione, ad una concreta possibilità di lavoro. A.B: "Guarda, senti, scusa, ti volevo dire, compatibilmente con gli impegni tuoi, se tu avevi la possibilità di fare un salto a Roma uno di questi giorni, avevamo una cosa molto bella di cui parlare ecco... una cosa concreta .. immediata che ovviamente è compatibile ... è compatibile con quello che stai facendo naturalmente". A.S: "Il 15 di luglio io finivo le ferie insomma ... queste ferie di cui ho avuto bisogno per sistemare un po’ la situazione qua". Ecco, con molta calma, finite le ferie, Smit sale a Roma dove trova casa e lavoro al Salaria sport village. Il clan funziona sempre. Anche al di fuori degli appalti. 17 febbraio 2010
E Anemone sbottò: ma quanti cognati sono?... Il 9 aprile 2008 in un’intercettazione si parla del cognato di Rutelli Paolo Palombelli e del cognato di Guido Bertolaso Francesco Piermarini. Nel corso dell’attività di intercettazione, Piermarini Francecso e Palombelli Paolo sono risultati in rapporti tra loro. BALDUCCI:... io fra un pochino devo vedere ... il cognato ... Paolo ANEMONE:... sì BALDUCCI:... tu devi dire qualche cosa oppure ? ANEMONE:... no … io c’avevo parlato ... lui mi aveva detto che passata questa buriana poi ci saremmo visti per quel programma che ti dicevo l’altro giorno che lui conosce bene ... nel frattempo lui c’ha già un discorso in corso ... quindi .. quello che avevamo detto agli inizi BALDUCCI:... senti ...no ... ma … il cognato ... ANEMONE:... di … BALDUCCI:... ecco !.. si … ANEMONE:...quello … quello … dico ...già c’ha una cosa ... BALDUCCI:... quell’altro cognato ANEMONE:...o Dio quanti ne sono di cognati .. allora ... l’altro cognato ? BALDUCCI:... Guido ... il cognato di … ANEMONE:...si .. no quello non ho fatto nulla BALDUCCI:... allora perché non lo chiami ... magari ... questa settimana quando lui sta a Roma ... 10 minuti ... ci parliamo io te e lui ANEMONE:... volentieri ... a te quando ti fa comodo? 17 febbraio 2010
2010-02-16 La "Spa" stralciata. Bertolaso sull'orlo delle dimissioni. Corruzione, indagato Verdini di Susanna Turcotutti gli articoli dell'autore L’operazione salvate Mister Emergenze prosegue, ma al momento può dirsi riuscita solo a metà. Anzi: a guardarla con gli occhi del Cavaliere, e a dar retta ai boatos, rischia di tramutarsi in una doppia sconfitta. Se infatti ieri è divenuta ufficiale la notizia che il governo rinuncerà all’istituzione della Protezione civile spa (un punto che Berlusconi ha tentato di difendere in ogni modo), resta assai incerto il destino di Guido Bertolaso. La lettura dei giornali di ieri, la trascrizione di alcune intercettazioni sul suo incontro con Monica - la massaggiatrice del Salaria sport village, le previsioni nere sui prossimi capitoli sbattuti in prima pagina, hanno di nuovo portato il capo della protezione civile sull’orlo delle dimissioni. Un’ipotesi che Bertolaso ha concretamente valutato, ma che si è scontrata di nuovo con le intenzioni del Cavaliere. Silvio Berlusconi, infatti, resta convinto di non potersi permettere una tale debacle, tantomeno in seguito a un attacco dei giudici, tantomeno con le Regionali alle porte. Una uscita di scena di Bertolaso, come spiegano nel Pdl, indebolirebbe assai l’aureo principio (del premier) per il quale accuse e procedimenti non devono indurre a dimissioni. Non solo: ridurrebbe in polvere tutto l’impianto sul quale il Cavaliere ha impostato la propria campagna elettorale. Berlusconi come uomo del fare, l’imprenditore che taglia con l’accetta le lungaggini e risolve i problemi: "Questo genere di immagine ha in Bertolaso il suo fiore all’occhiello: se crolla lui, crolla tutto", spiega una voce interna alla maggioranza. Così ieri Berlusconi, per tramite di Gianni Letta, ha fatto di tutto per evitare lo showdown. "Dimissioni congelate almeno fino a mercoledì", sarebbe il compromesso di giornata. Di fatto, proprio in una telefonata con sua maestà della Mediazione, Bertolaso ha preso accordi per presentarsi oggi - a nome del governo - in commissione Ambiente, dove si discuterà il contestato decreto emergenze. Sul fronte del testo, anche grazie alla moral suasion del Quirinale, la maggioranza è arrivata ad un accordo, reso ufficiale ieri da Gianfranco Fini: "L’articolo 16, che istituiva la Protezione civile spa, sarà stralciato, il decreto depotenziato". Non verrà invece stralciato lo scudo giudiziario previsto all’articolo 3 del provvedimento: tuttavia ieri i tecnici hanno lavorato a lungo per "circoscriverlo", essendo emerse proprio all’interno della maggioranza delle perplessità sulla formulazione dell’immunità, da alcuni giudicata "privadi giustificazioni". Al di là delle singole modifiche, il destino del provvedimento a questo punto sembra chiaro: dopo lo stralcio dell’articolo 16 e gli altri ritocchi, il testo uscito dalla commissione Ambiente dovrebbe poi essere assorbito in un maxiemendamento-fotocopia, sul quale mercoledì il governo metterà la fiducia. Tuttavia, come si diceva all’inizio, la decisione di depotenziare il decreto è stata presa a dispetto delle intenzioni iniziali di Berlusconi. Il Cavaliere voleva infatti "blindare" il decreto. Ma i molti e sempre più pesanti distinguo nella maggioranza - dal silente Tremonti fino al tuonante Bossi che ieri ha detto no alla spa, passando per i finiani Bocchino e Baldassarri - l’hanno costretto a cambiare i suoi piani. Considerando il caso Poli Bortone - che Berlusconi non è riuscito a candidare alla Regione Puglia per il gioco dei veti interni - è la seconda volta che, in poche settimane, il Cavaliere si fa imbrigliare dalla propria maggioranza. Relativamente a questa legislatura, si tratta una novità, nel Silvio-mondo. 16 febbraio 2010
Ecco il "sistema" Verdini-Fusi di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore A leggere le ordinanze una dopo l'altra ci si perde. Dentro quelle "disposizioni urgenti" c'è tutto il sistema di potere della Protezione Civile: un Moloch che ha fagocitato in pochi anni tutti gli altri centri di spesa dello Stato. Gli altri tagliano, la Protezione Civile spende: per qualsiasi finalità. Si va dalle calamità naturali, al traffico, dall'immigrazione clandestina (che diventa un grande affare) agli appuntamenti internazionali (come La Giornata della Gioventù a Colonia). A mano a mano che si squadernano gli atti, si scoprono delle vere e proprie mini-Finanziarie. Si dispongono stanziamenti, si ripartiscono risorse, si cancellano finanziamenti per alcuni e si devolvono ad altri. Tutto con un tratto di penna. Il potere di Guido Bertolaso sta tutto qui: vale più questa sorta di "mini-Stato parallelo", che le sue attribuzioni di Capodipartimento, sottosegretario, commissario. Anche se tutte queste funzioni pare gli abbiano consentito di accumulare un emolumento pensionistico che toccherebbe il milione di euro annuo. Con l'ordinanza l'emergenza si prolunga negli anni, tanto che eventi calamitosi (specie quelli di Catania, chissà perché) vengono trattati a più riprese: con la formulazione "ulteriori disposizioni" si emettono ordinanze "urgenti" nel 2005 per fatti accaduti nel 2003. Alla faccia dell'urgenza. L'ordinanza va a ritroso nel tempo, ma a volte anticipa anche eventi futuri, come quello del Congresso eucaristico previsto ad Ancona nel 2011. D'altronde anche quello di Bari nel 2005 era stato un'emergenza. Così come i funerali di Giovanni Paolo II e l'elezione del suo successore. "I poteri di ordinanza in materia di protezione civile dovrebbero avere come oggetto attività finalizzate all'attività di tutela dell'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni derivanti da calamità naturali - osserva il senatore Pd Mario Gasbarri -. Al contrario negli ultimi anni l'ordinanza è divenuta una potestà tanto ambita quanto discutibile. Eventi in possesso del solo requisito di essere grandi, che avrebbero potuto essere affrontati con legislazione ordinaria, sono stati equiparati a terremoti o ad alluvioni. Interessante il caso delle Olimpiadi invernali di Torino. Nel 2005, l'anno in cui si emette il maggior numero di ordinanze (ben 99), almeno un paio riguardano i giochi del capoluogo piemontese. Tra le disposizioni, si prevede anche il pagamento di 300 euro per ogni frequenza radiofonica utilizzata, e di mille euro per ciascuno spazio Tv o satellitare. Perché le tariffe vengono stabilite per via d'urgenza dalla protezione civile, e non dal ministero delle Comunicazioni? Mistero. Guarda un po’ la Sicilia La Sicilia è una delle Regioni più interessate dalle ordinanze. La città di Catania riporta numerose urgenze: dal traffico a "eccezionali eventi metereologici". Nel dicembre del 2005 si dispongono ulteriori interventi per i danni subiti nel marzo del 2003, in quanto "permane una situazione di crisi diffusa". La stessa città dal 2002 ottiene l'intervento straordinario per il traffico e la mobilità. Ancora nel 2009 Catania ottiene interventi che riguardano l'attività eruttiva eccezionale dell'Etna nel 2002. Lo stretto. Anche Messina e provincia ottengono interventi reiterati, in parallelo a quelli previsti per Villa San Giovanni, la città calabrese che la guarda oltre lo stretto. Le disposizioni urgenti riguardano sempre l'attraversamento dei centri abitati da parte dei mezzi pesanti. Dal 2004 il Prefetto di Messina è nominato Commissario, per consentire interventi in deroga a leggi e piani regolatori. In sostanza, per avviare opere viarie. La stessa cosa accade in Calabria: in altre aprole si preparano le infrastrutture per arrivare al Ponte. Senza che il Parlamento sia informato. Immigrazione. I clandestini sono una grande emergenza per Lampedusa e per tutto il territorio nazionale. Le ordinanze che li interessano sono numerose. L'ultima, quella del 2009, è la più interessante. Si fornisce al ministero del Lavoro la deroga per aumentare il personale addetto alla emersione di colf e badanti. E non solo: alle deroghe ai piani per l'allestimento di nuove strutture di accoglienza si aggiunge la possibilità di utilizzare progettazioni di liberi professionisti, anche in deroga alle leggi vigenti. Ma la vera chicca è un'ordinanza del 15 settembre 2009. È un provvedimento omnibus che affronta una serie infinita di "emergenze" vere o finte. Dall'influenza H1N1, alla mozzarella di bufala, all'inquinamento della laguna veneziana, al traffico di Treviso e Vicenza, agli scavi di Pompei fino al nuovo Palazzo del cinema e dei congressi a Venezia. 16 febbraio 2010
Il Colle smentisce Bertolaso: "Troppe ordinanze d'urgenza" di Marcella Ciarnellitutti gli articoli dell'autore Rendere più credibile l’autodifesa. Per riuscirci Guido Bertolaso ha cercato di farsi scudo anche con il Quirinale. Ed è scivolato. "I presidenti della Repubblica non hanno mai opposto il rifiuto o obiezioni alle leggi che consentono l’adozione delle ordinanze relative ai grandi eventi" ha scritto a "La Repubblica" rispondendo alle domande che gli aveva fatto il quotidiano, non mancando di rivendicare che dal Colle alle iniziative di cui è stato protagonista indiscusso "non ci sono state osservazioni neppure informali" o mancate firme per sancire "un parere contrario". E "non ci sono stati pronunciamenti della Corte Costituzionale nè sono state sollevate fondate eccezioni di incostituzionalità". Ma non è proprio così. Leggi e ordinanzeIl 21 dicembre scorso, in occasione del discorso alle Alte Magistrature, il presidente "affrontando la questione del modo di legiferare ebbe modo di rilevare il rischio del prodursi di effetti negativi sul livello qualitativo dell’attiva legislativa e sull’equilibrio del sistema delle fonti che derivano -oltre che dal frequente e ampio ricorso alla decretazione d’urgenza nonché dalla notevole estensione in sede di conversione del contenuto di tali provvedimenti- anche dal crescente uso e dalla dilatazione delle ordinanze d’urgenza" viene fatto notare al Quirinale sollecitato a commentare le dichiarazioni del sottosegretario. In quel discorso Napolitano parlò di "un vero e proprio "sistema parallelo" di produzione normativa" riferendosi anche al pensiero di alcuni studiosi illustri. Per quanto riguarda le firme che avrebbero potuto essere negate, la puntualizzazione del Quirinale non ammette repliche. Non tutto passa alla firma del Capo dello Stato. Infatti "tra le competenze del presidente della Repubblica non rientra in alcun modo esprimersi su atti relativi a dichiarazioni di stato di emergenza o di attribuzione della qualifica di grande evento. Tali atti vengono, infatti, adottati con decreto del presidente del Consiglio, previa delibera del Consiglio dei ministri, e non sono pertanto sottoposti al preventivo esame del Capo dello Stato. Così come rientra nella esclusiva competenza del presidente del Consiglio l’adozione delle ordinanze di protezione civile". Una partita, dunque, in cui Bertolaso non può tirare per la giacca il Capo dello Stato. Berlusconi e lui. Loro sono i responsabili. Loro prendono le decisioni, peraltro rivendicate quando le cose vanno bene. L’apprezzamento Ma la questione protezione civile, al di là dell’apprezzamento che Napolitano ha sempre fatto dell’azione svolta negli interventi sul territorio in occasione delle grandi tragedie che hanno funestato l’Italia, era già all’ordine del giorno sulla scrivania del presidente. La vicenda dell Protezione civile Spa veniva seguita con la dovuta attenzione. Superata la sorpresa per l’inaspettato coinvolgimento, Giorgio Napolitano ha continuato nei contatti per cercare di ricondurre il decreto sulla protezione civile nell’alveo originale che ha subito una serie di modifiche, almeno una decina, che non poche perplessità avevano suscitato nell’inquilino del Colle. Ha fatto ricorso alla "moral suasion" Napolitano. Si è servito dello strumento della persuasione, l’unico cui può fare ricorso quando il Parlamento è al lavoro. Ed alla fine ha "apprezzato" la decisione dello stralcio che era stata in qualche modo "incoraggiata". Non poteva rimanere indifferente il presidente davanti al fatto che le modifiche apportate in corso d’opera avevano forzato in modo evidente, e su aspetti molto delicati, il decreto che gli era stato sottoposto nella versione originale. Ora, con la decisione che è stata presa, quella dello stralcio, si potrà ritornare ad una discussione più pacata e costruttiva su argomenti che riguardano tutti. Tenendo in buon conto le obiezioni. La posizione del Quirinale, nel momento in cui è stato deciso che alle dichiarazioni del sottosegretario, riprese da molti mezzi di comunicazione, bisognava dare una risposta che precisasse anche le inesattezze, sono state portate a conoscenza di esponenti di governo ad ogni livello. Primo interlocutore, come sempre il sottosegretario Letta. E poi, ovviamente, lo stesso Bertolaso. 16 febbraio 2010
2010-02-15 Nel reticolo degli affaristi anche "soggetti istituzionali" di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore Al gran banchetto degli appalti messo in piedi da Protezione civile e dal Dipartimento Sviluppo e Turismo della "cricca della Ferratella" partecipavano, sicuramente con ruoli diversi, non solo imprenditori cinici e funzionari pubblici "asserviti" ma, scrive il gip fiorentino Rosario Lupo, "altri soggetti istituzionalmente rilevanti". Oltre a Balducci, De Santis, Della Giovampaola e Bertolaso (i primi tre in carcere, l’ultimo indagato, per tutti l’ipotesi di reato è corruzione continuata e aggravata), abbiamo visto un sacerdote – una specie di bancomat per le esigenze di contanti dell’imprenditore Diego Anemone -, l’aggiunto della procura di Roma Achille Toro le cui confidenze agli amici hanno rischiato di far saltare l’inchiesta, qualche avvocato e, con profili al momento marginali, due giudici della Corte dei Conti, la presidenza stessa di palazzo Chigi con l’ex segretario generale della Presidenza del Consiglio Carlo Malinconico (Balducci tramite Anemone gli ha offerto le vacanze all’hotel Il Pellicano) e il suo successore Mauro Masi (Balducci ha trovato, sempre tramite Anemone, lavoro e casa a Roma al fratello della sua compagna). "Un vero e proprio reticolo – scrive il giudice Lupo - di rapporti tra gli indagati in cui il pubblico e il privato sono confusi in un intreccio di interessi che si traduce in condotte altamente dannose per la collettività sia sotto il profilo della trasparenza, efficienza ed imparzialità del pubblico agire che sotto il profilo dei costi di natura economica", Un reticolo di cui potrebbe avere un ruolo anche il potente Denis Verdini, uno dei tre coordinatori nazionali del Pdl e presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, per una vicenda di falsa documentazione che consentì alla ditta Btp (Baldini-Tognozzi-Pontello) di accedere alle garanzie bancarie necessarie per poter partecipare a una delle gare. La banca, e Verdini, sono al momento parte offesa. Per dare un’idea delle dimensioni del banchetto apparecchiato bisogna tenere conto che la "cricca della Ferratela" e la Protezione Civile stanno gestendo, con il loro club esclusivo di ditte e con procedure d’urgenza nonché in deroga ai controlli, circa un miliardo e mezzo di euro in opere pubbliche. Il gip dedica un capitolo dell’ordinanza ai "Rapporti degli indagati con soggetti istituzionalmente rilevanti" in cui scrive che "l’insidiosità e la pericolosità del gelatinoso sistema di corruzione che corrode in modo profondo rapporti economici, istituzionali e sociali si ricava anche dal coinvolgimento a vario titolo e in gran parte ancora da definire nei suoi contorni di personaggi di grossa levatura istituzionale". Francesco Maria De Vito Piscicelli, l’imprenditore a cui rideva la pancia mentre trecento persone morivano a L’Aquila sotto le macerie, ha "rapporti poco chiari con consiglieri della Corte dei Conti quali Mario Sancetta e Antonello Colosimo". Non sono due qualunque, i consiglieri Sancetta e Colosimo: il primo è presidente della sezione di controllo della Corte dei Conti della Campania; il secondo dal 2005 al 2008 è stato vice Alto Commissario per la lotta alla Contraffazione. La natura e le eventuali conseguenze di questi "rapporti poco chiari" sono oggetto dell’inchiesta. Si parla di "imponente materiale indiziario acquisito dagli investigatori del Ros". Comincia oggi una settimana importante per l’inchiesta. Sotto osservazione gare d’appalto e contratti (anche del G8 all’Aquila), capitolati di spesa e i conti bancari dei vari indagati. E i "rapporti poco chiari con altri soggetti istituzionali". 15 febbraio 2010
Bersani: Bertolaso faccia un passo indietro "Non è questione di reati o di comportamenti, anche sessuali, uno è innocente fino a prova contraria e io non dubito della serietà di Bertolaso ma si è creato un meccanismi di evidenze che mostrano limiti nella trasparenza, commistioni e familismi. Ed è per il buon nome della Protezione Civile che Bertolaso dovrebbe fare un passo indietro". Così il segretario Pd Pier Luigi Bersani, ospite del Tg4, torna a sollecitare le dimissioni del capo della Protezione Civile. "Se Bertolaso non dà le dimissioni - aggiunge Bersani - toccherà chiederle come un comportamento di stile" 15 febbraio 2010
Bertolaso: basta fango, sono un servitore dello Stato Guido Bertolaso risponde alle dieci domande postegli ieri da Eugenio Scalfari nell'editoriale su Repubblica: e una lunga lettera del capo della Protezione Civile, pubblicata oggi dal quotidiano, si conclude con un invito alla libera stampa a non "spandere fango" e ad aspettare le risultanze delle inchieste. Bertolaso, al centro delle polemiche perché indagato per l'inchiesta fiorentina sulla corruzione per le grandi opere che ha portato a 4 arresti, scrive: "Rispetto l'opinione pubblica, al punto di essermi fatto un punto d'onore nel meritare la fiducia dei cittadini, ma non credo le si renda servizio spargendo illazioni, informazioni non verificate, sospetti, teoremi di colpevolezza data per certa quando nessun giudice si è pronunciato. Questo sì, in violazione dei principi costituzionali. La libera stampa, se sviscera gli elementi di prova addotti dai giudici per una loro decisione, può rendere un servizio ai cittadini e al Paese. Quando spande fango, meno". Bertolaso risponde anche alle numerose domande del fondatore di Repubblica sulla trasformazione della Protezione Civile in SpA (legge attualmente in discussione ma sostanzialmente bloccata dalle polemiche seguite all'inchiesta). Per il capo della Protezione Civile il senso della legge non è affatto questo. "Il decreto legge non prevede affatto la trasformazione della Protezione Civile in società per azioni, la quale viceversa, con personale capace e preparato, continuerà nella sua missione. La Spa è uno strumento tecnico in più, che, con l'esperienza acquisita nelle emergenze, non ultima quella aquilana, rimette nella mani del "Pubblico" competenze da "general contractor" che la pubblica amministrazione ha perso negli ultimi decenni, rendendola nuovamente in grado di seguire giorno per giorno i lavori di cui lo Stato è committente e sottraendosi al ricatto del "mercato". Bertolaso replica anche all'accusa implicita di essere uomo del governo Berlusconi più che dello Stato. Se il suo operato ha aumentato il consenso del governo Berlusconi, dice in sostanza Bertolaso, non è colpa sua: avrebbe fatto altrettanto con il governo Prodi. E non è colpa sua se Berlusconi è "l'unico collante" del centrosinistra. "Ripeto di essere un servitore dello Stato" scrive il capo della Protezione civile. "Il che non vuol dire che non sia al servizio del Governo... Se la Sua vera domanda è: "si è reso conto che il suo operare ha creato situazioni che possono aver contribuito al consenso nel Paese dell'attuale Presidente del Consiglio?" rispondo di essermene accorto". Ma "ho già detto che alcuni degli interventi che ho realizzato... sarei stato lieto di concluderli con il Presidente Prodi" cosa che fu impedita dalle risse del governo di centrosinistra. "Spiacente, ma non è un mio problema considerare che per "Stato" si deve intendere "l'Italia senza Berlusconi"" afferma Bertolaso. "E' un problema del centro sinistra italiano, non dello Stato, non riuscire a fare a meno di questo Presidente", Berlusconi, perché "unico collante buono a tenere insieme forze politiche che, quando non trovano accordo su questo comune bersaglio, danno regolarmente vita alla fiera del fuoco amico". Quanto all'incompatibilità "assoluta" di cui scriveva Scalfari fra la carica di sottosegretario di Stato e quella di direttore del Dipartimento della Protezione civile, Bertolaso replica: "Mi sono battuto sempre perché la competenza della Protezione Civile fosse propria del Presidente del Consiglio" per evitare che nei momenti di crisi un ministro si trovasse a coordinare altri ministri. Sempre su Repubblica, Scalfari gli risponde con un nuovo editoriale intitolato "È difficile correre con le scarpe nel fango" in cui lo ringrazia comunque per la rapidità: "Il presidente del Consiglio aspettò sei mesi prima di riscontrare le domande che il nostro giornale gli aveva posto". 15 febbraio 2010
2010-02-14 Protezione civile, Letta frena sul decreto. Bertolaso: "Pronto ad andarmene in un minuto" Dopo che nei giorni scorsi erano emesi diversi dubbi nel governo e nella amggioranza sul decreto che trasfroma la protezione civile in spa (che andrà al voto alla Camera mercoledì) oggi Gianni Letta annuncia una clamorosa retromarcia. "Anch'io mi arrabbierei se qualcuno pensasse di '"trasformare" la protezione civile in una società privata. Ma non è così, e chi lo dice non dice il vero. La protezione civile è e rimane un dipartimento della presidenza del Consiglio con la sua struttura, le sue funzioni e le sue regole, che sono e restano pubbliche". Letta ha sottolineato che "con il decreto si era solo pensato di dotarla di uno strumento ulteriore, aggiuntivo, che le consentisse di operare, in determinate circostanze, con maggiore flessibilità ed efficacia. Sono personalmente convinto che come in tutti questi anni nelle emergenze drammatiche e nei "grandi eventi" ha operato con successo senza questo ulteriore strumento, la protezione civile di Bertolaso potrà tranquillamente continuare a farlo con gli strumenti abituali e con lo stesso spirito e lo stesso impegno. Questi sì sono i veri strumenti del successo". Molto prudente Di Pietro. "Un passo indietro da parte del governo con le dichiarazioni fatte da Gianni Letta? Io non ci credo finchè non vedrò concretamente il risultato. Lo vedremo mercoledì quando il decreto arriverà in Aula alla Camera". "Questa è l'ennesima legge ad personam che serve per sistemare certi amici. Il fatto è che si prevede un sistema degli appalti che salta qualsiasi controllo. È una nuova tangentopoli ed è più difficile scoprire i reati perchè questi, con questo tipo di leggi, verranno "sbianchettati" rendendo lecito quello che è illecito e baipassando qualsiasi tipo di controllo. Questo governo non vuole alcun tipo di controllo di legalità". Anche Bertolaso, in un'intervista al Sole24Ore parla del decreto all'esame del Parlamento e al centro delle polemiche politiche, anche dentro la stessa maggioranza, che prevede di rendere la Protezione civile una Spa. Bertolaso rivela che "nella prima versione del decreto legge, preparata a settembre, avevo previsto che i grandi eventi sarebbero stati tolti alla protezione civile e assegnati a un'altra struttura di palazzo Chigi, creata proprio per questo. Però avevamo fatto bene il G8 e il presidente Berlusconi mi ha chiesto di soprassedere. Forse ho fatto male ad accettare". Bertolaso ritiene che il dl andrà avanti fino all'approvazione ma ribadisce di non averne bisogno per "accrescere il mio ruolo. Il decreto va fatto per chiudere l'emergenza in Campania e in Abruzzo e per regolarizzare il personale - spiega - a questo io tengo, poi per quel che riguarda la Spa, la vogliono eliminare, cancellare, limitare? Facciano pure, io lavoro lo stesso". Infine il capo della Protezione civile chiarisce quale era l'obiettivo della Spa: "Avevamo bisogno di una struttura più agile, flessibile, al nostro fianco per affidarle i lavori che oggi siamo costretti a dare all'esterno". Altri la pensano come lui. Una "pausa di riflessione" che "non è la fine del mondo". Per "interrogarsi sulle ragioni di così tanti poteri straordinari riuniti in un solo organismo". È Osvaldo Napoli, vicepresidente del gruppo del Pdl alla Camera, a confermare l'idea che gira nella maggioranza di "fermarsi e riflettere" sul decreto che trasforma la Protezione civile in una società per azioni, perchè "l'efficienza non richiede procedure eccezionali". La "sfida politica", incalza Napoli "è ottenere risultati straordinari attraverso leggi ordinarie" così come accade "per realizzare le opere in altri Paesi". All'interno delle grandi opere poi, "per gli appalti minori" o se "singole parti procedono a rilento rischiando di compromettere l'intera opera, si può intervenire per via straordinaria". Anche al ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli non piace l'idea della Protezione civile che si occupi di tutto. Però, dice in un'intervista, "è il male minore in attesa delle riforme che sblocchino il Paese". Calderoli sottolinea come il decreto oggi sia "l'unica strada. Ma questa impalcatura deve essere a termine". "Una cosa come la si crea la si può smontare. Non riesco a immaginare - spiega - un Paese che funziona solo se la protezione civile si occupa di tutto: magari nel decreto si può immaginare una scadenza". Inoltre "sarebbe auspicabile una maggiore sorveglianza del ministero dell'Economia". La Protezione civile Spa sarebbe "uno strumento anomalo" ma "necessario" visto che "neanche i commissari ce la fanno" e "ci sarebbero 20 miliardi di euro per i cantieri" ma "le infrastrutture sono bloccate da due ministeri". La difesa di Guido Le dimissioni sono "sul tavolo del presidente Berlusconi. Gli ho detto, presidente quando vuole, lei mi chiama e faccio le valigie in un minuto", dice Bertolaso, che in un colloquio anche con un altro quotidiano punta il dito contro "il tritacarne" che si è messo in moto attorno all'inchiesta che lo coinvolge, ma, dice, "non permetterò a nessuno di trascinare nel fango me e con me le migliaia di uomini e donne della Protezione Civile". "Contro di me non c'è nulla - afferma - nessuna prova, solo illazioni. Posso dimostrare anche ora, carte alla mano, che sono sempre stato corretto". "I successi che abbiamo avuto in questi anni - aggiunge - devono aver creato non poche invidie e gelosie. Quando qualche mese fa avevo pensato di lasciare, il motivo era anche questo". Invece oggi tornerà al lavoro "per salvare con una ordinanza 2.300 posti di lavoro in Toscana". E al suo posto è rimasto perché "Berlusconi e Letta mi hanno sempre confermato la loro piena fiducia". Anche se pensa che "molti abbiano stappato champagne" anche nella maggioranza. Bertolaso si dice "impressionato e addolorato" dalla richiesta di dimissioni arrivata dal leader del Pd, Pierluigi Bersani, che "probabilmente deve pagare una sorta di dazio per avere alle prossime regionali una coalizione più ampia del suo partito". Anche perchè "moltissimi parlamentari del Pd" gli hanno mandato messaggi di solidarietà. Quanto alle polemiche sui poteri della Protezione civile, per Bertolaso "è pura demagogia" pensare che si debba occupare solo delle emergenze: "In un Paese come il nostro dove non ci sono regole funzionanti e procedure arrugginite, alla fine tutti chiamano noi, da destra a sinistra". Senza la Protezione civile "non ci sarebbero l'Expo e il passante di Mestre". E la Protezione civile Spa doveva servire proprio a "stare tranquilli" e ad "affidarle i lavori che oggi siamo costretti a dare all'esterno", oltre a "regolarizzare" chi ha lavorato nel dipartimento. 14 febbraio 2010
"Io non ridevo": gli aquilano protestano nella zona rossa Con in mano cartelloni con scritto "Io non ridevo" e "Riprendiamoci la nostra citta", circa 300 cittadini dell'Aquila sono scesi in piazza stamattina nel centro della città colpita dal terremoto nell'aprile scorso. I manifestanti hanno forzato un posto di blocco all'altezza dei Quattro cantoni, nel cuore della zona rossa, per entrare a Piazza Palazzo, considerata inaccessibile. Le forze dell'ordine, dalla polizia all'Esercito, hanno provato a impedire ai manifestanti di varcare le barricate della zona rossa, ma è stato inutile: al primo tentativo di forzare i blocchi, le persone preposte al posto di guardia hanno preferito lasciar defluire la gente onde evitare disordini. Così i manifestanti hanno raggiunto piazza Palazzo, la stessa in cui un mese fa era stato celebrato un Consiglio comunale tra cumuli di macerie. Gli stessi cumuli su cui una decina di persone sono salite, rivendicando la propria rabbia per non avere più a disposizione la loro città. Simbolicamente ogni persona ha preso con sè una pietra da quelle macerie residue dai crolli del terremoto di Aprile. "Non possono portarci via 700 anni di storia - ha commentato Giusi Pitari, tra i manifestanti - è ora di riprenderci la nostra città, siamo indignati - ha proseguito - anche di fronte all'assenza dei nostri rappresentanti istituzionali". È stato tra i primi a salire sul cumulo di macerie in piazza Palazzo con indosso una maglietta bianca con scritto "Alle 3:32 non ridevo". Stefano Cencioni ha manifestato la sua personale rabbia che è diventata lo sfogo di una comunità sulle intercettazioni delle risate degli imprenditori la notte del sisma. "Non ridevamo, non ridevamo quella notte - ha urlato ai manifestanti - perchè tra questi vicoli sono morte delle persone, e queste macerie ne sono la testimonianza". Il signor Cencioni, sulla quarantina, ha precisato che il suo "non è uno sfogo contro il sistema della Protezione Civile che tanto ha dato a questa città". "Ho conosciuto volontari - ha detto - che hanno lasciato le loro attività anche in Sicilia e in Valle d'Aosta per venire ad aiutarci e la persona a capo di questo sistema non può essere una persona da condannare", ha detto riferendosi a Guido Bertolaso. Molte sono state però le critiche rivolte al capo della Protezione Civile sollecitate da quei comitati cittadini vicini al Movimento "3e32" che fin da subito non hanno risparmiato critiche al sistema del Dipartimento. Intorno alle 14 i manifestanti sono usciti spontaneamente da piazza Palazzo. Le forze dell'ordine, esercito e polizia - che avevano comunque rafforzato i presidi - si sono limitate ad invitare la gente a defluire dalla zona rossa. Il tutto si è svolto pacificamente e senza incidenti. Alla fine della manifestazione, i comitati cittadini hanno lasciato uno striscione su una delle fontane di piazza Duomo con scritto: "Solo apparenza, poca sostanza". 14 febbraio 2010
Protezione civile, Bertolaso: "La Spa? Volevo struttura separata Pronto ad andarmene in un minuto" Guido Bertolaso, capo della Protezione civile indagato per corruzione nell'inchiesta sui lavori per il G8 alla Maddalena, in un'intervista al Sole24Ore parla del decreto all'esame del Parlamento e al centro delle polemiche politiche, anche dentro la stessa maggioranza, che prevede di rendere la Protezione civile una Spa. Bertolaso rivela che "nella prima versione del decreto legge, preparata a settembre, avevo previsto che i grandi eventi sarebbero stati tolti alla protezione civile e assegnati a un'altra struttura di palazzo Chigi, creata proprio per questo. Però avevamo fatto bene il G8 e il presidente Berlusconi mi ha chiesto di soprassedere. Forse ho fatto male ad accettare". Bertolaso ritiene che il dl andrà avanti fino all'approvazione ma ribadisce di non averne bisogno per "accrescere il mio ruolo. Il decreto va fatto per chiudere l'emergenza in Campania e in Abruzzo e per regolarizzare il personale - spiega - a questo io tengo, poi per quel che riguarda la Spa, la vogliono eliminare, cancellare, limitare? Facciano pure, io lavoro lo stesso". Infine il capo della Protezione civile chiarisce quale era l'obiettivo della Spa: "Avevamo bisogno di una struttura più agile, flessibile, al nostro fianco per affidarle i lavori che oggi siamo costretti a dare all'esterno". Altri la pensano come lui. Una "pausa di riflessione" che "non è la fine del mondo". Per "interrogarsi sulle ragioni di così tanti poteri straordinari riuniti in un solo organismo". È Osvaldo Napoli, vicepresidente del gruppo del Pdl alla Camera, a confermare l'idea che gira nella maggioranza di "fermarsi e riflettere" sul decreto che trasforma la Protezione civile in una società per azioni, perchè "l'efficienza non richiede procedure eccezionali". La "sfida politica", incalza Napoli "è ottenere risultati straordinari attraverso leggi ordinarie" così come accade "per realizzare le opere in altri Paesi". All'interno delle grandi opere poi, "per gli appalti minori" o se "singole parti procedono a rilento rischiando di compromettere l'intera opera, si può intervenire per via straordinaria". Anche al ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli non piace l'idea della Protezione civile che si occupi di tutto. Però, dice in un'intervista, "è il male minore in attesa delle riforme che sblocchino il Paese". Calderoli sottolinea come il decreto oggi sia "l'unica strada. Ma questa impalcatura deve essere a termine". "Una cosa come la si crea la si può smontare. Non riesco a immaginare - spiega - un Paese che funziona solo se la protezione civile si occupa di tutto: magari nel decreto si può immaginare una scadenza". Inoltre "sarebbe auspicabile una maggiore sorveglianza del ministero dell'Economia". La Protezione civile Spa sarebbe "uno strumento anomalo" ma "necessario" visto che "neanche i commissari ce la fanno" e "ci sarebbero 20 miliardi di euro per i cantieri" ma "le infrastrutture sono bloccate da due ministeri". La difesa di Guido Le dimissioni sono "sul tavolo del presidente Berlusconi. Gli ho detto, presidente quando vuole, lei mi chiama e faccio le valigie in un minuto", dice Bertolaso, che in un colloquio anche con un altro quotidiano punta il dito contro "il tritacarne" che si è messo in moto attorno all'inchiesta che lo coinvolge, ma, dice, "non permetterò a nessuno di trascinare nel fango me e con me le migliaia di uomini e donne della Protezione Civile". "Contro di me non c'è nulla - afferma - nessuna prova, solo illazioni. Posso dimostrare anche ora, carte alla mano, che sono sempre stato corretto". "I successi che abbiamo avuto in questi anni - aggiunge - devono aver creato non poche invidie e gelosie. Quando qualche mese fa avevo pensato di lasciare, il motivo era anche questo". Invece oggi tornerà al lavoro "per salvare con una ordinanza 2.300 posti di lavoro in Toscana". E al suo posto è rimasto perché "Berlusconi e Letta mi hanno sempre confermato la loro piena fiducia". Anche se pensa che "molti abbiano stappato champagne" anche nella maggioranza. Bertolaso si dice "impressionato e addolorato" dalla richiesta di dimissioni arrivata dal leader del Pd, Pierluigi Bersani, che "probabilmente deve pagare una sorta di dazio per avere alle prossime regionali una coalizione più ampia del suo partito". Anche perchè "moltissimi parlamentari del Pd" gli hanno mandato messaggi di solidarietà. Quanto alle polemiche sui poteri della Protezione civile, per Bertolaso "è pura demagogia" pensare che si debba occupare solo delle emergenze: "In un Paese come il nostro dove non ci sono regole funzionanti e procedure arrugginite, alla fine tutti chiamano noi, da destra a sinistra". Senza la Protezione civile "non ci sarebbero l'Expo e il passante di Mestre". E la Protezione civile Spa doveva servire proprio a "stare tranquilli" e ad "affidarle i lavori che oggi siamo costretti a dare all'esterno", oltre a "regolarizzare" chi ha lavorato nel dipartimento. 14 febbraio 2010
La fisioterapista: a Bertolaso solo massaggi Francesca, la fisioterapista di Guido Bertolaso, al centro delle intercettazioni telefoniche nelle quali si parla di presunti festini organizzati per il Capo della Protezione civile dagli imprenditori che volevano favori da lui ha deposto ieri mattina: "Il dottor Bertolaso soffriva di cervicale e presentava varie contratture alla colonna vertebrale, gli feci dei massaggi decontratturanti - spiega all'avvocato della difesa Filippo Dinacci - non ho mai intrattenuto rapporti personali con Bertolaso, nè tantomeno di natura sessuale. E non lo ho mai frequentato al di fuori del centro estetico". La fisioterapista dopo aver illustrato la sua qualifica professionale, "estetista con attestato di specializzazione per varie tipologie di massaggio" aggiunge di lavorare presso il Salaria Beauty centro estetico dal 2007, e che era il centralino della struttura a fissare gli appuntamenti con Bertolaso, infine tiene a precisare che "le cabine all'interno delle quali si effettuano i massaggi sono munite di una porta scorrevole senza serratura". 14 febbraio 2010
Soru e il G8: "Hanno tolto alla Sardegna soldi e lavoro" Alle accuse del presidente della Regione sarda Ugo Cappellacci ("il signor Soru è un bugiardo", un "piromane della politica", un "indignato speciale") l’ex governatore Renato Soru risponde con il memoriale che pubblichiamo nella pagina accanto: un diario dal quale si evince come siano andate effettivamente tra il 2007 e il 2009 le cose rispetto ai lavori per il G8 progettato e poi sottratto alla Maddalena. Chi abbia deciso che cosa, e quando. Cappellacci addossa a Soru la responsabilità di aver condiviso ogni scelta, tesi peraltro smentita dalle intercettazioni pubblicate nei giorni scorsi nell’ambito dell’inchiesta che vede protagonista Guido Bertolaso (meglio che Soru sia impegnato in campagna elettorale, si dice in sostanza, perchè altrimenti bisognerebbe concertare). Renato Soru risponde così al suo successore: "Mi spiace che il Presidente Cappellacci sia evidentemente nervoso e sotto stress, come appare dalla dichiarazione - inadatta a chi svolge un importante ruolo istituzionale - in cui mi dà del bugiardo e contesta le mie recenti affermazioni su quanto avvenuto a La Maddalena. Cappellacci ha parlato venerdì sera casualmente in contemporanea al servizio del TG1 in cui in un opera di mistificazione della realtà e di delegittimazione dei giudici si sono sorprendentemente messe insieme la mia vicenda, quella di Berlusconi e quella di Bertolaso. Come nella scorsa campagna elettorale per le regionali di nuovo si usano i grandi mezzi di comunicazione per distruggere la credibilità degli avversari o delle voci non allineate. Anche falsità eclatanti vanno benissimo, come quelle pubblicamente pronunciate da Berlusconi contro di me proprio durante la campagna elettorale, dichiarazioni per le quali pende una mia circostanziata denuncia presso il Tribunale di Tempio. "Il Presidente Cappellacci, molto probabilmente su suggerimento esterno, sostiene che io non possa criticare quanto avvenuto a La Maddalena poiché tutto si sarebbe svolto sotto la mia responsabilità e durante il periodo della mia presidenza o nei due mesi di vicepresidenza Carlo Mannoni. È vero, rivendico con orgoglio che durante la mia presidenza, grazie alla decisione del governo Prodi, sia stata ideata ed avviata una grande opera di riqualificazione ambientale e di rilancio socio-economico dell' isola, che si avviava a metterre da parte un passato prevalentemente legato alle attività militari e a costruire un futuro di attività legate alla cantieristica da diporto e al turismo culturale e ambientale. Questo progetto era sostenuto da un equilibrato mix di risorse finanziarie nazionali e regionali e poteva contare un un evento quale il G8 che garantiva la necessaria rapidità dei lavori e la promozione dell'immagine internazionale dell' arcipelago. Le cose sono andate come ricostruisco nella memoria che segue. Come si vede nessun bugiardo e nessuna bugia. Piuttosto, un’attività intensa di governo e di difesa degli interessi dell’isola. "Ora il Presidente Cappellaci dovrebbe definitivamente rendersi conto di essere da quasi un anno lui Presidente della Regione Sardegna e conseguentemente prendersi tempestivamente carico di questa come delle altre responsabilità che con molta evidenza trascura. Si faccia coraggio, si prenda la forza che gli dovrebbe venire dal rappresentare tutti i sardi. Chieda con decisione il ripristino delle risorse finanziarie sottratte, chieda l’immediata presa in carico da parte della Regione di tutto il compendio de la Maddalena. Si prenda la responsabilità di definire secondo il progetto di sviluppo originario l’utilizzo delle opere realizzate e predisponga di conseguenza i bandi di gara (fuori da qualsiasi procedura di emergenza). Completi le opere previste e finanziate del porto storico e dell’edilizia sociale per i maddalenini. Infine, qualora venissero confermate le responsabilità finora emerse, il Presidente Cappellacci assicuri che la Regione si costituisca parte civile per la restituzione dei soldi pubblici indebitamente spesi". 14 febbraio 2010
Il memoriale di Renato Soru: i lavori, gli appalti, le pressioni Ottobre 2007. Il Decreto Prodi che ha avviato il progetto prevede la collaborazione di due enti responsabili: il Comitato di indirizzo (presieduto dal Presidente della Regione) e l'ente attuatore che ha la mera responsabilità amministrativa e tecnica e che dà alla Presidenza del Consiglio la garanzia del rispetto della necessaria segretezza e dei tempi. Il decreto prevede inoltre l'assicurazione di una quota di lavori alle imprese sarde. Si inizia bene, in un clima di fiducia e collaborazione tra Regione e Protezione civile, coinvolgendo l'amministrazione comunale e gli altri organismi interessati. Nel marzo 2008 con un’ordinanza Prodi stanzia i primi 100 milioni di euro per progettazione, organizzazione e sicurezza del G8 e avvio dei lavori. La Regione partecipa attivamente alla definizione del progetto complessivo che riguarda anche il porto storico, la riqualificazione urbana, un vasto progetto di edilizia sociale, opere idriche e di depurazione fognaria, viabilità e il ponte di Caprera, infine il riuso dell'Arsenale anche come sede per i cantieri nautici e per l'alta formazione del turismo nautico. Aprile 2008. Si insedia il governo Berlusconi e immediatamente cambia il quadro di riferimento e la qualità della collaborazione. L'ente attuatore a Roma procede in segretezza all'affidamento dei lavori, con un quadro iniziale di spesa che sarebbe poi lievitato in modo sostanziale in corso d’opera. Negli appalti non viene rispettata la previsione della quota di affidamento diretto alle imprese sarde e solo dopo le nostre forti rimostranze la struttura di missione ripara seppure solo parzialmente. Peraltro di questo c'è un inquietante traccia nelle intercettazioni pubblicate. Giugno 2008. Partono i lavori, governati interamente dalla Protezione civile in un cantiere protetto dai militari e segretato. Luglio 2008. Dopo tre mesi dal suo insediamento Berlusconi, che intendeva trasferire il G8 a Napoli, arriva a La Maddalena e prende visione dei luoghi e dei progetti, suggerisce modifiche come la richiesta di graniti nel porto. Ho un ricordo assai spiacevole di quella visita. Berlusconi irriguardoso delle istituzioni democratiche che deliberatamente cerca di ignorarmi e disconoscere il legittimo ruolo della Regione. Dopo questa plateale manifestazione di cambiamento di rapporti Stato-Regione si va avanti con Bertolaso che difende il proseguimento dei lavori previsti a La Maddalena. Agosto 2008. Ordinanza di Berlusconi che finanzia 233 milioni (che si aggiungono ai 100 già stanziati da Prodi ) per le opere a la Maddalena e 522 milioni di FAS regionali per la Sassari-Olbia. Settembre - ottobre 2008. I lavori degli alberghi e dell'arsenale entrano nella fase cruciale. Emerge improvvisamente un quadro di spesa notevolmente diverso da quello previsto e la necessità di nuove risorse finanziarie. Ottobre 2008. Berlusconi con un Decreto legge revoca i 522 milioni di fondi FAS per la Sassari-Olbia e inoltre, del tutto arbitrariamente e illegittimamente, revoca altri 110 milioni circa di FAS nazionali (grandi attratori turistici del Mezzogiorno) e addebita in sostituzione - per finanziare le opere dell'arsenale - fondi FAS della Regione. Immediatamente contesto al Presidente Berlusconi la gravità e l'illegittimità dell'addebito, con cui di fatto distoglie fondi della Regione, invitandolo a modificare la decisione. 3 Novembre 2008. A La Maddalena, su richiesta del Presidente della Regione, si tiene una riunione a cui partecipa anche l'assessore Mannoni con i diversi responsabili della Protezione civile e della struttura di missione. Nel corso di tale riunione durata più di sette ore ho avuto modo di manifestare forti perplessità sugli appalti e sui prezzi, chiedendo espressamente di riconsiderare i prezzi d'appalto e di rinegoziare ove possibile le previsioni di spesa, riportando anche alcune puntuali considerazioni. Rimane da assegnare la concessione dei due alberghi, della Marina, del centro congressi e dei diversi edifici dell'Arsenale per le destinazioni d'uso originariamente concordate in modo tale da assicurare il puntuale svolgimento del G8 ma anche garantire il progetto e i ritorni di sviluppo e di lavoro per la comunità locale. In diverse occasioni raccomando la necessità della massima trasparenza e valorizzazione di tutte le competenze locali. Dicembre 2008. Dimissioni del Presidente della Regione e subentro del vicepresidente Carlo Mannoni. Nonostante le ripetute richieste, il diritto ed il normale buon senso la predisposizione del bando di concessione degli alberghi e dell'Arsenale viene gestito dalla struttura di missione nella consueta segretezza. Di questo vi è una sorprendente e amara traccia nelle intercettazioni pubblicate. Il 28 gennaio 2009 viene trasmesso al vicepresidente Mannoni, via fax e senza alcun preventivo contatto personale, uno schema di nuova Ordinanza articolato in due punti : a) la conferma del finanziamento di 10 milioni di euro per il porto storico; b) l'intesa della Regione alla delega a Bertolaso alla gestione della gara di concessione delle opere realizzate. Nella stessa data, come già chiarito, Mannoni esprime l'intesa della Regione ma solo per la parte ben conosciuta del finanziamento del porto. Nessuna intesa viene rilasciata per la rimanente procedura di gara, complessa, delicata e che manifesta necessità di attenti approfondimenti. Il 5 febbraio 2009, in piena campagna elettorale, senza specifica intesa da parte della Regione Berlusconi firma comunque l' Ordinanza che rimane segreta fino alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale del 17 febbraio 2009 (primo giorno di Cappellacci nuovo Presidente eletto). Ancora prima della pubblicazione in Gazzetta il 14 febbraio Bertolaso apre effettivamente la gara che si conclude con l'assegnazione all'unico concorrente nel marzo 2009. 14 febbraio 2010
2010-02-13 Sul decreto crescono i dubbi nel Pdl Dopo le dure proteste del Pd, dal Pdl arrivano diverse aperture sulle possibili modifiche al decreto sulla protezione civile Spa (che si voterà la prossima settimana alla Camera). Dice La Russa: "Non c'è niente di strano se il decreto rimane così com'è, ma tutti i provvedimenti possono subire modifiche in Parlamento che è sovrano". Il ministro Matteoli è ancora più esplicito: "Anch'io ho delle perplessità e le manifesto". Sarà dunque alla Camera, dice il capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri, che si valuterà se modificare il testo "anche alla luce dei fatti di cronaca". Il relatore del provvedimento Angelo Alessandri, della Lega Nord, ribadisce che la "maggioranza è compatta", ma apre a "integrazioni e aggiustamenti". Il tempo c'è, poi semmai si procederà "con la fiducia". Più corpose le perplessità espresse dal vice capogruppo del Pdl a Montecitorio, Italo Bocchino, ex An che, in un'intervista, invita il premier Silvio Berlusconi a riflettere perchè forse la Spa non è proprio la strada giusta, tanto più che, con l'apertura dell'inchiesta, si pone anche una "questione di opportunità politica". Non è un mistero che nelc entrodestra non manchino i dubbi sul decreto,a apresicndere dalle vicende giudiziarie di Bertolaso. "Non si possono usare l'efficienza e la rapidità come pretesto per sottrarre pezzi di istituzioni al diritto pubblico", ha dichiarato Mario Baldassarri, presidente della commissione Finanze del Senato. Del resto la nuova spa provocherebbe una sorta di commissariamento di mezzo governo, togliendo sovranità a molti ministeri, a partire da Tesoro e Infrastrutture. Per questo sia Tremonti che i finiani starebbero lavorando a dei ritocchi, e forse anche a un congelamento del decreto. Tra i finiani c'è anche un altro motivo di mal di pancia: quella norma, pubblicamente denunciata da Franceschini, che garantirebbe una sorta di immunità al capo della spa, in questo caso a Bertolaso. Diffiicile pensare che ci saranno barricate contro l'idea di Berlusconi di mettere la fiducia, visti anche i tempi stretti per la conversione del decreto: ma l'ala finian-tremontiana punta a degli aggiustamenti significativi prima di mettere il sigillo sul testo da votare con la fiducia. Casini, molto prudente sulla richiesta di dimissioni di Bertolaso formulata da Bersani, lancia un segnale chiaro sul decreto: "Certamente questo ddl sulla Protezione civile spa così com'è, non va. Noi vogliamo cambiarlo, non vogliamo che questa diventi l'ennesima guerra di religione. Propongo allora a maggioranza e opposizione: approfondiamolo insieme, magari rinviandolo in Commissione e troviamo una soluzione condivisa". 13 febbraio 2010
Bersani: "Si dimetta, altrimenti lo chiederemo noi. Opposizione fermissima al decreto sulla protezione civile" Il segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani ha detto oggi di sperare che il sottosegretario e capo della Protezione civile Guido Bertolaso, indagato nell'ambito di un'inchiesta della magistratura fiorentina sulla corruzione negli appalti, lasci l'incarico, altrimenti il Pd ne chiederà le dimissioni. "Fin qui non abbiamo chiesto le dimissioni del capo della Protezione Civile", ha detto il leader del principale partito d'opposizione ai giornalisti a margine di un convegno a Perugia. "Sul piano personale sarà la magistratura a determinare i gradi di responsabilità, perché si è creata una situazione oggettiva". L'ordinanza del gip di Firenze indica che ci sono fondati elementi per sostenere che Bertolaso abbia usufruito di prestazioni sessuali procurategli da un imprenditore arrestato nell'ambito della stessa inchiesta in cambio di favori per le sue imprese appaltatrici. Ieri il numero uno della Protezione civile ha detto che forse si è "fidato troppo" di alcune persone, ma ha respinto le accuse di corruzione. Alla richiesta se ritiene che sia necessario che Bertolaso dia le dimissioni, però, Bersani ha risposto: "Spero che lo capisca da solo, perché sennò bisognerà chiederle". "La situazione non consente un governo della Protezione Civile in condizioni di serenità e di tranquillità". Nei giorni scorsi un altro partito d'opposizione, l'Italia dei Valori, ha presentato una mozione di sfiducia contro Bertolaso. Il sottosegretario aveva già presentato le sue dimissioni al premier Silvio Berlusconi appena lo scandalo era scoppiato, ma il Consiglio dei ministri le aveva respinte. Bersani ha aggiunto che il Pd farà "opposizione fermissima" contro il decreto del Governo che trasforma la Protezione civile in una Spa. "Se facciamo norme che aggravano il problema, come quelle che il Governo sta proponendo, è come se ci buttassimo nel pozzo", ha detto Bersani stamani a Perugia. "Si tratta di norme rischiose - ha continuato - se ora le applichiamo ad ambiti ancora più vasti, triplichiamo il rischio. Spero che il Governo ci ripensi. Ho visto qualche perplessità e qualche incertezza dentro la maggioranza", ha concluso il segretario del Pd."Penso che poi i magistrati non si vergognino...", ha concluso Bersani a proposito delle frasi del premier contro i pm che indagano su Bertolaso. Bersani sottolinea che "ormai siamo abituati a queste sparate inqualificabili, ci siamo mitridatizzati. D'altronde pretendere che si smetta con questi toni è una petizione che pare ormai inutile. Bisogna che ciascuno, nonostante queste sparate, faccia tranquillamente il suo mestiere. Certamente la magistratura lo farà e lo farà per bene". . Anche il capogruppo Pd Franceschini ribadisce la richiesta di uno stop al decreto che trasforma la protezione civile in spa. "Il governo si fermi. È irresponsabile, soprattutto dopo i fatti di questi giorni, insistere sull'approvazione di norme che trasformano la protezione civile in S.P.A. facendo scomparire ogni garanzia di trasparenza e regolarità". Se il governo non fa marcia indietro, annuncia il capogruppo Pd, mercoledì in aula interverranno tutti i 207 deputati del Pd sul decreto che trasforma la Protezione civile in Spa. " Norme incostituzionali - aggiunge - perchè introducono addirittura il divieto di avviare azioni giudiziarie di ogni tipo nei confronti delle gestioni commissariali, sospendendo quelle in corso come prevede il comma 5 dell'art. 3 del decreto. E proprio lo straordinario sistema di efficienza, volonariato e organizzazione delle protezioni civili che non merita di essere trascinato in una prospettiva priva di ogni trasparenza e garanzia. Le voci critiche che si stanno levando anche nella maggioranza confermano che è possibile bloccare quelle norme. Se questa scelta non avverrà nelle prossime ore, e a maggior ragione se il governo decidesse di porre la fiducia, la maggioranza sappia che siamo pronti ad una battaglia parlamentare durisima per eliminare quelle norme e impedire la conversione del decreto".
"La storia non è edificante, ma se siamo gente seria prima di decapitare le persone che hanno servito il Paese dobbiamo pensarci non una, ma dieci volte", frena Pier Ferdinando Casini. "Bertolaso ha fatto tanto per una Protezione civile che oggi è invidiata nel mondo ed è una persona che ha dimostrato una grandissima competenza sulle emergenze - ha ricordato Casini -. Certamente qualcosa non è andato per il verso giusto: le indagini facciano allora il loro corso per faremergere tutte le storture". In difesa di Bertolaso intervengono i ministri Matteoli, Gelmini e Calderoli. "Deve restare alla guida della protezione civile perchè ha dimostrato di essere professionalmente capace ed efficiente", dice Matteoli. "Non potrà essere un'inchiesta in corso su accuse da dimostrare che lo può obbligare a farsi da parte. Non sarebbe nè giusto nè opportuno neppure sul piano politico. Bersani, con la sua uscita dimostra ancora una volta di essere condizionato e purtroppo eterodiretto dal partito dei giustizialisti, Di Pietro in testa. Noi invece da garantisti, crediamo nella buona fede e nei comportamenti corretti di bertolaso"."Guido Bertolaso non si tocca. Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di diffamare uno dei simboli del buon governo di questa maggioranza, di screditare un esponente di un esecutivo che presenta fatti e non parole, che risolve le emergenze e che è vicino alla gente", rincara la Gelmini. E Calderoli aggiunge: "La richiesta di dimissioni di Bertolaso da parte del segretario Bersani e del Pd purtroppo sono la dimostrazione che non sono un partito né di opposizione né di governo, ma soltanto un partito "gelatinoso", che rischia di implodere dopo le elezioni Regionali. Si confrontino nel merito delle questioni, e la smettano di inseguire Di Pietro, perché tra l`originale e la copia la gente sceglierà sempre l`originale, come già sta accadendo". 13 febbraio 2010
L'Aquila pretende legalità: "Fate i nomi delle ditte" di Jolanda Bufalinitutti gli articoli dell'autore L’eco della risata degli affaristi intercettati, De Vito Piscicelli e Gagliardi, che, per dirla con Stefania Pezzopane "si sfregavano le mani", mentre a mani nude si scavava fra le macerie de l’Aquila, per tirare fuori i corpi, sperando di trovare ancora la vita, risuona il giorno dopo nel cratere, fra chi lavora sotto choc alla caserma di Coppito, fra la popolazione dispersa e divisa fra rabbia e gratitudine. Rabbia tanta perché, ragiona la presidente della Provincia "c’è un grande contrasto fra lo spirito di sacrificio, lo sforzo unitario, i contributi onesti e professionali e quelle intercettazioni che mettono in evidenza una cosa: che questa perversione, questa disumanità, c’è gente che pensa di poter guadagnare, e tanto,sul terremoto e sul dolore". Il dolore a l’Aquila lo incontri per strada, come nel caso di Ludovico Bruno: a Onna la sua casa è crollata seppellendo la madre Elisa di 76 anni, la moglie Giuseppina Zucaro di 53 e, tragedia nella tragedia, di Berardino il figlio di 26 anni. In vita è rimasta solo la figlia più grande, sposata, che vive altrove. "Dicono: hai avuta salva la vita. Invece io dico: ho una condanna a vita. Il terremoto avrebbe potuto finire il suo lavoro e seppellire anche me. Sarebbe stato meglio". La rabbia,il rovello, di Ludovico è "che ci tranquillizzavano. Io non pretendo che facessero previsioni impossibili ma, se non ci avessero rassicurato, affermando che per fortuna era uno sciame sismico, che non ci sarebbero state scosse pericolose, noi non saremmo restati in casa, non saremmo andati a dormire". Stefania Pezzopane vuole risposte chiare su quella risata nella notte del terremoto, ha chiesto gli elenchi delle ditte al commissario straordinario Gianni Chiodi: "Appalti, subappalti e collegate". La risposta del presidente della Regione è stata "io non ce l’ho questo elenco". Risponde Stefania Pezzopane: "L’elenco lo ha Bertolaso ma al presidente della Regione ho ricordato che ora il commissario è lui". Richiesta rimasta inevasa. Gianni Letta era a l’Aquila, ieri, per i premi all’innovazione di Finmeccanica e per il contributo importante che il gruppo pubblico sta dando, avendo scelto di non fuggire come hanno fatto altri ma di ricostruire a l’Aquila l’Alenia Thales e la Selex crollate. Anche Guido Bertolaso sarebbe dovuto arrivare per l’appuntamento di Finmeccanica ma, evidentemente, non era il giorno giusto per esporsi a pubblico e giornalisti. Anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, del resto, si è sottratto alle domande, andando via prima della conferenza stampa. Ha difeso dal palco, però, con forza il capo della Protezione civile: "Voi lo conoscete, non ha tradito gli aquilani". E riprendendo le parole del sindaco Cialente: "Anche io ho rabbrividito leggendo quelle frasi. Non un euro è andato e non un euro andrà a quelli che hanno riso". Ma rimane inevasa la richiesta di trasparenza di Stefania Pezzopane. Letta si limita a dire che "gli speculatori non sono mai stati a L’Aquila". E resta in piedi lo sconcerto per la determinazione ad andare avanti sulla Spa della Protezione civile. I ragazzi del centro sociale 3.32 lavorano alle iniziative del 18 febbraio a Roma, contro quella che Giovanni Lolli, deputato aquilano del Pd, definisce "il presidenzialismo vero alla Berlusconi". Una Spa che gestisce personale dell’esercito, dei vigili del fuoco, forze dell’ordine. "Perché?", chiede Stefania Pezzopane, elencando i grandi eventi gestiti fuori delle regole di controllo "a cui noi amministratori, invece, siamo giustamente sottoposti". "Se si tratta di salvare vite umane, sono disposto – in nome della rapidità, dice Lolli - ad accettare il rischio che qualcuno imbrogli. Ma questo non può valere per le feste diocesane affidate alla Protezione civile". Il sindaco Massimo Cialente aveva chiesto agli "sciacalli" le scuse alla città. Arriva, attraverso l’avvocato, una lettera aperta: "Anche se sono innocente mi scuso. Innocente perché non ho mai pronunciato quella terribile frase ma l’ho dovuta sentire". A Valentina Tarquini si riempiono gli occhi di lacrime. Dipendente comunale, ha lavorato per 5 mesi al Com (il centro operativo misto) di Paganica. E’ fra quelli che non può credere al coinvolgimento di Bertolaso: "Noi qui in trincea lavoriamo e assistiamo a quello che succede fuori". Bocche cucite fra chi lavora alla Protezione civile. E però: "Le ordinanze non le facciamo noi". "Troppo poco ci si è basati sull’esperienza accumulata negli altri terremoti". All’esercizio difficile del controllo sul progetto Case si prova Angelo Venti, rappresentante di Libera a l’Aquila, che denuncia: "Lo scarico delle fogne dei nuovi insediamenti arriva direttamente nel fiume Aterno". A Bazzano, proprio in seguito alla denuncia, ieri ha iniziato a funzionare un depuratore. Ma ad Assergi, che è dentro il parco Naturale, a Paganica, Camarda, Sant’Elia i liquami di migliaia di persone finiscono direttamente nel fiume. Eppure già dal 2005 la Protezione civile è investita dell’emergenza ambientale rappresentata dal corso dell’Aterno: "Le notizie che arrivano dalla procura di Firenze rendono obbligatorio sapere, dopo quattro anni, quali sono i risultati ottenuti con il commissariamento per l’emergenza ambientale: quali ditte, quali i costi sin qui sostenuti? E quando finiranno i lavori?".
Le fotografie sono state realizzate da Marco D'Antonio e fornite Angelo Venti (rappresentante di Libera a l’Aquila) 13 febbraio 2010
Il sistema di Guido: società amici, opere di bene in patria e fuori di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore Al di là di tutto, degli ingegneri e dei costruttori, del sesso e dei massaggi, delle auto e degli arredi merce di scambio per entrare nel gran giro degli appalti, è un intero sistema di potere quello sotto inchiesta da parte della procura di Firenze. La "cricca di delinquenti" del Dipartimento Sviluppo e Turismo, scrive il gip Lupo nell’ordinanza, "godeva di poteri illimitati grazie alla normativa", cioè il potere di ordinanza e di spesa in nome dell’urgenza senza vincoli di cui gode il Dipartimento della Protezione Civile. Occorre allora provare a capire se esiste e in cosa consiste il sistema di potere di Bertolaso e della sua Protezione Civile. La famiglia, ad esempio. "Nel pur breve periodo di monitoraggio - si legge nell’ordinanza- emergeva che in evidente conflitto di interesse il cognato di Bertolaso, Francesco Piermarini, è stato impiegato nei cantieri della Maddalena per il G8. Sono emersi anche rapporti tra Piermarini e Anemone". Lavorare e avere società non è certo un reato. Comincia ad essere sospetto se queste società possono beneficiare di corsie privilegiate e short list. Di sicuro la famiglia Piermarini, Gloria è la moglie di Bertolaso, Francesco e Marilena i fratelli, è molto attiva nell’aprire e chiudere società. Alla Maddalena ha lavorato Ecorescue che si occupa di rifiuti e raccolta differenziata. Prima c’è stata Sviluppo Tevere (conferenze e convegni), chiusa da poco Mystic river (grandi manifestazioni), in mezzo Flumen urbis srl, convegni e noleggio di imbarcazioni. Un vortice di attività solo agli ultimi anni. Gli investigatori stanno cercando di capire se il conflitto di interessi, oltre a Ecorescue, riguarda anche altre società di famiglia. È un fatto che tra le principali attività della Protezione Civile c’è l’organizzazione dei Grandi Eventi. Bertolaso ama il suo lavoro quasi più di se stesso. Lo dice. Si vede. È il suo cruccio più grande in queste ore: teme che il dubbio possa insinuarsi tra l’affetto delle persone. Ma qualche macchia c’è già. A Napoli, dove è stato Commissario per l’emergenza rifiuti, era indagato per traffico di rifiuti e truffa ai danni dello Stato perché avrebbe derogato ad alcune regole nell’affidamento degli incarichi favorendo, tra le altre, Impregilo. Che strana inchiesta quella: Bertolaso ha fatto di tutto per non essere iscritto al registro (la sua vice De Gennaro e altri 24 sono invece già a processo), la procura lo ha ascoltato, lo ha stralciato e per un inghippo ora è tutto a Roma. In ogni caso, per non sbagliare, il decreto sulla Protezione Civile spa offre lo scudo giudiziario ai Commissari straordinari. Per finire, sempre a Napoli e sempre per i rifiuti, è indagato Claudio De Biasio. Se non ci fosse stata l’inchiesta sui rifiuti, con gli inevitabili link con la camorra, sarebbe diventato vicario di Balducci alla Maddalena. A Bari Bertolaso è stato tirato nell’ingorgo Tarantini-D’Addario per via di amici di amici. L’imprenditore Giampy Tarantini, oltre a vendere protesi con la Tecnohospital e a piazzare escort nei saloni di palazzo Grazioli e villa Certosa, ha anche un’attività di consulenza, la G.C. consulting. Tra i clienti, "per offrire nuove opportunità", l’imprenditore Enrico Intini che, tra gli altri, è stato presentato a Guido Bertolaso. "Mai fatto nulla con quello" ha risposto piccato il n°1 della Protezione Civile. E però, mai disperare: è di pochi giorni fa la notizia che la sua Tecnohospital, in grosse difficoltà, è stata acquistata per 300 mila euro da Gian Luca Calvi. E chi è il benefattore? Il fratello di Gian Michele, presidente di Eurocentre, società senza scopo di lucro fondata dalla Protezione Civile e soggetto attuatore del progetto C.A.S.E all’Aquila, la famose casette per terremotati, orgoglio di Berlusconi. Ma nulla vien per caso. Eurocentre ha realizzato nel 2008 il Ponte Italia sul fiume Payee in Sudan, "grande opera - si legge sul sito della Protezione Civile - per collegare la zona della diocesi di Rumbek, quasi isolata, con quella del Nilo Bianco". Il ponte è costato un milione e mezzo di euro, è stato finanziato via sms e con il fondo della Protezione Civile, ed è stato montato dai tecnici di via Ulpiano. Tutto si tiene nella grande famiglia: ponte, progetto Case, acquisto Tecnohospital. "Un sistema gelatinoso" scrivono i magistrati. Dove i quattro arrestati e Bertolaso "costituiscono una catena di comando omogenea ed efficiente". 13 febbraio 2010
Gli imprenditori sapevano: "Non facciano le mammole" In carcere è finito soltanto Diego Anemone, l'imprenditore che a soli 39 anni era entrato nelle stanze che contano, arrivando a gestire appalti milionari, assieme ai funzionari statali ritenuti corrotti, Angelo Balducci, Fabio De Santis e Mauro della Giovampaola. Ma il 'sistema gelatinosò che emerge dalle carte dell'inchiesta fiorentina sugli appalti del G8 rivela ben altro: e cioè che quel sistema era ben conosciuto - e frequentato - da decine di imprenditori, alcuni dei quali indagati e altri che ora tremano. Manager, tra l'altro, senza scrupoli, come conferma l'ormai famosa telefonata del 6 aprile alle 15.30, 12 ore dopo il terremoto dell'Aquila, in cui Francesco Maria De Vito Piscicelli dice al cognato: "è dalle tre e mezza che rido nel letto", alludendo alla torta degli appalti che verrà con la ricostruzione. E non è un caso che proprio dopo aver letto le intercettazioni, il presidente dell'Associazione dei costruttori edili Paolo Buzzetti abbia ribadito che "se dovessero essere accertate dai magistrati responsabilità gravi di imprese nostre associate, queste saranno immediatamente espulse dall'Ance". Insomma, andrà fuori chi "opera nell'illegalità". Scrive il gip Rosario Lupo: "Tutti accettano le regole del sistema gelatinoso, anche quando le cose non vanno come programmato" e "anche i ricorsi" al Tar "servono per acquistare crediti da spendere per ottenere le successive aggiudicazioni". Parole che trovano conferma in un'intercettazione tra gli architetti Mauro Casamonti e Paolo Desideri. Il primo ha fatto il progetto per la realizzazione del teatro Nuovo di Firenze per la Giafi Costruzioni di Valerio Carducci, che non vincerà l'appalto, mentre il secondo è quello che l'ha predisposto per la Sac di Emiliano Cerasi, che invece si aggiudica il lavoro. "Il Carducci o il Cerasi della situazione - dice candidamente Desideri - possono fare le mammole nel momento in cui non va come loro erano sicuri che andava...stanno protestando perchè...voglio dire...quel sistema gelatinoso di cui abbiamo parlato...non ha funzionato come loro pensavano". A "gestire" gli imprenditori è, secondo il Gip, Balducci che "ripartiva le proprie attenzioni tra più imprenditori componendo eventuali situazioni di contrasto derivanti dal mancato soddisfacimento di aspettative concernenti l'aggiudicazione degli appalti, così evitando possibili denunce da parte di imprenditori scontentati". Ed è significativo quello che accade proprio con Valerio Carducci, rimasto 'scottatò dalla vicenda del teatro di Firenze: Balducci gli fa capire che se non cavalcherà troppo il ricorso al Tar sarà ricompensato. E la Giafi si aggiudica uno degli appalti per il G8, con Casamonti che, parlando con il suo capo Carducci afferma di essere in grado "di far lievitare l'importo complessivo dei lavori che gli sono stati affidati", anche di 70 milioni. Imprenditori che, dice ancora il Gip, "si sentono in diritto di fare ciò che vogliono, contando nei mancati controlli da parte di chi dovrebbe controllare". Tra questi c'è Vincenzo De Nardo, che assieme a Riccardo Fusi rappresenta la Bpt, una società fiorentina rimasta fuori dagli appalti del Teatro nuovo ma che ha avuto assicurazioni da Balducci e De Santis per altri lavori nell'ambito delle celebrazioni per il 150/o anniversario dell'Unità d'Italia. Sa benissimo come funziona il sistema ma si guarda bene dal denunciarlo: "Sono dei veri banditi questi qui...prima o poi si leggerà sui giornali che li hanno cuccati con qualche tangente in mano...dai" dice al suo interlocutore, quel De Vito Piscicelli definito dal gip "personaggio alquanto importante dell'inchiesta". Se non altro perchè è lui che per soddisfare alcune richieste provenienti da Balducci e soci prende un prestito di 100mila euro da "soggetti campani" che lo stesso definisce così: "quella gente è meglio che ci stai lontano, se si sgarra è la fine". Le intercettazioni hanno consentito di individuare in Rocco Lamino il destinatario degli assegni di Piscicelli e in Antonio Di Nardo, un "funzionario ministeriale", l'intermediario. Tra gli imprenditori il Gip cita anche Simone Rossetti, che gestisce il Salaria Sport Village dove si sarebbero consumati i festini, che "assoldava le prostitute" e Francesco Piermarini, il cognato di Bertolaso. "È emerso che (Piermarini) in evidente conflitto di interessi è stato impiegato nei cantieri della Maddalena relativi al vertice G8"; e sono altresì emersi, aggiunge il gip, rapporti tra lui e Anemone. E poi ci sono le donne, anche loro parte del sistema gelatinoso: Rossana Thau, moglie di Balducci, e Valeria Pascucci, moglie di Diego Anemone. Le due sono titolari della Erretifilm che, sostiene Balducci in una nota ufficiale mandata a Bertolaso, "non ha mai operato". "Circostanza questa - scrive il gip - smentita dalle indagini di polizia giudiziaria". 13 febbraio 2010
La difesa di Bertolaso: "Troppo fiducia da parte mia". Il suo legale: ricostruzioni fantasiose "Si tratta di fantasiose ricostruzioni" nella migliore delle ipotesi quelle che vedono il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso coinvolto in festini o massaggi a sfondi sessuale. Lo dice il legale dello stesso Bertolaso, Filippo Dinacci, sottolineando che in seguito a indagini difensive "si sono acquisite prove" che dimostrano come i massaggi di cui ha usufruito Bertolaso sono stati fatti per motivi terapeutici. L'avvocato definisce inoltre una "ipotesi di fantasia" il rapporto sessuale che il capo della Protezione Civile avrebbe avuto con una brasiliana di nome Monica. "A fronte di fantasiose ricostruzione ho l'obbligo giuridico e morale - spiega Dinacci - di precisare che, a seguito di attività investigative della difesa, i cui risultati quanto prima saranno messi a disposizione dei magistrati, si sono acquisite prove che dimostrano come i massaggi di cui ha fruito il dottor Bertolaso, siano effettivi e necessitati da una sindrome cervicale accompagnata da contratture vertebrali". Massaggi a scopi terapeutici, dunque, che, prosegue il legale, "sono stati eseguiti da un soggetto munito di specifici diplomi rilasciati a seguito di esame da strutture riconosciute da enti istituzionali". Con Francesca (la massaggiatrice citata nell'ordinanza della Procura fiorentina, ndr) "il dottor Bertolaso ha intrattenuto esclusivamente rapporti professionali". Quanto all'altro episodio contesto dalla Procura di Firenze, il rapporto sessuale con una ragazza brasiliana di nome Monica arrivata al Salario Sport Village portata dalla brasiliana Regina Profeta, Dinacci parla di una "ipotesi di fantasia". "Le indagini difensive dimostreranno l'assoluta insussistenza di questa ipotetica relazione - ribadisce - non solo ci limiteremo a negare l'episodio ma porteremo anche i fatti e le prove che non è mai esistito". "Spiace notare - conclude il legale di Bertolaso - che ancora una volta l'esigenza di creare una notizia scandalistica prevalga sulla realtà con inevitabili conseguenze in ordine al rispetto e alle dignità delle persone". Ieri Bertolaso aveva detto di avere la "coscienza a posto", ribadend di non aver commesso alcun illecito nell'assegnazione degli appalti per il G8, né tantomeno di aver partecipato a "festini ed orge". E se da un lato ammetteva di aver avuto forse "un eccesso di fiducia" nei confronti di certe persone e di non "essere stato in grado di controllare tutto", dall'altro ha attaccato chi getta fango sulla Protezione Civile, "un sistema che abbiamo contribuito a far crescere e che è diventato punto di riferimento a livello mondiale". Il capo della Protezione Civile torna a difendersi dalle accuse, anche perché in questa situazione, dice, "non ho la serenità che mi serve al lavoro che stavo facendo". Una frase che in molti hanno interpretato come una conferma delle dimissioni già date e respinte da Berlusconi. Ma è stato lo stesso Bertolaso a precisarne il significato, chiarendo che il suo obiettivo è di essere sentito quanto prima dai magistrati. "Io ero pronto a chiarire fin dal primo istante questo grandissimo equivoco - ha spiegato - ho tutti gli elementi per dimostrare la mia correttezza. Purtroppo temo che i tempi si allungheranno". Quanto ai lavori a La Maddalena, Bertolaso non nega che qualcosa non abbia funzionato, ma esclude una responsabilità diretta. "Forse ho avuto eccessiva fiducia nei confronti di alcune persone. Ma credo che il rispetto dei valori e delle responsabilità debba riguardare tutti i cittadini e i funzionari dello Stato. Se qualcosa ho mancato, me ne faccio una colpa e un rammarico, ma non per questo devo essere messo alla berlina". Quel che è evidente, comunque, è che alla Maddalena "abbiamo dovuto correre" e nel farlo "qualcosa può essere sfuggita o può essere stata fatta male". Dunque "occorre approfondire la vicenda degli appalti e della gestione della ricostruzione". "Forse - ammette - non sono stato in grado di poter controllare tutto al meglio giorno per giorno" anche perchè il 6 aprile è arrivato il terremoto dell'Aquila "dove sono stato ancora più coinvolto per seguire l'emergenza". Però le opere alla Maddalena vanno difese, perché si è fatto "un lavoro straordinario che rappresenta una miniera d'oro per la Sardegna", senza voler considerare anche la "bonifica ambientale unica" dell'ex Arsenale. Sulle intercettazioni Bertolaso va all'attacco. "Sono avvilito, anche per il mio paese perchè l'indagato Bertolaso non può avere accesso ai documenti e alle intercettazioni", mentre i media sì. Giornali e tv che fanno un' "informazione parziale" perchè pubblicano le "intercettazioni che dipingono Bertolaso come un personaggio senza scrupoli", ma non quelle in cui "emerge il Bertolaso che sembra rappresentare per tutti gli interessati una preoccupazione, perchè era rigoroso sui controlli". E a chi gli chiede se sia stato il suo potere a farlo finire nella bufera, il capo della Protezione civile risponde così: "se il potere è quello di stare in mezzo al fango, alla lava, laddove la gente soffre, io sono potentissimo. Il resto del potere io non lo vedo. Se mi chiedono di fare degli interventi li faccio, ma non per interesse personale. Lo faccio quando in un paese purtroppo un pò arrugginito per le procedure e le cose concrete da fare, serve la Protezione Civile per superare quegli ostacoli burocratici che fino ad oggi hanno impedito la realizzazione di infrastrutture anche importanti". 13 febbraio 2010
La difesa di Bertolaso: "Troppo fiducia da parte mia" "Ho la coscienza a posto". Guido Bertolaso ribadisce di non aver commesso alcun illecito nell'assegnazione degli appalti per il G8, né tantomeno di aver partecipato a "festini ed orge". E se da un lato ammette di aver avuto forse "un eccesso di fiducia" nei confronti di certe persone e di non "essere stato in grado di controllare tutto", dall'altro attacca chi getta fango sulla Protezione Civile, "un sistema che abbiamo contribuito a far crescere e che è diventato punto di riferimento a livello mondiale". Il capo della Protezione Civile torna a difendersi dalle accuse, anche perché in questa situazione, dice, "non ho la serenità che mi serve al lavoro che stavo facendo". Una frase che in molti hanno interpretato come una conferma delle dimissioni già date e respinte da Berlusconi. Ma è stato lo stesso Bertolaso a precisarne il significato, chiarendo che il suo obiettivo è di essere sentito quanto prima dai magistrati. "Io ero pronto a chiarire fin dal primo istante questo grandissimo equivoco - ha spiegato - ho tutti gli elementi per dimostrare la mia correttezza. Purtroppo temo che i tempi si allungheranno". Quanto ai lavori a La Maddalena, Bertolaso non nega che qualcosa non abbia funzionato, ma esclude una responsabilità diretta. "Forse ho avuto eccessiva fiducia nei confronti di alcune persone. Ma credo che il rispetto dei valori e delle responsabilità debba riguardare tutti i cittadini e i funzionari dello Stato. Se qualcosa ho mancato, me ne faccio una colpa e un rammarico, ma non per questo devo essere messo alla berlina". Quel che è evidente, comunque, è che alla Maddalena "abbiamo dovuto correre" e nel farlo "qualcosa può essere sfuggita o può essere stata fatta male". Dunque "occorre approfondire la vicenda degli appalti e della gestione della ricostruzione". "Forse - ammette - non sono stato in grado di poter controllare tutto al meglio giorno per giorno" anche perchè il 6 aprile è arrivato il terremoto dell'Aquila "dove sono stato ancora più coinvolto per seguire l'emergenza". Però le opere alla Maddalena vanno difese, perché si è fatto "un lavoro straordinario che rappresenta una miniera d'oro per la Sardegna", senza voler considerare anche la "bonifica ambientale unica" dell'ex Arsenale. Sulle intercettazioni Bertolaso va all'attacco. Ieri aveva detto che era tutto un equivoco e oggi aggiunge: "sono avvilito, anche per il mio paese perchè l'indagato Bertolaso non può avere accesso ai documenti e alle intercettazioni", mentre i media sì. Giornali e tv che fanno un' "informazione parziale" perchè pubblicano le "intercettazioni che dipingono Bertolaso come un personaggio senza scrupoli", ma non quelle in cui "emerge il Bertolaso che sembra rappresentare per tutti gli interessati una preoccupazione, perchè era rigoroso sui controlli". E a chi gli chiede se sia stato il suo potere a farlo finire nella bufera, il capo della Protezione civile risponde così: "se il potere è quello di stare in mezzo al fango, alla lava, laddove la gente soffre, io sono potentissimo. Il resto del potere io non lo vedo. Se mi chiedono di fare degli interventi li faccio, ma non per interesse personale. Lo faccio quando in un paese purtroppo un pò arrugginito per le procedure e le cose concrete da fare, serve la Protezione Civile per superare quegli ostacoli burocratici che fino ad oggi hanno impedito la realizzazione di infrastrutture anche importanti". 13 febbraio 2010
2010-02-12 Bersani: "Le frasi di Berlusconi sono fuori luogo". Il pm: "Faccio solo il mio lavoro" Le frasi di Berlusconi sul caso Bertolaso "credo siano totalmente fuori luogo", dice il leader del Pd, Pier Luigi Bersani. Sulle "eventuali responsabilità personali" sarà la magistratura a pronunciarsi e "nessuno si mette a fare il giudice". Ma "esiste un fatto oggettivo, una responsabilità oggettiva. Qui c'è un andazzo non accettabile e bisogna tirare le somme. Credo che queste frasi di Berlusconi siano totalmente fuori luogo". Parlando poi dei poteri assegnati alla Protezione civile, Bersani ha aggiunto: "C'è da dire che queste procedure assolutamente discutibili danno luogo come si vede a rischi enormi e il governo sta proponendo in questi giorni in Parlamento di triplicare queste procedure. È un assurdità, combatteremo contro". Secondo il segretario del Pd, "bisogna che la maggioranza rifletta". Perchè "non possiamo buttarci in un pozzo: non possiamo chiamare emergenza i campionati di nuoto piuttosto che il piano carceri". Alle parole del premier, ha risposto anche il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi, che coordina l'inchiesta sugli appalti: "Non rispondo a nessuno. Io faccio il mio lavoro", ha detto rispondendo ai giornalisti che gli citavano la frase di Silvio Berlusconi riguardo ai magistrati che dovrebbero vergognarsi. "Berlusconi dica le sue cose - ha risposto Quattrocchi -. Io faccio il mio lavoro". 12 febbraio 2010
In quaranta faldoni la storia della "cricca dei banditi" di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore Quaranta faldoni per raccontare "una cricca di banditi", una "task force unita e compatta", una "squadra collaudatissima" i cui componenti sono "bulldozzer", gente che "ruba tutto il rubabile", persone "da carcerare". In una parola, quelli della Ferratella, l’indirizzo romano del Dipartimento per lo sviluppo, una delle ultime creature volute dal Consiglio dei ministri per gestire, con la Protezione Civile, i grandi eventi, le grandi opere e le grandi emergenze. Al centro degli appetiti ci sono i lavori per il G8 della Maddalena (327 milioni), quelli per i 150 anni dell’Unità d’Italia (circa 800 milioni), i Mondiali di Nuoto tutti eventi gestiti dal Dipartimento della Ferratella guidato, con diverse competenze, da Balducci, De Santis e Della Giovampaola. E dalla Protezione Civile, la creatura, ora forse carnefice, di Guido Bertolaso. L’inchiesta racconta che lavorare per i due Dipartimenti, dotati di straordinari poteri di ordinanza in deroga a norme e regolamenti in nome dell’emergenza, voleva dire entrare a far parte di un club molto esclusivo foraggiato dai soldi pubblici e unto dagli imprenditori ammessi con favore e servigi. Relax e poteri di Bertolaso "E’ inquietante - scrive il gip - che sussistano rapporti di collusione tra l’introdottissimo imprenditore Diego Anemome e il potente Guido Bertolaso". Il sottosegretario risulta frequentare "spesso e volentieri l’Anemone e le sue strutture di relax, cioè il Salaria Sport Village". Dove organizza, ad esempio, "una cosa megagalattica" in favore di Bertolaso, "frutta, champagne, colori, cose..." e poi i massaggi ("una ripassata") con Francesca e gli incontri con una ragazza brasiliana. Il tutto gratis con frequenza quasi settimanale tranne la sosta tra il 2 aprile e 5 maggio 2009, i giorni del terremoto. Ma non è il sesso che deve colpire. Stupisce invece che Anemome, una delle più piccole e sconosciute ditte d’Italia, possa telefonare a Bertolaso ed incontrarlo quando vuole. Ma il gruppo Anemome e la galassia di ditte controllate, nel 2008 ottengono quasi il 60 per cento degli appalti del G8. I soldi, il religioso e il sottosegretario Scrive il gip: "Anemome dimostra di aver bisogno di denaro in occasione di incontri con il sottosegretario. Tali evenienze rendono fondata l’ipotesi accusatoria di un rapporto di carattere corruttivo che non si limita ai funzionari Balducci e De Santis". Intercettazioni e pedinamenti (anche di Bertolaso) raccontano degli incontri tra don Evaldo Biasini, economo della Congregazione dei missionari del preziosissimo sangue di Roma, e Anemone. L’imprenditore per due volte, nel settembre 2008, in coincidenza con alcuni pagamenti della stazione appaltante alle ditte, chiede a don Evaldo la disponibilità di contanti, 50 mila il 9 settembre e altrettanti il 21 (il sacerdote ne darà solo 10 mila). Gli investigatori notano come il 10 e il 22 settembre, dopo il sacerdote, Anemome abbia incontrato Bertolaso. I fatti di corruzione Un elenco lunghissimo che neanche per un attimo deve sminuire la portata della corruzione perchè la moneta di scambio sono i soldi pubblici. Le "utilità" per Angelo Balducci pagate da Aimone sono: "Due telefoni cellulari; due coppie di servizio, una romena e l’altra indiana presso le abitazioni di Montepulciano e Roma; una Bmw serie 5 e una 500 per la moglie Rosanna Thau; un divano e due poltrone, lavori di manutenzione e riparazione nella casa di Montepulciano". E poi, ancora, per il figlio Filippo: "Un contratto di lavoro per lui e per la fidanzata, lavori di ristrutturazione in casa, ancora una volta arredi e tessuti". Significativa l’intercettazione in cui mamma Rosanna sceglie e pretende le stoffe migliori per il figlio. O quella in cui si arrabbia con Anemone perchè la servitù non tiene bene il giardino. Le "utilità" per Fabio De Santis: "Cellulare, una libreria, un week end a Venezia con tanto di prostitute procacciate da Anemone e Rossetti". "Utilità" per Della Giovampaola: "Prestazioni sessuali a pagamento e week end a Venezia al Gritti Palace; una casa e personale di servizio alla Maddalena; due Bmw e mobili per la sua abitazione". E ancora: i tre funzionari pubblici hanno viaggiato su idrovolanti sulle tratta Roma-Palermo, Capri, Tunisi, Cagliari, tutti viaggi pagati da Anemome. Altre "utilità" sono consistite nella vacanza nell’agosto 2008 per l’ex segretario generale della Presidenza del Consiglio Carlo Malinconico, amico di Balducci, ospitato a spese di Anemone nella suite dell’hotel Il Pellicano a Porto S.Stefano. E nell’appartamento e nel lavoro per Anthony Smit, napoletano, amico di Mauro Masi che lo ha raccomandato a Balducci il quale a sua volta lo fa sistemare al Salaria Village. Come sfruttare gli appalti Ecco come due imprenditori della cordata Anemone, Carducci e Casamonti, spiegano la spartizione degli appalti per il G8: "Balducci ha avuto carta bianca per usare le sue imprese, per non fare neanche la gara d’appalto. Io (Casamonti, ndr) mi sono accordato con Valerio, la storia sta così: lui ci dà 150 mila euro al mese di anticipo tutti i mesi, prendiamo il 2% su 60 milioni di euro già appaltati, poi prendiamo il 3% sulle robe da appaltare nuove e il 4% sugli arredi... Verrà un paio di milioni di euro, in dieci mesi è roba buona per noi". Conclude il gip: "Un sistema di potere forte, collaudato, insidioso, in grado di inquinare gli appalti e la concorrenza tra imprese messo in piedi da persone senza scrupoli pronte, con le macerie ancora calde, a buttarsi sul denaro per la ricostruzione del martoriato Abruzzo". 12 febbraio 2010
Cemento e beauty. Il club esclusivo di Bertolaso di Marco Bucciantinitutti gli articoli dell'autore Il posto della "ripassata" accoglie la fiumana di clienti con uno slogan evocativo: "Oltre l’immaginazione". Che corre fra le luci sfocate e armoniose del centro benessere e sale per una scala curva, dove un tizio si fa posto con l’asciugamano stretto in vita. Chissà se è diretto nella "stanza dei sogni", quella con il cielo stellato (gli adesivi li vendono in qualunque cartoleria), o se invece finirà spalmato d’olio nella cabina che avvolge con lo scenario dell’oceano. Al ricevimento, Maria ha già deciso: "È tutta merda...queste sono brave persone". Laura - la segretaria citata nelle intercettazioni - non c’è. Tutti vogliono Francesca: "Non sappiamo chi sia", mentono le numerose e sorridenti ragazze del personale. Qui, nelle stanze del primo piano, secondo i magistrati, Guido Bertolaso veniva all’incasso dei suoi favori, come dimostrerebbe la telefonata del 21 novembre 2008: "Sono Guido, buongiorno...sono atterrato in questo istante dagli Stati Uniti...se oggi pomeriggio Francesca potesse...io verrei volentieri...una ripassata". Più d’una, scrivono i giudici. "Andavo allo Sport Village per delle sedute di fisioterapia - dice il capo della Protezione civile al Tg2 - e Francesca è una signora perbene alla quale ricorrevo per lo stress che ogni tanto mi colpisce". Massaggi o ripassate, venivano consumati nel centro benessere di proprietà di Diego Anemone e gestito da Simone Rossetti. I due - 50 giorni prima della ripassata - avevano organizzato "una cosa megagalattica per Bertolaso: con due, tre "situazioni"...di qualità...a lui piace così, eh la Madonna!". "Devo accompagnarvi fuori". Il Salaria Sport Village è sulla statale, al chilometro 14,500, dove un cartello sulla destra annuncia l’abitato di Settebagni. I tre mila soci sono protetti da una pattuglia sparsa di guardie private. Dunque Francesca c’è, "sì, è una ragazza mora, ha meno di 30 anni". Ma è una caccia piccola in un posto enorme dove oggi il sospetto è massimo: buffo, intorno è tutto pressoché "illegale", costruito in deroga sul greto esondabile del Tevere, esentasse, e una parte (l’ultima) della struttura infatti è sequestrata da otto mesi. Però i giornalisti non possono starci. Ecco invece cosa c’è: 8 campi da tennis, 5 campi di calcio di varia grandezza, piscina olimpionica, palestra da 2 mila metri quadri, bar, centro benessere, parcheggi, foresterie (41 camere), spogliatoi per diverse squadre di pallanuoto. Fermiamoci qui: foresterie e spogliatoi (sotto sequestro). Sono una parte della ristrutturazione da 37 milioni di euro e furono giustificate così: "Serviranno agli atleti e alle Federazioni per gli allenamenti durante i Mondiali di nuoto". Ovviamente non s’è visto nemmeno un atleta, ma con quest’astuzia la ristrutturazione rientrò nella zona grigia delle ordinanze per i grandi eventi della Protezione civile. E 160 mila metri cubi di lavori sono stati realizzati senza un documento: in deroga. Anche al piano regolatore cittadino, nonostante una sentenza della Cassazione vietasse questa protervia perfino alla Protezione civile, qualora si fossero compiute opere durevoli (e questa è indelebile). La firma del protocollo è dell’autunno del 2008, nei giorni delle telefonate fra i gestori e Bertolaso che vorrebbe la ripassata, e Anemone che sprona un "allarmato" Rossetti: "Ci costerà qualche soldino...". "Non me ne frega un cazzo", risponde l’altro. Ne frutterà molti di più. Rossetti s’adegua e la sera del 14 dicembre chiude il villaggio al pubblico e fa giungere una donna di nazionalità brasiliana, di nome Monica ("una prostituta", scrivono i magistrati) che intrattiene Bertolaso. Il protocollo d’avvio per i lavori lo firma il commissario delegato per i Mondiali di nuoto Claudio Rinaldi, che ha sostituito Angelo Balducci, padre di Filippo, uno dei proprietari (l’altro è Anemone) della Società sportiva romana Srl che ha fondato questo villaggio. Il Tevere scorre rapido dietro il campo di calcio. La terra è tenera, vietata. È l’Agro romano, nell’alveo del fiume: non si può costruire. Invece lo fanno, sfacciatamente, acquistando questi terreni come agricoli - quindi a prezzo stracciato - nel 2005. Beffando le proteste dei cittadini di Settebagni e di Castel Giubileo, l’esposto di Italia Nostra (in procura) e le denunce politiche (fra tutti: il consigliere Pd nel IV municipio Riccardo Corbucci). Sul cartello del cantiere non c’era nessun permesso, ma solo l’autorizzazione del commissario Angelo Balducci. Lui stesso aveva "retto" l'istruttoria per decidere se costruire o meno. A quella conferenza arrivò il parere contrario di Comune e Provincia di Roma. Se ne fregano, e vanno avanti, risparmiando anche gli oneri accessori che su 37 milioni di lavori preventivati porterebbero nelle casse del Comune almeno 8 milioni di euro, da usare per opere pubbliche, di servizio: l’esoso Sport Village non può esserlo. Così nel settembre del 2008 Bertolaso ripassa e cominciano i lavori: vengono assegnati alla Redim 2002, di proprietà della signora Vanessa Pascucci, toh, la moglie di Balducci. Deve costruire nuove piscine, le camere, il campo da golf e il campo per il tiro con l’arco. Le frecce cercatele nel fondo del Tevere. 12 febbraio 2010
B&B contro pm e "infamie". La bufera scuote il governo di Ninni Andriolotutti gli articoli dell'autore Andrà avanti. Almeno fino a quando non verrà approvata la sua riforma. Anche in queste ore, anzi, lo descrivono impegnato ad evitare "agguati". Guido Bertolaso, ieri, ha chiesto assicurazioni direttamente a Berlusconi. E non a caso il premier, dopo la telefonata, ha fatto sapere che il progetto di far nascere la Protezione civile Spa andrà sicuramente "avanti". Segnato dalla bufera che lo investe, consapevole che "il tiro al piccione" solletica i molti nemici guadagnati tra i banchi della maggioranza, Bertolaso sospende le dimissioni, ma lascia che si diffonda incertezza intorno alle scelte definitive che vorrà o sarà costretto a compiere. E si difende. Parla al tg2 di "accusa infamante e drammatica", spiega che sesso e denaro "sono cose che assolutamente non esistono", che lui non c'entra con una "vicenda" frutto "di un grosso equivoco", che chiarirà "tutto" e che è disposto "a dare la vita" per dimostrare che non ha "ingannato" gli italiani. E da Bruxelles, anche ieri, Berlusconi è tornato a difenderlo. Intimando ai pm perfino di "vergognarsi". Bertolaso "non si tocca", ha ripetuto il premier. Saranno gli sviluppi dell’inchiesta, però, a decidere le mosse future del capo della Protezione civile. Perfino il Cavaliere se ne rende conto dando atto a "Guido" di aver mostrato "grande serietà", ma incitandolo, nel contempo, "a resistere ancora con più forza". Ce n’è bisogno, evidentemente. "Se poi decide di mandare tutti al diavolo...", il Cavaliere lascia in sospeso la frase dopo aver gettato lì quel sasso. Teme che Bertolaso alla fine lasci. Per colpa "di persone" - i magistrati, naturalmente - che più volte ricorrono all’"invidia" e ai quali Berlusconi consiglia "buon senso". Perché, se c’è chi "opera bene al 100%, l’1% che è discutibile va messo da parte". E se "uno" ha il telefono "sotto controllo per due anni, si alzi in piedi chi pensa che non ci possa essere qualcosa di scandaloso". Nel caso in questione, ad esempio, Bertolaso non ha avuto nulla a che fare con le escort. "Aveva mal di schiena - assicura il premier - Andava da una fisioterapista di mezza età...". Ma anche nel centrodestra - a dispetto dell’ufficiale far quadrato - si diffonde l’imperativo della cautela.Perfino Vittorio Feltri, ieri, consigliava al premier "la massima prudenza in attesa di verificare cosa sia successo". Per non parlare di Libero che titolava: "Lucciole e appalti, la Protezione civile va a mignotte". E tra i colleghi di governo del ministro fino a ieri in pectore, non manca chi è costretto a fare buon viso al cattivo gioco imposto dal premier. Già durante la seduta del Consiglio dei ministri Berlusconi sollecitò l’applauso per dare il segnale che indiscrezioni al fiele anti Bertolaso, tracimate sui giornali nei giorni precedenti, non sarebbero state ammesse. Che i super poteri, i metodi spicci, l’esposizione mediatica, il cattivo carattere e i favori del premier avessero posto Bertolaso al centro delle "invidie" dei colleghi era risultato ancora più chiaro dopo la promozione sul campo alla carica di ministro. E se c’era chi ricordava gli entusiasmi di Berlusconi che "quasi quasi voleva nominarlo suo successore", c’era chi bisbigliava il fastidio di Tremonti per Bertolaso che "usa il Tesoro come un Bancomat", o i dissapori con Mattioli, o i malumori di Frattini, o quelli di Formigoni. "Invidia" nei confronti dell’"uomo dappertutto" del Cavaliere? Berlusconi se ne cura poco. Non lo farà ministro, ma anche ieri lo ha pregato "di non mollare". 12 febbraio 2010
Anemone jr e Tarantini: i rampanti sedotti dal potere di d.a.tutti gli articoli dell'autore Rampante, pronto a tutto. È Diego Anemone, 40 anni, pargolo di Luciano, ras di Grottaferrata - a due passi dalla Capitale - dove ha sede l’Anemone Srl, azienda edile che nel 2008 dichiarava solo 26 dipendenti ma che si è aggiudicata alcuni degli appalti più ghiotti dell’ultimo decennio: il Centro Congressi nell’isola della Maddalena per il G8 "fantasma" in Sardegna. Dai Castelli romani parte la scalata di padre e figlio. Diego, per tipologia e modi, somiglia a Gianpaolo Tarantini, il "principino" della sanità pugliese coinvolto nel mega scandalo di escort servite sul piatto d’argento al presidente del Consiglio. Anche Anemone junior ama il denaro, le belle frequentazioni. Diventa non solo il braccio destro di Angelo Balducci ma con Filippo, il figlio dell’ex vice di Bertolaso, è socio al Salaria Sport Village, mega centro sportivo ma anche centro benessere e luogo di feste e appuntamenti. C’è chi giura di averci visto Paolo Bonaiuti, Elisabetta Gardini e l’intramontabile Mariano Apicella. È Diego a "procacciare" compagnia a Bertolaso. Nei verbali dell’inchiesta si parla di una certa Francesca e di una ragazza di nome Monica. Solo massaggiatrici? Ma nelle intenzioni di Anemone jr c’era l’idea di organizzare una "cosa megagalattica a base di sesso" per onorare il Viceré della Protezione Civile. Insomma, le similitudini tra Diego e Gianpy sono piuttoste marcate. Entrambi impegnati ad omaggiare il sistema di potere con ogni mezzo necessario. Come Tarantini, anche Anemone è sposato. La signora in questione si chiama Vanessa Pascucci, amministratore unico di un’altra impresa edile legata alla famiglia Anemone, la Redim 2002 e socia dell’Arsenale scarl, costituita apposta per il cantiere alla Maddalena. E se non bastasse c’è anche il pallino di Vanessa per il cinema: con Rossana Thau - moglie di Balducci - ha una piccola società cinematografica. Fiore all’occhiello della Erretifilm il lungometraggio "Last minute Marocco". Sovvenzionato da Rai Cinema e dal ministero dei Beni Culturali. 12 febbraio 2010
2010-02-11 G8 e appalti, Bertolaso indagato per corruzione. "Per lui una festa megagalattica" L'imprenditore romano Diego Anemone, finito in manette per essere ritenuto il presunto corruttore del sottosegretario Guido Bertolaso e altri pubblici ufficiali per favoritismi negli appalti di alcune grandi opere, tra cui il G8 alla Maddalena, si era dato da fare per "organizzare una "cosa megagalattica" in favore del Bertolaso" a base di sesso. Lo scrive il gip nella sua ordinanza. Secondo quanto si legge nel provvedimento, infatti, "il tenore delle conversazioni intercettate non pare consentire interpretazioni diverse da quella che trattasi di prestazioni sessuali di cui il Bertolaso dovrebbe usufruire presso il centro benessere riconducibile all'Anemone; peraltro, l'occasione verrà sfruttata dal Bertolaso solo in un momento successivo". In altra parte dell'ordinanza si ribadisce che nel "centro benessere Salaria sport village, riconducibile alla stessa famiglia Anemone", Bertolaso "usufruisce non solo di 'massaggi', ma anche di vere e proprie prestazioni sessuali", come proverebbero diverse conversazioni intercettate. Secondo il gip, "appare peraltro comprensibile, attesi i rispettivi ruoli, che Anemone abbia un occhio di riguardo nei confronti dell'illustre suo conoscente, soggetto con un importante e decisivo ruolo istituzionale che gli permette di gestire e decidere la spesa pubblica connessa alla realizzazione degli appalti del G8 di cui l'Anemone è aggiudicatario". Vi sono diverse telefonate dalle quali, si legge nell'ordinanza, "appare evidente" come sia Bertolaso "ad avere le chiavi della cassaforte". Tornando alla "cosa megagalattica", Anemone avrebbe deciso di organizzarla subito dopo un incontro avuto con Bertolaso nel settembre 2008 per comunicargli i maggiori costi previsti per l'esecuzione delle opere del G8. L'imprenditore è preoccupato per la reazione che potrebbe avere Bertolaso e, mentre gli manda un sms per fissare l'appuntamento, "si attiva per raccogliere denaro contante anche utilizzando canali insospettabili quali tale don Evaldo Biasini che, dal contenuto delle conversazioni intercettate, risulta occuparsi di opere di beneficenza in Africa". Sempre dalle intercettazioni, risulta che l'incontro tra Anemone e Bertolaso c'è stato e ha avuto "esito positivo", come riferisce l'imprenditore il 21 settembre 2008 alla moglie e a Mauro Della Giovampaola, pure lui arrestato, un funzionario della struttura di missione per il G8. "Sempre parallelamente, proprio lo stesso 21 settembre - annota il gip - l'Anemone, unitamente al Rossetti (Simone Rossetti, indagato, gestore del Salaria sport village - ndr)", si attiva per organizzare la "cosa megagalatticà". "Storia di ordinaria corruzione": così il Gip di firenze Rosario Lupo ribattezza l'inchiesta che ruota attorno al sottosegretario Guido Bertolaso e che fino a oggi ha portato agli arresti di Angelo Balducci, Diego Anemone, Fabio De Santis, e Mauro Della Giovampaola. Per spiegare l'"ordinaria corruzione" il magistrato ricostruisce le tangenti pagate con denaro, ville, auto di lusso ed escort in cambio di appalti milionari per il lavori del G8 alla Maddalena e per la realizzazione o la ristrutturazione di imponenti impianti sportivi in occasione dei mondiali di nuoto del 2009 a Roma. "I fatti sono gravissimi - scrive il gip - proprio per la sistematicità delle condotte illecite e dei rapporti illeciti di cointeressenza tra gli indagati e per le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed economiche ai danni del bilancio dello stato rese possibili, tra l'altro, da una normativa ampiamente derogatoria delle ordinarie regole in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici che presuppone in chi la deve gestire e applicare ancora di più rispetto delle regole di trasparenza, fedeltà, imparzialità ed efficienza imposte da legge e Costituzione ai pubblici ufficiali componenti". "La gravità appare - scrive ancora il Gip - se possibile , ancora maggiore se si pensa che il delitto oggi contestato e in relazione al quale si chiede la maggiormente afflittiva tra le misure cautelari, matura nell'ambito di un sistema non a caso definito "gelatinoso" non dagli investigatori ma da alcuni degli stessi protagonisti di tale inquietante vicenda di malaffare (che potrebbe essere ribattezzata "stopria di ordinaria corruzione"). "Siamo in presenza di un grande equivoco che sarà quanto prima chiarito". Così l'avvocato Filippo Dinacci, difensore appena nominato da Guido Bertolaso, ha commentato la vicenda giudiziaria in cui è coinvolto il massimo responsabile della Protezione Civile. Intanto l'inchiesta sugli appalti per il G8 alla Maddalena continua a tenere banco anche nel dibattito politico. Dario Franceschini ha fatto appello alla "sensibilità istituzionale" di Bertolaso affinchè confermi la descione di lasciare l'incarico. "In un paese non anomalo una persona in quella situazione anche per difendersi meglio rassegna le dimissioni, e noi abbiamo apprezzato la sensibilità mostrata ieri da Bertolaso", ha sottolineato, "sta ora a Bertolaso confermare quella sensibilità istituzionale". Durissimo il giudizio dell'Italia dei valori. "Berlusconi e Bertolaso sono al vertice di un sistema che gestisce senza alcun controllo una enorme quantità di denaro pubblico. Sono una nuova loggia, la B2", ha detto il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. "Il quadro che emerge dalle indagini - ha aggiunto Donadi - è sempre più inquietante e svela l'esistenza di una rete di interessi molto ampia. Di ben altro avvviso Maurizio Gasparri. "È certamente singolare la tempistica", ha osservato. "Lo stesso Bertolaso si è messo a disposizione della magistratura, alla quale ha fornito ogni documentazione, ora, però, credo che si debba fare un accertamento rapido". Questo anche per la vicina scadenza elettorale. "C'è chi la campagna elettorale la fa con i comizi e con i candidati e c'è chi la fa con i Ciancimino che dicono frottole, che già leggo si sono rimangiati, e con queste iniziative", ha commentato, "del resto, la sincronia tra alcuni interventi giudiziari e i tempi elettorali è un fatto che gli italiani conoscono, ma fin qui ha portato a rafforzare un centrodestra che preferisce fare anzichè ordire manovre come queste". Sempre dal Pd, poi, è arrivato un appello al governo affinchè ritiri il decreto sulla trasformazione della Protezione civile in società per azioni, approvato dal Senato e all'esame della Camera. "Un governo attento al decoro delle istituzioni, di fronte all'evidenza dei fatti e alle pressochè unanimi considerazioni degli addetti ai lavori, ritirerebbe immediatamente il decreto legge costitutivo di Protezione civile Spa e abrogherebbe ancor più rapidamente la legge che equipara grandi e piccoli eventi alle emergenz", ha dichiarato il vicepresidente dei senatori Luigi Zanda. Per il dl si preannuncia un esame lampo alla Camera. L'esame si concentrerà nella sola giornata di martedì, con il termine degli emendamenti fissato alle 10 e il voto con mandato al relatore nel pomeriggio. Il dl, i cui termini di conversione scadono il 28 febbraio, sarà in aula già mercoledì. 11 febbraio 2010
E Guido disse: se Francesca potesse, le darei una ripassata l 21 novembre 2008 viene intercettata la telefonata fra Guido Bertolaso e tal Rossetti. Bertolaso: "Sono Guido. Sono atterrato in questo istante dagli Stati Uniti, se oggi pomeriggio, se Francesca potesse, io verrei volentieri... Una ripassata". Rossetti: "Va bene". Bertolaso: "Fatti dire da lei quando è il momento migliore perché so che è sempre molto occupata. Io invece oggi pomeriggio sono abbastanza libero". Rossetti: "Perfetto, ci sentiamo fra un quarto d’ora". Bertolaso: "E tu mi dici a che ora posso se lei può". Dopo poco Rossetti chiama Diego Anemone (socio di Filippo Balducci e uno dei proprietari del Salaria Sport Village) e dice (riferendosi a Bertolaso): "Sta venendo a fare un massaggio". L’incontro è fissato per le 16. Nell’ordinanza del gip Lupo si legge che la "prestazione sessuale è comprovata dalle intercettazioni laddove sono stati registrati dialoghi che consentono di afferare che Bertolaso il giorno 14/12/’08 ha usufruito di un incontro avente a oggetto prestazioni di natura sessuale con una brasiliana presso il centro Salaria Sport Village organizzato dal Rossetti per conto di Anemone Diego". 11 febbraio 2010
La truffa: 327 milioni e zero posti di lavori di Francesca Ortallitutti gli articoli dell'autore Il G8 doveva essere un’occasione di riscatto per questa piccola isola dal mare cristallino nel nord della Sardegna. Una sorta di "risarcimento" per tutti gli anni trascorsi a sopportare l’ingombrante presenza della base americana. L’avevano chiamata la rinascita de La Maddalena ed era arrivata la speranza. Invece il sogno si è spezzato il 23 aprile del 2009 quando il G8 viene trasferito all’Aquila. Così i cantieri dove si lavorava giorno e notte, protetti dal Segreto di Stato, da quel giorno iniziano a svuotarsi. Sia perché non c’è più tanta fretta di terminare le opere, sia perché una buona parte dei soldi, una montagna (si parlava di un investimento complessivo di oltre settecento milioni di euro), stanziati con i fondi Fas, spariscono dirottati nella città del terremoto. Insieme ai posti di lavoro promessi. "Trecentoventisette milioni di euro e zero posti di lavoro", sintetizza così Lorenzo Manca segretario della Fillea Cgil di Olbia il sogno infranto dell’isola. Perché questi fondi spesi dal maggio del 2008 al luglio del 2009 a La Maddalena pochi li hanno visti. Ricorda ancora Francesco Bardenzellu, consigliere Comunale che polemizzò addirittura con Bertolaso: "Chiedevo semplicemente che le imprese sarde partecipassero ai lavori, avessero una via privilegiata. Invece alla fine hanno gestito tutto loro e a noi sono arrivate solo le briciole. Il grosso degli appalti è andato altrove e qui lo sappiamo tutti". Eppure si era ottenuto che il trenta per cento delle imprese fossero sarde, erano stati sottoscritti anche alcuni accordi con l’Anci. Però la fetta più grossa degli appalti è andata a quattro imprese (tra cui l’Anemone Costruzioni di Grottaferrata) mentre la Mita Resort del gruppo Marcegaglia ha ottenuto la concessione per 40 anni dell’ex Arsenale. L’opera più imponente (solo la bonifica è costata 22 milioni di euro), la più cara (spesa complessiva 75 milioni di euro) rischia di diventare un’altra cattedrale del deserto, un albergo di lusso che nessuno vuole. Ai primi di febbraio l’uomo delle emergenze Bertolaso aveva guidato in pompa magna i giornalisti alla scoperta dei tappeti firmati, delle stanze extra lusso per far vedere che tutto era in ordine. "Quello che mi preoccupa è il dopo", dice Carlo Mannoni, ex assessore ai lavori pubblici della giunta Soru, "perché vedo una giunta politicamente inerte. Anche la Louis Vuitton Cup, che poteva essere occasione di un investimento diretto della Regione, viene affidata in blocco alla Protezione Civile. Cappellacci a La Maddalena non si è mai visto. È andato soltanto quando è stato convocato da Bertolaso per confermare che tutto era a posto". Ecco perché anche Enzo Costa, segretario regionale della Cgil invita la Regione "a una riflessione immediata sulle decisioni che si stanno prendendo in questi giorni, proprio sui nuovi appalti in vista della Vuitton Cup". La regata più prestigiosa del mondo sarebbe dovuta essere il banco di prova della neonata Protezione Civile Spa. E alla luce degli ultimi sviluppi giudiziari c’è poco da stare tranquilli. 11 febbraio 2010
Zanda: "Agiscono fuori da ogni regola" di Maria Zegarellitutti gli articoli dell'autore Le irregolarità mi auguro che non ci siano state", premette il vicecapogruppo Pd del senato Luigi Zanda: "Io accuso il meccanismo, troppa discrezionalità, va cambiato". Berlusconi intanto ha respinto le dimissioni di Bertolaso. "Bertolaso ha avuto la sensibilità di dimettersi, Berlusconi non l’ha apprezzata. Sono decisioni sue. Il governo deve ritirare il decreto che istituisce la Protezione civile Spa e dichiara legittima una situazione sbagliata alla radice, stabilendo la compatibilità tra la carica di sottosegretario e quella di capo dipartimento, attualmente ricoperte entrambe da Bertolaso". Un conflitto d’interessi. "Un sottosegretario deve seguire la linea politica del governo, un capo dipartimento è tenuto a una equidistanza, anzi - spiega Zanda, sfogliando la Costituzione - di più, all’imparzialità. C’è bisogno di tornare all’ordinarietà costituzionale, mentre si è andata sviluppando una gigantesca anomalia". Quale? "Nel 2001, il governo Berlusconi con una legge ha equiparato i grandi eventi alle situazioni emergenziali, per cui da allora le prerogative dell'emergenza - nessun controllo da parte della Corte dei Conti, deroghe a decine di leggi - sono state sistematicamente utilizzate anche per avvenimenti che non hanno nulla di emergenziale come la Vuitton Cup, di cui Bertolaso è commissario, tanto per citare l’ultimo di una serie lunghissima". Di quanti eventi parliamo? "Cinquecento ordinanze di Protezione civile dal 2001, di fatto il dipartimento diretto da Bertolaso è stato trasformato in una struttura libera di agire fuori dalle regole della pubblica amministrazione e non solo di fronte alle emergenze vere, cosa ragionevole, ma per tutte le situazioni che il presidente del consiglio decide di chiamare grande evento. La responsabilità politica di tutto questo è di Berlusconi. Bertolaso ha suggerito il meccanismo e non doveva accettare di fare il capo del dipartimento e anche il sottosegretario". In questa opacità si sarebbe fatta strada anche la corruzione. "Conosco personalmente sia Bertolaso che Balducci, li ho anche visti lavorare durante il Giubileo e non ho mai avuto nessun dubbio sui loro comportamenti, dobbiamo augurarci per loro e per l'Italia che venga fugata ogni ombra. Limitare le deroghe alle sole emergenze è anche una garanzia per i pubblici dipendenti, ne garantisce scelte, comportamenti, trasparenza. Un pubblico dipendente dovrebbe sempre augurarsi di essere controllato preventivamente e preferire la strada ordinaria. Lo dico perché sappiamo benissimo quanto sia prezioso per l'Italia il lavoro della Protezione civile e vogliamo buone regole che la proteggano". Da cosa? "Da rischi, scivoloni, distrazioni. Quando non ci sono regole è facile che i comportamenti siano più distratti. In uno stato di diritto le regole non possono essere a discrezione. Perché il confine tra la discrezione e l’arbitrarietà è labilissimo". Tra l’altro nelle pieghe del decreto spunta anche lo scudo. "È vero, sono misure da operetta". 11 febbraio 2010
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2010-03-05 Nuovi arresti per l'inchiesta sui "grandi eventi" 5 marzo 2010 "Dai nostri archivi" Sviluppi nelle indagini sul G8, arriva una "settimana calda" Bertolaso al Riesame contro il sequestro di documenti Parisi: impresa sana, bisogna difendere 8mila posti di lavoro Riciclaggio, nell'ordinanza del gip gli "enormi" fondi neri di Fastweb e Tis Pd: "Uno scudo Bertolaso nel decreto Protezione civile" Ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli e arresti domiciliari per l'avvocato Guido Cerruti: l'ha emessa stanotte il Gip di Firenze Rosario Lupo, nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi condotta dalla Procura fiorentina. Il reato contestato sarebbe quello di corruzione, relativamente al filone di indagini che riguarda la Scuola Marescialli di Firenze. In particolare, Piscicelli avrebbe messo in contatto l'imprenditore fiorentino Riccardo Fusi, della Btp, con i vertici della Ferratella, per permettere all'impresa di tornare nell'appalto della scuola dei marescialli, passato dalla Btp all'Astaldi a causa di un contenzioso amministrativo partito dopo che l'impresa toscana aveva eccepito sull'indice di sismicità previsto dal progetto. Il nome di Cerruti, considerato vicino ai vertici della Ferratella, compare in alcuni atti che riguardano l'iter del contenzioso amministrativo: il legale, successivamente, su suggerimento di Fabio De Santis, viene nominato da Fusi come suo consulente nella vicenda. Al momento dell'emissione del provvedimento l'imprenditore si trovava all'estero ed è rientrato appositamente a Roma per costituirsi. Dopo la notifica dell'ordinanza di custodia cautelare da parte dei carabinieri del Ros, l'imprenditore è stato condotto al carcere romano di Regina Coeli. Piscicelli è uno dei personaggi che compare in una intercettazione telefonica nella quale si rideva del sisma avvenuto in Abruzzo. Altri provvedimenti sono stati notificati in carcere all'ex presidente del consiglio dei lavori pubblici Angelo Balducci e all'ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis. Cerruti era stato sentito due giorni fa dai Pm di Firenze: secondo quanto emerso nella prima ordinanza di febbraio, avrebbe avuto un ruolo di coordinamento tra alcuni soggetti coinvolti nell'indagine, mentre Piscicelli avrebbe messo in contatto Balducci e De Santis con il patron di Btp Riccardo Fusi, tuttora indagato. 5 marzo 2010
2010-03-01 In arrivo un piano nazionale anticorruzione, ecco il decreto di Nicoletta Cottone 1 marzo 2010 In arrivo un piano nazionale anticorruzione, ecco il decreto "Dai nostri archivi" In arrivo 1,4 miliardi per la banda larga IL PUNTO / La "zona grigia" avvolge tutti: destra e sinistra, centro ed enti locali Corte dei conti: "Corruzione patologia diffusa" Piano Brunetta per la Pubblica amministrazione: gli enti pubblici saranno Spa Nel "pay watch" stravince il presidente di Aem Un piano anti-corruzione, una banca dati nazionali dei contratti pubblici, gli enti locali dovranno predisporre un sistema di controlli sulle proprie società partecipate. Arrivano norme più severe contro la corruzione, varate oggi dal Consiglio dei ministri. Sì a un piano nazionale anticorruzione. Arriva anche in Italia un Piano nazionale anticorruzione, come avviene nella maggior parte dei paesi europei. Il Piano sarà predisposto dal Dipartimento della Funzione pubblica, a partire dai singoli piani d'azione, nei quali ciascuna amministrazione centrale indica: il grado di esposizione al rischio di corruzione dei propri uffici; le misure per fronteggiare tali rischi; le procedure di selezione, formazione e rotazione dei dipendenti che operano in settori sensibili; e soluzioni, anche normative, per prevenire e individuare gli illeciti. Una Rete nazionale anticorruzione, composta da referenti di ciascuna pubblica amministrazione, fornirà al Dipartimento elementi per valutare l'idoneità degli strumenti adottati per prevenire e combattere il fenomeno della corruzione, per definire programmi informativi e formativi per i dipendenti pubblici che favoriscano il corretto esercizio delle funzioni ad esse affidate, per monitorare l'effettiva attuazione dei singoli Piani d'azione. Presso il Dipartimento è anche istuituito un Osservatorio sulla corruzione e altri illeciti nella pubblica amministrazione, con compiti di analisi e di informazione. Arriva una Banca dati nazionale dei contratti pubblici. Nel ddl anti-corruzione è prevista l'istituzione di una Banca dati nazionale dei contratti pubblici, presso l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. L'obiettivo, si legge nella relazione tecnica al provvedimento, "è quello di ridurre gli oneri amministrativi per le imprese e al tempo stesso di accrescere la certezza pubblica". Compito della Banca dati quello di acquisire la documentazione comprovante il rispetto dei requisiti di carattere generale, tecnico-organizzativi ed economico-finanziario prevista dal Codice degli Appalti. Le stazioni appaltanti devono effettuare controlli sul possesso dei requisiti presso la Banca dati e verificare che le modalità tecniche per l'acquisizione, l'aggiornamento e la consultazione della Banca dati siano dettate con deliberazione dell'Autorità. Elenco dei fornitori in prefettura. Un elenco di fornitori e prestatori di servizi non soggetti a rischio di inquinamento mafioso dovrà essere istituito presso ogni prefettura. Lo scopo è quello di rafforzare i controlli anti mafia nei contratti pubblici e nei successivi subappalti e subcontratti che hanno per oggetto lavori, servizi e forniture. La prefettura, stabilisce il ddl, "effettua verifiche periodiche circa la perdurante insussistenza dei suddetti rischi e, in caso di esito negativo, dispone la cancellazione dell'impresa dall'elenco". Incandidabili solo negli enti locali i condannati per reati contro la Pa. Viene limitata a livello locale l'incadidabilità di persone condannate per reati contro la Pubblica Amministrazione. Il testo, prevede, infatti, che "alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali" non può "comunque ricoprire le cariche di presidente della provincia, sindaco, assessore e consigliere provinciale e comunale, presidente e componente del consiglio circoscrizionale, presidente e componente del consiglio di amministrazione dei consorzi, presidente e componente dei consigli e delle giunte delle unioni di comuni, consigliere di amministrazione e presidente delle aziende speciali e degli enti comunali autonomi o eroganti servizi sociali, presidente e componente degli organi delle comunità montane". Nessun riferimento, quindi, a incandidabilità di sorta per ruoli di governo nazionali o regionali, eccezion fatta per i presidenti di regione.
Controlli sulle partecipate degli enti locali. Il testo prevede che l'ente locale predisponga un sistema di controlli sulle proprie società partecipate. "L'ente - recita il ddl - definisce, secondo la propria autonomia organizzativa, un sistema di controlli sulle società partecipate dallo stesso ente locale". I controlli saranno esercitati dalle strutture proprie dell'ente locale, che ne sono responsabili". 1 marzo 2010 © RIPRODUZIONE RISERVATA
2010-02-28 L'Aquila, protesta in centro: in 6mila con le carriole 28 febbraio 2010 L'Aquila, altra protesta in centro in 6mila con le carriole "Dai nostri archivi" Tra le macerie dell'Aquila imbalsamata All'Aquila in migliaia nella zona rossa per la protesta delle chiavi Boschi: è 30mila volte più potente del sisma all'Aquila Sisma in Cile, il ministro dell'Interno: "700 morti, ma aumenteranno" Saccheggi a Concepcion L'Aquila come Ground Zero: Obama tra le macerie saluta i vigili eroi È stata la domenica delle carriole all'Aquila. Gli abitanti del capoluogo abruzzese hanno dato vita a una nuova accesa protesta per ricordare all'opinione pubblica la questione dello smaltimento delle macerie del terremoto del 6 aprile 2009. L'appuntamento era stato lanciato su Facebook, poi il tam tam si è diffuso anche via sms. Il passaparola ha fatto il resto. I manifestanti "armati" di carriole hanno scaricato detriti, raccolti a piazza Palazzo, davanti a palazzo dell'Emiciclo (sede del Consiglio regionale dell'Abruzzo). Complessivamente sono stati circa 6mila ad aggregarsi alla protesta. Indossavano dei berretti con una scritta: "L'Aquila rinasce dalle sue macerie". Oltre alle macerie sono stati portati davanti all'Emiciclo cinque cassonetti di rifiuti. Altri materiali sono rimasti in piazza Duomo, suddivisi in appositi cassonetti. Ed è stata l'occasione per raccogliere firme (2.800 le sottoscrizioni complessivamente ottenute) per chiedere l'istituzione di una tassa di scopo. "Una bellissima iniziativa popolare che va presa per quello che è: la manifestazione sentita della voglia di riprendersi la città e riviverla", ha commentato la presidente della provincia, Stefania Pezzopane. Il problema, ha sottolineato il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, è rappresentato "da una normativa che considera queste macerie come rifiuti normali, dunque non smaltibili in altro modo. Bisogna modificare questa norma - ha aggiunto - perché solo così si potranno avviare i lavori e cominciare a ripulire l'Aquila dalle macerie". "Non si può non notare il ritardo con cui la questione è diventata prioritaria. Il nostro intento è di definire correttamente i termini della "questione macerie" per arrivare al più presto all'adozione di soluzioni operative efficaci" ha spiegato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente. L'organizzazione ambientalista ha presentato un dossier sull'argomento, in cui ha messo in luce come non esistano ancora dati ufficiali sulle quantità: "Una prima stima di Protezione civile e Vigili del fuoco parla di una forbice che solo per il comune dell'Aquila va da 1,5 a 3 milioni di metri cubi (4,5 milioni di tonnellate). Circa un terzo del totale, vale a dire un milione di metri cubi, si trova sulle strade, mentre 2 milioni sarebbero quelle accumulate all'interno delle case e nei cortili". In serata, è arrivata anche una precisazione dalla Protezione civile: "Spetta ai Comuni identificare i siti e realizzare le aree per la gestione delle macerie". In ogni caso il dipartimento "ha avviato e portato a conclusione le indagini ambientali e geotecniche - conclude la nota - per la realizzazione di un ulteriore sito di deposito temporaneo nel nucleo industriale di Bazzano. I risultati delle indagini, che attestano l'assenza di motivi tecnici ostativo all'utilizzo del sito, sono stati consegnati al Commissario delegato-Presidente della Regione Abruzzo al fine di avviare le fasi di affidamento della realizzazione del deposito temporaneo". Tra le macerie dell'Aquila imbalsamata (di Riccardo Chiaberge) 28 febbraio 2010
Tra le macerie dell'Aquila imbalsamata di Riccardo Chiaberge commenti - 2 | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 28 Febbraio 2010 "Dai nostri archivi" All'Aquila in migliaia nella zona rossa per la protesta delle chiavi
La chiesa romanica di San Pietro di Coppito è stata in piedi bene o male sette secoli, sfidando i terremoti che hanno più volte devastato la conca dell'Aquila. Fino al 6 aprile 2009. Adesso ti viene incontro sventrata, uno spettro nella città deserta, quasi un "fermo immagine" del sisma. Sbriciolati gli affreschi medievali, il campanile ridotto a un mozzicone, la campana di bronzo schiantata a terra, simbolo di una comunità espropriata della sua anima. Pier Luigi Cervellati gesticola da dietro un cumulo di macerie, in mezzo al sagrato: "Lei non ci crederà, ma questa è una fontana del Quattrocento. Le hanno scaricato addosso quintali di detriti, come una pattumiera. È uno sfregio intollerabile. Ma lo sanno, questi signori, cosa rappresentano per la gente di qui le fontane? Sono la loro identità, insieme alle chiese e alle piazze". Il professor Cervellati, bolognese, architetto e urbanista tra i più autorevoli, è all'Aquila con una delegazione di Italia Nostra, tra cui il segretario generale Antonello Alici e l'ex-presidente Giovanni Losavio, impegnati in una battaglia per il recupero del centro storico del capoluogo abruzzese. Non pretendono vincoli anacronistici, semplicemente che oltre a costruire a tempo di record quartieri satellite con le tecnologie antisismiche più sofisticate si pensi a salvare e far rivivere il cuore antico della città, come chiedono quelli che nella "zona rossa" abitavano e lavoravano fino alla tragica notte del 6 aprile, e che cominciano giustamente a perdere la pazienza. "Immota manet" dice il motto sullo stemma della città. Più immota di così: da quasi un anno l'Aquila è imbalsamata, con tutte le sue ferite aperte, avviluppata in una ragnatela di ponteggi. E trentottomila aquilani sono ancora senza casa. Camminiamo lungo la via Sassa, tra facciate sbrecciate di palazzi cinquecenteschi e barocchi, cornicioni penduli e bifore pericolanti, facendo lo slalom in mezzo a mucchi di macerie. Non c'è un'anima in giro, a parte qualche vigile del fuoco e qualche operaio al lavoro. Hanno riaperto la sede della Banca d'Italia, il caffè dei fratelli Nurzia (quelli del famoso torrone), un'enoteca in piazza del Duomo. Per il resto, soltanto lucchetti, transenne e saracinesche abbassate. Cervellati allarga le braccia: "Quando ponteggi e puntellature verranno rimossi, le murature crolleranno. E spesso questi interventi sono pure sbagliati, i tubi entrano nelle finestre, non si potranno più fare lavori all'interno. È una forma di accanimento terapeutico dal costo enorme. E adesso, con la fine del regime commissariale, regione ed enti locali devono preparare piani di recupero. Operazioni immani, ci vorranno mesi se non anni per poter riabilitare la città storica. Ammesso che ci si riesca". Leggiamo sulla guida rapida del Touring, edizione 1975: "L'Aquila, m. 714 ab. 60131, capoluogo di provincia e di regione, sede arcivescovile. Città principale dell'Abruzzo per arte e storia, situata sopra il declivio di un colle sulla sin. dell'Aterno, in un'ampia conca cinta da alte montagne (catene del Gran Sasso e del Velino-Sirente). Conserva la bella impronta medievale... Fondata attorno alla metà del secolo XIII... si arricchì di numerose architetture religiose, che ora caratterizzano il volto della città". Chiosa Cervellati: "L'Aquila è uno splendido esempio di quella rinascita urbana e religiosa che l'Italia ha vissuto tra il mille e il milleduecento. Una città-territorio, che a quei tempi si identificava nel Comitatus Aquilanus, una forma di insediamento a rete. Non per niente si favoleggia di novantanove castelli, novantanove chiese, le novantanove cannelle della fontana più famosa di qui. Chiesa piazza e strade formano un bene immateriale unitario, le parrocchie sono un punto di riferimento territoriale e della socialità, per credenti e non credenti. E guardi in che stato sono. Scoperchiate, a pezzi, ingombre di pietre e calcinacci. E dopo un anno, nessuno ha ancora neppure cominciato a restaurarle. Hanno fatto vedere in tv il presunto salvataggio della chiesa del Suffragio: l'elicottero che appoggiava delicatamente una cupola in fibra di carbonio. Eccola lì, la vede? Certo ripara dalla pioggia, ma il tamburo che sta sotto è lesionato, non so quanto potrà reggere. Ora io domando: il vescovo ha intenzione di riaprire le chiese? Nel regime del concordato, la manutenzione spetterebbe allo Stato. Ma io ho sentito con le mie orecchie il segretario generale dei Beni culturali dire che il restauro del duomo di Venzone in Friuli, dopo il terremoto del 1976, è un simulacro, una cartolina illustrata. Come la Fenice e il Petruzzelli. Io non credo che lo Stato possa abdicare alla sua funzione di tutela. Non c'è bisogno di manuali di restauro, basta un po' di buon senso. Certo se non si numerano le macerie, se si fa un cocktail di pietre e calcinacci, ricostruire poi sarà una missione impossibile". Le cifre fanno venire i brividi: quattro milioni di tonnellate di pietre e mattoni da rimuovere, che potrebbero presto salire a cinque. "Ci sono fondi pubblici? – si interroga Cervellati –. In che misura possono contribuire i i proprietari? Nell'incertezza nascono leggende metropolitane: è vero o non è vero, per esempio, che l'ignoranza porta a vendere le case antiche e a trasferirsi nelle New Town?". Intanto, oggi i cittadini del centro storico si preparano a invadere pacificamente – come domenica scorsa – la zona transennata, questa volta armati di carriole e cassonetti per cominciare a rimuovere un po' di detriti. Li guida un redivivo "Comitatus Aquilanus", che si richiama polemicamente ai padri fondatori. Sobillati dai mercanti di voti, in vista delle prossime regionali? Può darsi. Ma poi vai nei paesi distrutti, col sindaco in tuta ginnica alla Bertolaso, e la gente ti avvicina, ti grida in faccia la sua rabbia, e non sono agit prop. Cosa scriveranno sulla guida del Touring del 2015, o del 2075? E dove porteranno i turisti? A visitare le New Town? 28 Febbraio 2010 © RIPRODUZIONE RISERVATA
2010-02-25 Inchiesta sulla protezione civile, si dimette Angelo Balducci 25 febbraio 2010 Angelo Balducci si dimette "Dai nostri archivi" Letta difende Bertolaso e la gestione degli appalti all'Aquila Sviluppi nelle indagini sul G8, arriva una "settimana calda" Balducci scrisse: "Rispetto rigoroso della normativa" PIT STOP / No, cari signori, non confondiamo le Spa e il privato Petruzzelli, teatro fantasma L'ingegnere Angelo Balducci ha inviato un telegramma al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, con cui rassegna le dimissioni dall'amministrazione delle Infrastrutture e dall'incarico di presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Il ministro, si legge in una nota, ha "apprezzato il gesto ed augura all'ingegner Balducci che possa chiarire al più presto la sua posizione in merito alle contestazioni della magistratura". Balducci è uno dei quattro arrestati nell'ambito dell'inchiesta, iniziata dalla procura di Firenze e ora trasmessa a quella di Perugia, sugli appalti per le grandi opere tra cui il G8 della Maddalena e la ricostruzione in Abruzzo. Sviluppi nelle indagini sul G8, arriva una "settimana calda" Letta difende Bertolaso e la gestione degli appalti all'Aquila Balducci scrisse: "Rispetto rigoroso della normativa"
2010-02-23 Marcegaglia: "Legalità unica via per la crescita" 23 febbraio 2010 Marcegaglia: "Legalità unica via per la crescita" "Dai nostri archivi" Marcegaglia: crediti d'imposta per il Sud Patto tra imprese e forze dell'ordine Mafia, Marcegaglia: legalitàimpegno delle imprese siciliane Imprese di famiglia perno della ripresa Mezzogiorno, Marcegaglia: "Uniti contro camorra e criminalità" "Come imprenditori dobbiamo fare molto anche nel rispetto della legalità, nella lotta alla corruzione: la scelta della legalità è l'unico modo per avere l'economia che continua a crescere". Lo ha detto Emma Marcegaglia, all'inaugurazione della Luiss School of Government, sottolineando che la lotta alla criminalità organizzata è una delle battaglie di Confindustria. La leader degli industriali chiede che dopo le elezioni regionali "le forze politiche trovino la forza e il coraggio di fare le grandi riforme sempre accantonate". Perchè, dice Marcegaglia "il Paese ha le forze per reagire" alla crisi. "Noi - sottolinea - saremo i primi a fare la nostra parte ma la politica deve trovare la forza di abbandonare i conflitti". Riferendosi a quanto sta succedendo in Grecia la presidente di Confindustria precisa che la moneta unica europea "è una grande conquista e bisogna lavorare tutti perchè non ci sia una rottura". Ora però, contro la crisi servono risposte condivise "servono eurobond e una politica economica comune con investimenti su tecnologia, ricerca e innovazione". In Italia, dice Marcegaglia "non ci sono rischi, la politica di rigore ha premiato". Quanto allo stabilimento Fiat di Termini Imerese "il tema vero adesso é reimpiegare le persone. L'importante é che le iniziative che verranno portate avanti siano reali e di mercato e che non si trovino soluzioni che poi tra qualche anno non funzionano". Tra le 14 proposte arrivate al governo per l'impiego dello stabilimento siciliano, ribadisce, ci sono "iniziative di valore". Riforme: Montezemolo attacca, Brunetta ribatte SPECIALE / I marchi ultracentenari 23 febbraio 2010
Riforme: Montezemolo attacca, il ministro Brunetta ribatte commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 23 febbraio 2010 Riforme: Montezemolo attacca, il ministro Brunetta ribatte "Dai nostri archivi" Marcegaglia: "Legalità unica via per la crescita" Rinviato il varo del ddl anti-corruzione Fini: "Chi ruba non lo fa per il partito, ma perché è un ladro" Montezemolo: "Su Opel nessuna guerra tra Stati" Maroni e Brunetta: sì alla riforma del fisco con due sole aliquote al 23 e al 33% Per il presidente della Luiss e della Fiat Luca Cordero di Montezemolo "la lotta alla corruzione è un'impresa titanica" ma il Paese deve reagire evitando di "autoflagellarsi" e la politica ha "una precisa responsabilità: quella di non avere introdotto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello Stato". Anche se le colpe della corruzione, dice Montezemolo, non sono tutte nella politica ma la politica ha la responsabilità di non aver introdotto riforme per far funzionare la macchina dello Stato. Il compito della politica "alta e responsabile" deve quindi essere quello di tornare ad un "profondo senso dello Stato, della costruzione di un tessuto civile dove il malaffare sia l'eccezione e non la regola della mediazione". Proprio in questi giorni, sottolinea il presidente Fiat, torniamo ad interrogarci sulla diffusione del malaffare, dello sperpero del denaro pubblico e sul loro impatto per la credibilità delle classi dirigenti. Ma, prosegue "occorre tornare a guardare con fiducia all'Italia, alle sue risorse morali e alla grande maggioranza di italiani che si dedicano con impegno ed onestà al proprio lavoro e alla costruzione del futuro comune". Dobbiamo fare in modo - continua - che questa maggioranza di italiani si affermi e si renda sempre più visibile nel Paese". Anche l'inaugurazione di una scuola per la formazione di una nuova classe dirigente rientra, spiega, in questo obiettivo. Al presidente di Fiat risponde il ministro Renato Brunetta. "La riforma della Pubblica amministrazione è stata fatta. Montezemolo è una persona che stimo, è molto impegnato a lavorare su Fiat e magari non è stato informato sulla mia riforma". Gli manderò la riforma della pubblica amministrazione e i piani di implementazione della stessa, dice il ministro. Poi sottolinea che la riforma è stata fatta "all'insegna della trasparenza, della meritocrazia, della mobilità e della integrità". D'altra parte, ammette "i partiti devono darsi una deontologia forte e determinata: più che norme di legge ci vuole l'etica della classe politica che deve essere e anche apparire non toccata da provvedimenti della magistratura". A proposito del ddl anticorruzione Brunetta ricorda che approderà al consiglio dei ministri venerdì, "corredato di due ulteriori parti che si inseriscono sulle norme per l'inasprimento delle pene". La parte aggiuntiva di competenza del ministro Calderoli "reintroduce gli atti di controllo di competenza degli enti locali. La parte che riguarda il mio ministero aggiungerà norme sulla trasparenza e i piani preventivi di integrità per i dirigenti che renderanno più difficile la vita agli approfittatori".
La polemica a distanza tra Luca Cordero di Montezemolo e il ministro della pubblica amministrazione prosegue con una risposta del presidente Fiat. "Non si deve sempre vedere nelle opinioni diverse, specie se costruttive, un avversario o una polemica - dice Montezemolo - mai come ora abbiamo bisogno di unità d'intenti. Si prenda atto delle idee diverse senza demonizzare chi le ha". Sulla questione interviene anche il segretario generale della Cgil. In Italia è necessario "ricostruire un'etica pubblica e mettere sotto controllo il meccanismo degli appalti", dice Guglielmo Epifani che sulla lotta alla corruzione precisa: "è un grande problema politico che non è finito, anzi". 23 febbraio 2010
PIT STOP / No, cari signori, non confondiamo le Spa e il privato di Guido Gentili 23 febbraio 2010 Al netto del chiacchericcio e dei moralismi ipocriti da sopracciglio alzato, e quando la polvere si sarà depositata, sarà più agevole per tutti capire di quali reati si sono macchiati i protagonisti del "sistema gelatinoso" che si sarebbe sviluppato attorno alla Protezione civile. Diciamo subito che l'inchiesta della magistratura, sostenuta da un torrente impetuoso d'intercettazioni telefoniche, profila in prima battuta reati gravi, che toccano personalità di primissimo piano dell'amministrazione pubblica. È il caso, per esempio, di Angelo Balducci, (presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, massimo incarico nel ministero delle Infrastrutture). Invece dell'ufficio di un civil servant di alto rango, il suo emerge come una sorta di hub, un centro-smistamento di appalti e favori, grandi e piccoli, per gli amici e per sé. La giustizia, se verrà confermato, compia allora per intero il suo dovere sanzionatorio. Intanto, dobbiamo però già cominciare a fare i conti con la deriva culturale anti-efficientista, e sempre meno vagamente anti-privato, che qua e là affiora a margine della grande inchiesta. Deriva che parte dall'assunto per il quale la Protezione civile formato Bertolaso (ma si lascia nell'ombra il dato che anche i governi e le amministrazioni locali di centro-sinistra hanno fatto largo ricorso ai poteri speciali commissariali) è l'arma di punta del governo Berlusconi nella sua politica del "fare" che supera ogni regola e controllo, scavalca la Costituzione e dà vita a un originale modello neo-presidenzialista di fatto insofferente al bilanciamento dei poteri. La Spa, cioè la Società per azioni, finisce così per trasformarsi – tra un'invettiva politica e un'altra, un passaggio mediatico e l'altro – in un modello societario portatore d'interessi opachi se non addirittura malavitosi. E non importa che il famoso articolo 16 sulla "Protezione civile Spa" (depennato alla Camera) del decreto del governo facesse riferimento a una costituenda società strumentale a controllo pubblico costituita giuridicamente sotto forma di Spa. No, il messaggio che affiora è che si stava "privatizzando" la Protezione civile, dove il "privato" si rintraccerebbe nella formula Spa (ovviamente sbagliando: ad esempio Poste Italiane è una Spa controllata al 65% dal ministero dell'Economia e al 35% dalla Cassa depositi e prestiti Spa) e, soprattutto, s'identificherebbe nella cupoletta affaristica che emerge dalle indagini della magistratura. Lezione conseguente: se a qualsiasi titolo si esce dal perimetro pubblico, dove imperano le leggi e le regole, si raccolgono solo scandali e, in fondo, si mette in pericolo la democrazia. Che facciamo, allora, torniamo agli enti di diritto pubblico e aboliamo le Spa? Invece di deregolamentare facciamo più leggi? Velocità ed efficienza decisionale non s'addicono alla vita democratica? Forse la democrazia crescerebbe meglio a colpi di burocrazia pervasiva, dimenticando che già Publio Cornelio Tacito scriveva che "più leggi ci sono in una repubblica più essa è corrotta"?
Tra grandi e minuscoli eventi affidati alle cure della Protezione civile ci sono state forzature. Vanno corrette. Ma evitiamo campagne ideologiche sul crinale pubblico-privato e puntiamo su poche regole chiare e trasparenti in cui possa svilupparsi un mercato degno di questo nome. 23 febbraio 2010
2010-02-21 Berlusconi: "Non è una nuova tangentopoli, ma casi isolati" 21 febbraio 2010 Berlusconi: "Non è una nuova tangentopoli, ma casi isolati" Non siamo all'alba di una nuova tangentopoli. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nel corso di un collegamento telefonico al convegno di "Rete Italia" a Riccione . "Voglio rassicurare che alle porte non c'è una nuova tangentopoli, ma casi isolati che vanno perseguitati e sanzionati. Noi siamo garantisti ma anche assolutamente attenti su questo argomento". Il premier è anche tornato a parlare dello slittamento del disegno di legge per inasprire le norme contro la corruzione, che venerdì è stato rinviato al Consiglio dei ministri della prossima settimana. "Siamo stati tutti insieme concordi di farlo più articolato: la prossima settimana penso che sarà pronto. Sono stato io a volerlo, io a proporlo e io poi, a seguito della discussione approfondita che si è svolta in Consiglio dei ministri, a ritenere che poteva essere migliorato". Poi ha ribadito che "la riforma della giustizia che è fondamentale", rispondendo ai cronisti che all'uscita di palazzo Grazioli gli chiedevano se il governo abbia in mente altri provvedimenti a parte quello per inasprire le norme sulla corruzione. Chi attacca Bertolaso è responsabile dello sfascio dei rifiuti a Napoli. I responsabili dello "sfascio" dei rifiuti a Napoli sono gli stessi che oggi attaccano Bertolaso, ha detto Berlusconi. Secondo il premier "l'opposizione dovrebbe chiedere scusa dello sfascio dei rifiuti di Napoli" perché sono "gli stessi che oggi pontificano, che osano attaccare il governo e Bertolaso, al quale dovrebbero invece dovrebbero elevare un vero e proprio monumento per quello che è riuscito a fare con il nostro supporto". Poi nuove parole in difesa di Bertolaso, indagato nell'inchiesta sul G-8. "Puntualmente – ha detto il premier - scattano indagini giudiziarie per mettere in cattiva luce chi ha avuto il merito di mostrare al mondo un'immagine positiva dell'Italia". Berlusconi ha parlato di "una furia autodistruttrice" per annullare i risultati, "che calpesta le persone, che trasforma le cose positive in negative". E "neppure quello che è avvenuto in Abruzzo si salva da questa ondata di negatività. Una delle pagine più nobile della nostra storia recente si cerca di farla passare come un'altra pagina di corruzione". Un ribaltamento della verità, afferma Berlusconi, inaccettabile: "Dobbiamo reagire, ristabilire la verità dei fatti e rivendicare i meriti di tutti coloro che hanno reso possibile un risultato miracoloso per il quale siamo stati apprezzati in tutto il mondo". Calderoli: le norme anti-corruzione saranno legge prima del voto regionale Il Papa: orgoglio e presunzione tentazioni diaboliche del potere Napolitano ricorda Pertini: lottò contro la piaga della corruzione" 21 febbraio 2010
Calderoli: le norme anti-corruzione saranno legge prima del voto regionale 21 febbraio 2010 Le prime norme di contrasto alla corruzione saranno legge già da metà marzo. Lo annuncia il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli: "Martedì mattina - dice - incontrerò i rappresentanti delle associazioni degli enti locali e le forze politiche, anche di opposizione, per illustrare la mia proposta e studiare la percorribilità per la presentazione di un emendamento al decreto legge sugli enti locali contenente il rafforzamento dei controlli interni degli stessi enti locali". "In questo modo - continua Calderoli - le prime norme di contrasto alla corruzione, e di miglioramento dei servizi, potranno diventare legge già entro la metà del mese di marzo, ovvero prima delle elezioni regionali." 21 febbraio 2010
Napolitano ricorda Pertini: lottò contro la piaga della corruzione" 21 febbraio 2010 Difese la democrazia, soprattutto negli anni difficili del terrorismo, e si impegnò contro "la piaga della corruzione": sono i due aspetti del mandato al Quirinale di Sandro Pertini che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricorda in occasione della manifestazione promossa oggi a Stella nel ventennale della scomparsa del presidente-partigiano. In un messaggio inviato per agli organizzatori Napolitano esprime "sincera partecipazione e vivo apprezzamento per l'iniziativa in ricordo di uno dei padri fondatori dell'Italia democratica e repubblicana, custode dei suoi principi e ideali più alti". "Rileggere la vicenda umana, politica e istituzionale del presidente Pertini - scrive Napolitano - significa ripercorrere un lungo tratto della storia dell'Italia contemporanea di cui egli fu appassionato protagonista: dalla Grande Guerra alla crisi dello Stato liberale, dall'avvento del fascismo alla Resistenza e alla nascita della repubblica. Nel solco della più nobile tradizione socialista egli combattè per la piena affermazione dei valori fondamentali di libertà, democrazia e giustizia sociale, in nome dei quali affrontò con grande coraggio e dignità anche il carcere e l'esilio. A lui, personalità di indiscutibile prestigio e di alto profilo morale, universalmente rispettata per la sua storia di intransigente militante antifascista e di capo della Resistenza, il Parlamento si rivolse per affidargli la più alta carica dello Stato durante anni drammatici per la nostra giovane repubblica". "E in quella veste - conclude Napolitano - egli seppe difendere la democrazia e la legalità costituzionale dagli attacchi destabilizzanti del terrorismo, battendosi con pari tenacia contro la piaga della corruzione e per uno stato più moderno al passo con le esigenze del processo di integrazione europea. Grazie allo slancio ideale, alla esemplare rettitudine, all'inconfondibile tratto di umana schiettezza e alla straordinaria capacità di comunicare, che lo caratterizzarono, Pertini è riuscito ad avvicinare i cittadini alle istituzioni, diventando un modello di impegno civile e morale per tutti gli italiani". 21 febbraio 2010
2010-02-20 Berlusconi: "Contro Verdini giochi di potere del Pdl" 20 febbraio 2010 Denis Verdini e Silvio Berlusconi in una foto d'archivio (Ansa) Il premier: "Il disegno di legge anti-corruzione si farà" "Dai nostri archivi" Inchiesta G-8,Verdini: "Indagato per corruzione, ma sono estraneo" La Russa: "Berlusconi ha vinto nonostante le calunnie" I redditi dei leader politici e dei parlamentari più noti Sicilia, il Pdl sospende tre assessori della nuova giunta Lombardo Daniele Capezzone è il nuovo portavoce di Forza Italia Silvio Berlusconi conferma fiducia a Denis Verdini definendo fantascienza le critiche che gli sono state attribuite dai giornali. Il premier affida i chiarimenti a una nota nella quale afferma che gli attacchi a Verdini non sono frutto di fantasie dei giornali ma il frutto di "giochi di potere " all'interno del Pdl. "Ancora una volta - recita la dichiarazione di Berlusconi- leggo sui giornali ricostruzioni pittoresche, ai limiti della fantascienza, su mie presunte e mai pronunciate critiche nei confronti del Coordinatore del Pdl, Denis Verdini, e del coordinamento nazionale. Pur avendo in passato criticato il malvezzo dei giornali di attribuirmi virgolettati e pensieri mai espressi, credo che la responsabilità non sia più solo della stampa ma di chi la usa per giochi di potere personali, per cercare di indebolire chi, proprio come l'onorevole Verdini, si è speso e si spende giorno per giorno per costruire la struttura del Popolo della libertà, lavoro stoico e difficile, difendendolo con determinazione dagli attacchi esterni e, magari, interni". Il premier sottolinea che per "cercare di colpire un galantuomo come Verdini si rischia di incidere negativamente su un risultato elettorale che si annuncia in ogni caso come ampiamente positivo". Il premier chiude la nota confermando a Denis Verdini amicizia e piena fiducia. (N.Co.) 20 febbraio 2010
Berlusconi: il disegno di legge anti-corruzione si farà 20 febbraio 2010 Berlusconi: il disegno di legge anti-corruzione si farà (foto Ansa) "Dai nostri archivi" Il disegno di legge anticorruzione venerdì in Consiglio dei ministri Berlusconi: "Fuori dai partiti chi commette reati" Berlusconi a cena difende Letta. "Sui giornali solo fango" Via libera della Camera al decreto emergenze G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni "Siamo stati tutti insieme concordi di farlo più articolato: la prossima settimana penso che sarà pronto. Sono stato io a volerlo, io a proporlo e io poi, a seguito della discussione approfondita che si è svolta in Cdm, a ritenere che poteva essere migliorato". Così il premier Silvio Berlusconi, lasciando palazzo Grazioli è tornato sullo slittamento del ddl per inasprire le norme sulla corruzione. Su questo tema Antonio di Pietro ha attaccato la maggioranza: "Denunciamo l'ennesima truffa elettorale. Se davvero vuole fare una lotta alla corruzione deve fare un decreto legge e non un disegno di legge che serve soltanto per tirare a campare in attesa che le elezioni si svolgano". "Mmentre a chiacchiere combatte la corruzione con un ddl che non si approverà mai, nei fatti in parlamento ha portato tre decreti legge che verranno approvati subito: quello sulle intercettazioni, sui processi che non si faranno più e il legittimo impedimento. Classico personaggio- chiude il leader idv- che predica bene e razzola male". Il presidente del Consiglio, peraltro, ha negato di avere intenzione di effettuare cambiamenti ai vertici del Pdl. Smentendo le notizie apparse sulla stampa di una sua insoddisfazione verso l'organizzazione del partito, infatti, il premier ha detto: "Ho letto i giornali. Tutte le notizie che riguardano cambiamenti nel vertice del partito sono assolutamente prive di fondamento". Approvato decreto emergenze. Richiamo di Fini sugli appalti Fini: "Assicurare imparzialità e rapidità alle gare di appalto" PILLOLA POLITICA / Finiani tentati dal cavalcare la questione morale in campagna elettorale Rinviato il varo del ddl anti-corruzione L'abc del decreto Protezione civile spa Letta: sono turbato, ma il rigore è garantito La lettera di Letta / "Orrore per chi pensava solo agli affari" COMMENTA / 20 febbraio 2010
2010-02-19 Via libera della Camera al decreto emergenze di Nicoletta Cottone 19 febbraio 2010 Aula della Camera, dl emergenze: Governo battuto tre volte su ordini del giorno La Camera ha dato il via libera al decreto protezione civile: i sì sono stati 282 e i no 246, un astenuto. A votare sì sono stati Pdl e Lega, hanno votato contro Pd, Idv, Udc e Api (partito di Rutelli). Il testo, i cui termini di conversione scadono il 28 febbraio, torna ora al Senato per la terza lettura. Tra le modifiche più significative, l'eliminazione della norma che privatizzava la protezione civile trasformandola in spa e l'abrogazione dello scudo giudiziario per i commissari straordinari in Campania. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso "vivo compiacimento per il positivo confronto tra maggioranza e opposizione" sul decreto, sottolineando come così si sia giunti a "libere votazioni" in assemblea che hanno evitato la fiducia. Nonostante l'accordo faticosamente raggiunto che ha fatto fare un passo indietro al governo sulla fiducia in cambio della cancellazione dello scudo giudiziario per i commissari alle emergenze in Campania, il decreto protezione civile anche oggi ha navigato in acque agitate, con il Governo battuto per tre volte in Aula alla Camera. Sono stati approvati infatti due ordini del giorno presentati dal Pd al decreto emergenze e uno dell'Udc su cui l'esecutivo aveva espresso parere negativo. Il primo, a firma di Anna Rossomando, prevede che nell'ambito del piano carceri si dia "priorità, garantendo il necessario finanziamento, alla ristrutturazione e alla messa a norma delle numerose case circondariali attualmente esistenti". Via libera anche al testo di Cinzia Capano che impegna il Governo a "stilare e ad utilizzare la cosiddetta "black list", ovvero un insieme di elenchi di fornitori e prestatori di servizi, considerati soggetti a rischio di inquinamento mafioso, con i quali non possono essere stipulati i contratti pubblici e i successivi subappalti e subcontratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture riguardanti le opere pubbliche". La terza battuta d'arresto é arrivata su un ordine del giorno dell'Udc. "La maggioranza ha qualche ammaccatura", ironizza il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Prevista la chiusura dell'emergenza rifiuti in Campania, la regolarizzazione del personale dei consorzi e degli impianti campani di cdr, 150 assunzioni nella Protezione civile, disposizioni per la costruzione di nuove carceri, gestione della ricostruzione in Abruzzo in mano al presidente Gianni Chiodi che diventa commissario delegato. Nell'ambito della presidenza del Consiglio, sono istituite un'Unità stralcio e una Unità operativa usando il personale già previsto dal decreto rifiuti del 2008. Le due unità cessano il 31 gennaio 2011 e sono prorogabili dalla presidenza del Consiglio per non più di sei mesi. Finisce il regime giudiziario speciale in materia di rifiuti che prevedeva la competenza esclusiva del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli nei procedimenti relativi ai reati riferiti alla gestione dei rifiuti e ai reati in materia ambientale nella regione Campania. Fini: "Assicurare imparzialità e rapidità alle gare di appalto" PILLOLA POLITICA / Finiani tentati dal cavalcare la questione morale in campagna elettorale Rinviato il varo del ddl anti-corruzione L'abc del decreto Protezione civile spa Letta: sono turbato, ma il rigore è garantito La lettera di Letta / "Orrore per chi pensava solo agli affari" COMMENTA / 19 febbraio 2010
Fini: "Assicurare imparzialità e rapidità alle gare di appalto" 19 febbraio 2010 Fini: "Assicurare imparzialità e rapidità alle gare di appalto"
"Nell'assegnazione degli appalti deve essere assicurata l'imparzialità delle procedure e la celerità". A dirlo in merito alle polemiche sulla trasparenza negli appalti pubblici anche in relazione alla ricostruzione dell'Aquila, è il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in Abruzzo per l'inaugurazione dell'anno accademico 2009/2010 dell'Università dell'Aquila. "La capacità di un Paese di dimostrarsi realmente avanzato e efficiente - ha detto Fini - si misura anche con la capacità di realizzare le opere in tempi rapidi, e sempre nel supremo rispetto della legge". Fini, "soprattutto in queste giornate caratterizzate da gravi ipotesi di corruzione", ha difeso l'operato della Protezione civile e dei suoi vertici durante la crisi seguita al sisma che il 6 aprile scorso ha sconvolto l'Abruzzo, sottolineando che di fronte a un fenomeno di tale gravità "nessun Paese avrebbe forse potuto fare di più e meglio di quello che è stato fatto". All'Aquila, ha detto Fini, "è moralmente doveroso ricordare, specie in queste giornate caratterizzate da gravi ipotesi di corruzione e illegalità su cui siamo certi sappia far piena luce la magistratura, l'impegno e l'abnegazione con cui le autorità provinciali e comunali, unitamente ai vertici e ai volontari della Protezione Civile, dei vigili del Fuoco, delle Forze dell'Ordine e della Croce Rossa, hanno affrontato con grande prontezza e straordinaria efficacia la gravissima emergenza".
PILLOLA POLITICA / Finiani tentati dal cavalcare la questione morale in campagna elettorale di Emilia Patta 19 febbraio 2010 Il presidente della Camera Gianfranco Fini all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università dell'Aquila, venerdì 19 febbraio 2010 (ANSA) "Dai nostri archivi" Fini: "Assicurare imparzialità e rapidità alle gare di appalto" Fini: "Chi ruba non lo fa per il partito, ma perché è un ladro" Caso Cosentino, la vittoria di Fini e il "sollievo" di Berlusconi Fini: la protezione civile spa sarà stralciata dal decreto Cosentino lascia ma Berlusconi respinge le dimissioni "Le procedure non sono inutili orpelli, occorre vigilare sul pieno rispetto di leggi e trasparenza. Sono certo che i giudici faranno chiarezza". Il luogo da cui il presidente della Camera, Gianfranco Fini, lancia un monito sulla trasparenza nell'assegnazione degli appalti pubblici è altamente simbolico: L'Aquila, al centro dell'attenzione dei media per le inchieste sul G-8 e sulla ricostruzione post-terremoto che coinvolgono il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Guido Bertolaso. E non è un caso che Fini abbia lanciato questo duro monito nel giorno in cui la stretta anti-corruzione – annunciata proprio dopo un vertice tra Fini e il premier Silvio Berlusconi – slitta dopo una discussione in Consiglio dei ministri che ha registrato più di una perplessità a riguardo all'interno del governo. Il Cdm ha condiviso "impianto e finalità" – si legge nella nota di Palazzo Chigi – ma il provvedimento va reso "più incisivo" e dunque l'esame sarà completato nella prossima riunione. In realtà l'articolato messo a punto da Niccolò Ghedini – che pure ha concepito il testo in modo da non configgere con i nuovi tempi previsti dal processo breve – è apparso ad alcuni ministri di provenienza FI (perplessità, pare, sono state espresse soprattutto dai ministri Claudio Scajola e Raffaele Fitto) come troppo restrittivo e in possibile contrasto con altri provvedimenti della maggioranza all'esame del Parlamento, processo breve e Ddl intercettazioni in primis. Da qui il sovrappiù di riflessione. E da qui, anche, l'irritazione dei finiani. Che della questione morale volevano fare un cavallo di battaglia in campagna elettorale anche per tamponare i possibili ricaschi elettorali negativi delle inchieste in corso. Ad ogni modo l'impianto generale, almeno in linea teorica, è stato condiviso da tutto il governo: aumentare le pene per i reati inerenti la corruzione, con una aggravante in materia di delitti contro la pubblica amministrazione, e norme sull'ineleggibilità dei condannati con sentenza definitiva. Nelle prossime ore la mediazione, che non si annuncia semplice, tra "falchi" e "colombe". Facile la critica dell'opposizione. "Solo un annuncio", è il coro del Pd. Che mette anche in evidenza l'incongruità dell'annunciata stretta anti-corruzione con i provvedimenti già presentati. "Ma di che parlano? – dice Pier Luigi Bersani – Berlusconi ritiri il processo breve, che è una sostanziale sanatoria per i colletti bianchi. Altro che Ddl corruzione". 19 febbraio 2010
Rinviato il varo del ddl anti-corruzione 19 febbraio 2010 Rinviato il varo del ddl anti-corruzione
Rinviato alla prossima settimana il varo del disegno di legge anti-corruzione. Il Consiglio dei ministri, pur avendo avviato l'esame provvedimento, ma non ha licenziato il testo perchè manca ancora una parte sulla prevenzione. A riferirlo il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Abbiamo discusso i provvedimento e approvato solo correttivi tecnici, non l'abbiamo licenziato. Abbiamo afrontato solo la parte sanzionatoria e manca quella sulla prevenzione". Il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha ricordato che è già previsto che i dirigenti della Pubblica amministrazione redigano piani anti-corruzione. Il Consiglio dei ministri ha deciso, poi, di suddividere in tre capitoli le misure: quelle relative all'inasprimento delle pene sui reati contro la Pubblica amministrazione resteranno di competenza del ministero della Giustizia; sulle misure di intervento sul testo unico degli enti locali (ineleggibilità e incompatibilità dei condannati) sarà il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli a mettere a punto norme ad hoc; il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta dovrà studiare misure di efficienza che facciano da filtro al diffondersi della corruzione nella Pubblica Amministrazione. 19 febbraio 2010
Via libera della Camera al decreto emergenze di Nicoletta Cottone 19 febbraio 2010 Aula della Camera, dl emergenze: Governo battuto tre volte su ordini del giorno La Camera ha dato il via libera al decreto protezione civile: i sì sono stati 282 e i no 246, un astenuto. A votare sì sono stati Pdl e Lega, hanno votato contro Pd, Idv, Udc e Api (partito di Rutelli). Il testo, i cui termini di conversione scadono il 28 febbraio, torna ora al Senato per la terza lettura. Tra le modifiche più significative, l'eliminazione della norma che privatizzava la protezione civile trasformandola in spa e l'abrogazione dello scudo giudiziario per i commissari straordinari in Campania. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso "vivo compiacimento per il positivo confronto tra maggioranza e opposizione" sul decreto, sottolineando come così si sia giunti a "libere votazioni" in assemblea che hanno evitato la fiducia. Nonostante l'accordo faticosamente raggiunto che ha fatto fare un passo indietro al governo sulla fiducia in cambio della cancellazione dello scudo giudiziario per i commissari alle emergenze in Campania, il decreto protezione civile anche oggi ha navigato in acque agitate, con il Governo battuto per tre volte in Aula alla Camera. Sono stati approvati infatti due ordini del giorno presentati dal Pd al decreto emergenze e uno dell'Udc su cui l'esecutivo aveva espresso parere negativo. Il primo, a firma di Anna Rossomando, prevede che nell'ambito del piano carceri si dia "priorità, garantendo il necessario finanziamento, alla ristrutturazione e alla messa a norma delle numerose case circondariali attualmente esistenti". Via libera anche al testo di Cinzia Capano che impegna il Governo a "stilare e ad utilizzare la cosiddetta "black list", ovvero un insieme di elenchi di fornitori e prestatori di servizi, considerati soggetti a rischio di inquinamento mafioso, con i quali non possono essere stipulati i contratti pubblici e i successivi subappalti e subcontratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture riguardanti le opere pubbliche". La terza battuta d'arresto é arrivata su un ordine del giorno dell'Udc. "La maggioranza ha qualche ammaccatura", ironizza il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Prevista la chiusura dell'emergenza rifiuti in Campania, la regolarizzazione del personale dei consorzi e degli impianti campani di cdr, 150 assunzioni nella Protezione civile, disposizioni per la costruzione di nuove carceri, gestione della ricostruzione in Abruzzo in mano al presidente Gianni Chiodi che diventa commissario delegato. Nell'ambito della presidenza del Consiglio, sono istituite un'Unità stralcio e una Unità operativa usando il personale già previsto dal decreto rifiuti del 2008. Le due unità cessano il 31 gennaio 2011 e sono prorogabili dalla presidenza del Consiglio per non più di sei mesi. Finisce il regime giudiziario speciale in materia di rifiuti che prevedeva la competenza esclusiva del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli nei procedimenti relativi ai reati riferiti alla gestione dei rifiuti e ai reati in materia ambientale nella regione Campania. Fini: "Assicurare imparzialità e rapidità alle gare di appalto" PILLOLA POLITICA / Finiani tentati dal cavalcare la questione morale in campagna elettorale Rinviato il varo del ddl anti-corruzione L'abc del decreto Protezione civile spa Letta: sono turbato, ma il rigore è garantito La lettera di Letta / "Orrore per chi pensava solo agli affari" COMMENTA / 19 febbraio 2010
L'abc del decreto Protezione civile spa di Claudio Tucci Partirà dalla Commissione Ambiente l'esame della Camera al decreto-legge 195/2009, che riscrive il nuovo volto della Protezione civile, attualmente guidata da Guido Bertolaso. Tutte le "attività strumentali", dalla gestione delle situazioni di emergenza socio-economico e ambientale alla progettazione e vigilanza sugli interventi strutturali e infrastrutturali, saranno affidate a una società ad hoc, Protezione civile servizi spa, alle dipendenze di Palazzo Chigi, a cui potrà essere appaltata anche la realizzazione delle nuove carceri. Il decreto riscrive, poi, il crono-programma per uscire del tutto dalle fasi emergenziali in Abruzzo e in Campania. Terminate le urgenze, il ritorno alla normalità, in queste aree, coinciderà con il passaggio di compiti e funzioni dai commissari governativi alle 2 regioni e, da queste, ai rispettivi enti locali. L'esame al Senato ha introdotto nel testo anche altre svariate disposizioni: dal fondo per il diritto alla formazione continua dei dipendenti pubblici, alla stabilizzazione di dirigenti del ministero per i Beni culturali, all'ampliamento di compiti e funzioni del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano (il Cnsas). Ecco, comunque, voce per voce, in ordine alfabetico tutte le novità contenute nei 26 articoli del decreto-legge n. 195, all'esame, ora, di Montecitorio, per la definitiva conversione in legge. Abruzzo: fine gestione commissariale (articolo 1). Dal 1° febbraio 2010 e per l'intera durata dello stato di emergenza, il presidente della regione Abruzzo subentra nelle funzioni svolte dall'attuale Capo della Protezione civile, commissario delegato, per le attività di ricostruzione nella provincia aquilana. Alla Protezione civile rimarrà, invece, la competenza per il completamento delle iniziative avviate per la realizzazione delle abitazioni da destinare alla popolazione colpita dal sisma dell'aprile scorso. Si tratta degli interventi previsti per il completamento del progetto Case (Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili: il piano per la progettazione e realizzazione di nuove abitazioni destinate alle persone con una casa distrutta o inagibile nel comune dell'Aquila) e degli immobili provvisori abitativi e scolastici (Map e Musp). Per queste finalità si autorizza una spesa di un milione di euro per il 2011 e di un milione, a decorrere dal 2013, per tutte quelle attività connesse al monitoraggio di altri (eventuali) rischi sismici. Il passaggio di consegne verrà ufficializzato da un'ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri, che dovrà disciplinare, pure, il trasferimento delle residue risorse finanziarie e le modalità di controllo della spesa per la ricostruzione del territorio abruzzese. Il Governo dovrà, poi, trasmettere al Parlamento informative precise e dettagliate sulle spese sostenute nella fase di emergenza, per le ordinarie attività di controllo. Campania: via al nuovo ciclo di gestione e smaltimento rifiuti (articoli da 9 a 11-bis). Al fine di mantenere specifiche e adeguate condizioni di sicurezza degli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti, fino al termine delle attività di manutenzione e comunque non oltre il 30 settembre 2010, si assicura la prosecuzione di attività di presidio antincendio e di sicurezza da parte del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche attraverso servizi di vigilanza dinamica antincendio. Si prevede, poi, il subentro di Asia Spa, società del comune di Napoli, nella gestione degli impianti di selezione e trattamento ubicati in Giugliano e Tufino, al fine di assicurare la funzionalità dell'impiantistica a servizio del complessivo ciclo di gestione dei rifiuti nel territorio della provincia di Napoli. Entro il 30 giugno prossimo dovrà essere eseguito il collaudo su tutti gli impianti di deposito e stoccaggio rifiuti (pure di quelli costruiti in fretta e furia per tamponare l'emergenza della scorsa estate), che passeranno, poi, alle amministrazioni locali, anche tramite società ad hoc. Le amministrazioni locali possono, a loro volta, affidare a privati il servizio in via di somma urgenza, nonché prorogare i contratti in cui sono subentrate per una sola volta e per un periodo non superiore a un anno con abbattimento del 3% del corrispettivo negoziale inizialmente previsto. Tale possibilità è espressamente esclusa per i comuni delle isole del Golfo di Napoli. I costi troveranno integrale copertura nell'imposizione a carico dell'utenza. Si prevede, poi, che per l'anno 2010, nella regione Campania, in fase di prima attuazione e in via provvisoria e sperimentale, la Tarsu e la Tia sono calcolate dai comuni sulla base di 2 distinti costi: uno elaborato dalle province, anche per il tramite delle società provinciali, che forniscono ai singoli comuni ricadenti nel proprio ambito territoriale le indicazioni degli oneri relativi alle attività di propria competenza afferenti al trattamento, allo smaltimento ovvero al recupero dei rifiuti, e uno elaborato dai comuni, indicante gli oneri relativi alle attività di propria competenza. Sempre per il 2010, i soggetti a qualunque titolo incaricati della riscossione emettono, nei confronti dei contribuenti, un unico titolo di pagamento, riportante le causali degli importi dovuti alle amministrazioni comunali e provinciali e, entro e non oltre 20 giorni dall'incasso, provvedono a trasferire gli importi su 2 distinti conti, specificatamente dedicati, di cui uno intestato alla amministrazione comunale e un altro a quella provinciale, ovvero alla società provinciale. Tali importi sono obbligatoriamente ed esclusivamente destinati a fronteggiare gli oneri inerenti al ciclo di gestione dei rifiuti di competenza. Si stabilisce, inoltre, che, in fase transitoria, fino e non oltre il 31 dicembre 2010, le sole attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata continuano a essere gestite secondo le attuali modalità e forme procedimentali dai comuni. Allo scopo, poi, di ottimizzare l'utilizzo del territorio della regione Campania in termini compatibili con le esigenze ambientali e sanitarie, per l'infrastrutturazione occorrente al funzionamento dei cicli provinciali di gestione dei rifiuti, i siti e gli impianti di cui all'articolo 9 del dl 90/2008, nonché di cui all'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3697 del 2008, possono essere estesi nei territori adiacenti ricompresi nell'ambito di competenza di altri enti locali. Nelle more del completamento degli impianti di compostaggio nella regione Campania e per le esigenze della regione stessa, fino al 31 dicembre 2011, gli impianti di compostaggio in esercizio sul territorio nazionale possono aumentare la propria autorizzata capacità ricettiva e di trattamento fino alla percentuale dell'8 per cento. Rispetto, invece, al termovalorizzatore nella provincia di Salerno, si prevede che la provincia ponga in essere tutte le procedure occorrenti al fine di dotare il territorio della necessaria impiantistica asservita al ciclo dei rifiuti, da dimensionarsi per il trattamento di un quantitativo di rifiuti non superiore a 300mila tonnellate annue. Bisognerà, comunque, acquisire l'intesa rispettivamente con la provincia di Napoli o con la provincia di Caserta e sentire i comuni interessati. Si prevede, ancora, un inasprimento di pena per chi aggravi con i suoi comportamenti (articolo 6, legge 210/2008) la situazione nei territori già destinatari di declaratoria dello stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti. E, infine, per promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti della plastica e delle emissioni di Co2, entro 6 mesi dall'entrata in vigore del presente decreto, il ministero dell'Ambiente può promuovere un accordo di programma con soggetti pubblici, aziende acquedottistiche e associazioni di settore, finalizzato ad aumentare, anche con impianti distributivi in aree pubbliche, il consumo di acqua potabile di rete senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Commissari straordinari (articolo 17-quinquies). Previste procedure più snelle per la nomina dei commissari straordinari incaricati di assicurare la realizzazione di indifferibili e urgenti opere connesse alla trasmissione, alla distribuzione e alla produzione dell'energia aventi carattere strategico nazionale, anche avuto riguardo alla necessità di prevenire situazioni di emergenza nazionale. Copertura finanziaria (articolo 18). Vengono indicati tutti gli impegni finanziari relative alla copertura degli oneri previsti dal presente decreto, pari, complessivamente, a euro 35.173.000 per il 2010 e euro 30milioni annui dal 2011 al 2024. Emergenza rifiuti campani: arrivano le Unità stralcio e operativa (articoli da 2 a 5). Per mettere definitivamente la parola fine sull'emergenza rifiuti in Campania, che, lo scorso anno, finì in prima pagina su tutti i giornali, anche, internazionali, le nuove norme prevedono il subentro (senza soluzione di continuità) di regione e province nei rapporti attivi e passivi in capo al Sottosegretario all'emergenza rifiuti. Al tal scopo, un decreto di Palazzo Chigi dovrà istituire 2 strutture ad hoc, l'Unità stralcio e l'Unità operativa che, fino al 31 gennaio 2011, attenderanno ai compiti connessi al complessivo ciclo di gestione dei rifiuti, in termini di affiancamento rispetto alle strutture già esistenti e, per il periodo 1° gennaio-30 settembre 2010, opereranno, per talune attività, in termini di sussidiarietà rispetto agli enti ordinariamente competenti. Per quanto riguarda attribuzioni e competenze dell'Unità stralcio, le disposizioni prevedono, in particolare, che spetterà alla nuova struttura definire le situazioni creditorie e debitorie derivanti dalla pregresse gestioni dell'emergenza rifiuti. A un Dpcm toccherà, poi, stabilire le modalità per l'accertamento del debito e per il successivo inserimento dello stesso in un apposito piano di rilevazione. Bisognerà, comunque, riconoscere priorità al pagamento dei crediti privilegiati, di quelli recati da titoli esecutivi definitivi e dei crediti di lavoro.Si prevede, poi, che fino al 31 gennaio 2011, non possano essere intraprese azioni giudiziarie e arbitrali nei confronti delle strutture commissariali e dell'Unità stralcio e che quelle pendenti siano sospese. Per non pesare, ulteriormente, sull'Erario, si stabilisce che i debiti insoluti non producono interessi ne sono soggetti a rivalutazione monetaria. Per quanto riguarda, invece, l'Unità operativa, dovrà vigilare sullo svolgimento delle competenze amministrative riferite agli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti (di Caivano, Tufino, Giugliano, Santa Maria Capua Vetere, Avellino località Pianodardine, Battipaglia, Casalduni) e del termovalorizzatore di Acerra, oltre che all'esecuzione del contratto di affidamento di quest'ultimo e del relativo impianto di servizio. L'unità si occuperà, anche, della prosecuzione - ove ritenuto necessario - degli interventi anche infrastrutturali e delle relative opere accessorie, dell'eventuale coordinamento dei flussi dei rifiuti, dell'organizzazione funzionale del dispositivo militare, della determinazione, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, dei costi di conferimento dei rifiuti, tenuto conto, nelle more dell'emanazione del definitivo piano dei rifiuti da parte dell'amministrazione regionale, di quanto disposto dalle Linee guida emanate dal Sottosegretario il 20 ottobre scorso. Si dispone, poi, l'impiego delle Forze armate per la salvaguardia e la tutela dei siti e delle aree di interesse strategico nazionale, prevedendo l'utilizzo di un massimo di 250 unità di personale militare. Si chiarisce, inoltre, che le ordinanze del presidente del Consiglio dei Ministri per l'emergenza rifiuti in Campania sono efficaci fino al 31 dicembre 2009, fatti salvi i rapporti giuridici ancora in corso alla stessa data, che cessano alla naturale scadenza. Entrata in vigore (articolo 19). Le nuove disposizioni sono entrate in vigore il 30 dicembre 2009. Formazione continua dipendenti pubblici (articolo 15-bis). Nasce, presso Palazzo Vidoni, il "Fondo per il diritto alla formazione continua dei dipendenti pubblici". Dovrà essere utilizzato da tutte le amministrazioni e sarà alimentato da una quota pari al 40% delle risorse stanziate per la formazione presso le amministrazioni pubbliche centrali. Obiettivo: assicurare omogeneità ed efficienza al processo di formazione continua dei pubblici dipendenti. Istituti penitenziari (articoli 17-ter e 17-quater). Si prevede che il commissario straordinario per l'emergenza conseguente al sovrappopolamento degli istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale provvede, d'intesa con regione ed enti locali, alla localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, anche in deroga alle vigenti previsioni urbanistiche. Il provvedimento di localizzazione comporta dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza delle opere e costituisce decreto di occupazione d'urgenza delle aree individuate. Il Commissario straordinario può avvalersi della società Protezione civile servizi spa per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzione lavori e vigilanza degli interventi strutturali e infrastrutturali attuati in esecuzione del programma degli interventi. Toccherà ai prefetti il compito di vigilare al fine di prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata negli interventi per la realizzazione dei nuovi istituti penitenziari. Operatori ambientali (articolo 17-bis). Saranno formati dall'apposita "Scuola di specializzazione in discipline ambientale". Personale dei consorzi (articolo 13). Si prevede che il consorzio unico di bacino delle province di Napoli e di Caserta, nonché i consorzi relativi alle altre province, provvedano alla definizione della propria dotazione organica, laddove non esistente, che viene successivamente approvata dalla Protezione civile. I consorzi provvedono, quindi, all'assunzione a tempo indeterminato di personale in servizio alla data di entrata in vigore del decreto e titolare di contratto al 31 dicembre 2008, fino alla copertura dei posti della dotazione organica e nell'ambito dei profili professionali acquisiti al 31 dicembre 2008, e dando priorità a coloro che già erano in servizio alla data del 31 dicembre 2001 negli ambiti territoriali di competenza. Per le medesime finalità i consorzi delle province di Avellino, Benevento e Salerno, nei limiti delle rispettive risorse disponibili allo scopo finalizzate, procedono all'assunzione a tempo indeterminato del personale occorrente a copertura dei posti della propria dotazione organica. Protezione civile servizi Spa (articoli 14, 15 e 15-ter). Arrivano una serie di novità che riguardano la struttura della Protezione civile. Intanto, si autorizza il dipartimento ad avviare procedure straordinarie di reclutamento di personale a tempo indeterminato, riguardanti il personale già titolare di contratto a tempo determinato o di collaborazione coordinata e continuativa. Nel frattempo, si dispone l'assunzione di altro personale, anche a livello dirigenziale (a tempo determinato), fino al massimo di 150 unità. Viene istituita, poi, (a costo zero per l'Erario) la figura del Sottosegretario di Stato incaricato del coordinamento degli interventi di prevenzione in ambito europeo ed internazionale rispetto a eventi di interesse di protezione civile. Al fine, inoltre, di assicurare risparmi di spesa, i compromessi e le clausole compromissorie inserite nei contratti stipulati per la realizzazione d'interventi connessi alle dichiarazioni di stato di emergenza sono nulli. Sono fatti salvi i collegi arbitrali presso cui pendono i giudizi per i quali la controversia abbia completato la fase istruttoria alla data di entrata in vigore del presente decreto. Verrà, poi, punito con una multa fino a 5mila euro chiunque utilizzi indebitamente logo, stemmi, emblemi, denominazioni e ogni altro segno distintivo dell'immagine, riferiti alla Protezione civile. Piatto forte delle nuove norme è la costituzione della Protezione civile servizi spa, interamente partecipata dallo Stato, per lo svolgimento delle funzioni strumentali del dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per funzioni strumentali, il decreto elenca: lo svolgimento dei compiti e delle attività strumentali e di supporto tecnico amministrativo per il medesimo Dipartimento, salvo diversa ed espressa disposizione di legge, ivi compresa la gestione della flotta aerea e delle risorse tecnologiche. Ferme, poi, le competenze del ministero delle Infrastrutture, la nuova società provvede, pure, nel rispetto della vigente normativa anche comunitaria, alla progettazione, alla scelta del contraente, alla direzione lavori, alla vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, nonché all'acquisizione di forniture o servizi rientranti negli ambiti di competenza del Dipartimento della protezione civile e da esso individuati, ivi compresi quelli concernenti le situazioni di emergenza socioeconomico- ambientale dichiarate. Si chiarisce, comunque, la nuova società, laddove affidi a terzi lavori, forniture e servizi, è tenuta ad applicare il Codice dei contratti pubblici e i principi comunitari in materia di parità di trattamento, trasparenza, concorrenza e non discriminazione. I rapporti tra il dipartimento della Protezione civile e la Società sono regolati da un apposito contratto di servizio. Rischio idrogeologico (articolo 17). Accanto all'adozione di piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico, viene introdotta la possibilità di nominare commissari straordinari, che attuano gli interventi, provvedono alle opportune azioni di indirizzo e di supporto, promuovendo le occorrenti intese tra i soggetti pubblici e privati interessati e, se del caso, emanano gli atti e i provvedimenti e curano tutte le attività di competenza delle amministrazioni pubbliche necessarie alla realizzazione degli interventi, nel rispetto delle disposizioni comunitarie. Arrivano, poi, 100 milioni di euro per garantire gli interventi urgenti concernenti i territori delle regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana colpiti dagli eventi meteorici eccezionali dell'ultima decade di dicembre 2009 e dei primi giorni del mese di gennaio 2010. Riscossione crediti comuni campani (articolo 12). Si autorizza la conclusione di transazioni prevedenti l'abbattimento degli oneri accessori dei crediti vantati sui comuni campani dai consorzi operanti nel settore della gestione dei rifiuti, al fine di consentirne la sollecita riscossione. A tal fine, si prevede che i presidenti delle province campane nominino un soggetto liquidatore per l'accertamento delle situazioni creditorie e debitorie dei Consorzi e la successiva definizione di un piano di liquidazione ad hoc. Al soggetto liquidatore saranno conferiti, anche, compiti di gestione in via ordinaria dei consorzi e di amministrazione dei relativi beni. Si prevede, inoltre, che alla riscossione dei crediti vantati nei confronti dei comuni campani dalla struttura del Sottosegretario per l'emergenza rifiuti, provveda il ministero dell'Interno tramite riduzione dei trasferimenti erariali. Il recupero delle suddette somme avviene anche in sede di erogazione di quanto dovuto per la compartecipazione al gettito Irpef e per la devoluzione del gettito di imposta Rc-auto. Soccorso alpino (articolo 5-bis). Vengono ampliate le funzioni e i compiti del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano (il Cnsas). Si prevede, in particolare, che il Cnsas contribuisca, anche, alla prevenzione e alla vigilanza degli infortuni nell'esercizio delle attività alpinistiche, scialpinistiche, escursionistiche e degli sport di montagna, delle attività speleologiche e di ogni altra attività connessa alla frequentazione a scopo turistico, sportivo, ricreativo e culturale, ivi comprese le attività professionali, svolte in ambiente montano, ipogeo e in ambienti ostili e impervi. Anche le società esercenti o concessionarie di impianti funicolari aerei in servizio pubblico dovranno adeguarsi e stipulare apposite convenzioni con il Cnsas per l'evacuazione e per la messa in sicurezza dei passeggeri. Sarà consentito, poi, previo Dpcm, sentita la Protezione civile e l'Enac, l'utilizzo delle strumentazioni tecnologicamente avanzate, anche per il volo notturno, ad opera, però, di personale adeguatamente formato. Viene integrato, per il 2010, di 250mila euro il contributo annuo a carico dello Stato destinato al pagamento dei premi per l'assicurazione contro i rischi di morte, invalidità permanente e responsabilità civile verso terzi, ivi compresi gli altri soccorritori, dei volontari del Cnsas impegnati nelle operazioni di soccorso o nelle esercitazioni. Stabilizzazione dirigenti ministero Beni culturali (articolo 14, comma 1). Per una migliore tutela del patrimonio culturale e per le attività ordinarie ed emergenziali, il ministero per i Beni culturali è autorizzato a inquadrare nel ruolo dei dirigenti di prima fascia, nei limiti della relativa dotazione organica, i dipendenti di ruolo dello stesso dicastero, titolari di incarichi di funzione dirigenziale di livello generale, con almeno 5 anni di servizio. Termovalorizzatore di Acerra (articoli da 6 a 8). Vengono definite le modalità per la determinazione - da parte dell'Enea - del valore dell'impianto di termovalorizzazione di Acerra, da riconoscere al nuovo soggetto proprietario dell'impianto. In particolare, l'Enea dovrà determinare il valore dell'impianto entro 30 giorni dall'entrata in vigore del presente decreto sulla base dei criteri individuati dalla stessa Agenzia nella pubblicazione "Aspetti economici del recupero energetico da rifiuti urbani". A tal fine, sono rese provvisoriamente indisponibili nell'ambito del Fondo per le aree sottoutilizzate risorse per un importo pari a 355 milioni, per il 2011. Per quanto riguarda, poi, il trasferimento della proprietà dell'impianto, si prevede che, entro il 31 dicembre 2011, possa essere ceduto, tramite Dpcm, alla stessa regione Campania, ad altro ente pubblico, anche non territoriali, alla Protezione civile, fino, anche, a un soggetto privato. Se non si riesce a trasferire entro il 31 dicembre 2012, verrà acquisito ope legis dalla Protezione civile. Fino all'avvenuto trasferimento, è data, comunque, facoltà alla Protezione civile di affittarlo per massimo 2 anni a un canone pari a 2,5 milioni di euro mensili. In questo senso, la Protezione civile mantiene, quindi, la disponibilità piena dell'impianto, unitamente ai ricavi spettanti per la cessione dell'energia elettrica prodotta. Infine, tenuto conto della valenza strategica dell'impianto in questione nell'ambito del ciclo di gestione dei rifiuti della regione Campania, e del relativo vincolo di destinazione, tale struttura è dichiarata, fino al trasferimento di proprietà (che è condizionato all'esito positivo del collaudo), insuscettibile di alienazione, di altri atti di disposizione, è impignorabile, né può essere assoggettata a trascrizioni o iscrizioni pregiudizievoli. Vigili del fuoco (articolo 14-bis). Viene estesa, anche, a loro l'indennità di trasferimento: una sorta di diaria di missione, fino a oggi appannaggio esclusivo dei militari e poliziotti. Fino al 30 giugno 2010, poi, dovranno continuare ad assicurare gli interventi di soccorso pubblico nelle aree abruzzesi colpite dal sisma.
Orrore per chi pensava solo agli affari 19 febbraio 2010 Lettera di risposta del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta, al Presidente della Provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane. Gentile Presidente, rispondo alla Sua lettera del 17 febbraio u.s., scritta da un'abruzzese di Onna ad un abruzzese di Avezzano. Tante cose sentite e viste in questi giorni hanno turbato anche me, come tutti quelli che nei giorni del terremoto hanno sentito lacerarsi qualcosa dentro e hanno perso per un bel pezzo la capacità di sorridere e, ancor più, di ridere. Nel contempo, non Le nascondo la preoccupazione che questa vicenda sia deflagrata proprio nel corso di un periodo particolare, che certamente rischia di appannare la serenità del dibattito che pure è giusto intorno a vicende così drammatiche. Le leggi e le norme di protezione civile sono fatte per servire la popolazione del Paese con la massima celerità in eventi eccezionali, ma, soprattutto, drammatici, realizzando nei casi di sciagure naturali, in tempi rapidissimi le abitazioni e le altre strutture provvisorie necessarie al superamento dignitoso della fase emergenziale. E' un sistema che il mondo ci ammira per la sua efficienza e che in Abruzzo ha prodotto tangibili risultati, dei quali si deve dare atto. E penso anch'io con orrore, come Lei disse qualche giorno fa a L'Aquila, a chi crede che le calamità possano essere un pretesto per fare buoni affari. Il terremoto, le vittime, la desolazione che ne consegue meritano ben altri sentimenti e ben altra pietà. Altro che affari! Ma, se qualcuno ha pensato il contrario, tutti faremo in modo che si ricreda! Prima di fare le affermazioni che Lei mi contesta nella Sua accorata lettera, avevo fatto eseguire dai miei uffici una ricognizione della situazione. I risultati li metto adesso, volentieri, a Sua disposizione: sono contenuti nel documento che allego alla presente. Con la certezza che non verranno meno in futuro il rigore sin qui seguito, il metodo della totale trasparenza dell'azione pubblica, la determinazione rigorosa nell'uso di procedure perfettamente legali, la facilitazione dei controlli e della collaborazione tra diversi Organi pubblici, utilizzati in questa prima fase di interventi, Le confermo l'impegno del Governo e mio personale di andare avanti sulla via della totale e limpida rinascita dell'Aquila e della sua economia. Gianni Letta
Baldassini ha partecipato una volta 19 febbraio 2010 L'"appunto esplicativo" allegato alla lettera del sottosegretario Gianni Letta La puntuale attivazione di ogni misura idonea ad assicurare la massima e totale trasparenza su ogni atto amministrativo relativo alla selezione delle imprese aggiudicatarie di lavori nell'area terremotata, fin dall'inizio dell'emergenza, è stato un obiettivo condiviso e pienamente fatto proprio dall'intero Governo, dal Commissario Straordinario Guido Bertolaso e dal Dipartimento della protezione civile, che ha operato con modalità e procedure atte a fornire ogni garanzia a questo fine. Due, in particolare, le linee perseguite per il raggiungimento di questo obiettivo: in primo luogo, l'assoluta trasparenza di ogni scelta compiuta e di ogni atto procedimentale, dei quali è stata data sempre immediata informazione, in secondo luogo l'attivazione di specifici strumenti di monitoraggio e controllo sia sulle opere che su tutte le imprese impegnate nei lavori. Tutti i dati sulla scelta delle imprese impegnate in lavori commissionati dal Dipartimento sono stati resi pubblici da tempo, sia attraverso la stampa locale, sia attraverso la pubblicazione di informazioni dettagliate sul sito del Dipartimento www.protezionecivile.it, nella Sezione dedicata al sisma che ha colpito l'Abruzzo il 6 aprile 2009 (...). Anche la stampa quotidiana ha contribuito a rendere efficace e concreta la totale trasparenza dell'operato del Dipartimento. I dati relativi alle imprese impegnate nel Progetto CASE sono stati trasmessi integralmente dal Dipartimento della Protezione Civile al giornale "Il Centro", che ha pubblicato, nelle edizioni del 21 e 22 ottobre 2009, l'elenco completo delle 117 imprese capofila e delle 762 imprese subappaltatrici. Lo stesso giornale ha reso pubbliche le informazioni fornite dal Dipartimento, relative alle imprese fornitrici di Moduli provvisori, in data 26 ottobre 2009 (...). Con riferimento ai sospetti coinvolgimenti di imprese attive per i lavori del G-8 alla Maddalena, cui ha dato risalto in questi giorni la stampa, Le confermo che nessuna delle imprese che ha avuto incarichi nei predetti lavori è intervenuta per i lavori assegnati a cura del Dipartimento della Protezione Civile all'Aquila. In particolare, circa l'impresa Baldassini-Tognozzi-Pontello Costruzioni Generali Spa, più brevemente indicata come impresa BTP, citata dalla stampa in questi giorni per il suo coinvolgimento in lavori eseguiti a Firenze, non alla Maddalena, La informo che essa ha partecipato ad una sola gara comunitaria, relativa alla progettazione e realizzazione del Modulo ad uso scolastico provvisorio per la scuola secondaria di primo grado "Carducci" dell'Aquila, in associazione temporanea d'impresa con la Società mandataria CMP - Costruzioni Metalliche Prefabbricate Srl di Martinsicuro (TE) e con l'impresa Vittorini Emidio Costruzioni Srl di L'Aquila. La medesima impresa risulta far parte del Consorzio Federico II, che ha inviato una propria lettera di presentazione al Dipartimento della Protezione Civile in data 18 gennaio 2010, senza ottenere dal medesimo alcun affidamento. 19 febbraio 2010
Il discredito e l'onestà della politica di Stefano Folli 19 febbraio 2010 Il discredito e l'onestà della politica Ci sono diversi modi per reagire alle cronache degli ultimi giorni e al senso di frustrazione che hanno prodotto nell'opinione pubblica. Tutti sono legittimi, a questo punto dell'inchiesta, dall'indignazione all'incredulità. Ma chi rappresenta il governo ha solo una strada davanti a sé: prendere molto sul serio il racconto di un'Italia opaca e ambigua, costruita intorno a una rete affaristica che cerca e trova complicità politiche. Un'Italia equivoca che ha gettato ombre e discredito sulla macchina della Protezione civile, simbolo positivo di un paese che non si rassegna alle disgrazie. In seguito si tratterà di definire le responsabilità penali, dove ci sono, e colpire con durezza i fenomeni di corruzione o magari solo di malcostume. S'intende, le intercettazioni non rappresentano una prova e non autorizzano anatemi, giudizi sommari e sentenze mediatiche. Tuttavia sono parte integrante dell'indagine e hanno avuto la funzione non secondaria di raccontare una brutta commedia umana, con il suo bagaglio di miserie e di furberie. È chiaro che nelle registrazioni cosiddette "a strascico" tante persone perbene sono state citate senza che abbiano commesso colpe di alcun genere. Ma un dibattito sul sistema delle intercettazioni sarebbe oggi del tutto improprio, di fronte al marcio che è venuto a galla. Se ne riparlerà semmai più avanti, quando le emozioni saranno meno accese e chi ha sbagliato avrà pagato. Fin d'ora, però, esiste un livello politico della vicenda che nessuno può sottovalutare. Qualsiasi reazione che tende a minimizzare gli eventi, ovvero a non cogliere tutte le implicazioni, soprattutto umane e psicologiche, di quanto è accaduto, rappresenta uno schiaffo all'Italia civile, la vittima incolpevole dell'affarismo. Ecco perché la lettera del sottosegretario Gianni Letta alla presidente della provincia dell'Aquila è un documento serio e onesto. Ma soprattutto è il gesto politico che ci si attende da chi non può ammettere nemmeno l'ombra del sospetto. Vedremo in sede giudiziaria fino a che punto sono state violate le regole. Ma la violazione peggiore riguarda i sentimenti degli aquilani, o meglio di tutti gli italiani che hanno creduto nell'immagine seducente della Protezione civile. È a loro che Letta ha voluto parlare, come primo atto di una nuova stagione della trasparenza che viene giustamente evocata nella lettera e che non può restare solo un auspicio. Ne va dell'onorabilità di persone, a cominciare da Gianni Letta e dallo stesso Guido Bertolaso, a cui va il merito storico di aver costruito un modello d'intervento nelle emergenze che resta un paradigma d'efficienza e di servizio al paese. Ma che fin dal primo momento non poteva esistere e offrire buona prova di sé senza efficaci strumenti di controllo. Aver sottovalutato questo punto cruciale rappresenta un errore: non solo dal punto di vista legale, ma politico. Garantire per il futuro un meccanismo di scelta limpido da applicare agli appalti è l'unica risposta politica che può venire in queste ore. È ciò che gli italiani si aspettano. Bisogna aggiungere un altro punto. Per quanto sia quasi inevitabile in democrazia, Gianni Letta non merita di essere crocefisso sul piano mediatico. Nella bilancia del dare e dell'avere, egli ha dato molto al paese in termini di impegno, di conoscenza della macchina statale e, possiamo dirlo senz'altro, di disinteresse personale. Si potrebbe dire che nel corso degli anni, attraverso uno straordinario dispendio di energie personali, Letta ha conciliato il berlusconismo con le istituzioni. Non è riuscito a smussare tutti gli angoli e non ha evitato tutti gli incidenti, ma ne ha risolti un numero rilevante, molti dei quali non sono mai venuti a conoscenza della pubblica opinione. Ha esercitato il potere con senso delle istituzioni, merce non troppo diffusa di questi tempi: e questo gli è stato riconosciuto in innumerevoli occasioni dall'opposizione. Anzi, forse più dall'opposizione che da qualche settore della sua maggioranza. Colpire Letta senza validi motivi, al solo scopo di ferire il premier Silvio Berlusconi nel punto più sensibile, l'unico che potrebbe davvero piegarlo, è un'operazione che non giova a nessuno. Sotto le macerie del discredito generalizzato rischierebbero di restare in tanti. Troppi. 19 febbraio 2010
2010-02-18 Berlusconi: "Fuori dai partiti chi commette reati" 18 febbraio 2010 Berlusconi alla Cerimonia inaugurale Anno Accademico 2009-2010 della Scuola Ufficiali Carabinieri. Feb 18, 2010 (LaPresse) Fuori dai partiti chi commette reati. Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi, dopo la nuova ondata d'indignazione a seguito delle inchieste sulla Protezione civile e gli appalti del G-8 sui quali ha acceso un faro, dopo quella fiorentina, anche la Procura dell'Aquila. "Non credo ci sia dubbio sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati - ha detto il premier, in una intervista nel suo studio di palazzo Grazioli - non può pretendere di restare in nessun movimento politico". I cronisti gli hanno chiesto se questa regola debba valere solo per i reati passati in giudicato e Berlusconi replica: "Dipende da caso a caso, le persone che sono sottoposte a indagini o processi non devono venire ricomprese nelle liste elettorali. Ma se ci sono dei dubbi sulla loro colpevolezza sarà l'ufficio di presidenza a decidere caso per caso". Secondo il presidente del Consiglio, tuttavia, gli ultimi episodi di cronaca non prefigurano una nuova Tangentopoli. "Sono solo birbantelli" ha detto. Anche se il timore del capo del governo è di perdere voti "per colpa di pochi". I servizi, inoltre, avrebbero invitato il premier a usare prudenza nelle apparizioni pubbliche, ma il Cavaliere non teme per la sua incolumità. È stato lo stesso Berlusconi a riferirlo ai cronisti, sottolineando: "I professionisti della sicurezza mi invitano ad usare una particolare prudenza. Io personalmente non temo per la mia vita, però ricevo inviti pressanti a usare prudenza nelle manifestazioni pubbliche". A chi gli chiedeva se accoglierà questi suggerimenti, ha replicato con un sorriso: "In parte...". La cena a palazzo Grazioli Un aperitivo e poi tutti nella sala da pranzo in compagnia di Mariano Apicella, di un tastierista, di due cantanti, una napoletana di nome Nena e una straniera. Silvio Berlusconi mercoledì sera ha organizzato una cena a palazzo Grazioli per un gruppo di senatori. "Sto così bene con voi che mi farò eleggere senatore a vita", ha scherzato con i presenti. Il premier, come sua abitudine, ha intrattenuto i suoi ospiti intonando due canzoni in francese, ma anche una in inglese tratta dalla colonna sonora di "Un americano a Parigi". In particolare il premier si sarebbe divertito a cantare il verso che dice "come to papa", scherzando su quel "papi" divenuto celebre dalla festa di compleanno a Casoria in poi. "Mi hanno fatto lo sconto - avrebbe ironizzato - perché ormai io sono più nonno che papi". Berlusconi è tornato anche a ribadire il suo nuovo status di single. "Ora - ha scherzato - sono un buon partito e sono molto corteggiato. Ma ho poco tempo per le donne, cerco di dedicarmi ai miei figli e ai miei nipoti". Sui giornali "solo fango, Letta al Quirinale" Il premier si è soffermato per qualche attimo anche sui fatti di questi giorni. "Bertolaso - ha confidato ad alcuni senatori - è stato ingannato. La vergogna è stata quella di pubblicare intercettazioni che non c'entrano nulla con le inchieste". Per il Cavaliere gli stralci che compaiono sui giornali "sono solo fango. Rovinano la vita delle persone", ha sottolineato ancora il presidente del Consiglio che è tornato a difendere Gianni Letta e a candidarlo - così come ha fatto alcune sere fa durante una cena a villa Gernetto - al Quirinale. "Cercano di farmi fuori con le indagini giudiziarie e fisicamente" "Mi dicono che non devo andare in giro, che non devo fare campagna elettorale, che c'è ancora chi mi aspetta all'angolo per farmi fuori...". Silvio Berlusconi torna a manifestare timori sulla sua sicurezza. Lo ha fatto ieri durante una serata passata in compagnia di un gruppo di senatori. Il discorso è partito da lontano: "Già nel '94 - ha argomentato - hanno cercato di farmi fuori con le indagini giudizarie, con gli avvisi di garanzia. Poi hanno cercato di rovinare le aziende della mia famiglia, ma anche in questo non ci sono riusciti. Ed allora cercano di farmi fuori fisicamente... Non è cambiato nulla". La storiella su Violante e D'Alema Il Cavaliere, racconta chi era presente alla cena tenutasi a palazzo Grazioli, ha scherzato anche su questo argomento raccontando una storiella in cui Violante mette al corrente D'Alema sulla difficoltà nel riuscire ad "uccidere" Berlusconi. Ecco la scena: incendio a palazzo Grazioli, Berlusconi sale all'ultimo piano, poi si butta, ma finisce su un tendone e rimbalza sui fili dell'alta tensione. Siccome ha le scarpe di gomma non muore e anzi finisce sull'asta di una bandiera turca ma sopravvive ancora. "E alla fine - racconta ancora il premier - cosa avete fatto?, chiede D'Alema. "Abbiamo dovuto abbatterlo", risponde Violante".
Par condicio da modificare subito "Modificare subito la par condicio". È l'obiettivo che si è posto Silvio Berlusconi. "Non è giusto - ha spiegato ieri sera ad una cena con alcuni senatori - che un partitino possa diventare un partitone...". Il premier, racconta chi ha partecipato alla serata, ha spiegato che "Casini e Di Pietro vanno molto bene perché sono sempre loro a parlare" in tv mentre nel Pd e nel Pdl "si alternano più di dieci persone diverse e il pubblico da casa non ricorda più nomi e facce". "Non è concepibile andare avanti così", ha osservato il Cavaliere che ha fornito anche dei sondaggi: "Oscilliamo tra il 39 e il 41%". Liste elettorali, garantisti senza dare appigli all'opposizione La formazione delle liste elettorali, a cominciare dall'appuntamento alle porte delle regionali di primavera, dovrà essere affrontato con attenzione. È quanto avrebbe ribadito ieri sera, nel corso di una cena con alcuni senatori, Silvio Berlusconi. Il leader Pdl avrebbe sottolineato la necessità nella composizione delle liste di essere sì garantisti ma senza offrire appigli all'opposizione. Il disegno di legge anticorruzione venerdì in Consiglio dei ministri Il direttore del Tg1 contro le "condanne mediatiche" IL PUNTO / Sì alle inchieste, no agli anatemi (di Stefano Folli) Fini si impone: al voto senza fiducia su dl Protezione civile Mazzette a due funzionari, arresti alle Entrate di Varese
Il disegno di legge anticorruzione venerdì in Consiglio dei ministri commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 18 febbraio 2010
Aumento delle pene per i reati contro la pubblica amministrazione ma senza sfondare il limite dei 10 anni, vale a dire quel 'tetto' superato il quale il ddl 'anticorruzione' che sarà presentato domani in Consiglio dei ministri rischierebbe di non raccordarsi più con la prescrizione processuale prevista dal 'processo breve'. È questo il contesto entro il quale - riferisce l'Ansa - stanno lavorando gli uffici tecnici del ministero della Giustizia così da produrre nel giro di poche ore un testo preannunciato stamane dal premier Berlusconi. Aumento delle pene; previsione di pene accessorie (ineleggibilità, incompatibilità, interdizione dai pubblici uffici); introduzione di ulteriori aggravanti: sono questi i punti su cui interverrà il ddl. L'aumento delle pene riguarderà la corruzione cosiddetta 'impropria' (commessa dal pubblico ufficiale che per compiere un atto d'ufficio intasca una mazzetta e che ora è punito con il carcere da 6 mesi a tre anni), quella 'propria' (riguardante un atto contrario al dovere d'ufficio, ora punita con pene da due a cinque anni), la corruzione in atti giudiziari (per ora da tre a otto anni di carcere se i fatti sono stati commessi per favorire o danneggiare una parte in un processo o fino a 20 anni nel caso in cui la condotta illecita abbia causato l'ingiusta condanna di qualcuno). Ancora incerto, almeno fino a giovedì sera, un aumento di pena anche per il reato di concussione: il pubblico ufficiale che abusando dei propri poteri induce qualcuno a dare o promettere denaro o beni viene ora punito con il carcere da quattro a dieci anni, una pena - è stato il ragionamento di alcuni dei tecnici del Pdl - sufficientemente elevata. Voluto dal premier all'indomani dell'inchiesta della procura di Firenze sugli appalti del G8 e dopo la denuncia della Corte dei Conti sul dilagare della corruzione, il provvedimento - secondo quanto si è appreso - non dovrebbe contenere alcuna norma interpretativa sulla corruzione "susseguente" per cui Mills è stato condannato e per cui il premier è sotto processo a Milano. Su questo punto il governo intende aspettare che si pronuncino le sezioni unite della Cassazione, il prossimo 25 febbraio. Poi, una volta arrivata la decisione e passato il guado delle elezioni regionali, non è detto che il testo anticorruzione che sarà varato domani dal Consiglio dei ministri non possa essere modificato in aula. 18 febbraio 2010
Il direttore del Tg1 contro le "condanne mediatiche" commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 18 febbraio 2010 Augusto Minzolini, direttore del Tg1 "Le intercettazioni non sono prove", eppure sono alla base di una "condanna mediatica" le cui vittime pagano già "la loro pena davanti alla società", prima del verdetto dei giudici, cosa che "può accadere anche a Bertolaso". In questi termini Augusto Minzolini, direttore del Tg1, è intervenuto stasera, nel corso dell'edizione delle 20, con un editoriale sull'inchiesta sul G8 che ha coinvolto anche il capo della Protezione civile. Il linguaggio utilizzato al telefono, ha argomentato Minzolini è "diverso da quello che si userebbe davanti a un pubblico ufficiale" ma "non si può condannare una persona per un aggettivo se non c'è una prova". Tutto ciò, secondo il direttore del Tg1, accade perchè "siamo in campagna elettorale e puntualmente le inchieste giudiziarie sostituiscono la campagna elettorale". Secca la nota del segretario dell'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. Carlo Verna ricorda a Minzolini che "il giornalista è il cane da guardia della democrazia, non il cane da guardia del potere. Quello sulle intercettazioni di stasera allunga la serie di esemplari editoriali faziosi". Il punto, dice Verna "sta nella coincidenza sistematica delle esternazioni del direttore del Tg1 con le posizioni del presidente del Consiglio". Dure le reazioni dell'opposizione. "Ha dell'incredibile l'uso che Minzolini continua a fare del suo ruolo di direttore della maggiore testata del servizio pubblico", dice Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Partito Democratico che aggiunge: "lo stile degli editoriali di Minzolini non è da Tg1, ma da giornale di partito. Il partito di Berlusconi". "Puntuale come un orologio svizzero, l'editoriale del direttore del Tg1 entra nella campagna elettorale per fare il megafono di Palazzo Chigi che vorrebbe limitare le indagini della magistratura e le intercettazioni", afferma Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e presidente dell'assemblea nazionale del Pd. "Stasera un Tg 1 da regime. A far da protagonista l'editoriale a orologeria dal solito portavoce di Berlusconi che, pur di rendere omaggio al suo padrone, sconfessa la sua professione", ha dichiarato il senatore Pancho Pardi, capogruppo dell'Idv in commissione Vigilanza Rai, in una nota. La maggioranza ribatte. "Ogni volta che il direttore del Tg1 esercita una sua prerogativa esponendo il proprio punto di vista ai telespettatori, dalla sinistra, Usigrai compresa, partono puntualmente una serie di altolà tanto assurdi quanto provocatori". È il giudizio di Giorgio Lainati (Pdl), vicepresidente della Vigilanza. "Il fondo di Minzolini - afferma il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto - è caratterizzato da un garantismo ineccepibile. Lo attaccano solo dei ben noti forcaioli il cui sogno è che Travaglio si trasferisca da Annozero al Tg1". Gli fa eco Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl: "Si vorrebbe la censura, mentre invece va tutelata la libertà di stampa. Giù le mani da chi, come Minzolini, parla chiaro e dovrà continuare a farlo senza subire queste vergognose intimidazioni". 18 febbraio 2010
Fini si impunta: al voto senza fiducia sul decreto legge Protezione civile commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 18 febbraio 2010 Il governo ha accettato di sopprimere lo scudo giudiziario per i responsabili dell'emergenza rifiuti in Campania, ma non ha garantito che non porrà la questione di fiducia, a fronte di un impegno dell'opposizione di ridurre a 40 gli emendamenti Alla fine l'accordo sul decreto per la protezione civile è stato raggiunto. Lo ha annunciato il vicepresidente del gruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino: il governo rinuncerebbe alla fiducia accettando la soppressione dello scudo giudiziario; l'opposizione riduce drasticamente i suoi emendamenti, garantendo il voto finale sul decreto domani alle 13. In una fase precedente della conferenza dei capigruppo di Montecitorio il governo non aveva garantito di non porre la questione di fiducia, pur a fronte di un impegno dell'opposizione di ridurre a 40 gli emendamenti. Una situazione che aveva irritato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che avrebbe preannunciato l'intenzione di "applicare alla lettera il regolamento", garantendo tutti i tempi previsti per le opposizioni e applicando il Lodo Iotti, che prevede, in caso di fiducia, che si possano comunque illustrare tutti gli emendamenti. Questo rispetto del regolamento avrebbe avuto effetti immediati sui tempi dell'iter del dl, portando a chiudere il provvedimento non prima di giovedì, con un ovvio slittamento dei tempi dell'esame del dl milleproroghe. Durante la capigruppo il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, e Roberto Cota, capogruppo della Lega, hanno preso la parola per dire che c'era un ripensamento su questo punto. Fini ha incalzato i rappresentanti della maggioranza e del governo: "Ma la mettete o no la fiducia?", ha chiesto per due volte. E la risposta di Vito è stata: "Non lo so". Il presidente della Camera irritato ha concluso la riunione così: "Allora andremo avanti secondo il regolamento, si voterà fino a lunedì o addirittura a giovedì". Poi l'accordo, secondo quanto riferito da Bocchino. 18 febbraio 2010
Mazzette a due funzionari, arresti alle Entrate di Varese commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 18 febbraio 2010 Mazzette per evitare i controlli, arrestati due funzionari del fisco (Imagoeconomica) Due funzionari dell'Agenzia delle Entrate di Varese sono stati arrestati dai carabinieri nell'ambito di una indagine coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Varese Agostino Abate. L'inchiesta è partita dalla denuncia presentata a fine gennaio di quest'anno da un imprenditore del varesotto titolare di una ditta di installazione di impianti elettrici, il quale ha spiegato di aver ricevuto dal proprio commercialista la richiesta di 50mila euro, destinata a evitare un controllo da parte di non meglio identificati ispettori dell'Agenzia delle Entrate di Varese. Il timore della verifica da parte dell'imprenditore è legato un accertamento valutario avvenuto nel 2007 presso il valico di frontiera di Ponte Tresa, nel corso del quale era stato trovato in possesso di documenti attestanti conti correnti e movimenti bancari nonché la presenza di un'ingente somma di denaro presso una banca svizzera. L'imprenditore, per regolarizzare gli adempimenti fiscali, aveva consegnato al commercialista la documentazione relativa all'accertamento subito e lo aveva incaricato di seguire la vicenda presso l'Agenzia delle Entrate. Dopo alcuni mesi il commercialista aveva invitato l'imprenditore a far rientrare i capitali depositati all'estero sfruttando lo "scudo fiscale" appena approvato dal Governo chiedendo all'assistito 10mila euro, quali oneri necessari per definire la pratica presso l'Agenzia delle Entrate. Ma non si trattava altro che della prima tranche della "mazzetta" necessaria per i funzionari dell'Agenzia, per impedire l'esecuzione del controllo fiscale prima del rientro in Italia dei capitali dell'imprenditore. Dopo aver versato i 10mila euro al commercialista, convinto che ciò avrebbe concluso ogni eventuale problematica fiscale, l'imprenditore aveva fatto rientrare i capitali dalla Svizzera. Il commercialista tuttavia gli avrebbe successivamente chiesto ulteriori 50mila euro per sanare definitivamente la pregressa situazione con l'Agenzia delle Entrate. A quel punto l'imprenditore ha deciso di denunciare la cosa ai carabinieri. Le indagini hanno poi permesso di verificare che il denaro richiesto all'imprenditore dal commercialista era effettivamente destinato a funzionari dell'Agenzia delle Entrate, i quali avevano "offerto" la disponibilità a bloccare tutti gli accertamenti di natura fiscale a carico dell'imprenditore, dietro pagamento della sostanziosa mazzetta. IL PUNTO / La "zona grigia" avvolge tutti: destra e sinistra, centro ed enti locali (di Stefano Folli) Nel 2009 in forte aumento le denunce per corruzione TABELLA / Le condanne 2009 per danno erariale 18 febbraio 2010
La "zona grigia" avvolge tutti: destra e sinistra, centro ed enti locali 18 febbraio 2010 Il procuratore generale della Corte dei conti, Ristuccia, ha riassunto in una fotografia efficace il dramma dell'Italia di oggi: la corruzione, ha detto l'alto magistrato, è ormai "una patologia" e va vista come "una nebbia che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale e operoso" della società. Se questa è la realtà, la coincidenza ha voluto che le cifre inquietanti della Corte dei conti arrivassero agli italiani proprio nei giorni in cui l'inchiesta di Firenze rivela il fondo limaccioso di un sistema di potere diffuso e opaco. Le responsabilità individuali, nel caso della Protezione civile e dintorni, saranno chiarite via via, ma il fiume delle intercettazioni ha già portato alla luce un costume pubblico, un connubio tra affari e politica che conferma in pieno l'immagine usata dalla corte contabile. Si dirà che il più era noto e che tutto nasce – come scrivono alcuni osservatori, da Pasquino a Galli della Loggia – dallo scadente senso civico degli italiani. Ma se questo è vero, oggi i responsabili politici non hanno più alibi. L'effetto congiunto dell'indagine sulla Protezione civile e della relazione della Corte dei conti è devastante. Non tutto dipenderà dalla politica, ma è alla politica che tocca dare una risposta al malaffare. Anche perché il sistema della corruzione pone interrogativi politici che riguardano tutti, chi governa e chi si oppone. In primo luogo emerge che la crescita vorticosa dei reati, o anche solo degli sprechi di pubbliche risorse, riguarda larga parte del territorio nazionale. Tocca "santuari" della buona amministrazione, come la Toscana. Investe la rete dei poteri locali in modo capillare. Di conseguenza ci si domanda se l'attuazione del federalismo non debba andare di pari passo con un più efficaci meccanismi di controllo. Altrimenti si rischia che proprio l'assetto federale possa trasformarsi in un incoraggiamento ai pessimi comportamenti. Umberto Bossi ha detto che il consigliere comunale Pennisi, colto in flagrante a Milano mentre ritirava una tangente, "si è dimostrato un pirla". Solo perché si è fatto scoprire? Occorre che su questo i politici non siano ambigui. Secondo punto. Sia la relazione contabile sia l'inchiesta sulla Protezione civile dimostrano che la "zona grigia" si va allargando e di sicuro il fenomeno non riguarda solo il centrodestra. È un luogo comune che la "questione morale" costituisca una sorta di patrimonio della sinistra. E come tale sia un argomento privilegiato da usare a mo' di clava contro Berlusconi e il suo potere. Ma i fatti dimostrano che la realtà è più complessa. La tendenza alla corruzione è davvero "bipartisan", anche quando non configura veri reati, ma si limita a definire un insieme di comportamenti oscuri al di là delle regole. Al centro e negli enti locali, anche dove il centrosinistra amministra. Che si tratti di una nuova Tangentopoli nessuno può ancora dirlo. Ma in questi giorni, diciotto anni dopo l'avvio dell'urgano milanese, le forze politiche sembrano attonite e impotenti. Ci si rifugia nelle solite polemiche contrapposte di piccolo cabotaggio. Quando invece il vuoto di idee e di progetti in cui prospera la corruzione avrebbe dovuto imporre da tempo responsabilità comuni ai due schieramenti. Ma siamo in campagna elettorale e quasi nessuno si sbilancia. Di fatto però la vicenda toglie credibilità alla politica. E dimostra che la fantomatica Seconda Repubblica non ha mai preso forma.
Nel 2009 in forte aumento le denunce per corruzione di Nicoletta Cottone Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 17 gennaio 2010 Il presidente della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro (Cerroni/Imagoeconomica) Nel 2009 c'è stato un boom di denunce per i reati di corruzione e concussione. Lo ha detto il procuratore generale della Corte dei Conti, Mario Ristuccia, nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Nel periodo gennaio-novembre 2009 ci sono state 221 denunce per corruzione, il 229% in più rispetto al 2008, 219 per concussione, pari al 153% in più rispetto all'anno precedente, e 1.714 per abuso di ufficio. Corruzione e tangenti, dice il presidente della Corte, Tullio Lazzaro, non accennano a diminuire e pesano sullo sviluppo del Paese perché "si verificano nell'ambito di gare di appalti, di realizzazione di opere pubbliche e lavori, di interventi di manutenzione su beni della collettività". Lazzaro ha parlato di "una sorta di ombra o di nebbia che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale e operoso del Paese". La Toscana è in testa alla classifica delle regioni in cui la Corte dei Conti ha emesso il maggior numero di citazioni in giudizio per danno erariale (21 su un totale nazionale di 92), seguita da Lombardia (18), Puglia (11) Sicilia (10), Umbria (7), Piemonte (7), Trento (5), Calabria (4), Lazio (3) Abruzzo (2) Emilia Romagna (2), Friuli Venezia Giulia (1) e Liguria (1). Non esiste nessun buco di bilancio. A margine della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, il presidente Lazzaro, ha dichiarato che "non esiste nessun buco di bilancio, al massimo c'è una scarsa correttezza contabile nello scrivere alcune poste". Per le riscossioni irregolari condanne per 30 milioni di euro. Sono oltre 200mila i casi di riscossioni irregolari commesse dalle società concessionarie "che hanno finora formato oggetto di contestazione in sede penale dei reati di falso, truffa e falso ideologico, con coinvolgimento di numerosi ufficiali della riscossione in procedimenti spesso conclusi con patteggiamento della pena", ha detto Mario Ristuccia, che ha anche ricordato che altrettanti posizioni irregolari sono state esaminate da varie procure regionali che hanno avviato nei confronti degli ufficiali della riscossione responsabile e dei confronti delle società concessionarie "giudizi di responsabilità amministrativa in relazione ai quali sono state pronunciate condanne per circa 30 milioni di euro". Il controllo è un'arma contro la delinquenza nella finanza pubblica. Il controllo della magistratura contabile sui conti pubblici e la gestione della spesa serve come "arma forte nella lotto contro fenomeni delinquenziali nel campo della finanza pubblica" e a dare al cittadino "una ragionevole certezza che la spesa pubblica sia conforme a quanto stabilito dalla legge", ha detto Tullio Lazzaro. Per Lazzaro, inoltre, con l'arrivo del federalismo fiscale "sarà imprescindibile necessità per il Parlamento avere dalla Corte ogni possibile apporto conoscitivo e tecnico per il generale controllo e coordinamento della finanza pubblica". Dalla rimodulazione dei derivati rischio crescita di debiti e squilibri. Facendo il punto sull'indebolimento delle amministrazioni italiane legato a operazioni sui derivati, il procuratore generale della Corte dei conti, Ristuccia, ha sottolineato che è necessario monitorare attentamente il fenomeno delle "rimodulazioni dei derivati che possono determinare effetti a cascata con esposizioni finanziarie, progressivamente sempre più insostenibili. Infatti, certe situazioni di debito e squilibrio si riflettono nel tempo, anche per 20 o 30 anni e rischiano di impegnare le generazioni future". Troppe inosservanze negli appalti. Lazzaro ha sottolineato che chi dirige e vigila sulla gestione degli appalti pubblici deve "garantire alle amministrazioni che le opere siano eseguite nel rispetto delle regole" e ha denunciato le troppe "inosservanze" e "trascuratezze" da parte di amministratori e funzionari pubblici. "Le inosservanze - ha detto Lazzaro - sono frequenti, territorialmente diffuse, mettono a nudo insufficienza. Ancora più delicata diventa la questione nei casi di illiceità che connotano la gestione di servizi pubblici locali". Gli accertamenti giudiziali, ha sottolineato il presidente dei giudici contabili, "constatano l'esistenza di trascuratezze degli obblighi istituzionali da parte di amministratori e funzionari pubblici ed accertano il danno recato alle collettività". Mala gestione nella sanità. Non solo "spese inutili" ma anche "fenomeni particolari di mala gestione" interessano il settore della sanità, ha detto Ristuccia, citando come esempi di cattiva gestione nella sanità "inefficienti e costosi programmi di screening anti-tumorale", come accaduto in Calabria, "l'assistenza odontoiatrica inesistente (caso delle cosiddette dentiere gratuite) nel Lazio", "eccessive prescrizioni di farmaci ovvero falsità delle stesse o di loro sostanziale inutilità" fino a "sconcertanti interventi chirurgici non necessari". No alla retroattività nell'ambito del processo breve. La retroattità del processo breve vanificherebbe i giudizi non definiti nei tempi stabiliti. Ristuccia ha bocciato l'eventuale inserimento di una norma transitoria che prevede che anche i processi già iniziati si debbano concludere entro tempi certi: l'eventuale retroattività della disposizione "porrebbe irragionevolmente nel nulla proprio quei giudizi non definiti nei tempi stabiliti a causa della complessità delle questioni affrontate o della connessa necessità di particolari accertamenti istruttori". Indipendenza della Corte sul piano finanziario. Lazzaro è tornato a sollecitare la piena indipendenza dal governo anche sul piano finanziario. Indipendenza finanziaria "non significa che la Corte possa, da sè stessa, stabilire il proprio budget, ma che questo sia direttamente e specificatamente stabilito dal Parlamento". In questo modo, inoltre, si avrebbe l"'ulteriore effetto positivo di prevenire ogni calunniosa insinuazione, comunque da respingere, che l'attività della Corte possa essere condizionata attraverso la dotazione finanziaria ad essa assegnata". IL PUNTO / Berlusconi punta ancora su se stesso, ma la strada ora è in salita (di Stefano Folli) VIDEO / La cerimonia di Apertura dell'Anno Giudiziario TABELLA / Le condanne 2009 per danno erariale
Berlusconi punta ancora su se stesso, ma la strada ora è in salita 17 febbraio 2010 L'inchiesta di Firenze sta cambiando le caratteristiche del confronto politico giusto alla vigilia della campagna elettorale. Si è creato uno snodo che definire insidioso è poco. Insidioso, s'intende, per Silvio Berlusconi e il partito di maggioranza. È pur vero che, a dar credito al fiume delle intercettazioni, il sistema di potere affaristico cresciuto intorno o ai margini della Protezione civile (ma non solo) abbracciava anche autorevoli esponenti del centrosinistra. Tuttavia il presidente del Consiglio sa bene di costituire il bersaglio privilegiato e inevitabile dell'offensiva giudiziaria. Non sul piano personale, bensì sul terreno politico. Il che è persino più rischioso. Per anni Berlusconi si è difeso dalle inchieste che lo riguardavano gridando al "complotto" dei magistrati. Per anni è riuscito a trasformare in un braccio di ferro senza vincitori ma anche senza vinti il conflitto fra il governo e i tribunali. A molti è apparso la vittima, ad altri il persecutore. Eppure alla fine ha sempre imposto la sua controversa logica di fondo: il carisma di chi gode del consenso popolare pesa di più dei codici. Oggi questo meccanismo per la prima volta sembra inceppato. Non si tratta tanto dei sondaggi che segnalano un calo della popolarità del premier. Quanto dei colpi che l'inchiesta ha inferto a un uomo-simbolo come Bertolaso. Simbolo di quella filosofia "del fare" che ancora ieri Berlusconi ha rivendicato con orgoglio, contrapponendola alle "parole inutili" della sinistra. Come dire che nonostante tutto il presidente del Consiglio riparte da se stesso, dalla propria capacità di realizzare progetti. Ma poiché era Bertolaso era il braccio esecutivo di questa volontà, grazie alle sue straordinarie qualità di organizzatore, nessuno può negare che oggi la macchina è in panne. Non sappiamo come reagirà l'elettorato, tra quaranta giorni, agli sviluppi dello scandalo. Ma non si può ignorare che piove sul bagnato. Nel senso che l'arresto dell'assessore Pennisi a Milano è un altro segnale molto brutto per il Pdl. Si tratta di storie del tutto diverse e non solo per la statura dei personaggi. Ma il rischio è che nella percezione dell'opinione pubblica tutto si mescoli, fino a offuscare in qualche misura il carisma del leader proprio sul terreno a lui propizio: il rapporto con il popolo, diretto e senza filtri. Con il popolo che ha ammirato la gestione dei rifiuti a Napoli o i soccorsi all'Aquila. Berlusconi reagisce in due modi. Primo, stabilendo che le elezioni regionali hanno una valenza politica generale: "O di qua o di là". È una chiamata a raccolta dei seguaci per un test nazionale. C'è da credere che il presidente del Consiglio, a differenza di quello che annunciava fino a pochi giorni fa, si getterà nella mischia elettorale senza risparmio. Secondo punto, lo stesso premier ha chiesto a Bertolaso di restare al suo posto. È una scelta non esente da rischi, ma l'alternativa sarebbe assai peggiore: le dimissioni dell'uomo-simbolo a poche settimane dal voto, quasi un'ammissione di colpevolezza. Berlusconi, come è noto, non ama le autocritiche e del resto Bertolaso è tuttora un personaggio che gode di enorme popolarità. Tuttavia questo non basterà. Berlusconi dovrà cercare un colpo d'ala per risalire la china. Il sospetto che intorno al Pdl si sia creato un vischioso sistema affaristico è sufficiente ad appannare l'immagine del capo. E questa volta non si può usare l'argomento del complotto dei pm. ARCHIVIO 16 febbraio 2010
Le condanne 2009 per danno erariale da appalti delle Pubbliche amministrazioni entenza Danno erariale Risarcimento Lazio n. 2060
Gravi e ripetute irregolarità gestione e collaudo dei lavori fognatura sottomarina del Comune di Formia 180.000 Lazio n. 1358
Tangenti per affidamento di appalti con trattativa privata del servizio di riscaldamento, manutenzione ascensori, conduzione e lavori di manutenzione negli alloggi Iacp di Roma 550.000 Campania n. 1140 Illecita erogazione somme per incarichi di progettazione, direzione, contabilità e collaudo di opere pubbliche nel Comune di San Martino Sannita 3.528,14 Sardegna n. 1003 Gravi irregolarità nell’esecuzione dei lavori di ripascimento della spiaggia del Poetto di Cagliari 4.784.292,42 Lombardia n. 767 Aggiudicazione di appalto a favore di impresa costruttrice, come corrispettivo delle tangenti ricevute, per la progettazione, realizzazione e gestione di autorimessa interrata nel Comune di Busto Arsizio 303.581,42 Campania n. 750 Danno erariale legato alle spese sostenute dal Comune di Ischia per la pubblicazione del bando di gara per la realizzazione, mediante project financing, di unparcheggio multipiano interrato 3.780,00 Sezione Prima Appello n.651 Danno arrecato all'allora Ente Poste Italiane, per illeciti commessi in operazioni di aggiudicazione ed esecuzione di contratti per la costruzione della Torre C della Cittadella postale di Napoli 2.884.925,90 Lazio n. 641 Danni conseguenti all’affidamento in concessione, da parte del ministero delle Poste dei lavori di ristrutturazione per l’ammodernamento e il potenziamento dei servizi operativi del movimento postale di Milano, alla Società Italposte, senza pubblica gara Prescrizione Veneto n. 595 Danni erariali nei confronti dell’Azienda ospedaliera di Verona da procedura di gara per l’acquisizione di un sistema audio-video destinato alle sei nuove sale operatorie del Policlinico di Borgo Roma, annullata per gravi violazioni di legge 13.000,00 Sardegna n. 593 Danno in esecuzione di un lodo arbitrale intentato, con il quale il Comune di Assemini è stato dichiarato responsabile per danni cagionati a impresa, in conseguenza della più lunga durata dei lavori pubblici commissionati rispetto agli originari tempi contrattuali, per fatti imputabili alla responsabilità della stazione appaltante 248.013,02 Lombardia n. 592 Corruzione aggravata per l’aggiudicazione della fornitura di noleggio biancheria in cambio di indebita somma nell’Azienda ospedaliera di Garbagnate Milanese 227.815,92 Lombardia n. 476 Danni derivanti da irregolarità nella gestione del Casinò municipale di Campione d’Italia, per violazione delle regole nell’appalto dei lavori di ristrutturazione per il completamento della nuova struttura 182.700,00 Lombardia n. 428 Acquisto effettuato in violazione delle regole della concorrenza dei beni assegnati neiconcorsi a premi organizzati dal Casinò municipale di Campione d’Italia 10.373,28 Toscana n. 415 Progettazione nel Comune di Livorno delle "Baracchine", con successivo deperimento di 6 ascensori, e documento correlato all’acquisto di vetrate sostitutive degli ascensori stessi 99.339,12 Calabria n. 395 Assegnazione di appalti a ditte compiacenti che avrebbero dovuto eseguire lavori, mai realizzati, di sbancamento e messa in sicurezza di alvei di torrenti e fiumare dislocati in diversi comuni della provincia di Reggio Calabria 1.110.507,02 Toscana n. 352 Acquisto di 6 refrigeratori ad assorbimento, produttori di energia termica e di calore, di acqua calda sanitaria e raffrescamento da installare nella centrale termica del Presidio ospedaliero San Giuseppe di Empoli, quando tale fornitura era stata già dedotta in un precedente contratto 118.282,99 Toscana n. 617 Danno erariale determinato dalla richiesta di pagamento all’amministrazione comunale di Firenzuola per l’esecuzione di lavori "extra" rispetto al contratto approvato 10.000,00 Sezione Terza Appello n. 329 Responsabilità nei confronti dell’Eni e del Mef in relazione a vicende corruttive in occasione della gestione di gare e contratti: accertata l’esistenza di un sistema tangentizio volto a introitare somme versate da imprese partecipanti a gare a evidenza pubblica in cambio di informazioni riservate, per procurare vantaggi in sede di aggiudicazione 2.450.000,00
Toscana n. 317 Danno derivato all’Aeronautica militare 46° Aerobrigata di Pisa per avere costretti e indotti i titolari di alcune ditte a corrispondere somme di denaro e per aver fatto ottenere diversi appalti, relativamente a lavori che dovevano essere eseguiti all’interno della Brigata aerea 48.500 Piemonte n. 221 Danno inerente a una serie di presunte anomalie riguardanti l’avvenuto acquisto, presso la Divisione oculistica dell’Ospedale S. Spirito di Casale Monferrato, di un’apparecchiatura medicale per l’esecuzione di chirurgia fotorefrattiva a mezzo laser a eccimeri 263.393,38 Marche n.212 Danno cagionato al Comune di Falconara Marittima per l’affidamento di lavori di manutenzione del verde pubblico e dell’arredo urbano 11.187,15 Toscana n. 167 Danno erariale conseguente alla non utilizzabilità del nuovo Cimitero di Calenzano,costruito in località Carraia 300.000,00 Sezione Prima Appello n. 135 Danno cagionato all’Anas per regalie da impresa aggiudicataria di un pubblico appalto 30.000,00 Veneto n. 121 Contenzioso per espletamento di gara per appalto concorso per la realizzazione dell’impianto di illuminazione del campo da rugby del Comune di San Donà di Piave 90.000,00 Sezione Seconda Appello n. 85 Dazioni illecite di denaro per la realizzazione di alcune opere pubbliche del Comune di Chieti quali: il complesso scolastico, l'autoparcheggio, il centro direzionale (con annessa progettazione), la costruzione del campo di golf, il parcheggio, nonché la gestione della discarica 700.000,00 Trento n. 58 Danni causati dall’inosservanza delle regole dell’arte nell’esecuzione delle opere per redigere il progetto esecutivo dei lavori di ristrutturazione e ampliamento del Museo civico di geologia nel Comune di Predazzo 200.000,00 Trento n. 47 Responsabilità amministrativa legata all’esecuzione dei lavori edilizi relativi al Polo museale e culturale del Comune di Rovereto per non aver vigilato sulla realizzazione del manto di copertura di Palazzo Alberti, la cui inidonea esecuzione aveva comportato la necessità di lavori di sistemazione e quindi maggiori costi per l’amministrazione comunale 20.000,00 Trento n. 36 Danno erariale subito dal Comune di Ronzo Chenis derivato da un lodo arbitrale (seguito da transazione) che aveva riconosciuto all’impresa appaltatrice di un’opera comunale (centro servizi per anziani) il diritto al risarcimento dei danni per la ritardata esecuzione dei lavori, nonché il diritto al pagamento di una serie di opere eseguite ma non contabilizzate dal direttore dei lavori 7.000,00 Trento n. 35 Danno arrecato al Comune di Palù del Fersina per omessa vigilanza nell’esecuzione di opere pubbliche su un sentiero montano, illegittimamente realizzate in difformità rispetto al progetto autorizzato e in violazione dei vincoli paesaggistico-ambientali previsti dalla normativa vigente in materia 6.000,00 Trento n. 6 Affidamenti di incarichi, da parte del Comune di Baselga di Pinè, a professionisti esterni per l’allargamento delle strade comunali 2.500,00 Fonte: Corte dei conti
La Cei contro l'uso elettorale del tema immigrazione commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 18 FEBBRAIO 2010 Cei, immigrazione no a usi elettorali Viaggio nella zona grigia dell'immigrazione in Europa "Favorire una politica della casa per alloggiarli in zone diverse" Paolo Branca: "Ma a Milano in via Padova c'è molto di buono" I vescovi italiani auspicano, in una nota, che le prossime elezioni amministrative in Italia "siano un'occasione importante perchè i temi della giustizia sociale e dell'integrazione tornino al centro dei programmi e delle politiche locali, evitando che la tematica dell'immigrazione sia usata pregiudizialmente e ideologicamente per scopi elettorali". La conferenza episcopale ribadisce anche che è "inappropriata e falsa ogni criminalizzazione pregiudiziale degli immigrati". Il comunicato dei vescovi, firmato dalla Commissione Episcopale per le Migrazioni (Cemi) e dalla Fondazione Migrantes è stato pubblicato oggi dall'Osservatore Romano sotto il titolo "L'integrazione torni al centro delle politiche locali". Nella nota, gli organismi della Cei esortano altresì ad "un impegno educativo e sociale del mondo del laicato cattolico, perchè anche il tema dell'immigrazione sia al centro dell'interesse comune e della vita delle nostre città". Continuano poi le scintille sul tema del rapporto tra immigrazione e criminalità: la Cemi e la Fondazione Migrantes ribadiscono quanto già evidenziato dal segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, sul fatto che non esiste alcuna coincidenza tra immigrazione e criminalità e, "pertanto, risulta impropria e falsa ogni criminalizzazione pregiudiziale degli immigrati". Inoltre, si osserva ancora nel comunicato, dall'apposito capitolo del Dossier Caritas-Migrantes del 2009 (estrapolando le denunce presentate contro autori noti ed equiparando le classi di età tra italiani e il numero effettivo di immigrati) si evince un uguale tasso di criminalità tra italiani e stranieri residenti. Viaggio nella zona grigia dell'immigrazione in Europa "Favorire una politica della casa per alloggiarli in zone diverse" Paolo Branca: "Ma a Milano in via Padova c'è molto di buono" 18 FEBBRAIO 2010
Il procuratore Toro lascia la magistratura 17 febbraio 2010 Achille Toro lascia la magistratura (foto Ansa) Il procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, si è dimesso dalla magistratura, a causa del coinvolgimento suo e del figlio nell'inchiesta sul G8 della Maddalena. L'atto di dimissioni, comunicato al procuratore della repubblica Giovanni Ferrara, arriverà domani al Consiglio superiore della magistratura ed al ministro della Giustizia. Toro, indagato dalla procura di Firenze per violazione del segreto d'ufficio, ha motivato la decisione di dimettersi per "essere libero di difendere - è detto nell'atto - l'onorabilità mia e di mio figlio (a sua volta indagato) e, nel contempo, desiderando eliminare ogni ragione di imbarazzo per l'ambiente di lavoro, con grande rammarico, ma con animo sereno, dichiaro la mia volontà di dimettermi con effetto immediato dall'ordine giudiziario". "Sono rammaricato e dispiaciuto - ha commentato Ferrara - anche perché è un collega che conosco da quarant'anni. Auguro a lui e alla sua famiglia una vita serena e tranquilla anche fuori dall'ordine giudiziario. È una decisione da rispettare". Intanto c'è un procedimento disciplinare in vista per Toro, indagato per rivelazione del segreto d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta sui presunti illeciti legati ai cosiddetti "Grandi Eventi". la procura generale presso la Corte Suprema di Cassazione ha chiesto alla procura di Roma, in via preliminare, informazioni sul procedimento, al momento al vaglio della procura di Perugia, riguardante il presunto giro di tangenti subordinato alla realizzazione delle opere (mondiali di nuoto 2009, G-8 alla Maddalena, celebrazioni per i 150 dell'Unità d'Italia). In particolare, agli inquirenti di piazzale Clodio sono state chieste informazioni relative all'avvenuta iscrizione delle notizie di reato per i fatti collegati, o connessi, con quelli per i quali ha proceduto la procura di Firenze; i nominativi delle persone indagate; i magistrati assegnatari degli accertamenti ed i principali atti di indagine compiuti. Non solo, la Cassazione, per il tramite del sostituto procuratore generale Ignazio Patrone, ha sollecitato la procura di Roma a precisare, tra l'altro, se il procedimento sui "Grandi eventi" fosse assegnato al gruppo di lavoro coordinato da Toro; se egli abbia partecipato a riunioni in cui si è parlato di detta indagine; se siano avvenuti accessi al registro degli indagati riguardanti lo stato del procedimento con particolare riferimento al periodo (giugno 2009-gennaio 2010) quando alcune delle persone sottoposte ad indagine a Firenze, secondo il gip Rosario Lupo, appaiono "in grado di muoversi all'interno degli uffici giudiziari romani al fine avere informazioni sui processi che possono interessare loro". 17 febbraio 2010
2010-02-17 Nel 2009 in forte aumento le denunce per corruzione di Nicoletta Cottone 17 gennaio 2010 Il presidente della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro (Cerroni/Imagoeconomica) Nel 2009 c'è stato un boom di denunce per i reati di corruzione e concussione. Lo ha detto il procuratore generale della Corte dei Conti, Mario Ristuccia, nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Nel periodo gennaio-novembre 2009 ci sono state 221 denunce per corruzione, il 229% in più rispetto al 2008, 219 per concussione, pari al 153% in più rispetto all'anno precedente, e 1.714 per abuso di ufficio. Corruzione e tangenti, dice il presidente della Corte, Tullio Lazzaro, non accennano a diminuire e pesano sullo sviluppo del Paese perché "si verificano nell'ambito di gare di appalti, di realizzazione di opere pubbliche e lavori, di interventi di manutenzione su beni della collettività". Lazzaro ha parlato di "una sorta di ombra o di nebbia che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale e operoso del Paese". La Toscana è in testa alla classifica delle regioni in cui la Corte dei Conti ha emesso il maggior numero di citazioni in giudizio per danno erariale (21 su un totale nazionale di 92), seguita da Lombardia (18), Puglia (11) Sicilia (10), Umbria (7), Piemonte (7), Trento (5), Calabria (4), Lazio (3) Abruzzo (2) Emilia Romagna (2), Friuli Venezia Giulia (1) e Liguria (1). CONTINUA ..."
Non esiste nessun buco di bilancio. A margine della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, il presidente Lazzaro, ha dichiarato che "non esiste nessun buco di bilancio, al massimo c'è una scarsa correttezza contabile nello scrivere alcune poste". Per le riscossioni irregolari condanne per 30 milioni di euro. Sono oltre 200mila i casi di riscossioni irregolari commesse dalle società concessionarie "che hanno finora formato oggetto di contestazione in sede penale dei reati di falso, truffa e falso ideologico, con coinvolgimento di numerosi ufficiali della riscossione in procedimenti spesso conclusi con patteggiamento della pena", ha detto Mario Ristuccia, che ha anche ricordato che altrettanti posizioni irregolari sono state esaminate da varie procure regionali che hanno avviato nei confronti degli ufficiali della riscossione responsabile e dei confronti delle società concessionarie "giudizi di responsabilità amministrativa in relazione ai quali sono state pronunciate condanne per circa 30 milioni di euro". Il controllo è un'arma contro la delinquenza nella finanza pubblica. Il controllo della magistratura contabile sui conti pubblici e la gestione della spesa serve come "arma forte nella lotto contro fenomeni delinquenziali nel campo della finanza pubblica" e a dare al cittadino "una ragionevole certezza che la spesa pubblica sia conforme a quanto stabilito dalla legge", ha detto Tullio Lazzaro. Per Lazzaro, inoltre, con l'arrivo del federalismo fiscale "sarà imprescindibile necessità per il Parlamento avere dalla Corte ogni possibile apporto conoscitivo e tecnico per il generale controllo e coordinamento della finanza pubblica". Dalla rimodulazione dei derivati rischio crescita di debiti e squilibri. Facendo il punto sull'indebolimento delle amministrazioni italiane legato a operazioni sui derivati, il procuratore generale della Corte dei conti, Ristuccia, ha sottolineato che è necessario monitorare attentamente il fenomeno delle "rimodulazioni dei derivati che possono determinare effetti a cascata con esposizioni finanziarie, progressivamente sempre più insostenibili. Infatti, certe situazioni di debito e squilibrio si riflettono nel tempo, anche per 20 o 30 anni e rischiano di impegnare le generazioni future". Troppe inosservanze negli appalti. Lazzaro ha sottolineato che chi dirige e vigila sulla gestione degli appalti pubblici deve "garantire alle amministrazioni che le opere siano eseguite nel rispetto delle regole" e ha denunciato le troppe "inosservanze" e "trascuratezze" da parte di amministratori e funzionari pubblici. "Le inosservanze - ha detto Lazzaro - sono frequenti, territorialmente diffuse, mettono a nudo insufficienza. Ancora più delicata diventa la questione nei casi di illiceità che connotano la gestione di servizi pubblici locali". Gli accertamenti giudiziali, ha sottolineato il presidente dei giudici contabili, "constatano l'esistenza di trascuratezze degli obblighi istituzionali da parte di amministratori e funzionari pubblici ed accertano il danno recato alle collettività". Mala gestione nella sanità. Non solo "spese inutili" ma anche "fenomeni particolari di mala gestione" interessano il settore della sanità, ha detto Ristuccia, citando come esempi di cattiva gestione nella sanità "inefficienti e costosi programmi di screening anti-tumorale", come accaduto in Calabria, "l'assistenza odontoiatrica inesistente (caso delle cosiddette dentiere gratuite) nel Lazio", "eccessive prescrizioni di farmaci ovvero falsità delle stesse o di loro sostanziale inutilità" fino a "sconcertanti interventi chirurgici non necessari". No alla retroattività nell'ambito del processo breve. La retroattità del processo breve vanificherebbe i giudizi non definiti nei tempi stabiliti. Ristuccia ha bocciato l'eventuale inserimento di una norma transitoria che prevede che anche i processi già iniziati si debbano concludere entro tempi certi: l'eventuale retroattività della disposizione "porrebbe irragionevolmente nel nulla proprio quei giudizi non definiti nei tempi stabiliti a causa della complessità delle questioni affrontate o della connessa necessità di particolari accertamenti istruttori". 17 gennaio 2010
Ecco perché gli appalti possono essere opachi di Claudio Tucci commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 17 febbraio 2010 Ecco perché gli appalti sono opachi
Studi di fattibilità superficiali o a volte assenti, tangenti, gravi irregolarità nella gestione e nel collaudo dei lavori appaltati, esecuzioni difformi ai progetti originari. È lungo, per la Corte dei Conti, l'elenco delle "patologie" che rendono "opache" e, spesso, senza regole le gare d'appalto. A ciò si aggiunga, la penuria di opportunità di lavoro, l'eccessiva burocrazia nei permessi e l'abuso del meccanismo del "massimo ribasso", che consente di chiudere gare anche al 40% di in meno del prezzo a base d'asta. Uno "sconto" che, poi, l'impresa fa pagare su costo e sicurezza della manodopera, qualità dei materiali, affidabilità delle realizzazioni. Con conseguenze sotto gli occhi di tutti: opere incompiute, o progettate e non appaltate, o incomplete o inutilizzabili, che determinano "uno spreco di risorse pubbliche", ha ricordato il procuratore generale della Corte dei conti, Mario Ristuccia, all'inaugurazione dell'anno giudiziario della magistratura contabile. E non sono mancate le condanne: nel solo 2009, su 46 sentenze per danno erariale derivante da attività contrattuale della pubblica amministrazione, ben 29 sono sfociate in sanzione per i chiamati in giudizio per un importo complessivo pari a 14,8 milioni di euro. Per il presidente della Corte Tullio Lazzaro si tratta di una "zona d'ombra o di nebbia che sovrasta il tessuto più vitale e operoso del Paese", dove tangenti e corruzioni non accennano a diminuire. Anzi in alcuni casi sono alla base pure di "ingiustificati e fraudolenti aumenti di prezzo degli appalti". Ma alla base dell'opacità delle procedure di assegnazione dei lavori pubblici non ci sono solo le "bustarelle". Sfogliando tra i procedimenti conclusi dai magistrati contabili per danno erariale negli appalti, emerge che è abbastanza diffusa, anche, la realizzazione di opere senza una previa, accurata verifica della loro concreta eseguibilità economica, tecnica, logistica. L'assenza o comunque la grave superficialità in tali casi di una analisi di fattibilità sono spesso le cause del sorgere, in corso d'opera, di una serie di difficoltà di esecuzione del rapporto contrattuale e del conseguente fallimento dell'opera o del servizio appaltati, rendendosi così vano il dispendio di risorse finanziarie nel frattempo utilizzate. Altra nota dolente sono le "gravi e ripetute irregolarità nella gestione e nel collaudo dei lavori appaltati". Tutti gli agenti che rivestono le qualità di direttori dei lavori, progettisti, addetti alle misurazioni e rendicontazioni, preposti alla vigilanza di settore hanno precisi e stringenti obblighi di intervento nell'esecuzione delle opere, per garantire lavori a opera d'arte, osservanza dei tempi contrattualmente previsti, regolarità delle contabilizzazioni che misurano e quantificano il valore economico dell'effettiva utilità ottenuta dall'amministrazione committente, senza danno. Eppure, rileva la Corte dei Conti, le "inosservanze sono frequenti, territorialmente diffuse e mettono a nudo l'insufficienza del solo fattore normativo". I magistrati contabili chiedono uno sforzo in più alle amministrazioni: "protocolli interni, specificamente programmati, elaborati e dedicati al contrasto preventivo di anomalie e di degenerazioni dannose". 17 febbraio 2010
Berlusconi punta ancora su se stesso, ma la strada ora è in salita 17 febbraio 2010 L'inchiesta di Firenze sta cambiando le caratteristiche del confronto politico giusto alla vigilia della campagna elettorale. Si è creato uno snodo che definire insidioso è poco. Insidioso, s'intende, per Silvio Berlusconi e il partito di maggioranza. È pur vero che, a dar credito al fiume delle intercettazioni, il sistema di potere affaristico cresciuto intorno o ai margini della Protezione civile (ma non solo) abbracciava anche autorevoli esponenti del centrosinistra. Tuttavia il presidente del Consiglio sa bene di costituire il bersaglio privilegiato e inevitabile dell'offensiva giudiziaria. Non sul piano personale, bensì sul terreno politico. Il che è persino più rischioso. Per anni Berlusconi si è difeso dalle inchieste che lo riguardavano gridando al "complotto" dei magistrati. Per anni è riuscito a trasformare in un braccio di ferro senza vincitori ma anche senza vinti il conflitto fra il governo e i tribunali. A molti è apparso la vittima, ad altri il persecutore. Eppure alla fine ha sempre imposto la sua controversa logica di fondo: il carisma di chi gode del consenso popolare pesa di più dei codici. Oggi questo meccanismo per la prima volta sembra inceppato. Non si tratta tanto dei sondaggi che segnalano un calo della popolarità del premier. Quanto dei colpi che l'inchiesta ha inferto a un uomo-simbolo come Bertolaso. Simbolo di quella filosofia "del fare" che ancora ieri Berlusconi ha rivendicato con orgoglio, contrapponendola alle "parole inutili" della sinistra. Come dire che nonostante tutto il presidente del Consiglio riparte da se stesso, dalla propria capacità di realizzare progetti. Ma poiché era Bertolaso era il braccio esecutivo di questa volontà, grazie alle sue straordinarie qualità di organizzatore, nessuno può negare che oggi la macchina è in panne. Non sappiamo come reagirà l'elettorato, tra quaranta giorni, agli sviluppi dello scandalo. Ma non si può ignorare che piove sul bagnato. Nel senso che l'arresto dell'assessore Pennisi a Milano è un altro segnale molto brutto per il Pdl. Si tratta di storie del tutto diverse e non solo per la statura dei personaggi. Ma il rischio è che nella percezione dell'opinione pubblica tutto si mescoli, fino a offuscare in qualche misura il carisma del leader proprio sul terreno a lui propizio: il rapporto con il popolo, diretto e senza filtri. Con il popolo che ha ammirato la gestione dei rifiuti a Napoli o i soccorsi all'Aquila. Berlusconi reagisce in due modi. Primo, stabilendo che le elezioni regionali hanno una valenza politica generale: "O di qua o di là". È una chiamata a raccolta dei seguaci per un test nazionale. C'è da credere che il presidente del Consiglio, a differenza di quello che annunciava fino a pochi giorni fa, si getterà nella mischia elettorale senza risparmio. Secondo punto, lo stesso premier ha chiesto a Bertolaso di restare al suo posto. È una scelta non esente da rischi, ma l'alternativa sarebbe assai peggiore: le dimissioni dell'uomo-simbolo a poche settimane dal voto, quasi un'ammissione di colpevolezza. Berlusconi, come è noto, non ama le autocritiche e del resto Bertolaso è tuttora un personaggio che gode di enorme popolarità. Tuttavia questo non basterà. Berlusconi dovrà cercare un colpo d'ala per risalire la china. Il sospetto che intorno al Pdl si sia creato un vischioso sistema affaristico è sufficiente ad appannare l'immagine del capo. E questa volta non si può usare l'argomento del complotto dei pm. 16 febbraio 2010
2010-02-16 Cancellata in commissione la Protezione civile Spa di Nicoletta Cottone 16 febbraio 2010 Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso, in Commissione Ambiente alla Camera dove e' all'esame il decreto legge che fra l'altro prevede l'istituzione della ''Protezione Civile Spa'' (Ansa) La Commissione Ambiente della Camera ha dato il via libera a maggioranza al decreto sulla protezione civile. Dal provvedimento è stata eliminata la norma sulla trasformazione in spa della Protezione civile, come aveva confermato il capo della Protezione civile Guido Bertolaso (indagato per corruzione nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Firenze sui lavori del G8 della Maddalena), nel corso di una audizione alla commissione Ambiente della Camera, dove aveva illustrato il "suo" provvedimento ai deputati. Restano, però, i commi dell'articolo 16 dedicati alla flotta aerea, ossia i Canadair. "L'importante - ha commentato Bertolaso - é che non sia cancellata la protezione civile. Punto. La spa era una struttura aggiuntiva, non c'era nessuna trasformazione come qualcuno continua a dire". Bocciati i circa 300 gli emendamenti presentati in commissione, tutti firmati dall'opposizione. Approvati, invece, una decina di emendamenti che il relatore Agostino Ghiglia (Pdl) ha presentato in Commissione, compresa la soppressione dell'articolo 16 che istituiva la Protezione civile Spa. Fra le altre modifiche la cancellazione dell'articolo per la vigilanza sulla Croce rossa (15-ter) e della norma che apriva la possibilità di intervenire negli arbitrati. Perimetrata, poi, la norma sul cosiddetto "scudo", che blocca eventuali procedimenti giudiziari: è stato chiarito che la misura si applica esclusivamente all'emergenza rifiuti in Campania (l'opposizione temeva potesse avere valore generale) e solo per i procedimenti amministravi e civili, non per quelli penali. Nel decreto è rimasta, invece, la competenza della protezione civile sul piano carceri, lo sblocco delle assunzioni. Via libera anche a una modifica che prevede la sospensione del pagamento delle tasse per sei mesi per i territori colpiti dalle calamità. Solo un emendamento del relatore, che escludeva dal patto di stabilità interno le spese per i grandi eventi, è stato ritirato per problemi di copertura. Il decreto sarà domani in aula a Montecitorio. Qui dovrebbe arrivare il maxiemendamento del Governo, interamente sostitutivo del provvedimento. Quanto all'ipotesi di fiducia, Ghiglia ha sottolineato che "se non ci fossero troppi emendamenti da discutere in aula, potrebbe anche non essere necessaria". In ogni caso, specifica, un eventuale maxiemendamento del governo sarebbe posto sul testo uscito dalla commissione. In commissione nella mattinata ci sono stati continui stop and go, in attesa del deposito degli emendamenti del relatore. "Nel provvedimento - ha commentato Ermete Realacci del Pd - ci sono passaggi molto delicati. Oltre a quello sulla Protezione civile spa ci sono molti altri punti in cui vengono stravolte le regole ordinarie, dal piano straordinario per le carceri, alla realizzazione di grandi impianti energetici. È una linea chiara del governo Berlusconi: quella di sottrarre alla trasparenza abnormi quantità di appalti che muovono miliardi di euro".
2010-02-15 Fini: la protezione civile spa sarà stralciata dal decreto di Nicoletta Cottone 15 febbraio 2010 Gianfranco Fini (Lapresse) Non ci sarà una "Bertolaso spa". Il presidente della Camera. Gianfranco Fini, ha annunciato nel tardo pomeriggio che la norma contestata, l'articolo 16 del decreto protezione civile, verrà stralciata. "Il decreto - ha aggiunto - viene completamente depotenziato". Esulta l'opposizione per il "passo indietro del governo", dice il presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini: "è una vittoria dell'opposizione". Netta nella giornata anche la posizione del Senatur, Umberto Bossi. "La Protezione civile - ha detto il leader dei leghisti e ministro delle Riforme - non deve diventare una spa né deve sparire". La marcia indietro del Governo sul decreto legge è una frenata rispetto ai primi annunci. La norma "salterà", avevano annunciato in modo neanche tanto sommesso questa mattina esponenti del Pdl in Transatlantico. Anche se il relatore del provvedimento, Antonio Ghiglia (Pdl), al Sole24ore.com, aveva detto che "tutte le strade sono aperte: potrebbe permanere il testo attuale, strada più difficile, potrebbe essere stralciata qualche parte o potrebbe arrivare un maxiemendamento del governo su cui porre la fiducia. Siamo al punto zero". Le novità, dunque, sarebbero affidate in aula a un maxiemendamento del governo. "I tempi sono stretti - dice al Sole24ore.com Angelo Alessandri (Lega nord), presidente della commissione Ambiente, che ha sostituito giovedì il relatore nell'illustrazione del provvedimento in commissione - e solo un maxiemendamento con due fiducie veloci, alla Camera e poi al Senato, potrebbero garantire il rispetto della data del 28 febbraio", data di scadenza del termine per la conversione in legge del decreto. L'illustrazione del testo in commissione Ambiente a Montecitorio è iniziato giovedì 11 febbraio. Domani mattina, 16 febbraio, alle 10 scade il termine per la presentazione degli emendamenti. La commissione Ambiente si riunirà subito dopo, alle 10.30. Il provvedimento sarà poi in aula da mercoledì pomeriggio. E potrebbe essere Guido Bertolaso in persona a "difendere" il decreto nella mattinata di domani alla Commissione Ambiente di Montecitorio. Si lavora, dunque, per modificare in modo radicale il provvedimento, eliminando la trasformazione in spa della protezione civile. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, braccio destro del premier, ha assicurato che la Protezione civile resterà "un dipartimento della Presidenza del Consiglio con la sua struttura" e ha ammesso: "Anch'io mi arrabbierei se qualcuno pensasse di "trasformare" la Protezione civile in una società privata. Ma non è così". Letta ha lasciato chiaramente intendere che si punta ad abbandonare la strada della trasformazione in spa della protezione civile che tante critiche aveva sollevato, nelle file dell'opposizione, ma anche della maggioranza. Il più esplicito nel Pdl era stato nei giorni scorsi il ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli ("Anch'io ho delle perplessità e le manifesto"). Ermete Realacci (Pd) al Sole 24 Ore.com, ha ricordato che "la Protezione civile è un bene comune che ha la stessa importanza dell'esercito o della giustizia. Il problema è la grande confusione che mescola nel sistema Protezione civile l'utilizzo di strumenti accelerati di decisione, con meccanismi che aggirano norme e regole, giustificati per la gestione delle emergenze, ma non per eventi programmati da anni. Sono meccanismi che inquinano il sistema protezione civile, punto di forza del paese. Diventano, insomma, meccanismi permeabili alla distorsione. Troppi miliardi scompaiono dall'occhio del radar". Per Realacci la costituzione della Società protezione civile spa avrebbe comportato "l'indebolimento e l'opacizzazione del sistema di protezione civile, che pure in questi anni - grazie alla competenza del sottosegretario Bertolaso, ma anche grazie alla fattiva collaborazione delle regioni e degli altri enti territoriali e delle associazioni di volontariato - ha saputo rappresentare un punto di eccellenza dell'Italia, senza uguali anche in campo internazionale". Bertolaso: "Faccio le valigie subito se lo chiede Berlusconi" (di Giorgio Santilli) Lo "scudo" Bertolaso non è neanche un ombrello L'abc del decreto Protezione civile spa (di Claudio Tucci) 15 febbraio 2010
Inchiesta G-8,Verdini: "Indagato per corruzione, ma sono estraneo" 15 febbraiio 2010 Inchiesta G-8,Verdini: "Indagato per corruzione, ma sono estraneo" (Foto Ansa) Denis Verdini, coordinatore del Pdl, è indagato dalla procura di Firenze per il reato di concorso corruzione. Lo ha reso noto lo stesso Verdini, aggiungendo di aver dimostrato la sua "più totale estraneità all'accusa" durante l'interrogatorio in Procura. "Dopo aver letto che il mio nome compariva per fatti marginali nell'inchiesta condotta dalla Procura di Firenze in merito agli appalti per le opere emergenziali affidate alla gestione della Protezione civile - ha detto Verdini - e dopo aver saputo dai giornali che il mio telefono era stato intercettato indirettamente, per una serie di colloqui con gli indagati, uno dei quali, Riccardo Fusi, è unmio carissimo amico da molti anni, ho chiesto al mio avvocato di verificare i fatti presso la magistratura. In questo modo ho appreso di essere stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di corruzione". "La vicenda che mi veniva contestata - ha aggiunto il coordinatore del Pdl - riguardava solo ed esclusivamente la segnalazione per la nomina di Fabio De Santis a Provveditore delle opere pubbliche per Toscana, Umbria e Marche. Ho quindi chiesto e ottenuto la disponibilità del Procuratore della Repubblica di Firenze ad essere ascoltato quanto prima, cosa che è avvenuta questo pomeriggio di fronte ai pubblici ministeri Giuseppina Mione e Giulio Monferini, titolari dell'inchiesta, ai quali ho fornito serenamente e con la massima trasparenza le informazioni richieste, illustrando le motivazioni del mio intervento come unicamente riconducibili al tentativo di risolvere il problema del danno erariale conseguente all'appalto per la realizzazione della scuola Marescialli e carabinieri a Firenze. Ho quindi dimostrato - ha concluso Verdini - la mia più totale estraneità all'accusa". . 15 febbraiio 2010
Fini: "Chi ruba non lo fa per il partito, ma perché è un ladro" commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 15 febbraio 2010
"Oggi chi ruba non lo fa per il partito ma perché è un ladro". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo a un convegno alla Luiss e rifiutando un parallelo fra gli episodi di corruzione attuali e quelli di Tangentopoli. "Non so se oggi c'è una questione morale, indubbiamente il malvezzo e la corruzione ci sono, ci sono sempre stati e ci saranno", ha aggiunto la terza carica dello stato. "Non condivido la tesi di chi dice che è più o meno come era prima di Tangentopoli quando chi raccoglieva le tangenti diceva che servivano alla politica - continua Fini - Spero che nessuno voglia sostenere che la politica è marcia perché ha bisogno di tanti soldi. La realtà è diversa. I grandi partiti del passato avevano in ogni città decine di impiegati e strutture che non esistono più. C'era il peso mastodontico di questi apparati. Oggi non c'è più". Secondo il presidente della Camera "oggi ci sono tanti episodi di tangenti e corruzione", ma coloro che li compiono "devono essere chiamati come meritano: volgari lestofanti. Evitiamo paragoni impropri". Meglio partiti leggeri. "Non difendo l'attuale legge elettorale - ha detto Fini - ma non vorrei che si pensasse che era meglio quando c'erano le preferenze. Se dipendesse da me tornerei al breve periodo del collegio uninominale, un collegio elettorale più piccolo e dove i candidati potevano essere valutati dai cittadini". Per Fini con l'attuale legge elettorale le candidature le decidono in pochi in una stanza. "Ma non bisogna neppure rimpiangere l'epoca delle preferenze, quando qualcuno che non era nè De Gasperi, nè Berlinguer, nè Nenni, prendeva migliaia di voti apparentemente senza motivo". Fini ha valutato positivamente il diffondersi di fondazioni, "pensatoi" e "think tank" che hanno di fatto sostituito i vecchi partiti: "In Italia c'è il ceto politico più numeroso e più costoso dell'Occidente, bisogna passare a partiti leggeri, con strutture ridotte all'osso e dove ci si impegna per passione e non per interesse". Le incompatibilità oltre il limite della decenza. Fini ha anche denunciato come la questione delle "incompatibilità stia superando il livello della decenza. Si vuol essere contemporaneamente parlamentari e sindaci o consiglieri regionali o provinciali. Anche dai politici ci vorrebbe un esempio per ridare fiducia agli italiani. È già difficile fare bene una cosa, figuriamoci due o tre contemporaneamente". Magari fosse possibile un Sud con la no tax area. "Magari fosse possibile fare del Sud una no tax area...ma non si può fare, Bruxelles non lo permetterebbe", ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Parlando del Mezzogiorno, Fini ha ribadito che "il problema del Sud non è la mancanza di risorse", è che il Sud "ha un deficit di classe dirigente" non solo locale ma anche nazionale tanto è vero, fa notare Fini, che "ci sono pochi meridionali al vertice della politica. La classe dirigente di oggi è a trazione nordista. In passato non è stato così". Per crescere il Mezzogiorno ha bisogno di debellare la criminalità e l'illegalità, liberarsi dall'abitudine a dipendere in modo esclusivo dallo Stato, come se lo Stato fosse la mamma. Fini ha anche criticato l'idea del "posto fisso" che rappresenta culturalmente il desiderio di ogni genitore meridionale per il proprio figlio. "Ma l'alternativa al precariato non è certo un bel posto alle Poste. La vita è una sfida, bisogna non accontentarsi e mettersi in gioco". Passare dal welfare di protezione a quello delle opportunità. "L'Europa dovrebbe cominciare a guardare agli Stati Uniti e a che cosa è il welfare delle opportunità", ha detto Fini rilanciando il tema a lui caro delle politiche di diritto per i cittadini. "Si discute moltissimo del welfare, forse il lascito migliore della politica europea del secolo scorso - spiega la terza carica dello Stato -. In Europa siamo avanti rispetto al modello americano perchè abbiamo il welfare state, ma si tratta di un welfare di protezione. Non dobbiamo pensare solo ai disabili, agli anziani, agli ammalati, ma iniziare a pensare a un welfare delle opportunità. La società prossima ventura sarà multietnica e multiculturale. Spero che la politica sappia parlare ai giovani in tal senso. La politica nono è solo la gestione della "cosa pubblica"". Sul web mi metto nella casella "libertà". "Indubbiamente sulla rete ci sono tanti rischi - ha detto Fini - ma ci sono tali e tante opportunità che mi spingono a farmi schierare alla parte di quelli che associano a internet la parola libertà e non dalla parte di quelli che dicono pericolo". Per Fini coloro che si mettono nella casella "pericolo" "sono normalmente rappresentanti delle dittature". 15 febbraio 2010
2010-02-14 Bertolaso al Riesame contro il sequestro di documenti 13 febbraio 2010 "Dai nostri archivi" Bertolaso, nelle carte del Gip feste e sesso G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Letta difende Bertolaso e la gestione degli appalti all'Aquila Bertolaso ammette eccesso di fiducia sugli appalti per il G8 Pd all'attacco, Bersani chiederà le dimissioni di Bertolaso
Il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, attraverso il suo legale Filippo Dinacci, ha fatto ricorso al tribunale del riesame di Firenze contro il sequestro di documenti avvenuto in occasione della perquisizione del 10 febbraio scorso nei suoi uffici e nella sua abitazione. Il provvedimento era stato disposto dal gip di Firenze nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi. Oltre a Bertolaso, indagato per corruzione, anche Mauro Della Giovampaola, tra i quattro arrestati, avrebbe già presentato richiesta di riesame, in questo caso contro l'ordinanza di custodia cautelare. Della Giovampaola era responsabile dei cantieri per i lavori del G8 a La Maddalena. Non risulta, al momento, che identica richiesta sia stata avanzata dai legali degli altri tre arrestati: Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Fabio De Santis, provveditore alle opere pubbliche della Toscana, e l'imprenditore romano Diego Anemone. Il legale di Balducci, Franco Coppi, ha spiegato che prima di decidere se fare richiesta di riesame, attende la decisione del gip di Firenze, Rosario Lupo, sull'istanza di revoca della misura cautelare presentata all'interrogatorio di garanzia, ieri, e sulla quale il gip si è riservato. Nonostante gli atti siano stati trasmessi per competenza alla procura di Perugia, vista la presenza fra gli indagati di un magistrato di Roma, il tribunale del riesame competente è quello di Firenze, dove ha sede il gip che ha firmato i provvedimenti. Il Gip non ha ancora deciso sulle scarcerazioni Il gip di Firenze, Rosario Lupo, non ha ancora deciso sulle istanze di scarcerazione presentate ieri durante gli interrogatori di garanzia ai quattro arrestati nell'ambito dell'inchiesta fiorentina sugli appalti per i grandi eventi. Ieri il giudice si è riservato la decisione, in attesa anche del parere della procura che, in base a quanto si apprende, non dovrebbe arrivare prima di lunedì. Fra gli arrestati che hanno fatto richiesta di scarcerazione, c'è Angelo Balducci, presidente del Comitato superiore dei lavori pubblici. Oltre a lui, in carcere sono finiti Fabio De Santis, provveditore alle opere pubbliche della Toscana e successore di Balducci come soggetto attuatore per le opere del G8 alla Maddalena, Mauro Della Giovampaola, che ha lavorato nella missione per il G8 in Sardegna, e l'imprenditore Diego Anemone. Il gip ha cinque giorni di tempo (dalla richiesta dei difensori) per decidere 13 febbraio 2010
2010-02-13 Letta difende Bertolaso e la gestione degli appalti all'Aquila di Marco Ludovico 13 Febbraio 2010 Letta, Bertolaso - Contrasto "Dai nostri archivi" Bertolaso ammette eccesso di fiducia sugli appalti per il G8 G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Bertolaso, nelle carte del Gip feste e sesso PROTEZIONE CIVILE / Emergenza il segno del destino di Bertolaso Pd: "Uno scudo Bertolaso nel decreto Protezione civile"
Gianni Letta rinnova la fiducia a Guido Bertolaso ed esclude che abbiano preso soldi gli imprenditori che esultavano per il terremoto. Ieri sono cominciati i primi interrogatori a Roma degli imputati nell'inchiesta sulla Protezione civile. Angelo Balducci, il potente presidente del comitato superiore dei lavori pubblici, ha sostenuto la "piena regolarità" degli appalti. L'imprenditore Guido Anemone, invece, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il Pd, intanto, attacca: "C'è un andazzo che non è accettabile" dice il segretario Pier Luigi Bersani. La difesa di Letta Nel capoluogo abruzzese, alla consegna del premio Innovazione 2009, Letta si è rivolto alla platea di Finmeccanica rinnovando la stima nei confronti del capo della Protezione civile. "Voi che l'avete visto non potete credere che abbia tradito la vostra fiducia come non ci credo io. A lui – ha spiegato – mi piace mandare un pensiero di solidarietà e di affetto". Poi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha risposto alla mobilitazione di circa 7mila persone su Facebook contro le risate di alcuni imprenditori, emerse dalle intercettazioni dell'inchiesta, nella notte del sisma. "Tutti abbiamo sentito un brivido di orrore - ha detto Letta - rispetto a quelle brutte persone che stavano a lucrare qualcosa sulla disgrazia dell'Aquila. Nessuna di quelle persone, nessuna di quelle imprese, ha messo mai piede all'Aquila, né ha avuto un euro di lavori nella prima fase e né l'avrà nella seconda". Balducci: gare legittime "Gare legittime, assolutamente regolari". Così Balducci si è difeso nel carcere di Regina Coeli davanti al Gip di Firenze, Rosario Lupo, dall'accusa di corruzione nell'indagine sugli appalti per il G8 alla Maddalena. Ha detto di avere avuto con Guido Bertolaso "solo rapporti istituzionali". E, come hanno riferito i legali Roberto Borgogno e Francesca Coppi, ha sostenuto che "gli appalti oggetto di contestazione sono stati assegnati a imprese che avevano i requisiti per averli". E con l'imprenditore Diego Anemone i rapporti sono "personali e datati nel tempo, non hanno mai influito nelle scelte della pubblica amministrazione e sono stati sempre tenuti distinti". Non ha risposto al Gip l'ingegnere Fabio De Santis, oggi provveditore alle opere pubbliche della Toscana, successore di Angelo Balducci le opere del G8 alla Maddalena. Balducci ha chiesto la scarcerazione al gip. Dopo la decisione sull'istanza e quelle degli altri imputati ci sarà il trasferimento degli atti alla procura di Perugia, che dovrà proseguire gli accertamenti per competenza territoriale alla luce del coinvolgimento del magistrato romano, Achille Toro, indagato per rivelazioni di segreto d'ufficio. Bertolaso: sono sereno "Sono sereno, ho la coscienza a posto" dice il capo della Protezione civile. Ammette di aver avuto forse "un eccesso di fiducia" nei confronti di certe persone e di non "essere stato in grado di controllare tutto" ma attacca chi getta fango sulla Protezione Civile, "un sistema che abbiamo contribuito a far crescere e diventato punto di riferimento a livello mondiale". Sui lavori a La Maddalena, Bertolaso non nega che qualcosa non abbia funzionato, ma esclude una responsabilit diretta. "Forse ho avuto eccessiva fiducia nei confronti di alcune persone. Ma credo che il rispetto dei valori e delle responsabilità debba riguardare tutti i cittadini e i funzionari dello Stato. Se qualcosa ho mancato, me ne faccio una colpa e un rammarico, ma non per questo devo essere messo alla berlina". La preoccupazione di Prodi "Leggendo le vicende che coinvolgono il responsabile della Protezione Civile c'è da rabbrividire" dice Antonio di Pietro e l'Idv presentato una mozione di sfiducia alla Camera per chiedere le dimissioni di Bertolaso. Duro anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. "Eventuali responsabilità personali saranno stabilite dalla magistratura, però esiste una responsabilità oggettiva". Romano Prodi si dice preoccupato per la Protezione Civile che "è un nostro orgoglio nazionale, ma quando una cosa funziona bene e la si sovraccarica di compiti impropri solo perchè si vogliono eludere i controlli burocratici, che pur sono pesanti e gravosi, una bellissima cosa finisce per soffrire e degradarsi". 13 Febbraio 2010
Pd all'attacco, Bersani chiederà le dimissioni di Bertolaso commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 13 febbraio 2010 Letta difende la gestione degli appalti a L'Aquila (di Marco Ludovico) L'ordinanza della procura L'abc del decreto Protezione civile spa "Dai nostri archivi" Letta difende Bertolaso e la gestione degli appalti all'Aquila L'abc del decreto Protezione civile spa <span id="U2102420668370pQH" style="">VISTI DA LONTANO</span> Il "cataclisma" del Pd sulla stampa straniera Maiolo (Pd) si gioca la candidatura in Calabria Maiolo (Pd) si gioca la candidatura in calabria Il Pd chiederà le dimissioni di Guido Bertolaso se il capo della Protezione Civile non le presenterà. A sostenerlo è il segretario del partito, Pierluigi Bersani. "A riguardo dell'inchiesta del G8 sui grandi appalti, il sottosegretario Bertolaso ha l'obbligo per fare chiarezza di presentare le dimissioni", ha affermato Bersani, oggi a Perugia per il congresso nazionale dell'Arcigay. "Se non lo farà, allora il Partito democratico chiederà nelle sedi istituzionali le dimissioni forzate", ha concluso Bersani. Non si è fatta attendere la risposta della maggioranza. "Guido Bertolaso non si tocca" ha affermato il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. "Siamo di fronte - spiega - all'ennesimo tentativo di diffamare uno dei simboli del buon governo di questa maggioranza, di screditare un esponente di un esecutivo che presenta fatti e non parole, che risolve le emergenze e che è vicino alla gente. Bertolaso è tutto questo, un uomo da sempre vicino a tutte le persone che soffrono e che vivono situazioni di difficoltà". "La richiesta di dimissioni di Bertolaso da parte del segretario Bersani e del Partito Democratico purtroppo sono la dimostrazione che non sono un partito nè di opposizione nè di governo, ma soltanto un partito 'gelatinoso', che rischia di implodere dopo le elezioni Regionali" ha invece dichiarato Roberto Calderoli, Ministro per la Semplificazione Normativa e Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord. Letta difende la gestione degli appalti a L'Aquila (di Marco Ludovico) L'abc del decreto Protezione civile spa 13 febbraio 2010
L'abc del decreto Protezione civile spa di Claudio Tucci Pagina: 1 2 3 4 di 4 pagina successiva commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci "Dai nostri archivi" Dal Senato nuovi paletti alla Bertolaso spa Letta difende Bertolaso e la gestione degli appalti all'Aquila Pd: "Uno scudo Bertolaso nel decreto Protezione civile" Alla Maddalena appaltate opere per 323 milioni di euro Il mese difficile di Bertolaso: dalla gaffe Haiti alle dimissioni Partirà dalla Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici l'esame della Camera al decreto-legge 195/2009, che riscrive il nuovo volto della Protezione civile, attualmente guidata da Guido Bertolaso. Tutte le "attività strumentali", dalla gestione delle situazioni di emergenza socio-economico e ambientale alla progettazione e vigilanza sugli interventi strutturali ed infrastrutturali, saranno affidate a una società ad hoc, Protezione civile servizi spa, alle dipendenze di Palazzo Chigi, a cui potrà essere appaltata, anche, la realizzazione delle nuove carceri. Il decreto riscrive, poi, il crono-programma per uscire, del tutto, dalle fasi emergenziali in Abruzzo e in Campania. Terminate le urgenze, il ritorno alla normalità, in queste aree, coinciderà con il passaggio di compiti e funzioni dai commissari governativi alle 2 regioni e, da queste, ai rispettivi enti locali. L'esame al Senato ha introdotto nel testo, anche, altre, svariate disposizioni: dal fondo per il diritto alla formazione continua dei dipendenti pubblici, alla stabilizzazione di dirigenti del ministero per i Beni culturali, all'ampliamento di compiti e funzioni del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano (il Cnsas). Ecco, comunque, voce per voce, in ordine alfabetico tutte le novità contenute nei 19 articoli del decreto-legge n. 195, all'esame, ora, di Montecitorio, per la definitiva conversione in legge. Abruzzo: fine gestione commissariale (articolo 1). Dal 1° febbraio 2010 e per l'intera durata dello stato di emergenza, il presidente della regione Abruzzo subentra nelle funzioni svolte dall'attuale Capo della Protezione civile, commissario delegato, per le attività di ricostruzione nella provincia aquilana. Alla Protezione civile rimarrà, invece, la competenza per il completamento delle iniziative avviate per la realizzazione delle abitazioni da destinare alla popolazione colpita dal sisma dell'aprile scorso. Si tratta degli interventi previsti per il completamento del progetto Case (Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili: il piano per la progettazione e realizzazione di nuove abitazioni destinate alle persone con una casa distrutta o inagibile nel comune dell'Aquila) e degli immobili provvisori abitativi e scolastici (Map e Musp). Per queste finalità si autorizza una spesa di un milione di euro per il 2011 e di un milione, a decorrere dal 2013, per tutte quelle attività connesse al monitoraggio di altri (eventuali) rischi sismici. Il passaggio di consegne verrà ufficializzato da un'ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri, che dovrà disciplinare, pure, il trasferimento delle residue risorse finanziarie e le modalità di controllo della spesa per la ricostruzione del territorio abruzzese. Il Governo dovrà, poi, trasmettere al Parlamento informative precise e dettagliate sulle spese sostenute nella fase di emergenza, per le ordinarie attività di controllo. Campania: via al nuovo ciclo di gestione e smaltimento rifiuti (articoli da 9 a 11-bis). Al fine di mantenere specifiche e adeguate condizioni di sicurezza degli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti, fino al termine delle attività di manutenzione e comunque non oltre il 30 settembre 2010, si assicura la prosecuzione di attività di presidio antincendio e di sicurezza da parte del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche attraverso servizi di vigilanza dinamica antincendio. Si prevede, poi, il subentro di Asia Spa, società del comune di Napoli, nella gestione degli impianti di selezione e trattamento ubicati in Giugliano e Tufino, al fine di assicurare la funzionalità dell'impiantistica a servizio del complessivo ciclo di gestione dei rifiuti nel territorio della provincia di Napoli. Entro il 30 giugno prossimo dovrà essere eseguito il collaudo su tutti gli impianti di deposito e stoccaggio rifiuti (pure di quelli costruiti in fretta e furia per tamponare l'emergenza della scorsa estate), che passeranno, poi, alle amministrazioni locali, anche tramite società ad hoc. Le amministrazioni locali possono, a loro volta, affidare a privati il servizio in via di somma urgenza, nonché prorogare i contratti in cui sono subentrate per una sola volta e per un periodo non superiore a un anno con abbattimento del 3% del corrispettivo negoziale inizialmente previsto. Tale possibilità è espressamente esclusa per i comuni delle isole del Golfo di Napoli. I costi troveranno integrale copertura nell'imposizione a carico dell'utenza. Si prevede, poi, che per l'anno 2010, nella regione Campania, in fase di prima attuazione e in via provvisoria e sperimentale, la Tarsu e la Tia sono calcolate dai comuni sulla base di 2 distinti costi: uno elaborato dalle province, anche per il tramite delle società provinciali, che forniscono ai singoli comuni ricadenti nel proprio ambito territoriale le indicazioni degli oneri relativi alle attività di propria competenza afferenti al trattamento, allo smaltimento ovvero al recupero dei rifiuti, e uno elaborato dai comuni, indicante gli oneri relativi alle attività di propria competenza. Sempre per il 2010, i soggetti a qualunque titolo incaricati della riscossione emettono, nei confronti dei contribuenti, un unico titolo di pagamento, riportante le causali degli importi dovuti alle amministrazioni comunali e provinciali e, entro e non oltre 20 giorni dall'incasso, provvedono a trasferire gli importi su 2 distinti conti, specificatamente dedicati, di cui uno intestato alla amministrazione comunale e un altro a quella provinciale, ovvero alla società provinciale. Tali importi sono obbligatoriamente ed esclusivamente destinati a fronteggiare gli oneri inerenti al ciclo di gestione dei rifiuti di competenza. Si stabilisce, inoltre, che, in fase transitoria, fino e non oltre il 31 dicembre 2010, le sole attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata continuano a essere gestite secondo le attuali modalità e forme procedimentali dai comuni. Allo scopo, poi, di ottimizzare l'utilizzo del territorio della regione Campania in termini compatibili con le esigenze ambientali e sanitarie, per l'infrastrutturazione occorrente al funzionamento dei cicli provinciali di gestione dei rifiuti, i siti e gli impianti di cui all'articolo 9 del dl 90/2008, nonché di cui all'articolo 1 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3697 del 2008, possono essere estesi nei territori adiacenti ricompresi nell'ambito di competenza di altri enti locali. Nelle more del completamento degli impianti di compostaggio nella regione Campania e per le esigenze della regione stessa, fino al 31 dicembre 2011, gli impianti di compostaggio in esercizio sul territorio nazionale possono aumentare la propria autorizzata capacità ricettiva e di trattamento fino alla percentuale dell'8 per cento. Rispetto, invece, al termovalorizzatore nella provincia di Salerno, si prevede che la provincia ponga in essere tutte le procedure occorrenti al fine di dotare il territorio della necessaria impiantistica asservita al ciclo dei rifiuti, da dimensionarsi per il trattamento di un quantitativo di rifiuti non superiore a 300mila tonnellate annue. Bisognerà, comunque, acquisire l'intesa rispettivamente con la provincia di Napoli o con la provincia di Caserta e sentire i comuni interessati. Si prevede, ancora, un inasprimento di pena per chi aggravi con i suoi comportamenti (articolo 6, legge 210/2008) la situazione nei territori già destinatari di declaratoria dello stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti. E, infine, per promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti della plastica e delle emissioni di Co2, entro 6 mesi dall'entrata in vigore del presente decreto, il ministero dell'Ambiente può promuovere un accordo di programma con soggetti pubblici, aziende acquedottistiche e associazioni di settore, finalizzato ad aumentare, anche con impianti distributivi in aree pubbliche, il consumo di acqua potabile di rete senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Commissari straordinari (articolo 17-quinquies). Previste procedure più snelle per la nomina dei commissari straordinari incaricati di assicurare la realizzazione di indifferibili e urgenti opere connesse alla trasmissione, alla distribuzione e alla produzione dell'energia aventi carattere strategico nazionale, anche avuto riguardo alla necessità di prevenire situazioni di emergenza nazionale. Copertura finanziaria (articolo 18). Vengono indicati tutti gli impegni finanziari relative alla copertura degli oneri previsti dal presente decreto, pari, complessivamente, a euro 35.173.000 per il 2010 e euro 30milioni annui dal 2011 al 2024. Emergenza rifiuti campani: arrivano le Unità stralcio e operativa (articoli da 2 a 5). Per mettere definitivamente la parola fine sull'emergenza rifiuti in Campania, che, lo scorso anno, finì in prima pagina su tutti i giornali, anche, internazionali, le nuove norme prevedono il subentro (senza soluzione di continuità) di regione e province nei rapporti attivi e passivi in capo al Sottosegretario all'emergenza rifiuti. Al tal scopo, un decreto di Palazzo Chigi dovrà istituire 2 strutture ad hoc, l'Unità stralcio e l'Unità operativa che, fino al 31 gennaio 2011, attenderanno ai compiti connessi al complessivo ciclo di gestione dei rifiuti, in termini di affiancamento rispetto alle strutture già esistenti e, per il periodo 1° gennaio-30 settembre 2010, opereranno, per talune attività, in termini di sussidiarietà rispetto agli enti ordinariamente competenti. Per quanto riguarda attribuzioni e competenze dell'Unità stralcio, le disposizioni prevedono, in particolare, che spetterà alla nuova struttura definire le situazioni creditorie e debitorie derivanti dalla pregresse gestioni dell'emergenza rifiuti. A un Dpcm toccherà, poi, stabilire le modalità per l'accertamento del debito e per il successivo inserimento dello stesso in un apposito piano di rilevazione. Bisognerà, comunque, riconoscere priorità al pagamento dei crediti privilegiati, di quelli recati da titoli esecutivi definitivi e dei crediti di lavoro.Si prevede, poi, che fino al 31 gennaio 2011, non possano essere intraprese azioni giudiziarie e arbitrali nei confronti delle strutture commissariali e dell'Unità stralcio e che quelle pendenti siano sospese. Per non pesare, ulteriormente, sull'Erario, si stabilisce che i debiti insoluti non producono interessi ne sono soggetti a rivalutazione monetaria. Per quanto riguarda, invece, l'Unità operativa, dovrà vigilare sullo svolgimento delle competenze amministrative riferite agli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti (di Caivano, Tufino, Giugliano, Santa Maria Capua Vetere, Avellino località Pianodardine, Battipaglia, Casalduni) e del termovalorizzatore di Acerra, oltre che all'esecuzione del contratto di affidamento di quest'ultimo e del relativo impianto di servizio. L'unità si occuperà, anche, della prosecuzione - ove ritenuto necessario - degli interventi anche infrastrutturali e delle relative opere accessorie, dell'eventuale coordinamento dei flussi dei rifiuti, dell'organizzazione funzionale del dispositivo militare, della determinazione, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, dei costi di conferimento dei rifiuti, tenuto conto, nelle more dell'emanazione del definitivo piano dei rifiuti da parte dell'amministrazione regionale, di quanto disposto dalle Linee guida emanate dal Sottosegretario il 20 ottobre scorso. Si dispone, poi, l'impiego delle Forze armate per la salvaguardia e la tutela dei siti e delle aree di interesse strategico nazionale, prevedendo l'utilizzo di un massimo di 250 unità di personale militare. Si chiarisce, inoltre, che le ordinanze del presidente del Consiglio dei Ministri per l'emergenza rifiuti in Campania sono efficaci fino al 31 dicembre 2009, fatti salvi i rapporti giuridici ancora in corso alla stessa data, che cessano alla naturale scadenza. Entrata in vigore (articolo 19). Le nuove disposizioni sono entrate in vigore il 30 dicembre 2009. Formazione continua dipendenti pubblici (articolo 15-bis). Nasce, presso Palazzo Vidoni, il "Fondo per il diritto alla formazione continua dei dipendenti pubblici". Dovrà essere utilizzato da tutte le amministrazioni e sarà alimentato da una quota pari al 40% delle risorse stanziate per la formazione presso le amministrazioni pubbliche centrali. Obiettivo: assicurare omogeneità ed efficienza al processo di formazione continua dei pubblici dipendenti. Istituti penitenziari (articoli 17-ter e 17-quater). Si prevede che il commissario straordinario per l'emergenza conseguente al sovrappopolamento degli istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale provvede, d'intesa con regione ed enti locali, alla localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, anche in deroga alle vigenti previsioni urbanistiche. Il provvedimento di localizzazione comporta dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza delle opere e costituisce decreto di occupazione d'urgenza delle aree individuate. Il Commissario straordinario può avvalersi della società Protezione civile servizi spa per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzione lavori e vigilanza degli interventi strutturali e infrastrutturali attuati in esecuzione del programma degli interventi. Toccherà ai prefetti il compito di vigilare al fine di prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata negli interventi per la realizzazione dei nuovi istituti penitenziari. Operatori ambientali (articolo 17-bis). Saranno formati dall'apposita "Scuola di specializzazione in discipline ambientale". Personale dei consorzi (articolo 13). Si prevede che il consorzio unico di bacino delle province di Napoli e di Caserta, nonché i consorzi relativi alle altre province, provvedano alla definizione della propria dotazione organica, laddove non esistente, che viene successivamente approvata dalla Protezione civile. I consorzi provvedono, quindi, all'assunzione a tempo indeterminato di personale in servizio alla data di entrata in vigore del decreto e titolare di contratto al 31 dicembre 2008, fino alla copertura dei posti della dotazione organica e nell'ambito dei profili professionali acquisiti al 31 dicembre 2008, e dando priorità a coloro che già erano in servizio alla data del 31 dicembre 2001 negli ambiti territoriali di competenza. Per le medesime finalità i consorzi delle province di Avellino, Benevento e Salerno, nei limiti delle rispettive risorse disponibili allo scopo finalizzate, procedono all'assunzione a tempo indeterminato del personale occorrente a copertura dei posti della propria dotazione organica. Protezione civile servizi Spa (articoli 14, 15 e 15-ter). Arrivano una serie di novità che riguardano la struttura della Protezione civile. Intanto, si autorizza il dipartimento ad avviare procedure straordinarie di reclutamento di personale a tempo indeterminato, riguardanti il personale già titolare di contratto a tempo determinato o di collaborazione coordinata e continuativa. Nel frattempo, si dispone l'assunzione di altro personale, anche a livello dirigenziale (a tempo determinato), fino al massimo di 150 unità. Viene istituita, poi, (a costo zero per l'Erario) la figura del Sottosegretario di Stato incaricato del coordinamento degli interventi di prevenzione in ambito europeo ed internazionale rispetto a eventi di interesse di protezione civile. Al fine, inoltre, di assicurare risparmi di spesa, i compromessi e le clausole compromissorie inserite nei contratti stipulati per la realizzazione d'interventi connessi alle dichiarazioni di stato di emergenza sono nulli. Sono fatti salvi i collegi arbitrali presso cui pendono i giudizi per i quali la controversia abbia completato la fase istruttoria alla data di entrata in vigore del presente decreto. Verrà, poi, punito con una multa fino a 5mila euro chiunque utilizzi indebitamente logo, stemmi, emblemi, denominazioni e ogni altro segno distintivo dell'immagine, riferiti alla Protezione civile. Piatto forte delle nuove norme è la costituzione della Protezione civile servizi spa, interamente partecipata dallo Stato, per lo svolgimento delle funzioni strumentali del dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per funzioni strumentali, il decreto elenca: lo svolgimento dei compiti e delle attività strumentali e di supporto tecnico amministrativo per il medesimo Dipartimento, salvo diversa ed espressa disposizione di legge, ivi compresa la gestione della flotta aerea e delle risorse tecnologiche. Ferme, poi, le competenze del ministero delle Infrastrutture, la nuova società provvede, pure, nel rispetto della vigente normativa anche comunitaria, alla progettazione, alla scelta del contraente, alla direzione lavori, alla vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, nonché all'acquisizione di forniture o servizi rientranti negli ambiti di competenza del Dipartimento della protezione civile e da esso individuati, ivi compresi quelli concernenti le situazioni di emergenza socioeconomico- ambientale dichiarate. Si chiarisce, comunque, la nuova società, laddove affidi a terzi lavori, forniture e servizi, è tenuta ad applicare il Codice dei contratti pubblici e i principi comunitari in materia di parità di trattamento, trasparenza, concorrenza e non discriminazione. I rapporti tra il dipartimento della Protezione civile e la Società sono regolati da un apposito contratto di servizio. Rischio idrogeologico (articolo 17). Accanto all'adozione di piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico, viene introdotta la possibilità di nominare commissari straordinari, che attuano gli interventi, provvedono alle opportune azioni di indirizzo e di supporto, promuovendo le occorrenti intese tra i soggetti pubblici e privati interessati e, se del caso, emanano gli atti e i provvedimenti e curano tutte le attività di competenza delle amministrazioni pubbliche necessarie alla realizzazione degli interventi, nel rispetto delle disposizioni comunitarie. Arrivano, poi, 100 milioni di euro per garantire gli interventi urgenti concernenti i territori delle regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana colpiti dagli eventi meteorici eccezionali dell'ultima decade di dicembre 2009 e dei primi giorni del mese di gennaio 2010. Riscossione crediti comuni campani (articolo 12). Si autorizza la conclusione di transazioni prevedenti l'abbattimento degli oneri accessori dei crediti vantati sui comuni campani dai consorzi operanti nel settore della gestione dei rifiuti, al fine di consentirne la sollecita riscossione. A tal fine, si prevede che i presidenti delle province campane nominino un soggetto liquidatore per l'accertamento delle situazioni creditorie e debitorie dei Consorzi e la successiva definizione di un piano di liquidazione ad hoc. Al soggetto liquidatore saranno conferiti, anche, compiti di gestione in via ordinaria dei consorzi e di amministrazione dei relativi beni. Si prevede, inoltre, che alla riscossione dei crediti vantati nei confronti dei comuni campani dalla struttura del Sottosegretario per l'emergenza rifiuti, provveda il ministero dell'Interno tramite riduzione dei trasferimenti erariali. Il recupero delle suddette somme avviene anche in sede di erogazione di quanto dovuto per la compartecipazione al gettito Irpef e per la devoluzione del gettito di imposta Rc-auto. Soccorso alpino (articolo 5-bis). Vengono ampliate le funzioni e i compiti del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano (il Cnsas). Si prevede, in particolare, che il Cnsas contribuisca, anche, alla prevenzione e alla vigilanza degli infortuni nell'esercizio delle attività alpinistiche, scialpinistiche, escursionistiche e degli sport di montagna, delle attività speleologiche e di ogni altra attività connessa alla frequentazione a scopo turistico, sportivo, ricreativo e culturale, ivi comprese le attività professionali, svolte in ambiente montano, ipogeo e in ambienti ostili e impervi. Anche le società esercenti o concessionarie di impianti funicolari aerei in servizio pubblico dovranno adeguarsi e stipulare apposite convenzioni con il Cnsas per l'evacuazione e per la messa in sicurezza dei passeggeri. Sarà consentito, poi, previo Dpcm, sentita la Protezione civile e l'Enac, l'utilizzo delle strumentazioni tecnologicamente avanzate, anche per il volo notturno, ad opera, però, di personale adeguatamente formato. Viene integrato, per il 2010, di 250mila euro il contributo annuo a carico dello Stato destinato al pagamento dei premi per l'assicurazione contro i rischi di morte, invalidità permanente e responsabilità civile verso terzi, ivi compresi gli altri soccorritori, dei volontari del Cnsas impegnati nelle operazioni di soccorso o nelle esercitazioni. Stabilizzazione dirigenti ministero Beni culturali (articolo 14, comma 1). Per una migliore tutela del patrimonio culturale e per le attività ordinarie ed emergenziali, il ministero per i Beni culturali è autorizzato a inquadrare nel ruolo dei dirigenti di prima fascia, nei limiti della relativa dotazione organica, i dipendenti di ruolo dello stesso dicastero, titolari di incarichi di funzione dirigenziale di livello generale, con almeno 5 anni di servizio. Termovalorizzatore di Acerra (articoli da 6 a 8). Vengono definite le modalità per la determinazione - da parte dell'Enea - del valore dell'impianto di termovalorizzazione di Acerra, da riconoscere al nuovo soggetto proprietario dell'impianto. In particolare, l'Enea dovrà determinare il valore dell'impianto entro 30 giorni dall'entrata in vigore del presente decreto sulla base dei criteri individuati dalla stessa Agenzia nella pubblicazione "Aspetti economici del recupero energetico da rifiuti urbani". A tal fine, sono rese provvisoriamente indisponibili nell'ambito del Fondo per le aree sottoutilizzate risorse per un importo pari a 355 milioni, per il 2011. Per quanto riguarda, poi, il trasferimento della proprietà dell'impianto, si prevede che, entro il 31 dicembre 2011, possa essere ceduto, tramite Dpcm, alla stessa regione Campania, ad altro ente pubblico, anche non territoriali, alla Protezione civile, fino, anche, a un soggetto privato. Se non si riesce a trasferire entro il 31 dicembre 2012, verrà acquisito ope legis dalla Protezione civile. Fino all'avvenuto trasferimento, è data, comunque, facoltà alla Protezione civile di affittarlo per massimo 2 anni a un canone pari a 2,5 milioni di euro mensili. In questo senso, la Protezione civile mantiene, quindi, la disponibilità piena dell'impianto, unitamente ai ricavi spettanti per la cessione dell'energia elettrica prodotta. Infine, tenuto conto della valenza strategica dell'impianto in questione nell'ambito del ciclo di gestione dei rifiuti della regione Campania, e del relativo vincolo di destinazione, tale struttura è dichiarata, fino al trasferimento di proprietà (che è condizionato all'esito positivo del collaudo), insuscettibile di alienazione, di altri atti di disposizione, è impignorabile, né può essere assoggettata a trascrizioni o iscrizioni pregiudizievoli. Vigili del fuoco (articolo 14-bis). Viene estesa, anche, a loro l'indennità di trasferimento: una sorta di diaria di missione, fino a oggi appannaggio esclusivo dei militari e poliziotti. Fino al 30 giugno 2010, poi, dovranno continuare ad assicurare gli interventi di soccorso pubblico nelle aree abruzzesi colpite dal sisma.
2010-02-12 PROTEZIONE CIVILE / Emergenza il segno del destino di Bertolaso di Stefano Folli commenti - 10 | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 12 Febbraio 2010 Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (a sinistra) e il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso (Reuters) IL PUNTO di Stefano Folli Silvio Berlusconi ha fatto quello che ci si attendeva da lui: ha difeso a spada tratta Guido Bertolaso dalle accuse che lo coinvolgono in un'inchiesta scabrosa. Per il secondo giorno consecutivo il presidente del Consiglio non ha esitato a esporsi direttamente per far scudo al capo della Protezione civile. In questi casi, il rischio maggiore per l'indagato è l'isolamento, il sentirsi abbandonato dagli amici dall'oggi al domani. Non è il caso di Bertolaso. Gli sono rimasti vicini i suoi protettori ed estimatori politici, cui si aggiungono le migliaia di cittadini che gli hanno espresso di slancio la loro solidarietà. E fanno riflettere le parole di amicizia pronunciate dal sindaco dell'Aquila, un amministratore che ha condiviso con lui i lunghi mesi dell'emergenza e poi della ricostruzione e che non appartiene allo schieramento del premier. Questo sentimento diffuso e sincero vorrà dire qualcosa. Non è una garanzia d'innocenza, certo, ma come diceva Abramo Lincoln "nessuno può ingannare tutti per tanto tempo". Bertolaso gode di una stima reale e ci sono le sue opere a testimoniare per lui. Per il resto, occorre attendere gli esiti dell'inchiesta con rispetto. Ha fatto bene il capo della Protezione civile a mettersi a disposizione della magistratura, evitando il corto circuito delle solite polemiche. Anche se, lo sappiamo fin troppo bene, questa vicenda è destinata a diventare l'ennesimo tassello dell'eterno conflitto italiano fra giudici e politica. Questo aiuta a capire perché Berlusconi non ha avuto dubbi nel respingere le dimissioni del sottosegretario. Non è solo stima per l'uomo. È anche una considerazione politica cruciale. Bertolaso rappresenta la figura più significativa e simbolica della stagione berlusconiana. È il realizzatore che permette al premier di essere credibile quando si presenta come l'"uomo del fare", il modernizzatore nemico della burocrazia e delle chiacchiere inconcludenti. Se il consenso di Berlusconi nel paese è ancora alto, in buona misura lo si deve a ciò che Bertolaso è riuscito a realizzare in Abruzzo e a Napoli. Come un generale dell'antica Roma che mette a disposizione dell'imperatore il risultato delle battaglie vinte in lontane province. Vedremo cosa emergerà dall'indagine. Quello che si conosce finora fa pensare a una storia molto brutta, nella quale però il ruolo del sottosegretario potrebbe essere marginale o insignificante. Resta il consueto diluvio delle intercettazioni, dalle quali l'immagine di Bertolaso è uscita sporcata, ma per ora non distrutta. Comunque sia, siamo nel pieno di un processo mediatico che lascia sconcertati, anche per il ripetersi monotono dei riti che lo accompagnano. Senza dubbio è singolare che un presidente del Consiglio debba intervenire in prima persona per precisare che i "massaggi" e le "ripassate" cui si accenna nelle intercettazioni si riferiscono a sedute di fisioterapia e non a quello che sembra. Ma questa è la miglior conferma di come Berlusconi ritenga strategica la difesa di Bertolaso. La caduta dell'uomo sarebbe un colpo quasi letale al profilo pubblico del governo. E quindi al meccanismo del consenso. Per cui il premier non può rischiare che il 2010 sia l'anno di una nuova graticola a sfondo sessual-affaristico, come il 2009 fu l'anno degli scandaletti di Palazzo Grazioli. Ed è fin troppo evidente che Berlusconi vive gli attacchi a Bertolaso come se fossero rivolti a lui. In termini politici non si può dargli torto. Ne deriva quindi che le dimissioni sono state un bel gesto dell'indagato, ma non avrebbero mai potuto essere accettate a Palazzo Chigi. La partita ormai va al di là di Bertolaso. Per vincerla, il consueto repertorio di giudizi insofferenti nei confronti della magistratura servirà a poco. Berlusconi può proteggere se stesso con il "legittimo impedimento", ma a Bertolaso conviene affrettare il giudizio e puntare a essere scagionato. Magari separando il suo destino da quello del gruppetto degli arrestati, se sarà in grado di farlo. È il miglior servigio che in questo momento può rendere alle istituzioni. La mozione di sfiducia individuale presentata da Di Pietro può persino aiutarlo. Nel senso che rende più chiara la posta politica in gioco e ricompatta la maggioranza. Tanto più che il Partito Democratico, almeno a sentire Bersani, non ha troppa voglia di farsi risucchiare in una guerra di religione intorno a un personaggio della popolarità di Bertolaso. Anche per queste ragioni, e in attesa di fatti nuovi che definiscano meglio il quadro, sarebbe opportuno che il decreto sulla "Protezione Civile spa", oggi pendente in Parlamento, conoscesse una pausa di riflessione. Si tratta di un progetto giusto nelle intenzioni, ma assai controverso nella forma assunta. E sebbene non esista, almeno così sembra, alcun nesso tra l'inchiesta in corso e i tempi di approvazione parlamentare della nuova legge, un certo senso di opportunità consiglierebbe di rinviare il voto finale. Si potrebbe cogliere l'occasione per rendere più trasparente e solido il sistema delle regole. Che dovranno essere semplificate e snelle, non c'è dubbio, ma pur sempre tali da permettere al Parlamento, prima, e agli organi di controllo, poi, le necessarie verifiche. 12 Febbraio 2010
2010-02-11 Favori sessuali, lo sfogo di Bertolaso: "Accusa infamante" commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 11 febbraio 2010 Favori sessuali, sfogo di Bertolaso: "Accusa infamante" "Dai nostri archivi" Bertolaso, nelle carte del Gip feste e sesso G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Pd: "Uno scudo Bertolaso nel decreto Protezione civile" Il mese difficile di Bertolaso: dalla gaffe Haiti alle dimissioni Bertolaso, "faccia pubblica del governo nelle crisi" "L'accusa è infamante e assolutamente drammatica. Da quello che ho letto e dalle carte ho ricevuto dalla magistratura si parla di compensi in denaro e anche di favori sessuali, cose assolutamente che non esistono". Lo ha detto il capo del dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, in una intervista esclusiva al Tg2. "Io non c'entro con questa vicenda, credo che si sia trattato di un grosso equivoco che, appena avrò la possibilità di confrontarmi con i magistrati, sarò in grado di chiarire". Bertolaso è indagato dalla procura di Firenze per corruzione nell'ambito dell'inchiesta su appalti per le grandi opere, tra cui il G8 della Maddalena. Il Salaria sport village, continua Bertolaso, "dove io andavo è uno dei centri sportivi più grossi di Roma, ci sono oltre 6mila persone che lo frequentano tutti i giorni. Nel contesto di questo grande impianto sportivo c'è una struttura dove si può fare fisioterapia. Questa Francesca (il nome di una donna citata nell'ordinanza in base ad alcune intercettazioni, ndr.) è una signora perbene, di grande garbo, molto brava, alla quale io ricorrevo alla luce dello stress che, visto il lavoro che faccio, ogni tanto mi colpisce. Il timore è che gli italiani si possano sentire traditi da Guido Bertolaso e per questo sono disposto a dare la vita per dimostrare loro che non li ho mai ingannati".
Inchiesta sul G8, nelle carte del Gip feste e sesso 11 febbraio 2010 Guido Bertolaso "Dai nostri archivi" G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Pd: "Uno scudo Bertolaso nel decreto Protezione civile" Il mese difficile di Bertolaso: dalla gaffe Haiti alle dimissioni Bertolaso spa a tutto campo Alla Maddalena appaltate opere per 323 milioni di euro Guido Bertolaso, capo della Protezione civile e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, si trova da mercoledì nel mirino di polemiche e di accuse pesanti. Come emerge via via dalle carte, le vicende al centro dell'inchiesta della Procura di Firenze non si limitano a tangenti e favori per le opere approntate in una serie di grandi eventi, compreso il G-8 che doveva tenersi in Sardegna, spostato poi nel luglio scorso a L'Aquila. Una serie d'intercettazioni telefoniche chiamano in causa i protagonisti anche per il coinvolgimento in festini piccanti e per un certo cinismo nella gestione delle emergenze. Domani sono in programma i primi interrogatori di garanzia per le quattro persone arrestate (Angelo Balducci, Diego Anemone, Mauro Della Giovampaola e Fabio De Santis, si legga più avanti per altri particolari). I rilievi dei magistrati fiorentini hanno ovviamente riacceso le polemiche tra i partiti. Così, gli esponenti dell'opposizione chiedono che Bertolaso confermi le proprie dimissioni (offerte ieri e subito respinte dal premier Silvio Berlusconi che ha attaccato i giudici parlando di persecuzione) e che il governo metta in quarantena il progetto di Protezione civile spa. Le forze della maggioranza, come già avvenuto appena uscita la notizia dell'inchiesta e degli arresti di funzionari e imprenditori, fanno invece quadrato intorno a Bertolaso, difendendo il suo operato e l'efficienza del dipartimento in questi ultimi anni. La prova migliore è stata offerta, dicono dal centro-destra, in particolare dopo il sisma in Abruzzo. "Io sono tranquillo. Sono sereno", ha commentato Bertolaso in un colloquio con il quotidiano La Stampa. "Ho sempre impostato - ha aggiunto - il mio lavoro di servitore dello Stato cercando di garantire la massima trasparenza e di mettere davanti a tutto la sicurezza dei cittadini. È un'accusa forte per chi come me s'è sempre impegnato per gli altri. È come se tanti anni di sacrifici e di disponibilità venissero cancellati con questo avviso di garanzia". Bertolaso ha poi aggiunto "lasciamo Berlusconi fuori da questa storia". Il difensore del sottosegretario, l'avvocato Filippo Dinacci, ha assicurato: "Siamo in presenza di una grande equivoco, che sarà quanto prima chiarito". Le feste e la "cosa megalattica" nelle carte del Gip Appalti, soldi e donne. Nell'ordinanza del Gip Rosario Lupo si descrive la ragnatela di contatti, promesse, accordi che sarebbero stati alla base di un meccanismo ben oliato. Il magistrato ricostruisce le tangenti che sarebbero state pagate con denaro, ville, auto di lusso ed escort in cambio di appalti milionari per il lavori del G-8 alla Maddalena e per la realizzazione o la ristrutturazione di impianti sportivi in occasione dei mondiali di nuoto del 2009 a Roma. Per esempio, l'imprenditore romano Diego Anemone, finito in manette per essere il presunto corruttore di Bertolaso e di altri pubblici ufficiali e per avere goduto di corsie preferenziali negli appalti di alcune grandi opere, tra cui quelle del mancato G-8 alla Maddalena, si sarebbe dato da fare per "organizzare una "cosa megagalattica" in favore del Bertolaso". A base di sesso, pare. Secondo quanto si legge nel provvedimento - che coinvolge una quarantina di indagati e portato in carcere per corruzione continuata in concorso (su richiesta del pm Giuseppe Quattrocchi) l'ex vice di Bertolaso alla Protezione civile, Angelo Balducci, attualmente presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Diego Anemone, Fabio De Santis (provveditore alle opere pubbliche della Toscana) e il funzionario ministeriale Mauro Della Giovampaola - "il tenore delle conversazioni intercettate non pare consentire interpretazioni diverse da quella che trattasi di prestazioni sessuali di cui il Bertolaso dovrebbe usufruire presso il centro benessere riconducibile all'Anemone; peraltro, l'occasione verrà sfruttata dal Bertolaso solo in un momento successivo". In un'altra parte dell'ordinanza si ribadisce che nel "centro benessere Salaria Sport Village, riconducibile alla stessa famiglia Anemone", Bertolaso "usufruisce non solo di "massaggi", ma anche di vere e proprie prestazioni sessuali", come proverebbero diverse conversazioni intercettate. Secondo il gip, "appare peraltro comprensibile, attesi i rispettivi ruoli, che Anemone abbia un occhio di riguardo nei confronti dell'illustre suo conoscente, soggetto con un importante e decisivo ruolo istituzionale che gli permette di gestire e decidere la spesa pubblica connessa alla realizzazione degli appalti del G8 di cui l'Anemone è aggiudicatario". E vi sono diverse telefonate dalle quali, si legge nell'ordinanza, "appare evidente" come sia Bertolaso "ad avere le chiavi della cassaforte". Tornando alla "cosa megagalattica", Anemone avrebbe deciso di organizzarla subito dopo un incontro avuto con Bertolaso nel settembre 2008 per comunicargli i maggiori costi previsti per l'esecuzione delle opere del G8. L'imprenditore è preoccupato per la reazione che potrebbe avere Bertolaso e, mentre gli manda un sms per fissare l'appuntamento, "si attiva per raccogliere denaro contante anche utilizzando canali insospettabili quali tale don Evaldo Biasini che, dal contenuto delle conversazioni intercettate, risulta occuparsi di opere di beneficenza in Africa". Sempre dalle intercettazioni, risulta che l'incontro tra Anemone e Bertolaso c'è stato e ha avuto "esito positivo", come riferisce l'imprenditore il 21 settembre 2008 alla moglie e a Mauro Della Giovampaola, pure lui arrestato, un funzionario della struttura di missione per il G8. Il Gip: "Fatti gravissimi, condotte illecite sistematiche" "I fatti sono gravissimi - osserva nel provvedimento il gip Rosario Lupo - proprio per la sistematicità delle condotte illecite e dei rapporti illeciti di cointeressenza tra gli indagati e per le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed economiche ai danni del bilancio dello stato rese possibili, tra l'altro, da una normativa ampiamente derogatoria delle ordinarie regole in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici che presuppone in chi la deve gestire e applicare ancora di più rispetto delle regole di trasparenza, fedeltà, imparzialità ed efficienza imposte da legge e Costituzione ai pubblici ufficiali componenti". "La gravità appare - scrive ancora il Gip - se possibile , ancora maggiore se si pensa che il delitto oggi contestato e in relazione al quale si chiede la maggiormente afflittiva tra le misure cautelari, matura nell'ambito di un sistema non a caso definito "gelatinoso" non dagli investigatori ma da alcuni degli stessi protagonisti di tale inquietante vicenda di malaffare (che potrebbe essere ribattezzata storia di ordinaria corruzione)". Gli interrogatori di garanziatra Roma e Milano Sono previsti per domani gli interrogatori di garanzia di Angelo Balducci, Diego Anemone, Mauro Della Giovampaola e Fabio De Santis, arrestati ieri nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Firenze sugli appalti per Grandi Eventi fra cui il G8 della Maddalena. De Santis, arrestato a Milano e assistito dall'avvocato Remo Pannan, sarà sentito per rogatoria nel capoluogo lombardo; Balducci (assistito da Franco Coppi e Gabriele Zanobini), Della Giovampaola (assistito da Antonio Albano) e Anemone (assistito da Adriana Boscagli e Gianluca Riitana) saranno invece interrogati nel carcere di Regina Coeli a Roma dal Gip fiorentino Lupo, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare. (Al.An.) Bertolaso rimette l'incarico, il premier respinge dimissioni Il procuratore Toro e la tentazione di lasciare PILLOLA POLITICA / Il Pd accusa: "Uno scudo Bertolaso nel decreto Protezione civile" (di Emilia Patta) Il mese difficile di Bertolaso: dalla gaffe Haiti alle dimissioni PIT STOP / La Bertolasocrazia diventata necessità (di Guido Gentili) Balducci scrisse a Bertolaso: "Rispetto rigoroso della normativa" Dal Senato nuovi paletti alla Bertolaso spa Una Bertolaso spa a tutto campo
G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 10 febbraio 2010 Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso "Dai nostri archivi" Inchiesta sul G8, nelle carte del Gip feste e sesso Inchiesta sul G8, nelle carte del Gip feste e sesso Pd: "Uno scudo Bertolaso nel decreto Protezione civile" Il mese difficile di Bertolaso: dalla gaffe Haiti alle dimissioni Bertolaso spa a tutto campo "Voglio essere interrogato al più presto". Ha chiesto di fare subito chiarezza, Guido Bertolaso. E non ha scelto scorciatoie. L'influente capo della Protezione civile, che è anche sottosegretario alla presidenza del Consiglio - indagato per corruzione nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Firenze sui lavori del G8 della Maddalena (appalti per 323 milioni, poi la sede dell'evento fu spostata a L'Aquila) - ha deciso senza esitazioni di rimettere ogni incarico nelle mani del capo del governo, Silvio Berlusconi. "Per non intralciare l'operato degli organi inquirenti - ha scritto in un comunicato - ho immediatamente messo a disposizione del presidente del Consiglio tutti i miei incarichi. Mi sono sempre definito un servitore dello Stato e, come sempre, rimango a disposizione del mio paese". Bertolaso si è recato a palazzo Chigi per incontrare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. "Sono sicuro che" Guido Bertolaso "chiarirà al più presto ogni cosa - ha commentato Letta - e spero che il presidente del Consiglio, al quale ha messo a disposizione i suoi incarichi, durante il Consiglio dei ministri gli rinnovi a nome di tutto il governo la sua fiducia. La mia ce l'ha sicuramente". Pochi minuti dopo il premier Silvio Berlusconi ha effettivamente annunciato di voler respingere le dimissioni presentate dal capo della Protezione civile. Lo stesso Letta ha poi sottolineato che il premier è "convinto che Bertolaso potrà chiarire ogni cosa". Bertolaso, ha aggiunto Letta, "è coinvolto marginalmente in un'inchiesta che riguarda altre persone". Berlusconi: "C'è una categoria che perseguita con processi infondati" In serata, in occasione della presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa, Berlusconi è tornato ampiamente sull'argomento: "Che ci sia una categoria, a spese del contribuente, che perseguita il primo contribuente e il principe della Protezione civile con processi che risultano infondati, è un male dell'Italia", ha detto il premier. Per il Cavaliere c'è uno "sport nazionale" che è quello di andare "a deprimere chi opera per il bene del Paese". Berlusconi ha quindi spiegato di aver annunciato per telefono a Bertolaso il no alle dimissioni e che lui non gli è parso intenzionato a ripresentarle. Alla domanda se Bertolaso sia ancora in rampa di lancio per la promozione a ministro, il premier ha replicato: "Vediamo come si mette". Quattro arresti, tutto è partito da un'intercettazione Se il numero uno della Protezione civile è per il momento soltanto indagato, il suo ex vice Angelo Balducci è stato arrestato questa mattina dai carabinieri del Ros fiorentino. Balducci, attualmente presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, ha subito la misura cautelare - insieme ad altre persone - per il suo ruolo di incaricato dell'attuazione delle opere per il G8 che si sarebbe dovuto tenere nell'isola sarda. Tutto sarebbe partito da un'intercettazione telefonica disposta nell'ambito di un'altra indagine della procura del capoluogo toscano, relativa alla trasformazione urbanistica dell'area di Castello a Firenze, che ha coinvolto tra gli altri Salvatore Ligresti e due ex assessori della vecchia giunta comunale. I carabinieri hanno perquisito gli uffici della Protezione civile in via Ulpiano a Roma ed hanno sequestrato numerosi documenti inerenti i lavori del G8 alla Maddalena. Le altre persone arrestate stamani nell'ambito dell'inchiesta fiorentina sono, oltre a Angelo Balducci, l'imprenditore romano Diego Anemone, 38 anni, Fabio De Santis, provveditore alle opere pubbliche della Toscana, 61 anni, all'epoca dei fatti funzionario del dipartimento sviluppo e turismo della presidenza del Consiglio dei ministri (di fatto successore di Balducci, era infatti era stato nominato soggetto attuatore per la realizzazione delle opere a La Maddalena), e Mauro Della Giovampaola, 44 anni, funzionario del Ministero. Per tutti l'accusa è corruzione continuata in concorso. Gli arrestati sono in carcere. Sarebbero in particolare tre, secondo quanto risulta dall'ordinanza del gip di Firenze, gli appalti collegati ai presunti casi di corruzione contestati alle quattro persone finite in manette. Si tratta degli interventi per il G8 alla Maddalena, della ristrutturazione degli impianti del Foro Italico per i mondiali di nuoto e del completamento dell'aeroporto internazionale dell'Umbria S. Egidio di Perugia in vista delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Il pm Quattrocchi: "Scambio di favori tra dirigenti dello Stato e imprenditori" "Sono stati ravvisati, come è scritto nell'ordinanza, gravi indizi di colpevolezza - ha detto il procuratore di Firenze, Giuseppe Quattrocchi - che riguardano fattispecie corruttive relative agli appalti di alcune grandi opere che sarebbero stati assegnati nel quadro di uno scambio di favori tra dirigenti dello Stato preposti agli uffici interessati e privati imprenditori. Le relative risultanze sono emerse nel corso dell'indagine relativa a consimili ipotesi corruttive - ha aggiunto il procuratore -che sarebbero state realizzate nel territorio fiorentino e per le quali sussiste una sovrapposizione parziale dei soggetti coinvolti, avendo come protagonisti, sia pure solo in parte, le stesse persone". Indagato il procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro Il procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, risulta indagato nell'ambito dll'inchiesta della Procura di Firenze che ha portato all'arresto di Angelo Balducci e all'iscrizione nel registro degli indagati di Guido Bertolaso. Nel procedimento che riguarda il magistrato della Capitale è coinvolto anche il figlio Camillo. L'accusa farebbe riferimento ad una intercettazione in cui due persone conversano tra loro su una informazione che sarebbe stata resa nota dal procuratore aggiunto. Gli atti del procedimento nei confronti del magistrato e di suo figlio da Firenze saranno inviati alla competente procura di Perugia. (a cura di Alberto Annicchiarico 10 febbraio 2010
Il procuratore Toro e la tentazione di lasciare la magistratura commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 11 febbraio 2010 "Dai nostri archivi" G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Il Pm Toro lascia le inchieste di Roma Why not: inchieste sotto tiro dal 2005 "Inchieste sotto tiro dal 2005" L'eterna solitudine dei magistrati
La tentazione è quella di lasciare la magistratura, ma non se la sente "perchè c'è di mezzo mio figlio". All'indomani della diffusione della notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per il caso G8, il procuratore aggiunto Achille Toro è nel suo ufficio. Il magistrato romano ed il figlio sono sotto inchiesta per rivelazione del segreto d'ufficio. A Camillo Toro è contestato anche il favoreggiamento personale. Intanto entrambi hanno nominato i difensori: Achille Toro sarà assistito dall'avvocato Roberto Rampioni, il figlio Camillo da Salvatore Sciullo. Un via vai di colleghi ed amici ha scandito le sue prime ore a piazzale Clodio. Prima di uno sfogo, con le lacrime agli occhi, con i giornalisti, Toro ha restituito al procuratore Giovanni Ferrara la delega di coordinamento delle inchieste sulla pubblica amministrazione. "Non avevo segreti da rivelare - ha detto - io e mio figlio non abbiamo mai conosciuto Angelo Balducci e Diego Anemone; tantomeno abbiamo avuto contatti con loro tramite altre persone. Bertolaso l'ho visto solo una volta in una occasione ufficiale". "Posso dire - ha aggiunto - che la sola persona che conosce mio figlio è l'avvocato Edgardo Azzopardi (il cui colloquio con uno degli indagati ha determinato il coinvolgimento di Toro e del figlio Camillo nell'inchiesta di Firenze ndr) sul quale non voglio dire nulla". 11 febbraio 2010
Pd: "Uno scudo Bertolaso nel decreto Protezione civile" di Emilia Patta commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 10 febbraio 2010 "Dai nostri archivi" Il mese difficile di Bertolaso: dalla gaffe Haiti alle dimissioni Bertolaso spa a tutto campo G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Dal Senato nuovi paletti alla Bertolaso spa PIT STOP / La Bertolasocrazia diventata necessità Cinquantanove anni, due figlie, medico specializzato in malattie tropicali – con una carriera che dal confine tra Thailandia e Cambogia lo ha portato in occasione del G-8 della scorsa estate a sedere accanto ai potenti della Terra dopo aver organizzato il Giubileo e i funerali di Giovanni Paolo II – il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega alla protezione civile Guido Bertolaso è passato in una decina di giorni da potenziale ministro, come annunciato da Silvio Berlusconi, a indagato. L'ipotesi di reato della procura di Firenze è corruzione nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti alla Maddalena per il mancato G-8. E se la maggioranza e il governo si stringono attorno al loro sottosegretario, a cominciare da Berlusconi che ha subito respinto l'offerta di dimissioni (di "apprezzamento incondizionato per questo straordinario servitore dello Stato" ha parlato in conferenza stampa Gianni Letta), dall'opposizione emergono toni più critici. Non tanto nei confronti della persona quanto del "sistema" protezione civile. L'attenzione è rivolta al decreto che istituisce la Protezione civile servizi Spa, ora all'esame del Senato. "Il legislatore deve prendere decisioni molto attente", avverte il leader del Pd Pier Luigi Bersani invitando a riflettere sull'allargamento delle competenze previsto dal governo. Nel mirino soprattutto il comma 5 dell'articolo 3, subito ribattezzato dall'opposizione "lo scudo Bertolaso": "Dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al 31 gennaio 2011, non possono essere intraprese azioni giudiziarie ed arbitrali nei confronti delle strutture commissariali". Il decreto crea una società per azioni che potrà muoversi a 360 gradi nel campo delle emergenze e dei grandi eventi espandendo le proprie attività oltre il raggio di competenza attuale dell Protezione civile. Insomma, una sorta di allargamento del "modello Bertolaso" inteso come modello di efficienza fondata su regole straordinarie (come ha scritto il Sole 24 Ore in numerose inchieste, l'ultima sul numero di martedì 9 febbraio a pagina 6). Un modello che ha fin qui ha guidato la gestione di molti eventi, dai mondiali di ciclismo di Varese nel 2008 (con relativo completamento della tangenziale del capoluogo) all'America's cup di Trapani (che ha permesso di completare la rete fognaria) fino al G-8, peraltro mai fatto, alla Maddalena. Oltre, naturalmente, agli eventi di maggiore impatto mediatico e politico come la gestione post-terremoto in Abruzzo o l'emergenza rifiuti in Campania, fino agli aiuti ai terremotati di Haiti. Un modello – è sempre l'inchiesta del Sole 24 Ore a rivelarlo – supportato anche dai numeri dei provvedimenti: ben 78 i decreti del presidente del Consiglio dei ministri sulle emergenze e 79 le ordinanze di protezione civile per far fronte a calamità ed eventi speciali. Molti ora invitano a riflettere. Si è parlato di "bertolasocrazia", una strategia ben precisa che consente di decidere in deroga alle leggi ordinarie in nome dell'emergenza. Con i vantaggi dei tempi rapidi, ma anche con tutti i rischi in termini di minori controlli. Quanto a lui, il burocrate di Stato stimato dal centro-destra come dal centro-sinistra e sempre confermato nei suoi incarichi dai governi di diverso colore che si sono succeduti nell'ultimo decennio, a fine novembre – annunciando di voler lasciare la Protezione civileentro l'anno – aveva così decritto il "suo" metodo: "Sono un medico e quando mi chiamano perché ci sono dei feriti io cerco di salvare loro la vita e se è necessario passo anche con il rosso e vado contromano. Poi pagherò la multa". 10 febbraio 2010
Il mese difficile di Bertolaso: dalla gaffe Haiti alle dimissioni commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 10 febbraio 2010 Il mese difficile di Bertolaso (Guido Bertolaso in una foto d'archivio - Ansa) "Dai nostri archivi" G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Bertolaso spa a tutto campo Dal Senato nuovi paletti alla Bertolaso spa La Clinton contro Bertolaso: "Le sue critiche agli aiuti come quelle del lunedì sulle partite" Haiti, Frattini si dissocia da Bertolaso sulle critiche ai soccorsi Nell'arco di una decina di giorni da potenziale ministro a indagato. È stata una parabola tanto rapida quanto inaspettata quella di Guido Bertolaso, capo, ora dimissionario, della Protezione civile e jolly del governo per risolvere qualsiasi emergenza, da quella dei rifiuti in Campania al terremoto in Abruzzo.. Lo scorso 29 gennaio, dall'Aquila, il presidente del Consiglio lo aveva candidato a guidare un dicastero: "Credo che tutti possano immaginare che dopo l'exploit straordinario che Guido ha fatto in questi dieci mesi, il minimo che possiamo dargli come riconoscimento e merito - aveva detto il premier - è la nomina a ministro da parte del presidente del Consiglio". Un attestato di stima che aveva spazzato via polemiche e dubbi sollevati dalla querelle nata, pochi giorni prima, sulla questione Haiti, tra il ministro degli Esteri Frattini e il capo della Protezione civile. Sembrava essere superato anche l'imbarazzo creato da un'inchiesta sulle condizioni delle opere a La Maddalena per il G8: Bertolaso, in un sopralluogo con i giornalisti la scorsa settimana, aveva illustrato il futuro dell'ex Arsenale e degli altri siti realizzati, respingendo al mittente qualsiasi critica: "Le strutture realizzate nell'isola non sono in stato di abbandono, anche se c'è qualche lavoro di manutenzione da fare, ma anzi nell'isola è stata fatta la più grande bonifica di sempre, che ha permesso di trasformare un luogo che era una fogna in un polo navale e turistico tra i più importanti del Mediterraneo". Stamani l'imprevedibile accelerata. Il capo del Dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso è indagato per corruzione nell'inchiesta svolta dalla magistratura di Firenze sugli interventi eseguiti alla Maddalena in vista del G8 dello scorso anno, poi spostato all'Aquila. Una notizia immediatamente seguita dalla decisione di Bertolaso di rimettere tutti i suoi incarichi: "Per non intralciare l'operato degli organi inquirenti" ha spiegato aggiungendo di essersi sempre definito "un servitore dello Stato" e dunque, anche in questo caso, di voler rimanere a disposizione del suo Paese. Nato 59 anni fa a Roma, due figlie, medico specializzato in malattie tropicali - con una carriera che dal confine tra Thailandia e Cambogia lo ha portato, quest'estate in occasione del G8, a sedere accanto ai potenti della terra dopo aver organizzato il Giubileo e i funerali di Giovanni Paolo II, aver gestito i soccorsi per lo tsunami e le tragedie che in questi otto anni hanno colpito l'Italia, aver chiuso l'emergenza rifiuti in Campania dopo 15 anni di scaricabarile - Bertolaso lo scorso novembre aveva annunciato di voler lasciare a fine anno e aveva pure ammesso di volersene andare soprattutto perché aveva capito, dopo tante battaglie vinte, che sarebbe stato impossibile portare a casa quella a cui teneva di più, la messa in sicurezza dell'intero territorio italiano. Certo, in otto anni ha ottenuto la classificazione sismica di tutti i comuni, con regole chiare per costruire nelle zone a rischio. Ed è riuscito, anche, a imporre il catasto degli incendi e i piani di protezione civile comunali. Ma non quella cultura di prevenzione che avrebbe consentito di realizzare un vero piano di interventi. Aveva anche assicurato, allora, di non volersene andare certo, come sostenuto da qualcuno, per timore di un avviso di garanzia, che oggi è arrivato: "sono un medico e quando mi chiamano perché ci sono dei feriti - aveva spiegato - io cerco di salvare loro al vita è se è necessario passo anche con il rosso e vado contromano. Poi pagherò la multa". 10 febbraio 2010
PIT STOP / La Bertolasocrazia diventata necessità di Guido Gentili commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 2 febbraio 2010 "Dai nostri archivi" Bertolaso spa a tutto campo Il mese difficile di Bertolaso: dalla gaffe Haiti alle dimissioni G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Dal Senato nuovi paletti alla Bertolaso spa Esiste un caso di "bertolasocrazia", per stare a una formula frutto della vivida intelligenza di Giuliano Amato? Sì e no, verrebbe da rispondere subito. Il problema è presto detto: da più parti si denunciano le "invasioni di campo" della Protezione civile, che in nome dell'emergenza si muove (tra pochi controlli) in deroga alle leggi ordinarie e che è ora interessata (con la creazione di una società di servizi a totale capitale pubblico) a un nuovo riassetto. Al centro delle polemiche anche il ruolo del sottosegretario Guido Bertolaso, reduce dalla polemica con il governo degli Stati Uniti per come si sono articolati (o disarticolati) i soccorsi per il terremoto ad Haiti e fresco della designatura a ministro da parte del premier Silvio Berlusconi. Il fronte della critica è variegato. Bertolaso, tra l'altro figura chiave del successo del governo sul fronte dei rifiuti in Campania, è descritto da Eugenio Scalfari su Repubblica come la "protesi" di un Berlusconi che attraverso il rafforzamento del potere esecutivo "anticipa il suo ideale, l'uscita dalla Repubblica parlamentare e l'ingresso nella democrazia autoritaria". Il Manifesto paragona la situazione attuale, di dilatazione a colpi di ordinanze (587 tra il 2002 e settembre 2009) dei poteri emergenziali in capo al governo, alla stagione della legge speciale proposta dal ministro democristiano Mario Scelba nel 1951 e respinta dal Parlamento. Mentre, su un versante più tecnico, dagli imprenditori (si veda il vicepresidente di Confindustria Cesare Trevisani sul Sole 24 Ore di domenica scorsa) arriva la denuncia di un redivivo "stato imprenditore" che, tra vere e presunte emergenze, grandi e piccoli eventi, con la nuova Spa della Protezione civile elude il "confronto di mercato". Certo, la proliferazione delle ordinanze della presidenza del Consiglio (e, in parallelo, l'uso massiccio dei decreti legge) sono un fatto. Ma forse, più che alla denuncia di una sorta di golpe politico-legislativo strisciante, bisognerebbe guardare alla sostanza dei problemi messi in luce, e non certo da oggi, dai cortocircuiti decisionali che affliggono il sistema italiano. A cominciare dalla semplice constatazione fatta proprio da Giuliano Amato, già ministro dell'Interno del governo Prodi nel 2006, per spiegare il ricorso al potere speciale delle ordinanze: "Avevo bisogno di fondi per un viaggio del Papa a Napoli". La democrazia "bloccata" non è solo quella in cui è impedita l'alternanza ma anche quella delle opere incompiute, dei ritardi amministrativi cronici, della giustizia senza certezze, degli imbuti burocratici in cui restano intrappolati, oltre i cittadini e le imprese, gli stessi governi, qualunque sia il loro colore. E in un sistema ad altissima inflazione legislativa, dove i controlli sono più formali che sostanziali e le leggi sono scritte male risultando spesso incomprensibili, la tendenza alla paralisi decisionale e alla pratica dei rinvii costituisce la vera prassi ordinaria. In un labirinto di opacità dove s'accentua il peso abnorme dei veto-player: ad esempio, per restare al tema normativo, basta guardare al crescente contenzioso tra stato e regioni. Ci si meraviglia, poi, se oltre che per far fronte ai terremoti anche per una trasferta del Papa a Napoli o per i Mondiali di nuoto si deve ricorrere alle ordinanze speciali? 2 febbraio 2010
Balducci scrisse: "Rispetto rigoroso della normativa" commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 10 febbraio 2010 "Dai nostri archivi" Nuovo look per l'aeroporto di Olbia in vista del G8 G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Petruzzelli, teatro fantasma Ingegnere civile, sposato, due figli, Angelo Balducci, esecutore per le opere del G8 alla Maddalena, ha alle spalle una lunga carriera nei Lavori Pubblici, da quando nel 1976 vinse un concorso al Ministero. Ha lavorato per il Commissario delle zone terremotate in Friuli; negli anni '80 come ingegnere capo per per il programma di realizzazione delle Capitanerie di Porto italiane. Diventa successivamente provveditore alle opere pubbliche del Piemonte e Valle d'Aosta, poi della Lombardia e successivamente del Lazio. Per il ministero degli Esteri è stato incaricato della realizzazione e manutenzione di ambasciate e istituti di cultura all'estero. È stato responsabile per le zone terremotate dell'Umbria e delle Marche. Ha avuto incarichi legati al 150/0 anniversario dell'Unità d'Italia e per la ricostruzione del teatro Petruzzelli di Bari. Dopo l'incarico per l'esecuzione dei lavori alla Maddalena, è stato nominato Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi per i mondiali di nuoto Roma 2009. "Rigoroso rispetto delle normativa" nell'aggiudicazione degli appalti; nessun segreto di Stato sui criteri di selezione; progetti approvati da un comitato di otto professori universitari; nessun legame tra la famiglia Balducci e l'Impresa Anemone Costruzioni, a cui sono state affidate opere per oltre 52 milioni di euro; nessuno ha lavorato al nero nei cantieri della Maddalena. Così in una lunga lettera al Capo dipartimento della Protezione civile, Bertolaso, datata 24 dicembre 2008, Angelo Balducci chiariva la sua azione di soggetto attuatore degli interventi preparatori del G8 alla Maddalena, contestando così quanto il settimanale l'Espresso aveva scritto in un articolo sull'argomento. 10 febbraio 2010
Dal Senato nuovi paletti alla Bertolaso spa di Giorgio Santilli commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 9 febbraio 2010 Guido Bertolaso "Dai nostri archivi" Sugli appalti il "paletto" con gare e regole europee Bertolaso spa a tutto campo G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Riforma scuole superiori: disco verde dal Senato Bersani: per l'Italia un'altra possibilità. Ecco la mia idea di alternativa
Il Senato ha dato il via libera al decreto sulle emergenze e ha piantato due nuovi paletti per la "Protezione civile servizi spa", la società voluta da Guido Bertolaso e duramente contestata dal mondo imprenditoriale per la possibilità di operare in house (quindi aggirando le gare) con le pubbliche amministrazioni. Le modifiche votate da Palazzo Madama sono due concessioni fatte dalla maggioranza ad altrettanti emendamenti Pd che cancellano la possibilità per la nuova spa di detenere partecipazioni in altre società e limitano l'oggetto sociale "esclusivamente" allo svolgimento di funzioni strumentali per il dipartimento della protezione civile. Bertolaso ha anche annunciato che sono già arrivate 280 domande per il posto di direttore generale della nuova società in risposta all'annuncio che era stato pubblicato nei giorni scorsi sui giornali. Il provvedimento, approvato da palazzo Madama con 140 sì e 116 no, passa ora all'esame della Camera. Per il resto, la maggioranza è andata avanti come un treno tutto il giorno nell'aula del Senato bocciando gli emendamenti dell'opposizione, nonostante alcune defezioni nobili nelle fila del Pdl, come quella del presidente della commissione Finanze Mario Baldassarri che ha espresso un parere favorevole all'emendamento soppressivo della spa proposto dalle opposizioni. L'emendamento in questione è stato bocciato. Il secondo emendamento Pd approvato – quello sulla limitazione delle attività della nuova spa – mette le mani nel piatto e affronta il punto più delicato dell'intero decreto legge: la possibilità per la Pcs spa di sconfinare ben oltre l'atttività del dipartimento. L'attuale testo del decreto legge consente infatti alla Pcs spa di acquisire tutti i servizi che le saranno affidati dal dipartimento della protezione civile ma anche tutte quelle attività di supporto tecnico e di consulenza che altre strutture chiamate ad agire sulla base di uno stato di emergenza vorranno affidarle. L'Italia ha ormai una gran quantità di commissari straordinari che agiscono sulla base dello stato di emergenza per le più svariate ragioni e il decreto legge ammette la possibilità per la Pcs di acquisire commesse anche da questi soggetti: dal piano carceri alle regate della Vuitton cup alla Maddalena, dagli ospedali calabresi alle emergenze maltempo, sono centinaia ormai le situazioni di emergenza. Nel decreto legge l'attività affidata dal dipartimento è "prevalente" e non "esclusiva" per la Pcs spa. L'emendamento approvato ieri stabilisce invece che questa attività dovrà essere "esclusiva". Sembrerebbe un paletto insormontabile. Così non è, però. Anzitutto perché lo stesso emendamento dà la possibilità alla legge di derogare a questa esclusività, tant'è che subito dopo è stato approvato un emendamento che sancisce la consulenza di Pcs spa al piano straordinario per le nuove carceri. In secondo luogo perché in un altro punto del testo si lascia aperta la possibilità che lo statuto della società preveda attività diverse da quelle espletate per il dipartimento della protezione civile. Bertolaso spa a tutto campo Sugli appalti il "paletto" con gare e regole europee Salta la norma contro i pirati delle piste da sci 9 febbraio 2010
Bertolaso spa a tutto campo di Giorgio Santilli Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 9 Febbraio 2010 Il commissario per le emergenze Guido Bertolaso "Dai nostri archivi" Dal Senato nuovi paletti alla Bertolaso spa Pd: "Uno scudo Bertolaso nel decreto Protezione civile" Il mese difficile di Bertolaso: dalla gaffe Haiti alle dimissioni G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni PIT STOP / La Bertolasocrazia diventata necessità Il piano straordinario per le nuove carceri, i quattro ospedali costruiti dalla regione Calabria con i poteri speciali dell'emergenza e le regate della "Louis Vuitton World cup" alla Maddalena in primavera: sono tre delle attività di supporto tecnico e consulenza che entreranno subito nel portafoglio 2010 della "Protezione civile servizi Spa", la società per azioni voluta da Guido Bertolaso per svolgere le attività strumentali del dipartimento della protezione civile. La Pcs potrà muoversi a 360 gradi nel campo delle emergenze e dei grandi eventi, potendo espandere la propria attività ben oltre l'attuale raggio di azione del dipartimento insediato alla presidenza del Consiglio: se Bertolaso ha pieni poteri sulla Louis Vuitton cup alla Maddalena grazie all'ordinanza firmata da Silvio Berlusconi il 30 dicembre scorso, il commissario straordinario per il piano carceri è il dirigente del ministero della Giustizia Franco Ionta, mentre quello per gli ospedali calabresi è il governatore Agazio Loiero. Anche loro – in quanto dotati di poteri emergenziali – potranno avvalersi dei servizi della Pcs spa, come previsto dal decreto legge che istituisce la società e che oggi dovrebbe avere l'approvazione del Senato. Il dipartimento della Protezione civile sarà il principale committente (ma non l'unico) della Pcs attraverso la stipula di un contratto di servizio: sarà questo lo zoccolo duro per la start up che però potrà prendere lavoro da tutte le amministrazioni pubbliche, centrali e locali, e dai numerosi commissari straordinari chiamati a fronteggiare emergenze piccole e grandi sul territorio. A conferma del dilagare del "modello Bertolaso" – come modello di efficienza fondata su regole straordinarie – sarebbe sufficiente ricordare alcuni grandi eventi finiti sotto il controllo della protezione civile: dai mondiali di ciclismo di Varese nel 2008, utili per completare la tangenziale che la città aspettava da anni, all'America's cup di Trapani che ha permesso di completare la rete fognaria, dal G-8 mai fatto alla Maddalena ai mondiali di nuoto di Roma al convegno eucaristico mondiale in Umbria. Senza dimenticare gli aiuti internazionali ad Haiti o i due sforzi maggiori, la ricostruzione abruzzese e l'emergenza rifiuti in Campania, che oggi vengono ricondotti verso la gestione ordinaria con lo stesso decreto legge. Anche i numeri raccontano, però, il dilagare del "modello protezione civile": nel 2009 Berlusconi ha firmato 78 decreti del presidente del consiglio dei ministri sulle emergenze e 79 ordinanze di protezione civile per far fronte a calamità ed eventi speciali. Non è solo il dipartimento guidato da Bertolaso a usufruire di poteri eccezionali che ormai investono sindaci, governatori, prefetti, provveditori. Commissari straordinari vengono nominati per la realizzazione delle grandi opere, per l'Expo 2015 (ma Bertolaso non c'entra e i poteri per realizzare i parcheggi vanno al sindaco Moratti), per il piano carceri, che in questo scenario di "emergenza continua" rappresenta un ulteriore salto di qualità. A freddo, infatti, il governo ha tramutato l'iter ordinario del piano carceri – per cui aveva chiesto la collaborazione di Confindustria e Ance e addirittura finanziamenti privati – in un percorso a tappe forzate e poteri emergenziali che porterà dritto alla Pcs. Nelle praterie delle emergenze dilaganti e dei superpoteri sempre più diffusi, in deroga alle leggi ordinarie, la nuova spa si muoverà con una struttura agile e una missione che ricorda quella di vecchi "concessionari di committenza" dell'Iri degli anni 80 come Italstat, Italposte o Italsanità. Un milione di capitale sociale e cinque milioni di contributo statale nel biennio 2010-2011 significano per la Pcs un cda snello a tre componenti, un dirigente generale in funzione di amministratore delegato, tre dirigenti di area e trenta unità di personale. Anche questo è uno zoccolo duro che vale per la start up: via via che saranno firmati contratti e convenzioni con le amministrazioni, la struttura e il fatturato cresceranno. Impossibile dai conti di Palazzo Chigi capire quale sia oggi l'indotto del dipartimento della Protezione civile: i 2.072 milioni iscritti al bilancio consuntivo 2009 e la stessa somma nel bilancio preventivo 2010 vanno per gran parte al pagamento di mutui contratti per vecchi interventi e sono una cifra poco significativa. Resta il fatto che il budget è in salita rispetto al passato (1,5 miliardi nel 2008) e soprattutto che si nutre, fuori di questi conti, del finanziamento delle emergenze che arriva con i singoli decreti. Quanto alla missione della Pcs, gli uomini di Bertolaso - che resterà sottosegretario per l'intero 2010, ha annunciato una nota di Palazzo Chigi - provano a spegnere le polemiche. La spa svolgerà solo le funzioni tipiche della stazione appaltante come indire una gara, fare la direzione lavori, vigilare sui lavori. Per l'assegnazione dei lavori saranno seguite le procedure previste dalle norme Ue e nazionali in materia di trasparenza. "Abbiamo sempre rispettato le regole e continueremo a farlo", dicono alla protezione civile. Un emendamento che fissa questo paletto del rispetto delle norme sugli appalti è stato presentato anche dal relatore al decreto legge che oggi affronta l'ultimo passaggio nell'aula del Senato. Resta un'area grigia la progettazione che viene assorbita pure fra le attività della Pcs, suscitando la reazione ostile di società di ingegneria e architetti.
Sugli appalti il "paletto" con gare e regole europee commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 9 Febbraio 2010 "Dai nostri archivi" Dal Senato nuovi paletti alla Bertolaso spa Bertolaso spa a tutto campo Il paletto lo ha piantato Antonio D'Alì, presidente pdl della commissione Ambiente del Senato e relatore del decreto legge sulla protezione civile a Palazzo Madama: la Protezione civile servizi spa svolge le proprie funzioni nel campo dei lavori pubblici "nel rispetto della vigente normativa anche comunitaria". Quando si tratta di appalti e gare, di forniture e servizi, non varranno dunque i poteri emergenziali che consentono alla protezione civile di agire in deroga alla disciplina ordinaria e di affidare (almeno teoricamente) gli appalti senza gara. Le procedure dovranno essere trasparenti, gli affidamenti dovranno avvenire con gara pubblica. L'emendamento sarà votato oggi nell'aula del Senato, ma gli uomini della protezione civile chiariscono che il dipartimento si attiene comunque a regole di trasparenza, anche quando potrebbe agire in deroga alle regole ordinarie. "Anche nelle emergenze più gravi e nel ricorso alle procedure ristrette – dicono i collaboratori di Bertolaso – garantiamo comunque la massima concorrenza e trasparenza possibile, invitando più imprese a presentare l'offerta". L'esempio che viene portato è il più grande appalto della ricostruzione abruzzese, il megalotto da 360 milioni del "piano Case" che la protezione civile avrebbe potuto assegnare in deroga alle norme e ha invece affidato con una gara Ue cui hanno partecipato 56 imprese. Il paletto di D'Alì è però considerato ancora del tutto insufficiente dal mondo delle imprese (Confindustria, i costruttori dell'Ance e le società di ingegneria dell'Oice in prima battuta) che hanno duramente criticato la creazione della nuova spa. A questi rilievi si è aggiunto ieri il mondo dei professionisti della progettazione. Il presidente dell'Ordine degli architetti di Roma, Amedeo Schiattarella, ricorda in una lettera al presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti, "la battaglia contro tutte quelle società in house che per conto delle pubbliche amministrazioni svolgono vere e proprie funzioni di società di ingegneria di proprietà pubblica, sottraendo ulteriori spazi di libera concorrenza sul mercato della progettazione di opere pubbliche e contribuendo, in molti casi, ad abbassare il livello complessivo della qualità del progetto". Nel decreto legge sulle emergenze che oggi riprende l'iter al Senato proprio dall'articolo 16 sulla nuova spa della protezione civile potrebbero irrompere però nuove questioni. Il governo dovrebbe infatti presentare un emendamento con cui si inaspriscono le sanzioni per chi provoca valanghe o si rende responsabile della morte di altre persone sulle piste di sci. Ad annunciarlo è stato ieri il ministro del turismo, Maria Vittoria Brambilla. "Tanti, troppi incidenti si sono verificati e continuano a verificarsi", ha ricordato il ministro. "Il contributo delle forze dell'ordine e del soccorso alpino sulle piste da sci e sui percorsi delle escursioni – ha aggiunto Brambilla – è molto forte e per questo meritano il ringraziamento di tutti, ma c'è bisogno di un ulteriore intervento attraverso l'educazione della popolazione, canali di informazione martellanti, regolamentazione più rigida, sanzioni pesanti, compreso il carcere nei casi più gravi".
Bertolaso, "faccia pubblica del governo nelle crisi" di Elysa Fazzino commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 11 febbraio 2010 Guido Bertolaso (Ansa) "Dai nostri archivi" Il mese difficile di Bertolaso: dalla gaffe Haiti alle dimissioni Inchiesta sul G8, nelle carte del Gip feste e sesso G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Pd: "Uno scudo Bertolaso nel decreto Protezione civile" Bertolaso spa a tutto campo Guido Bertolaso ha già fatto parlare di sé all’estero, da ultimo per l’incidente diplomatico scatenato dalle sue critiche ai soccorsi Usa ad Haiti. Ma questo è solo uno degli episodi ricordati ora dalla stampa straniera, nelle cronache sull’inchiesta giudiziaria che lo coinvolge. Il Financial Times lo definisce "braccio destro" di Berlusconi, uno dei collaboratori "più fidati e più capaci" del premier, "la faccia pubblica del governo nei momenti di crisi". Bertolaso – scrive Guy Dinmore - è "ben conosciuto" per avere organizzato i soccorsi e la ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila e per avere affrontato la crisi della spazzatura a Napoli nel 2008, crisi "che svolse un ruolo importante nella vittoria di Berlusconi nelle elezioni di quella primavera". Quanto agli appalti del G8 alla Maddalena, oggetto dell’indagine per corruzione, "poche informazioni furono rese pubbliche allora", adducendo "motivi di sicurezza", ricorda il Ft. Quando il vertice fu "bruscamente" spostato dalla Sardegna all’Aquila – aggiunge - alcuni commentatori ipotizzarono che la decisione fosse dovuta al fatto che le opere non erano pronte. E, secondo fonti di stampa, la maggior parte degli impianti avviati nella ex base navale "sono tuttora incompiuti, dopo una spesa di 327 milioni di euro". Berlusconi, continua Dinmore, parlò di farlo ministro, appoggiando il suo collaboratore subito dopo che aveva "causato un incidente diplomatico" su Haiti. Il Ft riferisce anche delle polemiche sul disegno di legge sulla Protezione Civile: "Gli oppositori dicono che la riorganizzazione darebbe meno trasparenza negli appalti". Il caso ha particolare eco in Spagna. El Pais, sotto il titolo "Berlusconi mantiene il suo principale consigliere, indagato per corruzione", ricorda che l’investimento pubblico alla Maddalena fu promosso da Romano Prodi, che nominò Bertolaso come commissario straordinario, e continuato con vigore da Berlusconi. Tanto che al vertice bilaterale italo-spagnolo svoltosi alla Maddalena nel settembre 2009, dopo il terremoto dell’Aquila, Berlusconi "si è vantato delle opere faraoniche" davanti al premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero e i suoi ministri. Bertolaso - "indagato in Campania per avere tentato di aprire una discarica vicino a un parco naturale", dice en passant il corrispondente del quotidiano spagnolo Miguel Mora – ha espresso la sua piena fiducia nell’operato della magistratura, "formula poco usuale nelle fila del centrodestra italiano". Dopo l’incidente su Haiti, Berlusconi gli ha detto che meriterebbe di essere ministro. "Probabilmente", azzarda El Pais, "il suo destino era di essere ministro della Cultura, di cui la Protezione Civile ha competenze come gestore delle emergenze (un collaboratore di Bertolaso dirige il parco archeologico di Pompei)". In chiusura, la metafora con cui Bertolaso spiega l’essenza del suo lavoro: "Sono medico e quando mi chiamano perché ci sono feriti voglio salvare loro la vita. E se occorre salto il semaforo … Poi pago la multa". La vicenda è seguita con notizie Efe sui siti di El Mundo, Abc e altri. La notizia delle dimissioni date e respinte di Bertolaso si ritrova anche in Francia sul sito del Nouvel Observateur 11 febbraio 2010
Lo "scudo" Bertolaso non è neanche un ombrello di Nicoletta Cottone commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 10 febbraio 2010 "Dai nostri archivi" Inchiesta sul G8, nelle carte del Gip feste e sesso Franceschini assicura "lealtà" a Bersani Sugli appalti il "paletto" con gare e regole europee Misure speciali per i rifiuti Le elezioni regione per regione - Calabria Quello che l'opposizione ha ribattezzato lo "scudo Bertolaso" non è neanche un ombrello. Almeno sul versante dell'inchiesta sui lavori per il G-8, che ha coinvolto come indagato il sottosegretario alla Protezione civile. Nel mirino del capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, il comma 5 dell'articolo 3 del decreto legge 195/2009, che l'ex segretario del Pd ha detto essere "più che un mini-lodo un vero e proprio scudo e i commissari non potranno essere indagati". La norma in questione recita così: "Dalla data di entrata in vigore del decreto e fino al 31 gennaio 2011, non possono essere intraprese azioni giudiziarie ed arbitrali nei confronti delle Strutture commissariali e della unità stralcio e quelle pendenti sono sospese". Il comma prosegue poi sul fronte dei debiti insoluti. Dunque la disposizione opera dal 30 dicembre 2009, giorno di entrata in vigore del decreto legge che interessa la cessazione dello stato di emergenza in Campania, l'avvio della fase post-emergenziale in Abruzzo e altre disposizioni urgenti di Protezione civile. La norma, che sembra costruita ad hoc per bloccare le richieste di pagamento dei crediti vantati dalle imprese, è circoscritta alla gestione commissariale dei rifiuti in Campania, visto che gli articoli da 2 a 13 riguardano proprio la conclusione dell'emergenza rifiuti. Un giudice della Cassazione interpellato dal Sole24ore.com commenta che si tratta di una frase ambigua, di una norma scritta in fretta con un linguaggio da bar, che sembra avere valore solo sul piano civilistico e non penale. Le azioni giudiziarie e arbitrali, poi, vengono differite, non escluse. Nel corso dell'esame parlamentare per ben due volte, in commissione Ambiente e in aula, un pool di senatori del Pd capitanato da Maria Fortuna Incostante aveva tentato di sopprimere il comma, con l'emendamento 3.2, tutte e due le volte respinto. "È una norma discutibile dal punto di vista costituzionale e illegittima - ha detto Roberto Della Seta al Sole24ore.com, uno dei senatori del Pd firmatari dell'emendamento – perché non consente a chi ha subito un danno da parte di una struttura commissariale di ottenere giustizia". Altra notazione, la relazione al decreto legge di Palazzo Chigi, che ha varato la norma lo scorso dicembre, non fa menzione del comma in questione. PILLOLA POLITICA / Il Pd accusa: "Uno scudo Bertolaso nel decreto Protezione civile" (di Emilia Patta) 10 febbraio 2010
DOPO L'AVVISO DI GARANZIA / Bertolaso non è un insulto 11 febbraio 2010 Sarà per quella sua maglietta blu ma per gli italiani Guido Bertolaso è il centravanti della nazionale. Un Paolo Rossi: minuto ma rapido di riflessi, sveglio, pronto a metterla in porta facendo la cosa più semplice. Anche Paolo Rossi peraltro cadde, ma poi fece tre gol al Brasile. A Bertolaso, per quello che ha fatto di utile, c'è da augurare di non dover passare per alcuna caduta e quindi per nessuna resurrezione. Ma su questo sarà la magistratura a dover far luce. L'auspicio è che lo faccia in fretta e, magari, che l'italico istinto "piazzaloretista" in questi mesi la lasci lavorare. Già ieri, in talune dichiarazioni, il "sistema Bertolaso" era diventato un insulto. Roba miserabile. C'è stata senza dubbio un'ipertrofia in questi ultimi anni della protezione civile. E le inchieste del Sole 24 Ore nei giorni scorsi lo hanno evidenziato. In un paese dalle mille inefficienze, le ordinanze di protezione civile sono apparse una scorciatoia troppo appetibile per non essere percorsa. Finanche i rom sono diventati una questione da protezione civile. Discutibile - e da rivedere - ma non illegale. Un'inchiesta per corruzione è un'altra cosa. Mischiare le cose serve solo a fare confusione. 11 febbraio 2010
Alla Maddalena appaltate opere per 323 milioni di euro commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 10 febbraio 2010 "Dai nostri archivi" G8, Bertolaso rimette l'incarico Il premier respinge le dimissioni Il mese difficile di Bertolaso: dalla gaffe Haiti alle dimissioni Berlusconi: "Nuova formulaper il G8 2009 alla Maddalena" Dal Senato nuovi paletti alla Bertolaso spa Balducci scrisse: "Rispetto rigoroso della normativa" Per organizzare il G8 a La Maddalena furono appaltate opere per oltre 323 milioni di euro. L'ammontare della somma messa a disposizione della Protezione civile per i lavori nell'arcipelago a Nord della Sardegna che avrebbe dovuto ospitare il vertice dei capi di Stato e di Governo, poi spostato in Abruzzo, venne reso noto dallo stesso capo della Protezione Civile Guido Bertolaso in occasione di un intervento alla Camera dei deputati, il 14 novembre 2008, per rispondere a un'interpellanza dei deputati del centrosinistra sulla realizzazione dei lavori per la nuova strada Sassari-Olbia, opera collaterale al G8. I primi 80 milioni vennero stanziati con l'ordinanza 3663/2008 del presidente del Consiglio dei ministri e il restante con il decreto legge 162/2008. Per eseguire i lavori vennero impiegati oltre 1000 operai che lavorarono in otto diversi cantieri, con turni di lavoro di 24 ore su 24. Nel corso dell'audizione emerse anche che solo per la bonifica ambientale dell'ex Arsenale militare, destinato a ospitare la riunione dei grandi della Terra, vennero spesi circa 30 milioni di euro. Bertolaso, in quell'occasione, parlò anche della necessità di un ulteriore piccolo finanziamento per il completamento delle opere. 10 febbraio 2010 |
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